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LA CREAZIONE Racconti della Genesi Nella Genesi abbiamo due racconti di creazione. Il primo è quello di tutto il capitolo primo e dei primi quattro versetti del secondo, l’altro si trova nel capitolo due. Gli studiosi attribuiscono il secondo ad un autore detto Jahvista o J , che ha scritto attorno agli anni 1000 avanti Cristo, mentre per il primo parlano di uno scrittore sacerdotale o P ( dal tedesco “priesterscrift” ), vissuto intorno agli anni 500 avanti Cristo, che aveva negli occhi la catastrofe in cui era crollato il regno d'Israele, la sconfitta e la perdita della libertà, che però non avevano spento in lui la fede. I due autori nel raccontarci la creazione ricorrono a elementi provenienti da sistemi pagani, smussandoli, ( e ciò è fatto soprattutto dall’autore sacerdotale) dove sono in contrasto con la loro fede, come, in altro campo, facevano i primi cristiani che erigevano le chiese con parti di templi pagani. Il genere letterario è quello dei racconti mitici che “sono narrazioni il cui scopo è significare l’assoluto, scoprire l’inaccessibile, penetrare nelle regioni dell’aldilà. Dicono in termini semplici e popolari ciò che la filosofia esprime in termini astratti( M Eliade ). Il mito è uno modo molto adatto per dire tutta la realtà, soprattutto quando si tratta dei tempi iniziali o di quelli finali. Nella Bibbia troviamo racconti mitici nei primi 11 capitoli della Genesi. Genesi 1-11 racconta una preistoria che non ha nulla a che fare con la storia come la concepiamo noi, ma trasmette verità profonde su Dio e sull’uomo. Lo fa con miti simili a quelli dei popoli vicini ( Dio vasaio, giardino degli dei, pianta della vita, serpente, soffio della vita, ecc), ma il messaggio è diverso. GENESI 1,1 - 2,4 Forma poetica L’autore sacerdotale, che ha scritto il testo che figura in apertura della Genesi ( Gn 1, 1 – 2, 4 ), racconta la creazione, in forma poetica con determinate norme stilistiche, come il parallelismo e il numero settenario, molto conosciuti ai suoi tempi; tiene conto di particolari interessi mnemonici, cioè vuole aiutare la memoria del narratore e degli ascoltatori e vuole fare delle sottolineature particolare, come quella riguardante il sabato. Leggendo questo testo, come del resto tutta la Scrittura, non si deve cercare una risposata a problemi che lo scrittore sacro ignorava o che non presentavano alcun interesse per lui, come in questo caso, per esempio, la risposta a quando e come è avvenuta la creazione.

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LA CREAZIONE

Racconti della Genesi Nella Genesi abbiamo due racconti di creazione. Il primo è quello di tutto il capitolo primo e dei

primi quattro versetti del secondo, l’altro si trova nel capitolo due. Gli studiosi attribuiscono il secondo ad un autore detto Jahvista o J , che ha scritto attorno agli anni 1000 avanti Cristo, mentre per il primo parlano di uno scrittore sacerdotale o P ( dal tedesco “priesterscrift” ), vissuto intorno agli anni 500 avanti Cristo, che aveva negli occhi la catastrofe in cui era crollato il regno d'Israele, la sconfitta e la perdita della libertà, che però non avevano spento in lui la fede. I due autori nel raccontarci la creazione ricorrono a elementi provenienti da sistemi pagani, smussandoli, ( e ciò è fatto soprattutto dall’autore

sacerdotale) dove sono in contrasto con la loro fede, come, in altro campo, facevano i primi cristiani che erigevano le chiese con parti di templi pagani. Il genere letterario è quello dei racconti mitici che “sono narrazioni il cui scopo è significare

l’assoluto, scoprire l’inaccessibile, penetrare nelle regioni dell’aldilà. Dicono in termini semplici e popolari ciò che la filosofia esprime in termini astratti” ( M Eliade ). Il mito è uno modo molto adatto per dire tutta la realtà, soprattutto quando si tratta dei tempi iniziali o di quelli finali.

Nella Bibbia troviamo racconti mitici nei primi 11 capitoli della Genesi. Genesi 1-11 racconta una preistoria che non ha nulla a che fare con la storia come la concepiamo noi, ma trasmette verità profonde su Dio e sull’uomo. Lo fa con miti simili a quelli dei popoli vicini ( Dio vasaio, giardino degli

dei, pianta della vita, serpente, soffio della vita, ecc), ma il messaggio è diverso.

GENESI 1,1 - 2,4

Forma poetica L’autore sacerdotale, che ha scritto il testo che figura in apertura della Genesi ( Gn 1, 1 – 2, 4 ),

racconta la creazione, in forma poetica con determinate norme stilistiche, come il parallelismo e il numero settenario, molto conosciuti ai suoi tempi; tiene conto di particolari interessi mnemonici, cioè vuole aiutare la memoria del narratore e degli ascoltatori e vuole fare delle sottolineature particolare, come quella riguardante il sabato. Leggendo questo testo, come del resto tutta la Scrittura, non si deve cercare una risposata a problemi che lo scrittore sacro ignorava o che non presentavano alcun interesse per lui, come in questo caso, per esempio, la risposta a quando e come è avvenuta la creazione.

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Lo scrittore usa un modo di raccontare abbastanza usuale anche oggi: parte dall’osservazione dell’universo che lui conosceva e cerca di ricostruirne l’origine, alla quale né lui né alcun altro uomo aveva assistito.

Miti e dei babilonesi Lo scrittore biblico fa uso del linguaggio del suo tempo, in cui venivano usati i miti, così Per descrivere il fatto iniziale dell’universo prende lo spunto dai miti, che aveva appreso durante l’esilio nell’impero babilonese (587-538).

A Babilonia, durante la festa di capodanno il gran sacerdote recitava il poema della creazione detto l’Enuma Elish ( = “quando in alto”, prime due parole del poema ) , che constava di sette tavole e risaliva secondo alcuni ai tempi del primo impero babilonese, prima del 1.400 e secondo altri ai tempi dell’impero assiro verso l’ottocento. Il poema celebrava l’opera del dio nazionale Marduh. Nel racconto la creazione ha inizio con il

caos, con il mare, ostile alla terra e in continua guerra con essa. Al’inizio la terra non esiste e il caos è personificato in Apsu, divinità maschile e Tiamat, divinità femminile, che per generazione sono all’origine di tutti gli esseri. Prima procreano gli dei, ma si sviluppa una guerra tra genitori e figli e Apsu viene ucciso da Ea. Ora Tiamat si rivela come un dragone un mostro del caos, dal suo seno nasce un’orda di demoni e gli dei cercano un campione, Marduk, figlio di Ea, accetta. Sfida e uccide Tiamat e dalla sua carcassa crea l’universo visibile. Il mondo di Marduk è visto come un disco di terra appoggiato sull’abisso delle acque, su di essa si estende l’arco del cielo, in cui si muovono le stelle, al di sopra del quale si trovano i depositi della pioggia e del vento. I corpi celesti sono le sedi delle divinità mesopotamiche. Marduk si costruisce il suo palazzo celeste, il cui corrispondete è l’Esagil, il tempio di Babilonia . L’uomo, che deve prestare culto agli dei, è fatto di argilla, mescolata con il sangue di un dio ucciso, Kingu, un alleato di Tiamat. Il mito vede la formazione del l’universo da un caos primitivo, e da cui provengono dei e uomini. La creazione è la vittoria della divinità creatrice su questo mostro. Un altro poema babilonese , detto di Atrahasis o del Grande Saggio tratta della creazione dell’uomo e anche del diluvi. E’ del 16 secolo avanti Cristo. Dice che prima dell’uomo esistevano gli dei, suddivisi in due categorie, gli Anunnaku, gli dei più importanti che sovrintendevano ai lavori, e gli Igigu, che effettuavano i lavori. C'era un re degli dei, Anu, che veniva assistito nel governo da un gruppo di potenti: Enlil, Enki, Ninurta, ecc. Il re e i potenti si erano spartiti a sorte il dominio dell'universo: Anu il cielo, Enlil la terra, Enki il mare . Gli dei lavoratori scavavano i corsi d'acqua e i canali per l'irrigazione della terra. Dopo alcuni millenni di lavoro continuo, cominciarono a lamentarsi, poi bruciarono i loro utensili, le zappe e le ceste per il trasporto della terra. Di notte, all'improvviso, gli dei lavoratori circondarono il palazzo di Enlil. Gli dei padroni si radunarono in consiglio. Anu pensò che doveva essere trovata una soluzione, chiamò la dea Belet-ili e le ordinò di fabbricare un prototipo di uomo. L'uomo avrebbe assunto su di sè la fatica e il duro lavoro degli Igigu. La dea disse che da sola non era in grado di fare il prototipo di uomo, ma che con l'aiuto di Enki ci sarebbe riuscita. Enki allora decise che un dio sarebbe stato immolato e che la sua carne e il suo sangue sarebbero stati mescolati dalla dea con l'argilla. In tal modo il dio e l'uomo sarebbero stati legati, nell'uomo sarebbe penetrato uno "spirito" che lo avrebbe mantenuto vivo anche dopo la morte Il dio We fu immolato. Belet-ili mescolò la sua carne e il suo sangue con l'argilla. Gli dei Anunnaki e gli dei Igigu, divenuti anch'essi grandi dei, sputarono sull'argilla. Vennero fatti quattordici pani di argilla. Sette pani produssero maschi e gli altri sette femmine. Vennero costruiti nuovi picconi e nuove zappe. Gli uomini iniziarono la loro attività edificando grandi dighe di irrigazione per provvedere cibo per gli uomini e per gli dei, per continuare la grande opera degli dei Igigu. Nel mondo babilonese gli dei avevano apparenza umana, avevano un corpo, avevano bisogno di cibo, viaggiavano, portavano armi, erano come esseri umani superiori, più potenti, liberi dai disagi e dalle disavventure umane e godevano dell’immortalità. Erano anche dei della natura. Arum ed Enlil, ambedue dei supremi, erano re del cielo e della terra, Arum ("O Arum del Cielo") era dio del cielo, Enlil Signore dell’atmosfera, Enki/ Ea era il dio delle acque dolci e aveva come reame i fiumi, laghi e le acque sotterranee, il dio Shamash era il sole, il dio Sin era la luna, la dea Ishtar era il pianeta Venere, ecc. .

Genesi, 1, 2, 1-4 Capitolo 1

1In principio Dio creò il cielo e la terra. 2Ora la terra era informe e deserta e le

tenebre ricoprivano l`abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3Dio disse: «Sia la

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luce!». E la luce fu. 4Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 5e

chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. 6Dio disse:

«Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». 7Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il

firmamento. E così avvenne. 8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina:

secondo giorno. 9Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo

e appaia l`asciutto». E così avvenne. 10Dio chiamò l`asciutto terra e la massa delle acque

mare. E Dio vide che era cosa buona. 11E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno

secondo la sua specie». E così avvenne: 12la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme,

secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13E fu sera e fu mattina: terzo

giorno. 14Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla

notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 15e servano da luci nel

firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: 16Dio fece le due luci grandi,

la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 17Dio

le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18e per regolare giorno e notte e per

separare la luce dalle tenebre. E Dio vide cheera cosa buona. 19E fu sera e fu mattina:

quarto giorno. 20Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la

terra, davanti al firmamento del cielo». 21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati

secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 22Dio li benedisse: «Siate fecondi e

moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». 23E fu sera e

fu mattina: quinto giorno. 24Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro

specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: 25Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili

del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 26E Dio disse: «Facciamo l`uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che

strisciano sulla terra». 27Dio creò l`uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;

maschio e femmina li creò. 28Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del

cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra» 29Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce

seme: saranno il vostro cibo.30A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E

così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Capitolo 2 1Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Allora

Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno

da ogni suo lavoro. 3Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva

cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. 4aQueste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati

Lettura Capitolo 1

IN PRINCIPIO (1, 1 ) L’ebraico dice “Beresit”, è il termine con cui ha inizio questo racconto della creazione e da cui prende anche il nome il primo libro della Bibbia, la Genesi. La parola può avere la traduzione che riporta la

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Bibbia Cei. “In principio”; essa evoca un inizio assoluto, unico, e afferma che prima non c’era nulla. Una seconda traduzione è: “Quando Dio cominciò a creare, la terra era informe e deserta”. E’ la traduzione della Bibbia TOB e dice che noi siamo entrati nella storia quando Dio ha deciso l’opera della creazione, ma non dice nulla dell’esistenza o no di un prima. La terza traduzione: “In un principio”, fa supporre che si tratti di uno dei tanti inizi possibili, che ignoriamo; per noi uomini la storia inizia con questo “principio” . I Padri interpretavano “in Principio” in senso personale, ossia nel Verbo, principio di ogni creatura.. DIO (1 ) Il testo dice: Elohin, termine che si avvicina al semitico El, ilu, elah, allah e al punico elin. Questo nome appare 35 volte. Quando l’autore scrisse questo poema Israele era giunto a confessare Dio in un monoteismo assoluto e universale, ma non era sempre stato così. Giosuè asserisce: “ Un tempo i vostri

padri servivano altri dei” ( cap.24 ). Fu in un secondo tempo che Israele scoprì l’unicità di Dio, che chiamò Elohin, plurale di El. Ed El era una divinità molto nota nel mondo semitico, era i padre degli dei, creatore delle creature e antenato dei giorni; a questa divintà è legato il toro, simbolo di forza e di fecondità. Il nome “El” serviva anche a designare tutti gli altri dei, poiché erano tutti suoi figli; così a Gerusalemme Melchisedech adorava El Elyon, e ai tempi di Abramo troviamo nella Bibbia anche Ed Shaddai, o “dio della montagna”. La scoperta per Israele sarà che tutti questi differenti El non sono che uno solo, identificato in Javhé. CREO (1 ) Il termine ebraico è “barà”, che si trova nella Bibbia 47 volte, in alcuni casi nel senso di “fare”, in altri di “plasmare” ed etimologicamente ha il significato di “fare una cosa tagliando”. Non è mai usato per un’azione umana, ma solo per azioni divine e implica l’idea di novità e straordinarietà dell’effetto e di facilità dell’azione divina, compiuta senza sforzo. Non abbiamo qui l’idea del fare “dal niente”, dato che scrittore ai suoi tempi non si poneva questo problema. La rivelazione che afferma che Dio ha creato “dal

nulla” la troviamo solo più tardi al tempo dei Maccabei: “Ti scongiuro figlio contempla il cielo e la terra,

osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose esistenti; tale è anche l'origine del genere

umano"( 2 Mc 7, 28 )

IL CIELO E LA TERRA ( 1 ) “Cielo e terra” significa l’intero universo. Il mondo è “fatto”, è opera di Dio, è determinato, in

potere di Dio, non nel senso che l’ha creato e poi lo ha abbandonato, Dio “opera sempre”. Il mondo è inconcepibile senza la creazione. Se per ipotesi il mondo esistesse da sempre Dio lo avrebbe creato dall’eternità. LA TERRA ERA INFORME E DESERTA (2 ) Avvenuta la creazione tutto dovrebbe essere in ordine, invece la Genesi dice che la terra era “informe e deserta”,“ tohu wabohu”, come troviamo nell’originale. Quindi la terra era formata sostanzialmente, ma era priva di animali, piante e uomini, circondata dell’abisso (tehon ), coperto di tenebre. Ma c’è anche un’altra traduzione, quella della Bibbia TOB, che dice: “Quando Dio iniziò la

creazione del cielo e della terra, la terra era deserta e vuota” e questa ci rimanda agli antichi miti e dice che di fronte a questo mondo informe Dio interviene con la sua creazione. LE TENEBRE RICOPRIVANO L’ABISSO L’idea dell’abisso preesistente la troviamo in tutte le civiltà orientali. E’ il “tehon”, che ricorda il babilonese Tiamat. Qui abbiamo la triade: caos, abisso, tenebre. Ma Elohin domina tutto. LO SPIRITO DI DIO (2 ) Lo spirito ( ruah ) di Elohin aleggia sulle acque dolci ( vedi l’Apsu orientale ). Forse indica un elemento primordiale del Cormo, l’aria tremolante che come uccello, (colomba ) cova il mondo nascente. I giudeo-cristiani pensavano alla Sapienza, ma più conformemente alla Bibbia questo termine indica la

Parola, il comando di Dio, che eccita il mondo a prendere una forma. “Dalla Parola del Signore furono fatti

i cieli, dall’alito della sua bocca tutto il loro ornato”.

Primo giorno: luce

DIO DISSE (3 ) Col v. 3 inizia il racconto della creazione che ha la durata di sei giorni. L’attività del creatore si esplica in due serie di otto opere (4+4 ) nella prima delle quali si prepara l’ambiente (primi tre giorni ) e nella seconda si mettono gli esseri che si muovono ( ultimi tre giorni ). L’asserzione “Dio disse” appare 10 volte. La creazione non è generazione o emanazione o discendenza; è chiamata, è vocazione. Dio sta davanti alla creazione e la chiama all’esistenza, ma Egli è distante dalle creature, è tutt’altro. SIA LA LUCE (3 )

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Perché prima la luce? Perché lo scritture pone le cose in gerarchia (la luce infatti si addice a

Dio, è segno di Dio)?. Per concezioni cosmologiche mesopotamiche? Perché la luce è necessaria per ogni lavoro? Perché è in contrapposizione alle tenebre e all’abisso ?

ERA COSA BUONA (3 ) E’ una “cosa” , non un dio come alcuni la consideravano allora. Ma “è buona” e Dio si rallegra. E’ il primo di sette apprezzamenti simili. E SEPARO’ ( 4) Il significato etimologico di “barà” è “fare una cosa tagliando” e questa separazione ricorda il mito di Enuma Elish in cui Marduk separa, taglia in due Tiamat. Il tema della luce pervade tutta la rivelazione biblica: la separazione della luce dalle tenebre fu il primo atto del creatore e la luce sta alla fine della storia della salvezza, la nuova creazione che avrà Dio stesso per luce ( Ap.21, 5 ). La luce, come tutto il resto non esiste che come creatura di Dio; le tenebre sono nella stessa situazione, perché lo stesso Dio “forma la luce e

le tenebre” ( Is 45, 7 ) ed egli sa “dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre” ( Gb 38,19 ) ; perciò luce e tenebre cantano la lode del creatore. Ogni concezione mitica viene così ad essere radicalmente eliminata e luce e tenebre hanno un significato simbolico positivo o negativo; le tenebre restano un lato oscuro della vita umana. Ed è sempre Dio che non solo crea, ma come re fissa anche i ruoli: “e chiamò la

luce giorno e le tenebre notte”.

E FU SERA E FU MATTINA ( 5 ) Le giornate sono calcolate secondo le indicazioni del calendario lunare, con inizio al tramonto.

Secondo giorno: cielo

SIA IL FIRMAMENTO ( 6 ) Le indicazioni provengo dai miti orientali. Marduk taglia in due Tiamat e con una metà né fa il cielo. Simile separazione di cielo e di terra fa il dio Shu in Egitto. E anche in Cina le acque salite al cielo vengono imbrigliate. La separazione e tra “le acque che sono sotto il firmamento, dalle acque che sono

sopra”. E’ formata una “lamina” che Dio chiama “cielo”. Per gli ebrei era una costruzione solida quanto la terra, era sostenuto da colonne ( Giobbe 26, 11 ), munite di “cateratte” , con serbatoi della pioggia, della neve, della grandine ( sei mai giunto ai serbatoi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine? Gb 38,

31 ) da cui al momento opportuno uscivano gli elementi che cadevano sulla terra ( le cateratte del cielo

si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra: Gn 7,11-12)

Terzo giorno: mare e vegetazione

LE ACQUE CHE SONO ( 9 –11 ) Come nel giorno precedente Dio opera una separazione tra “la terra” e “le acque che sono sotto il cielo”. Queste formano il mare e la terra diviene fertile, e, per una forza insita in essa ( vedi la “madre

terra) produce la vegetazione: verdura, graminacee, alberi. Terra e mare sono creati ed hanno il nome da Dio, e la vegetazione, che era alla base dell’economia agricola, dipende totalmente da Dio. Queste precisazioni sono in polemica con i culti della terra madre di Baal, dio della pioggia che muore in inverno e rinasce in primavera e della sua compagna Aresa, che presiedevano alla fecondità e contro cui lottarono i profeti.

Quarto giorno: Sole, luna, stelle

CI SIANO LUCI NEL FIRMAMENTO ( 12 -19) Siamo alle seconda parte della creazione, all’ornamento dell’universo. Preparato con le prime quattro opere l’ambiente di vita, Dio, con le seguenti quattro, popola l’universo. In corrispondenza alla creazione della luce del primo giorno vengono creati gli astri: sole, luna e stelle. Questa puntalizzazione è in polemica con le credenze del tempo. In Egitto il sole era dio, e in oriente la luna era un divinità che presiedeva alla vegetane, ai cicli della vita, e delle acque, e gli astri avevano qualità divine e astrologiche ed erano venerati. L’autore dice che sono invece solo “lampade”, create da Dio, che producono un aumento di luce e servono a regolare il calendario civile e religioso. Nello scrivere di questa creazione non c’era e non ci poteva essere nell’autore nessuna preoccupazione scientifica tipica dell’astronomia moderna.

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Quinto giorno: uccelli e animali marini

LE ACQUE BRULICHINO ( 20-23 ) In corrispondenza alla creazione delle acque inferiori , nel quinto giorno, con gli uccelli si popolano le acque evaporizzate e con i pesci le acqua ammassate nei mari e nei fiumi. Dio crea gli animali: è ripetuto qui il termine “barà” come per la creazione della luce e come è detto dell’uomo. Come la terra anche le acque hanno una forza vitale intrinseca; sono esse che producono i pesci e gli uccelli, e anche gli animali che sono nell’acqua, dice l’autore in polemica con l’ambiente , sono semplici creature e non degli dei. In ambiente babilonese troviamo Ea e Marduk che devono combattere contro i mostri Apsu e Tiamat, nel

mondo degli Hittiti il dio Uragano deve combattere contro il drago e anche Zeus deve vedersela con Tifone, tutti esseri che hanno potenze divine. Non è vero niente, dice l’autore; non esistono draghi divini e anche i mostri marini sono solo creature di Dio che non si devono temere.

Sesto giorno : animali terrestri e uomo

LA TERRA PRODUCA ( 24 ) Nel sesto giorno vengono creati tutti gli animali terrestri, che sono divisi in tre categorie : animali domestici, rettili e fiere della terra. Dopo la creazione degli animali e prima della creazione dell’uomo troviamo la considerazione : “E Dio vide che era cosa buona”. E DIO DISSE (26 ) Siamo arrivati al fastigio della creazione e il tono diventa solenne. Dio dice: “Facciamo l’uomo”. Perché il plurale? Ci sono molte opinioni al riguardo. E’ da escludere che sia un “parlare” all’interno della Trinità. Alcuni pensano che Dio si rivolga alla sua corte. Questa è l’opinione di commenti rabbinici e persino il Corano fa cenno a Dio che ne parla agli angeli, i quelli vorrebbero dissuaderlo. C’è chi dice che parla già all’uomo. Per altri invece l’espressione indica una grande deliberazione, quasi un parlare di Dio

a se stesso ( non però non un plurale maiestatis, che allora era sconosciuto ) nel momento in cui si accinge a compiere l’opera più importante della creazione. A NOSTRA IMMAGINE ( 26 ) Molti miti parlano dell’origine dell’uomo. Ad Uruk l’uomo è prodotto dalla terra, a Nippur, Enlil lo crea con le mani come un artigiano. Cosi fa anche in Egitto il dio Khnum. A Eridu lo fa Ea col sangue di un dio ucciso, per servire gli dei. In questo racconto biblico l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Anche questa espressione ha registrato molti tentativi di spiegazione. La somiglianza con Dio trova una spiegazione nel potere che Dio dà all’uomo di dominare sui pesci, sugli uccelli, sulle bestie. L’uomo non è creato per servire Dio, come nella mitologia, ma è creato come colui che sta di fronte a Dio nella sua creazione sulla terra, e solo sulla terra, poiché il suo dominino non si estende al cielo, né al tempo che egli dovrà rispettare. Il potere dell’uomo è limitato; egli è al di sopra degli animali, ma resta molto simile a loro. Si può dire che l’uomo, è , per l’immagine di Dio, sia nel corpo che nell’anima, buono, sapiente, bello, glorioso, pieno di fasto, vigoroso, splendente, come gli Elohin, come il futuro Verbo incarnato. E’ a causa di tale superiorità spirituale e fisica che l’uomo è il reggente di Dio nella creazione e ha il dominio sugli animali della terra. DIO CREO (27 ) Per tre volte è ripetuto il verbo “bara”. Dio crea l’umanità maschio e femmina senza alcuna

distinzione tra l’uomo e la donna. Essi insieme sono chiamati all’esistenza per essere ad immagine e somiglianza di Dio. Non troviamo più la traccia dell’antico mito dell’androgino, dell’uomo inizialmente bisessuato e poi per un accidente separato in due sessi; qui l’uomo e la donna sono creati insieme nella loro possibilità di essere faccia a faccia e di riprodursi. DIO LI BENEDISSE ( 28 ) All’umanità sessuata Dio dà la sua benedizione, identica a quella degli animali. L’uomo e la donna dovranno procreare e riempire la terra. Tuttavia c’è una diversità con gli animali. A questi Dio fissa un programma, che deve compiersi naturalmente, all’uomo e alla donna non stabilisce un programma senza di loro, ma li vuole partecipi e in dialogo; (disse loro ) l’uomo riceve la legge, ma è chiamato a collaborare.

SOGGIOGATELA E DOMINATE (28 ) Dio dà all’umanità , e solo ad essa, un altro impegno. Dovrà “dominare” la terra. Alla creazione di Dio dovrà seguire l’opera dell’uomo, che dovrà proteggere la vita e prolungarla e condurre la creazione

verso il suo compimento. ECCO IO VI DO’ (29 )

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La differenza tra l’uomo e gli altri animali è sottolineata anche dalla diversità di quanto è dato sul cibo. Per gli animali è l”erba verde”, per l’uomo è “ogni erba che produce seme… e ogni albero in cui è il

frutto”. Nei versetti 29-30 inoltre troviamo che tra uomini e animali non c’è aggressività; l’uomo non si nutre di essi e gli animali mangiano “foraggio” . Sono le parole di Isaia ( 11, 6-9 e 65, 25 ). E’ il mondo voluto da Dio e annunziato dai profeti: “ Il lupo dimorerà con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al

capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà”. (Is 11, 6 )

ERA COSA MOLTO BUONA (31 ) Tutta l’opera di Dio “è cosa buona”, ma l’uomo e la donna che vivono insieme nel matrimonio e

dominano la terra sono “cosa molto buona”.

Capitolo 2 PORTATI A COMPIMENTO (1 ) Il cielo e la terra sono ora come il Signore li vuole. Le “schiere” del cielo sono tutte le stelle e le costellazioni del firmamento ( Sl 33, 6: Is 40, 26 ), ma talora sono confusi con gli angeli che portano i messaggi di Dio ( Sl 148, 2 ). Tutte le “schiere”, le creature celesti, obbediscono a Dio, ma anche tutte le

“schiere” della terra ossia tutto ciò che vive sulla terra, è chiamato a comportarsi davanti a Dio come le “schiere” del cielo. CESSO’ NEL SETTIMO GIORNO (2 ) Dio cessa di creare. La coppia umana è stato il culmine della creazione e nessun altra creatura avrebbe mai preso il posto dell’uomo nelle intenzioni di Dio. Questo non significa che Dio poi non è più intervenuto e non intervenga , dato che la sua opera creativa è continua. La creazione fatta è affidata all’uomo, che dovrà intervenire in essa nei limiti assegnatigli da Dio. Ma qui viene sottolineata la sospensione del lavoro e l’Esodo dice che Dio “si è riposato nel giorno settimo” ( 20, 11 ), e su questo riposo basa la necessità di interrompere il lavoro non solo per gli Ebrei, ma anche per i loro servi, gli stranieri e persino gli animali. Il sabato diventa liberazione dal lavoro manuale. DIO BENEDISSE.. E LO COSACRO’ ( 3 ) Il sabato è anche benedetto e santificato ( tagliato, separato). Il settimo giorno è il giorno “separato” dagli altri, messo a parte, diverso. Esso per gli uomini è il tempo del riposo, della

contemplazione, dell’incontro. CHE EGLI CREANDO AVEVA FATTO ( 3 ) A differenza dei sei giorni precedenti il settimo giorno non è seguito dal ritornello: “ e fu sera e fu mattina”. Il giorno resta come sospeso. Forse l’autore ci dice l’attesa di quel giorno di riposo che non ha fine, il giorno in cui non ci sarà né giorno, né notte, il sabato eterno.

Meditazioni Riflessioni sapienziali Chi ha scritto questa pagina è un sapiente della cerchia sacerdotale, vissuto verso gli anni 500 avanti Cristo, che alla storia della salvezza ha voluto premettere questo capitolo su Dio creatore. Imbevuto delle idee pseudoscientifiche della cosmografia dei suoi contemporanei, subendo e correggendo i mitici racconti assiro-babilonesi, ha composto questa pagina , forse legando insieme due testi precedenti, uno con caratteristiche più teologiche ( es 3.6.9.11.14 .. ) e l’altro più sapienziali (es 4.7.16.17… ) Egli non intendeva darci un resoconto scientifico sulla creazione, ma presentarci il frutto di una riflessione sapienziale e liturgica sull’uomo e sul creato. Lo scopo delle Sacre Scritture è annunziare chi è l’uomo, qual è il suo rapporto con Dio e quale è la via che lo conduce alla piena realizzazione. Somiglinze e differenze L’autore fa uso del linguaggio mitico del suo tempo. Nonostante però la veste primitiva, i testi biblici sono sempre ricchi di contenuti stupendi. Genesi 1, 2, 1-4 ha somiglianza con i miti assiro-babilonesi, ma differisce anche molto da essi, prima di tutto per il fatto, che per Genesi 1-2 la storia universale prende avvio con l’inizio del mondo, mentre per i miti babilonesi la “storia” degli dei precede la creazione del mondo. Il Dio nel mito ed Elohin di Genesi Una delle visioni cosmologiche orientali era quella che troviamo nel poema babilonese della creazione Enuma Elish ( “Quando di sopra “, parole con cui inizia il poema ), di cui si è fatto cenno prima. Secondo il poema, all’inzio vengono creati gli dei da due elementi primordiali: Apsu (le acque dolci che

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sono sotto la terra ) e Tiamat ( le acque salate del mare) Il dio più abile è Ea che vince Apsu e ne fa

l’abisso. Tiamat reagisce ma gli dei incaricano Marduk di vendicarsi e questi inizia una lotta corpo a corpo con Tiamat. Marduk vince e uccide Tiamat dividendolo in due parti: con una costruisce il cielo e

con una la terra e il mare. Il poema si chiude con l’esaltazione del dio Marduk e con i suoi cinquanta nomi. L’uomo viene creato per servire gli dei; è il dio Ea che con il sangue di un dio sacrificato Kingu, crea l’uomo che viene ad avere nelle sue vene il sangue di un dio decaduto. Ai tempi della composizione del racconto biblico della creazione nell’immaginario del popolo c’era il mare primordiale (tehon ), che rievocava la lotta col drago Tiamat ( in ebraico Tehon ) che spalanca le fauci e minaccia la terra da ogni lato. Il sesto versetto del racconto biblico dice che la volta del cielo sorge in mezzo alle acque e separa le acque dalle acque; quindi la terra dell’uomo è compresa nelle acque infinite del mare primordiale e solo la volta celeste impedisce che ne sia travolta. Nell’immagine mitica la terra è edificata entro le fauci del potente drago o serpente che la inghiottirebbe se la divinità non risultasse vittoriosa nella lotta. Il testo biblico dice che “la terra era informe e deserta ( tohu wabohu ) e le tenebre ricoprivano

l’abisso” , e ciò rimanda al mitico oceano primordiale e alla lotta faticosa col drago ( Tiamat ) del dio babilonese Marduk.. C’è come “una” lotta di Dio con l’oceano o col drago, come è detto anche altrove: “

hai schiacciato Raab come un cadavere” ( Sl 89,11); “Nella tua forza hai diviso il mare, sulle acque hai

schiacciato le teste dei draghi, hai fracassato le teste di Leviatan, l’hai dato in pasto ai pescicani” ( Sl 74,

13 ). “ In quel giorno il Signore, con la sua Dura, grande, forte spada punisce il Leviatam, il serpente che

s’attorciglia, e uccide il drago del mare”. (Is 27, 1; cf Ap 12 ). Esiste un tempo primordiale che perdura sempre, una lotta col “drago” che si ripete di continuo. Ma l’immagine di Dio è potente: il drago, che per i pagani era una minaccia, davanti a Lui è un animale finito; al mondo non v’è forza alcuna contro cui Dio debba faticare per imporsi, né v’è forza che possa lottare contro di lui. Dio libera l’uomo dalle potenze che lo minacciano (abisso, caos, tenebra ).

Primato gerarchico Non si deve pensare che l’autore voglia descrivere il vero ordine della creazione, ma un ordine che lui ha inteso dare, che può essere l’ordine del mito dove il primo e l’ultimo posto indicano un primato gerarchico; qui infatti le creature più importanti sono la luce all’inizio e l’uomo alla fine. La luce, più di ogni altra cosa , s’addice a Dio e al mondo. Egli non crea il vuoto desolato, il buio sinistro e le acque morte, crea la luce, dove egli opera compare la luce. Non si è quindi molto lontani dall’altro testo biblico: “ Dio è

luce e non c’è tenebra in lui”. ( 1 Gv 1, 5 ) . L’altra creatura più importante è l’uomo ed all’ultimo posto, perché su di lui è posto l’accento più marcato, dal momento che è il coronamento, il sovrano della creazione. La settimana della creazione non va letta scientificamente. Essa non rappresenta la successione reale delle opere di Dio, ma è uno schema poetico. Il mondo ha origine da Dio Tutto l’universo ha origine da Dio e riflette la sua bontà. Dio è unico, purissimo Spirito, distinto dal mondo, amore creatore. Niente avviene per puro caso, ma tutto è creato da Dio . Non esiste un dio del

male, il sole, le stelle, i pianeti, le forze della natura non sono dei, ma creature. Dio è come un padre e una madre, prima prepara con cura l’ambiente e poi vi colloca l’uomo. Il suo lavoro divino e il suo riposo al settimo giorno sono il tipo del lavoro e del riposo umano. La parola “beresit”, “arché” in greco, “principium” in latino, non significano esattamente “in principio” come traduce l’italiano, ossia non si riferisce solo all’inizio del tempo, ma anche all’interno del mondo in cui viviamo. Che il mondo è creato; “in principio” significa che l’essenza del mondo sta nell’essere creato da Dio. Se cielo e terra fossero eterni, Dio li avrebbe creati dall’eternità. E il mondo non

è concepibile senza la sua creazione. Ma che il mondo è creato ( barà ) da Dio dal principio non significa che una volta creato non ha più bisogno di Dio, come alcuni oggi sono portati a pensare; per l’uomo della Bibbia infatti la realtà esistente è creata e viene completamente determinata dal creatore. Quindi che il

mondo è creato dal principio significa che ha origine da Dio e per sua natura da lui dipende sempre.

Il Dio creatore Creatore dell’universo è i Dio d’Israele e non le divinità babilonesi dei miti. Questa visione non era affatto evidente a chi viveva sotto l’influsso della cultura mesopotamica predominante, che era superiore a quella d’Israele ed era la cultura dei vincitori. Lo scrittore sostiene la superiorità del Dio d’Israele che presenta anche come il creatore degli astri, con cui si identificavano alcuni dei mesopotamici.

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Tutta la creazione è “buona” Tutto ciò che Dio crea è “buono” e il male non fa parte del piano divino. Ben sette volte il testo

ripete che Dio vide che quanto aveva creato era buono. Nelle creazione tutto è al proprio posto: spazi, luce, tenebre, firmamento, sole ,luna, stelle, animali e pesci. Dio ha creato tutto bello e buono e lo ha creato per l’uomo, meglio per la coppa umana,. Quanto all’uomo e alla donna insieme è detto che sono una cosa “molto buona”. Essi sono le creature più importanti, sono al di sopra di ogni animale, la vegetazione e loro sottomessa e dominano su ogni essere vivente Sono ambedue creati simili a Dio. Vivono in relazione con Lui, in relazione col cosmo che dominano, in relazione tra di loro. La diversità dei sessi e il matrimonio sono voluti da Dio e la procreazione, cui tende il matrimonio, è il compimento di un disegno provvidenziale del Signore.

Uomini tutti uguali In un mondo in cui Assiri e Babilonesi, fondatori di grandi imperi erano considerati superiori e Israele sconfitto era considerato un popolo inferiore, per Genesi 1 tutti gli uomini sono uguali, nessuno può considerasi razza superiore; perché tutti sono creati ad immagine dello stesso Dio. Creazione limitata La creazione è limitata ( è fatta in sei giorni ). Essa tende al sabato, cioè all’infinito di Dio. In particolare l’uomo è chiamato a rispettare il sabato non solo per un riposo, ma soprattutto per una necessaria tensione al suo Creatore e al Sabato eterno. Celebrare il giorno del Signore significa partecipare alla

libertà, al riposo e quindi alla pace di Dio, significa celebrare la nuova alleanza, significa contemporaneamente anticipare il mondo nuovo, in cui non ci saranno più schiavi né padroni, ma solo liberi figli di Dio. Dio di tutti e del tempo Chi ha scritto Genesi 1-2, 4 probabilmente faceva parte di quei deportati che avevano visto Elohin come Dio che era entrato nella storia d’Israele e lo avevano adorato nel tempio. Ora quel popolo non ha più né storia, né tempio, ma asserisce con forza che Elohin è il Dio di tutto e di tutti e che è Dio del tempo, nel quale si svolge il racconto della creazione. Il sabato La coppia umana è al vertice della creazione, ma rimane nel “sesto giorno”, in un giorno che al pari degli altri scorre verso la fine. Il settimo giorno non è dell’uomo, è al di là della sua grandezza, è un giorno buono e bello e senza sera, santo, benedetto da Dio: è il giorno del riposo di Dio, della festa senza

fine. Anche l’uomo un giorno entrerà nel settimo giorno. Dove non ci sarà più sofferenza e morte , a condizione che accetti nella sua vita Dio. Creazione dal nulla In questa pagina non si dice esplicitamente che Dio ha creato il mondo dal nulla. Nella visione della natura che avevano gli Ebrei del tempo questo problema non si poteva porre e non poteva quindi avere una risposta. Ma questa affermazione si basa sull’idea del supremo dominio di Dio su tutto, che è qui presente. Per indicare la creazione si usa il termine “bara” che nell’A.T ha per soggetto solo Dio e indica un’azione che solo Dio può compiere . L’affermazione esplicita che Dio ha creato tutto dal nulla si trova nel 2 libro dei Maccabei, uno dei due libri che trattano della lotta dell’ebraismo contro l’ellenismo, e sono una preziosa fonte storica del periodo che va dal 180 al 135 a. C.. Il promo libro descrive il periodo 175-134, l’insurrezione, le battaglie e i successi dei Giudei contro l’ellenismo e i Seleucidi che dominavano la Palestina; il secondo descrive una parte dello stesso periodo (176-161 ). Il tempo della composizione oscilla tra il 135 e il 63.

In 2 Maccabei 7, 28 la madre dei sette fratelli martirizzati per la loro fede, dice al più giovane : “ Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha creati

non da cose peesistenti; tale è anche l’origine del genere umano” .

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GENESI 2, 4-24 Creazione dell’uomo e della donna

Il secondo racconto della “creazione” , non tratta, rigorosamente parlando, della creazione dell’universo. Il mondo è concepito come un deserto. Il primo oggetto dell’effettiva creazione di Dio è il giardino di Eden, dove Dio pone l’uomo. L’uomo è fatto di argilla, nella quale Dio soffia il proprio respiro. Questo elemento è in contrasto con il poema Enuma Elis, secondo il quale l’uomo è fatto di argilla, mescolato con il sangue di un Dio ucciso: la fede degli ebrei non poteva evidentemente tollerare questa

concezione. La donna è creata della stessa specie e della stessa natura dell’uomo: deve essere pienamente partner della vita dell’uomo.. Qui la creazione e maggiormente antropomorfica che nel primo racconto ed avviene mediante un lavoro, anziché mediante una parola. Nello stesso tempo il supremo dominio di Dio sulla sua creazione non è minore che nel racconto di Genesi 1. Scenario mitico Genesi 2, 4-7 inizia così:. “ Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio

campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata.. allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”

Lo scenario della creazione è quello dei miti antichi “ Diceva un mito babilonese: “Quando lassù nel cielo non era nominato e in basso la terra non aveva nome, la santa casa degli dei era costruita in luogo santo, la canna non era spuntata, l’albero non era creato… Marduk… per sistemare gli dei in una dimora soddisfacente creò l’umanità. La dea Aruru creò con lui la razza degli uomini”. Nel racconto biblico Dio appare come un vasaio e assomiglia al dio Khuum d’Egitto o al dio Aruru del poema di Gilgamesc ( Aruru si pulì le mani, prese un po’ di argilla e vi delineò…). Lo scrittore prende liberamente alcune figure e simboli mitologici, (es. creazione dell’uomo,

giardino, albero della vita, serpente ) e le adatta al suo messaggio

La creazione è presentano in modo somigliante ai miti antichi, ma il messaggio è purificato. ( es.

Javhé-Elohin crea senza nessun aiuto; la creazione non è fatta “per sistemare gli dei”, l’uomo non lavora

per alleviare le loro vite…. ) .

Riflessione sapienziale L’autore non intendeva darci un resoconto scientifico sulla creazione, ma presentarci il frutto di una riflessione sapienziale e liturgica sull’uomo e sul creato. Lo scopo delle Sacre Scritture è annunziare chi è l’uomo, qual è il suo rapporto con Dio e quale è la via che lo conduce alla piena realizzazione. Esse vogliono rispondere ai nostri interrogativi di fondo: “Perché, mentre aspiriamo alla vita e alla felicità, c’è

tanta sofferenza e c’è la morte? Perché la terra è così piena di pericoli. Perché l’amore fra l’uomo e la

donna può diventare causa di rovina, ecc. “ . Ora, per comunicarci la risposta di Dio, gli autori sacri devono usare un linguaggio. Quale? Naturalmente quello del loro tempo. Nonostante però la veste primitiva, i testi biblici sono sempre ricchi di contenuti stupendi.

Racconto javista

Il secondo capitolo della Genesi è strettamente collegato col terzo, dove vengono raccontati la creazione della donna e il peccato di Adamo ed Eva. Queste pagine sono ormai da tutti attribuite alla “tradizione Javista” messa in scritto nel X-IX secolo, mentre la composizione orale è certamente più antica. L’autore, riflettendo sul triste stato dell’umanità e sulla bontà del creatore, per ispirazione divina, ci ha lasciato una sublime rappresentazione dello stato originale. Egli non guarda alla scena enorme del cielo e del cosmo, ma a quella più piccola della terra (adamah).

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Genesi 2, 4-24

Creazione dell’uomo. L’uomo nel paradiso terrestre 4bQuando il Signore Dio fece la terra e il cielo, 5nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto

piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo 6e faceva salire dalla terra l`acqua dei canali

per irrigare tutto il suolo-; 7 allora il Signore Dio plasmò l`uomo con polvere del suolo e

soffiò nelle sue narici un alito di vita e l`uomo divenne un essere vivente. 8Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l`uomo che aveva plasmato. 9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l`albero della vita in mezzo al giardino e l`albero della conoscenza del

bene e del male. 10Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e

formava quattro corsi.11Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di

Avìla, dove c`è l`oro 12e l`oro di quella terra è fine; qui c`è anche la resina odorosa e la

pietra d`ònice. 13Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese

d`Etiopia. 14Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è

l`Eufrate. 15Il Signore Dio prese l`uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo

coltivasse e lo custodisse. 16Il Signore Dio diede questo comando all`uomo: «Tu potrai

mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17ma dell`albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti».

Creazione della donna

18Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l`uomo sia solo: gli voglio fare un

aiuto che gli sia simile». 19Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all`uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l`uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello

doveva essere il suo nome. 20Così l`uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l`uomo non trovò un aiuto che gli fosse

simile. 21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull`uomo, che si addormentò; gli

tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio plasmò con la

costola, che aveva tolta all`uomo, una donna e la condusse all`uomo. 23Allora l`uomo disse:«Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà

donna, perché dall`uomo è stata tolta». 24Per questo l`uomo abbandonerà suo padre

e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. 25Ora tutti e due erano nudi, l`uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.

Lettura QUANDO DIO ( 4 ) Il racconto javista della creazione ha inizio al v. 4b, con la presentazione di una situazione che può essere vista in parallelo con il caos primitivo della versione sacerdotale ( “la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso “(1,2 ). Qui abbiamo una terra arida e incoltacome la vede un contadino. “ Nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non

aveva fatto piovere e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare

tutto il suolo ( 2, 4-6 ). Anche secondo i miti antichi di Enuma Emlish è detto: “ quando in alto il cielo non

era nominato…in basso la terra non aveva nome, i giuncheti non erano ancora, né i canneti erano visibili”.

IL SIGNORE DIO PLASMO’ L’UOMO (7 ) L’uomo è “adam” tratto dal suolo, “adamah”. L’uomo è terra, polvere, elemento estremamente distante da Dio. Dio sceglie una cosa infima, un’assoluta nullità e la innalza.

E SOFFIO’ NELLE SUE NARICI ( 7 )

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Dio soffia e la terra plasmata inizia a vivere. Il “soffio” di Dio è “Nishmat Hayyim” e l’uomo diventa “Nefesh Hayyah”,( persona vivente ). Da notare che secondo la concezione ebraica l’uomo ha tre elementi: Basar ( corpo); Nefesh (personalità ) e Nismat Hayyh o Ruah (principio vitale), che hanno anche gli animali. La concezione che l’uomo sia composta di anima e corpo proviene dal mondo greco. Nella cultura ebraica per indicare qualcosa che è proprio solo dell’uomo di parla di Hayah ( vivere ), termine usato solo per gli uomini o di Neshamah ( autocoscienza) detto nella Bibbia 24 volte solo di Dio e

dell’uomo ( es. Prv 20, 27 ).

UN GIARDINO IN EDEN (8 ) Creato l’uomo, Dio gli prepara in Eden un giardino , di cui la tradizione descriveva la straordinaria amenità e la relativa ubicazione. Eden è un’arida steppa ( Edinu Seru = pianura stepposa ). Dio vi “piantò” un giardino, che occupa la parte orientale di Eden. Nella Bibbia è detto che Dio pianta il

suo popolo, ( Es 15, 17; sl 44, 3 ), gli dà stabilità nella terra. E nel giardino colloca l’uomo.

FECE GERMOGLIARE (9) Il giardino è un parco divino, ombroso, ben alberato, dalla vegetazione lussureggiante, quale usavano i monarchi orientali, specialmente persiani; e la parola per indicare il giardino è appunto il termine di origine persiana. “gan”. Nel giardino si trova “ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da

mangiare”. Questo era un elemento comune alle descrizioni assiro-babilonesi del “giardino degli dei” L’autore indica con precisione il luogo dove si svolgerà il dramma del peccato.

L’ALBERO DELLA VITA (9 ) Tra gli alberi sono in particolare ricordati due, oggetti di tanti racconti mitici dell’ambiente sumero-accadico, quello della vita, ( es. l’erba della vita di Gilgames, l’albero della vita di Giszida ) e quello della conoscenza del bene e del male ( vedi l’albero di Ningiszida e degli apocrifi ebraici ). I due alberi fioriscono nel centro del giardino, nella parte più interna di esso. UN FIUME USCIVA ( 10 ) Nella Bibbia prosegue la descrizione del giardino (2,10-14). La presenza di fiumi è un altro elemento comune alle descrizioni sumero accadeiche del “giardino degli dei” La sorgente del fiume si trova in Eden, ossia fuori del “paradiso”, l’acqua vi entra e si divide in quattro fiumi. I due primi fiumi sono ignoti, gli altri due sono identificati come Tigri ed Eufrate. Tra gli esegeti alcuni hanno inteso questa localizzazione in senso ideale e hanno pensato ad un paradiso fuori della terra, nei dintorni della “Gerusalemme celeste”; altri hanno pensato ad una località del Medio Oriente. Pare certo comunque che l’autore abbia voluto portare ad un livello più vicino alla terra le tradizioni dell’abitazione dei primi umani. DIO PRESE L’UOMO (15 ) Il versetto 15 si riallaccia al versetto 8. L’uomo creato fuori del paradiso, per un intervento di Dio è trasferito in un ambiente diverso, in una sfera preternaturale, nel paradiso, perché lo lavorasse e lo custodisse, continuando l’opera della creazione e custodendola da ogni male.

QUESTO COMANDO ALL’UOMO (16 ) Dio pone l’uomo davanti a due vie: quelle del bene ( tutti gli alberi, specialmente quello della

vita) e quella del male ( albero della conoscenza del bene e del male ). L’uomo è libero di mangiare di ogni albero, ossia libero di muoversi entro i limiti fissati da Dio. Se vorrà superare questi limiti, rivendicando per sé l’autonomia morale, andrà incontro alla morte fisica e spirituale. NON E’ BENE CHE L’UOMO SIA SOLO (18 ) L’uomo (adam ) plasmato dal Creatore dalla terra (adamah), ha avuto da Dio il soffio di vita ( nishmat hayyin ), è divenuto persona vivente (nefesh hayyah) ed è stato posto in un giardino di delizie (gan ). Ma egli non è un’isola, non può vivere isolato. E’ un essere di comunione. Nemmeno Dio gli basta. Anche nei miti orientali Gilgamesh solo quando trova Enkidu è sereno. GLI FARO’…CHE GLI SIA SIMILE Un aiuto, che a lui corrisponda, un “ngdo”, speculare, vis a vi, Un partner simile a lui, che aiuti nella fatica, aiuto nella vita totale spirituale e sessuale, uno che viva in comunione con lui. L’umanità, l’adam, non si realizza con un solo sesso, ma quando ci siano l’uomo e la donna. L’adam infatti esiste in due sessi, che sono sostanzialmente uguali. PLASMO’ DAL SUOLO (19 )

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Viene specificato il ruolo degli animali, che nei miti orientali erano i compagni dell’uomo ( Enkidu ), mentre la donna era la seduzione. Ma per la Bibbia gli animali sono sottomessi all’uomo, che ne è padrone. L’autore prima di presentare la donna, che non è una seduzione, ma il partner ideale per l’uomo, sgombra il campo anche dall’ipotesi che gli animali siano come l’uomo. Essi sono essenzialmente diversi: sono soggetti all’uomo, che dà loro il nome, ( “ nomi a tutto il bestiame” ) cioè dichiara la sua

padronanza. Ma non li trova adeguati a sé ( “non trovò un aiuto simile “)

FECE SCENDERE UN TORPORE (21 ) Il sonno di Adamo è un sono straordinario, come quello di Abramo. E’ “tardemash, connesso con un’azione straordinaria di Dio. La creazione della donna è pura opera di Dio, come quella dell’uomo e con modalità simili. Con l’uomo Dio opera da “vasaio”, con Eva da “chirurgo”. .

GLI TOLSE UNA DELLE COSTOLE ( 21 ) La costola (sela ) è già presente nei miti sumerici. Il Dio Enki ha dolore alla costola e crea Nti-ti (donna della costola ) che lo cura, “ti” significa costola e anche vita. La donna è tolta da una “parte vitale” e significa che ha la stessa natura. La donna in seguito sarà chiamata Eva. portatrice di vita (hawwak). Agostino commenterà “non da testa, non da piedi, ma da costola, perché di pari dignità” e il Talmud , perché “cuore a cuore”

PLASMO’ UNA DONNA Con la stessa parte vitale di cui è fatto l’uomo è plasmata la donna CARNE DELLA MIA CARNE (23 ) Questa espressione ricorre altre volte nella Bibbia ( Gn 29, 14; 2 Sam 19, 12-13 ) è indica stessa origine, stessa dignità, stessa discendenza. LA SI CHIAMERA’ DONNA ( 23 ) La donna è “iss-ha” ( = donna ), perché tratta da “is” ( = uomo ). L’italiano non rende la forza di questa asserzione, che dichiara la donna formata della stessa sostanza e avente la stessa origine dell’uomo. Da tutto il racconto appare con chiarezza la fortissima affermazione che la donna ha pari dignità , stessa origine, stessa vocazione. E tutto ciò è detto nel mondo fortemente maschilista di 3000 anni or sono. PER QUESTO L’UOMO (24 ) L’uomo e la donna sono certo di pari dignità, ma anche complementari e tendono ad unirsi e ciò avviene nel matrimonio. In esso si verifica un vero “esodo” ( che è una categoria fondamentale della Bibbia) dalla famiglia di origine alla nuova famiglia. Che l’autore dice che è l’uomo a “lasciare” forse è da attribuirsi alla volontà di valorizzare la donna in quel clima maschilista, o è dovuto al clima matriarcale dell’aristocrazia mesopotamica. UNA SOLA CARNE ( 24 ) L’uomo “si unisce”, “aderisce” dice l’ebraico per sottolineare il fatto psicologico, profondo dei che fanno una sola “carne”, non solo dal lato fisico, ma in tutta la persona; qui “carne” sta per persona. Tutto ciò non può avvenire se non nel caso che il matrimonio sia monogamico, cosa che lo scrittore di fatto

afferma, pur senza dirlo espressamente.

Meditazioni Racconto mitico Le verità sono qui presentate in forma mitica, che è un modo di presentare le cose, diverso da quello artistico, filosofico, scientifico o storico sperimentale. E’ una forma simbolica molto usuale nell’antichità, che l’antico Testamento, dove lo usa, depura alla luce della Rivelazione, delle forme politeistiche e negative. Il modo mitico è simbolico. di presentazione delle verità . Il mito negli ultimi secoli è stato visto in forma negativa, come favola, ma oggi se ne sta recuperando il valore e viene considerato come l’unico modo, prefilosofico, di esprimere le verità sull'uomo, che altrimenti non sarebbe stato possibile comunicare. Il Dio vasaio. Sulla creazione dell’uomo ai tempi del nostro autore esistevano molti miti: a Uruk dicevano che l’uomo era stato tratto dalla terra, a Nippur che era stato creato da Enlil con le mani, come fa un artigiano con una sua opera, allo stesso modo anche in Egitto da Chnum, a Eridu che l’uomo fu fatto da Nintu col sangue di un dio mischiato con la terra. Nel racconto dello Javista Dio come un vasaio seduto alla ruota modella il corpo umano con la polvere (afar), la parte più sottile della terra ( adama ). L’immagine del vasaio, oltre che nel mondo biblico ( cf Is 29, 15-16 e Ger 18, 1-7 ) la troviamo nell’ambiente culturale del Medio Oriente antico. Nel poema di Gilgamesh leggiamo: “ Quando Aruru udì ciò, creò nel suo interno

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un’immagine di Anu. Aruru si pulì le mani, prese un po’ di argilla e vi delineò…”. Nell’alto Egitto, nel tempio di Luxor, è possibile osservare su una parete il dio Chnum che, seduto alla ruota del vasaio, plasma il principe Amen-hotep. . Il soffio di Dio L’idea che il soffio di vita provenisse dalla divinità era molto diffusa nell’Oriente. Alcuni esempi. Nel tempio di Seti a Abydo c’è il di Thot mentre tiene il segno della vita nelle narici del re; in un tempio egiziano di dice : “ Il soffio di re sia assegnato al tuo naso e il soffio di Chepre sia in te, affinché tu viva la

tua vita; nel tempio di Thumatis III leggiamo: “Il creatore degli dei… signore del soffio”. Nella Bibbia, oltre che nel secondo capitolo della Genesi troviamo anche altrove la stessa idea: ( cf Gb 33, 4; Sl 104 : ritiri il

tuo spirito…ridai il tuo spirito ).

Il paradiso. Nel Medio oriente un giardino lussureggiante come quello descritto in Genesi è luogo dei

monarchi orientali e dimora degli dei. Una scena simile troviamo anche in Ezechiele ( in Eden, giardino

di Dio: 28, 12-13 )

L’albero della vita. L’albero della vita ha diverse attestazioni nel Medio Oriente. Celebre è l’albero della vita, ossia

dell’immortalità, che Gilgamesh ha in dono e poi perde presso un pozzo: “ Un serpente odorò l’odore

della pianta, dall’acqua salì e prese la pianta. Allora Gilgamesh si sedette e pianse….” (Tav XI )

“Gilgamesh dove corri? La vita che tu cerchi non troverai” ( Tav X ).

Miti epurati Tutti gli elementi usati dall’autore sono da lui epurati da ogni connotazione non congeniale con la rivelazione. Così, tra l’altro, non c’è nel testo biblico pluralità di dei che combattono, né un duplice principio divino. L’autore con gli questi elementi depurati trasmette i messaggi che intende trasmettere. Con un linguaggio figurato egli offre al popolo la teologia in una forma comprensibile. Il racconto è infatti una teologia per immagini, altrettanto sublime, come quella presentata con altre forme letterarie. E’ una teologia trasmessa in forma diversa. Anche Gesù, che è certamente il più grande teologo, ha presentato il suo insegnamento con le immagini delle parabole.

Alcuni messaggi Tutto ciò che esiste ( cielo e terra ) è creato da Dio. Al vertice della creazione sta l’uomo. Egli è terreno, tratto dalla terra ( adam da adamah ), ma in lui c’è qualcosa di straordinario ( soffio di vita ). Dio vuole che l’uomo viva in amicizia ed intimità con Lui, in uno stato di giustizia, integrità e immortalità ( giardino in Eden, albero della vita ). L’uomo è libero: può aderire o rifiutare il progetto

divino. Il lavoro è un impegno gioioso con cui l’uomo “coltiva e custodisce la terra”. Anche il mondo animale è donato all’uomo. Egli ne è padrone (impone i nomi ).

Da solo però l’uomo è infelice. Ha bisogno di qualcuno che abbia la sua stessa dignità, gli sia simile, ma sia anche complementare. E Dio crea la donna come aveva creato Adamo ( Adamo dalla terra,

Eva dalla costola ). Essa è pari in dignità ( costola ), ma complementare ( stupore di Adamo ) . I due sono chiamati ad essere “una sola carne “.

Alcuni interrogativi Che immagine di Dio mi offre il racconto della creazione del secondo capitolo della Genesi? Ho pensato seriamente che la mia vita viene da Dio. Che pensieri suscita in me il fatto che Dio ha voluto farmi esistere? Ha dato davvero la risposta alla domanda: perché esisto? Penso che Dio mi chiama per un grande progetto e che io ho una vocazione personale? Riesco a cogliere gli insegnamenti teologici che sono contenuti nel secondo capitolo della Genesi? Che idea dell’uomo e della donna emerge da Genesi 2 . E quale è il messaggio sul Matrimonio che vi è contenuto?

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GENESI 3, 1-24

Racconto sapienziale Genesi 3, 1-29 è il racconto della tentazione e del peccato dell’autonomia etica, in tre quadri: tentazione e peccato ( 1-7), inquisizione (8-13) pena ( 14-19 ) che l’autore presenta secondo il seguente schema: Peccato: serpente, donna, uomo; Inquisizione: uomo, donna, serpente; Pena : serpente, donna, uomo

L’autore che ha certamente una mentalità “sapienziale” o fa parte del circolo dei “saggi”, si interroga su grandi problemi esistenziali : significato della vita, della morte, del bene e del male, e trova una risposata risalendo all’origine dell’umanità. Dice che tra la bontà iniziale della creazione e lo stato di esperienza presente è intervenuta una rottura che si chiama disobbedienza a Dio. Questa rottura non è una pura proiezione mitica, alle origini, di un’esperienza presente, ma è un fatto che condiziona in modo determinante la situazione storica successiva. Si tratta di un atto umano responsabile. Ma come accadde? L’autore non lo sa, perché non esiste una tradizione orale autentica che lo possa riportare, né Dio glielo rivela punto per punto. La scoperta delle risposta avviene sotto la luce di Dio, ma i particolari della storia devono essere elaborati dall’autore in una forma che sia insieme comprensibile e simbolicamente velata per i lettori e gli ascoltatori. Il modo per esporla lo trova in alcuni elementi primordiali di ascendenza mitica, (paradiso o parco dei principi con i fiumi e gli alberi prodigiosi, il potere ostile sotto

forma di drago o serpente, il giardino dove passeggiano gli dei, i cherubini, la spada sfolgorante, ecc ), dato che la problematica trattata è comune a tanti racconti dell’antichità (miti di Adapa, di Etana, di Enkidum,

di Enki e Ninhursag, di Prometeo e Pandora); l’autore se ne serve ma li pone in una costellazione nuova in cui c’è un solo Dio e non hanno spazio gli elementi in contraddizione con quanto vuole manifestare.

Genesi 3, 1-24 La caduta

1Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E` vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero

del giardino?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo

mangiare, 3ma del frutto dell`albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne

dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4Ma il serpente disse alla

donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i

vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6Allora la donna vide che l`albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei,

e anch`egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di

essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. 8Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l`uomo con sua moglie si nascosero dal

Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9Ma il Signore Dio chiamò l`uomo e gli disse:

«Dove sei?». 10Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono

nudo, e mi sono nascosto». 11Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse

mangiato dell`albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». 12Rispose l`uomo: «La

donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell`albero e io ne ho mangiato». 13Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha

ingannata e io ho mangiato». 14Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo

ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le

insidierai il calcagno» 16Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti

dominerà». 17All`uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell`albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per

causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18Spine e cardi

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produrrà per te e mangerai l`erba campestre. 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere

tornerai!». 20L`uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. 21Il Signore Dio fece all`uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. 22Il Signore Dio disse allora: «Ecco l`uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell`albero della vita, ne

mangi e viva sempre!». 23Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse

il suolo da dove era stato tratto. 24Scacciò l`uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all`albero della vita.

Lettura IL SERPENTE (1 ) La presenza dell’articolo (il serpente) denota un serpente speciale ben noto allo scrittore e ai lettori., i quali dovevano pensare alle varie attribuzioni dell’animale nell’ambiente semitico. “Il serpente” era considerato un dio serpente, un serpente sacro, un simbolo delle varie divinità della vegetazione, una guardia dei santuari e dei confini, un simbolo della vita, il custode del’erba vitale, mezzo efficace per divinare eventi futuri e per praticare magia nera e diabolica. In Ugarit uno della corte del dio El, era connesso con azioni contrarie alla volontà di Dio; la raffigurazione del serpente era usata come amuleto per avere la vita e la saggezza nelle pratiche magiche.. Ce n’era in abbondanza perché l’autore lo usasse come simbolo per indicare la tentazione di Adamo. Lentamente poi, nella Scrittura, il serpente venne a simboleggiare Satana. ERA IL PIU’ ASTUTO (1 ) La parola “arum” (astuto ), nell’AT talora denota una realtà desiderabile ( libri sapienziali ) altre volte indica scaltrezza negativa (Giobbe 5, 12 ) Qui indica un’astuzia ingannevole. EGLI DISSE ALLA DONNA ( 1) Perché è tentata per prima la donna? Forse era la più incline ai culti idolatrici ( vidi le donne di

Salomone ), forse come sacerdotessa cananea del culto della fertilità tentava l’uomo. Nel racconto che segue troviamo una descrizione della tentazione con i suoi miraggi e le sue falsità e una finissima presentazione della psicologia umana di fronte alla tentazione.

NESSUN ALBERO DEL GIARDINO (1 ) Il tentatore esordisce con una menzogna: “non dovete mangiare di nessun albero”. La donna accetta il dialogo, che avrebbe dovuto evitare, ed esagera la proibizione: non lo dovete toccare .

NON MORIRETE AFFATTO ( 4 ) Il serpente nega che la non osservanza della proibizione porti allmorte, trattando Dio da

bugiardo, e dice che tale proibizione proviene dall’astio geloso della divinità, che vuole impedire l’accesso al divino sapere. Al contrario, asserisce, mangiando dell’albero gli uomini raggiungeranno il sapere degli esseri divini e conosceranno il bene e il male. Il tentatore non parla di una conoscenza intellettuale, ma sperimentale, nell’ambito della decisione e dell’azione. La tentazione non riguarda la conoscenza del mondo, che Dio aveva già concesso , ma l’autonomia etica, il farsi regola a se stessi, diventare “come Dio”, mentre il Signore aveva chiesto il riconoscimento della situazione creaturale e la sottomissione a Lui. BUONO DA MANGIARE (6 ) Il germe del male è ormai entrato nel cuore della donna e ha eccitato la diffidenza contro Dio, la curiosità, il desiderio di indipendenza e l’albero, cioè l’autonomia etica, appare come cosa buona,

gradita, desiderabile. Il peccato interno è ormai commesso, il dono dell’integrità è sparito. NE MANGIO’, POI NE DIEDE AL MARITO (6 ) La donna mangia e invita al peccato anche il marito che pecca anche lui. Il loro peccato, che i teologi chiameranno “originale” non consiste nell’aver mangiato un frutto e nemmeno o nell’aver fatto un qualche altro peccato particolare, ma come dicono S. Agostino e S. Tommaso, nella ribellione ad ogni

principio supremo di etica, per diventare principio di se stessi, nel voler determinare, in virtù della propria natura ciò che è buono e ciò che è cattivo. Filone dice che la ribellione fu possibile perché l’uomo era “medio” tra la docilità e l’autonomia e si determinò verso l’autonomia, in cerca di una vita e di un potere assoluto, come si addice solo a Dio.

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L’idea che i primogenitori abbiano mangiato una mela, non proviene da una lettura del testo, ma dal latino che chiama il peccato dei progenitori “malum”, ossia “male”, termine che venne interpretato come “mela”.

SI APRIRONO GLI OCCHI (7 ) Il serpente lo aveva promesso “ si apriranno i vostri occhi”, ma l’effetto fu diverso da quello promesso. I loro occhi invece di aprirsi all’illuminazione sovrumana si aprono alla malizia sulla nudità

dell’uno e dell’altro, mentre prima erano in una situazione di innocenza ( non ne provavano vergogna). Hanno peccato pensando di “acquistare saggezza” (edon ) si ritrovano nudi ( edun ), privi di giustizia. E l’abuso di autorità e di potere fece nascere la paura di Dio onnipotente. POI UDIRONO (8 )

Quanto sia profondo il cambiamento subentrato per la trasgressione del divieto lo mostra subito la prima frase della scena finale : “ poi udirono il Signore nel

giardino alla brezza del giorno e l’uomo con la sua moglie si nascosero al Signore Dio, in mezzo agli alberi

del giardino”. I due odono non la voce, ma il fruscio ( qol) dei suoi passi (cf 2 Sam 5, 24; 1 Re 14, 6 ) quando egli si reca nel giardino all’alzarsi della brezza serotina. Il termine “hithalek qui scelto per la descrizione del passaggio di Dio nell’AT significa la particolare presenza di Dio presso il suo popolo ( cf

Lv 26, 12; Dt 23, 15, ecc ). L’ardito antropomorfismo indica la stretta comunione tra Dio e gli uomini nel giardino. La reazione di Adamo ed Eva, che tentano di nascondersi, indica la situazione subentrata col peccato, in cui sono sconvolti non solo i rapporti degli uomini tra di loro ( si accorsero di esser nudi : 7 ), ma anche con Dio. CHIAMO’ L’UOMO (9) Nella “scena del dialogo” (3, 8-23 ) aperta con l’interrogativo retorico: “ Dove sei” emerge il primitivo testo della tradizione prejavista, che informava della trasgressione da parte dell’uomo e non da parte della donna e che appare specialmente nei versetti 9-11; la donna viene introdotta quando l’uomo getta su di lei la colpa. Questo colloquio tra Dio e l’uomo e la donna è una lontana imitazione di un interrogatorio, che però non era conosciuta nella procedura penale israelitica. Adamo ed Eva si nascondono, ma Dio parla all’uomo che si nasconde; l’uomo risponde stando nascosto sfuggendo alla sguardo di Dio, ma la parola di Dio agisce e mette a confronto nozioni di giudizio, di timore, di vergogna, di scusa e di accusa. Parlano all’inizio solo Dio e l’uomo, ma sono avvolti nel dialogo la donna, l’albero, il serpente. HO AVUTO PAURA (10 ) La paura, che spinge l’uomo a nascondersi, denota che sono sconvolti i rapporti degli uomini non solo tra di loro, ma anche con Dio. La nudità indica qui la condizione di creatura o la condizione di indigenza e di peccato; questa esperienza nasce dal confronto con l’infinito CHI TI HA FATTO SAPERE (11 ) Dopo la spiegazione dell’uomo, Dio fa prendere coscienza della mutata situazione ( chi ti ha

fatto sapere ), e che il sovvertimento è dovuto alla trasgressione del divieto ( hai forse mangiato ). LA DONNA CHE MI HAI POSTTA ACCANTO (12 ) L’uomo scarica la colpa sulla donna e, sembra addirittura che accusi Dio ( che mi hai posta

accanto ).

DISSE ALLA DONNA (13 ) La donna rigetta a sua volta la colpa sul serpente. Uno è diventato nemico per l’altro e i due restano chiusi nell’isolamento della colpa. L’interrogatorio non prosegue oltre, ma si ferma qui, senza che sia interrogato il serpente. ALLORA (14 ) Nei versetti 14-19 viene presentata la pena inflitta ai trasgressori, seguendo l’ordine causale: serpente, donna, uomo. Il castigo segue l’ordine della colpa, anche se le dichiarazioni sembrano separarlo. Esso è già operante nel fatto che ad Adamo ed Eva si aprono gli occhi, e nel conflitto espresso nella scena precedente. La dichiarazione del castigo non fa altro che spiegare quello che è già in atto.

DISSE AL SERPENTE (14 ) Il serpente è maledetto, e così viene pronunziata quella parola che sarà pronunziata molte volte più tardi. La condizione naturale del serpente che striscia nella terra, si presenta come espressione del castigo meritato. In questa presentazione del serpente bisogna scorgere un motivo eziologico; nel fatto che il serpente sia tanto limitato lo javista vede una limitazione di origine, dovuta ad una maledizione; lo scrittore non si preoccupa di presentare uno stato precedente del serpente, ma dice come è ora. Il serpente sta in qui in

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rapporto speciale con un essere sovrumano, che la tradizione biblica posteriore ha identificato con Satana; il castigo colpisce perciò il demonio, raffigurato nel serpe tentatore. Le espressioni: “sul ventre

camminerai e polvere mangerai” sono frasi idiomatiche che descrivono quindi non tanto la sorte del serpente che ha sempre avuto quella condizione, quanto quella del principe vinto, che si deve prostrare davanti al trono del vincitore. “Possano i tuoi nemici, dice un testo di El Amarna, mangiare la polvere”. IO PORRO’ INIMICIZIA (15 ) Ma il serpente- demonio, dovrà subire anche una pena relativa alla sua relazione col genere umano. Dio tra la donna e il demonio, ossia tra Eva, le donne sante della storia della salvezza e soprattutto Maria, tra la “stirpe” ( il seme ), ossia l’umanità e in particolare il Messia e i demoni, porrà una continua inimicizia, che, dopo una lotta serrata, condurrà il genere umano a lievi ferite ( insidierai il calcagno) e satana alla sconfitta definitiva ( ti schiaccerà il calcagno ). La tradizione ha veduto in questo versetto il “protovangelo”, il primo annunzio della salvezza dell’umanità, a volte in senso direttamente messianico, altre volte, specialmente ai nostri giorni, in senso pieno. L’allusione all’Immacolata Concezione si può dedurre da questo passo solo come conclusione teologica, o meglio, come “sensus plenior”. ALLA DONNA DISSE (16-19 ) Segue il castigo della donna e dell’uomo. Nei castighi di cui parla il acconto si potrebbero vedere una serie di eziologie o dei chiarimenti circa l’origine di alcuni fenomeni e mortificanti: il serpente che striscia, i dolori del parto, le angustie e i piaceri dell’eros, la fatica con cui l’uomo si procura il sostentamento e l’incubo della morte. Il racconto fu scritto però per approfondire la condizione dell’uomo nel mondo. L’approfondimento ha la sua radice nel fatto di vederla nella luce di Dio, come in essa Dio si manifesta. CHIAMO’ LA MOGLIE EVA (20 )

Adamo innocente aveva dato alla prima donna il nome di iss-hah (= donna da “iss = uomo ), ora Adamo peccatore cambia il nome alla peccatrice e la chiama hawwak (= vita) . Per alcuni lo sfondo sarebbe mitico e si rifarebbe al poema sumerico Dilmun, dove il dio Enki soffrì un dolore alla costola ( ti ), e perché glielo guarisse, creò una dea chiamata Nink-ti, che significa “donna della costola o donna che dà la

vita”, dato che il termine sumerico “ti” significa anche vita. DIO FECE....TUNICHE DI PELLI E LI VESTI’ (21 ) Il Signore non consegna i progenitori peccatori ad un giudizio senza misericordia. La lotta col serpente lascia intravedere un esito vittorioso ( 3, 15 ). Adamo ed Eva avranno la benedizione dei figli ( 3, 16-20 ) e anche il dono di tuniche di pelle. Questo dei vestiti è un gesto riconciliatore: è Dio stesso che fa dei vestiti migliori del perizoma di foglie di fico. Nonostante il terribile peccato Dio non lascia l'uomo

solo.

E’ DIVENTATO COME UNO DI NOI (22 ) Quest’asserzione ha avuto più di una interpretazione. Per gli esegeti antichi, senza un vero fondamento nel testo, hanno pretesero di darle un significato ironico; per altri è la constatazione che l’uomo ha ora l’autonomia etica e l’indipendenza. EGLI NON STENDA PIU’ LA MANO Dio proibisce all’uomo di prendere dell’albero della vita, ossia dell’immortalità. La proibizione è

dettata da misericordia: se l’uomo fosse diventato immortale sarebbe restato per sempre peccatore, fissato nel peccato come i demoni o come i dannati dopo la morte. DIO LO SCACCIO’ ( 23 -24) Dio espelle Adamo ed Eva dal giardino e li rimanda alla terra da cui erano stati tratti. I cherubini con le spade, che impedisco l’accesso al paradiso sono figure della mitologia ugaritica, dove facevano parte della corte di El, ed erano conosciuti nell’ambiente dello scrittore. I cherubini sono colossi alati mezzo uomini e mezzo animali, che stavano di guardia nei templi e nei palazzi e che qui custodiscono

l’albero della vita; la spada fiammeggiante a zig zag è simbolo dell’interdetto e ai primi uomini è interdetto l’accesso all’albero della vita.

Meditazioni Il serpente. In ebraico è chiamato “nahas” e S. Girolamo lo traduce “serpente” in questo brano e “drago” in Es 7, 15. In Apocalisse si parla del “grande drago”, del “serpente antico, che è chiamato diavolo e satana, il seduttore del mondo intero” ( c. 12 ). Il termine “nahas” è forse in rapporto al suo significato di “indurre in errore”, o anche di “praticare la magia”.

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Nelle mitologie dell’antico oriente il serpente riassume simboli diversi: in Canaan le rappresenta le forze sotterranee; in Egitto, Ureo, cobra femmina, rappresenta il fuoco; in Babilonia, i mostri creati da Tiamat; in Mesopotamia, è il rapitore della pianta della vita, dell’epopea di Gilgamesh, nell’ambiente in cui viveva lo scrittore biblico indicava e veniva onorato come divinità magica della vita, della salute, della fecondità, della fertilità. Da qui il significato di Genesi 3, 1 di potenza malefica ostile a Dio e all’uomo, che appare improvvisamente, dopo il racconto sacerdotale in una creazione chiamata ripetutamente

“buona”.

L’albero della conoscenza del bene e del male. Di quest’albero non abbiamo avuto ancora chiari riscontri nella mitologia, anche se qualcosa si trova nel mito di Ningiszida e nei libri apocrifi degli ebrei. L’albero ha un posto importante nel racconto e dà una conoscenza di ordine spirituale, anche se con una nota esperienziale. L’espressione “ conoscenza del bene e del male “ ha avuto varie traduzione. Eccone alcune: “della conoscenza assoluta” ( bene e male=tutto ); “della conoscenza divina” (che solo Dio possiede ); “della prosperità e della disgrazia” ( è la traduzione della TOB che la spiega così: “ perché questo sapere

mette in grado di essere felici o disgraziati”); “per stabilire ciò che è bene e ciò che è male” ( e la

traduzione LDC-ABU). Varie le interpretazioni. Quella moderna vede nell’albero il simbolo della morale, delle scelte di

vita: esse sono dono di Dio, sono proposte e rivelate solo a lui. Ma l’uomo che vuole “essere come Dio” tenterà di sfidare questa esclusività e vorrà lui stesso afferrare il bene e il male, decidendone autonomamente la qualità. E’ questo è il “peccato originale”.

Il peccato originale

“Dio ha creato l’uomo sua immagine e lo ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l’uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all’uomo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male. L’albero della conoscenza del bene e del male evoca simbolicamente il limite invalicabile che l’uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L’uomo dipende dal creatore. È sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l’uso della libertà (CCC 396 ).

L’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nel suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà (397 ). Con questo peccato l’uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di sé contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene. Creato in uno stato di santità, l’uomo era destinato ad essere pienamente “divinizzato” da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare come Dio. Ma senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio ( CCC 398 ) . La Scrittura mostra le conseguenze drammatiche di questa disobbedienza. Adamo ed Eva perdono immediatamente la grazia della santità originale. Hanno paura di quel Dio di cui si sono fatti una falsa immagine, quella cioè di un Dio geloso delle proprie prerogative ( 399 ) . L’armonia nella quale erano posti, grazie alla giustizia originale, è distrutta, la padronanza delle facoltà spirituale dell’anima sul corpo è infranta; l’unione dell’uomo e della donna è sottoposta a tensioni; i loro rapporti saranno segnati dalla concupiscenza e dalla tendenza all’asservimento. L’armonia con la creazione è spezzata: la

creazione visibile è diventata aliena e ostile all’uomo. A causa dell’uomo la creazione è “sottomessa alla caducità” ( Rm 8, 20 ). Infine la conseguenza implicitamente annunziata nell’ipotesi della disobbedienza si realizzerà: l’uomo tornerà in polvere, quella polvere dalla quale fu tolto. La morte entra nella storia dell’umanità (CCC 400 ).

Alcuni messaggi Il meraviglioso disegno divino della creazione è subito messo a soqquadro dalla libera decisione dei

primi esseri umani. Essi sono subito tentati di avere la piena autonomia morale ( mangiare

dell’albero della conoscenza del bene e del male ). E cedono ad essa. La tentazione viene dall’esterno, da satana, presentato come un serpente, segno dell’idolatria. Egli fa apparire l’autonomia morale, senza Dio, come una fonte di conoscenza assoluta e di divinizzazione e il male come un bene affascinante.

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Il peccato commesso dai primogenitori consiste nell’aver voluto decidere prescindendo da Dio ciò

che era bene e ciò che era male. Gli effetti dl peccato sono catastrofici: gli occhi si aprono, ma vedono lo sfacelo morale ( si

accorsero di essere nudi ); l’autonomia è acquistata ( è diventato come uno di noi ), ma è un’autonomia negativa; è persa la giustizia e l’integrità è la morte fisica e spirituale fa il suo ingresso nel mondo ( non

prenda anche dell’albero della vita ); la sofferenza, l’ingiustizia, la prepotenza dilagano nel mondo; la terra produce triboli e spine, il lavoro diventa faticoso, la gioia di generare una nuova vita diventa un travaglio, nella coppia all’amore subentra la rivalità. Dio però non abbandona l’umanità: prospetta subito la salvezza (ti schiaccerà il capo ) e la tiene sotto la sua protezione ( fece tuniche di pelli e li vestì )

La libertà è una delle grandezze dell’uomo. Ma è anche un rischio. Tutto dipende dall’uso che egli ne fa. La vera libertà è quella che si tiene in linea col bene, con la verità, ossia con la volontà di Dio e la sua legge, Dirà Gesù “ La verità vi farà liberi”.

Interrogativi Perché l’uomo usa male della sua libertà? Credi che l’abuso della libertà crei la tendenza a ripetere, a moltiplicare le ricadute e possa influenzare gli altri ad usare anche loro male della libertà?

Il male vince l’uomo, ma Dio vince il male. Sono scoraggiato dal male imperante? Penso che il male la spunti sempre ? Oppure ho la certezza che, se il male vince l’uomo, Dio vince il male e che alla fine il male sarà totalmente sconfitto e il bene trionferà completamente? Da dove può venirmi

questa certezza?

SALMO 103

Ambientazione nella Bibbia Il Salmo 103 è tratto dal libro dei Salmi che contiene 150 canti religiosi. La raccolta dei Salmi è iniziata nel periodo dei Re e si è conclusa nel 200 a. C. . I titoli e i nomi degli autori sono stati aggiunti dai collettori. Quanto agli autori è necessario vedere i salmi uno per uno. L’attuale raccolta contiene varie raccolte precedenti. I Salmi sono raggruppati in cinque libri, ad imitazione del Pentateuco. Appartengono a generi molto diversi: lode, ringraziamento, penitenza, lamentazione, pellegrinaggio, hallel,

intronizzazione. Diversi salmi sono stati interpretati nel Nuovo Testamento come messianici. Nelle varie Bibbia troviamo due numerazioni diverse, dovute al fatto che la versione greca dei Settanta (250 circa a.

C. ) e la latina detta “Volgata” ( 300 d. C. circa ) hanno variato la numerazione. I salmi da 1 a 8 e da 148 a 150 hanno enumerazione uguale nei due elenchi, mentre gli altri sono per lo più diversi di un numero. Per questo in varie Bibbie i salmi hanno una doppia numerazione. Così il salmo sugli splendori della creazione è presentato come Salmo 104 (103)

Introduzione Il salmo 103 è un canto al Signore, creatore dell’universo, datore della vita, rievoca il maestoso

poema che apre il libro della Genesi ed è modellato secondo lo schema dei sei giorni, ma di esso è

probabilmente più antico. Forse l’autore ha preso lo spunto dall’inno Amenofi ad Aton, che risale al 1350 circa, ma

purificandolo dagli elementi idolatrici. Di quest’inno vengono di seguiti riportati alcuni versetti : . “Magnifico risplendi tu sull'orizzonte del cielo, Tu sole vivente che determini la vita! Tu sorgi

dall'orizzonte d'oriente e colmi ogni terra della tua bellezza. Quando riposi oltre l'orizzonte occidentale, il mondo è immerso nelle tenebre. Ogni animale da preda è uscito dal proprio covile e tutti i serpenti mordono. L'oscurità è una tomba. Al mattino però eccoti di nuovo al di sopra dell'oriente, scacci le tenebre e scocchi i tuoi raggi. Gli uomini sono desti e si levano in piedi, poiché tu li hai fatti alzare. Tutto ciò che si agita e ondeggia nell'aria vive, poiché sei sorto per loro. Quanto sono numerose le tue opere che si nascondono allo sguardo, tu unico dio, del quale non esistono eguali! Hai creato la terra secondo il tuo desiderio, da solo, con uomini, bestiame e ogni animale, con tutto quello che sta sulla terra, con tutto quello che si muove sui piedi , con tutto quello che sta in alto e si muove con le ali. Sei il signore di tutti tu padrone di ogni terra che per te si schiude, tu sole del giorno, potente nell'alto! Tu mantieni in vita anche le terre più lontane.

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Cantico entusiastico Il Salmo 103 è un cantico entusiastico e movimentato, percorso da brividi di poesia e di scienza.:

descrive e indaga il creato e le sue leggi e scopre il piano provvidenziale di Dio, che non solo fa balzare i

mondi e la vita, ma ha previsto tutto: stagioni (19), giorno e notte (20-22) tana delle fiere e nidi degli uccelli (11-18) dimora e lavoro dell’uomo ( 23-24 ) . Vivificate dallo spirito, cioè dal soffio divino, le creature cantano la gloria di colui che le ha create. Unica ombra in questo quadro è il peccato, che rischia di distruggere questa stupenda armonia e l’autore supplica che venga eliminato. Nel soffio creatore la Chiesa riconosce lo Spirito della Pentecoste che rinnova l’armonia compromessa e fa sorgere la nuova creazione, l’uomo rigenerato nel Cristo” ( 2 Cor 5,

17 ).

Salmo 103 1 Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di

maestà e di splendore, 2 avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una

tenda, 3 costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del

vento; 4 fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri. 5 Hai fondato la

terra sulle sue basi, mai potrà vacillare. 6 L`oceano l`avvolgeva come un manto, le acque

coprivano le montagne. 7 Alla tua minaccia sono fuggite, al fragore del tuo tuono hanno

tremato. 8 Emergono i monti, scendono le valli al luogo che hai loro assegnato. 9 Hai posto un

limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la terra. 10 Fai scaturire le

sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti; 11 ne bevono tutte le bestie selvatiche e gli onagri

estinguono la loro sete. 12 Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo, cantano tra le fronde. 13

Dalle tue alte dimore irrighi i monti, con il frutto delle tue opere sazi la terra. 14 Fai crescere il

fieno per gli armenti e l`erba al servizio dell`uomo, perché tragga alimento dalla terra: 15

il vino che allieta il cuore dell`uomo; l`olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il

suo vigore. 16 Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati. 17 Là gli

uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa. 18 Per i camosci sono le alte

montagne, le rocce sono rifugio per gli iràci. 19 Per segnare le stagioni hai fatto la luna e il

sole che conosce il suo tramonto. 20 Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le

bestie della foresta; 21 ruggiscono i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo. 22

Sorge il sole, si ritirano e si accovacciano nelle tane. 23 Allora l`uomo esce al suo lavoro, per

la sua fatica fino a sera. 24 Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con

saggezza, la terra è piena delle tue creature. 25 Ecco il mare spazioso e vasto: lì guizzano

senza numero animali piccoli e grandi. 26 Lo solcano le navi, il Leviatàn che hai plasmato

perché in esso si diverta. 27 Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo

opportuno.28 Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano, si saziano di beni. 29 Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro

polvere. 30 Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. 31 La gloria del

Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere. 32 Egli guarda la terra e la fa

sussultare, tocca i monti ed essi fumano. 33 Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare

al mio Dio finché esisto. 34 A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore. 35

Scompaiano i peccatori dalla terra e più non esistano gli empi. Benedici il Signore, anima mia.

Lettura

BENEDICI IL SIGNORE ( 1 ) Ammirando la natura e ricercandone l’origine, il salmista è portato a guardare in alto e a rivolgere un inno a Colui da cui essa proviene. E’ invita il proprio spirito ( anima mia ) a levarsi in volo e dar vita all’inno di lode all’artefice di tante meraviglie. a benedire il Signore per la grandezza dimostrata nella creazione dell’universo.

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QUANTO SEI GRANDE (1 ) Con gli occhi pieni della visione il salmista esclama “ Quanto sei grande” , inneggia a lui, rivestito splendore e maestà, cui dà risalto la luce, che pare un vestito di Dio. In Genesi nel primo giorno Dio crea

la luce. TU STENDI IL CIELO (2 ) Mettendosi all’opera il divino creatore comincia dall’alto, come anche In Genesi al secondo

giorno viene creato il cielo, e in questo salmo il divino creatore, mettendosi all’opera, comincia dall’alto. Crea il cielo “come una tenda” ; restano così divise le acque superiori dalle acque inferiori . Quindi egli imposta le stanze del palazzo celeste, (“la tua dimora“), al di sopra dei cieli, sulle acque superiori, distinte mediante la volta celeste da quelle inferiori , che scorrono sulla terra,. Delle nubi fa il suo carro ed è come se Dio si muovesse sul cocchio delle nuvole, sospinto dal vento come araldo e avendo come esecutori i fulmini (fiamme guizzanti ) HAI FONDATO LA TERRA (5 ) Preparata la parte superiore Dio scende a preparare la parte inferiore, la terra. Al terzo giorno Genesi pone la creazione della terra. Anche qui abbiamo la creazione della terra, mediante la sua liberazione dalle acque abissali ( “ l’oceano l’avvolgeva” ). La terra viene fissata sulle colonne, che si affondano nel grande Abisso, il tehom. Nelle mitologia babilonese, il tiamat era una creatura indomabile, che spaventava persino gli dei. L’Abisso crede di poter dominare tutta la creazione, dal momento che l’avvolge dal basso e dall’alto e che si trova anche nella terra. Ma basta un grido di Javhè per metterlo in fuga; le sue onde seguendo gli ordini divini, scalano i monti, scendono lungo le valli e vanno al posto loro indicato.. E la terra emerge sicura , con confini stabiliti da Dio, oltre i quali non potranno più spingersi i flutti. (5-9 ) FA SCATURIRE LE SORGENTI (10) L’abisso è relegato sotto terra e ai margini della terra, ma per la vita vegetale e animale serve l’acqua dolce . che è racchiusa nel seno della terra. Dio apre delle vene nella crosta terreste e le sorgenti affiorano sulla sua superficie e scorrono in rivi per i monti, i colli, le valli. (10-18). HAI FATTO LA LUNA E IL SOLE ( 19 ) In Genesi al quarto giorno sono creati gli astri. In questo inno la luna ed il sole sono creati allo scopo di segnare l’avvicendamento della notte nella vita degli animali e dell’uomo ( sorge il sole.. allora

l’uomo ) e con un accenno alla vita del mondo marino ( “guizzano senza numero”).

STENDE LE TENEBRE E VIENE LA NOTTE (20 ) Appena il sole rientra nei suoi appartamenti, il Signore fa uscire le tenebre e le adagia sul mondo E’ la notte, il tempo in cui le fiere e gli animali della selva escono dai loro covili e vanno in cerca di preda. RUGGISCONO I LEONCELLI (21) Di questi animali, l’autore cita il leone, che fiuta l’aria ed emette un ruggito. SORGE IL SOLE (22 ) Con la luce del sole le fiere ritornano ai loro covili. E’ il tempo dell’uomo, che torna al suo lavoro, che dura fino alla sera. QUANTI SONO GRANDI (24) Descritta la natura nel suo nascere, il salmista è preso da grande ammirazione e si ferma a contemplare la bellezza e grandezza del creato e si rivolge a Dio per dirgli quanto sono grandi le tue opere e mettere in risalto la sapienza che rifulge in esse. IL MARE (26) L’autore cita in particolare il mare, con la sua massa, le acque sempre in moto, gli animali che lo popolano, le navi che lo solcano e il Leviatan, che richiama i mostri dell’abisso primordiale , che gareggia con le navi e, nonostante la sua massa si muove speditamente. TUTTI DA TE ASPETTANO (27 ) Si fa cenno alla liberalità del creatore nel sostentamento di tutte le creature ( “Tutti da te aspettano ). SE TOGLI LORO LO SPIRITO (29 ) L’esistenza di ogni essere, compreso l’uomo, dipende completamente da Dio. Se il Signore togliesse il suo spirito vitale l’essere vivente ritornerebbero nella polvere, dalla quale secondo la concezione biblica è stato tolto ( Gn 2, 19). Quando invece Dio invia il suo spirito, dona la vita e il creato

ringiovanisce.

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Questa versetto è stato assunto dalla liturgia come preghiera a Dio perché mandi, come già ai discepoli nella Pentecoste, il suo Spirito creatore a rinnovare con la predicazione del Vangelo il volto del mondo. LA GLORIA DEL SIGNORE ( 31 ) Sia gloria al Signore in eterno! La sua opera è perfetta e di essa Dio può rallegrarsi. Il salmista augura che la gioia che Dio ha profuso con la duplice opera creatrice e provvidenziale ritorni a lui

tramite l’omaggio delle riconoscenza. EGLI GUARDA LA TERRA (32 ) Come al termine della creazione Dio constatò che era bella è buona, così qui si constata che essa è opera della sapienza divina (versetti precedenti ) ed è potente. Terremoto ed eruzioni vulcaniche sono motivi teofanici ricorrenti. VOGLIO CANTARE (33 ) L’entusiasmo e l’ammirazione del salmista è tale che inneggerà a Dio finché vivrà. A LUI SIA GRADITO ( 34 ) Dio gradisca il canto di riconoscenza e di lode. Da questo gradimento noi trarremo gioia. SCAMPAIANO I PECCATORI Unico neo è il peccato. Il cantore chiede a Dio che sia eliminato. La sparizione di tutti i peccatori significherebbe per il mondo il ritorno alla sua bontà iniziale.

BENEDICI IL SIGNORE ( 35 ) Il salmo termina come era iniziato. L’alleluja risuoni nel mondo e sia ripetuta da tutte le creature.

NELLA SACRA SCRITTURA Nella Sacra Scrittura è insistentemente affermata la creazione di tutto l’esistente

da parte di Dio.

Alcuni versetti Isaia 40, 12.18

12 Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo? Chi ha misurato con il moggio la polvere della terra, ha pesato con la stadera le montagne e i colli con la bilancia? 13 Chi ha diretto lo spirito del Signore e come suo consigliere gli ha dato suggerimenti? 14 A chi ha chiesto consiglio, perché lo istruisse e gli insegnasse il sentiero della giustizia e lo ammaestrasse nella scienza e gli rivelasse la via della prudenza? 15 Ecco, le nazioni son come una goccia da un secchio, contano come il pulviscolo sulla bilancia; ecco, le isole pesano quanto un granello di polvere. 16 Il Libano non basterebbe per accendere il rogo, né le sue bestie per l'olocausto. 17 Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui, come niente e vanità sono da lui ritenute. 18 A chi potreste paragonare Dio e quale immagine mettergli a confronto?

Proverbi 8, 22-28 22 Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. 23 Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. 24 Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; 25 prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. 26 Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; 27 quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; 28 quando condensava le nubi in alto,quando fissava le sorgenti dell'abisso.

Isaia 7. 12. 18 7 Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo. 8 Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo.12 Io ho fatto la terra e su di essa ho creato l'uomo; io con le mani ho disteso i cielie do ordini a tutte le loro schiere.18 Poiché così dice il Signore, che ha creato i cieli; egli, il Dio che ha plasmato e fatto la terra e l'ha resa stabile e l'ha creata non come orrida regione, ma l'ha plasmata perché fosse abitata: «Io sono il Signore; non ce n'è altri.

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Amos 4, 13

13 Ecco colui che forma i monti e crea i venti, che manifesta all'uomo qual è il suo pensiero, che fa l'alba e le tenebre e cammina sulle alture della terra, Signore, Dio degli eserciti è il suo nome.

Salmo 8 2 O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. 3 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. 4 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, 5 che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? 6 Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato:7 gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,tutto hai posto sotto i suoi piedi; 8 tutti i greggi e gli armenti,tutte le bestie della campagna; 9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. 10 O Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Colossesi 1, 15-17 15 Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; 16 poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.17 Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.

Ebrei 11, 3 3 Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede.

Apocalisse 4, 11 11 «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose,e per la tua volontà furono create e sussistono».

Varie

DIO E’ PREESISTENTE ALLA MATERIA

Prv 8, 22-28 Sl 90, 2

DIO CREA IL CIELO, LA TERRA CON TUTTE LE CREATURE Gn 1, 1 Gn 2, 4 Gn 14, 19-22 Sl 33, 6 Sl 89, 12 Sl 95, 5 Sl 146, 6 Sir 24, 9

Is 40 12-28 Is 44, 24 Is 45, 18 Is 48, 13 Gr 10, 12 Sp 9, 2 Sl 135, 6

TUTTO E’ OPERE DELL’ONNIPOTENZA DIVINA

Il cielo e la terra Is 42, 2 Gli astri Sl 148, 2 Is 40, 26

La luce e le tenebre Is 45, 7 Gli uomini Ger 1, 27 Dt 4, 32 Es 28, 13-15 Le nazioni Sl 86, 9

I prodigi Es 34, 10 Nm 16, 30 Is 4, 5

OPERA CREATRICE DI DIO At 4, 24 Eb 11, 3 Ap 4, 11

CREAZIONE IN RAPPORTO A CRISTO Cl 1, 16 Ef 1, 4-10

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DIO SIGNORE DELLA NATURA

Mt 5, 45 Mt 11, 25 Mc 13, 19

DIO ORIGINE DI OGNI COSA Rm 1, 25 Rm 11, 36 1Cor 8, 6 Eb 1, 3

Eb 3, 4 Col 1.16

DIO HA FORMATO TUTTO Rm 9, 26 Ef 3, 9

“IN PRINCIPIO” “DAL PRINCIPIO DEL MONDO

Mt 13, 35 Mc 10, 6 Lc 11, 50 Gv 17, 5-24 Rm 1, 20 Ef 1, 4 Eb 9, 26 1Pt 1, 20 1 Gv 2, 13 Ap 13, 8 Ap 17, 8