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Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006
Capitolo V. La comunicazione non verbale
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LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2006
Capitolo V. La comunicazione non verbale
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La comunicazione non verbale fra natura e culturaLa comunicazione è un’attività complessa che fa riferimento auna molteplicità diversificata e contemporanea di differentisistemi di significazione e di segnalazione
Entro l’ambito della comunicazione non verbale (CNV), ècompreso un insieme di fenomeni e di processi comunicativi,quali: le qualità prosodiche e paralinguistiche della voce, lamimica facciale, i gesti, lo sguardo, la prossemica e l’aptica, lacronemica, per giungere fino alla postura, all’abbigliamento e altrucco
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Capitolo V. La comunicazione non verbale
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Origine della CNV
Secondo la psicologia ingenua
• è più spontanea e “naturale” della comunicazione verbale, menosoggetta a forme di controllo volontario
• rappresenta una sorta di “linguaggio del corpo” e, in quanto tale,universale, esito dell’evoluzione filogenetica e regolato da precisiprocessi e meccanismi nervosi
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La concezione innatista
Riferimento alla prospettiva di Darwin: le espressioni facciali sono il risultatodell’evoluzione della specie umana e, di conseguenza, hanno un caratteredi universalità
Prospettiva ripresa dalla teoria differenziale delle emozioni (Izard): leemozioni, attraverso l’esecuzione di programmi nervosi innati, producono laconfigurazione di determinate espressioni facciali e di movimenti corporei
La prospettiva innatista è una prospettiva biologica che enfatizza la rilevanza determinante del corredo
genetico e dei processi legati all’ereditarietà per spiegare i diversi sistemi di CNV, in particolare delle
espressioni facciali
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La teoria neuroculturale
Esiste un “programma nervoso” specifico per ogni emozione, cheassicura l’invariabilità e l’universalità delle espressioni facciali
associate a ciascuna emozione (Ekman)
• Regole di esibizione (display rules): “interferenze” e modificazioniindotte dai processi cognitivi; sono culturalmente apprese; agisconoattraverso quattro modalità Intensificazione Attenuazione Inibizione Mascheramento
In ogni caso prevale la forza del“programma nervoso”, garantendo
una manifestazione e unriconoscimento automatico e
universale delle emozioni
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La prospettiva culturalista
“ciò che è mostrato dal volto è scritto dalla cultura”
• La CNV è appresa nel corso dell’infanzia al pari della lingua
• Presenta variazioni sistematiche da cultura a cultura, dal sistemadei gesti alle espressioni facciali
• L’enfasi è posta sui processi di differenziazione, che conduconoa forme non verbali uniche ed esclusive
• Limite: relativismo culturale
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La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura
Le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modouniversale a livello di specie umana sono organizzati in configurazioni
differenti secondo le culture di appartenenza
Si integrano processi elementari automatici con processivolontari e consapevoli
La variabilità della consapevolezza e del grado di controlloprocede lungo un continuum neurofisiologico, da manifestazioni
involontarie a manifestazioni pienamente consapevoli edesplicite
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• La flessibilità e plasticità della CNV pongono le condizioni per lepossibilità di apprendimento di diverse modalità comunicative nonverbali
• Vengono attivati importanti processi di condivisione convenzionaleall’interno di ogni comunità di partecipanti; le predisposizionigenetiche sono declinate, di volta in volta, secondo linee eprocedure distinte e differenziate che conducono a modelli diversi e,talvolta, assai distanti fra loro sul piano dei sistemi non verbali diinterazione
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Rapporto fra comunicazione verbalee comunicazione non verbale
L’atto comunicativo è prodotto dal comunicatore e interpretato daldestinatario sulla base di una molteplicità di sistemi di significazionee di segnalazione
Sistemi non verbali di significazione e segnalazione, cui unparlante deve fare riferimento assieme al codice linguistico
Ciascuno produce una specifica porzione di significato che partecipaalla configurazione finale del significato medesimo
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DUE POSIZIONI ANTITETICHE
1.L’ipotesi della contrapposizione dicotomicafra linguistico ed extra-linguistico
Impostazione inizialmente meccanicistica e additiva: comunicazione =somma di componenti verbali e non verbali, autonome e non connessefra loro. Due prospettive:
• contributo essenziale delle componenti non verbali nellacomunicazione
• CNV = funzione di “ancella” rispetto al linguaggio (il verbale incidepoco sul piano del significato)
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Differenze tra verbale e non verbale analizzate secondo tre assi:
A. Funzione denotativa vs. funzione evocativa
Verbale = denotazione
Funzione semantica: il linguaggiodesigna e veicola i contenuti (il
“che cosa” viene detto);informazione semantica
Non verbale = connotazione
Funzione espressiva: modalità concui le informazioni e i contenutisono veicolati (il “come” vienedetto); informazione affettiva
Ipotesi attualmente poco sostenibile e giustificabile: significato = convergenza di una molteplicità di
componenti (verbali e non verbali)
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B. Arbitrario vs. motivato
Segno linguistico = arbitrario
Combinazione di un significantee di un significato; rapporto di
semplice contiguità
CNV = motivato
Gli elementi della CNV trattengonodegli aspetti della realtà che
intendono evocare; rapporto disimilitudine fra l’unità non verbale e
quanto viene espresso
Ipotesi messa in dubbio dallo studio sull’iconismo fonosimbolico: i suonidi una lingua, oltre al carattere di arbitrarietà, hanno anche una
funzione evocativa (onomatopee, sinestesie)
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C. digitale vs. analogico
Codice linguistico = digitale
I fonemi sono tratti diacriticidistintivi e oppositivi
CNV = analogico
Gli aspetti non verbalipresentano variazioni continue
e graduate in modoproporzionale a ciò che
intendono esprimere
Non si tengono in debito conto i processi e le variazioniculturali e convenzionali sottese alla produzione e alla
regolazione della CNV; anche i sistemi non verbali presentano aspetti di arbitrarietà e sono influenzati dagli standard culturali
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2.Autonomia e interdipendenza semanticadei sistemi non verbali
Concezione integrata fra gli aspetti verbali e quelli non verbali nelladefinizione del significato di un atto comunicativo
• Processo di interdipendenza semantica (sintonia semantica +pragmatica): garantisce l’unitarietà e la coerenza del significato
• Parimenti, ogni sistema è dotato di una relativa autonomia, in quantoconcorre in modo specifico e distinto a generare il profilo finale delsignificato
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• Calibrazione situazionale: messaggio che idealmente coprele opportunità a sua disposizione, giungendo alla produzionedel “messaggio giusto al momento giusto”
• Efficacia comunicativa: capacità di individuare un percorsocomunicativo che massimizzi le opportunità e che minimizzi irischi contenuti all’interno di un’interazione
• Oscillazione del significato fra stabilità e instabilità; non vi èmai un significato completamente stabile o uno completamenteinstabile, ma un significato stabile che presenta aree diinstabilità
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Il sistema vocale
La voce manifesta e trasmette numerose componenti di significatooltre alle parole
• Nell’atto di pronunciare una parola, assieme agli elementi linguisticisono intrinsecamente associati gli aspetti prosodici dell’intonazione equelli paralinguistici del tono, del ritmo e dell’intensità dell’eloquio
• La sintesi degli aspetti vocali verbali e non verbali costituisce l’attofonopoietico [Anolli e Ciceri] Riferimento al canale vocale-uditivo: richiede una quantità minima dienergia fisica, consente la trasmissione e ricezione dei segnali adistanza, assicura un feedback completo e ha una rapidaevanescenza
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Le componenti della comunicazione vocale
La voce è una sostanza fonica, composta da una serie di fenomeni eprocessi vocali
1. I riflessi (lo starnuto, la tosse ecc.), i caratterizzatori vocali (il riso, ilpianto ecc.) e le vocalizzazioni (le “pause piene”)
2. Le caratteristiche extra-linguistiche (caratteristiche anatomichepermanenti ed esclusive dell’individuo): organiche e fonetiche
3. Le caratteristiche paralinguistiche (insieme delle proprietà acustichetransitorie che accompagnano la pronuncia di un enunciato e chepossono variare da situazione a situazione)
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Le caratteristiche paralinguistiche
Determinate da diversi parametri
i. Il tono: frequenza fondamentale (Fº) della voce; l’insieme delle variazioni ditono determina il profilo di intonazione
ii. L’intensità: volume della voce; è connessa con l’accento enfatico
iii. Il tempo: determina la successione dell’eloquio e delle pause; comprendela durata (tempo necessario per pronunciare un enunciato, comprese lepause), la velocità di eloquio (numero di sillabe al secondo comprese lepause), la velocità di articolazione (numero di sillabe al secondo escluse lepause), la pausa (sospensione del parlato: pause piene = uso divocalizzazioni tipo mhm, ehm ecc.; pause vuote = periodi di silenzio)
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Atto fonopoietico
Due componenti:
1. componente vocale verbale (o linguistica):a. la pronuncia di una parola o frase (fonologia)b. il vocabolario (lessico e semantica)
2. componenti vocali non verbali: determinano la qualità dellavoce di un individuo; “impronta vocalica” generata dall’insiemedelle caratteristiche extra-linguistiche e paralinguistiche
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La voce delle emozioni
Importanza delle proprietà vocali per esprimere le emozioni
1.Fase di encoding
Analisi e misurazione dei correlati acustici dell’espressione vocaledelle emozioni (Anolli e Ciceri)
Ogni emozione è caratterizzata da un preciso
e distintivo profilo vocale
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2.Fase di decoding
Capacità del destinatario di riconoscere e di inferire lo stato affettivo edemotivo del parlante prestando attenzione soltanto alle suecaratteristiche vocali
Accuratezza media di riconoscimento pari al 60%
Sono più facilmente identificabili le espressioni vocali delle emozioninegative, rispetto a quelle delle emozioni positive: le prime sono piùstrettamente connesse con le condizioni della sopravvivenza degliindividui
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Il silenzio
Modo strategico di comunicare. Il suo significato varia con le situazioni, con le relazioni e con la cultura di riferimento
Il valore comunicativo del silenzio è da attribuire alla sua ambiguità
• Legami affettivi (unione/separazione)
• Funzione di valutazione (approvazione/disapprovazione)
• Processo di rivelazione (trasparenza/opacità)
• Funzione di attivazione (concentrazione/dispersione mentale)
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Regole del silenzio: insieme complesso di standard sociali chegovernano il silenzio
situazioni sociali in cui la relazione fra i partecipanti è incerta,poco conosciuta, vaga o ambigua
situazioni sociali in cui vi è una distribuzione nota easimmetrica di potere sociale fra i partecipanti
Il silenzio presenta importanti variazioni culturali
1. Culture occidentali (individualistiche): silenzio = minaccia,mancanza di cooperazione per la gestione dellaconversazione
2. Culture orientali (collettivistiche): silenzio = indicatore difiducia, di confidenza, di armonia e di intesa
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Il sistema cinesico
Comprende i movimenti del corpo, del volto e degli occhi
I nostri movimenti implicano la produzionee la trasmissione di significati
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La mimica facciale
Movimenti del volto: sistema semiotico privilegiato; manifestazione dideterminati stati mentali del soggetto, esperienze emotive, atteggiamentiinterpersonali
1.Ipotesi globale delle espressioni facciali
Le configurazioni espressive del volto per manifestare i diversi statiemotivi sono gestalt unitarie e chiuse, universalmente condivise,
sostanzialmente fisse, di natura discreta, specifiche per ogniemozione e controllate da definiti e distinti programmi neuromotori
innati
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Teoria neuroculturale
Ekman, due livelli di analisi
Livello molecolare
Movimenti minimi e distinti deinumerosi muscoli che
consentono l’elevata mobilità edespressività del volto; regola
l’azione del programma nervosomotorio
Livello molare
Configurazione finale risultante; simanifesta nell’assumere una
determinata espressione faccialecome corrispondente a una data
esperienza emotiva; regole diesibizione e modificazionedell’espressione emotiva
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Facial Action Coding System
(FACS, Ekman e Friesen):
Sistema di osservazione e di classificazione di tutti i movimenti faccialivisibili in riferimento alle loro componenti anatomo-fisiologichecorrispondenti
Continuum indifferenziato dei movimenti facciali: 44 unità di azione(AU) analisi di oltre 7000 movimenti ed espressioni facciali in tuttele loro combinazioni
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Ipotesi globale + teoria neuroculturale
Corrispondenza isomorfa fra le espressioni facciali delle emozioni e iprogrammi neuromotori corrispondenti
Limiti:
• non sono in grado di precisare i programmi neuromotori
• le componenti molecolare e molare costituiscono due componentidistinte, non confondibili tra loro
• la teoria neuroculturale è una teoria bifattoriale (fattore genetico +fattore culturale), di natura meccanicistica e additiva, che si limita a“combinare” e ad accostare semplicemente insieme questi duefattori
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2. Ipotesi dinamica delle espressioni facciali
Processo sequenziale e cumulativo presente in ogni espressionefacciale; risultato della progressiva accumulazione e integrazione
dinamica degli esiti delle singole fasi della valutazione dellasituazione interattiva ed emotiva
• Espressioni facciali = configurazioni motorie momentanee, dotate diuna elevata flessibilità e variabilità, in grado di adattarsi attivamentee in continuazione alle condizioni contingenti della situazione
• Assumono un valore modale, essendo ricorsive e presentando unacerta uniformità in riferimento alle interazioni comunicative
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3. Il valore emotivo vs. comunicativodelle espressioni facciali
A. Prospettiva emotiva (Ekman e Izard)
• Isomorfismo fra emozione ed espressione facciale
• Semantica delle espressioni facciali (Wierzbicka)o Le espressioni facciali manifestano un significato oggettivo e
invariante, indipendente dal contesto e universalmente intelligibileo Tale significato è di natura iconica, generato dalla combinazione
componenziale di otto unità motorie minime, su base autoriferita
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Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità
Ricerca a sostegno della prospettiva emotiva:
• Friesen: ripresi di nascosto, soggetti americani e giapponesihanno prodotto espressioni facciali simili in risposta ai medesimistimoli
Ricerca a sostegno dell’ipotesi dell’universalità:
• Ekman e Friesen: soggetti appartenenti a culture diverse hannopresentato valori simili e concordanti nella capacità di riconoscerele emozioni attraverso le corrispondenti espressioni faccialivolontarie (o mimate)
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Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità (continua)
Limiti di queste ricerche:
• il materiale usato come stimolo accentua i movimenti facciali inmodo stereotipato
• si è fatto ricorso a un disegno sperimentale within-subject chefavorisce l’addestramento e l’apprendimento
• i soggetti dovevano scegliere la loro risposta entro un elencolimitato di etichette emotive; una “scelta forzata” che aumenta dimolto la percentuale delle risposte corrette rispetto alla tecnicadella “scelta libera”
• è probabile che i soggetti preletterati siano stati influenzati daifeedback forniti dai mediatori culturali
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• Ipotesi dell’universalità minima (Russel e Fernández-Dols)
Esiste un certo grado di somiglianza fra le culturenell’interpretazione delle espressioni facciali, senza tuttavia
prevedere un sistema innato di segnalazione degli statipsicologici, anche se si riconosce la probabilità che in certe
condizioni si possano compiere inferenze accurate
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B.La prospettiva comunicativa
Le espressioni facciali hanno un valore eminentemente comunicativo,poiché manifestano agli altri le intenzioni del soggetto in base alcontesto
• Valore sociale intrinseco delle espressioni facciali: consentono dicomunicare agli altri in maniera flessibile i propri obiettivi e interessi
• Socialità implicita: le persone producono espressioni sociali anchequando sono da sole, in quanto si è sempre in presenza di un uditorioimplicito
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• Dissociabilità fra interno (esperienza soggettiva) ed esterno(manifestazione)
• Scompare la distinzione fra espressione “autentica” (suscitata inmodo automatico dal programma nervoso corrispondente) edespressione “falsa” (generata dall’intervento delle regole diesibizione per motivi culturali)
• Importanza fondamentale del contesto
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Il sorriso
Secondo numerosi studiosi (Darwin; Ekman): sorriso = espressioneuniversale di un’esperienza più o meno intensa di gioia
Secondo ricerche più recenti (Fernández-Dols): il sorriso non ha unlegame né necessario né sufficiente con le emozioni, bensì èstrettamente connesso con l’interazione sociale
• Sorriso = promotore dell’affinità relazionale (impiegato al fine distabilire e mantenere una relazione amichevole con gli altri)
• Sorriso = regolatore dei rapporti sociali (la sua frequenza e intensitàsono governate dal potere sociale e dal genere)
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Lo sguardo
Il contatto oculare (o sguardo reciproco) aumenta l’attivazionenervosa in molte specie, compresa quella umana
Passo fondamentale per l’avvio di qualsiasi rapporto interpersonale
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1. Sguardo e conversazione
Nelle culture occidentali
• serve per inviare e raccogliere informazioni, nonché peracquisire il feedback del partner
• Segnale efficace per gestire la regolazione dei turni
• segnale di appello (disposizione a iniziare un’interazione)
• Funzione di sincronizzazione (evitare le sovrapposizioni)
• Funzione di monitoraggio (controllare l’interazione con il partner)
• Funzione di segnalazione (manifestare le proprie intenzioni)
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2.Lo sguardo e la gestione dell’immagine personale
Sguardo = segnale comunicativo efficace per generare e gestire undeterminato profilo della propria immagine personale
• Chi guarda il partner dimostra maggiore competenza generale
• Serve a regolare il rapporto di vicinanza o di distanza con le altrepersone nella gestione dell’intimità
• Favorisce la cooperazione, facilitando la comunicazione di intentipositivi di condivisione
• È un segnale potente per chiedere e ottenere il consenso alproprio punto di vista
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• Anche le emozioni sono correlate con lo sguardo (emozionipositive = incremento del contatto oculare; emozioni negative= abbassamento e distorsione dello sguardo)
• Differenze di genere nella gestione dello sguardo (“modalitàfemminile” dello sguardo = natura espressiva e relazionale;“modalità maschile” = natura informativa e strumentale)
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3. La fissazione oculare: sguardo prolungato e duraturo fradue persone che non può essere ignorato
• Può avere valore di minaccia e di pericolo
• È caratteristico delle situazioni di seduzione e di innamoramento;altri segnali di attrazione sessuale sono:• lo “sguardo laterale”• la dilatazione della pupilla
• Nelle conversazioni asimmetriche, chi è in una posizione dipotere tende a guardare di più e più a lungo l’interlocutore chenon viceversa
• Differenze culturali nel prolungamento dello sguardo
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I gesti
Azioni motorie coordinate e circoscritte, volte a generare unsignificato e indirizzate a un interlocutore, al fine di raggiungere
uno scopo
1.Tipologia dei gesti• Gesticolazione (o gesti iconici o lessicali): “illustratori” o “gestiideativi”; accompagnano l’azione del parlare; scarsamenteconvenzionalizzati (sono idiosincratici)• Pantomima: rappresentazione motoria e imitazione di azioni, discene o di situazioni• Emblemi (o gesti simbolici): “gesti semiotici”; sono notevolmenteconvenzionalizzati e codificati
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• Gesti deittici: movimenti, di norma compiuti con l’indice, perindicare un certo oggetto, una direzione o un evento a distanza
• Gesti motori (o percussioni): movimenti semplici, ripetuti insuccessione e ritmici; possono accompagnare il discorso o essereprodotti da soli
• Linguaggio dei segni: sistema dei segni impiegato dai sordomuti;ha le proprietà di un linguaggio vero e proprio in termini diarbitrarietà nella relazione fra segno e referente
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2.Gesti e parole
Gesti = parte integrante del discorso
• Modo spaziale di rappresentazione simbolica
• Integrano il percorso proposizionale del significato attivato dallinguaggio
• I gesti iconici (o lessicali) contribuiscono a rendere più preciso ecompleto il significato di un enunciato
• Possono aggiungere importanti porzioni di significato alle parole
• Svolgono un’azione pragmatica nei confronti dell’enunciato
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3. Gesti e culture
I gesti presentano rilevanti variazioni culturali, soprattutto inriferimento agli emblemi e al linguaggio dei segni
• Per esempio, il gesto della mano a borsa, pressochésconosciuto in Inghilterra, ha un significato di interrogazione eperplessità nell’Italia meridionale, significa buono in Grecia,lentamente in Tunisia, paura nella Francia meridionale e moltobello presso alcune comunità arabe
• Per quel che riguarda i gesti iconici (o lessicali), gli italiani delsud, per esempio, fanno ampio uso di gesti fisiografici, mentre gliebrei di lingua yiddish impiegano gesti ideografici
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Il sistema prossemico e aptico
Sistemi di contatto
prossemica
Percezione, organizzazione e usodello spazio, della distanza e delterritorio nei confronti degli altri
aptica
Insieme di azioni di contattocorporeo con un altro
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Prossemica e territorialità
L’uso dello spazio e della distanza implica un equilibrioinstabile fra processi affiliativi (di avvicinamento) ed esigenze
di riservatezza (di distanziamento)
Gestione della propria territorialità
• Territorio: area geografica che assume risvolti e significatipsicologici nel corso degli scambi di comunicazione
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Prossemica e territorialità (continua)
Regolazione della distanza spaziale = buon indicatore della distanzacomunicativa fra le persone. Diversi tipi di distanza
• Zona intima (fra 0 e 0,5 m circa): distanza delle relazioni intime
• Zona personale (fra 0,5 e 1 m circa): area invisibile che circonda inmaniera costante il nostro corpo
• zona sociale (fra 1 e 3,5/4 m): distanza per le interazioni menopersonali
• Zona pubblica (oltre i 4 m): distanza tenuta in situazioni pubblicheufficiali
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Prossemica e territorialità (continua)
Differenze culturali nella prossemica
Cultura della distanza
La distanza interpersonale ègrande, angolazione obliqua e
ogni riduzione spaziale èpercepita come invasione
Cultura della vicinanza
La distanza interpersonale èridotta, angolazione diretta e la
distanza è valutata comefreddezza e ostilità
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Aptica
Sequenze di contatto reciproco
Due o più azioni di contattocompiute in modo reciproco nel
corso della medesima interazione
Contatto individuale
Unidirezionale e rivolto da unsoggetto a un altro
L’aptica e il contatto corporeo
Azioni di contatto corporeo nei confronti degli altri
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• Nei rapporti amorosi, il contatto corporeo invia messaggi di affetto, dicoinvolgimento e di attrazione sessuale; in pubblico, assume il valorecomunicativo di segno di legame
• Il contatto corporeo può comunicare una relazione di dominanza e di potere
• In numerose circostanze il contatto fisico è regolato attraverso rituali che viattribuiscono uno specifico significato legato al contesto d’uso
• Il contatto corporeo ha una molteplicità di effetti, spesso fra loro contrapposti
• Esistono rilevanti differenze culturali (culture del contatto, come quella arabae latina vs. culture del non contatto, come le culture nordiche, quellagiapponese e quella indiana)
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Capitolo V. La comunicazione non verbale
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Il sistema cronemico
Modo con cui gli individui percepiscono e usano il tempo perorganizzare le loro attività e per scandire la propria esperienza
La cronemica, che fa parte della cronobiologia, è influenzata dairitmi circadiani (= cicli fisiologici e psicologici del soggetto nelperiodo delle 24 ore
• Cicli infradiani (ciclo superiore a un giorno)
• Cicli ultradiani (diversi cicli al giorno)
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Il sistema cronemico (continua)
La configurazione temporale dei ritmi circadiani è determinata daagenti sincronizzatori ambientali
• I ritmi circadiani sono influenzati dall’azione di un orologio biologicointerno (orologio circadiano) che va più lentamente quando non ègovernato dai fattori ambientali
• Presentano rilevanti variazioni connesse con i fattori socioculturali(sincronizzatori)
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Culture veloci
Prospettiva temporale orientataal futuro, qualificata dalla
pianificazione di un traguardo amedio e a lungo termine(obiettivo distale); vincoli
temporali molto forti,favoriscono un’organizzazione
delle attività secondo unascansione temporale che
prevede di realizzare un’attivitàper volta (monocronia)
Culture lente
Prospettiva temporale orientata alpassato (tradizione) e al presente,
senza l’esigenza di unaprogrammazione anticipata che
comprenda un esteso arcotemporale (obiettivi prossimali); lamodesta suddivisione dei lavori e
la limitata specializzazione deltempo consentono la compresenza
di diverse attività svolte nelmedesimo tempo (policronia)
Il sistema cronemico (continua)
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Le funzioni della comunicazione non verbale
La metafunzione relazionale della comunicazione non verbale
La CNV partecipa in modo attivo e autonomo a produrre ilsignificato di qualsiasi atto comunicativo
La CNV fornisce una rappresentazione spaziale e motoriadella realtà, non una rappresentazione proposizionale
Risulta poco idonea a definire e a trasmettere conoscenze
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• Grado limitato di convenzionalizzazione: CNV viene lasciata a formedi apprendimento latente e implicito
• Alla CNV è affidata la componente relazionale della comunicazione:“che cosa” è comunicato (componente proposizionale); “come” ècomunicato (componente relazionale)
• I segnali non verbali servono a generare e a sviluppare unainterazione con gli altri (metafunzione della CNV)
• Sono fondamentali per mantenere e rinnovare le relazioni nel corsodel tempo
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• Sono particolarmente efficaci nel cambiare una relazione in corso; ilcambiamento psicologico delle relazioni passa in modo prevalenteattraverso il cambiamento dei segnali non verbali
• Sono utili per gestire e regolare l’estinzione di una relazione,intervenendo nel processo di mediazione per la separazione
• I segnali non verbali incidono profondamente sulle relazioni anche insituazioni particolari come quelli di acquisizione e fusioneorganizzativa (merging)
• L’efficacia relazionale della CNV dipende dalla stretta connessioneche esiste fra interazione e relazione
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Le principali funzioni psicologichedella comunicazione non verbale
1. La manifestazione delle emozioni e dell’intimità
La CNV serve a esprimere le emozioni
I sistemi della CNV presentano
• un certo grado di universalità: i movimenti sottesi ai segni nonverbali sono governati da strutture e meccanismi neurobiologicigeneticamente definiti
• Un certo grado di variabilità: differenze di cultura, di personalitàe di contesto
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• I sistemi non verbali possono variare da un grado assai ridotto dicontrollo dei processi comunicativi a un grado elevato di volontarietà
• La CNV svolge una funzione fondamentale nelle relazioni di intimità,quando la distanza interpersonale diventa ridotta
• Aumenta la frequenza e l’intensità dei sorrisi, lo spazioprossemico si riduce, la voce diventa flessibile, modulata e calda, ilritmo degli scambi è più sincronizzato
• In una relazione deteriorata, tesa e conflittuale, si usano segnali nonverbali stilizzati e stereotipati, spesso formalizzati, improntati alladistanza, rigidità, incomprensione ed evitamento
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2. Relazione di potere e persuasione
La CNV serve a definire e mantenerela relazione di dominanza
Più che alle parole, il potere è affidato alla CNV
• Territorialità: chi è dominante segnala la sua posizione conun uso attento dello spazio in termini di quantità e di qualità
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Relazione di potere e persuasione (continua)
Anche il processo di persuasione è influenzato dall’impiego diuna serie di segnali non verbali
Per avere maggiori probabilità di successo nella comunicazionepersuasiva occorre
• guardare spesso l’interlocutore• toccarlo lievemente ogni tanto• non tenersi distanti da lui• vestire in modo convenzionale o elegante
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