LA COLLEZIONE JACOROSSI · 2019. 3. 12. · LA COLLEZIONE JACOROSSI Esiste un legame forte,...

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LA COLLEZIONE JACOROSSI Esiste un legame forte, indissolubile tra la storia della famiglia Jacorossi e il collezionismo di opere d’arte del 900 italiano. Una realtà industriale legata da sempre alle fonti energetiche e ai servizi per l’ambiente, un modello esemplare di impresa di famiglia che ha attraversato gli ultimi cento anni di storia italiana e che ha raggiunto, per dimensioni e fatturato, la posizione di decimo gruppo industriale negli anni Ottanta e Novanta. Il marchio Jacorossi si colloca così tra i protagonisti del processo di modernizzazione del Paese, ponendosi all’avanguardia nel settore energetico affiancando a questo una serie di attività collaterali sempre legate all’innovazione e allo sviluppo delle nuove tecnologie. Ma nella fase di massima espansione industriale, il gruppo, su particolare impulso di Ovidio Jacorossi, inizia a interessarsi dell’arte del ‘900 italiano con Roma epicentro, nelle sue varie sfaccettature. Le acquisizioni si susseguono con grande dinamismo, fino a raggiungere un cospicuo corpus tra pitture, sculture, disegni, grafiche, fotografie, installazioni e ceramiche. Accanto ai nomi più prestigiosi trovano posto in collezione anche i cosiddetti “minori”, che in realtà tali non sono, poiché, come sottolinea il critico Federico Zeri visitando la raccolta, “costituiscono l’humus da cui nascono i grandi”. Si va dai movimenti simbolista e divisionista di fine ‘800 e inizi ‘900 fino al Futurismo (l’Autoritratto di Giacomo Balla è tra le opere più significative della collezione). Spazio anche alla Metafisica e al Surrealismo di Giorgio De Chirico e Fabrizio Clerici, con pezzi importanti del periodo del Ritorno all’Ordine (Arturo Martini, Mario e Edita Broglio, Gino Severini, Sironi e Scuola Romana, Raphäel, Mafai, Scipione, Cagli, Fazzini e Marini, solo per citarne alcuni). Si affronta l’Astrattismo di fine anni ’40 e anni ’50: Forma 1 con Perilli, Turcato, Sanfilippo e Dova. Poi gli anni ’60 con la nuova Scuola Romana di Piazza del Popolo composta da Franco Angeli, Tano Festa, Mario Schifano, Mario Ceroli, Giosetta Fioroni e Francesco Lo Savio.

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  • LA COLLEZIONE JACOROSSI

    Esiste un legame forte, indissolubile tra la storia della famiglia Jacorossi e il collezionismo di opere d’arte del 900 italiano. Una realtà industriale legata da sempre alle fonti energetiche e ai servizi per l’ambiente, un modello esemplare di impresa di famiglia che ha attraversato gli ultimi cento anni di storia italiana e che ha raggiunto, per dimensioni e fatturato, la posizione di decimo gruppo industriale negli anni Ottanta e Novanta.

    Il marchio Jacorossi si colloca così tra i protagonisti del processo di modernizzazione del Paese, ponendosi all’avanguardia nel settore energetico affiancando a questo una serie di attività collaterali sempre legate all’innovazione e allo sviluppo delle nuove tecnologie. Ma nella fase di massima espansione industriale, il gruppo, su particolare impulso di Ovidio Jacorossi, inizia a interessarsi dell’arte del ‘900 italiano con Roma epicentro, nelle sue varie sfaccettature. Le acquisizioni si susseguono con grande dinamismo, fino a raggiungere un cospicuo corpus tra pitture, sculture, disegni, grafiche, fotografie, installazioni e ceramiche.

    Accanto ai nomi più prestigiosi trovano posto in collezione anche i cosiddetti “minori”, che in realtà tali non sono, poiché, come sottolinea il critico Federico Zeri visitando la raccolta, “costituiscono l’humus da cui nascono i grandi”. Si va dai movimenti simbolista e divisionista di fine ‘800 e inizi ‘900 fino al Futurismo (l’Autoritratto di Giacomo Balla è tra le opere più significative della collezione). Spazio anche alla Metafisica e al Surrealismo di Giorgio De Chirico e Fabrizio Clerici, con pezzi importanti del periodo del Ritorno all’Ordine (Arturo Martini, Mario e Edita Broglio, Gino Severini, Sironi e Scuola Romana, Raphäel, Mafai, Scipione, Cagli, Fazzini e Marini, solo per citarne alcuni). Si affronta l’Astrattismo di fine anni ’40 e anni ’50: Forma 1 con Perilli, Turcato, Sanfilippo e Dova. Poi gli anni ’60 con la nuova Scuola Romana di Piazza del Popolo composta da Franco Angeli, Tano Festa, Mario Schifano, Mario Ceroli, Giosetta Fioroni e Francesco Lo Savio.

  • Arte Povera e Arte Concettuale hanno tra gli esempi più rappresentativi le opere di Pistoletto, Luciano Fabro, Gino Paolini, i Fogli di Emilio Prini e il complesso lavoro di Gino De Dominicis. Il grande senso di libertà di questi movimenti si rigenera negli anni ’70 attraverso Fluxus e permette negli anni ’80 anche un ritorno alla figurazione, con la Transavanguardia, gli Anacronisti e i Nuovi Figurativi.

    Alla passione del puro collezionista, Ovidio Jacorossi affianca ben presto più profonde consapevolezze finché il sistema dell’arte contemporanea, con i suoi linguaggi e i suoi canoni interpretativi diventa esso stesso una forte componente strategica per le successive attività del gruppo. È nel Progetto Keplero - presentato a Venezia nel 1986 - che l’interazione tra cultura e impresa esprime in forma compiuta le sue linee di programma (mettere l’uomo al centro del sistema economico si ispira alla centralità del sole rispetto ai pianeti). L’atto interpretativo dello spettatore - anche il meno acculturato - di fronte all’opera d’arte contemporanea, è un gesto di pura creatività che si fonde con la creatività stessa dell’artista. Se un’azienda è capace di recepire questo processo riportandolo all’interno del proprio sistema di valori e di obiettivi, ecco che il perseguimento del profitto e l’interesse collettivo possono trovare anch’essi un punto d’incontro, e l’arte del tempo presente diviene così un potente strumento di comunicazione e di promozione d’impresa.

    Arte e business: un binomio vincente che vede la sua prima applicazione nelle nuove infrastrutture tecnologiche all’interno del Museo Guggenheim di Venezia nel 1984. A seguire, il gruppo Jacorossi investe ingenti capitali in altri luoghi cardine del consumo culturale italiano: nel 1990 Palazzo delle Esposizioni a Roma e nel 1992 Palazzo Ducale di Genova sono esempi virtuosi di una sinergia che genera all’unisono profitto e ritorno d’immagine. Luoghi nei quali insieme alle suggestioni artistiche viaggia a pieno ritmo una rete integrata di servizi museali: Jacorossi arriva a gestire in contemporanea 20 attività collaterali (biglietteria, sorveglianza, fototeca, caffetteria, ristorante bookshop) ed è proprio da questa intuizione, tra l’altro, che prenderà linfa la successiva, e per certi versi storica, “legge Ronchey”, con la quale lo Stato italiano ha sancito nuovi criteri di affidamento - ad oggi in vigore - delle attività accessorie nei musei e negli spazi espositivi pubblici.