LA COMUNICAZIONE NON VERBALE · •rappresenta una sorta di “linguaggio del corpo” e, in quanto...

31
1 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006 Capitolo V. La comunicazione non verbale 1 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006 Capitolo V. La comunicazione non verbale 2 La comunicazione non verbale fra natura e cultura La comunicazione è un’attività complessa che fa riferimento a una molteplicità diversificata e contemporanea di differenti sistemi di significazione e di segnalazione Entro l’ambito della comunicazione non verbale (CNV), è compreso un insieme di fenomeni e di processi comunicativi, quali: le qualità prosodiche e paralinguistiche della voce, la mimica facciale, i gesti, lo sguardo, la prossemica e l’aptica, la cronemica, per giungere fino alla postura, all’abbigliamento e al trucco

Transcript of LA COMUNICAZIONE NON VERBALE · •rappresenta una sorta di “linguaggio del corpo” e, in quanto...

• •

• • 1

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

1

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

2

La comunicazione non verbale fra natura e culturaLa comunicazione è un’attività complessa che fa riferimento auna molteplicità diversificata e contemporanea di differentisistemi di significazione e di segnalazione

Entro l’ambito della comunicazione non verbale (CNV), ècompreso un insieme di fenomeni e di processi comunicativi,quali: le qualità prosodiche e paralinguistiche della voce, lamimica facciale, i gesti, lo sguardo, la prossemica e l’aptica, lacronemica, per giungere fino alla postura, all’abbigliamento e altrucco

• •

• • 2

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

3

Origine della CNV

Secondo la psicologia ingenua

• è più spontanea e “naturale” della comunicazione verbale, menosoggetta a forme di controllo volontario

• rappresenta una sorta di “linguaggio del corpo” e, in quanto tale,universale, esito dell’evoluzione filogenetica e regolato da precisiprocessi e meccanismi nervosi

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

4

La concezione innatista

Riferimento alla prospettiva di Darwin: le espressioni facciali sono il risultatodell’evoluzione della specie umana e, di conseguenza, hanno un caratteredi universalità

Prospettiva ripresa dalla teoria differenziale delle emozioni (Izard): leemozioni, attraverso l’esecuzione di programmi nervosi innati, producono laconfigurazione di determinate espressioni facciali e di movimenti corporei

La prospettiva innatista è una prospettiva biologica che enfatizza la rilevanza determinante del corredo

genetico e dei processi legati all’ereditarietà per spiegare i diversi sistemi di CNV, in particolare delle

espressioni facciali

• •

• • 3

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

5

La teoria neuroculturale

Esiste un “programma nervoso” specifico per ogni emozione, cheassicura l’invariabilità e l’universalità delle espressioni facciali

associate a ciascuna emozione (Ekman)

• Regole di esibizione (display rules): “interferenze” e modificazioniindotte dai processi cognitivi; sono culturalmente apprese; agisconoattraverso quattro modalità Intensificazione Attenuazione Inibizione Mascheramento

In ogni caso prevale la forza del“programma nervoso”, garantendo

una manifestazione e unriconoscimento automatico e

universale delle emozioni

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

6

La prospettiva culturalista

“ciò che è mostrato dal volto è scritto dalla cultura”

• La CNV è appresa nel corso dell’infanzia al pari della lingua

• Presenta variazioni sistematiche da cultura a cultura, dal sistemadei gesti alle espressioni facciali

• L’enfasi è posta sui processi di differenziazione, che conduconoa forme non verbali uniche ed esclusive

• Limite: relativismo culturale

• •

• • 4

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

7

La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura

Le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modouniversale a livello di specie umana sono organizzati in configurazioni

differenti secondo le culture di appartenenza

Si integrano processi elementari automatici con processivolontari e consapevoli

La variabilità della consapevolezza e del grado di controlloprocede lungo un continuum neurofisiologico, da manifestazioni

involontarie a manifestazioni pienamente consapevoli edesplicite

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

8

• La flessibilità e plasticità della CNV pongono le condizioni per lepossibilità di apprendimento di diverse modalità comunicative nonverbali

• Vengono attivati importanti processi di condivisione convenzionaleall’interno di ogni comunità di partecipanti; le predisposizionigenetiche sono declinate, di volta in volta, secondo linee eprocedure distinte e differenziate che conducono a modelli diversi e,talvolta, assai distanti fra loro sul piano dei sistemi non verbali diinterazione

• •

• • 5

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

9

Rapporto fra comunicazione verbalee comunicazione non verbale

L’atto comunicativo è prodotto dal comunicatore e interpretato daldestinatario sulla base di una molteplicità di sistemi di significazionee di segnalazione

Sistemi non verbali di significazione e segnalazione, cui unparlante deve fare riferimento assieme al codice linguistico

Ciascuno produce una specifica porzione di significato che partecipaalla configurazione finale del significato medesimo

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

10

DUE POSIZIONI ANTITETICHE

1.L’ipotesi della contrapposizione dicotomicafra linguistico ed extra-linguistico

Impostazione inizialmente meccanicistica e additiva: comunicazione =somma di componenti verbali e non verbali, autonome e non connessefra loro. Due prospettive:

• contributo essenziale delle componenti non verbali nellacomunicazione

• CNV = funzione di “ancella” rispetto al linguaggio (il verbale incidepoco sul piano del significato)

• •

• • 6

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

11

Differenze tra verbale e non verbale analizzate secondo tre assi:

A. Funzione denotativa vs. funzione evocativa

Verbale = denotazione

Funzione semantica: il linguaggiodesigna e veicola i contenuti (il

“che cosa” viene detto);informazione semantica

Non verbale = connotazione

Funzione espressiva: modalità concui le informazioni e i contenutisono veicolati (il “come” vienedetto); informazione affettiva

Ipotesi attualmente poco sostenibile e giustificabile: significato = convergenza di una molteplicità di

componenti (verbali e non verbali)

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

12

B. Arbitrario vs. motivato

Segno linguistico = arbitrario

Combinazione di un significantee di un significato; rapporto di

semplice contiguità

CNV = motivato

Gli elementi della CNV trattengonodegli aspetti della realtà che

intendono evocare; rapporto disimilitudine fra l’unità non verbale e

quanto viene espresso

Ipotesi messa in dubbio dallo studio sull’iconismo fonosimbolico: i suonidi una lingua, oltre al carattere di arbitrarietà, hanno anche una

funzione evocativa (onomatopee, sinestesie)

• •

• • 7

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

13

C. digitale vs. analogico

Codice linguistico = digitale

I fonemi sono tratti diacriticidistintivi e oppositivi

CNV = analogico

Gli aspetti non verbalipresentano variazioni continue

e graduate in modoproporzionale a ciò che

intendono esprimere

Non si tengono in debito conto i processi e le variazioniculturali e convenzionali sottese alla produzione e alla

regolazione della CNV; anche i sistemi non verbali presentano aspetti di arbitrarietà e sono influenzati dagli standard culturali

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

14

2.Autonomia e interdipendenza semanticadei sistemi non verbali

Concezione integrata fra gli aspetti verbali e quelli non verbali nelladefinizione del significato di un atto comunicativo

• Processo di interdipendenza semantica (sintonia semantica +pragmatica): garantisce l’unitarietà e la coerenza del significato

• Parimenti, ogni sistema è dotato di una relativa autonomia, in quantoconcorre in modo specifico e distinto a generare il profilo finale delsignificato

• •

• • 8

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

15

• Calibrazione situazionale: messaggio che idealmente coprele opportunità a sua disposizione, giungendo alla produzionedel “messaggio giusto al momento giusto”

• Efficacia comunicativa: capacità di individuare un percorsocomunicativo che massimizzi le opportunità e che minimizzi irischi contenuti all’interno di un’interazione

• Oscillazione del significato fra stabilità e instabilità; non vi èmai un significato completamente stabile o uno completamenteinstabile, ma un significato stabile che presenta aree diinstabilità

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

16

Il sistema vocale

La voce manifesta e trasmette numerose componenti di significatooltre alle parole

• Nell’atto di pronunciare una parola, assieme agli elementi linguisticisono intrinsecamente associati gli aspetti prosodici dell’intonazione equelli paralinguistici del tono, del ritmo e dell’intensità dell’eloquio

• La sintesi degli aspetti vocali verbali e non verbali costituisce l’attofonopoietico [Anolli e Ciceri] Riferimento al canale vocale-uditivo: richiede una quantità minima dienergia fisica, consente la trasmissione e ricezione dei segnali adistanza, assicura un feedback completo e ha una rapidaevanescenza

• •

• • 9

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

17

Le componenti della comunicazione vocale

La voce è una sostanza fonica, composta da una serie di fenomeni eprocessi vocali

1. I riflessi (lo starnuto, la tosse ecc.), i caratterizzatori vocali (il riso, ilpianto ecc.) e le vocalizzazioni (le “pause piene”)

2. Le caratteristiche extra-linguistiche (caratteristiche anatomichepermanenti ed esclusive dell’individuo): organiche e fonetiche

3. Le caratteristiche paralinguistiche (insieme delle proprietà acustichetransitorie che accompagnano la pronuncia di un enunciato e chepossono variare da situazione a situazione)

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

18

Le caratteristiche paralinguistiche

Determinate da diversi parametri

i. Il tono: frequenza fondamentale (Fº) della voce; l’insieme delle variazioni ditono determina il profilo di intonazione

ii. L’intensità: volume della voce; è connessa con l’accento enfatico

iii. Il tempo: determina la successione dell’eloquio e delle pause; comprendela durata (tempo necessario per pronunciare un enunciato, comprese lepause), la velocità di eloquio (numero di sillabe al secondo comprese lepause), la velocità di articolazione (numero di sillabe al secondo escluse lepause), la pausa (sospensione del parlato: pause piene = uso divocalizzazioni tipo mhm, ehm ecc.; pause vuote = periodi di silenzio)

• •

• • 10

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

19

Atto fonopoietico

Due componenti:

1. componente vocale verbale (o linguistica):a. la pronuncia di una parola o frase (fonologia)b. il vocabolario (lessico e semantica)

2. componenti vocali non verbali: determinano la qualità dellavoce di un individuo; “impronta vocalica” generata dall’insiemedelle caratteristiche extra-linguistiche e paralinguistiche

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

20

La voce delle emozioni

Importanza delle proprietà vocali per esprimere le emozioni

1.Fase di encoding

Analisi e misurazione dei correlati acustici dell’espressione vocaledelle emozioni (Anolli e Ciceri)

Ogni emozione è caratterizzata da un preciso

e distintivo profilo vocale

• •

• • 11

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

21

2.Fase di decoding

Capacità del destinatario di riconoscere e di inferire lo stato affettivo edemotivo del parlante prestando attenzione soltanto alle suecaratteristiche vocali

Accuratezza media di riconoscimento pari al 60%

Sono più facilmente identificabili le espressioni vocali delle emozioninegative, rispetto a quelle delle emozioni positive: le prime sono piùstrettamente connesse con le condizioni della sopravvivenza degliindividui

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

22

Il silenzio

Modo strategico di comunicare. Il suo significato varia con le situazioni, con le relazioni e con la cultura di riferimento

Il valore comunicativo del silenzio è da attribuire alla sua ambiguità

• Legami affettivi (unione/separazione)

• Funzione di valutazione (approvazione/disapprovazione)

• Processo di rivelazione (trasparenza/opacità)

• Funzione di attivazione (concentrazione/dispersione mentale)

• •

• • 12

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

23

Regole del silenzio: insieme complesso di standard sociali chegovernano il silenzio

situazioni sociali in cui la relazione fra i partecipanti è incerta,poco conosciuta, vaga o ambigua

situazioni sociali in cui vi è una distribuzione nota easimmetrica di potere sociale fra i partecipanti

Il silenzio presenta importanti variazioni culturali

1. Culture occidentali (individualistiche): silenzio = minaccia,mancanza di cooperazione per la gestione dellaconversazione

2. Culture orientali (collettivistiche): silenzio = indicatore difiducia, di confidenza, di armonia e di intesa

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

24

Il sistema cinesico

Comprende i movimenti del corpo, del volto e degli occhi

I nostri movimenti implicano la produzionee la trasmissione di significati

• •

• • 13

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

25

La mimica facciale

Movimenti del volto: sistema semiotico privilegiato; manifestazione dideterminati stati mentali del soggetto, esperienze emotive, atteggiamentiinterpersonali

1.Ipotesi globale delle espressioni facciali

Le configurazioni espressive del volto per manifestare i diversi statiemotivi sono gestalt unitarie e chiuse, universalmente condivise,

sostanzialmente fisse, di natura discreta, specifiche per ogniemozione e controllate da definiti e distinti programmi neuromotori

innati

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

26

Teoria neuroculturale

Ekman, due livelli di analisi

Livello molecolare

Movimenti minimi e distinti deinumerosi muscoli che

consentono l’elevata mobilità edespressività del volto; regola

l’azione del programma nervosomotorio

Livello molare

Configurazione finale risultante; simanifesta nell’assumere una

determinata espressione faccialecome corrispondente a una data

esperienza emotiva; regole diesibizione e modificazionedell’espressione emotiva

• •

• • 14

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

27

Facial Action Coding System

(FACS, Ekman e Friesen):

Sistema di osservazione e di classificazione di tutti i movimenti faccialivisibili in riferimento alle loro componenti anatomo-fisiologichecorrispondenti

Continuum indifferenziato dei movimenti facciali: 44 unità di azione(AU) analisi di oltre 7000 movimenti ed espressioni facciali in tuttele loro combinazioni

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

28

Ipotesi globale + teoria neuroculturale

Corrispondenza isomorfa fra le espressioni facciali delle emozioni e iprogrammi neuromotori corrispondenti

Limiti:

• non sono in grado di precisare i programmi neuromotori

• le componenti molecolare e molare costituiscono due componentidistinte, non confondibili tra loro

• la teoria neuroculturale è una teoria bifattoriale (fattore genetico +fattore culturale), di natura meccanicistica e additiva, che si limita a“combinare” e ad accostare semplicemente insieme questi duefattori

• •

• • 15

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

29

2. Ipotesi dinamica delle espressioni facciali

Processo sequenziale e cumulativo presente in ogni espressionefacciale; risultato della progressiva accumulazione e integrazione

dinamica degli esiti delle singole fasi della valutazione dellasituazione interattiva ed emotiva

• Espressioni facciali = configurazioni motorie momentanee, dotate diuna elevata flessibilità e variabilità, in grado di adattarsi attivamentee in continuazione alle condizioni contingenti della situazione

• Assumono un valore modale, essendo ricorsive e presentando unacerta uniformità in riferimento alle interazioni comunicative

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

30

3. Il valore emotivo vs. comunicativodelle espressioni facciali

A. Prospettiva emotiva (Ekman e Izard)

• Isomorfismo fra emozione ed espressione facciale

• Semantica delle espressioni facciali (Wierzbicka)o Le espressioni facciali manifestano un significato oggettivo e

invariante, indipendente dal contesto e universalmente intelligibileo Tale significato è di natura iconica, generato dalla combinazione

componenziale di otto unità motorie minime, su base autoriferita

• •

• • 16

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

31

Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità

Ricerca a sostegno della prospettiva emotiva:

• Friesen: ripresi di nascosto, soggetti americani e giapponesihanno prodotto espressioni facciali simili in risposta ai medesimistimoli

Ricerca a sostegno dell’ipotesi dell’universalità:

• Ekman e Friesen: soggetti appartenenti a culture diverse hannopresentato valori simili e concordanti nella capacità di riconoscerele emozioni attraverso le corrispondenti espressioni faccialivolontarie (o mimate)

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

32

Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità (continua)

Limiti di queste ricerche:

• il materiale usato come stimolo accentua i movimenti facciali inmodo stereotipato

• si è fatto ricorso a un disegno sperimentale within-subject chefavorisce l’addestramento e l’apprendimento

• i soggetti dovevano scegliere la loro risposta entro un elencolimitato di etichette emotive; una “scelta forzata” che aumenta dimolto la percentuale delle risposte corrette rispetto alla tecnicadella “scelta libera”

• è probabile che i soggetti preletterati siano stati influenzati daifeedback forniti dai mediatori culturali

• •

• • 17

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

33

• Ipotesi dell’universalità minima (Russel e Fernández-Dols)

Esiste un certo grado di somiglianza fra le culturenell’interpretazione delle espressioni facciali, senza tuttavia

prevedere un sistema innato di segnalazione degli statipsicologici, anche se si riconosce la probabilità che in certe

condizioni si possano compiere inferenze accurate

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

34

B.La prospettiva comunicativa

Le espressioni facciali hanno un valore eminentemente comunicativo,poiché manifestano agli altri le intenzioni del soggetto in base alcontesto

• Valore sociale intrinseco delle espressioni facciali: consentono dicomunicare agli altri in maniera flessibile i propri obiettivi e interessi

• Socialità implicita: le persone producono espressioni sociali anchequando sono da sole, in quanto si è sempre in presenza di un uditorioimplicito

• •

• • 18

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

35

• Dissociabilità fra interno (esperienza soggettiva) ed esterno(manifestazione)

• Scompare la distinzione fra espressione “autentica” (suscitata inmodo automatico dal programma nervoso corrispondente) edespressione “falsa” (generata dall’intervento delle regole diesibizione per motivi culturali)

• Importanza fondamentale del contesto

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

36

Il sorriso

Secondo numerosi studiosi (Darwin; Ekman): sorriso = espressioneuniversale di un’esperienza più o meno intensa di gioia

Secondo ricerche più recenti (Fernández-Dols): il sorriso non ha unlegame né necessario né sufficiente con le emozioni, bensì èstrettamente connesso con l’interazione sociale

• Sorriso = promotore dell’affinità relazionale (impiegato al fine distabilire e mantenere una relazione amichevole con gli altri)

• Sorriso = regolatore dei rapporti sociali (la sua frequenza e intensitàsono governate dal potere sociale e dal genere)

• •

• • 19

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

37

Lo sguardo

Il contatto oculare (o sguardo reciproco) aumenta l’attivazionenervosa in molte specie, compresa quella umana

Passo fondamentale per l’avvio di qualsiasi rapporto interpersonale

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

38

1. Sguardo e conversazione

Nelle culture occidentali

• serve per inviare e raccogliere informazioni, nonché peracquisire il feedback del partner

• Segnale efficace per gestire la regolazione dei turni

• segnale di appello (disposizione a iniziare un’interazione)

• Funzione di sincronizzazione (evitare le sovrapposizioni)

• Funzione di monitoraggio (controllare l’interazione con il partner)

• Funzione di segnalazione (manifestare le proprie intenzioni)

• •

• • 20

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

39

2.Lo sguardo e la gestione dell’immagine personale

Sguardo = segnale comunicativo efficace per generare e gestire undeterminato profilo della propria immagine personale

• Chi guarda il partner dimostra maggiore competenza generale

• Serve a regolare il rapporto di vicinanza o di distanza con le altrepersone nella gestione dell’intimità

• Favorisce la cooperazione, facilitando la comunicazione di intentipositivi di condivisione

• È un segnale potente per chiedere e ottenere il consenso alproprio punto di vista

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

40

• Anche le emozioni sono correlate con lo sguardo (emozionipositive = incremento del contatto oculare; emozioni negative= abbassamento e distorsione dello sguardo)

• Differenze di genere nella gestione dello sguardo (“modalitàfemminile” dello sguardo = natura espressiva e relazionale;“modalità maschile” = natura informativa e strumentale)

• •

• • 21

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

41

3. La fissazione oculare: sguardo prolungato e duraturo fradue persone che non può essere ignorato

• Può avere valore di minaccia e di pericolo

• È caratteristico delle situazioni di seduzione e di innamoramento;altri segnali di attrazione sessuale sono:• lo “sguardo laterale”• la dilatazione della pupilla

• Nelle conversazioni asimmetriche, chi è in una posizione dipotere tende a guardare di più e più a lungo l’interlocutore chenon viceversa

• Differenze culturali nel prolungamento dello sguardo

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

42

I gesti

Azioni motorie coordinate e circoscritte, volte a generare unsignificato e indirizzate a un interlocutore, al fine di raggiungere

uno scopo

1.Tipologia dei gesti• Gesticolazione (o gesti iconici o lessicali): “illustratori” o “gestiideativi”; accompagnano l’azione del parlare; scarsamenteconvenzionalizzati (sono idiosincratici)• Pantomima: rappresentazione motoria e imitazione di azioni, discene o di situazioni• Emblemi (o gesti simbolici): “gesti semiotici”; sono notevolmenteconvenzionalizzati e codificati

• •

• • 22

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

43

• Gesti deittici: movimenti, di norma compiuti con l’indice, perindicare un certo oggetto, una direzione o un evento a distanza

• Gesti motori (o percussioni): movimenti semplici, ripetuti insuccessione e ritmici; possono accompagnare il discorso o essereprodotti da soli

• Linguaggio dei segni: sistema dei segni impiegato dai sordomuti;ha le proprietà di un linguaggio vero e proprio in termini diarbitrarietà nella relazione fra segno e referente

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

44

2.Gesti e parole

Gesti = parte integrante del discorso

• Modo spaziale di rappresentazione simbolica

• Integrano il percorso proposizionale del significato attivato dallinguaggio

• I gesti iconici (o lessicali) contribuiscono a rendere più preciso ecompleto il significato di un enunciato

• Possono aggiungere importanti porzioni di significato alle parole

• Svolgono un’azione pragmatica nei confronti dell’enunciato

• •

• • 23

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

45

3. Gesti e culture

I gesti presentano rilevanti variazioni culturali, soprattutto inriferimento agli emblemi e al linguaggio dei segni

• Per esempio, il gesto della mano a borsa, pressochésconosciuto in Inghilterra, ha un significato di interrogazione eperplessità nell’Italia meridionale, significa buono in Grecia,lentamente in Tunisia, paura nella Francia meridionale e moltobello presso alcune comunità arabe

• Per quel che riguarda i gesti iconici (o lessicali), gli italiani delsud, per esempio, fanno ampio uso di gesti fisiografici, mentre gliebrei di lingua yiddish impiegano gesti ideografici

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

46

Il sistema prossemico e aptico

Sistemi di contatto

prossemica

Percezione, organizzazione e usodello spazio, della distanza e delterritorio nei confronti degli altri

aptica

Insieme di azioni di contattocorporeo con un altro

• •

• • 24

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

47

Prossemica e territorialità

L’uso dello spazio e della distanza implica un equilibrioinstabile fra processi affiliativi (di avvicinamento) ed esigenze

di riservatezza (di distanziamento)

Gestione della propria territorialità

• Territorio: area geografica che assume risvolti e significatipsicologici nel corso degli scambi di comunicazione

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

48

Prossemica e territorialità (continua)

Regolazione della distanza spaziale = buon indicatore della distanzacomunicativa fra le persone. Diversi tipi di distanza

• Zona intima (fra 0 e 0,5 m circa): distanza delle relazioni intime

• Zona personale (fra 0,5 e 1 m circa): area invisibile che circonda inmaniera costante il nostro corpo

• zona sociale (fra 1 e 3,5/4 m): distanza per le interazioni menopersonali

• Zona pubblica (oltre i 4 m): distanza tenuta in situazioni pubblicheufficiali

• •

• • 25

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

49

Prossemica e territorialità (continua)

Differenze culturali nella prossemica

Cultura della distanza

La distanza interpersonale ègrande, angolazione obliqua e

ogni riduzione spaziale èpercepita come invasione

Cultura della vicinanza

La distanza interpersonale èridotta, angolazione diretta e la

distanza è valutata comefreddezza e ostilità

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

50

Aptica

Sequenze di contatto reciproco

Due o più azioni di contattocompiute in modo reciproco nel

corso della medesima interazione

Contatto individuale

Unidirezionale e rivolto da unsoggetto a un altro

L’aptica e il contatto corporeo

Azioni di contatto corporeo nei confronti degli altri

• •

• • 26

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

51

• Nei rapporti amorosi, il contatto corporeo invia messaggi di affetto, dicoinvolgimento e di attrazione sessuale; in pubblico, assume il valorecomunicativo di segno di legame

• Il contatto corporeo può comunicare una relazione di dominanza e di potere

• In numerose circostanze il contatto fisico è regolato attraverso rituali che viattribuiscono uno specifico significato legato al contesto d’uso

• Il contatto corporeo ha una molteplicità di effetti, spesso fra loro contrapposti

• Esistono rilevanti differenze culturali (culture del contatto, come quella arabae latina vs. culture del non contatto, come le culture nordiche, quellagiapponese e quella indiana)

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

52

Il sistema cronemico

Modo con cui gli individui percepiscono e usano il tempo perorganizzare le loro attività e per scandire la propria esperienza

La cronemica, che fa parte della cronobiologia, è influenzata dairitmi circadiani (= cicli fisiologici e psicologici del soggetto nelperiodo delle 24 ore

• Cicli infradiani (ciclo superiore a un giorno)

• Cicli ultradiani (diversi cicli al giorno)

• •

• • 27

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

53

Il sistema cronemico (continua)

La configurazione temporale dei ritmi circadiani è determinata daagenti sincronizzatori ambientali

• I ritmi circadiani sono influenzati dall’azione di un orologio biologicointerno (orologio circadiano) che va più lentamente quando non ègovernato dai fattori ambientali

• Presentano rilevanti variazioni connesse con i fattori socioculturali(sincronizzatori)

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

54

Culture veloci

Prospettiva temporale orientataal futuro, qualificata dalla

pianificazione di un traguardo amedio e a lungo termine(obiettivo distale); vincoli

temporali molto forti,favoriscono un’organizzazione

delle attività secondo unascansione temporale che

prevede di realizzare un’attivitàper volta (monocronia)

Culture lente

Prospettiva temporale orientata alpassato (tradizione) e al presente,

senza l’esigenza di unaprogrammazione anticipata che

comprenda un esteso arcotemporale (obiettivi prossimali); lamodesta suddivisione dei lavori e

la limitata specializzazione deltempo consentono la compresenza

di diverse attività svolte nelmedesimo tempo (policronia)

Il sistema cronemico (continua)

• •

• • 28

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

55

Le funzioni della comunicazione non verbale

La metafunzione relazionale della comunicazione non verbale

La CNV partecipa in modo attivo e autonomo a produrre ilsignificato di qualsiasi atto comunicativo

La CNV fornisce una rappresentazione spaziale e motoriadella realtà, non una rappresentazione proposizionale

Risulta poco idonea a definire e a trasmettere conoscenze

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

56

• Grado limitato di convenzionalizzazione: CNV viene lasciata a formedi apprendimento latente e implicito

• Alla CNV è affidata la componente relazionale della comunicazione:“che cosa” è comunicato (componente proposizionale); “come” ècomunicato (componente relazionale)

• I segnali non verbali servono a generare e a sviluppare unainterazione con gli altri (metafunzione della CNV)

• Sono fondamentali per mantenere e rinnovare le relazioni nel corsodel tempo

• •

• • 29

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

57

• Sono particolarmente efficaci nel cambiare una relazione in corso; ilcambiamento psicologico delle relazioni passa in modo prevalenteattraverso il cambiamento dei segnali non verbali

• Sono utili per gestire e regolare l’estinzione di una relazione,intervenendo nel processo di mediazione per la separazione

• I segnali non verbali incidono profondamente sulle relazioni anche insituazioni particolari come quelli di acquisizione e fusioneorganizzativa (merging)

• L’efficacia relazionale della CNV dipende dalla stretta connessioneche esiste fra interazione e relazione

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

58

Le principali funzioni psicologichedella comunicazione non verbale

1. La manifestazione delle emozioni e dell’intimità

La CNV serve a esprimere le emozioni

I sistemi della CNV presentano

• un certo grado di universalità: i movimenti sottesi ai segni nonverbali sono governati da strutture e meccanismi neurobiologicigeneticamente definiti

• Un certo grado di variabilità: differenze di cultura, di personalitàe di contesto

• •

• • 30

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

59

• I sistemi non verbali possono variare da un grado assai ridotto dicontrollo dei processi comunicativi a un grado elevato di volontarietà

• La CNV svolge una funzione fondamentale nelle relazioni di intimità,quando la distanza interpersonale diventa ridotta

• Aumenta la frequenza e l’intensità dei sorrisi, lo spazioprossemico si riduce, la voce diventa flessibile, modulata e calda, ilritmo degli scambi è più sincronizzato

• In una relazione deteriorata, tesa e conflittuale, si usano segnali nonverbali stilizzati e stereotipati, spesso formalizzati, improntati alladistanza, rigidità, incomprensione ed evitamento

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

60

2. Relazione di potere e persuasione

La CNV serve a definire e mantenerela relazione di dominanza

Più che alle parole, il potere è affidato alla CNV

• Territorialità: chi è dominante segnala la sua posizione conun uso attento dello spazio in termini di quantità e di qualità

• •

• • 31

Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006

Capitolo V. La comunicazione non verbale

61

Relazione di potere e persuasione (continua)

Anche il processo di persuasione è influenzato dall’impiego diuna serie di segnali non verbali

Per avere maggiori probabilità di successo nella comunicazionepersuasiva occorre

• guardare spesso l’interlocutore• toccarlo lievemente ogni tanto• non tenersi distanti da lui• vestire in modo convenzionale o elegante

•??????