La confessione in crisi - Calendario in... · 2014-01-08 · Prediche del cammino quaresimale...

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Prediche del cammino quaresimale dellanno 1999 comunit parrocchiale di Redona La confessione in crisi Ci L capitato di vivere, come cristiani, in un tempo di grandi cambiamenti. La cosa pu es- sere vissuta bene o male. Per qualcuno cL un disorientamento profondo. Per altri L la condi- zione di una riforma attesa da tanto. Per le stes- se persone alcune cose si trasformano serena- mente e positivamente, altre si succedono in maniera traumatica e inquietante. Anche allinterno di una piccola parrocchia le trasfor- mazioni epocali lasciano le loro tracce contrad- dittorie. Per molti parrocchiani, per esempio, la Messa L cambiata in meglio. La confessione in- vece sembra vivere una crisi irrimediabile. Proprio della crisi della confessione e del ma- lessere che provoca nei fedeli vorremmo discu- tere un po insieme. Per capire e interpretare senza miopie o strabismi ci che sta succeden- do e per trovare insieme nuovi cammini. Non possiamo credere che il cristianesimo, che di- mostra tanta vitalit anche nelle nuove condi- zioni di questa nostra civilt, non trovi i modi per rivitalizzare anche la confessione. A questo sforzo ci invitava anche il programma pastorale della nostra diocesi. Anche nella no- stra parrocchia abbiamo intrapreso un piccolo lavoro e ne abbiamo raccolto il succo nella pre- dicazione quaresimale. Dopo aver indicato i segni della crisi, abbiamo cercato di ricostruire la storia di questo sacramento, per dare uno sfondo adeguato ai cambiamenti attuali. Dopo di che ci L sembrato necessario approfondire il senso della confessione: riferendola, da una parte, al mistero della misericordia di Dio affi- data al segno della Chiesa e, dallaltra, al mi- stero del peccato delluomo. Infine abbiamo provato a indicare le opportunit e gli stru- menti che la Chiesa sta cercando per rivitaliz- zare questo sacramento in crisi. Di quella pre- dicazione riportiamo gli schemi, lasciando loro lo stile orale nel quale sono nati. Sono lo sfor- zo di rendere partecipe la comunit tutta di una problematica complessa, in un linguaggio semplice, che non evita per gli aspetti piø profondi e i problemi piø radicali. comunit redona 107

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Predichedel cammino quaresimale

dell�anno 1999comunità parrocchiale

di Redona

Laconfessione

in crisi

Ci è capitato di vivere, come cristiani, in untempo di grandi cambiamenti. La cosa può es-sere vissuta bene o male. Per qualcuno c�è undisorientamento profondo. Per altri è la condi-zione di una riforma attesa da tanto. Per le stes-se persone alcune cose si trasformano serena-mente e positivamente, altre si succedono inmaniera traumatica e inquietante. Ancheall�interno di una piccola parrocchia le trasfor-mazioni epocali lasciano le loro tracce contrad-dittorie. Per molti parrocchiani, per esempio, laMessa è cambiata in meglio. La confessione in-vece sembra vivere una crisi irrimediabile.Proprio della crisi della confessione e del ma-lessere che provoca nei fedeli vorremmo discu-tere un po� insieme. Per capire e interpretaresenza miopie o strabismi ciò che sta succeden-do e per trovare insieme nuovi cammini. Nonpossiamo credere che il cristianesimo, che di-mostra tanta vitalità anche nelle nuove condi-zioni di questa nostra civiltà, non trovi i modiper rivitalizzare anche la confessione.A questo sforzo ci invitava anche il programmapastorale della nostra diocesi. Anche nella no-stra parrocchia abbiamo intrapreso un piccololavoro e ne abbiamo raccolto il succo nella pre-dicazione quaresimale. Dopo aver indicato isegni della crisi, abbiamo cercato di ricostruirela storia di questo sacramento, per dare unosfondo adeguato ai cambiamenti attuali. Dopodi che ci è sembrato necessario approfondire ilsenso della confessione: riferendola, da unaparte, al mistero della misericordia di Dio affi-data al segno della Chiesa e, dall�altra, al mi-stero del peccato dell�uomo. Infine abbiamoprovato a indicare le opportunità e gli stru-menti che la Chiesa sta cercando per rivitaliz-zare questo sacramento in crisi. Di quella pre-dicazione riportiamo gli schemi, lasciando lorolo stile orale nel quale sono nati. Sono lo sfor-zo di rendere partecipe la comunità tutta diuna problematica complessa, in un linguaggiosemplice, che non evita però gli aspetti piùprofondi e i problemi più radicali.

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Come comportarsinei confrontidei peccatori?

Gesù disse: �Se il tuo fratellocommette una colpa, va� eammoniscilo fra te e luisolo; se ti ascolterà, avraiguadagnato il tuo fratello; senon ti ascolterà, prendi conte una o due persone, per-ché ogni cosa sia risoltasulla parola di due o tretestimoni. Se poi non ascol-terà neppure costoro, dilloall�assemblea; e se nonascolterà neanche l�assem-blea, sia per te come unpagano e un pubblicano. Inverità vi dico: tutto quelloche legherete sopra la terrasarà legato anche in cielo etutto quello che scioglieretesopra la terra sarà scioltoanche in cielo. In verità vidico ancora: se due di voisopra la terra si accorde-ranno per domandare qua-lunque cosa, il Padre mioche è nei cieli ve la conce-derà. Perché dove sono dueo tre riuniti nel mio nome,io sono in mezzo a loro� (Mt18,15-20).

La confessione in crisiDedichiamo tutto l�itinerario di Quaresima alla confes-sione. Sospendiamo per un momento altri lavori incorso nel cantiere pastorale della parrocchia: c�è unincendio. Attorno alla pratica della confessione si è sca-tenato un incendio che rischia di distruggerla. La diffi-coltà che tutti proviamo nel confessarci non può essereconsiderata solo una faccenda personale, un episodioindividuale; è una questione che riguarda tutta laChiesa e mette in gioco aspetti decisivi della fede edell�evangelizzazione. I fatti sono sotto gli occhi di tutti.Intere masse di persone si sono allontanate dalla confes-sione. I praticanti e gli impegnati si confessano meno econ maggiore difficoltà: il confessarsi è molte volte unadecisione volontaristica più che un momento significa-tivo del proprio cammino cristiano. E quando ci si con-fessa non si sa cosa confessare. Argomento della confes-sione è, spesso, la difficoltà stessa a confessarsi. Difronte a un fenomeno di questa portata dobbiamo aiu-tarci a fare una valutazione comunitaria; per capire, conserenità, cosa sta succedendo, e per ritrovare modinuovi di vivere con un po� di verità un aspetto cosìimportante della vita cristiana. L�obiettivo di questo iti-nerario è quello di esporre alla valutazione di tutta lacomunità alcune valutazioni e alcune proposte chepotrebbero permetterci di farci, della crisi, alcune idee ealcuni propositi comuni.

La nostra prima valutazione è che stiamo vivendo unprofondo mutamento nel nostro modo di confessarci,che, in qualche modo, cambia il modo di pensare Dio ela sua misericordia; il senso del peccato, il ruolo che laChiesa e il prete hanno nella riconciliazione; il modo dicelebrare il perdono. Un cambiamento così profondo �legato a mutamenti antropologici culturali per un versoe a mutamenti ecclesiologici e pastorali per un altro �non ci deve spaventare. È avvenuto altre volte nella sto-ria della Chiesa: in rapporto a grandi mutamenti diciviltà e al cambiamento di modelli di evangelizzazione,la Chiesa ha �inventato� e rinnovato il suo modo diaccogliere i peccatori e di celebrare la riconciliazione.

La prima di queste �rivoluzioni� o invenzioni pasto-rali avvenne quasi subito, nel II secolo: quando laChiesa introdusse la �penitenza� oltre al battesimo per�la remissione dei peccati�. Il cristianesimo da feno-meno di piccola minoranza stava diventando religionedi massa; non c�era più il fervore iniziale, né l�entusia-smo dei primi convertiti. Era abbastanza ricorrente ilfatto che dei cristiani battezzati assumessero atteggia-menti e gesti in contraddizione con la professione cri-stiana; o che, di fronte a difficoltà e persecuzioni, siripudiasse la propria identità cristiana. Quale atteggia-mento adottare nei confronti dei cristiani che con il loro

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I MIEI FIGLINON SI CONFESSANO PIÙ

I miei due figli da anninon si confessano più.Hanno fatto tutta la trafilaparrocchiale da ragazzi.Hanno frequentatol�oratorio. Non hannoniente contro la Chiesa.In certe occasionivanno anche a Messa.Ma della confessionenon vogliononeanche sentirne parlare.Trovano assurdo confessarei loro peccati a un prete.Cosa pensaredi una cosa del genere?Abbiamo sbagliato tuttonella nostra educazione?O c�è qualcosache sta travolgendotutte le tradizioni?

peccato avevano ferito profondamente il loro battesimoe la comunità cristiana? Nasce allora la disciplina peni-tenziale, un�istituzione �sacramentale� che costituisceuna ripresa del battesimo, una seconda zattera di sal-vezza. Tale disciplina consisteva in una confessionepubblica del peccato grave (peccati la cui gravità feriscel�identità della comunità cristiana: assassinio, adulterio,apostasia), cui seguiva un�esclusione medicinale dallacomunità e un cammino di penitenza svolto con il soste-gno della comunità; e infine la celebrazione della ricon-ciliazione svolta in un�azione liturgica importante, aPasqua, presieduta dal vescovo. Questo sistema peni-tenziale, interessante per molti aspetti, andò in crisi, sisvuotò per diverse ragioni; era troppo esigente e finivaper favorire una pratica che lo rimandava al momentodella morte; d�altra parte il diffondersi del cristianesimonelle campagne e nei villaggi non permetteva più uncammino comunitario significativo.

Si impose, con il tempo, un altro modello: quello della�confessione�. La sua origine è monastica. In un cristia-nesimo dominato dal monachesimo si diffonde la pra-tica della confessione delle colpe al fratello e l�uso del-l�ascolto e del consiglio spirituale per il progresso dellavita cristiana. Ovviamente questa pratica della confes-sione si differenzia dalla penitenza antica sia perché èreiterabile e frequente, sia perché si stacca dal battesimo,sia perché si svolge in maniera più individuale e privata.Nell�epoca del primo medioevo si diffuse la pratica dellapenitenza tariffata (alle colpe dettagliate corrisponde-vano penitenze precise), che ebbe un ruolo importantenell�educazione dei costumi oltre che della fede. Nelmedioevo maturo la confessione ebbe, anche in rapportoalla rinascita pastorale della Chiesa e ai movimenti spiri-tuali dei francescani e dei domenicani, un approfondi-mento importante. Nasce allora una nuova civiltà: demo-grafia crescente, sviluppo del commercio, espansionedelle città, avvento di una nuova borghesia di mercanti,scuole urbane e università, nascita del �soggetto�� Inuovi �manuali dei confessori� manifestano la preoccu-pazione culturalmente nuova di una valutazione più raf-finata dei peccati e di una maggiore valorizzazione delpentimento interiore. Questa crescente attenzione alledimensioni soggettive della colpa si accompagna aun�insistenza nuova sulla confessione per bocca. La con-fessione orale dei peccati al confessore assume il valoredi soddisfazione; la vergogna di dire i peccati è una peni-tenza, un�espiazione delle colpe. Questo va a giustificareun po� alla volta la pratica dell�assoluzione data almomento della confessione stessa, cioè prima della peni-tenza e della soddisfazione.

Come si vede, in questo nuovo dispositivo della con-fessione, è cambiato il senso del peccato, che ora è soprat-tutto peccato personale, il �peccato mortale�. È cambiato

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Si può far �penitenza�una volta sola

�Ho inteso certi dottori direche non c�è altra metanoia(conversione, penitenza) diquella che abbiamo fatto ilgiorno in cui siamo scesinell�acqua e abbiamo rice-vuto la remissione dei pec-cati�. Il Pastore mi disse:�Hai ben inteso. È così.Colui che ha ottenuto il per-dono dei peccati nel batte-simo non dovrebbe più pec-care, ma restare nell�inno-cenza� Il Signore, che cono-sce i cuori, ha previsto ladebolezza degli uomini e lagrande malizia del diavolo,ha avuto pietà della suacreatura ed ha istituito que-sta metanoia; mi ha datopotere su questa metanoia.Ma, se dopo questo appelloimportante e solenne qual-cuno, sedotto dal diavolo,commette un peccato, puòfare la sua metanoia unasola volta. Se cade di nuovonel peccato, anche se sipente non serve a niente; glisarà difficile vivere�(�Pastore� di Erma, IIsecolo).

il senso del sacramento, che non è più visto come unmomento che regola la vita della comunità e ripristina lasua santità, ma come risposta spirituale ai bisognidell�individuo che ha peccato, risposta sempre disponi-bile che perde il suo radicamento battesimale, acquistauna sua autonomia e diventa uno dei sette sacramenti,legandosi più strettamente alla pratica dell�eucaristia. Ècambiato anche il ruolo della Chiesa, che si riduce ormaia quello del prete che ascolta la confessione, impone unapenitenza-soddisfazione e dà l�assoluzione. L�atto dellaconfessione non ha più la forma di una celebrazioneliturgica. Quando poi si inventeranno i confessionali nelXVI secolo ci si confesserà privatamente nella navatalaterale o in qualche angolo della sagrestia.

Per completare il quadro di come la confessione è arri-vata a noi occorre aggiungere l�importanza che assumela confessione frequente o confessione di devozione, inepoca di cristianità. La confessione mensile o settima-nale diventa un elemento centrale della devozione, dellapietà personale. E la confessione si lega alla direzionespirituale: i buoni fedeli hanno il loro confessore. Ora ildispositivo sacramentale serve a due scopi: da unaparte, devozione e affinamento della coscienza;dall�altra, assoluzione dei peccati mortali. La confes-sione viene a trovarsi in uno statuto misto e incerto, trasacramentalità e spiritualità.

Ora, ai nostri giorni, questa pratica conosce una crisiprofonda. Il gesto per molti cristiani si è svuotato del suosignificato di fede esistenziale: è un rito vuoto. Ma, perrimediare a questa crisi, non basta un aggiustamento. Ètutto il sistema ad andare in crisi, in rapporto a profondimutamenti di mentalità e di cultura, in seguito all�affer-marsi di nuovi modi di vivere di cui non si vede più illegame con la fede e i suoi riti. Gli aspetti di fondo diquesto mutamento epocale li conosciamo: una letturascientifica che svuota il mondo e gli eventi di ognimistero e di ogni rimando simbolico; l�idea di un uomocome soggetto autonomo, attore della propria storia e delproprio destino, vincolato solo da ciò che accetta libera-mente, giudice esclusivo dei suoi desideri; un processo disecolarizzazione per cui la vita sociale non ha più al cen-tro la religione; la complessità dei processi della comuni-cazione che spezzetta la realtà, la rende intrecciata e com-plessa e infragilisce e smarrisce la coscienza� Tutto que-sto provoca la fede e la sua comunicazione da parte dellaChiesa a profondi cambiamenti. Ed è questo insieme difattori che spiega alla radice perché è difficile per l�uomod�oggi confessarsi; è difficile riconoscere il peccato, rife-rire il peccato alla Chiesa e, quindi, ritenere significativoil rito della confessione.

Questo è lo scenario della crisi, se non la si vuolridurre a un piccolo disagio personale o ad un aggiusta-mento celebrativo. In questione è l�uomo moderno, la

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PSICOTERAPIAE CONFESSIONE

Io ho sempre avutoproblemi di insicurezza edi depressione.Dopo anni penosi misono decisa a intraprendereuna psicoterapia.Ho scoperto tutto un miomondo misterioso.Quale commedial�inconscio può giocarealla coscienza!Questo trattamento mi hapermesso di progrediremolto di più che nonla pratica della confessione.Perché il metodo cattolicodella confessionenon si aggiorna?L�insegnamento della Chiesalo ha fatto in tanti campi.Perché non ha ancoramodificato una nozionecosì centralecome quella di peccato?

sua coscienza, il senso della colpa e il desiderio di unitàe di integrità che abitano il suo cuore e la sua storia. Inquestione è l�annuncio del vangelo cristiano della mise-ricordia e della conversione. In questione è un rinno-vamento coraggioso della confessione; la capacità dellaChiesa di trovare nuovi e significativi modi di celebrarela riconciliazione.

Perché confessarsi?Sulla situazione di crisi in cui si trova questa praticasiamo tutti d�accordo. Non sembra però che tuttivediamo alla stessa maniera la gravità di tale crisi. Moltisembrano addirittura pensare: è proprio così grave nonconfessarsi? Cosa si perde? Come se non si vedesse cosac�è dentro di così prezioso da convincerci a fare questopasso così difficile, e così poco evidente, se non equi-voco: rendere conto ad un altro dei miei peccati. Comemai devo rendere conto ad un altro?

Perché l�altro ci precede. Guardiamo i bambini: perchési confessano spontaneamente ai genitori? Perché nedipendono totalmente. Anche noi, uomini che diventatigrandi ci crediamo autonomi, non siamo in realtà iprimi: veniamo dopo. Siamo legati ad altri e radical-mente a un Altro che ci precede, ci apre la strada, siprende cura di noi, ci accompagna con un amore e unadedizione totali. C�è un Dio che è da sempre e per sem-pre a favore dell�uomo; che ha dedicato se stesso allacausa dell�uomo. Questo legame costitutivo nondipende da noi. Dio ha scelto di essere così: di esseregrazia per noi e non condanna. Ha scelto di crearci, sal-varci, giustificarci; di aver misericordia di noi. La graziaci precede. La nostra fatica a nascere, a diventareuomini, è sostenuta dal suo atteggiamento buono, dallasua volontà di star sempre unito all�uomo, dal suo irre-vocabile sì. Il sì di Dio all�uomo è Cristo. La grazia ha laforma di Cristo: lo �Sposo�, colui che, nel nome di Dio,cerca l�amicizia degli uomini, uno a uno, con la passioneper i più lontani, per i più deboli (bisognerebbe raccon-tare tutta la vita di Gesù�). La grazia di Cristo ha, radi-calmente, la forma della croce: della vicinanza di Dioalla condizione umana più debole e più lontana, cheviene visitata dalla sua promessa e dal suo perdono.L�ultimo gesto di Gesù su questa terra è stato la confes-sione del �buon ladrone� in croce.

L�antecedenza dell�Altro e della sua grazia: è questa lalogica profonda del sacramento. Esso pone oggettiva-mente, nel segno della Chiesa, questa antecedenza. Ilsacramento è anzitutto celebrazione del perdono, dellamisericordia, della riconciliazione di Dio. Se la mia fede

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Tariffe per la colpa

�La vera penitenza consistenel non commettere colpe enel pentirsi delle colpe com-messe. Ma, per la loro debo-lezza, molti, per non diretutti, contravvengono a que-sta regola; bisogna dunqueconoscere le tariffe peniten-ziali; il cui principio gene-rale è quello di fissare ladurata del digiuno a secondadella gravità della colpa.L�omicida digiunerà tre annia pane ed acqua, senza por-tare armi e vivrà in esilio.Dopo questi tre anni tornerànella sua patria e si metteràal servizio dei parenti dellavittima, sostituendo coluiche ha ucciso. Così potràessere riammesso alla comu-nione, secondo il giudiziodel suo confessore.Un laico che ha messoincinta la donna di un altro,avendo commesso adulterio,digiunerà tre anni. Non siavvicinerà alla propriadonna per tutto questotempo e pagherà al maritotradito l�indennità legaleprevista. Allora la sua colpasarà assolta dal confessore�.(�Penitenziale� di S. Colom-bano, VI secolo).

non mi porta a cogliere l�attrazione della grazia presentenel sacramento della confessione; se lo sento solo comeun dovere; se lo comprendo esclusivamente a partire dame� è logico resistergli. Perché devo andare a confes-sarmi? In realtà questo modo di sentire ha smarrito lalogica profonda del vangelo; occulta la rivelazione, sor-prendente e gioiosa, della grazia del perdono. È l�espres-sione di una crisi di fede.

D�altra parte la dimenticanza dell�antecedenza dellagrazia e del perdono non ci fa più cogliere un altroaspetto decisivo: la chiamata che la grazia ci fa a unaseconda nascita. Il vangelo della misericordia è la richie-sta di una vita nuova. Più radicalmente ancora, essofonda la possibilità per l�uomo di diventare come Diodesidera e sogna per lui; di non essere solo una creaturadi carne, ma di diventare �figlio di Dio�. La grazia e ilperdono di Dio ci danno la vita, la sua vita. Il vangelo èla rivelazione di una nuova nascita. Ricordate gli incon-tri e i dialoghi di Gesù nel vangelo: con Nicodemo, congli apostoli, con Zaccheo, con la samaritana? L�incontrocon Cristo è una chiamata alla conversione; un appello aseguirlo, a essere con lui, a entrare nel suo mistero.Diventare cristiani è convertirsi, nascere una secondavolta, entrare liberamente in un nuovo modo di vivereindicato da Cristo, in una vita secondo le beatitudini. Lafede cristiana è una conversione; e un battesimo: unessere immersi nella vicenda e nel mistero di Gesù, nellasua morte e resurrezione, nell�esistenza pasquale cheegli ci dona. Vivere da cristiani è incessantemente con-vertire un�esistenza istintivamente ripiegata e avida,impaurita e schiava, in un�esistenza pasquale che passaquotidianamente, attraverso la morte, verso la vita: unavita liberata e spesa nella dedizione e nell�amore.

Rispetto a questa chiamata noi ci scopriamo tutti i giornilontani e infedeli; e ci sentiamo ogni momento invitati allaconversione e alla �penitenza�. La penitenza: è il processocontinuo di conversione e di riconciliazione. È virtù fonda-mentale del cristiano: la vita cristiana, in quanto battesima-le, è vita di penitenza. La penitenza, prima di essere sacra-mento, è virtù. Troviamo qui un altro modo di capire la no-stra incomprensione del sacramento della confessione. Senon abbiamo il senso della nostra chiamata al vangelo, delnostro incontro con Cristo e dell�invito a seguirlo, a con-vertirci e a farci battezzare; se non ricordiamo più il nostrobattesimo e non siamo quotidianamente impegnati a cer-care cosa ci chiede l�essere cristiani� come faremo a co-gliere la nostra infedeltà, il nostro peccato e il nostro biso-gno di perdono e di riconciliazione? La crisi della confes-sione mette in luce la tiepidezza della nostra vita cristiana;la dimenticanza del nostro battesimo. Non ci ricordiamopiù del nostro battesimo. E il fatto di essere stati battezzatida bambini non ce ne garantisce più l�evidenza né il ricor-do. Noi siamo stati battezzati; ma ogni giorno dobbiamo

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DOVE COMINCIAIL PECCATO?

Ricordo che durantela mia adolescenzami vergognavo molto aconfessare sotto l�etichettadi �pensieri cattivi�degli atti confusidi cui sapevo soloche mi creavano un certosenso di colpa.Adesso sono grandee sposato; e sono più lucidosui diversi aspettidella mia vita sessuale.Ma faccio sempre faticaa valutare ciò che è peccatoe ciò che non lo è,sia riguardoalla contraccezione,sia riguardo ad argomentimeno discussi,ma non meno importanti,della mia vita affettivae sessuale.E trovo ancora piùimpensabile abbordareseriamente questioni cosìin confessione.Quando, raramente,mi confesso,queste cose non riesco a dirle.

vivere il nostro battesimo, convertirci alla fede e alla vitacristiana. Capita invece di dimenticarci del nostro battesi-mo; di assumere comportamenti in contrasto con le richie-ste del vangelo; di lasciarci trascinare da un mondo che at-torno a noi e dentro di noi ci mette in contrasto con il nostroessere cristiani. La grazia del perdono è irrevocabile; la ri-conciliazione con il nostro battesimo e con il nostro esserecristiani è sempre offerta: è il sacramento della riconcilia-zione, della penitenza, della confessione. In un segno sacrodella Chiesa si esprime e si realizza l�incontro tra la miseri-cordia di Dio che ci precede in Cristo e la nostra infedele ri-sposta; il cammino di penitenza dell�uomo peccatore el�iniziativa di grazia e di perdono di Dio compiuta in Cristoe che si rende presente nel gesto della Chiesa.

La Chiesa. Cosa c�entra la Chiesa? Perché andare aconfessare i miei peccati al prete? Render conto all�Altroche è Dio, ancora ancora� ma a un altro come me che èil prete! Ci troviamo invece di fronte al mistero e allagrazia della Chiesa. La grazia, la misericordia di Dio misono date in Cristo. L�incontro con Cristo, assente da noidopo la sua morte, è possibile solo nella mediazionedella Chiesa, nel corpo della sua comunità. Nel confes-sarmi a un prete è in gioco la mia fede nella Chiesa, ilmio essere cristiano. È in gioco la natura sacramentale �cioè corporea e comunitaria � del peccato e della ricon-ciliazione. Perché un�immersione nell�acqua davanti allacomunità per diventare cristiani nel battesimo? Perché ilgiorno del Signore mangiare il pane in assemblea perfare comunione? Perché confessarsi a un prete e allacomunità per essere riconciliati?� Si capisce perché èdifficile andare a confessarsi, se la Chiesa non fa piùparte della nostra fede. Per credere alla confessionebisogna credere � e come � alla Chiesa! Questo mette anudo il nostro battesimo, il nostro cammino cristiano, ilnostro vivere nella comunità lungo l�itinerario liturgico,nell�assemblea della domenica, nella lettura delle Scrit-ture, nella celebrazione dei sacramenti, nell�esperienzadi vita fraterna. E d�altra parte mette in discussione imodi in cui la Chiesa offre effettivi cammini di fede e diconversione, accoglie i peccatori e apre reali cammini diriconciliazione, annuncia il vangelo e il battesimo per ilperdono dei peccati, e celebra gesti significativi di con-fessione e di perdono.

Il senso del peccatoNella crisi della confessione è decisiva la crisi dramma-tica del senso del peccato. Cosa devo confessare? Nonho peccati da confessare. Ma cos�è poi �peccato�?

Certo misuriamo a fatica i cambiamenti profondi che

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Una novità intollerabile

�Siamo venuti a sapere chein certe chiese della Spagna ifedeli fanno penitenza deiloro peccati non seguendo lamaniera canonica, ma inmaniera scandalosa: ognivolta che hanno peccato gra-vemente chiedono di esserericonciliati dal prete. Perreprimere tale riprovevoleaudacia, la nostra santaassemblea ha decretato chesi darà la penitenzaseguendo la forma canonicastabilita dai nostri Padri; ecioè: colui che si pente dellesue colpe sarà privato dellacomunione e, inserito tra ipeccatori, riceverà l�imposi-zione delle mani. Compiutoil tempo dell�espiazione,sarà riammesso alla comu-nione, secondo il giudiziodel vescovo. Quanto a coloroche ricadono in colpe gravi,sia durante il tempo dellapenitenza, sia dopo la ricon-ciliazione, saranno puniticon tutta la severità pre-scritta dagli antichi canoni�(Concilio di Toledo del 589).

sono avvenuti, nel giro di pochi anni, nella nostracoscienza e nel nostro modo di vivere la fede, a propo-sito del peccato. Il quadro tradizionale delle pratiche edelle credenze, basato sulla legge di Dio e sull�autoritàdella Chiesa, dominato dalla colpa onnipresente, dalgiudizio incombente, dalla minaccia del castigo edell�inferno e da tutta una pastorale del controllo e dellapaura� ha lasciato il posto a un quadro basatosull�uomo, sulla sua autonomia, sulla realizzazione disé; a una concezione comprensiva e dolce verso la debo-lezza; a una relazione ecclesiale soprattutto di aiuto e diconfidenza; a una concezione della colpa come meccani-smo e come malessere. Viviamo in una cultura in cui èveramente difficile il senso del peccato e il riconosci-mento del valore del pentimento. Tipici della nostra cul-tura sono altri atteggiamenti. Per esempio, l�accusasociale rivolta alle cose che non vanno bene, a un maleche è sempre fuori di noi, alla ricerca dei colpevoli. Peresempio, la lettura della colpa come malessere da gua-rire, come versione psicologica e medicalizzata del pec-cato. Cos�è successo? È arrivato su di noi � come unrullo compressore � un mondo nuovo: una rivoluzionenella concezione dell�uomo. Basta pensare alle letturemarxiste e psicanalitiche della colpa (del sistema delsospetto e dei sintomi); o alle interpretazioni nuovedella complessità e del carattere sistemico dei comporta-menti umani; o alla rivoluzione copernicana della seco-larizzazione che ha tolto dal centro del mondo i grandiriferimenti religiosi e simbolici e ha spostato il senso delpeccato da un contesto teocentrico e legalista (peccatocome disobbedienza alla legge di Dio) a un contestoantropologico (disagio dell�uomo).

Il rischio che corriamo è quello di una banalizzazione,di una superficializzazione del senso del peccato: edell�uomo! Rischiamo di non prendere più sul serio laprofondità del male: il mistero del male; della bestia cheabita dentro di noi, sta accucciata alla nostra porta, pron-ta ad entrare ad ogni momento. Siamo abitati, nel profon-do, da una fragilità assillante e inquietante. Noi siamo ca-paci di violenza, di fare il male, di uccidere, di rovinaretutto, di volere e di fare la morte. Il male è in qualche mo-do una nostra dimensione costitutiva, originaria.

La nostra fede parla di �peccato originale�. E non èsignificativo che noi non ne teniamo più conto, non riu-sciamo più a credervi? C�è un peccato originale, dei�primi uomini� (v. Genesi), che è archetipale: ha lastessa struttura di ogni peccato che noi commettiamo:una disattenzione alla Parola di Dio, una falsificazionedelle intenzioni di Dio, una menzogna che si esprime inun cortocircuito delle mediazioni umane, in un rapportoinfantile, immediato, onnipotente con il lavoro, con iltempo, con la sessualità, con la morte; una volontà diingenua onnipotenza che, pretendendo di mangiare

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COME FAREA CONFESSARSI?

Mi capita ogni voltache cerco di andare aconfessarmi di chiedermi:ma cos�è la confessione?Come ci si deve confessaree accusare i propri peccati?È un dialogocon il prete o altro?Alcune volte ho sentitoanche spiegazioniinteressanti;ma capisco che non è tantouna faccenda da spiegare.È una questione pratica,da imparare facendo.Forse la Chiesadovrebbe prendere piùsul serio questa difficoltàe trovare modi,appuntamenti,aiuti per imparare insiemea confessarci.Per fare un esempio�banale�: nella miaparrocchianon è così facile trovareil prete per confessarsi.

tutto, di vedere e sapere tutto, distrugge, decrea, pro-duce la morte, altera l�altro invece di rispettarlo nellasua differenza, riconduce al caos e all�indifferenza�Quel peccato originale produce una situazione, unastruttura di peccato nella quale nasciamo. I peccati ditutti gli uomini � e i nostri � creano un mondo di pec-cato. Nel sistema complesso di relazioni e istituzionisociali nel quale siamo immersi per diventare uomini, ilpeccato ha preso corpo; per cui il mondo, lasciato allasua logica, non è spontaneamente orientato alla ricono-scenza della creazione e all�appello dell�amore. E questopesa sul nostro orientamento fondamentale nell�esi-stenza� Come si intuisce, è tutt�altro che banale ildiscorso cristiano sul peccato originale. La sua banaliz-zazione purtroppo cancella le profondità del drammaumano; e la sua straordinaria vocazione.

Sì, perché più grande della situazione di peccato è lavocazione della grazia. Più pesante del peccato è il pesodella grazia. Più originario del peccato è il dono dellamisericordia. È il senso di tutta la rivelazione cristiana: edi Cristo. È solo alla luce del disegno di grazia e di mise-ricordia che la fede cristiana parla di peccato. La solida-rietà di tutti gli uomini nel male sta nell�orizzonte di unapiù radicale e originaria solidarietà degli uomini nellasalvezza di Gesù Cristo. Dove ha abbondato il peccato hasovrabbondato la grazia. Il peccato è secondo; prima è lagrazia. Il peccato è una risposta sbagliata, cattiva, a unProgetto originario buono che vorrebbe fare dell�uomoqualcosa di grande; è un abbaglio, una falsificazione, unacattiva interpretazione, una menzogna; un miraggiodistruttivo: che rivela il nulla, la nientificazione, la morte.È una bugia, un imbroglio, che invita l�uomo a recitareciò che non è, a non fare i conti con la sua verità: che stanel credere: credere a ciò che l�Altro vuol fare di lui; cre-dere alla Parola di Dio e alla sua grazia; accogliere inobbedienza e gratitudine la vita come un dono da ricam-biare; e quindi rinunciare al possesso avido, alla pretesadi possedere la vita, alla violenta eliminazione dell�altro,al cedimento e alla paura. Il peccato è sempre, alla radice,una mancanza di fede; un taglio del legame fondatorecon la Parola di Dio, che si manifesta e si attua in unarelazione inautentica con gli altri e in un�esistenza rove-sciata: è un atteggiamento di morte e che produce lamorte (non si parla di �peccato mortale�?).

Oggetto di rivelazione, rifiuto dell�iniziativa di un Al-tro, il peccato ha una profondità insondabile: io non co-nosco fino in fondo la gravità del mio peccato e le sueconseguenze. Offesa dell�Altro e del suo dono, solo l�Al-tro, solo Dio può sapere fino in fondo cos�è il mio pecca-to. Per questo, nell�indicare il peccato ha un ruolo decisi-vo l�attività profetica e la correzione fraterna nella comu-nità dei fedeli. D�altra parte non conosciamo la profon-dità del peccato anche rispetto alla profondità non facil-

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Confessarsi almenouna volta all�anno

�Ogni fedele, dell�uno edell�altro sesso, quando avràraggiunto l�età della discre-zione, dovrà confessare isuoi peccati almeno unavolta all�anno al suo par-roco, e sforzarsi di com-piere, secondo le sue forze,la penitenza che gli saràimposta, e ricevere conrispetto almeno a Pasqua ilsacramento dell�eucaristia, ameno che su consiglio delproprio parroco e per unmotivo ragionevole pensi didoversi astenere per uncerto tempo. Diversamente,per tutta la vita gli si rifiu-terà l�ingresso in chiesa e,alla sua morte, sarà privatodella sepoltura cristiana.Questa disposizione saràspesso proclamata nellechiese, in modo che nessunopossa scusarsi invocandonel�ignoranza. Se qualcuno,per una ragione giusta,volesse confessare i suoipeccati a un altro prete,dovrebbe domandare e otte-nere il permesso al suo par-roco; senza il quale l�altroprete non potrebbe né assol-verlo, né legarlo� (ConcilioLateranense IV, XIIIsecolo).

mente sondabile della nostra responsabilità. L�uomo haun cuore: centro delle scelte decisive e dell�incontro conDio; centro profondo, nascosto, da cui escono tutti i suoiatti, buoni e cattivi. L�orientamento del cuore si esprimenegli atti; ma nessun atto e nemmeno la somma degli at-ti traducono totalmente il contenuto del cuore. Il cuore èil luogo di una libertà fondamentale capace di un�opzio-ne fondamentale in favore di Dio o contro di lui: opzioneche impegna la persona come un tutto. Ma questa opzio-ne radicale non può prendere corpo se non attraverso de-gli atti particolari che non esauriscono mai totalmente lalibertà fondamentale. Si può parlare, con Giovanni, del�peccato� e dei �peccati�. Quando il cuore di un uomo èmodellato dalla forza del peccato, la scelta fondamentaledella sua vita si svia da Dio, si parla di peccato mortale,di una vita tutta orientata dal rifiuto della Parola.

Ma come sapere con certezza l�orientamento del miocuore? Io posso conoscere solo i miei atti esterni; per giu-dicare la gravità del mio peccato devo fare un�interpreta-zione dei miei atti particolari come segni della situazionedel mio cuore. Alcuni segni o criteri per interpretare ilpeccato sono: la �trasgressione� delle leggi, delle regole,degli interdetti fondatori, i comandamenti, e delle leggidella società e della Chiesa; il �rimorso�, la sofferenzache provoca la situazione creata dal peccato; il contenutooggettivo dell�atto, più o meno grave. A proposito diquesta determinazione dei peccati materiali gravi, la tra-dizione e le scienze umane potrebbero essere ripensateper fornirci utili criteri di discernimento degli atti buoni(la fede e le virtù; un discorso serio sulle virtù aiuterebbemolto il discernimento e la costruzione morale e la lettu-ra del peccato) e degli atti cattivi (la lista dei vizi capitaliè ancora suggestiva: superbia come coltivazione del sen-so di onnipotenza e del narcisismo; invidia come rifiutodella differenza e voglia di appropriazione; ira come cat-tiva e violenta regolazione dell�aggressività; avarizia co-me rapporto avido e meschino con il denaro; gola comacattivo rapporto con l�oralità e saturazione avida dei de-sideri; lussuria come cattivo uso del corpo sessuato esfruttamento della differenza sessuale; accidia come ri-fiuto di volere e marasma spirituale�

Oh se i cristiani, invece di sorridere e banalizzare suqueste cose, si mettessero a lavorare e ad appassionar-si a queste grandi questioni della fede e del destinodell�uomo!

Il ruolo della ChiesaIn questa situazione di profonda crisi della confessionela Chiesa ha davanti un compito urgente e decisivo. Il

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UNA SCOPERTA:LA CONFESSIONECOMUNITARIA

Mi è capitato per casoalcuni anni fa, in occasionedella prima comunionedi mio figlio, di parteciparecon più attenzionead alcuni momentidel cammino quaresimalee della celebrazionedella settimana santa.E per la prima voltaho fatto l�esperienza dellacelebrazione comunitariadella confessione.È stata una piccola scoperta.Certo, non è che ho risoltotutti i miei problemicon la confessione.Ma ho cominciato a vedereil sacramentodella riconciliazione inun�altra maniera;e mi sono sentita piùsostenuta dalla comunità.

compito può essere indicato in tre direzioni: ritrovarela capacità di annunciare il vangelo della misericordia;convincere questo mondo del suo peccato; trovare effi-caci cammini di penitenza per chi si converte e chiededi celebrare la riconciliazione. La Chiesa si lamenta chela gente non viene più a confessarsi e non sa più cos�èil peccato. Dovrebbe piuttosto prendere atto di ciò chesta avvenendo: un certo modo spontaneo di confessarsitipico della cristianità non tornerà più. La fede � e il ri-ferire la vita alla Chiesa � non è più scontata; va pro-posta. Il sacramento non è più nella coscienza dellagente lo sbocco naturale di una vita ecclesiale; ma vaproposto, riguadagnato come momento significativodella fede. La fede, nella maggioranza dei casi, nonviene più spontaneamente praticata come un eventopuntuale, una condizione prerequisita per altri gesti sa-cramentali, magari in maniera legalista; ma dovrà es-sere momento significativo di un cammino di conver-sione che riguarda la vita, che richiede del tempo, chepassa attraverso tappe successive e conduce a un�effet-tiva comunione con la Chiesa. Si intuisce come per ar-rivare lì si deve riconsiderare tutta la faticosa costru-zione pastorale dell�appartenenza ecclesiale. Ma pro-viamo a vedere distintamente alcuni compiti che spet-tano alla Chiesa e che la Chiesa sta già effettivamentecercando di svolgere nella sua ricerca di rinnovamentodella pratica della confessione e nella pratica pastoralein genere.

Il primo compito è, evidentemente, quello di unannuncio efficace del vangelo della misericordia. Laprima condizione perché gli uomini d�oggi tornino aconfessarsi è che incontrino il vangelo. La qualità evan-gelica della predicazione e della testimonianza ecclesia-stica è la molla di tutto. Ora, la �predicazione� dellaChiesa appare troppo spesso spenta, bassa, moralistica,istituzionale: troppo umana, senza soffio evangelico,incapace di veicolare il gioioso annuncio della grazia ela richiesta seria della conversione. Per avere qualitàevangelica la predicazione della Chiesa dovrebbe avereil carattere di una proposta libera, disinteressata:l�offerta di un regalo più che una pretesa stizzita.Dovrebbe presentare l�evidenza di una novità, di unasorpresa, di una via nuova proposta all�esistenzadell�uomo. Dovrebbe portare con sé lo stupore di unagrazia, di una generosità smisurata e immeritata rivoltaall�uomo. Dovrebbe mostrare la forma di Cristo: l�incar-nazione della grazia, la via divina della misericordia perl�uomo e della chiamata dell�uomo a farsi discepolo efiglio. Solo a queste condizioni anche l�uomo d�oggipotrebbe sentirsi trafiggere il cuore e credere alla mise-ricordia che si dà nell�umile corpo di Cristo che è laChiesa. Se non c�è la forza di questa testimonianza e diquesto invito, come farà l�uomo di questa società secola-

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Il Concilio di Trento

�La Chiesa universale hasempre compreso che la con-fessione integra dei peccati èstata istituita dal Signore eche è necessaria di dirittodivino per tutti coloro chesono caduti dopo il batte-simo. Al momento di salireal cielo nostro Signore GesùCristo ha lasciato i sacerdotia tenere il suo posto comepresidenti e giudici ai qualideferire tutti i peccati mor-tali nei quali i cristiani fos-sero caduti; perché, in virtùdel potere delle chiavi, essipronunciassero la sentenzache rimette o ritiene i pec-cati...Devono perciò essere confes-sati dai penitenti tutti i pec-cati mortali di cui hannoconoscenza dopo un serioesame di coscienza� Quantoai peccati veniali� anche seè giusto e utile dirli in con-fessione, possono esseretaciuti senza che ci sia colpae possono essere espiati connumerosi altri rimedi� (Con-cilio di Trento, XVI secolo).

rizzata a sentire e a sapere che bisogna andare in chiesaa confessare i peccati?

Il secondo compito che spetta alla Chiesa in questasituazione che rende difficile cogliere il peccato è che ilsuo annuncio del vangelo sia capace di indicare una vitacoerente con il vangelo. La grazia del vangelo devemanifestarsi come vita, come possibilità di una vitavera, significativa per l�uomo d�oggi, come una riletturache interpreta l�esistenza. L�annuncio cristiano deveessere in grado di chiederci uno stile di vivere, una con-versione; se no, viene sentito come irrilevante. Ora, lapredicazione cristiana pecca troppo spesso di spirituali-smo (un generico richiamo a buone intenzioni) e dimoralismo (che dà come presupposto ciò che si devefare e si limita all�esortazione generica, al richiamo dellabuona volontà o al volersi bene). C�è tutto un lavoro dafare per favorire la formazione della coscienza moralecristiana: perché nella coscienza dei fedeli nascano con-vinzioni sul legame complesso che c�è tra fede e morale;perché sia compreso il funzionamento della morale edella responsabilità; perché si acquisiscano alcune cate-gorie interpretative dell�ethos civile e sociale in cuiviviamo; perché i cristiani vengano aiutati effettiva-mente nell�edificazione delle virtù e nella gestione delleleggi e delle norme della vita cristiana; perché la deter-minazione materiale dei peccati e dei vizi sia sostenutada un discernimento e da indicazioni comunitarie. Senon ci aiutiamo come comunità in questo lavoro che èdecisivo per riconoscere e determinare il peccato, diven-terà sempre più difficile confessare i peccati in chiesa.

Il terzo compito che tocca alla Chiesa: trovare celebra-zioni significative della penitenza e della riconcilia-zione; trovare i modi in cui la misericordia di Dio possaessere celebrata; e possa manifestarsi la vita nuova cheessa propone all�uomo. E qui si stanno intravedendo,nelle nostre comunità, alcuni luoghi significativi di que-ste celebrazioni e di tutto il lavoro richiesto per soste-nere il cammino penitenziale dei fedeli: luoghi cherichiedono una riflessione e un�invenzione comuni.Indichiamo alcuni di questi luoghi e nodi pastorali.

Il nodo del battesimo. Nelle nostre comunità manca ilsenso della novità cristiana e della conversione che lafede richiede; e quindi del peccato come infedeltà al bat-tesimo o della vita cristiana come continua conversioneo penitenza. In noi la dimensione battesimale è este-nuata; l�identità della nostra singolarità indebolita:anche per la debolezza di un�iniziazione cristiana cheavviene per trasmissione infantile, in una società secola-rizzata in cui la fede può solo essere scelta. Questo nonrende invalido il lavoro di iniziazione con i ragazzi; manon si può dare come scontato che gli adulti, in questotipo di società, ratifichino l�iniziazione avvenuta dabambini. Questo sta presentando alle nostre comunità

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SI HA IL DIRITTODI CAMBIARELA CONFESSIONE?

Vedo che qualcunosi confessaprendendo appuntamentoper un colloquiocon il prete.Alcuni vanno ancoranei confessionali della chiesa.Alcune volte all�annosi organizzanoconfessioni comunitarie.E poi il sacramento stessoha diversi nomi(segno che non si sabene cos�è?):lo si chiamava sacramentodella confessione;ora si riscopre che piùanticamentesi chiamava sacramentodella penitenza;e molti preferiscono oggichiamarlo sacramentodella riconciliazione.Ma si può cambiare cosìun sacramento?

l�attenzione a una pastorale di sistematica reiniziazione.Certo, l�aver recuperato la dimensione comunitaria dellacelebrazione dei battesimi, il coinvolgere i genitori neicammini di iniziazione dei figli sta aiutandoci a recupe-rare la dimensione battesimale della fede. Ma non basta.È decisivo tutto lo stile di far pastorale, di proporre lafede: in modo da rimotivare tutto alla radice, di faretutto come per persone che reiniziano da zero ad esserecristiane, di dare sempre ragione della propria fede difronte a un uomo critico che ti chiede sempre: �Per-ché?�.

Collegata alla centralità battesimale dell�esistenza cri-stiana è la centralità della Pasqua nella vita e nelle atti-vità della comunità. Muovere praticamente tutta unapastorale � l�anno liturgico, il programma pastorale, lacatechesi, i sacramenti � verso la Pasqua, vuol dire cen-trare la predicazione e la celebrazione cristiane sulmistero della misericordia e della riconciliazione; e vuoldire sostenere e plasmare la coscienza e la pratica deifedeli perché celebrino, �almeno a Pasqua�, il sacra-mento della riconciliazione.

Alla luce di questi criteri si comprende la sapienza ela decisività della domenica e della celebrazione setti-manale della Pasqua: assemblea eucaristica delladomenica, giorno del Signore e della sua comunità,giorno in cui si celebra la creazione e la redenzionedell�uomo: giorno dell�eucaristia e della riconciliazione.Il rito di penitenza e di confessione che apre l�eucari-stia ha un ruolo importante nel favorire la dimensionebattesimale e penitenziale della vita cristiana. E tuttala domenica, giorno di riposo dedicato all�opera ricon-ciliatrice di Dio creatore, si può dedicare a un�azionedi riconciliazione: con la famiglia, con gli amici, con ipoveri, con la città.

Come si vede è tutta la qualità della nostra vita eccle-siale ad essere in gioco nella crisi della confessione. Siintravede, anche da questo punto di osservazione, che laposta in gioco è la sorte del cristianesimo nelle nostresocietà; tale sorte è, alla radice, legata alla possibilità chele grandi questioni dell�uomo e di Dio (il peccato e lamisericordia) possano essere giocate sul piano delle pic-cole cose di Chiesa, quali sono la vita di una comunitàparrocchiale e la celebrazione dei sacramenti, anche diquel sacramento che sembra diventato così banale, che è la confessione.

Come confessarsiFin qui abbiamo cercato di comprendere le ragioni dellacrisi della confessione e le ragioni della fede a favore del

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Il nuovo ritualedella Penitenza

�La vittoria di Cristo sul pec-cato� risplende anzitutto nelbattesimo� nel sacrificio del-la Messa nel quale viene ripre-sentata la passione di Cristo, ilsuo corpo dato per noi e il suosangue per noi sparso in re-missione dei peccati� Più an-cora, il nostro Salvatore GesùCristo, quando conferì ai suoiapostoli e ai loro successori ilpotere di rimettere i peccati,istituì nella sua Chiesa il sa-cramento della Penitenza,perché i fedeli caduti in pecca-to dopo il battesimo riavesse-ro la grazia e si riconciliasserocon Dio.In molti e diversi modi il popo-lo di Dio fa penitenza e si con-verte. Prendendo parte, con lasopportazione delle sue pro-ve, alle sofferenze di Cristo,compiendo opere di miseri-cordia e di carità, e intensifi-cando, di giorno in giorno, lasua conversione secondo ilvangelo� Tutto questo laChiesa lo esprime nella sua vi-ta e lo celebra nella sua litur-gia, quando i fedeli si profes-sano peccatori e implorano ilperdono di Dio� Nel sacra-mento della Penitenza, poi, ifedeli ricevono dalla miseri-cordia di Dio il perdono delleoffese fatte a lui, e insieme siriconciliano con la Chiesa,che è stata ferita dal loro pec-cato, ma mediante la carità,l�esempio e la preghiera coo-pera alla loro conversione�(Premesse al Rito della Peni-tenza, 1974).

sacramento. Vogliamo ora provare a cercare insiemealcune indicazioni pratiche che ci aiutino e ci orientinoconcretamente. Certo, senza pretendere di trovare rego-line o formulari che risolvono tutto! Saranno le pratichedelle comunità e il nostro modo di essere Chiesa, da unaparte, e i cammini concreti della nostra coscienza e dellanostra cultura, dall�altra, a dare il volto concreto al no-stro modo di confessarci.

E incominciamo con una domanda: quando confes-sarci, e quante volte? Non si può dare una regola. Ilnumero, la quantità non sono decisivi; potrebbe anchebastare il battesimo se lo vivessimo con coerenza e san-tità; potrebbe bastare una sola confessione nella vita sefosse una vera conversione. Che conta è la qualità dellavita cristiana, battesimale e penitenziale; la fedeltà alnostro essere cristiani e al nostro essere Chiesa. Comun-que, il confessarsi deve venire da un�esigenza vera,legata alla propria vita di fede e alla propria infedeltà; alproprio peccato e al bisogno di �toccare� la Misericor-dia. E deve essere un�espressione significativa della vitadella Chiesa, del nostro legame con la Chiesa. Ecco i duecriteri che ci dicono quando confessarci: le nostrevicende personali e i momenti significativi della vitadella Chiesa.

In questo senso il riferimento alla Pasqua è il piùsignificativo. Pasqua è il momento culminante delmistero di Cristo e della Chiesa. Lì nasce il nostroessere cristiani e il nostro battesimo; lì convergonotutti gli itinerari e i cammini della comunità. La setti-mana santa e il cammino quaresimale sono unmomento forte. È del tutto spontaneo che la Chiesa ciinviti (ci �precetti�) ad accostare il sacramento dellapenitenza e della riconciliazione in questa occasione.Alcuni fedeli, spinti dalla tradizione e dalla memoriadel precetto, sentono il dovere di confessarsi almeno aPasqua; ma la pratica è spesso isolata e precettistica;non entra in un effettivo cammino di fede. Per moltifedeli la Pasqua e la Quaresima non hanno la forza diorientare e giustificare una confessione significativa.La confessione resta una pratica occasionale. Si stainvece facendo luce nella pratica delle nostre comunitàla centralità della Pasqua nel cammino cristiano; e peralcuni di noi sta diventando significativa una praticapenitenziale distesa su tutto il cammino dell�itinerarioe celebrata in un contesto più comunitario. Questa�nuova� prassi, su cui bisognerebbe lavorare concoraggio, propone due guadagni: anzitutto la confes-sione si inserisce in un effettivo periodo e cammino dipenitenza e di conversione; e poi il cammino è soste-nuto sistematicamente dalla comunità.

Questa centralità della Pasqua ha anche l�effetto divalorizzare la Pasqua settimanale e l�assemblea eucari-stica della domenica: il cui momento penitenziale e il

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LA CONFESSIONEL�HA PROPRIO VOLUTACRISTO?

Al catechismo ci dicevanoche Gesù Cristoaveva istituito il sacramentodella penitenzadicendo agli apostoli:�Ricevete lo Spirito Santo;a chi rimetterete i peccatisaranno rimessie a chi non li rimettereteresteranno non rimessi�(Gv 20,23).In una catechesi del mioparroco che presentavail sacramento e lasua storia,la faccenda è apparsamolto più complessa.Ma è vero che i sacramentisono stati istituitida Cristoo sono una creazionedella Chiesa,che quindi li può cambiarequando non funzionano più?

riposo conciliatore possono diventare il riferimentodecisivo del quotidiano cammino penitenziale.

Ovviamente, questo nucleo centrale della Pasqua edella domenica non elimina, anzi attira e ispira altrimomenti dell�anno liturgico e della nostra vita: peresempio il Natale al culmine dell�itinerario di Avvento;la ripresa del cammino pastorale dopo le vacanze; unpellegrinaggio, un lutto, un sacramento significativo infamiglia; una storia o un avvenimento rilevante� sonotutte occasioni che possono suggerire la pratica dellaconfessione sacramentale.

Ci sono poi avvenimenti e storie di coscienza che pro-pongono situazioni nelle quali la scelta cristiana è diffi-cile e conflittuale; che mettono in luce confusioni esmarrimenti; che suggeriscono salti di qualità nella pro-pria vita. E tra i fratelli, in comunità � preti o non � uncristiano può trovare un confronto, una correzione, unaricerca comune. Il colloquio spirituale, l�ascolto e il con-siglio che una volta si concentravano nella confessionedovrebbero trovare uno spazio.

Una cura specifica andrebbe data alla confessione chenasce dal desiderio di riconciliarsi per peccati gravi: unagrave ingiustizia, una violenza o un delitto, la rotturaunilaterale del matrimonio. Non si potrebbe pensareall�assoluzione dopo un cammino strutturato, più omeno lungo, che permetta alla persona di ritrovare,magari con l�accompagnamento di una persona o di ungruppo, un certo potenziale di vita ecclesiale ed evange-lica? Un altro caso potrebbe essere costituito dalla con-versione o dal ritorno di fedeli rimasti lontani per uncerto periodo dalla Chiesa; il loro allontanamento puòaver avuto molteplici cause psicologiche e sociali chenon ne fanno necessariamente un peccato grave dalpunto di vista soggettivo; ma dal punto di vista ogget-tivo la rottura è stata profonda. La confessione potrebbeessere una vera e propria reiniziazione, una nuova reim-mersione nel battesimo; e potrebbe avere un�accentuatadimensione comunitaria.

Infine, dobbiamo curare e migliorare il modo di cele-brare il rito �normale� della confessione individuale.Insieme dobbiamo imparare a confessarci meglio. Que-sto comporterà un�educazione dei fedeli. Ci sono duemodi abituali di confessarsi che sono da correggere: unoè quello dell�elenco secco dei peccati dichiarati meccani-camente, come qualcosa da pulire senza che vengamessa in discussione la responsabilità e l�impegno esenza che venga celebrata con un po� di riconoscenza lagrazia del perdono (alcune residue confessioni dei�pasqualini� sono di questo tipo). L�altro modo di con-fessarsi che sarebbe bene correggere è quello del collo-quio psicologico, invadente ed esclusivo di tutto ciò chenon riguarda la compiacenza quasi morbosa del peni-tente verso se stesso. D�altra parte un miglioramento

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Queste predichesono un�umile testimonianzadata: agli uominie alle donneche ancora si confessano;alla libertà di ricercache si può trovare nellaChiesa;e soprattutto alla vogliache il Dio di Gesù Cristoha di riconciliarsianche con gli uominidel nostro tempo.

della pratica della confessione comporterebbe una rie-ducazione dei preti, del loro ministero, della loro distri-buzione del tempo, dell�organizzazione del serviziodelle confessioni�

Intanto è, comunque, possibile una valorizzazionedel rito che viene molte volte trascurato se non massa-crato. Il rito comprende quattro parti e diverse poste ingioco. Primo: l�accoglienza. �Nel nome del Padre��,�Sia lodato Gesù Cristo��. La posta in gioco di questosaluto e di questa accoglienza reciproca è la dimen-sione ecclesiale del sacramento. L�assemblea e i ministri(nella confessione comunitaria) o il penitente e il preteformano una �cellula� di Chiesa che accoglie il Cristoche li riunisce. L�accoglienza reciproca (Mt 18) è ilsegno della presenza di Cristo. Si tratta di situarsi in-sieme (il prete non è solo di fronte al penitente, ma ac-canto a lui come suo fratello) nella Chiesa, comeChiesa, davanti al Signore in atteggiamento di pre-ghiera e di fiducia. Secondo: ascoltare la Parola di Dio.Il rito dovrebbe esprimere il primato che ha la Parola.Il dialogo di confessione è frutto di un ascolto della Pa-rola; è risposta a una chiamata di Dio. Prima di inter-rogare la propria coscienza per conoscere i peccati, ilpenitente è invitato ad ascoltare il cuore di Dio: è cosìche può scoprire ciò che lo separa da lui. Terzo: confes-sare l�amore di Dio insieme con il nostro peccato. Sic-come si tratta di ascoltare e accogliere Dio e il suodono, la prima reazione del penitente è un atto diamore, in risposta all�amore che Dio gli manifesta acco-gliendolo, parlandogli. Ed è proprio questa fiducia inDio che ama e perdona a liberare un�autentica confes-sione dei peccati e un vero desiderio di pentimento. Ilprete non solo ascolta la confessione dei peccati, maconfessa egli stesso l�amore di Dio, fa risuonare nelcuore del penitente la Parola di Dio, cerca con lui ilcammino di conversione. Quarto: �l�assoluzione�, ilgesto di riconciliazione della Chiesa. Si tratta di acco-gliere il perdono di Dio per esserne testimoni con i fra-telli. Prete e penitente si uniscono nella preghiera in cuisi esprime il segno sacramentale del perdono; il per-dono sgorga infatti dalla presenza di Cristo presentedove �due o tre sono riuniti nel suo nome�. Questomomento ha una dimensione missionaria: �Va� inpace�: il peccatore perdonato è mandato ai fratelli aportare frutti di riconciliazione.

Come si vede, la pratica della confessione nelle nostrecomunità è un cantiere aperto. Ricco di promesse e dipossibilità. Importante è non subire la crisi e lasciare chela fede si estenui, ma cercare invece nei cambiamenti chestanno avvenendo le condizioni per un rinnovamentoche può rendere la nostra fede più vivace ed autentica.