La clemenza di Tito

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La clemenza di Tito Gennaio 2010

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Acuto online, aspettando la Clemenza di Tito

Transcript of La clemenza di Tito

La clemenzadi Tito

Gennaio 2010

Abbiamo dato il Massimo!«Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita. [...]

Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea»(Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817 )

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L’attesa è ormai terminata. Il Teatro di San Carlo è stato restituito alla città e al mondo della cultura internazionale, sia come monumento che come luogo di produzione culturale. Il restauro ha fatto risplendere i colori originali del Teatro, conservando tutt’oggi la sua doratura ed il rosso, che da tempo gli appartengono. Agli inizi dell’Ottocento, regista delle trasformazioni, fu l’architetto Antonio Niccolini, caposcuola del Neoclassicismo a Napoli, il quale intervenne a più riprese sull’edificio che progressivamente acquisì la fisionomia odierna.

La prima fase della metamorfosi riguardò, nel 1810, la facciata, con la conseguente aggiunta del Ridotto e degli ambienti di ricreazione e ristoro. Il Teatro assunse la connotazione di tempio, diventando nucleo centrale del mondo lirico napoletano. La facciata, infatti, ingloba elementi della grammatica classicista e una decorazione ellenizzante allusiva alla poesia e alla musica. Altra occasione di intervento fu offerta, all’architetto Niccolini, in seguito all’incendio che, la notte del 12 febbraio 1816, distrusse il Teatro. Un evento che sconvolse profondamente il popolo napoletano, ma dopo soltanto dieci mesi i giornali di tutta Europa, con grande sorpresa e ammirazione, annunciarono che il Teatro era stato completamente ricostruito.

Dopo circa due secoli, il Teatro di San Carlo è stato sottoposto ad una importante operazione di restyling, iniziata nel 2008, che dopo soli cinque mesi ha visto la completa ristrutturazione della platea e dei palchi, la creazione di due nuove sale prova e la climatizzazione di tutti gli spazi. Il palcoscenico è stato dotato di strutture tecnologiche, che permetteranno la produzione contemporanea di più spettacoli. Inoltre, per offrire una maggiore accoglienza si è ricavato un atrio spazioso al di sotto della platea: il nuovo Ridotto del Teatro di San Carlo sarà un luogo dedicato al pubblico, fruibile anche per eventi di carattere sociale, dove si potranno organizzare incontri tematici e piccole conferenze.

Lavori concepiti ed eseguiti pensando, quindi, sia alla conservazione estetica che alla ricerca di nuovi spazi per il pubblico.

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sponsor tecnici

con il contributo di con il sostegno di sponsor u�ciali

INAUGURAZIONEmercoledì 27 gennaio ore 19.30 turno Avenerdì 29 gennaio ore 18 turno B domenica 31 gennaio ore 17 turno Fmartedì 2 febbraio ore 20.30 turno Cgiovedì 4 febbraio ore 18 turno D

interpretiGregory Kunde Teresa Romano Elena Monti Monica Bacelli Vito Priante Francesca Russo Ermolli

direttore Je�rey Tateregia Luca Ronconi creatore dei costumi Emanuel Ungaroscene Margherita Palliluci A. J. Weissbard

Wolfgang Amadeus Mozart

La clemenza di Tito

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica

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ACUTO ONLINE

MAGAZINE D’INFORMAZIONE

DELLA FONDAZIONE TEATRO DI SAN CARLO

GENNAIO 2010

IdeazIone e dIrezIone

Filippo arriva

redazIone

renato rizzardi,

annamaria Irollo, Claudia Cianciulli,

Francesca Marino, Valentina Ialacci

GraFICa e IMpaGInazIone

Kaleidos

SommarioAbbiAmo dAto il mAssimo! 2AspettAndo lA ClemenzA di tito 5Jeffrey tAte 6luCA ronConi 7emAnuel ungAro 8mArgheritA pAlli 9orChestrA del teAtro di sAn CArlo 10Coro del teAtro di sAn CArlo 11Argomento 12lA ClemenzA di tito Al sAn CArlo 13tito, l’imperAtore buono 14Allestimento 16bozze dei Costumi 17A CenA Con mozArt 19

aspettandola clemenza di titoAscione

lunedì 11 gennaio, ore 18

incontro con emanuel ungaro, giusi giustino e Caterina Ascione.Relatore Stefano Valanzuolo.Costumi e gioielli per La clemenza di Tito.

Museo MAdre

lunedì 18 gennaio, ore 18

“la clemenza è un’arte”. Incontro con il direttore d’orchestra Jeffrey Tate, il regista Luca Ronconie il filososo Aldo Masullo.Relatore Stefano Valanzuolo.

GAlleriA d’Arte “Al blu di PrussiA” ViA GAetAno FilAnGieri 42 - nAPoli

sabato 23 gennaio, ore 19

imma pempinello introduce la proiezione dell’orlando furioso di luca ronconi. Presenta Valerio Caprara.

Museo nitsch - FondAzione MorrA sAlitA PontecorVo, 29 - nAPoli

da sabato 23 gennaio a giovedì 4 febbraio

(dal lunedì al venerdì ore 10 - 19; sabato ore 10 - 14) mostra “il successo è manifesto”. Esposizione dei manifesti del Teatro di San Carlo.

Foyer del teAtro di sAn cArlo

martedì 26 gennaio, ore 18

Conferenza de “gli amici del san Carlo” su la clemenza di tito. Relatrice Lidia Bramani.

sAbinA AlbAno ModArt GAllery Vico del VAsto A chiAjA 52, 53 - nAPoli

da martedì 26 gennaio a giovedì 4 febbraio

(da martedì a sabato ore 10.30 - 13.30, 16.30 - 20; lunedì ore 16.30 - 20)

“A passo con la musica”mostra fotografica dedicata alle calzature de La clemenza di Tito.A cura di Giusi Giustino

Foyer del teAtro di sAn cArlo

mercoledì 27 gennaio, dalle ore 19

Annullo filatelicoin occasione dell’apertura del Teatro restaurato e della prima de La clemenza di Tito.

corridoio d’Accesso Al ridotto del teAtro di sAn cArlo

da mercoledì 27 gennaio (orario spettacoli)

mostra fotografica “Vita e mode nel foyer”.Eleganza e spettacolo al Teatro di San Carlo (1950 - 1959).

pagina precedente, in alto:

Praga, capitale del Regno di Boemia,

vista da Tavík František Šimon (tecnica mista, 1920)

segue: Arco di Tito, Roma (dettaglio)

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Jeffrey TateNel 1970 entra a far parte dello staff della Royal Opera House Covent Garden di Londra, collaborando con direttori

d’orchestra di prestigio internazionale, tra cui Georg Solti, Colin Davis, Rudolf Kempe, Carlos Kleiber e John Pritchard. Nel 1976 Pierre Boulez lo nomina suo assistente a Bayreuth in occasione della celebrazione del centenario de L’anello del Nibelungo di Richard Wagner. Tra le innumerevoli altre collaborazioni è certamente da menzionare quella con Herbert von Karajan al Festival di Salisburgo. Il suo esordio nella direzione d’orchestra risale al 1978 con Carmen all’Opera di Göteborg. Fondamentale la sua collaborazione, proficua, con il Metropolitan Opera House di New York, caratterizzata da un vasto repertorio che spazia da Don Giovanni a Lulu e Mahagonny. Nel 2001 è insignito del Premio “Franco Abbiati” della critica per il lavoro realizzato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, di cui è direttore onorario. Dal 2005 è direttore musicale del Teatro di San Carlo di Napoli.

foto di Luciano Romano

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Luca RonconiEsordisce in teatro come attore, dopo il diploma all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, diretto

da Squarzina, Costa e Antonioni. Nel 1966 firma la regia de I Lunatici di Middleton e Rowley, che lo colloca tra i maggiori esponenti dell’avanguardia teatrale italiana. E’ il successo mondiale, nel 1969, de L’Orlando Furioso di Ariosto, nella riduzione di Sanguineti, a consacrare il suo lavoro sulla scena internazionale. Una produzione incessante di titoli caratterizza gli anni che seguono, coincidenti con il suo impegno di direttore artistico dei maggiori teatri italiani, come lo Stabile di Torino (che dirige dal 1989 al 1994), il Teatro di Roma (dall’aprile del 1994) ed, infine, il Piccolo Teatro di Milano, dal gennaio del 1999 ad oggi. Come regista lirico, alla frequentazione dei “classici” dell’opera (da Nabucco di Verdi del 1977 a Lohengrin di Wagner, del 1999, passando per Tosca di Puccini, nel 1997 e Don Giovanni di Mozart, nel 1990 e nel 1999), Ronconi accosta un’intenso lavoro di ricerca dedicato a territori solitamente meno frequentati del teatro musicale, italiano e non. Incontro particolarmente felice è quello con la drammaturgia musicale rossiniana che affronta firmando gli allestimenti de Il barbiere di Siviglia (1975), Moïse et Pharaon ou le passage de la Mer Rouge (1983), Il viaggio a Reims (1984), Guglielmo Tell (1988), Ricciardo e Zoraide (1990), Armida (1993), Cenerentola (1998);La donna del lago (2001). Tra le ultime regie liriche si segnalano King Lear di Reimann (2001), Giulio Cesare di Haendel (2002).

foto di Francesco Squeglia

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emanuelUngaro

Trent’anni di carriera: tutto inizia quando il padre, dalla Puglia Messapica, si trasferisce ad Aix-en-Provence e apre una bottega di sartoria. Emanuel, secondo di sei figli, ha appena cinque anni quando, giocando con la macchina da cucire, si accosta all’arte del genitore.

Forte di una creatività eccezionale, a ventidue anni è a Parigi apprendista del couturiere basco Cristóbal Balenciaga, che lo addentra al mestiere della sartoria, trasmettendogli quelle doti di rigore, perfezione e ricerca dell’ideale, che ne caratterizzerà successivamente l’intera produzione creativa.

Nel 1965 la sua prima collezione conosce un vero successo e Ungaro acquisisce una fama internazionale. La sua è “un’arte al servizio della femminilità e della sensualità”, e star come Jackie Kennedy, Anouk Aimée, Marisa Berenson, Sophie Marceau e Sharon Stone ne vengono letteralmente sedotte. Oggi, sempre, libero dalle costrizioni ma sottomesso alle sue passioni, è diventata una delle figure indispensabili della moda.

foto di Luciano Romano8

Margherita PalliSi diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1976. Lavora, fino al 1978, con Alik Cavaliere e nel

1979 con Pierluigi Nicolin per la 16° Triennale di Milano. Dal 1980 al 1984 è assistente di Gae Aulenti in teatro, ma anche per la progettazione del parigino Museé d’Orsay. Nel 1984 inizia una intensa e duratura collaborazione con Luca Ronconi, firmando le scene di importanti spettacoli, tra i quali: Fedra, al Metastasio di Prato, 1984; Le due commedie in commedia, Biennale Teatro di Venezia, 1984 (Premio UBU); Ignorabimus, Fabbricone di Prato, 1986 (Premio UBU); Il Mercante di Venezia, Teatro Odeon-Comedie Francaise di Parigi, 1987; Lodoiska, Teatro alla Scala di Milano, 1991 (Premio “Amici del Loggione del Teatro alla Scala”); Trovatore, Bayerische Staatsoper di Monaco, 1992; Otello di Rossini , Teatro La Monnaie di Bruxelles, 1994; I giganti della Montagna, Festival di Salisburgo, 1994; Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Teatro di Roma, 1996 (Premio “UBU”); Il lutto si addice ad Elettra e I fratelli Karamazov, Teatro di Roma, 1996-’97; Tosca , Teatro alla Scala di Milano, 1997; Cenerentola, Festival di Pesaro, 1998 (Premio “Abbiati”); Don Giovanni, Festival di Salisburgo, 1999; Ariadne auf Naxos, Teatro alla Scala di Milano; Traviata , NNT di Tokyo, 2002. Ha collaborato inoltre con i registi Andrea Barbini, Franco Branciaroli, Mauro Avogadro, Liliana Cavani, Cesare Lievi, Daniel Erzalow, Mario Martone.

foto di Armin Linke 9

La storia dell’Orchestra s’intreccia, in maniera avvincente, a quella del teatro più antico d’Europa. Dal 4 novembre del 1737, data della prima rappresentazione al San Carlo, l’Achille in Sciro di Domenico Sarro, la musica in Teatro, più forte di guerre e di incendi, non si è mai fermata, e un’Orchestra è sempre stata in pedana o in buca a dare forma ad emozioni e suggestioni dal sapore forte. Caratterizzata, per ovvi motivi di appartenenza, da una forte vocazione teatrale, l’Orchestra del San Carlo ha avuto l’onore, nell’Ottocento, di essere destinataria di opere scritte da Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi. Una vera e propria familiarità con il repertorio sinfonico l’Orchestra l’acquisirà soprattutto nel Novecento. Ma già il 18 aprile del 1884, il giovane Giuseppe Martucci saliva sul podio per dirigere l’ensemble sancarliano in un programma corposo, con musiche di Weber, Saint-Saëns e Wagner. Fino a quel momento, si erano succeduti al San Carlo grandi solisti e complessi ospiti, spesso stranieri.

Una data da non dimenticare, poi è quella dell’8 gennaio 1934, giorno in cui Richard Strauss regala al pubblico ed all’ensemble del Teatro un concerto interamente formato da musiche proprie. Nell’ottobre del 1958, poi, è Igor Stravinskij a guidare l’ensemble napoletano. Gli anni Sessanta vedono avvicendarsi sul podio, invece, due giovanissimi emergenti: Claudio Abbado fa il suo esordio nel 1963, Riccardo Muti nel 1967.

Intanto i complessi del Teatro si fanno apprezzare anche fuori dai confini nazionali, grazie ad una serie di prestigiose tournée: il San Carlo è il primo teatro italiano a recarsi all’estero, dopo la seconda guerra mondiale. Importante è la trasferta al Covent Garden di Londra, nel 1946. Negli anni Ottanta, in cui si rivedono Muti e Gavazzeni, l’Orchestra trova in Daniel Oren un punto di riferimento assiduo, specie in ambito teatrale. Sulla scia di queste prestigiose gratificazioni, l’Orchestra Sinfonica del San Carlo - rinnovata e ringiovanita in molte parti - ritrova al proprio fianco altre bacchette famose, come quella di Jeffrey Tate che, subentrando alla prematura morte di Bertini, dal maggio 2005 ha assunto la carica di direttore musicale del Teatro, ed approfondisce il grande ed impegnativo repertorio mahleriano e bruckneriano, fino ad allora meno frequentato, tuffandosi poi con maggiore convinzione nel Novecento musicale. L’Orchestra ha contribuito in modo significativo alla doppia conquista del prestigioso Premio “Abbiati”, assegnato dalla critica musicale italiana nel 2002 a Königskinder («...Jeffrey Tate - si legge nella motivazione - ha conseguito dall’Orchestra disciplina cameristica e slanci romantici») e, nel 2004, a Elektra.

Orchestradel Teatro di San Carlo

foto di Luciano Romano

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Le prime notizie relative ad un ensemble vocale stabile del Teatro di San Carlo risalgono agli anni Venti del secolo scorso, a quando, cioè, il Maestro Giuseppe Papa (diventato poi Papi, negli Stati Uniti), reduce dai successi ottenuti alla Scala, a Madrid ed al Colón di Buenos Aires, decide di stabilirsi nuovamente a Napoli, già tappa d’inizio della sua carriera, organizzando in pochissimo tempo un complesso corale di ottime qualità.

Bisognerà però attendere la stagione 1951-1952 perché il Coro diventi un elemento di riferimento abituale per la vita del Teatro, contribuendo regolarmente al prestigio delle stagioni d’opera e tenendo viva, così, una tradizione particolarmente sentita a Napoli. Pur senza fornire nomi e dettagli, infatti, già le cronache dell’Ottocento riferiscono di un’attività corale, in Teatro, raffinata ed intensa. Nel 1820, ad esempio, al pubblico napoletano viene presentato l’oratorio Die Schöpfung di Haydn, mentre nel 1893 è il turno de La damnation de Faust, titoli, l’uno e l’altro, ritornati di recente al centro degli interessi dell’ensemble. Due musicisti, in particolare, hanno scandito la storia del complesso sancarliano negli ultimi cinquanta anni. Parliamo di Michele Lauro e di Giacomo Maggiore: il primo maestro del coro per oltre vent’anni a partire dal 1951, l’altro alla testa del gruppo per un periodo di tempo quasi identico, fino al 1994. Prima ancora, però, frequenti - anche se non stabili - erano stati i rapporti del complesso con Roberto Benaglio, prestigioso didatta molto attivo alla Scala ed alla Staatsoper di Vienna. In anni recenti si sono succeduti alla guida del Coro José Luis Basso, Andrea Giorgi, Martino Faggiani, Francesco Pareti, Luigi Petrozziello, Fausto Regis, Ciro Visco e Carmelo Columbro e Marco Ozbic. Il nuovo maestro del coro è Salvatore Caputo.

Coro del Teatro di San Carlo

foto di Luciano Romano

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Laclemenzadi

Tito

Vitellia, figlia del deposto imperatore Vitellio, vuole vendicarsi contro l’imperatore Tito di cui è segretamente innamorata e cerca di convincere Sesto, amico di Tito ma innamorato di lei, ad aiutarla ad uccidere l’imperatore. Sesto intanto promette ad Annio la mano della propria sorella Servilia.

Durante un incontro al Foro con il popolo, il Senato e i legati delle province, Tito annuncia in disparte a Sesto che ha deciso di prendere in sposa Servilia e ad Annio non resta che comunicare all’amata il loro sogno infranto. Servilia decide di parlare all’imperatore: si reca sul Palatino rendendo noto a Tito il proprio legame con Annio. Tito senza esitare le dice di non volerle imporre la propria volontà, lodandone la sincerità.

Appresa la notizia della volontà di Tito di sposare Servilia, Vitellia incoraggia Sesto a compiere il regicidio. Sesto è appena partito, quando entrano Annio e Publio per comunicare a Vitellia che Tito, invece, ha scelto proprio lei come imperatrice. Il Campidoglio è avvolto dalla fiamme: Annio, Publio e Servilia guardano inorriditi lo spettacolo. È troppo tardi quando Vitellia arriva per fermare Sesto che ha già accoltellato Tito.

i

ii Tito però non è morto. Sesto confessa ad Annio che è stato lui a ordire la congiura. Publio, prefetto del Pretorio, si presenta per arrestare il colpevole.

Nella sala delle udienze, Tito attende di sapere la decisione del Senato sulla pena per Sesto, confidando in un’assoluzione e incredulo che l’amico possa avere attentato alla sua vita. Il Senato stabilisce che Sesto sia condannato alle fiere. L’imperatore è dibattuto: convoca Sesto per farsi rivelare le motivazioni del suo gesto. Sesto tuttavia si chiude nel silenzio, timoroso di coinvolgere Vitellia, limitandosi ad esprimere il proprio rimorso. Afflitto dal tormento interiore, Tito tuttavia decide di non firmare la condanna.

Tito entra in anfiteatro col suo corteo e sta per annunciare la sua decisione per Sesto, quando Vitellia irrompe confessando tutto. Pur sorpreso di constatare ogni volta la presenza di nuovi nemici intorno a sé, l’imperatore decide di perdonare tutti. Si leva un ringraziamento generale alla clemenza di Tito, Sesto ammette che il suo cuore non avrà mai pace nonostante tutto e l’imperatore chiede agli dèi di troncare la sua vita il giorno in cui smetterà di avere cura del bene di Roma.

Argomento

Testa colossale di Tito, presso la Gliptoteca di Monaco di Bavoera

1212

Laclemenzadi

Tito

La clemenza di Tito

al San Carloa cura di enrico tellini

6 MAGGIO

1980Interpreti:Werner Hollweg (Tito),Celestina Casapietra (Vitellia),Alexandrina Milceva (Sesto),Wilma Vernocchi (Servilia),Maria Casula (Annio),Joshua Hecht (Publio)

14 MAGGIO

1809Interpreti: Gaetano Crivelli (Tito), Carolina Massei (Vitellia),Marianna Sessi (Sesto), Elisabetta Pinotti (Servilia),Raffaele Ferraro (Annio),Luigi Zambello (Publio)Direttore: Giuseppe Festa Scene: Antonio Niccolini Costumi: Pietro Ricci.Due curiosità vanno segnalate sulla prima

esecuzione sancarliana:

- Il ruolo di Annio era cantato da un uomo.

- Le scene erano di Antonio Niccolini, il celebre

architetto che aveva progettato la nuova facciata

del San Carlo nel 1809 e che aveva ricostruito

il teatro dopo l’incendio del 1816.

27 GENNAIO

2010Interpreti: Gregory Kunde (Tito),Teresa Romano (Vitellia)Monica Bacelli (Sesto),Elena Monti (Servilia), Francesca Russo Ermolli (Annio),Vito Priante (Publio)Direttore: Jeffrey Tate Regia: Luca Ronconi Scene: Margherita Palli Creatore dei Costumi: Emanuel UngaroLight designer A. J. Weissbard

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“Il Trionfo di Tito” Lawrence Alma-Tadema (olio su tela, 1885)14

Dopo una disastrosa reggenza dell’imperatore Nerone e una guerra civile che vide opporsi tre regnanti – Galba, Otone e Vitellio – inizia per l’impero Romano una nuova era, contrassegnata da successi militari e da una spiccata capacità di gestione della cosa pubblica. Artefice di questo radicale cambiamento fu l’imperatore Vespasiano, fondatore della dinastia dei Flavi che resse l’impero dal 69 al 96 d. C.. Non meno abile nelle armi fu il figlio Tito, che riuscì a portare a termine la repressione della ribellione degli Ebrei in Giudea (più nota come prima guerra giudaica) nel 70 d. C., che si concluse con la distruzione del Tempio di Gerusalemme, evento che fu interpretato da Dante come punizione per la crocifissione di Cristo. Salito al trono nel 79 d. C., Tito fu esaltato per la sua bontà nelle pagine dell’illustre scrittore latino Tacito. Affiancò, da subito, all’impegno militare un intenso programma di edificazione di opere pubbliche per dare nuovo splendore alla città capitolina. Completò i lavori di costruzione dell’Anfiteatro Flavio, che il padre Vespasiano aveva iniziato per ricompensare il popolo dopo i lunghi anni di tirannia dell’imperatore Nerone. Il monumento, poderoso per il suo impianto architettonico e fulcro nevralgico per le attività ludiche della cittadinanza romana, fu inaugurato da Tito, nell’80 d. C., con una serie di giochi, spettacoli con gli animali, combattimenti di gladiatori e rifacimenti di battaglie famose che durarono 100 giorni. Contrastò con severe misure il fenomeno dei delatores (spioni), essendo la “delatio” ormai diventata un’abile arma politica e di ricatto personale. Inoltre, fece cessare i processi

per tradimento. La grande generosità dell’imperatore si manifestò, in modo eclatante, soprattutto in due occasioni. Infatti, Tito utilizzò le proprie ricchezze per soccorrere sia le popolazioni di Pompei ed Ercolano, gravemente colpite dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C., che il popolo romano in seguito all’incendio della città avvenuto nell’80 d. C.. Tito si recò più volte nelle città vesuviane dopo il disastro contribuendo economicamente alla loro ricostruzione. La magnanimità di Tito fu stigmatizzata in una celebre affermazione dello scrittore latino Svetonio: Amor ac deliciae generis umani ovvero “amore e delizia del genere umano”, in quanto durante la sua reggenza non furono emesse sentenze di condanna a morte. Il popolo romano, nonostante molti conoscessero Tito come un uomo traviato da innumerevoli vizi, tanto da temere che potesse diventare un novello Nerone, poté ricredersi per le sue virtù a tal punto da riporvi estrema fiducia e illimitato amore. Tito morì dopo soli due anni di regno a causa di una febbre che, secondo Svetonio, lo avrebbe colpito durante le sue numerose visite di assistenza ai malati. Dopo la morte fu santificato dal Senato e il fratello Domiziano fece erigere un arco trionfale nel Foro Romano in suo onore. Il suo animo solidale perdura nei secoli grazie ad un frase, ormai entrata nel linguaggio comune, che Tito era solito usare nei giorni in cui non riusciva a compiere del bene verso il prossimo: Ecco una giornata perduta!

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Bozzetto dell’allestimento scenico de “La clemenza di Tito” Margherita palli

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le bozze dei Costumi firmate Emanuel Ungaro

Tito

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Vitellia

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a cena con Mozart

La clemenza di Tito, ultima opera seria di Mozart,

fu composta in occasione delle celebrazioni

che accompagnarono l’incoronazione di Leopoldo

II a Re di Boemia, cerimonia che si tenne a Praga

il 6 settembre 1791.

Siete curiosi di sapere cosa mangiò l’imperatore

durante il banchetto tenuto in suo onore

nel Castello di Praga?

Vi offriamo, di seguito, l’intero elenco di pietanze

che stuzzicarono il palato raffinato del genio

salisburghese e del neo re di Boemia.

Buon appetito!

bocconcini di pragaingredienti:4 fette di prosciutto di Praga, 100 gr di emmentaler, 1 cucchiaino di senape, prezzemolo tritato, olio extravergine d’olivapreparazione:Spalmare un velo di senape su ogni fetta di Praga e disporvi dei bastoncini di emmentaler e un pizzico di prezzemolo tritato. Arrotolare e disporre gli involtini in una padella antiaderente. Scaldarli a recipiente coperto su fuoco moderato per 2 - 3 minuti e servire irrorandoli con un filo d’olio extravergine d’oliva.

goulash alla leopoldo iiingredienti:500 gr di carne di manzo, 250 gr di cipolle bianche, 1 litro e ½ di brodo di carne, 200 gr di patate, 200 gr di passata di pomodoro, 2 peperoni rossi, 2 spicchi di aglio, 1 cucchiaio di farina, 1 bicchiere di vino rosso, sale, pepe, cumino, paprica dolcepreparazioneFar rosolare la carne di manzo, tagliata a pezzetti piccoli, in una casseruola con un filo d’olio. Tagliare le cipolle e l’aglio a spicchi e farli rosolare assieme alla carne. Spolverizzare con la farina mescolando bene il tutto. Aggiungere il vino rosso e una volta evaporato coprire la carne con il brodo. Aggiungere il sale, il pepe, la paprica dolce e il cumino e far cuocere per circa 40 minuti a fuoco lento. Sbucciare e tagliare le patate a pezzi grossi. Sbucciare e tagliare i peperoni a listarelle.Aggiungere le patate, i peperoni e la passata di pomodoro alla carne e continuare a cuocere per altri venti minuti

arrosto di maiale con crauti e knedlíky di patateingredienti:Per il maiale: 600 gr di spalla o lombo di maiale,1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaino di cuminoPer i crauti: 500 gr di crauti con la marinata,50 gr di strutto, 1 cipolla media, 20 gr di farina, salePer i knedlíky di patate: 800 gr di patate lessate il giorno

Menùantipasto

primo piatto

secondo piatto

W.A. Mozart (dettaglio del ritratto incompiuto di Joseph Lange, 1790) 19

prima, 1 cucchiaio di sale, 50 gr di fecola di patate, 1 uovo, 50 gr di semola, 10 gr circa di farina tipo semolinopreparazione:Maiale: mettete la carne salata in una teglia insieme ad un mestolo di acqua calda in cui è stato sciolto il cumino. Dopo averla coperta mettetela in forno a 180° e fatela arrostire bagnandola di tanto in tanto con il relativo sugo e aggiungendo acqua calda all’occorrenza, per evitare che si asciughi. Dopo 40 minuti scoprite la teglia, girate la carne e fatela arrostire finché non diventa morbida. Crauti: soffriggete la cipolla nello strutto, aggiungete i crauti tagliati con la marinata e il cumino e fate stufare senza coperchio per 20 minuti circa mescolando di tanto in tanto. Se necessario aggiungete acqua calda per evitare di far seccare i crauti. Aggiungete la farina, condite con sale e zucchero e mescolando fate cuocere ancora per 5 minuti.Knedlíky di patate: sbucciate le patate e grattugiatele; aggiungete il sale, la fecola e un uovo e lavorate il tutto sulla spianatoia, aggiungendo successivamente farina e semola. Con l’impasto formate 4 cilindri, metteteli nell’ acqua bollente salata e fateli cuocere lentamente per 15/ 20 minuti. Con un mestolo forato scolateli e tagliateli a fette immediatamente.

anatra alla birraingredienti:1 anatra da 1 kg, 1 litro di birra, 30 gr di burro, 1 cipolla, 1 rametto di timo, 1 rametto di rosmarino, 2 foglie di salvia, 1 cucchiaio di uvetta sultanina, sale, pepepreparazione:tagliate testa, collo e zampe all’anatra. Scaldate il burro in un tegame dai bordi alti. Unite la cipolla tagliata a fette sottili e quando diventano trasparenti rosolatevi, per un quarto d’ora, l’anatra rigirandola di continuo in modo che colorisca bene da tutte le parti.Versate la birra, portate a bollore, riducete la fiamma in modo che il liquido sobbolla.Regolate sale e pepe. Unite il rosmarino, il timo, le foglie di salvia e lasciate cuocere per un’ora avendo cura di bagnare di tanto in tanto l’anatra con il suo sugo e di girarla più volte.Quando è cotta, toglietela dal tegame e tenetela al caldo. Eliminate le erbe aromatiche dal fondo di cottura e se questo fosse troppo liquido fatelo restringere alzando il calore.Unite l’uvetta sultanina strizzata dopo averla tenuta a bagno in acqua tiepida. Lasciate bollire per alcuni muniti. Tagliate l’anatra a pezzi e poi ricomponetela sul piatto da portata. Copritela con il suo sugo.

in alto: Arrosto di maiale con crauti e knedlíky di patate;

segue: Anatra alla birra

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dolcepalacinky con marmellataingredienti:250 gr di farina, ½ litro di latte , 4 uova intere, 2 tuorli, 100 gr di burro, sale, 250 gr di marmellata d’arancepreparazione:fare una fontana con la farina, al centro mettere un pizzico di sale, 4 uova, un po’ di latte e mescolare unendo gradatamente la farina. Se necessario aggiungere latte. Unire i tuorli e il burro fuso in una padellina che servirà poi per friggere. Far riposare 20 minuti. Con un mestolo prendere un quantitativo di pasta pari a circa ½ mezzo guscio d’uovo, versarlo nella padella calda e friggere come per le crêpe. Spalmare ogni crêpe con la marmellata, arrotolarla su se stessa e servirle calde.

tartufi al cioccolatoingredienti:1 Albume D’uovo, 2 Cucchiai Rum, 250 gr Zucchero A Velo, 150 gr Nocciole Spezzettate, 150 gr Cioccolato Fondente A Scaglie, Per Il Ripieno:, 1/2 Cucchiaio Burro, 1 Tuorlo D’uovo Sodo, 1 Cucchiaio Zucchero A Velo, Rumpreparazione:Mescolare l’albume, lo zucchero, metà delle scaglie di cioccolato, il rum e le nocciole. Lavorare con le mani, fino a ottenere un composto omogeneo, diviso in palline. Unire al burro, lo zucchero, il tuorlo sbriciolato e poche gocce di Rum. Con un dito, creare un buco nei tartufi e riempirlo con la crema. Lavorare ancora con le mani per ridare forma alle palline e passarle nel restante cioccolato, misto a un po’ di nocciole.

In alto i calici per il re di Boemia…

La scelta cade sul Marzemino: un vino che compariva nell’area trentina a partire dal XV secolo. Alla fine dell’Ottocento il Marzemino più diffuso era il padovano. Rosso, di colore rubino, tendente al granato, con riflessi violacei (secondo le annate): un profumo di sottobosco, un sapore secco e di forte personalità. Si serve a 16 gradi con salumi come lo speck, la bresaola e i paté di carne. Accompagna primi piatti come spaghetti alla chitarra con sugo d’agnello, riso e ossobuco. Si può azzardare l’abbinamento con una zuppa di pesce molto solida e per finire con formaggi a pasta dura e giovani. Va servito in un bicchiere tipo Bordeuaux Rosso. Mozart ne ha celebrato la bontà citandolo nel Don Giovanni, ma il Marzemino è famoso anche come il vino dei dogi e degli imperatori, perché non mancava mai sulle tavole dei nobili.

in alto: Palacinky con marmellata

in basso: Vigne di Marzemino, a Volano (Trento)

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stagione d’opera e di balletto 2010INAUGURAZIONE

Mercoledì 27 gennaio | ore 19.30 (Turno A)

Venerdì 29 gennaio | ore 18 (Turno B) – Domenica 31 gennaio | ore 17 (Turno F)Martedì 2 febbraio | ore 20.30 (Turno C) – Giovedì 4 febbraio | ore 18 (Turno D)

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana

la clemenza di titoDramma serio per musica in due atti kV 621Musica di WOLFGANG AMADEUS MOZART

Libretto di Caterino Tommaso Mazzolà da Pietro MetastasioCopyright ed edizione Bärenreiter-Verlag, kassel

Sub-Editore per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

Tito Vespasiano, imperatore di Roma Gregory Kunde Vitellia, figlia dell’imperatore Vitellio Teresa Romano Servilia, sorella di Sesto, amante di Annio Elena Monti Sesto, amico di Tito, amante di Vitellia Monica Bacelli Annio, amico di Sesto, amante di Servilia Francesca Russo Ermolli Publio, prefetto del Pretorio Vito Priante

Direttore JEFFREY TATERegia LUCA RONCONI

Regista collaboratore FRANCO RIPA DI MEANA Scene Creatore dei Costumi

MARGHERITA PALLI EMANUEL UNGARO Maestro del Coro Light designer

SALVATORE CAPUTO A. J. WEISSBARD Scenografa collaboratrice Clavicembalo Assistente Costumista GUIA BUZZI ROBERTO MORESCHI MADDALENA MARCIANO

Direttore Musicale di Palcoscenico MAURIZIO AGOSTINI – Direttore di scena FABRIZIO PISANESCHI – Assistente Maestro del Coro FRANCESCO ALIBERTI – Maestro di sala ROBERTO MORESCHI – Maestro rammentatore ROSARIO NAPPAMaestri collaboratori di Palcoscenico GIACOMO SERRA e BRUNO MILANO – Maestro alle luci RICCARDO FIORENTINO – Responsabile dell’Archivio Musicale VIRGINIO GIORGIONI – Scenografo capo reparto PIERO OLIVIERI

Coordinatore tecnico alla scenografia PASQUALINO MARINO – Coordinatore tecnico di Palcoscenico SALVATORE GIANNINI – Direttore della Sartoria GIUSI GIUSTINO – Vice Capo Macchinista CARLO DEL PRETE e PASQUALE MEOLACapo reparto Elettricisti GIUSEPPE PERRELLA – Capo Costruttore CARLO LUCAGNANO – Capo Attrezzista VINCENZO ESPOSITO – Responsabile fonica MARTINO BATTAGLIA

Scene realizzate da LABORATORI DI COSTRUZIONE E SCENOGRAFIA DEL TEATRO DI SAN CARLO | ARIANESE, PERO – Costumi realizzati da LABORATORIO DI SARTORIA DEL TEATRO DI SAN CARLO | SARTORIA ZAMBRANO, NapoliDI DOMENICO, Napoli – Calzature C.T.C., Milano – Parrucche A.M. SORRENTINO, Napoli – Sopratitoli EIKON s.r.l.

ORChESTRA E CORO DEL TEATRO DI SAn CARLO