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La città come motore per la promozione della salute 2 ST year • October 2015 • Vol. 2 • N° 3

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La città come motore per la promozione della salute

2ST year • October 2015 • Vol. 2 • N° 3

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Non-communicable diseases (NCDs) – including cancer, cardiovascular di-sease, chronic respiratory diseases, diabetes, and mental health and neu-rological disorders (such as Alzheimer’s disease) – are a major chal-lengeto health and human development in the 21st century. NCDs are the leading cause of death and disability worldwide, accountingfor 34.5 million of the 52.8 million deaths in 2010 (65%). With 23 millionof these deaths (80%) occurring in the poorest countries, NCDsexact aheavy and growing toll on physical health, economic security,and humandevelopment.Driven in large part by widespread exposure to four common modifiableriskfactors across the lifecourse – tobacco use, physical inactivity, unhealthydiet, and the harmful use of alcohol – NCDs perpetuate and entrench poverty within households and commu-nities.

This HEALTH POLICY IN NON-COMMUNICABLE DISEASES (NCDs) providesan analysis ofthe political, social, economic, epidemiological and clinicalimpact of theNCDs in the National and Local Health System.

HEALTH POLICY IN NON-COMMUNICABLE DISEASES (NCDs) is publishedquarterly and is freely available online at www.Ibdo.itThis publication is also available in English and Italian.

Editor in chief:Walter Ricciardi

Co-editorsRoberto BernabeiRenato LauroGiuseppe Novelli

EditorsVincenzo AtellaSilvio BrusaferroAchille CaputiMarco ComaschiClaudio CricelliCarlo FavarettiAntoine FlahaultBernardino FantiniAntonio GasbarriniFrancesco LandiCarlo GiordaRanieri GuerraNicola MagnavitaLorenzo Mantovani Iveta Nagyova Antonio NicolucciPaola PisantiFederico SpandonaroDavid StucklerKetty VaccaroStefano VellaAnna Maria Ferriero

Managing editor:Andrea [email protected]

Diabetes Advisory group:Massimo Boemi, Graziella Bruno, Salvatore Caputo, Agostino Consoli, Lucio Corsaro, Pierpaolo De Feo, Chiara De Waure, Paolo Di Bartolo, Francesco Dotta, Sebastiano Filetti, Simona Frontoni, Francesco Giorgino, Davide Lauro, Giulio Marchesini, Attilio Martorano, Gerardo Medea,Giuseppe Paolisso, Chiara Rossi, Paolo Sbraccia,

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Best Practices

Cities Changing Diabetes, un nuovo progetto globale per far fronte alla sfida che il diabete pone nelle grandi città 35Walter Ricciardi, Giuseppe Novelli, Ranieri Guerra, Vincenzo Atella, Claudio Cricelli, Pierpaolo De Feo, Francesco Dotta, Renato Lauro, Paolo Sbraccia, Ketty VaccaroCittà per camminare e della salute: un progetto innovativo tra territorio e tecnologia 39Maurizio Damilano, Pierpaolo De Feo, Paolo Sbraccia, Stefania Marletta)L’esperienza italiana di “Beat the Street” per incrementare il cammino urbano 45Giannermete Romani, Natalia Piana, Elena Pioppi, Pierpaolo De FeoLa Wellness Valley 51 Luigi AngeliniProgetto “La Scuola della salute per una Valle della salute” 53Fabio Besozzi Valentini, Stefania Bellesi.Promozione dell’attività fisica nel diabete di tipo due: un progetto locale nel territorio di Roma Nord 61Giovanni Peliti, Marina Leporelli, Agnese Collamati, Felice Strollo.EUROBIS: La lotta all’obesità infantile in Umbria 67 PierPaolo De Feo, Elena Pioppi, Claudia Ranucci, Natalia Piana, Roberto Pippi, Elisa Reginato, Cristina Aiello, Alberto Tirimagni, Angelo Russo, Emanuele Chiodini, Luca Sabatini, Giannermete Romani, Livia Buratta, Claudia Mazzeschi.

IndiceEditoriale - Città e Salute 3Walter RicciardiLe sfide globali per costruire la salute nelle città 5Daniele Ignazio La Milia, Andrea Poscia, Umberto Moscato Le dinamiche di comunità per città più sane 15Paolo Parente, Paolo Campanella, Walter Ricciardi, Carlo FavarettiArchitettura e salute: strategie di pianificazione urbanaper la promozione di corretti stili di vita 23 Stefano Capolongo, Andrea Rebecchi, Maddalena BuffoliLa strategia nazionale “Guadagnare salute”: rendere facili le scelte salutari 31 Daniela Galeone, Maria Teresa Menzano.

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Editoriale

Cento anni fa solo due persone su dieci nellapopolazione mondiale vivevano nelle aree ur-bane. Nella metà del 21° secolo questo nu-mero arriverà a sette. La popolazione urbana,pertanto, è in crescita costante: ogni anno au-menta di circa 60 milioni di persone, soprat-tutto nei Paesi a medio reddito. Proiezioni dipopolazione mostrano che nei prossimi 30anni la crescita globale avverrà virtualmentesoltanto nelle aree urbane. Tuttavia, secondoquanto riportato dall’UNICEF, circa un terzodella popolazione urbana mondiale vive neibassifondi, dove si concentrano povertà,emarginazione e discriminazione; entro il2020 le persone che vivranno in insediamentinon ufficiali e negli slum saranno quasi 1,4miliardi. Quasi il 10% della popolazione ur-bana, inoltre, vive in megalopoli, città conoltre 10 milioni di abitanti che si sono molti-plicate in tutto il pianeta, ma la quota mag-giore dell’incremento in ambiente urbano sista verificando non nelle megalopoli ma incittà più piccole. Il notevole incremento dellapopolazione nelle aree urbane è legato ancheai fenomeni migratori; le regioni urbanedell’Unione europea, fatta eccezione per laFrancia, tendono a registrare, infatti, gli in-crementi demografici più elevati a causa delsaldo migratorio. La migrazione della popolazione verso le areeurbane si accompagna anche a modifiche so-stanziali degli stili di vita rispetto al passato.Cambiano le abitudini, cambia il modo di vi-vere, i lavori sono sempre più sedentari, iltempo per pranzare si riduce spesso a un fru-gale pasto in mensa o al bar vicino all’ufficioe l’attività fisica diventa praticamente inesi-stente.Stili di vita che trasmettiamo gioco forzaanche ai nostri figli; bambini spesso in so-

vrappeso se non obesi. In Italia, come de-scritto nell’ultimo rapporto Osservasalute, ibambini e gli adolescenti in sovrappeso rap-presentano il 26,5% della popolazione tra i 6e gli 11 anni.Appare evidente come, sebbene recentementenon si faccia altro che parlare dell’epidemiadella cronicità, che affonda le sue origini nelladiffusione di pochi fattori di rischio legati astili di vita non salutari, ancora tanto c’è dafare per diffondere una cultura della preven-zione che miri a sviluppare consapevolezzanelle scelte di salute delle persone. Da qui la necessità di mettere in atto nellearee urbane una strategia integrata, finaliz-zata a costruire un’idea di città come “pro-motore della salute”, attraverso un approcciomultilivello che comprenda iniziative di variogenere, sociali più che sanitarie. Interventi ur-banistici, “laboratori” sugli stili di vita sanicome la Wellness Valley, progetti per stimolaree premiare i “camminatori urbani” come Beatthe street, e il progetto mondiale “cities chan-ging diabetes”, già avviato a Città del Mes-sico, Pechino, Houston, Copenaghen, Tianjine che vedrà coinvolta nel 2017 anche Roma,con un ruolo attivo dell’Osservatorio Nazio-nale per la salute nelle Regioni. La maggiorparte di queste iniziative, tuttavia, procede dasola in una singola realtà; la speranza è checol tempo si riesca a realizzare un approcciocoordinato che, agendo su più fronti, possastimolare una maggiore attenzione alle pro-prie scelte di salute, raggiungendo soprattuttole fasce di popolazione che vivono in condi-zioni di maggiore disagio socio-economico.

Prof. Walter RicciardiPresidente Istituto Superiore di Sanità

Città e Salute

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Abstract

Urban health, defined as the study of the healthof urban populations, is becoming a great argu-ment in the international research agenda sincewhen urbanization, namely the demographictransition from rural to urban, become one of themajor public health challenge of this century, con-sidering that more than two-thirds of the globalpopulation will be living in cities by 2050.

This paper presents the results of a literature re-view to describe and analyze the main and mostrecent knowledge on urban health.

A comprehensive literature review was conducted,in January 2014 by two researchers, usingPubMed with the following keywords: “urbanhealth”; “healthy city”; urbanization; “urbaniza-tion threat to health”.

Urbanization have significant effects on popula-tion health: of course, it can and should be bene-ficial for health as urban areas can providehealthy living and working environment and con-centrate opportunities, jobs, services, technologies;it is testified by the improvements over the last 50years in mortality and morbidity in highly ur-banized countries, other than by the direct corre-lation between urbanization and richness. How-ever, there are several economic, social andenvironmental determinants which could have agreat negative impact on health in urban areas,for examples: inequities and poverty (between andwithin cities) with increasing number of peopleliving in slums; infectious diseases, exacerbatedby poor living and working conditions; chronicand non-communicable diseases linked to lifestylesin cities, road traffic and accidents; violence andcrime; air pollution and climate change.

Sintesi

L’Urban Health, disciplina interessata allo studiodella salute delle popolazioni che vivono in am-bienti urbani, è diventato un argomento di parti-colare interesse per la ricerca internazionale, invirtù dell’importanza assunta per la sanità pub-blica dall’urbanizzazione, ossia della transizionedemografica da rurale a urbano, e in considera-zione del fatto che più di due terzi della popola-zione mondiale vivrà in una città entro il 2050.

Questo lavoro presenta i risultati di una revisionedella letteratura per descrivere ed analizzare leprincipali e più aggiornate conoscenze sul temadell’urban health.

Una revisione della letteratura è stata condottasu PubMed, nel gennaio 2014 da due ricercatoriindipendentemente, utilizzando le seguenti parolechiave: “urban health”; “healthy city”; urbaniza-tion; “urbanization threat to health”.

L’urbanizzazione ha effetti significativi e diversi-ficati sulla salute della popolazione. Può esserepositiva, come accade per le aree urbane in gradodi fornire una vita e ambienti di lavoro sani, pro-babilmente in relazione alla capacità di concen-trare opportunità di lavoro, servizi, tecnologie;parte dei miglioramenti avvenuti nel corso degliultimi 50 anni per la mortalità e morbilità in al-cuni paesi altamente urbanizzati potrebbero essereattribuiti ai determinanti potenzialmente salutaridelle moderne città. Tuttavia, alcuni determinantieconomiche, sociali e ambientali potrebbero avereun forte impatto negativo sulla salute delle popo-lazioni nelle aree urbane; tra questi le disugua-glianze socio-economiche e la povertà (tra le cittàe all’interno della stessa città), con un numerosempre crescente di persone che vivono in barac-copoli, le malattie infettive, aggravate dalle carenticondizioni di vita e di lavoro, le malattie croniche

Le sfide di Sanità Pubblica per costruire la salute nelle città

di D.I. La Milia, A. Poscia, U. MoscatoIstituto di Sanità Pubblica – Sezione Igiene, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

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D.I. La Milia et al.

e non trasmissibili legate a stili di vita nelle città,al traffico stradale e agli incidenti, la violenza ela criminalità, l’inquinamento atmosferico e ilcambiamento climatico.

Introduzione

L’urbanizzazione, cioè la transizione demograficada rurale a urbano, è una delle maggiori sfide disanità pubblica del nostro secolo. I numeri sonoimpressionanti: nel 2010 più della metà di tuttele persone, circa 3,5 miliardi, viveva in un’areaurbana e questa percentuale è destinata a crescererapidamente nei prossimi anni (Figura 1) [1].

Figura 1: Percentuale di persone che vivono inaree urbane, 1960 – 2010. Tratto da OMS, 2013.

Questo fenomeno ha portato alla nascita dell’Ur-ban Health, una disciplina interessata allo studiodella salute delle popolazioni che vivono in am-bienti urbani, ed alla comprensione dei suoi de-terminanti al fine di migliorare lo stato di salutedegli abitanti delle città [2]. Negli ultimi diecianni l’urban health è diventato un argomento diparticolare interesse per la sanità pubblica, comedimostrato dalle oltre mille ricerche e documentipubblicati a partire dal 1960, di cui oltre il 60%dopo il 2000. La maggior parte dei lavori pubbli-cati, sia in letteratura scientifica, sia in letteraturagrigia, analizza il rapporto tra ambiente urbano eoutcomes di salute e molte organizzazioni, tra cuil’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),hanno focalizzato la loro attenzione sulle sfide ge-nerate dall’urbanizzazione e il conseguente im-patto sulla salute.

Tuttavia, ciò che è classificato come “urbano” va-ria notevolmente, poiché non esiste una definizioneuniversalmente accettata di cosa sia una città ouna zona urbana. Le piccole nazioni considerano“urbani” tutti gli insediamenti con 1000 o piùabitanti, mentre gli Stati Uniti, o altri Paesi moltopopolati, definiscono “urbana” una zona densa-mente popolata con più di 50.000 abitanti [3]:

l’OMS ha utilizzato, in un recente rapporto, laparola “città” per definire tutte quelle zone urbanecon una popolazione di almeno 100.000 abitanti[4], mentre la UN-HABITAT (agenzia delle Na-zioni Unite il cui compito è favorire un’urbaniz-zazione socialmente ed ambientalmente sostenibilee garantire il diritto ad avere una casa dignitosa)definisce “megalopoli” le metropoli con oltre 10milioni di abitanti e “Metacity” o “HyperCITY”gli enormi agglomerati urbani con oltre 20 milionidi persone [5-6].

Tuttavia, secondo Galea et Vlahov (2005), le cittàpossono essere raffigurate da diverse condizioniin cui le persone vivono e in cui vengono rappre-sentate una vasta gamma di esperienze umane,che offrono agli esseri umani la possibilità di con-dividere spazi urbani, di partecipare ad eventipubblici e privati e di esercitare dei doveri e deidiritti [2].

Le città possono essere sia un determinante posi-tivo di salute, ma anche luoghi malsani in cui vi-vere, caratterizzate da traffico intenso, inquina-mento, rumore, violenza e isolamento sociale,soprattutto per anziani e famiglie giovani. Per talemotivo, appare importante promuovere il concetto,definito dall’OMS-Europa nel 1986, di “cittàsana”: città europee e reti nazionali che contri-buiscono alla salute, allo sviluppo sostenibile edal supporto dei politici, del settore pubblico e dialtre agenzie nell’implementare strategie e azioniper affrontare le crescenti sfide sanitarie nellecittà.

Questo lavoro presenta i risultati di una revisionedella letteratura per descrivere ed analizzare leprincipali e più aggiornate conoscenze sul delicatotema dell’urban health.

Metodi

In questo lavoro è stata condotta una revisionecompleta della letteratura utilizzando PubMedcon le seguenti parole chiave: “urban health”;“healthy cities”; urbanization; “urbanizationthreat to health”. Sono state incluse nella ricercasolo le revisioni pubblicate in riviste scientifichepeer-reviewed o da società/agenzie internazionalie scritti in inglese o italiano. Nessun limite ditempo è stato fissato a priori. La ricerca iniziale èstata condotta nel Gennaio 2014, da due ricerca-tori indipendentemente l’uno dall’altro, ed ha evi-denziato 3.381 revisioni (su 89,506 lavori). Dopoaver applicato i criteri di inclusione ed esclusione,e una previa selezione per titolo e abstract, i ri-cercatori hanno selezionato e analizzato il testo

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Le sfide di Sanità Pubblica per costruire la salute nelle città

completo di 54 revisioni. Dopodiché sono statiscansionati tutti i riferimenti indicati nella sezione“Related article” e nella bibliografia delle revisioniselezionate. In parallelo è stata realizzata un’in-dagine dei siti web, tramite Google e utilizzandole stesse parole chiave della revisione su Pubmed,per includere anche importanti lavori di letteraturagrigia e delle principali istituzioni internazionali(OMS, ONU, ecc…). Alla fine del processo, gliautori hanno revisionato e sintetizzato i risultatidi 76 lavori, di cui 39 revisioni, 32 documenti daagenzie internazionali e 5 libri.

Carico di Malattia nelle aree urbane

All’inizio del secolo scorso, solo 2 persone su 10vivevano in un’area urbana, mentre, secondo leproiezioni dell’OMS, diventeranno 6 su 10 entroil 2030 e più di due terzi della popolazione mon-diale vivrà in città entro il 2050 (6,4 miliardi dipersone).

A metà del XX secolo la crescita della popolazioneresidente in aree urbane ha raggiunto un picco,con una espansione della popolazione di oltre il3% l’anno, mentre attualmente il numero dei re-sidenti in zone urbane è in crescita di quasi 60milioni di individui ogni anno e si prevede checrescerà di circa l’1,5% l’anno tra il 2025 e il2030, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Difatto i paesi in via di sviluppo hanno conosciutouna grande espansione della popolazione urbanatra il 1995 e il 2005, con circa 165 mila personeche ogni giorno si stabilivano in zone urbane, e leproiezioni stimano una crescita annua della po-polazione urbana in questi Paesi di circa l’1,55%tra il 2025 e il 2050. Invece nei paesi ad alto red-dito, l’incremento dell’urbanizzazione nei prossimidue decenni è legata soprattutto all’immigrazione(legale e illegale) (Figura 2) [7].

Figura 2. Popolazione Urbana, in milioni di indi-vidui, nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi ric-chi, 1975-2009. Tratto da OMS, 2013.

Attualmente in Europa, la regione storicamentepiù urbanizzata del mondo per molti secoli e cheha visto la prima città al mondo, Londra, a supe-

rare un milione di abitanti nella metà del XIX se-colo, circa il 75% della popolazione dei 27 StatiMembri vive in aree urbane, anche se molte cittàcontano una riduzione della crescita se non addi-rittura un declino del numero di individui che vi-vono in aree urbane [7]. Inoltre, molte città euro-pee stanno affrontando un fenomeno conflittualecaratterizzato, da una parte, dalla de-urbanizza-zione verso le nuove e maggiormente attrattiveperiferie e, dall’altra parte, dalla ri-urbanizzazionedovuta alla capacità di attrazione del centro dellacittà. Questo fenomeno è influenzato dall’immi-grazione dalle zone povere a quelle maggiormentericche di una città e dalle aree rurali a quelle ur-bane.

A parte l’urbanizzazione, un altro risultato del-l’ottimale sviluppo del secolo scorso è stato l’in-cremento dell’età della popolazione, ma che rap-presenta, d’altra parte, una grande sfida per lasanità pubblica e per le città del XXI secolo. In-fatti, la proporzione degli anziani residenti nellecittà nei paesi sviluppati corrisponde a circa l’80%dei giovani residenti nelle stesse aree urbane ed èin rapido incremento; invece, nei paesi in via disviluppo, le persone anziane che risiedono in città,aumenterà di circa 16 volte, da circa 56 milioninel 1998 a oltre 908 milioni nel 2050 (un quartodella popolazione urbana totale) [8].

Un’altra caratteristica importante dell’urbanizza-zione è che essa riguarderà principalmente le cittàpiccole rispetto a quelle più grandi. Infatti, nono-stante il numero delle megalopoli sia previsto inaumento dalle 5 del 1975 alle 23 previste entro il2015, queste contano meno del 10% degli abitantidelle città, mentre circa la metà di tutti gli abitantidelle aree urbane vive in città con un numero diabitanti compreso tra 100.000 e 500.000 e l’ur-banizzazione in questi centri sarà più rapida ri-spetto alle città più grandi [3].

Come già accennato, l’urbanizzazione può impat-tare sulla salute umana sia in senso positivo sia insenso negativo. Alcune evidenze dimostrano chel’urbanizzazione influisce positivamente sulla sa-lute delle popolazioni, come accade per le areeurbane in grado di fornire una vita e ambienti dilavoro sani, probabilmente in relazione alla lorocapacità di concentrare opportunità di lavoro, ser-vizi, tecnologie. Parte dei miglioramenti avvenutinel corso degli ultimi 50 anni per la mortalità emorbilità in alcuni paesi altamente urbanizzati,come Giappone, Svezia, Paesi Bassi e Singapore,potrebbero essere attribuiti ai determinanti po-tenzialmente salutari di queste moderne città.D’altra parte, sono diversi gli studi che hanno evi-denziato la relazione diretta esistente tra urba-

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D.I. La Milia et al.

nizzazione e ricchezza, misurata come prodottointerno lordo (Figura 3) [7].

Figura 3. Andamento globale dell’urbanizzazione(percentuale rispetto al totale della popolazione)e del PIL pro-capite (in Dollari Americani) pertutti i Paesi, 1960-2000. Tratto da UN-HABITAT,2013.

Tuttavia alcuni studi hanno dimostrato che esi-stono diversi determinanti nelle aree urbane, comequelli economici, sociali ed ambientali, che po-trebbero avere un forte impatto negativo sulla sa-lute delle popolazioni. Infatti, in tutti i paesi vi èuna distribuzione diseguale della salute nelle varieclassi sociali, sia all’interno dello paese (con ungradiente urbano-rurale) sia all’interno di unastessa città (con un gradiente sociale). Ciò puòportare a situazioni di svantaggio urbano in cuila salute delle popolazioni che vivono in città ri-sulta peggiore di quella delle popolazioni che vi-vono in aree rurali [9]. Per tale motivo, le disu-guaglianze socio-economiche nelle aree urbaneproducono significative disuguaglianze sanitariee la rapida crescita della popolazione in diversecittà, dovuta anche alla immigrazione dalle areerurali, potrebbe non essere accompagnata da unapari crescita delle infrastrutture di base, mettendoulteriormente in pericolo la salute di coloro chevivono in alcune aree delle città, in particolarenei paesi a basso reddito [3]. Infatti, le regionidel mondo con la più rapida crescita di urbaniz-zazione sono anche quelle con la più alta percen-tuale di persone che vivono nelle baraccopoli. Secondo alcune analisi dell’OMS, una buona go-vernance a livello locale può portare l’aspettativadi vita nelle città a 75 anni o più, mentre una go-vernance non ottimale può farla crollare anche a35 anni e far aumentare il numero di persone chevivono nelle baraccopoli. Come definito dal Pro-gramma delle Nazioni Unite per gli InsediamentiUmani (UN-HABITAT), una baraccopoli è unazona densamente popolata con alloggi scadenti eun basso tenore di vita rappresentato dalla man-

canza di uno o più dei seguenti servizi: rete idricaadeguata, ottimali strutture igienico-sanitarie, suf-ficienti aree o strutture ricreative, costruzioni si-cure e appropriato tenore di vita [9].

Si stima che attualmente circa 1 miliardo di per-sone, cioè circa un terzo della popolazione mon-diale che risiede in aree urbane, viva in condizionidi povertà in baraccopoli e tale numero potrebberaddoppiare nei prossimi decenni senza adeguatepolitiche che mirino ad una equità economica, so-ciale e sanitaria. Più del 90% delle baraccopoli sitrovano nei paesi in via di sviluppo dove spessorappresentano il tipo di insediamento umano do-minante (Figura 4) [3]. Gli abitanti delle barac-copoli vivono in condizioni di sovraffollamento,in abitazioni mal costruite, spesso situate in zonepoco accessibili della città (aree scoscese, rive difiumi spesso soggette a inondazioni, aree indu-striali). L’alta densità di popolazione, il sovraf-follamento e la mancanza di sistemi idrici e igie-nico-sanitari adeguati e sicuri rappresentanol’ambiente ideale per l’insorgenza di epidemie ditubercolosi, epatite, febbre dengue, polmonite, co-lera e altre malattie diarroiche [10].

Figura 4. Percentuale di popolazione urbana chevive nelle baraccopoli nei diversi Paesi. Tratto daOMS, 2008.

Nelle città dell’Africa sub-Sahariana, i bambiniche vivono in baraccopoli hanno una maggioreprobabilità di morire per malattie respiratorie emalattie trasmesse tramite l’acqua, prevenibili,rispetto ai bambini che vivono in zone rurali [11].Le baraccopoli inoltre, rappresentano un esempiodelle crescenti disparità in salute esistenti all’in-terno di una città, come dimostrato dal forte gra-diente nei tassi di mortalità neonatale e infantileriscontrato all’interno di alcune città in Africa,America e Asia. A Nairobi, in Kenya, per esempioi tassi di mortalità infantile nelle baraccopoli su-perano di più di tre volte la media cittadina e didieci o più volte le zone più ricche della città (Ta-bella 1) [12]. Nonostante ciò, nelle regioni poveredel pianeta, il tasso di mortalità infantile è in di-

e (2.000 USS)capit-oPIL pr e (2.000 USS)

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Le sfide di Sanità Pubblica per costruire la salute nelle città

minuzione. Infatti raggiungeva mediamente i 99-70 per 1000 nati vivi nel 1990 rispetto agli 81-51 per 1000 nati vivi nel 2000-2007 [13].

Tabella 1: Tassi di mortalità infantile e sotto i cin-que anni a Nairobi, in tutto il Kenya, in Svezia ein Giappone.

Luogo Tasso di mortalità Tasso di mortalitàinfantile al di sotto dei

cinque anni

Svezia 5 5

Giappone 4 5

Kenya 74 112

• Aree rurali 76 113

• Aree urbane 57 84(esclusa Nairobi)

Nairobi 39 62

• Zone ad alto reddito <10 <15

• Zone a basso reddito 91 151

• Baraccopoli di Kibera 106 187

• Baraccopoli di Embakasi 164 154

Fonte: APHRC, 2002

È importante evidenziare che, anche se le disu-guaglianze di reddito nei paesi sviluppati sonobasse e poco è noto circa le disuguaglianze di sa-lute nelle aree urbane europee, diversi studi hannomostrato significative differenze nella speranza divita, sia nelle principali aree metropolitane ame-ricane (tra cui Washington, New York e Miami),sia in alcune città europee (per esempio a Glasgowl’aspettativa di vita maschile in differenti quartieridella città varia da 54 anni a 82 anni) [5, 14].

Sicuramente le disuguaglianze in salute, socialied economiche all’interno di un Paese e tra i Paesicontribuisce in maniera significativa al carico dellemalattie nelle aree urbane. Questo Burden è ca-ratterizzata principalmente da:

• malattie infettive, aggravate dalle scarse con-dizioni igienico- sanitarie;

• disponibilità di acqua e possibili contaminazionidella stessa da parte di agenti fisici, chimici ebiologici;

• malattie croniche e non trasmissibili legate aglistili di vita nelle città, tra cui i disturbi dellasalute mentale;

• gli incidenti stradali, la violenza e la crimina-lità;

• l’inquinamento dell’aria, sia indoor sia outdoor,e i cambiamenti climatici.

Nonostante tutto, le malattie trasmissibili riman-gono un importante problema per la salute dellepersone che vivono in aree urbane, specialmenteper coloro che riversano in condizioni socio-eco-nomiche scadenti. Ad aggravare il quadro contri-buiscono le malattie emergenti, soprattutto quellerespiratorie come la SARS o l’influenza aviaria,in quanto potrebbero mettere rapidamente in pe-ricolo la salute di un gran numero di individuidiffondendosi in breve tempo all’interno dei con-fini di città e Paesi. Le migrazione, il sovra-affol-lamento, lo smaltimento improprio dei rifiuti so-lidi, i cambiamenti climatici e il loro impattosull’ecologia degli ambienti urbani rappresentanoalcuni dei motivi per cui è necessario mantenerealto l’interesse sulle malattie infettive emergenti[15-17]. In questo senso, l’esempio più importanteè la ricomparsa della tubercolosi, documentata inalcune città, come ad Osaka, spesso con ceppimulti-resistenti. L’AIDS, per esempio, che è asso-ciata a diversi fattori sociali, ha un’incidenza 1,7volte maggiore nelle aree urbane rispetto alle zonerurali, con una maggiore prevalenza nelle donne[18].

Un altro determinante di salute urbana è rappre-sentato dall’acqua. Infatti la possibilità di accessoad una rete idrica sicura riduce drasticamente lemorti per infezioni, viceversa l’acqua contaminatao la sua carenza facilita la diffusione di infezionidiarroiche e parassitarie. Anche in questo caso, ipaesi in via di sviluppo sono quelli con maggioridifferenze in salute (Figura 5), con poveri, bam-bini e donne a rappresentare le categorie mag-giormente vulnerabili [19]. Questa situazione èlontana dal trovare una soluzione, infatti la pos-sibilità di accesso all’acqua potabile, tra il 1990 e2000-2007 in Africa, America e Asia, è rimastastabile per le popolazioni povere delle aree urbane,mentre si sta progressivamente riducendo per lepopolazioni ricche delle stesse aree. L’OMS riportache quasi la metà degli abitanti delle città inAfrica, Asia e America Latina soffre di almenouna malattia causata dalla mancanza di acquapotabile e dalla conseguente carenza di serviziigienico-sanitari, mentre in Africa sub-saharianai più poveri spendono almeno un terzo del lororeddito per il trattamento dell’acqua e delle ma-lattie dovute alla carenza di acqua potabile. Di-versi studi hanno dimostrato che nei paesi svilup-pati l’importanza della preservazione dell’acquapotabile è spesso misconosciuta e la carenza dimisure atte ad ottenere il risparmio della stessapuò portarne allo spreco di grandi quantità [20-22].

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D.I. La Milia et al.

Figura 5: Perccentuale di famiglie con accesso direttoall’acqua potabile in aree urbane di 40 Paesi a redditomedio-basso. Tratto da OMS, 2000-2007.

D’altra parte l’invecchiamento della popolazioneche vive nelle aree urbane, sia nei paesi a bassoreddito sia in quelli ad alto reddito, sta spostandol’attenzione verso le malattie croniche e non tra-smissibili ed esistono prove circa il legame traqueste ultime e gli stili di vita nelle città. Alcunistudi hanno evidenziato che, nei paesi a basso emedio reddito, la prevalenza di ipertensione è inaumento, con tassi maggiori nelle aree urbane ri-spetto a quelle rurali, mentre la prevalenza di dia-bete e obesità mostra un gradiente socio-econo-mico nei centri urbani, con un incremento deitassi al diminuire dello status sociale, proprio comeaccade nei Paesi europei e ad alto reddito [23-26]. Nonostante questo, molte persone nelle cittàdell’Africa sub-Sahariana vivono in condizioni disotto-alimentazione/malnutrizione: in Etiopia,Malawi e Zambia la percentuale di persone sotto-peso tra la popolazione urbana raggiunge il 60%[27]. La privazione alimentare, inoltre, conducespesso verso la “transizione nutrizionale urbana”,come definito da Dixon et al, o verso spostamenti“obesogenici” nella composizione della dieta, comedefinito da Mendez & Popkin, in cui a fronte dibassi livelli di frutta e verdura consumata si ri-trovano alti consumi di grassi di origine animale,carboidrati complessi e dolcificanti calorici[28,29]. La transizione nutrizionale inizia in ge-nere nelle città a causa del facilitato accesso adalimenti non tradizionali a basso costo, al cam-biamento negli stili di vita, all’aumenta possibilitàdi accesso a supermercati e ipermercati dove èpossibile trovare alimenti trasformati e pronti peril consumo. Per contro, le evidenze dai paesi adalto reddito indicano che un ruolo importantenella prevalenza delle malattie croniche è svoltoda una corretta pianificazione urbana, che prevedala possibilità di costruire aree verdi per l’attivitàfisica (Tabella 2) [3].

Tabella 2. Influenza della pianificazione e del designurban sull’attività fisica

Influenza positiva (pro attività fisica)Bassa densità abitativa e utilizzo del suolo combinato alla con-nettività alle arterie stradali.Quartiere sicuro per criminalità, traffico, incidenti e dall’esteticagradevole.Presenza e possibilità di accesso ai servizi pubblici, a spazi ricreativie aree verdi.

Influenza negativa (contro l’attività fisica)Presenza pervasive di veicoli a motore e crescente dipendenza daauto e moto.

Fonte: OMS, 2008

Alcuni lavori evidenziano che vivere in aree urbanesembra associarsi, inoltre, ai problemi di salutementale, definiti come “nuove” malattie croniche,spesso dovuti al cambiamento dei modelli di vitafamiliare e relazionale (ad es. il cambiamentonella concezione del matrimonio e all’incrementodel numero di divorzi), alle nuove ideologie cul-turali, allo stress cronico indotto dalle città, aglieventi stressanti e alla carenza di sostegno sociale[32]. Attualmente, nei paesi in via di sviluppo laprevalenza di malattia depressiva tra gli adultiche vivono in zone urbane varia tra il 12% e il51%, mentre nei Paesi sviluppati la solitudine, lacrescente prevalenza di patologie dell’età senile,come la malattia di Alzheimer, sono diventate unproblema comune [3]. Inoltre, lo stress cronico el’aumentata possibilità di accesso ad alcuni pro-dotti, quali alcool e droghe, possono incrementareil rischio di abuso di sostanze stupefacenti e didipendenza nelle aree urbane [3].

Un altro problema per la salute urbana è legatoal crescente numero di incidenti stradali. Il rap-porto sullo stato globale sulla sicurezza stradaledell’OMS del 2013 indica che il numero totale dimorti a seguito di incidente stradale nel mondo èdi circa 1,24 milioni di persone all’anno (Figura6), la metà dei quali coinvolge pedoni, ciclisti emotociclisti, con la maggior parte dei casi confinatiai paesi in via di sviluppo [33]. Questi numerisono destinati ad aumentare nei prossimi decenniconsiderando che i decessi dovuti al traffico sonodipendenti dalle infrastrutture stradali, dallenorme di circolazione e dal rispetto di esse, tuttifattori particolarmente carenti nei Paesi a bassoreddito.

Africa, America e Asia, è rimasta stabile per le popolazioni povere delle aree urbane, mentre si sta

progressivamente riducendo per le popolazioni ricche delle stesse aree. L’OMS riporta che quasi la

metà degli abitanti delle città in Africa, Asia e America Latina soffre di almeno una malattia causata

dalla mancanza di acqua potabile e dalla conseguente carenza di servizi igienico-sanitari, mentre in

Africa sub-sahariana i più poveri spendono almeno un terzo del loro reddito per il trattamento

dell'acqua e delle malattie dovute alla carenza di acqua potabile. Diversi studi hanno dimostrato che

nei paesi sviluppati l'importanza della preservazione dell'acqua potabile è spesso misconosciuta e la

carenza di misure atte ad ottenere il risparmio della stessa può portarne allo spreco di grandi

quantità [20-22].

Figura 5: Perccentuale di famiglie con accesso diretto all’acqua potabile in aree urbane di 40 Paesi a reddito medio-basso. Tratto da OMS, 2000-2007.#

D'altra parte l’invecchiamento della popolazione che vive nelle aree urbane, sia nei paesi a basso

reddito sia in quelli ad alto reddito, sta spostando l'attenzione verso le malattie croniche e non

trasmissibili ed esistono prove circa il legame tra queste ultime e gli stili di vita nelle città. Alcuni

studi hanno evidenziato che, nei paesi a basso e medio reddito, la prevalenza di ipertensione è in

aumento, con tassi maggiori nelle aree urbane rispetto a quelle rurali, mentre la prevalenza di

diabete e obesità mostra un gradiente socio-economico nei centri urbani, con un incremento dei

tassi al diminuire dello status sociale, proprio come accade nei Paesi europei e ad alto reddito [23-

26]. Nonostante questo, molte persone nelle città dell’Africa sub-Sahariana vivono in condizioni di

sotto-alimentazione/malnutrizione: in Etiopia, Malawi e Zambia la percentuale di persone sottopeso

tra la popolazione urbana raggiunge il 60% [27]. La privazione alimentare, inoltre, conduce spesso

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Le sfide di Sanità Pubblica per costruire la salute nelle città

Figura 6. Tasso di mortalità per incidenti stradali

(per 100.000 persone)

Fonte: OMS, 2008

Un altro problema della salute urbana è rappre-sentato dalla violenza e dalla criminalità, fenomeniche possono coinvolgere indistintamente tanto ipoveri quanto i ricchi in tutti i paesi, generandosenso di paura e di insicurezza. Violenza e crimi-nalità sono più frequenti nelle aree urbane, so-prattutto nelle baraccopoli; un recente studio hadimostrato che il 60% degli abitanti delle città inPaesi in via di sviluppo è stata vittima di un reatonegli ultimi 5 anni. Il rapporto mondiale dell’OMSsulla violenza e la salute indica che, per la fasciadi età 15-29 anni, le lesioni personali rappresen-tano la seconda causa di morte, dopo gli incidentistradali, in alcune città dell’America latina (tra 6e 248 decessi per 100.000 abitanti), mentre aWashington D.C. il tasso di mortalità è 69,3 per100.000 e a Stoccolma 3 per 100.000 [3].

Accanto al problema legato alla sicurezza del traf-fico, vi è quello dovuto alla qualità dell’aria ur-bana conseguente all’inquinamento atmosferico.L’inquinamento dell’aria urbana è legato ad au-toveicoli, processi industriali, produzione di ener-

gia, combustione domestica, variamente respon-sabili dell’emissione di miscele complesse, alcunedelle quali dannose per la salute. Tra queste,emerge sempre di più il ruolo del particolato (PM),recentemente classificato dallo IARC come can-cerogeno per gli esseri umani (gruppo 1). Datiaggiornati riportano che l’esposizione a particolatofine ambientale (PM10 e PM2,5) abbia causato3,2 milioni di morti premature in tutto il mondonel 2010, in gran parte per malattie cardiovasco-lari, e 223.000 decessi per tumore polmonare, lamaggior parte dei quali in Cina e in altri paesidell’Asia orientale. In tutto il mondo, l’inquina-mento atmosferico urbano si stima sia responsabiledi circa il 9% dei decessi per tumore polmonare edel 5% delle morti per malattie cardio-respiratorie[35]. Mediamente tra gli anni 2003 e 2010, laconcentrazione di PM10 nell’aria delle città è ri-sultata essere compresa tra gli 11 e gli oltre 100mg/m3, con molte aree urbane che hanno superatoi valori di riferimento stabiliti dall’OMS sulla qua-lità dell’aria urbana (Figura 7) [36, 37]. In par-ticolare, l’inquinamento dell’aria urbana costitui-sce un’importante minaccia per la salute nei Paesiin via di sviluppo, dove spesso non esistono leggiapposite e gli insediamenti urbani (soprattuttobaraccopoli) si trovano nelle vicinanze di aree in-dustriali. Alcuni disastri ambientali e per la saluteumana sono stati conseguenza dell’eccessiva vici-nanza tra zone residenziali e industriali, come èstato per il disastro di Bhopal, in cui 2.000 personesono decedute e più di 200.000 sono rimaste in-tossicate, o il morbo di Minamata, causato da unosversamento di mercurio metile che ha interessatopiù di 2.000 abitanti nella città di Minamata, pro-vocando 1.784 decessi [3].

considerando che i decessi dovuti al traffico sono dipendenti dalle infrastrutture stradali, dalle

norme di circolazione e dal rispetto di esse, tutti fattori particolarmente carenti nei Paesi a basso

reddito.

Figura 6. Tasso di mortalità per incidenti stradali (per 100.000 persone)

Fonte: OMS, 2008

Un altro problema della salute urbana è rappresentato dalla violenza e dalla criminalità, fenomeni

che possono coinvolgere indistintamente tanto i poveri quanto i ricchi in tutti i paesi, generando

senso di paura e di insicurezza. Violenza e criminalità sono più frequenti nelle aree urbane,

soprattutto nelle baraccopoli; un recente studio ha dimostrato che il 60% degli abitanti delle città in

Paesi in via di sviluppo è stata vittima di un reato negli ultimi 5 anni. Il rapporto mondiale dell'OMS

sulla violenza e la salute indica che, per la fascia di età 15-29 anni, le lesioni personali

rappresentano la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, in alcune città dell’America

latina (tra 6 e 248 decessi per 100.000 abitanti), mentre a Washington D.C. il tasso di mortalità è

69,3 per 100.000 e a Stoccolma 3 per 100.000 [3].

Accanto al problema legato alla sicurezza del traffico, vi è quello dovuto alla qualità dell'aria

urbana conseguente all'inquinamento atmosferico. L'inquinamento dell'aria urbana è legato ad

autoveicoli, processi industriali, produzione di energia, combustione domestica, variamente

responsabili dell'emissione di miscele complesse, alcune delle quali dannose per la salute. Tra

queste, emerge sempre di più il ruolo del particolato (PM), recentemente classificato dallo IARC

come cancerogeno per gli esseri umani (gruppo 1). Dati aggiornati riportano che l'esposizione a

particolato fine ambientale (PM10 e PM2,5) abbia causato 3,2 milioni di morti premature in tutto il

mondo nel 2010, in gran parte per malattie cardiovascolari, e 223.000 decessi per tumore

polmonare, la maggior parte dei quali in Cina e in altri paesi dell'Asia orientale. In tutto il mondo,

l'inquinamento atmosferico urbano si stima sia responsabile di circa il 9% dei decessi per tumore

polmonare e del 5% delle morti per malattie cardio-respiratorie [35]. Mediamente tra gli anni 2003

e 2010, la concentrazione di PM10 nell’aria delle città è risultata essere compresa tra gli 11 e gli

oltre 100 mg/m3, con molte aree urbane che hanno superato i valori di riferimento stabiliti

dall'OMS sulla qualità dell'aria urbana (Figura 7) [36, 37]. In particolare, l’inquinamento dell’aria

urbana costituisce un’importante minaccia per la salute nei Paesi in via di sviluppo, dove spesso non

esistono leggi apposite e gli insediamenti urbani (soprattutto baraccopoli) si trovano nelle vicinanze

di aree industriali. Alcuni disastri ambientali e per la salute umana sono stati conseguenza

dell’eccessiva vicinanza tra zone residenziali e industriali, come è stato per il disastro di Bhopal, in

cui 2.000 persone sono decedute e più di 200.000 sono rimaste intossicate, o il morbo di Minamata,

causato da uno sversamento di mercurio metile che ha interessato più di 2.000 abitanti nella città di

Minamata, provocando 1.784 decessi [3].

Figura 7: Esposizione a PM10 in 1.100 aree urbane, anni 2003-2010

Fonte: OMS, 2013

Altre minacce ambientali per la salute urbana vengono dall’inquinamento acustico, conseguenza

delle sempre maggiore carenza di aree verdi e spazi aperti nelle città, e dai cambiamenti climatici

globali in atto [38]. Infatti diversi autori sottolineano che, nel prossimo secolo, i cambiamenti

climatici potrebbero avere un grande impatto sulla salute urbana, in particolare nei Paesi più poveri

che, tra l’altro, hanno contribuito di meno all’emissioni di gas serra [39, 40]. I principali rischi per

la salute derivanti dai cambiamenti climatici riguardano le malattie trasmesse da vettori, le malattie

cardio-respiratorie e tumorali (conseguenti all’inquinamento atmosferico), gli incidenti dovuti ad

una maggiore frequenza e gravità delle calamità naturali (inondazioni, ondate di calore) e altre

Figura 7: Esposizione a PM10 in 1.100 aree urbane, anni 2003-2010

Fonte: OMS, 2013

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D.I. La Milia et al.

Altre minacce ambientali per la salute urbanavengono dall’inquinamento acustico, conseguenzadelle sempre maggiore carenza di aree verdi espazi aperti nelle città, e dai cambiamenti climaticiglobali in atto [38]. Infatti diversi autori sottoli-neano che, nel prossimo secolo, i cambiamenti cli-matici potrebbero avere un grande impatto sullasalute urbana, in particolare nei Paesi più poveriche, tra l’altro, hanno contribuito di meno al-l’emissioni di gas serra [39, 40]. I principali rischiper la salute derivanti dai cambiamenti climaticiriguardano le malattie trasmesse da vettori, le ma-lattie cardio-respiratorie e tumorali (conseguentiall’inquinamento atmosferico), gli incidenti dovutiad una maggiore frequenza e gravità delle cala-mità naturali (inondazioni, ondate di calore) e al-tre malattie infettive conseguenti alla sempre mag-giore carenza d’acqua. L’OMS stima che icambiamenti climatici, verificatisi a partire dallametà degli anni ’70, possano essere responsabilidi oltre 166.000 morti nel 2000, e prevede, per iprossimi anni, un impatto maggiore per la salutedegli abitanti delle megalopoli dei Paesi in via disviluppo, come Mumbai, Rio de Janeiro o Shan-ghai, in cui oltre 600 milioni di persone che vivonoin zone costiere a bassa elevazione o vicino agrandi fiumi [3, 41].

Conclusioni

Alla luce della revisione sopra descritta, le princi-pali sfide, inerenti l’Urban Health, per la sanitàpubblica riguardano: le crescenti disuguaglianzesocio-economiche e, conseguentemente, la povertàche interessa, diversamente, tutte le città ma prin-cipalmente quelle dei Paesi a basso reddito (conil problema delle baraccopoli); le nuove o riemer-genti malattie infettive, alle carenti condizioniigieniche di molte zone urbane; l’aumentata inci-denza di malattie croniche, dovuto soprattuttoagli stili di vita, al traffico stradale e agli incidentinelle città; la violenza e la criminalità; l’inquina-mento atmosferico e il cambiamento climatico.Inoltre, la transizione demografica, che si mani-festa in modo preponderante nelle aree urbane,comporta un aumentato carico da malattie croni-che.

In considerazione di quanto evidenziato, le cittàdel futuro che vogliono bene ai proprio cittadinidovranno essere in grado di indirizzare al meglioe nel più breve tempo possibile queste nuove sfide.

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Le sfide di Sanità Pubblica per costruire la salute nelle città

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Le dinamiche di comunità per città più sane

di P. Parente, P. Campanella, W. Ricciardi, C. Favaretti Centro di Leadership in Medicina, Istituto di Sanità Pubblica – Sezione Igiene, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

AbstractUrban environment can be considered one of the“stages” of the health. Urban changes need aclear salutogenic perspective focused on citizenswell-being, following demographic and epidemi-ological evolution with a resilient approach. Thispaper shows the findings of a literature reviewaimed at investigating the most recent knowledgeabout the role of citizens and of an oriented gov-ernance to build healthier cities.A narrative literature review was conducted, inJanuary 2014 by two researchers, using PubMedwith the following keywords: “urban health”;“Healthy City”; “urbanization”; “urbanizationthreat to health”, “community”; “city requalifi-cation”; “community health” “urban health”.The review showed that a Healthy City is a citywhere healthy lifestyle has to be at center ofcitizen consciousness and institutional policies toincrease community empowerment about deter-minants of health. Healthy City objectives haveto be priorities of a careful political leadershipand “healthy” governance. The involvement ofthe community to obtain a high quality lifestylein fair and healthy cities and a “salutogenic”urban planning can represent the levers to increasewell-being through the regeneration of urbanareas, the choice of active transport, sharing bestpractices already in place in Italy and in theworld.

SintesiL’ambiente urbano oggi è teatro di salute. I suoicambiamenti, in funzione della resilienza, del-l’adattabilità, dell’evoluzione demografica ed epi-demiologica in corso, necessitano di un chiaroorientamento salutogenico incentrato sul benesserecomplessivo dei cittadini. Questo articolo mostrai risultati di una revisione della letteratura scientificatesa a evidenziare le più recenti conoscenzeriguardo il ruolo dei cittadini e di una governanceorientata per costruire città più sane. Una revisione

narrativa della letteratura è stata condotta, aGennaio 2014, in maniera indipendente da duericercatori, utilizzando Pubmed con le seguentikeywords: “urban health”; “Healthy City”; “ur-banization”; “urbanization threat to health”,“community”; “city requalification”; “communityhealth” “urban health”. Da tale revisione è emersoche una Healthy City è una città dove uno stile divita più sano è al centro non solo della coscienzacollettiva ma anche di politiche istituzionali voltead aumentare l’empowerment della comunitàverso i determinanti della salute ovvero versoquelle abitudini che costituiscono fattori di rischioper le malattie degenerative e croniche così comeverso le cause di iniquità e disugualianze. Tutte lepolitiche proprie di una Città Sana rappresentanopriorità di un’attenta direzione politica e di una“healthy” governance. Il coinvolgimento parte-cipativo dei cittadini nella politica tesa all’orien-tamento healthy degli stili di vita e a città piùvive, eque e sane, insieme ad una pianificazioneurbana “salutogenica” devono essere la base delleCittà presenti per un futuro a misura di benessere,attraverso la riqualificazione degli spazi urbani,l’adesione al trasporto attivo, la messa a sistemadelle migliori esperienze già in atto in Italia e nelmondo.

Introduzione

Le Health City come modello di città presenteLe caratteristiche degli ambienti a noi circostantidanno luogo a effetti imporranti sulla salute dellapopolazione, soprattutto in termini di Urban He-alth Equity: la struttura fisica-urbana, la sua in-frastruttura sociale, la pressione aggiunta delcambiamento climatico e il ruolo della gover-nance, oggi più che mai, sono essenziali per in-fluenzare i possibili benefici per la salute chepossono derivare dall’urbanizzazione. [1]Varie fonti in letteratura descrivono l’impattodella vita urbana e dell’assett urbano sulla salute

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dei cittadini sebbene una correlazione diretta traambiente urbano e impatto dello stesso sulla sa-lute sia difficile a definirsi. Di certo, ad oggi, si èvisto che è possibile il riscontro di una maggioreprevalenza di malattie mentali, malattie cardiacheo tumori in determinate aree urbane piuttosto chein altre. [1-6] Partendo dal presupposto che tutte le caratteristi-che del contesto urbano sono modificabili, alcunedi esse lo sono più facilmente, dando luogo ad unmiglioramento più o meno importante nel brevetermine per la salute della popolazione urbana,laddove la città venga definita o ridefinita con talproposito: da questa considerazione scaturisce lapossibilità di focalizzare approcci urbanistici inmaniera tale da intervenire sui determinanti dellasalute urbana, ad esempio attraverso il migliora-mento delle condizioni igieniche o la sufficientefornitura di acqua pulita [7].Molti sono gli esempi utili a capire come interventidi urbanistica possono essere strumenti utili ai finidella sostenibilità ambientale (ed economica) oltreche alla definizione di città salutogeniche [8] Unacittà più sana è una città più equa, più viva, co-struita nella misura dell’uomo. [9].

Materiali e Metodi

Per questo lavoro è stata condotta una revisionenarrativa della letteratura utilizzando PubMedcon le seguenti parole chiave: “urban health”;“Healthy City”; “urbanization”; “urbanizationthreat to health”, “community”; “city requalifi-cation”; “community health”. Sono state inclusenella ricerca solo le revisioni pubblicate in rivistescientifiche peer-reviewed o da società/agenzie in-ternazionali e scritti in inglese o italiano. Nessunlimite di tempo è stato fissato a priori. La ricercainiziale è stata condotta nel Gennaio 2014, da tre

ricercatori indipendentemente l’uno dall’altro.Dopo aver applicato i criteri di inclusione edesclusione e aver eseguito una selezione previadegli articoli trovati basandosi su titolo e abstract,i ricercatori hanno selezionato e analizzato il testocompleto di 29 revisioni. Sono stati, quindi, valu-tati con una “snowballing review” tutti i riferi-menti presenti nelle bibliografie delle revisioniselezionate. In parallelo è stata realizzata un’in-dagine dei siti web, tramite Google e utilizzandole stesse parole chiave della revisione su Pubmed,per includere anche importanti lavori di lettera-tura grigia e delle principali istituzioni internazio-nali (OMS, ONU, ecc…). Alla fine del processo,gli autori hanno revisionato e sintetizzato i risul-tati di 39 lavori, di cui 24 revisioni, 12 documentida agenzie internazionali e 3 libri.

Risultati

La città come teatro di prevenzione: dinami-che di comunità e saluteUn intervento volto a costruire una Città Sana chenon abbia i presupposti dell’integrazione tra dif-ferenti stakeholder, tra le differenti discipline, trale diverse prospettive atte al miglioramento dellaqualità di vita della comunità è un intervento de-stinato ad avere pochi risultati. Solo una gover-nance sana che faccia dell’etica la sua guida infunzione di risultati comuni può portare, non soloal livello nazionale ma anche a quello locale, aduna migliore gestione del bene pubblico e in pri-mis della salute della collettività. [10] La stewar-dship applicata al governo del benessere puòessere, in funzione della ricostruzione o della de-finizione di un ambiente urbano più “healthy”, laquota del successo di interventi condivisi e siner-gici da parte dei portatori di interesse. [11]Le “Healthy City” rappresentano un esempio dibest practice a livello globale per l’implementa-zione nelle nostre città dei principi propri dellastrategia “Health for All” e della “Carta di Ottawaper la Promozione della Salute” (1986) [12,13]che ben rispondono alle caratteristiche di condi-visione e sinergia necessarie per interventi efficaci.Il Network Europeo delle “Healthy City” in senoalla WHO, costituito nel 1986, consta oggi di oltre90 membri di 30 paesi differenti e di oltre 30 RetiNazionali di Città Sane in tutta l’area europeadella WHO che, a loro volta, annoverano più di1400 città e paesi quali membri, e può essere pen-sata come una piattaforma ideale per la genera-zione e la diffusione di politiche di salute urbana.[12, 13]. In particolare, in Italia, il progetto “CittàSane”, nel 1995, nasce come un movimento diComuni per divenire nel 2001 un’Associazionesenza scopo di lucro. Oggi i Comuni che fannoGiorgio de Chirico: Piazza d’Italia 1915

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Le dinamiche di comunità per città più sane

parte del network sono oltre 70. I principali pro-getti e le attività promosse nell’ambito del Pro-getto “Città Sane” della WHO sono definiti infunzione della multidisciplinarietà e dell’integra-zione e vedono in tutte le fasi che ne caratteriz-zano l’ideazione, l’implementazione e l’attuazioneuna stretta collaborazione tra Aziende Sanitarie,Amministrazioni Pubbliche, Università, Scuole,Associazioni di categoria e volontariato, realtàeconomiche e produttive pubbliche e private conun focus specifico sulla promozione della salute,e partenariati attivati secondo le esigenze e le fi-nalità delle azioni [14]. Al centro dell’interesse delnetwork vi sono progetti e idee che, specie nel con-testo urbano, abbiano il fine di promuovere ilpieno benessere non solo a livello medico/sanitarioma anche sociale, psichico, fisico e relazionale at-traverso l’attenzione ai comportamenti a rischio,al wellness, alle disuguaglianze, alla coesione so-ciale, a quanto, insomma, può considerarsi un de-terminante di salute in un’ottica di sanitàpubblica e che, con un’impostazione communitytailored possa concretamente portare la salute intutte le politiche. [14,15].L’urbanizzazione e, in generale, la salute della po-polazione urbana rappresentano, oggi più chemai, tra le maggiori sfide per la sanità pubblica ele Città Sane nascono proprio per dare riposteconcrete a tali sfide, specie se si considera che lapopolazione urbana sta rapidamente aumentandofino a raggiungere più dei due terzi della popola-zione mondiale (oltre 6,4 miliardi di persone entroil 2050). L’invecchiamento della popolazione e latransizione demografica a essa relata sono un’al-tra grande sfida che richiede interventi di sanitàpubblica perché le città possano davvero essere amisura di bambino, di anziano o essere esse stessemisure del benessere. In tal senso, l’UNICEF halanciato nel 2009 il progetto “una città a misuradi bambino”, per il quale città o sistemi locali digoverno si sono impegnati a promuovere politiche,leggi, programmi e definire budget tarati sui di-ritti dei bambini, in seguito alla Convenzione suidiritti del fanciullo, a livello locale; allo stessomodo l’OMS ha proposto la “città a misura dell’anziano” teso a favorire l’invecchiamento attivo,ottimizzando le opportunità di salute, la parteci-pazione e la sicurezza, e quindi migliorare la qua-lità della vita delle persone che invecchiano,adattando le strutture e i servizi ad essere acces-sibili e inclusivi specie per le persone anziane condiverse esigenze e capacità [13, 16]. Ora, una città a misura di bambini o anziani puòessere una città sana nel limite delle necessità deitarget preposti, ovvero bambini e anziani ma, ingenerale, una città può anche non essere su mi-sura di alcuno con l’obiettivo dell’ottenimento di

un maggior livello di benessere o meglio la cittàstessa può rappresentare la misura di un benessereche si struttura intorno alla persona al fine di so-stenere le relazioni affettive e sociali; proteggerechi si trova in situazione di fragilità; prevenire lavulnerabilità; garantire strade sicure, sostenendonel frattempo anche un ambiente che possa ritor-nare ad essere o divenire incontaminato e lo svi-luppo delle aree verdi. [17]In un presente focalizzato sul valore solo in chiaveeconomica [10] la dimensione valoriale tout-court, specie per quanto riguarda l’investimentopubblico, dovrebbe essere guida dei processi, deiprogrammi e delle politiche di sviluppo urbano inprimis verso la riduzione delle disuguaglianze alfine di promuovere il bene pubblico, più che gliinteressi privati [11,17]. Secondo una recente re-visione di Lawrence, mentre non è realistico nelleeconomie di mercato raggiungere la parità di red-dito, è invece realistico e possibile promuovere laqualità della vita dei cittadini, garantendo l’ac-cesso all’istruzione, strutture per il tempo libero,una sanità equa, parchi e giardini per la comunità,il trasporto pubblico [18] insomma tutto ciò chedetermina il benessere complessivo di una comu-nità. Inoltre, le città rappresentano il contestoideale per gli interventi in materia di promozionedella salute e la promozione di uno stile di vita piùsano attraverso, ad esempio una buona alimenta-zione e l’attività fisica, per raggiungere l’obiettivodi “Guadagnare salute”, secondo la strategia eu-ropea per la prevenzione e il controllo delle ma-lattie non trasmissibili. Una città “fabbrica” dibenessere urbano facilita il contrasto alla violenzaurbana, alla violenza di genere e di età, l’abuso disostanze illecite (tra cui il fumo, l’alcool e le dro-ghe illecite). L’OMS indica la prevenzione come lastrategia più conveniente contro la violenza attra-verso la diffusione di nuovi approcci quali, adesempio, la sintesi dei conflitti; la prevenzionedella criminalità attraverso la progettazione am-bientale e gli approcci basati sulla comunità tesia ricostruire la fiducia e il capitale sociale. [15,19]La quarta Conferenza ministeriale europea sul-l’ambiente e la salute (Budapest, 2004), ha defi-nito che il layout, la progettazione urbana e lamanutenzione degli ambienti residenziali e dome-stici deve soddisfare le esigenze di tutti i gruppi dipopolazione, in particolare il crescente numero dipersone con bisogni specifici, in particolare i piùvulnerabili della società, come senzatetto, anzianiche hanno bisogno di assistenza domiciliare, per-sone con disabilità, famiglie monogenitoriali (chepossono richiedere l’accesso a determinati serviziper l’infanzia), rifugiati e migranti. In questosenso, i programmi edilizi comunali potrebberoavere un importante contributo per rispondere a

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questi bisogni. Insomma riportare al centro le pe-riferie “urbane e umane” come strumento com-plementare di prevenzione e ottenimento delbenessere [19]. Tornando alla questione principale, migliorare lavita di almeno 100 milioni di abitanti dei quartieripoveri era un obiettivo dello sviluppo dei “Millen-nium Goal” [20] relativi alla città sostenibili. Mi-gliorare il design strutturale, la sicurezza urbanae i consumi energetici può contribuire a ridurre lavulnerabilità alle condizioni climatiche estreme eai disastri naturali. Inoltre, il miglioramento dellaqualità degli alloggi è in grado di ridurre l’esposi-zione a condizioni di calore eccessivo, al freddo,all’umidità, all’inquinamento, fattori di rischioper una serie di malattie cardiopolmonari (sia in-fettive e non trasmissibili). I progressi nel miglio-rare la qualità dell’aria urbana può esserefacilmente misurata e tradotta in salute quantifi-cabile (il PM10 / 2.5 è significativamente asso-ciato con la mortalità prematura da malattiecardiopolmonari) e benefici economici. Solo l’in-quinamento atmosferico particolato, in molte cittàin via di sviluppo, causa circa 1,3 milioni ognianno della morte [18]. Una delle conseguenze del-l’inquinamento urbano è la maggiore incidenza diasma nei bambini che vivono in città. Ad esempio,una delle best practice che va in questa direzioneè il Piano Urbano della sanità (UHP) nel SouthBronx, un programma di prevenzione e controllodell’asma, che ha portato a miglioramenti sensibiliin termini d’incidenza di asma nella comunità og-getto del progetto. [21]Altre buone pratiche nella gestione dell’inquina-mento atmosferico provengono da Linköping(Svezia), dove si è stati in grado di ridurre l’in-quinamento atmosferico, le emissioni di gas a ef-fetto serra, i rifiuti indifferenziati e la vulnerabilitàalle fluttuazioni del prezzo del petrolio grazie al-l’alimentazione degli autobus pubblici con il bio-gas; da Portland (Stati Uniti), inoltre, grazie a unacollaborazione tra la governance nazionale e lo-cale, sono diminuite le emissioni di gas a effettoserra attraverso miglioramenti al trasporto pub-blico, la creazione di mercati per la negoziazionedi produzione locale di cibo, la raccolta dei rifiutie la produzione di energia rinnovabile locale[21,22] riciclabili e biologici.Gli investimenti tesi al miglioramento dei trasportipubblici in chiave di eco-sostenibilità portano amiglioramenti nell’esposizione all’inquinamentoatmosferico, a maggiore prevenzione degli infor-tuni dovuti a incidenti stradali e a una miglioreattività fisica quotidiana grazie ad una maggiorepropensione al trasporto attivo. L’utilizzo del tra-sporto attivo seppure non accomuni tutte le so-cietà omogenee per livello di equità sociale (ad

esempio, la percentuale di persone che vanno allavoro camminando o in bicicletta varia da circail 30% a Copenaghen e Santiago, a circa l’1% aTokyo e Brasilia) è considerato uno dei più impor-tanti strumenti per ottenere salute in città. [10].Il trasporto, pertanto, è uno dei punti chiave sucui intervenire per migliorare la salute urbana. Untrasporto efficiente non è solo vantaggioso dalpunto di vista economico ma anche da un puntodi vista salutogenico e diviene importate poter de-finire un “trasporto sano”, che sia commisuratoal livello ottenuto dalla città per quanto concerne“energia, salute e sicurezza” dei cittadini. Per-tanto città caratterizzate da mezzi e luoghi dedi-cati al trasporto attivo quali reti ciclabili, parchiurbani, parchi agricoli, sono più efficienti, più si-cure e più sane (con riduzione del rischio di mor-talità per malattie cardiovascolari e non solo), perpedoni e ciclisti, per mamme e bambini, per an-ziani e lavoratori, come dimostrato da alcuni studiche sottolineano come il trasporto attivo sia of-ferto in chiave sistemica in quei contesti che pos-sono avere maggiore efficienza generale deitrasporti e un più equo accesso ai posti di lavoroe ai servizi sanitari [17,19].Diversi studi hanno stimato i rischi per la salute ei benefici del trasporto attivo o attraverso tra-sporto pubblico piuttosto che di quello passivo aBarcellona (Spagna), dimostrando un significativoaumento dei decessi evitati (circa 76 all’anno)corrispondente ad una scelta del trasporto attivo(bicicletta o a piedi) e del trasporto pubblico in-vece che dell’utilizzo dell’auto maggiore del 40%.Questi interventi possono, anche, contribuire a ri-durre le emissioni di gas serra e il consumo dienergia [23].Un esempio di contributo alla lotta all’eccessivoconsumo energetico e ai cambiamenti climatici, sipuò fare l’esempio del Piano Distrettuale per ilcambiamento climatico ottenuto attraverso treaudit energetici, e relativo a tutti i servizi dellacittà di Valle de Elorz, che ha previsto l’installa-zione di 8 impianti di energia rinnovabile e uncambiamento nelle tendenze di consumo di ener-gia [22].La maggior parte delle città hanno una significa-tiva presenza di terreni liberi entro i limiti dellacittà, queste aree potrebbero essere sfruttate at-traverso processi di riqualificazione urbana o im-plementazione di una vocazione differente rispettoa quella usuale, qualificazione agricola o tesa alwellness [24,25]. Molti studi hanno associato, dal1845, le aree verdi a una migliore condizione disalute e un aumento della qualità della vita. Altristudi hanno dimostrato che vivere in aree conspazi verdi fruibili a piedi o in bici è stato asso-ciato ad una maggiore probabilità di promuovere

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l’attività fisica, più basso rischio cardiovascolaree maggiore longevità [26]. Esempio di riutilizzo e riconversione dello spaziourbano in spazi verdi è l’eco-villaggio di Vauban(Germania) che oggi ospita 5.000 persone, con-tando su 500 posti di lavoro nel settore agroali-mentare e ampie zone verdi a vocazione agricola[27]. Anche il “StEPKlima”, a Berlino (Germa-nia), ha già dimostrato l’importanza del verde ur-bano e dei parchi per la città, per la popolazionee la salute [28] delle stesse.Una città sana, inoltre, dovrebbe fornire al fine diabbattere le barriere alle cure sanitarie, un accessouniversale alle strutture e ai sevizi sanitari indi-pendentemente dalla condizione sociale dei richie-denti [29].

Le città a misura di SaluteLe città in cui viviamo oggi, sintesi dell’evoluzioneculturale, etnica, sociale, economica, tecnologica,scientifica e culturale devono essenzialmente es-sere ripensate in funzione delle esigenze del terzomillennio. Tuttavia, il vecchio paradigma cultu-rale, che considera quali problemi e a essi relateipotesi di soluzioni da apportare in città, solo laframmentazione dei quartieri, il traffico, l’inqui-namento e la distribuzione dei distretti, dominaancora l’immaginario collettivo, tanto della popo-lazione quanto dei sistemi di governo. Pertanto,quando si ipotizzano le città del futuro, si utiliz-zano modelli di design urbano del passato, maoggi ciò non è più giustificabile. [30]In questa mancanza di un indirizzo chiaro, la sa-lute dovrebbe e potrebbe essere al centro dei valoriispiratori in ogni settore, in ogni politica [14] eper ciascuna delle parti interessate al fine di creareuna città più sana e sostenibile che assecondi nonsolo la volontà d’assenza di malattie ma che possagarantire il maggior benessere socio-economico,fisico e mentale in sintonia con la natura, il ri-spetto dell’ambiente, il minor spreco di energia,un’equità sociale che dia valore aggiunto alla sa-lute. Come Z. Jakab ha ben definito, anche se lecittà sono al centro di opportunità di lavoro, losviluppo scientifico ed economico culturali, sonoanche: “... il nesso di forze economiche, ambien-tali ed economiche negative atte a comprometterela vita e la salute di molti abitanti ... “[31]. Lecittà sono caratterizzate, pertanto, da un dupliceprofilo: comportano aspetti positivi come motoridi sviluppo ma possono essere concause di ele-menti negativi quali la povertà, l’alienazione, ladifficoltà nell’aggregazione, la solitudine sociale,la disoccupazione: tutti determinanti negativi disalute spesso correlati tra loro, misconosciuti osottovalutati [14,30]. L’importanza di una gover-nance locale che operi in funzione del bene e del

benessere dei cittadini passa attraverso la possi-bilità di influenzare attraverso una stewardshipchiara [11] e una leadership autorevole tutti i pos-sibili partner istituzionali e stakeholder sociali neivari campi di connessione con la salute: l’istru-zione, l’economia, la sicurezza, i servizi sociali, itrasporti, l’ambiente, la abitazioni, il turismo, lacultura e naturalmente anche sistema salute [32].La guida di una città, concepita nella direzionedel benessere, della prevenzione e del bene, puòessere espressa attraverso diversi tipi d’interventie politiche, sempre finalizzate a ridurre i rischi epromuovere i corretti stili di vita, stando inparticolar modo attenti alle categorie sociali piùsensibili (bambini, donne incinte, disabili e anziani,immigrati, ecc. ...), al fine di evitare l’esclusionesociale e razziale, etnica, culturale, religiosa o eco-nomica. Quindi una Healthy City è una cittàdove uno stile di vita più sano è al centro nonsolo della coscienza collettiva ma anche dipolitiche istituzionali volte, in primis, ad au-mentare l’empowerment della comunità verso ideterminanti della salute ovvero verso quelle abi-tudini che costituiscono fattori di rischio per lemalattie degenerative e croniche (politiche tesealla riduzione del tabagismo, del consumo dialcool, del consumo eccessivo di zuccheri; politichetese all’active aging; alla dieta equilibrata; allepratiche sportive) così come verso le cause diiniquità e disugualianze. Tutte le politiche propriedi una Città Sana rappresentano priorità di un’at-tenta direzione politica e di una “healthy” gover-nance. A tale scopo il coinvolgimento partecipativodei cittadini nella politica tesa all’orientamentohealthy degli stili di vita e a città più vive, eque esane, insieme ad una pianificazione urbana “salu-togenica” devono essere la base delle Città presentiper un futuro a misura di benessere. [8,14,33].Tutto ciò può essere facilitato attraverso l’utilizzodi:• una nuova e più strutturata conoscenza di rischie possibilità in tema di salute e opportunità ur-bane;

• una connessione profonda tra il livello macro emicro della quotidianità urbana, connettendocon la condivisione di esperienze, reti d’infor-mazione e l’innovazione tecnologica di sup-porto;

• i nuovi strumenti della “eHealth” e i nuovi stru-menti tecnologici al fine raggiungere una capil-lare rete di prevenzione sanitaria;

• i nuovi concetti di sostenibilità ambientale edeconomica: utilizzo di energie rinnovabili, mi-gliore gestione dei rifiuti; etc

• programmi per una nuova progettazione, pia-nificazione e definizione concettuale dell’am-biente urbano e edilizio al fine abbattere le

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barriere architettoniche e percettive, avendocome primo obiettivo le esigenze delle personecon disabilità (in linea con l’invecchiamentoprogressivo della popolazione);

• la pianificazione dei quartieri e la programma-zione di un nuovo modo di intendere la perife-ria al fine di ridurre le disuguaglianze;

• dar luogo a piani regolatori che non siano basatisulla disponibilità di terreni o le esigenze indu-striali ma che siano tesi alla rinascita dei bor-ghi, delle città abbandonate, degli spaziinutilizzati;

• ridefinire il verde in città considerando le esi-genze della storia delle stesse e le necessità fu-ture; non è più possibile concepire una cittàdove gli spazi verdi sono presenti a macchia dileopardo ma intendere un nucleo urbano chesia come una “ città verde totale e integrata”,nel tentativo concreto di far crescere i “polmonidell’habitat urbano “.

E’ necessario ripensare nuovi modelli di trasportopubblico e privato e con essi anche nuovi sistemidi viabilità strettamente correlata agli sviluppitecnologici nel settore dei trasporti e delle esigenzefuture. Rendere coerente sostenibilità e progressotecnologico è forse la sfida più cogente dei pros-simi tempi. [34]Health 2020, ad esempio, pone una forte enfasisui nuovi sistemi di informazione e sull’innova-zione dirompente della tecnologia nella comuni-cazione, promuovendo le città a prendere inconsiderazione la rete e l’innovazione tecnologicacome aspetti importanti di una “Smart Gover-nance” in termini socio-economici [35] e di be-nessere. Ovviamente, senza dimenticare osottovalutare il ruolo della prevenzione svolta at-tiva per l’ambiente e nella comunità (che, ad oggi,non può essere risolto con la tecnologia digitale oinformatico virtuale ...).Naturalmente, in un millennio in cui accanto alprogresso unico delle tecnologie sanitarie e nonsolo che si è verificato, si è avuta una crisi a livelloglobale dell’economia, è fondamentale rafforzaree utilizzare i beni di resilienza individuale e col-lettiva, tenendo conto che l’azione per il migliora-mento della salute nelle comunità richiede ilcoordinamento e la cooperazione dei decisori inmolti settori ai fini di modellare i determinantimacro, e perché la gestione tradizionale della po-litica possa essere più efficace per affrontare laproblemi delle “città del futuro”. Così, mentre ilconcetto di resilienza individuale si è evoluto tantoin psicologia e quanto nelle scienze della salute edel comportamento divenendo un mezzo per ca-pire cosa le capacità di adattamento consentanonell’ottenere miglioramento anche a fronte di av-versità, invece la resilienza della comunità può di-

venire ancora molto più che la sommatoria deisingoli elementi resilienti: la capacità costante diuna comunità di resistere e recuperare dalle av-versità (es: lo stress economico, l’influenza pan-demica, disastri causati dall’uomo o naturali, ecc..) [36]. Esso rappresenta un cambiamento di pa-radigma nella sanità pubblica in preparazione alleemergenze mettendo in risalto i punti di forzadella comunità [37, 38]. Pertanto, la misura dellacapacità di leadership e di gestione necessari pergarantire il sostegno politico e risorse adeguate,deve mirare a progettare e realizzare strutture vi-tali per facilitare il raggiungimento di obiettivi le-gati alla città di salute, è data dalla capacità direcupero dei sistemi urbani promossi per l’inte-grazione delle persone e delle comunità. [39]

Conclusioni e messaggi chiave per il decisoreIn conclusione, ciò che è stato fino a ora descritto,riassunto attraverso l’indirizzo strategico suppor-tato dalle “Healthy City”, [12,13,40], necessita diuna condivisione forte a tutti i livelli della gover-nance e di investimenti forti per affrontare le ne-cessità del presente e le dinamiche dicambiamento tanto variabili e veloci nel nostrotempo. Si è visto, infatti, che investimenti in sa-lute urbana sono direttamente correlati a ritorniin chiave l’economia e viceversa, e numerosi in-terventi (come migliorare l’accesso all’acqua po-tabile, implementare la qualità dei serviziigienico-sanitari), si sono dimostrati, soprattuttonel tentativo di ridurre le disuguaglianze e i gaptra popolazioni e nelle comunità, strumenti costo-efficaci per uno sviluppo rivolto ad una dimen-sione più salutare del contesto urbano e dellecomunità che ne vivono le dinamiche quotidiana-mente. Ciò evidenzia l’importanza che lo sviluppodi politiche e programmi tesi alla riduzione delledisuguaglianze possano avere nel tessuto urbanoper rendere davvero le città delle città sane. Unacittà sana ha bisogno di un’integrazione reale diconoscenze e azioni per raggiungere alti livelli disalute e qualità della vita per quanto concerne lapianificazione urbana, i processi, i programmistrategici e le politiche tese a sostenere la garanziadella tutela al diritto alla salute, il benessere, lasicurezza, l’integrazione sociale, il trasporto at-tivo, il senso di orgoglio e l’identità culturale,l’amore per il verde e la possibilità di viverlo pie-namente. Tutto ciò, oggi, s’innesta nella possibilitàdi “sfruttare” il cambiamento attraverso le dina-miche di preparazione propria e della comunità infunzione del miglioramento della salute; essere re-silienti per vivere in comunità resilienti. Affron-tare nella prospettiva comunitaria leproblematiche di sanità pubblica per vivere al me-glio il contesto urbano diviene strumento funzio-

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Le dinamiche di comunità per città più sane

nale al cambiamento in un’ottica di sostenibilità.Ed è proprio il concetto di sostenibilità e l’adatta-mento strutturale che da esso può derivare, a ri-sultare oggi la vera quota della compliance dellecittà nei confronti del cambiamento. Con il ter-mine adattamento possiamo tentare di definire, inparticolare, la capacità di un organismo, in questocaso complesso come una città, di modificare lesue caratteristiche fisiche e sociali, al fine di assi-curare un aumento della qualità della vita e dellaconservazione dell’ambiente, a fronte di maggiorivulnerabilità territoriali prodotte da cambiamenticlimatici, disgregazione urbana, urbanizzazionesenza regole.Proprio per questo la città resiliente, la resilientcity, non è solo frutto di adeguamento, ma di unadattamento complessivo nella costruzione di ri-sposte sociali, economiche e ambientali nuove,“per resistere nel lungo periodo alle sollecitazionidell’ambiente e della storia”. In tal senso la resi-lienza è una componente necessaria per lo svi-luppo sostenibile, e quindi durevole, agendo inprimis sui modelli organizzativi e gestionali dei si-stemi urbani. Le città sostenibili sono città resi-lienti [41] specie se il goal è il bene e il benesseredella comunità. Le politiche, pertanto, possono ot-tenere risultati concreti nella popolazione urbanasolo attraverso la volontà di vivere in chiave co-munitaria il verde e gli spazi urbani; scegliendo iltrasporto attivo grazie a sistemi di trasporto e via-bilità a misura d’uomo e affrontando la città neltentativo della conservazione della bellezza ma,soprattutto, attraverso la presa di coscienza deicambiamenti e della possibilità partecipativa cheda questi derivano nella direzione del bene e delbenessere.

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Abstract italiano

L’ambiente costruito in cui viviamo e le specificitàmorfo-tipologiche che contraddistinguono le me-tropoli contemporanee influiscono direttamentesul nostro benessere, con ricadute dirette positiveo negative sullo stato di salute della popolazionee sull’adozione di corretti stili di vita, come adesempio il trasporto attivo. L’OMS considera laPhysical Activity un fattore protettivo fondamen-tale nei confronti di numerose patologie: uno stiledi vita attivo contribuisce a prevenire l’insorgeredelle principali patologie cronico degenerative, fa-vorendo un “invecchiamento attivo e in buona sa-lute”.

Molteplici ricerche internazionali, interessate almonitoraggio di porzioni urbane della città con-solidata, hanno consentito la determinazione dellacompresenza di relazioni virtuose tra benesserepsico-fisico e spazio urbano. Risulta fondamentalerendere evidenti queste caratteristiche dell’am-biente costruito “walkable” al fine di individuareindicazioni progettuali utili a differenti professio-nalità quali igienisti, urbanisti e architetti, capacidi interagire sinergicamente per progettare un am-bito urbano favorevole alla corretta adozione distili di vita.

Risulta pertanto prioritario affrontare il tema conapproccio multidisciplinare, perseguendo il fineultimo di garantire un’integrazione efficace tra leazioni strategiche mirate alla trasformazione degliinsediamenti urbani e le azioni programmatichemirate alla tutela della salute pubblica e la pro-mozione della qualità urbana. Nel testo vengonodescritte specifiche azioni progettuali adottabiliper governare le trasformazioni della città con-temporanea, finalizzate alla creazione di un am-biente costruito capace di incentivare l’adozionedi corretti stili di vita e di promuovere quindi sa-lute pubblica.

Abstract english

The built environment in which we live and itsspecific morphological and typological featuresthat characterize modern metropolises affect ourwell-being, with direct positive (protective factors)or negative (risk factors) impact on the publichealth and the adoption of healthy lifestyles, suchas active transport. The WHO considers the Phys-ical Activity a key protective factor against manydiseases: an active lifestyle helps to prevent theappearance of major Non Communicable Dis-eases, promoting “active and healthy aging”.

Several international studies, subject to monitor-ing of urban parts of the consolidated city, permitto determinate the presence of virtuous relation-ships between physical and mental wellbeing andurban space. It is essential to make these charac-teristics of the “walkable” built environment evi-dent, to identify planning indications useful todifferent professionals such as hygienists, urbanplanners and architects, able to interact synergis-tically to design an urban environment favourableto adoption of correct lifestyles.

Address the issue with a multidisciplinary ap-proach it’s a contemporary priority, with the finalgoal of ensuring an effective integration betweenthe strategic actions aimed at the transformationof urban settlements and programmatic actionsfinalized to protecting public health and promo-tion urban quality.

The paper describes the specific design indica-tions that could be adopted to govern transforma-tion of the contemporary city, aimed to creating abuilt environment that can encourage people toadopt healthy lifestyles and then to promote pub-lic health.

Architettura e salute: strategie di pianificazioneurbana per la promozione di corretti stili di vita

di S. Capolongo, A. Rebecchi, M. BuffoliDipartimento ABC - Architecture, Built environment and Construction engineering - Politecnico di Milano

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S. Capolongo et al.

L’ambiente in cui viviamo e le specificità morfo-logiche che contraddistinguono la città influi-scono direttamente sul nostro benessere,incidendo positivamente o negativamente sullostato di salute.

Nella città contemporanea, ove densamente edifi-cata, lo spazio urbano può essere considerato vei-colo di determinanti positivi per la salutepubblica, per effetto ad esempio di una maggioreaccessibilità ai servizi per l’istruzione, miglioripossibilità professionali e disponibilità di serviziper il terziario e per il commercio facilmente rag-giungibili. Sono questi aspetti in grado di miglio-rare la qualità della vita e ridurre ledisuguaglianze sociali. Tuttavia nelle aree urbanespesso sono presenti numerosi fattori di rischio perla salute, quali ad esempio l’inquinamento atmo-sferico e acustico, l’eccessiva produzione di rifiuti,l’impermeabilizzazione del suolo e l’insufficientepresenza di aree verdi, con conseguenze direttesull’aumento dell’effetto “isola urbana di calore”e sulla riduzione di attività fisica1.

Le criticità delle odierne aree urbane divengonoancor più allarmanti se si analizzano le previsionidi inurbamento effettuate dal Dipartimento diEconomia e affari Sociali delle Nazioni Unite. Se-condo il Rapporto pubblicato nel 2012 la popola-zione mondiale residente nelle aree urbanepasserà dal 54% al 70% entro il 20502: una per-centuale che nei paesi industrializzati salirà finoall’84%. L’inurbamento riguarderà prevalente-mente le megalopoli, con ricadute esponenziali sullivello di traffico, sull’inquinamento atmosfericodovuto agli spostamenti motorizzati e sulla ce-mentificazione edilizia, a scapito della riduzionedelle aree permeabili verdi.

Alla luce di tali considerazioni, il monitoraggiodello stato di salute nelle aree urbane e il miglio-ramento della vivibilità dei contesti densamentepopolati sono diventati temi prioritari delle attualipolitiche di prevenzione primaria, di sostenibilitàambientale e di governo del territorio. La salutenon è più un problema specificatamente sanitario,ma una priorità fortemente influenzata dal con-testo ambientale e dalle strategie attuate dai po-licy makers3.

Le trasformazioni che interessano le città contem-poranee devono quindi essere studiate e pianifi-cate in maniera consapevole, al fine di perseguirela creazione di contesti urbani sani e sostenibili,realmente rispondenti alle attuali esigenze. Si ri-chiede infatti che la progettazione urbana diventiveicolo di soluzioni strategiche in grado di miglio-rare la qualità percepita e promuovere stili di vita

sani, adattandosi dell’evolversi dei bisogni dellapopolazione di riferimento. Un ruolo intrinseconella disciplina stessa nata in Europa a fine ‘800principalmente per affrontare i crescenti problemidi salute connessi allo sviluppo “spontaneo” di unambiente urbano malsano, tipico delle città incorso di industrializzazione4.

La pianificazione urbana a grande e a piccolascala, può quindi essere considerata uno stru-mento fondamentale per tutelare e promuovere lasalute individuale e collettiva. Migliorare la qua-lità urbana vuol dire infatti avere delle ricadutedirette sui determinanti ambientali di salute edelle ricadute indirette sui determinanti compor-tamentali, i cosiddetti “stili di vita”. È scientifica-mente dimostrato che un ambiente urbano sano edi qualità è in grado di promuovere stili di vita at-tivi e consapevoli, migliorando significativamentela salute pubblica della popolazione residente5 6.Tale azione è imprescindibile dalla consapevolezzache intervenire sinergicamente su più determi-nanti di salute (fattori la cui presenza o meno puòinfluenzare positivamente o negativamente lostato di salute della popolazione) può determinareeffetti positivi esponenziali.

La qualità urbana è definibile come il risultatodella compresenza in una città di infrastrutture,servizi pubblici e privati, attività produttive deivari settori, elementi urbanistico-architettonici esocio-culturali di pregio e si traduce nella capacitàdell’ambiente costruito di soddisfare, in terminiquali-quantitativi, le esigenze della popolazioneche lo abita. A livello sanitario un alto livello diqualità urbana è sintomo di presenza di fattoriambientali di pregio capaci di incentivare l’ado-zione di corretti stili di vita, quali ad esempio iltrasporto attivo e la relativa Physical Activity,considerata un fattore protettivo fondamentale neiconfronti di numerose patologie7.

L’OMS considera infatti la sedentarietà al quartoposto al mondo tra le cause di morte correlate allemalattie cronico-degenerative (Non-Communica-ble Diseases – NCD’s). Tali patologie comportanoattualmente la maggior parte dei decessi dei paesisviluppati, nella sola regione Europa8 pari all’86%e in Italia al 92%.

È scientificamente dimostrato che uno stile di vitaattivo contribuisce a prevenire l’insorgere di talipatologie tra cui obesità, diabete e malattie car-diovascolari, favorendo un “invecchiamento attivoed in buona salute”9.

Sempre l’OMS ha stimato che più del 40% dellapopolazione non esegue una sufficiente attività

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Architettura e salute

motoria, quantificata per gli individui adulti in al-meno 150 minuti alla settimana (30 minuti algiorno per 5 giorni) di esercizio fisico moderato.Per contro, in Europa, il 50% degli spostamentiurbani in automobile è su distanze inferiori a 5km e si calcola che potrebbero essere percorsi in15/20 minuti utilizzando la bicicletta.

In questo contesto, di notevole interesse una ri-cerca condotta dagli autori, circa uno studio pre-visionale finalizzato a quantificare il rapporto traimplementazione dell’infrastruttura ciclo-pedo-nale, stili di vita e stato salute della popolazioneinteressata. È stata presa in esame una porzioneurbana della città di Milano ed è stata condottaun’indagine sulla propensione alla pratica di Phy-sical Activity a fronte di una ricucitura dei per-corsi ciclabili esistenti facenti parte di una rete dimobilità lenta che presentava soluzione di conti-nuità. A tale fine è stato elaborato uno specificoquestionario costituito da 25 domande a rispostachiusa, somministrato in forma anonima ad uncampione casuale di abitanti (residenti, lavoratori,studenti, etc.) fruitori della zona. Il “survey” di-stribuito ha perseguito l’obiettivo di indagare con-tenuti quali informazioni anagrafiche, modalità dispostamento abituale e frequenza di utilizzo at-tuale della bicicletta, grado di soddisfazione e di-sponibilità a cambiare le proprie abitudiniciclistiche a fronte dell’implementazione e dellaqualità delle rete ciclabile esistente.

Lo studio di “Forecasting approach”, svoltosi me-diante la distribuzione e compilazione di oltre 300questionari, è stato utile nell’individuazione del li-vello di ciclabilità in un determinato momento edell’aumento potenziale, al fine di poter valutareentrambe le situazioni. Si è riscontrato un signifi-cativo aumento nelle intenzioni all’utilizzo dellabicicletta: ad esempio se consideriamo la sogliaminima di attività sportiva indicata da OMS (150’alla settimana, 30’ giorno) la percentuale di per-sone che la praticherebbe passerebbe dal 34% al 70%.

I dati raccolti, in corso di rielaborazione, sono utilia comprendere che investire energie e risorse inquesta direzione potrebbe avere benefici a lungotermine, comportando un risparmio economicosostanziale sulla spesa ospedaliera e socio-assi-stenziale del Sistema Sanitario Nazionale, criticatodi insostenibilità; in Italia si stima che questo ri-sparmio previsto si aggiri intorno al 28%, quan-tificabili in oltre 60 milioni di euro all’anno.Semplificato in termini di investimento, 1 euro de-

stinato all’incentivazione del trasporto attivo pro-durrebbe un risparmio di 5 euro al SSN.

In accordo con molteplici ricerche internazionali,interessate al monitoraggio di porzioni urbanedella città consolidata, le quali hanno consentitola determinazione della compresenza di relazionivirtuose tra benessere psico-fisico e spazio co-struito10, risulta quindi fondamentale individuareelementi progettuali utili alla promozione di stilidi vita sani11.

Diviene pertanto prioritario affrontare il tema conun approccio multidisciplinare, perseguendo ilfine ultimo di garantire un’integrazione efficacetra le azioni strategiche mirate alla trasformazionedegli insediamenti urbani e le azioni programma-tiche finalizzate alla tutela della salute pubblica ela promozione della qualità urbana.12 Ne conse-guono strategie di pianificazione urbana che pos-sono contribuire a ridurre i fattori di rischiopresenti nell’ambiente costruito e criteri di pro-gettazione architettonica degli spazi pubblici out-door capaci di favorire e incentivare l’acquisizionedi corretti stili di vita13. In tale contesto vengonodi seguito messe in evidenza le principali relazionitra attitudine a svolgere attività fisica outdoor e lecondizioni dell’ambiente abitato, quali ad esem-pio:

• facile accessibilità a spazi per lo svolgimentodella Physical Activity, sia indoor che outdoor:ad esempio la presenza diffusa di spazi verdi eparchi urbani attrezzati;

• buone condizioni di qualità, pulizia e manuten-zione degli spazi urbani: ad esempio la qualitàformale e funzionale dell’arredo urbano, è ingrado di trasmettere stabilità emotiva attra-verso la chiarezza dei riferimenti visivi percepitinella vita quotidiana di una comunità, consoli-dando quindi il senso di equilibrio di una co-munità;

• assenza di fonti di rischio ambientali: rumore,inquinamento, rifiuti;

• sistema coerente di collegamenti stradali diver-sificati, percorsi ciclabili e pedonali, prestandoattenzione alla permeabilità della cortina edili-zia;

• alto grado di connettività con le parti della cittàattraverso i trasporti pubblici;

• adeguata densità abitativa per consentire con-tenimento delle distanze, concentrazione dei

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S. Capolongo et al.

servizi, diminuzione delle spese di trasporto(pubblico e privato) e del relativo dell’inquina-mento, ma al contempo garantire adeguatispazi verdi 14.

La compresenza delle caratteristiche sopra citate,seppur in maniera generale, favorisce il cosiddettotrasporto fisicamente attivo, ovvero lo sposta-mento quotidiano mediante mobilità ciclo-pedo-nale.

Indagini socio-demografiche hanno infatti deter-minato che i residenti risultano più attivi quandoil circondario dei luoghi di vita è percepito comesicuro e dotato di spazi verdi, parchi e “situazioniurbane” capaci di incentivare il movimento. Vice-versa, la scarsa autonomia di parti della città do-vuta alla carenza delle condizioni sopra indicate,comporta sedentarietà, isolamento, sovrappeso eobesità. L’assenza di servizi di base raggiungibiliincentiva inoltre l’utilizzo dei veicoli privati conconseguenze negative sul benessere (psicologico esociale) della persona, sul traffico e sul livello diinquinamento atmosferico e acustico.

Specifiche azioni progettuali vengono quindi adot-tate per governare le trasformazioni della cittàcontemporanea, perseguendo il fine ultimo di au-mentare il trasporto attivo svolto dalla popola-zione metropolitana. Tali azioni sono classificabiliin 4 grandi macro categorie: rete di percorsi ciclo-

pedonali, sistema di trasporto pubblico, dotazionedi spazi verdi e percezione della qualità dell’am-biente urbano15.

Rete di percorsi ciclopedonali

Accessibilità dei percorsi ciclopedonali e capilla-rità della rete sono due tra le caratteristiche mag-giormente significative, con ricadute direttepositive sulla riconoscibilità del sistema ciclabileurbano a vantaggio di una fruizione costante e si-cura. Ulteriori aspetti la cui presenza ha significatipositivi sono la previsione di aree protette; la co-stante manutenzione delle pavimentazioni; lacreazione di un sistema gerarchico di segnaleticaorizzontale e verticale, semaforica e direzionale; ilmantenimento di buone condizioni di illumina-zione; la presenza di sistemi di tutela e protezionedal traffico veicolare e dalla sosta abusiva di au-toveicoli; la progettazione delle piantumazioni agaranzia di un adeguato ombreggiamento estivo.

Di notevole importanza infine è l’interoperabilitàdei percorsi ciclopedonali con il sistema di tra-sporto pubblico urbano, mediante un’adeguata lo-calizzazione di spazi per la sosta delle bicicletteprivate in posizione limitrofa ai nodi di interscam-bio e merito della presenza di molteplici punti dinoleggio dei veicoli pubblici (bike-sharing).

Compresenza tra percorso pedonale e rete ciclabile a Sestri Levante, Liguria

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Architettura e salute

Sistema di trasporto pubblico

Un’adeguata rete di trasporto pubblico è fonda-mentale per l’autonomia e la diversificazione deglispostamenti personali. L’utente viene infatti in-centivato ad effettuare spostamenti attivi fino alraggiungimento delle fermate se è supportato daun efficiente servizio pubblico in grado di fargliraggiungere il luogo di destinazione in uguale ominor tempo rispetto al mezzo privato. Un’effi-cace rete di collegamenti urbani viene costruita amezzo di una pianificazione trasportistica attentainnanzitutto ad una razionale distribuzione dellefermate, localizzate in maniera coerente rispettoal bacino d’utenza del servizio e comunque a unadistanza non superiore ai 300 metri dai singoliedifici residenziali, aree verdi e servizi locali. Lefermate devono essere confortevoli (sistemi dischermatura per il periodo estivo, protezioni perle piogge invernali, spazi adeguati per l’attesa, se-dute o semi/sedute) e dotate di informazioni pergli utenti (tempi di attesa, linee di traffico, alter-native disponibili, servizi WIFI). Occorre infineprestare notevole attenzione all’iterazione con laqualità della rete dei percorsi ciclo-pedonali, fun-zionali al raggiungimento delle fermate preceden-temente descritta.

Dotazione di spazi verdi

Parchi urbani e aree verdi attrezzate divengonospazi di fondamentale importanza nei contestidensamente edificati della metropoli contempora-nea. Un’efficacie progettazione del verde urbanoè imprescindibile dai seguenti aspetti:

– Plurifunzionalità, intesa quale capacitàdell’area di garantire la compresenza difunzioni attrattive dal punto di vista sociale(presenza di arredo urbano curato, aree at-trezzate per la fasce deboli della popola-zione, etc.);

– Accessibilità e fruibilità del verde, adegua-tamente dimensionato alle esigenze delquartiere;

– Elevata densità e diversità arborea (numerodi alberi e di arbusti per ettaro), strategiaprogettuale di landscaping che contribuiscea elevare la qualità complessiva di un’areaverde;

– Continuità spaziale con altre aree verdi econ la rete di percorsi pedonali/ciclabili;

– Assenza fattori di pressione ambientale alcontorno, data la frequentazione da parte diutenti sensibili ed luogo di attività ricrea-tive/sportive;

– Massimizzazione dell’utilizzo del verde ag-giuntivo, ovvero ottimizzazione delle super-fici filtranti, utilizzo della vegetazione perdefinire il margine stradale e salvaguardiadegli spazi stradali residuali.

Percezione della qualità dell’ambiente urbano

Le differenze socio-economiche delle diverse partidella città, dovute all’assenza di servizi di prossi-mità facilmente raggiungibili, di tipo terziariocommerciale, costituiscono una minaccia per laqualità dell’ambiente e per il benessere e la salutedegli individui. Qualora la cittadinanza fosse co-stretta a spostarsi per poter usufruire dei princi-pali servizi si registrerebbero conseguenzenegative sul benessere (psicologico e sociale) dellapersona e si genererebbero disuguaglianze sociali.Principi del funzionalismo applicati diffusamentea partire dalla seconda guerra, quali l’uso esten-sivo del suolo, la separazione delle funzioni e losprawl edilizio nelle aree suburbane, hanno deter-minato l’attuale congestionamento delle città, inmolte delle quali un’organizzazione del sistema ditrasporto pubblico efficiente ed economicamenteAree di attesa protette e informatizzate per il sistema

del trasporto pubblico urbano, Parigi

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S. Capolongo et al.

sostenibile è di fatto impossibile. La popolazionerisulta di fatto costretta a spostarsi con l’autoprivata per raggiungere il luogo di lavoro e perusufruire di servizi e di beni che risultano disper-sivi e distanti dalle utenze, con ricadute direttesull’aumento del traffico veicolare e sull’incre-mento del livello di inquinamento dell’aria. Percontro, la mixitè funzionale è una caratteristicaauspicabile, in quanto favorisce le occasioni diincontro in ambiente urbano, genera lo scambiodi relazioni sociali e diviene fattore di coesionesociale. Inoltre un’elevata qualità percepita e unafruizione degli spazi pubblici da diverse utenzee in diversi momenti della giornata contribuiscea infondere maggiore sicurezza nell’utenza cheviene così incentivata ad un maggiore utilizzo

Le strategie di pianificazione descritte16 denotanoquanto sia di fondamentale importanza il ruolodei piani di sviluppo urbano per la tutela della sa-lute pubblica, strumenti fondamentali per il mi-glioramento della qualità dell’abitare nelle cittàcontemporanee. In questo contesto si afferma ilcosiddetto “Healthy urban planning”, disciplinache intende promuovere best-practices per la tra-sformazione delle città in spazi urbani capaci dipromuovere l’adozione di stili di vita attivi. Lestrategie urbanistiche, in sinergia con la compo-nente igienico-sanitaria, sono determinanti nel-l’incoraggiare la popolazione ad effettuare sceltedi viaggio sostenibili, migliorando la qualità del-l’ambiente costruito e le connessioni tra luoghi.

Aree verdi attrezzate a spazio ludico e per la pratica di Physical Activity, Milano

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Architettura e salute

Compresenza di funzioni urbane nello spazio pubblico outdoor che incentivano le interazioni sociali, Oslo

Bibliografia

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8 Rydin Y, Bleahu A, Davies M, Dávila JD, Friel S,De Grandis G, Groce N, Hallal PC, Hamilton I,Howden-Chapman P, Lai KM, Lim CJ, Martins J,Osrin D, Ridley I, Scott I, Taylor M, Wilkinson P,Wilson J. Shaping cities for health: complexity andthe planning of urban environments in the 21stcentury. Lancet. 2012 Jun 2; 379(9831): 2079-108.

9 Action Plan for implementation of the EuropeanStrategy for the Prevention and Control of Non-communicable Diseases 2012−2016 WHO Re-gional Office for Europe.

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S. Capolongo et al

11 Capolongo S. Qualità Urbana, stili di vita, salute:indicazioni progettuali per il benessere. Milano:HOEPLI; 2009.

12 Hancock, T., Duhl, L. Healthy cities: Promotinghealth in the urban context, WHO Regional OfficeEurope, Copenhagen, 1986.

13 World Health Organization. Urban Health.www.who.int/topics/urban_health/en/

14 Barton H, Tsourou C. Healthy urban planning inpractice: experience of European cities Report ofthe WHO City Action Group on Healthy UrbanPlanning. Taylor & Francis; 2000.

15 Capolongo S, Battistella A, Buffoli M, Oppio A.Healthy design for sustainable communities. AnnIg. 2011 Jan-Feb; 23(1):43-53. Italian.

16 Capolongo S, Buffoli M, Oppio A. How to assessthe effects of urban plans on environment andhealth. Territorio n°2/2015.

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Abstract italiano

Quale priorità per l’Italia, la prevenzione dei prin-cipali fattori di rischio per la salute necessita diun approccio non solo sanitario, ma che includaanche la cooperazione e il coordinamento conmolte organizzazioni e Istituzioni / Amministra-zioni. L’Italia, quindi, ha adottato la strategia na-zionale: “Guadagnare salute: rendere facili lescelte salutari”, un programma etico per ridurrele disuguaglianze sanitarie, promuovere miglioricondizioni sociali, proteggere le persone vulnera-bili (bambini, anziani e poveri), e rendere le sceltesalutari più facili per le persone. Il programmacoinvolge diversi attori e diversi partner, tra cuiMinisteri, Regioni, Servizi sanitari pubblici, eanche Industrie alimentari, associazioni di consu-matori, sindacati, ecc Questi partner partecipanoanche alla Piattaforma Nazionale sull’alimenta-zione, l’attività fisica e il tabacco, istituita pressoil Ministero della Salute.Il Ministero della Salute e le Regioni hanno defi-nito, anche, i Piani Nazionali della Prevenzione(PNP), sviluppati a livello regionale. Il PNP coin-volge non solo l’intero sistema sanitario, ma anchegli altri attori interessati, al fine di conseguire gliobiettivi stabiliti.Il PNP 2014-2018 segue i principi di GuadagnareSalute e rappresenta, con il suo approccio artico-lato e le prospettive innovative, una concreta op-portunità per realizzare azioni efficaci in materiadi prevenzione e per raggiungere obiettivi comuni

Abstract inglese

As a priority in Italy, the prevention of majorhealth risk factors needs an approach that is notonly health-related, but also includes cooperationand coordination with many organisations andinstitutions/administrations. Italy, therefore,adopted the national strategy: “Gaining Health:making healthy choices easy”, an ethical pro-

gramme to reduce health inequalities, promotebetter social conditions, protect vulnerable people(children, old people and poor people), and tomake healthy choices easier for people. The pro-gramme involves different stakeholders and sev-eral partners, including ministries, regions, publichealth services, and also food industries, con-sumers associations, trade unions, etc. Thesepartners also participate in a National Platformon nutrition, physical activity and tobacco, set upat the Ministry of Health. The Ministry of Health and regions defined, also,the National Prevention Plans (NPPs), developedat the regional level. The NPP involves not onlythe whole health system but also other stakehold-ers in order to achieve established objectives. The NPP 2014-2018 follows the principles ofGaining Health and represents, with its articu-lated approach and innovative outlook, a concreteopportunity to implement effective actions in thearea of prevention and to reach common goals.

Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale dellasanità, in Europa l’86% dei decessi e il 77% dellaperdita di anni di vita in buona salute sono pro-vocati da patologie croniche (malattie cardiova-scolari, tumori, diabete mellito, malattierespiratorie croniche, problemi di salute mentalee disturbi muscolo scheletrici). Malattie cardiova-scolari e cancro causano quasi i tre quarti dellamortalità nella Regione e tre principali gruppi dimalattie – patologie cardiovascolari, cancro e di-sturbi mentali - costituiscono più della metà delcarico di malattia (misurato in “DALYs”, gli annidi vita vissuti in condizioni di disabilità). [1]Molti decessi precoci sono, tuttavia, evitabili: lestime indicano che almeno l’80% di tutti i casi dimalattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2 e al-meno un terzo dei casi di cancro si possono pre-venire. All’attuale rilevante peso epidemiologico,

La strategia nazionale “guadagnare salute”: rendere facili le scelte salutari

di D. Galeone, M.T. MenzanoMinistero della Salute - Ufficio II ex DCOM

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D. Galeone et al..

sociale ed economico delle malattie croniche, pe-raltro, si deve aggiungere la previsione di aumentonei prossimi anni legata all’invecchiamento dellapopolazione con conseguente aumento del nu-mero di soggetti con ridotta autonomia, scarsa in-clusione sociale e minore partecipazione alla vitaattiva a causa della disabilità legata a malattiecroniche non trasmissibili. L’invecchiamento progressivo della popolazioneimpone, quindi, ai Governi di porre in atto stra-tegie appropriate e innovative per mitigarne gli ef-fetti negativi sul sistema sociale ed economico,oltre che sul piano individuale.Anche in Italia le malattie croniche costituisconola principale causa di morte. Il diabete, ad esem-pio, è destinato a diventare la causa maggiore didisabilità e di mortalità nei prossimi venti anni ead oggi riguarda almeno tre milioni di persone(5,4% della popolazione), cui si aggiunge unaquota, stimabile in circa un milione, di individuiche, pur avendo la malattia, non ne sono a cono-scenza. [2]

Le malattie cronico-degenerative hanno in co-mune alcuni fattori di rischio legati, in gran parte,a comportamenti individuali non salutari modifi-cabili, ma fortemente con condizionati dal conte-sto economico, sociale e ambientale.Alimentazione scorretta, inattività fisica, fumo,abuso di alcol e/o sostanze illegali sono compor-tamenti che si instaurano spesso già durante l’in-fanzia o durante l’adolescenza, ma che dipendonosolo in parte da scelte individuali: l’ambiente fi-sico e sociale esercita spesso una forte pressione efacilita l’adozione di stili di vita non salutari. In Italia, tali fattori di rischio modificabili si di-stribuiscono in maniera differente tra la popola-zione e sono più diffusi tra le persone delle classisocio-economicamente più svantaggiate.In un periodo di crisi come l’attuale, investirenella prevenzione e nella lotta alle malattie cro-niche, promuovendo stili di vita sani e attivi, nonè soltanto eticamente giusto, perché la salute è undiritto universalmente riconosciuto, ma è anche“conveniente” per costruire un modello di societàpiù sostenibile.Tenuto anche conto che la maggior parte dei de-terminanti che condizionano i comportamenti nonsalutari sono esterni alla capacità di intervento del“sistema salute” (Ministero e Servizio SanitarioNazionale), la promozione di stili di vita salutarideve puntare fortemente alla collaborazione inter-settoriale, che permette lo sviluppo di azioni suideterminanti di salute secondo modalità più effi-caci, efficienti o sostenibili, da attivare nei luoghio nei contesti sociali in cui le persone vivono, la-

vorano o interagiscono tra loro.Politiche e interventi, anche regolatori e norma-tivi, in ambiti non sanitari, infatti, agiscono suideterminanti sociali di salute e sulle cause di di-suguaglianze in salute, impattando su salute e be-nessere della popolazione.

L’Italia, attraverso il programma “GuadagnareSalute: rendere facili le scelte salutari”, approvatocon DPCM del 4 maggio 2007 e promosso dal Mi-nistero della Salute, ha rafforzato le azioni voltealla promozione di stili di vita sani secondo un ap-proccio “intersettoriale” e “trasversale”, attra-verso interventi volti non solo a modificare icomportamenti individuali non salutari ma fina-lizzati anche a creare contesti ambientali che fa-voriscono l’adozione di corretti stili di vita. [3]La necessità di promuovere la salute, interve-nendo sui quattro principali fattori di rischio mo-dificabili di malattie croniche, attraversol’approccio “intersettoriale” e trasversale del pro-gramma strategico nazionale “Guadagnare salute:rendere facili le scelte salutari” è stata ulterior-mente, ribadita nell’Atto di Indirizzo per il 2016del Ministro della Salute. [4]La salute pertanto va preservata e promossa at-traverso le azioni integrate delle istituzioni e dellasocietà civile, basate non solo su aspetti specifica-mente sanitari, ma anche su fattori sociali ed eco-nomici, secondo i principi della “Salute in tutte lepolitiche” (Health in all policies), al fine di coin-volgere trasversalmente tutti i soggetti e gli attoriche hanno capacità di incidere sulla salute stessa,individuando i rischi, ma anche le opportunità perla salute negli ambienti di vita e di lavoro.Per garantire una maggiore aspettativa di vita inbuona salute é fondamentale intervenire lungotutto il corso dell’esistenza (approccio life-course).Ciò significa non solo assicurare un buon inizio adogni bambino (con interventi di prevenzione giàprima della gravidanza, sistemi di protezione dellamaternità e delle nuove famiglie e interventi diprotezione, promozione e sostegno dell’allatta-mento al seno), ma anche prevenire comporta-menti non salutari durante l’infanzia el’adolescenza, garantire l’istruzione per tutti, ri-durre il rischio di insorgenza di malattie cronichenell’adulto, per arrivare ad un invecchiamentosano ed attivo.“Guadagnare salute” ha contribuito alla costru-zione di una cultura condivisa in cui la “salute”diviene preoccupazione globale del Paese e nonsolo del sistema sanitario, promuovendo la realiz-zazione di numerosi ed articolati interventi, fon-dati su azioni integrate, sostenibili e supportate daevidenze di efficacia e/o buone pratiche, volte a

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La strategia nazionale “guadagnare salute”

facilitare scelte salutari in ambienti favorevoli allasalute. Tali interventi hanno visto il coinvolgi-mento di Amministrazioni centrali e locali (di Re-gioni, Province, Comuni), del mondo della scuola,del lavoro, dell’industria, dei professionisti dellasalute, del volontariato e del privato sociale, svi-luppando sinergie e mettendo in rete sistemi ecompetenze di settori diversi per promuovere lasalute dei cittadini, secondo i principi della “Sa-lute in tutte le politiche”.

Con l’istituzione, presso il Ministero della Salute,della “Piattaforma nazionale sull’alimentazione,l’attività fisica e il tabagismo”, infatti, è stato pos-sibile condividere con i rappresentanti delle Am-ministrazioni centrali interessate, delle Regioni eProvince Autonome di Trento e Bolzano, del-l’ANCI, dei Medici di Medicina Generale, dei Pe-diatri e dei Farmacisti, strategie ed obiettivispecifici che sono stati concretizzati attraverso lastipula di Protocolli d’Intesa, principali strumentitecnico-politici per lo sviluppo delle strategie in-tersettoriali. In tal modo è stato possibile attivare, su tematichequali la promozione della sana alimentazione edella dieta mediterranea, dell’attività fisica e spor-tiva, del contrasto all’abuso di alcol e al fumo ditabacco, proficue collaborazioni con il Ministerodell’Istruzione, il Ministero delle Politiche Agri-cole, la Presidenza del Consiglio (DipartimentoPolitiche giovanili e per lo sport). L’alleanza con la “scuola” ha rappresentato, inparticolare, un elemento centrale di “Guadagnaresalute”. La scuola è, infatti, luogo privilegiato perla promozione della salute nella popolazione gio-vanile, svolgendo un ruolo educativo molto im-portante in grado di favorire lo sviluppo dicompetenze oltre che di conoscenze, favorendo ilpotenziamento dei fattori di protezione (life skill,empowerment) e coinvolgendo le famiglie e l’in-tera comunità scolastica. La collaborazione inter-istituzionale ha reso pos-sibile la periodica raccolta di informazioni suglistili di vita dei bambini e degli adolescenti, attra-verso la sorveglianza Okkio alla salute e l’indagineHBSC, che ormai costituiscono una solida fonte didati epidemiologici nonché un valido supporto perla programmazione ed il monitoraggio di inter-venti di promozione della salute.Il Ministero della Salute ha promosso, in collabo-razione con la “Scuola” e con i servizi del Sistemasanitario, anche diversi progetti educativi per unasana alimentazione e uno stile di vita attivo rivoltiai bambini della scuola primaria e secondaria di Igrado con il coinvolgimento anche dei genitori edelle famiglie.

Attraverso altri accordi siglati con il Ministerodella salute, in attuazione del Programma, Enti dipromozione dello Sport e del movimento, il CONI,la Rete Italiana delle città sane OMS hanno as-sunto impegni per la promozione dell’attività mo-toria e dello sport.

L’industria alimentare, inoltre, può svolgere unruolo attivo per quanto riguarda la salute dellapopolazione e soddisfare la crescente domanda deiconsumatori per una sana alimentazione. Uno deiprimi impegni che alcune Associazioni di catego-ria della filiera alimentare hanno assunto è statala riduzione del contenuto di sale in alcuni pro-dotti artigianali ed industriali della panificazione,in cibi pronti surgelati e in alcuni formati di pastafresca confezionata.La partecipazione delle Regioni è un elementochiave di “Guadagnare salute”. Le Regioni, in-fatti, sono l’istituzione competente per la preven-zione nel SSN e assumono, nel proprio territorio,la funzione di leadership del “sistema di promo-zione della salute”. L’approccio strategico “inter-settoriale” è funzionale anche alla realizzazione,da parte delle Regioni, del Piano nazionale dellaPrevenzione (PNP) 2014-2018, approvato con In-tesa Stato-Regioni del 13 novembre 2014, che, incontinuità con i piani precedenti, punta a pro-muovere la trasversalità degli interventi attraversola definizione di azioni in collaborazione con di-versi settori e istituzioni, integrando la visioneproposta dalla strategia europea Salute 2020 diuna governance partecipativa. Tutte le Regionisono chiamate a perseguire alcuni “macro obiet-tivi” a elevata valenza strategica attraverso pianie programmi che, partendo dagli specifici contestilocali nonché puntando su un approccio il piùpossibile intersettoriale e sistematico, permettanodi raggiungere i risultati attesi, implementando gliobiettivi del Programma Guadagnare Salute.

I programmi di promozione della salute definitidalle Regioni, infatti, saranno finalizzati a crearele condizioni per rendere facile l’adozione di com-portamenti salutari, attraverso un approccio multicomponente (trasversale ai determinanti di sa-lute), per ciclo di vita (life course) e setting(scuole, ambienti di lavoro, comunità locali, ser-vizio sanitario), ed intersettoriale (politiche edu-cative, sociali, di pianificazione urbana, deitrasporti, dell’agricoltura, ecc.), con il coinvolgi-mento (empowerment di comunità) di tutti i livelliinteressati, dai responsabili politici, alle comunitàlocali. [5]L’empowerment della popolazione e dei cittadiniè fondamentale per migliorare i risultati di salute,

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D. Galeone et al.

la performance del sistema sanitario e la soddisfa-zione del paziente”. Il programma Guadagnare salute ed il Piano Na-zionale della Prevenzione hanno individuato nellestrategie intersettoriali, il quadro di riferimentoentro il quale agire. Oggi sono numerosi gli stake-holder che possono esercitare un ruolo a favore oa sfavore del benessere e della salute; sono, per-tanto, necessari approcci partecipativi che favori-scano collaborazioni intersettoriali. Il sistemasalute deve agire da negoziatore e mediatore, eser-citando un ruolo di advocacy anche per promuo-vere la valutazione dell’impatto di tutte lepolitiche nazionali e locali sulla salute, nonchéfornendo strumenti e conoscenze per l’attuazionedi iniziative di promozione della salute, fattorecruciale di sviluppo della società e di sostenibilitàdel welfare.

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[4] Atto di Indirizzo per il 2016 del Ministro della Sa-lutehttp://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2406_allegato.pdf

[5] Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018-Ministero della salutehttp://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2285_allegato.pdf

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in termini di equità, creando tensioni sociali: neipaesi in via di sviluppo un terzo dei residenti dellecittà vive in condizioni di baraccopoli urbane.L’ONU ha stimato che nel 2050 il numero dellepersone che vivranno in baraccopoli urbanepotrebbe triplicare a tre bilioni se non sarannoidentificate delle strategie mirate.Questo significa che la gestione delle città rappre-senta una delle grandi sfide del secolo e che l’ap-proccio interdisciplinare dell’impatto sociale,economico e ambientale sulla salute deve ancoraessere studiato e compreso pienamente. Se si de-sidera affrontare la pandemia del diabete, è in-dubbio che questo approccio debba essere presoin considerazione quale possibile soluzione.Il numero di persone affette da diabete cresceanno dopo anno. Secondo gli ultimi dati raccoltidall’International Diabetes Federation, oggi piùdi 382 milioni di persone sono diabetiche e sistima che saranno 592 milioni nel 2035.Esiste una suscettibilità genetica a sviluppare ildiabete, a cui si associano però fattori ambientalilegati allo stile di vita. La principale arma di pre-venzione a nostra disposizione è eliminare o co-munque modificare questi fattori. Un filo sottile, ma evidente, lega il crescente nu-mero di persone con diabete alla città. Infatti,circa il 64% delle persone con diabete vive incittà, l’equivalente di circa 246 milioni di abi-tanti, e questo numero è destinato a crescere.Inoltre, la maggior parte di loro – l’80% circa –vive in Paesi a basso-medio reddito, dove gli ag-glomerati urbani si espandono più rapidamente.Il vivere in città è associato ad un peggioramentodello stile di vita: questo rappresenta un fattorechiave dell’aumento delle NCDs in tutto il mondo,e studi internazionali stanno evidenziando la con-nessione fra lo stile di vita degli abitanti delle areeurbane e la prevalenza del diabete.Ciò significa che nel definire le politiche di lotta a

Cities Changing Diabetes, un nuovo progettoglobale per far fronte alla sfida che il diabetepone nelle grandi città

Best Practices

di W. Ricciardi, G. Novelli, R. Guerra, V. Atella, C. Cricelli. P. De Feo,F. Dotta, R. Lauro, P. Sbraccia, K. Vaccaro

Che aspetto avrà il pianeta Terra nel 2050?Potrà sostenere un incremento di oltre due mi-liardi di abitanti? Come si evolveranno le no-stre città? Saranno in grado i governi dirispondere alla crescente domanda di salute?Partendo dal presupposto che i margini diazione esistono e che il futuro non è già statostabilito, occorre adottare un approccio inte-grato per affrontare i problemi di salute pub-blica.

Oggi i problemi più pressanti possono esserecompresi e risolti solo se si effettua un’analisidei determinanti sociali, economici e ambien-tali dei fattori di rischio che hanno un impattosulla salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha de-ciso di dare priorità proprio a questi temi in-serendoli nell’ agenda 2014-2019.

Le politiche sanitarie mirate hanno contri-buito ad una riduzione significativa della mor-talità e morbilità di molte malattie. Talipolitiche non si devono basare solo sugliaspetti clinici, ma includere altri fattori dianalisi che svolgono un ruolo importante,come gli aspetti culturali, sociali ed economicispesso tralasciati a livello di ricerca e di pia-nificazione sanitaria.

Nel 2010, per la prima volta nella storia del-l’umanità, è stato osservato che più di metàdella popolazione mondiale risiedeva in città.Oggi Tokyo ha 37 milioni di abitanti, Delhi 22milioni, Città del Messico 20 milioni: delle me-galopoli. Nel 2050, si stima che la popola-zione urbana rappresenterà il 70% dellapopolazione globale. La città offre maggioriopportunità rispetto alla campagna in quantoa lavoro, cure e servizi sanitari, istruzione. Malo sviluppo urbano determina nuovi problemi

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W. Ricciardi et al.

questa patologia si deve tenere conto del contestourbano in cui essa si manifesta: risulta fondamen-tale pianificare lo sviluppo e l’espansione dellecittà in ottica di prevenzione delle malattie croni-che per incoraggiare stili di vita salutari. I datievidenziano come città che non considerano questiaspetti nell’urbanizzazione finiscano per contri-buire alla crescita di patologie croniche, e questasituazione può diventare esplosiva dal punto divista sanitario soprattutto nelle megalopoli.Per questo motivo Steno Diabetes Center, l’Uni-versity College London (UCL) e Novo Nordiskhanno lanciato nel 2014 il progetto Cities Chan-ging Diabetes®, con l’obiettivo di evidenziare illegame fra diabete e le città e quello di promuo-vere iniziative capaci di salvaguardare le salutedei cittadini prevenendo il problema.

DIABETE UN’EMERGENZA CHE AVANZA LENTAMENTE

La storia ci insegna che alcuni eventi catastroficiaccadono in pochi secondi, eventi improvvisi cheprovocano danni incalcolabili e che possono cam-biare la storia di un territorio e il destino dei po-poli. Ma esistono catastrofi che possono impiegareanni per svilupparsi senza che nessuno se ne ac-corga, e quando ci si rende conto di cosa sta ac-cadendo, è troppo tardi per evitarle.La sfida globale del diabete fa parte di quest’ul-tima categoria: un’emergenza che avanza lenta-mente e che, se non affrontata al più presto, puòportare il mondo ad una catastrofe sanitaria cheavrà profonde implicazioni sociali, economiche epolitiche. E’ una patologia devastante che deve essere com-battuta per due motivi:

L’impatto del diabete sugli individui. Sebbeneil trattamento e la cura del diabete siano miglio-rati negli ultimi dieci anni, le complicanze del dia-bete sono ancora molto comuni e spesso hanno unimpatto devastante sull’individuo e sui suoi fami-liari. Tutt’ora milioni di persone muoiono per ildiabete ogni anno – 5,1 milioni nel 2013 secondol’IDF. Altri perdono la vista o subiscono l’ampu-tazione degli arti a causa dello scarso controllometabolico. Il diabete non controllato può portaread insufficienza renale secondo una probabilitàtre volte maggiore rispetto ad una persona in con-trollo.

Il peso economico e finanziario del diabete. Ilbudget dei Sistemi Sanitari è in continuo aumentoe il costo del diabete potrebbe rappresentare unagrande criticità. Non è possibile pensare che i Sistemi Sanitari

possano far fronte a questa spesa se i trend di in-cidenza del diabete continueranno a crescere.Per entrambe queste ragioni, il diabete deve essereaffrontato con un approccio multidisciplinare par-tendo proprio dalla città.Come ha dichiarato Jacob Kumaresan, direttoredel World Health Organization’s Centre for He-alth Development:” Siamo vivendo un momentocruciale della storia in cui è ancora possibile af-frontare i problemi di salute associati all’urbaniz-zazione delle città ”Questo è l’obiettivo del progetto Cities ChangingDiabetes®: credere che la pandemia del diabetesia evitabile.Negli anni passati, i Sistemi Sanitari hanno agitoper frenare altre emergenze sanitarie come il va-iolo, l’HIV e la malaria. Sono state promosse cam-pagne di sensibilizzazione e mobilitate risorse. Ora dobbiamo avere la stessa ambizione per lalotta al diabete.

CITIES CHANGING DIABETES: IL PROGRAMMA

In tutto il mondo, un lavoro considerevole è già inatto per affrontare il tema del diabete nelle città.Specialisti, accademici, istituzioni e comunità co-noscono molto bene il problema. Cities Changing Diabetes non nasce con lo scopodi sostituirsi o di soppiantare quanto già in atto,ma desidera creare un movimento in grado diunire le forze per creare una campagna di sensi-bilizzazione che modifichi “la regola dei mezzi”del diabete. Questo schema mostra come, nono-stante gli sforzi compiuti, solo il 6% della popola-zione mondiale con diabete conduca una vitapiena, priva di complicanze e del tutto simile allepersone sane. Il progetto si articola in tre fasi:

1. Definire il problema (mapping)E’ necessario comprendere maggiormente le dina-miche che determinano l’aumento della preva-lenza del diabete nelle persone che vivono nellecittà; l’interazione di fattori sociali, economici eambientali. Questo è il motivo per cui la primafase del programma, sotto la guida dell’UniversityCollege London (UCL)e lo Steno Diabetes Centre,prevede la realizzazione di una mappatura delproblema.

2. Condividere le soluzioniIl progetto prosegue con la seconda fase, che pre-vede la diffusione delle best-practices, e l’identi-ficazione di una strategia di intervento che possaessere utilizzata dai decisori che condividono sce-nari e priorità.

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Cities Changing Diabetes, un nuovo progetto globale

3. Intervenire L’obiettivo di questa ultima fase è quello di stabi-lire le priorità di intervento e di condividere contutti gli stakeholder una strategia di azione chepossa essere adottata con il supporto delle autoritàe delle Istituzioni.

Questo programma, presentato lo scorso anno, havisto il coinvolgimento di cinque città/megalopoli;Houston, Copenhagen, Tianjin e Shanghai e Cittàdel Messico. In queste città i ricercatori stanno ela-borando dati e svolgendo ricerche per identificarechiaramente lo scenario e capire le aree di vulne-rabilità delle città stesse.Inoltre, si cercherà di comprendere i bisogni in-soddisfatti delle persone con diabete, di identifi-care le politiche di prevenzione, oltre acomprendere come migliorare la rete di assistenza.Si cercherà inoltre di comprendere, tramite casestudies, come certi ambienti urbani favoriscanol’insorgenza del diabete di tipo 2 e le sue compli-canze.

*Già pubblicato su.Italian Health Policy Brief. Anno V Speciale 2015.

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Autori:

Walter RicciardiPresidente Istituto Superiore di Sanità, Giuseppe NovelliRettore dell’Università di Roma Tor VergataRanieri GuerraDirettore Generale del Dipartimento Prevenzione del Ministero della SaluteVincenzo AtellaDirettore del CEIS (Centre for Economic and International Studies) dell’Università di Roma Tor VergataClaudio CricelliPresidente della Società italiana di Medicina GeneralePierpaolo De FeoDirettore del Centro CURIAMO dell’Università di PerugiaFrancesco DottaUniversità di SienaRenato LauroPresidente dell’Italian Barometer Diabetes Foundation, Università di Roma Tor VergataPaolo SbracciaPresidente della Società Italiana dell’Obesità, Università di Roma Tor VergataKetty VaccaroDirettore Area Welfare e Sanità della FondazioneCENSIS

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bete di tipo 2 e a tenere il peso nei limiti deside-rabiliUna passeggiata di un’ora a 4 km/h, ad esempio,fa spendere, in base al peso corporeo, fra le 180 ele 300 calorie che equivale a bruciare almeno 20grammi di grasso. Ma i benefici riguardano ancheil tono dell’umore poiché camminare aiuta a bi-lanciare gli ormoni dello stress prodotti nell’arcodella giornata. Secondo l’Organizzazione Mon-diale della Sanità, inoltre, ogni cittadino paga ognianno 300 euro per curare gli italiani sovrappesood obesi (questi sono circa 6 milioni. Un bambinosu 3 ha problemi con la bilancia). A questi poi siaggiungono soldi spesi per il carburante e la ma-nutenzione dell’auto.Una strategia possibile è quello di riscoprire leCittà quale palestra naturale e promuovere attra-verso esse il concetto di Urban Health. Bisogna però essere consapevoli che non esiste inItalia una strategia per usare la città come palestraa cielo aperto (nonostante clima e spazi favore-voli). Manca la cultura e manca una connotazionechiara dell’utilizzo degli spazi pubblici. L’aspetto socio-economico non è una priorità; viè invece una diversa percezione del bene pubblicoe del bene privato. Ad oggi, la pratica sportiva inItalia risulta confinata principalmente alle strut-ture sportive attrezzate, pubbliche o private, macomunque rappresentate da luoghi confinati epoco accessibili a molti. Per quanto concerne ladotazione di strutture, si assiste da sempre in Ita-lia a un annoso dibattito se la scarsa propensionedegli italiani allo sport dipenda dalla carenza diimpianti dedicati; anche le istituzioni locali la-mentano spesso che l’impossibilità a promuovereprogetti e politiche per lo sport è da attribuirsi allascarsa dotazione di impianti sportivi.- L’idea che l’attività fisica possa essere praticataall’aria aperta e negli spazi pubblici esistenti, uti-lizzati come se fossero degli ‘impianti spontanei’in cui è possibile praticare attività fisica in modo

Best Practices

In Europa ogni anno sono 600.000 i decessi ri-conducibili alla sedentarietà, una delle diecicause principali di mortalità e disabilità almondo. Uno stile di vita sbagliato può avereconseguenze fortemente debilitanti e, in alcunicasi, mortali: diabete, cardiopatie, ipertensione,cancro e osteoporosi sono soltanto alcuniesempi che fanno però capire la gravità dell’ar-gomento. In Italia le persone con diabete sono3,9 milioni, mentre coloro a cui è stato diagno-stico un tumore 2 milioni e 250 mila. Ancorapiù alto è l’impatto delle patologie cardiova-scolari: la sola ipertensione, un vero “killer si-lenzioso” provoca circa 240.000 morti l’annoed è responsabile del 47% delle cardiopatieischemiche e del 54% degli ictus cerebrali. Pre-venire queste patologie è semplice, così comerestare in forma. L’Unione Europea e l’OMS Europa stanno for-temente promuovendo politiche a sostegno del-l’HEPA (Health Enhancing Physical Activity).La promozione dell’attività fisica a scopo salu-tare è indispensabile per contrastare le dila-gante sedentarietà che si traduce in unincremento progressivo dell’obesità, del diabetee di altre patologie croniche non trasmissibili(malattie cardiovascolari, respiratorie cronichee tumori).La nostra nazione fa molto poco rispetto aglialtri paesi europei nell’attività di promozionedell’attività fisica a scopo salutare ed ha il tristeprimato di essere tra i paesi europei con il piùalto tasso di obesità e sovrappeso infantile.Ma bisogna iniziare fin da piccoli a stimolarela quotidianità del concetto che “muoversi fabene alla salute” . Non servono infatti grossisforzi. Basta percorrere al giorno una distanzaben precisa, ovvero 3 km, circa 5.000 passi.Questa semplice attività aiuta a ridurre il livellodi colesterolo “cattivo”, ad abbassare la pres-sione arteriosa, a controllare il rischio di dia-

Città per camminare e della saluteUn progetto innovativo tra territorio e tecnologia

di M. Damilano1, P. De Feo2, P. Sbraccia3, S. Marletta41Scuola del Cammino, 2Centro CURIAMO Università di Perugia, Italian Wellness Association,3Università di Roma Tor Vergata, Società Italiana dell’Obesità, 2Università di Catania, Officina 21

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M. Damilano et al.

informale e all’aria aperta, è in Italia atteggia-mento meno diffuso che in altri Paesi europei. Idati europei sul numero di praticanti che preferi-scono fare attività in spazi aperti documentanocome in molti Paesi questa sia una tendenza giàben definita. Uno sguardo ai dati mostra, in modoassolutamente contro-intuitivo, come la praticasportiva all’aperto decresca via via che ci si spostaverso i paesi del sud Europa, dove di fatto le con-dizioni climatiche più miti e favorevoli potrebberoessere un elemento incentivante. Osservandoquanto avviene negli altri Paesi europei, alcunistudiosi sottolineano come nelle città italiane pre-valgano l’urbanistica della paura, le tattiche dicontenimento, le operazioni di chiusura, mentre,ad esempio nelle città spagnole, la sfida avvienesul terreno dell’apertura e della permanenza dellospazio pubblico come essenza della città: uno spa-zio abitato, uno spazio di corpi.- Oltre a migliorare la salute dei cittadini europei,lo sport ha una dimensione educativa e svolge unruolo sociale, culturale e ricreativo e può esserequindi un importante fattore di sviluppo per le so-cietà. Riportare lo sport negli spazi pubblici, aiu-tandolo a non chiudersi nei luoghi e negli impiantiin cui si trova oggi confinato, ripensandolo comeuna funzione rilevante della qualità e della vivi-bilità delle nostre città, può contribuire anche allariappropriazione dello spazio pubblico da partedei cittadini, favorendone al contempo la saluteed il benessere e ricostruendo un legame piùstretto con i luoghi e con il territorio. Ciò presup-pone il ripensamento e la ridefinizione del con-cetto di sport e dei luoghi ad esso deputatiunitamente alla promozione dell’attività fisica esportiva.- Numerosi casi ed esperienze europee di utilizzodi spazi pubblici per la pratica sportiva mostranocome sia possibile immaginare risposte innovativee sperimentali per integrare lo sport con il welfarelocale e gli spazi collettivi della città. Questo mododi guardare allo sport richiede, da parte delmondo dello sport, delle istituzioni, della ricerca,uno ‘sguardo’ allenato alla complessità, alla mul-tidisciplinarietà e che vede nell’integrazione tramondi e discipline diverse un’occasione di arric-chimento reciproco e utile a favorire l’avanza-mento della riflessione. Il progetto di architettura,nella sua dimensione urbana allargata, diventastrumento di mediazione fra soggetti diversi chedeterminano scelte e si confrontano circa gli as-setti futuri di una città e di un territorio.Lo spazio pubblico non è uno spazio residuale trastrada e edifici, né tantomeno uno spazio vuotoconsiderato pubblico solamente per ragioni giuri-diche. Lo spazio pubblico è uno spazio fisico, sim-

bolico e politico. E’ uno spazio per l’uso collettivo.Parchi, piazze, campi sportivi sono spazi pubblici,ma nelle nostre città essi si connotano sempremeno come luoghi ‘pubblici’ frequentati dallagente; luoghi in cui costruire relazioni con gli altri.Spesso questi spazi sono insicuri, degradati, pocofrequentati o abbandonati. Sono luoghi del de-grado sociale ed urbano.Si tratta pertanto di spazi pubblici potenziali, inattesa di risemantizzazione: aree ai margini dellestrade, slarghi inutilizzati, aree residuali all’in-terno dell’edificato urbano, aree extraurbane di-smesse, vecchi insediamenti industrialiinutilizzati, e numerosi altri esempi di territori po-trebbero trasformarsi in luoghi per l’aggregazione,per lo sport, per il tempo libero.Luoghi capaci di creare identità, appartenenza,affezione da parte di chi li frequenta. Solo in que-sto modo si potrà accrescere nella gente il rispettoper il bene pubblico e l’interesse per la praticasportiva spontanea all’aperto, nei luoghi pubblici,frequentati da tutti. Perché il bisogno di praticare attività fisica al-l’aperto nel nostro Paese potrà registrare un signi-ficativo aumento solo quando la piazza, il parco,il campetto per giocare, il percorso per correre, en-treranno finalmente a far parte di una ritualità ur-bana condivisa dalla comunità.Strategie che si dovrebbero adottare:• miglioramento della qualità ambientale (aria,acqua, suolo)

• riduzione delle aree di parcheggio e recuperodegli spazi per

• usi collettivi differenziati• valorizzazione delle condizioni di fruibilità dellearee verdi

• maggiori accessibilità, fruibilità, servizi per in-centivare una

• mobilità sostenibile (biciclette, auto elettriche,car sharing, bike

• sharing)• qualità, sicurezza e riconoscibilità dei percorsi(piste e

• attraversamenti ciclopedonali, segnaletica, etc.)• permeabilità dei recinti in cui praticare sport ericonnessione

• degli spazi aperti per un uso pubblico - collet-tivo

• ridisegno dei percorsi scuola-casa in favore diuna mobilità

• pedonale (allargamento e messa in sicurezza deimarciapiedi )

• riqualificazione delle strutture pubbliche e ri-distribuzione

• degli spazi interni e dei tempi di utilizzo perl’attività fisica.

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Città per camminare e della salute

Città per Camminare e della Salute è un progettoche nasce con l’obiettivo di unire in rete quellecittà dove è possibile trovare spazi e situazioni percamminare. Si va dai percorsi tipicamente urbanie turistici dedicati alla visita a piedi di centri sto-rici o aree specifiche della città, a percorsi checoinvolgono il territorio cittadino più allargato,alle proposte naturalistiche e ambientali, sino aipercorsi più decisamente sportivi.Il tutto con un occhio alla salute, che trova nelcammino l’attività di prevenzione primaria e abasso costo per malattie quali l’obesità, il diabetee quelle cardiovascolari.Città per Camminare e della Salute nasce ancheper essere uno strumento per stimolare la parte-cipazione attiva dei giovani, coinvolgendoli diret-tamente nelle attività, al fine di raggiungerecontemporaneamente due scopi:• Fare loro conoscere i nostri territori • promuovere uno stile di vita sano, obiettivo tral’altro intensamente perseguito dalla Commis-sione Europea

Il progetto non è logicamente esclusivamente unprogetto turistico, così come sportivo o ambientalee di prevenzione e promozione della salute, ma èun insieme di questi diversi aspetti e si propone loscopo di promuovere il cammino quale attivitàsportivo/motoria per un miglioramento della qua-lità di vita e della salute , delle politiche di mobi-lità-sostenibile, favorire uno sviluppo delturismo-attivo, della tutela dell’ambiente, dell’at-tenzione alla cultura dell’andare a piedi, ma so-prattutto quale strumento messo a disposizionedelle Città e degli Enti preposti per una promo-zione del territorio e delle sue specificità. Una ma-niera per i cittadini e le famiglie di fare attivitàmotoria a basso costo, ma a grande impatto sullasalute.Un progetto che è anche un una proposta che hauna forte connotazione nell’ambito del “marke-ting territoriale”, ampliando questo concetto diterritorio senza snaturare le singole valenze, pro-poste e le peculiarità delle diverse realtà.Città per Camminare e della Salute offre ai Co-muni, agli amministratori locali, ai responsabilidelle Aziende sanitarie uno strumento importantedi promozione e concedere altresì l’occasione perdare vita ad un progetto che guarda con partico-lare attenzione al cittadino.Il progetto tende ad offrire a tutti i Comuni o Entiterritoriali aderenti, l’occasione di inserirsi in una“rete” di città e di opportunità promozionali ca-paci di valorizzare la scelta di fondo di “città amisura d’uomo”, ossia di una comune filosofia delcamminare in città, per la città e utilizzando la

città come naturale palestra.Città per Camminare e della Salute vuole essereun progetto coordinato e realizzato da esperti edalla la «Scuola del Cammino», che offre la mas-sima libertà organizzativa locale pur aderendo aduna rete che visualizzerà un’Italia da scoprire apiedi: attenta al suo ambiente, capace di proporresuggestivi territori e forte di valori che unisconotutti nella direzione di una maggiore qualità delvivere.Ogni percorso deve essere validato, dalla Scuoladel Cammino e da una equipe formata da medicied esperti in attività motoria e promozione turi-stica della Città.L’equipe stabilirà anche il grado di difficoltà , losviluppo del percorso, fornirà consigli pratici, in-formazioni di carattere turistico ambientale.Ogni percorso ha una propria scheda che verràpubblicata su riviste specializzate e la Città inte-ressata potrà fregiarsi della qualifica di «Città perCamminare e della salute»Città per Camminare e della Salute come pro-getto è partito nel 2008 sperimentalmente in Pie-monte che ha visto la Città di Torino capofila conla proposta di un itinerario all’interno del Parcodel Valentino. Per meglio tarare il progetto si è svolta nel2009/2011 una fase pilota nella Regione Pie-monte, che ha visto coinvolte 47 città di tutte leprovincie del Piemonte e la partecipazione conti-nuativa nei percorsi di circa 500 mila cittadini.La Regione Piemonte, Assessorato Turismo, Sporte Parchi, ha voluto offrire, attraverso questo pro-getto, a tutte le Città piemontesi interessate lapossibilità di essere presenti attivamente in unprogetto innovativo per i propri territori, soste-nendolo direttamente , coniugando promozionedella salute, turismo e sostenibilità ambientale.Scopo di tale fase pilota è stato quello di avere lapossibilità di una verifica di ciò che in Piemonte èstato sviluppato attorno a questa attività e prepa-rare un progetto su scala nazionaleLe città piemontesi , nella fase pilota hanno lavo-rato su concetti fortemente sentiti dai cittadiniquali il movimento, la salute, la mobilità sosteni-bile, la vivibilità delle Città, e Territori e la crea-zione di Città a dimensione d’uomo. In tal senso la dimensione nazionale, successivaal progetto pilota nato in Piemonte, è stata av-viata nel 2012 attraverso una sua implementa-zione e la pubblicazione del Passaporto delleCittà per Camminare e della Salute. Unvolume/guida dal formato pocket contenente iti-nerari dove camminare in Italia. Peculiarità dellaguida, denominata appunto passaporto dall’ideadel documento che ti apre le frontiere, in questo

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M. Damilano et al.

caso dell’attività fisica e della salute, è stato pro-prio guardare al rapporto tra Città, ambiente, ter-ritorio, cittadino e qualità di vita, con la salutecome grande obiettivo.Il passaporto ha avuto il patrocinio della Presi-denza del Consiglio dei Ministri, del Ministerodella Salute, dell’ANCI e di numerose realtà scien-tifiche nazionali.Città per Camminare e per la Salute, vuole unirein rete quelle Città dove è possibile trovare spazie situazioni per camminare. Si va dai percorsi ti-picamente urbani e turistici dedicati alla visita apiedi di centri storici o aree specifiche della città,a percorsi che coinvolgono il territorio cittadinopiù allargato, alle proposte naturalistiche e am-bientali, sino ai percorsi più decisamente sportivi.Il tutto con un occhio alla salute, che trova nelcammino l’attività di prevenzione primaria e abasso costo per malattie quali l’obesità, il diabetee quelle cardiovascolari.Un progetto che nasce per promuovere la culturadel movimento fisico, alla portata di tutti, unen-dola all’interesse storico-artistico e paesaggistico.Ma il progetto presenta ulteriori scopi, come:• promuovere l’idea di un maggior utilizzo pedo-nale delle città favorendo politiche di mobilità-sostenibile;

• favorire uno sviluppo del turismo-attivo, dellatutela dell’ambiente, dell’attenzione alla culturadell’andare a piedi;

• incidere sugli stili di vita della gente in funzionedi un miglioramento della salute;

• promuovere le città ed il loro territorio.

Adesso Città per Camminare e della Salute com-pie un altro passo in avanti. La metafora appariràforse scontata parlando di cammino, ma è la re-altà delle cose. Si realizza un’applicazione (scari-cabile gratuitamente sulle piattaforme iOS,Android e Windows Phone per smart-phone e ta-blet) che offre non solo maggiori opportunità diconoscenza e divulgazione del progetto stesso ma,soprattutto, apre ad una integrazione ancor piùforte tra salute, ambiente, cittadini e territorio.Questa applicazione offre al cittadino diverse op-portunità per ottenere informazioni sul suo statodi forma fisica, sul consumo energetico, sul con-tributo alla riduzione di CO2 nell’aria cammi-nando di più, alla fruibilità di percorsi cittadini edi territorio per praticare attività motoria. Ognicittadino può essere protagonista del progetto masoprattutto del proprio benessere proponendo unoo più percorsi e partecipando ad una “sfida” vir-tuosa tra utenti. L’applicazione è, infatti, integratadi una parte social che mette in relazione gliutenti, e permette di lanciare sfide virtuali dagli

effetti reali, ma anche di porre gli utenti in uncontesto di appartenenza ad una Città, ad un ter-ritorio, dando così vita all’idea delle Communitiesche sono l’insieme di Città e cittadini che operanounitamente a divulgare il messaggio salutistico ecivico del vivere la Città secondo un’idea “a mi-sura di cittadino”, per la sua salute e per quelladella Città attraverso un modo sostenibile per vi-verla. Si tratta quindi a tutti gli effetti di uno strumentoche, attraverso anche indicazioni sull’attività mo-toria che si sta svolgendo, contribuisce a motivarele persone ad essere maggiormente attive, a pre-venire malattie, a tutelare e potenziare la propriasalute, ad utilizzare pratiche tanto buone quantosemplici e a portata di mano, pardon di piede,perché si trovano proprio sotto casa, nella loroCittà, nel loro territorio. Inoltre aiuta tutti a viverela Città per farla “respirare” meglio.L’applicazione nasce con lo scopo di:• promuovere l’utilizzo del cammino quale atti-vità motoria di riferimento per la tutela dellasalute;

• dare alle città il valore aggiunto dell’attenzionealla qualità di vita dei cittadini;

• promuovere un miglioramento degli stili di vita;• incidere sull’attenzione alla salute da parte dellepersone attraverso piccoli servizi di misurazionedel proprio stato di benessere;

• coinvolgere le città in un progetto sociale fortee immediato;

• veicolare e promuovere il concetto di città a mi-sura d’uomo

• proporre una strategia di comunità sottoline-ando il legame tra tematiche quali ambiente,salute, esercizio fisico, mobilità sostenibile

• divulgare il concetto di pratica sportiva secondola finalità di un’accessibilità alla portata ditutti.

Stimolare quindi l’interazione tra cittadini e città,attraverso un maggior uso del cammino, ed un usopiù mirato di questa attività, può dar vita ad uncircolo virtuoso: camminare migliora la salute deicittadini con una conseguente riduzione dellaspesa sanitaria, un miglioramento della qualitàambientale, della vivibilità della Città. La nuova Applicazione di Città per Camminare edella Salute oltre a tutto ciò permette, attraversoi suoi diversi settori operativi, un ventaglio ampiodi opportunità:• consultare i percorsi proposti;• proporre, in tempo reale, percorsi personaliz-zati;

• trasformare il proprio tablet/smartphone in uno

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Città per camminare e della salute

strumento per tracciare il proprio percorso e re-gistrare la propria attività motoria

• accedere ad informazioni di carattere saluti-stico;

• avere a portata di “touch” i dati relativi allaproposta di cammino scelta e sull’attivitàsvolta;

• conoscere quanto si è influito sulla salute del-l’ambiente con il dato in tempo reale del rispar-mio di CO2.

La tecnologia consente di integrare contenuti de-dicati e personalizzare quelli già esistenti realiz-zando un sistema aggregativo forte nel quale laCittà è al centro, dando consistenza a quantoespresso dai dati della letteratura scientifica cheaffermano che le politiche di promozione dell’-HEPA (attività fisica a scopo salutare) hanno uneffetto costo efficacia e costo beneficio vantag-gioso, creano quindi ricchezza e benessere per lenazioni che le adottano.

*Già pubblicato su.Italian Health Policy Brief. Anno V Speciale 2015.

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L’esperienza italiana di Beat the Street per incrementare il cammino urbano

di G. Romani, N. Piana, E. Pioppi, P. De FeoHealthy Lifestyle Institute, C.U.R.I.A.MO., Università di Perugia

Best Practices

Terni ha funzionato nello stimolare le personea compiere a piedi o in bicicletta brevi sposta-menti attivi nei quartieri e i parchi della cittàed è uno strumento valido da affiancare adaltre strategie di promozione dell’attività mo-toria.

Abstract English

Introduction: Lack of regular exercise is animportant health problem in with considerableeffects on the incidence of obesity and type 2diabetes. Prevalence rates of children withoverweight and obesity in are among theworst in . It is therefore necessary to test inno-vative strategies that can increase the dailyenergy expenditure of the Italian population.Starting from these considerations the city of,with its 110,000 inhabitants, was chosen asthe first Italian city to host Beat the Street, akind of global challenge of urban walkers.Method: Special smart cards readers havebeen installed on light poles. Residents wereprovided with smart cards to record the distancewalked. A website online updated in real timethe participants, divided into teams, abouttheir personal results and those of their teams.The teams who achieved the highest numberof total kilometers traveled and the averagekm per participant received a cash prize. TheCity could win the award if all participantswere able to cover the distance from the Earthto the Moon in 6 weeks.Results: The promotion of the initiative hasbeen very effective as documented by thenumber of cards activated (14,000), the contactson the website, the media coverage and theachievement of pre-established target for thewhole community, i.e. in six weeks.

Abstract

Introduzione: La mancanza di esercizio fisicoregolare è un importante problema di salute inItalia con effetti considerevoli sull’incidenza diobesità e diabete di tipo 2. I tassi di prevalenzadi bambini con sovrappeso e obesità in Italiasono tra i peggiori in Europa. Risulta quindinecessario testare strategie innovative in gradodi aumentare il dispendio energetico quotidianodella popolazione italiana. Partendo da queste riflessioni la città di Terni,con i suoi 110.000 abitanti, è stata la primacittà italiana a sperimentare Beat the Street,una sorta di sfida tra camminatori urbani. Metodi: Appositi lettori di smart cards sonoinstallati su pali della luce. I residenti vengonodotati di una smart card che attivandosi suilettori consente di registrare la distanza percorsa.Un sito web online aggiorna in tempo reale ipartecipanti, divisi in squadre, sui risultatipersonali e del gruppo a cui si è iscritti. Lesquadre che totalizzano il maggior numero dikm totali percorsi e di km medi per iscritto ri-cevono un premio in denaro. Se tutti gli iscrittiraggiungono l’obiettivo prestabilito anche ilComune si aggiudica il premio.Risultati: la promozione dell’iniziativa è statamolto efficace come documentato dal numerodi tessere attivate (14.000), dalle migliaia dicontatti sul sito web, dalla copertura mediaticae dal raggiungimento dell’obiettivo prestabilitoper l’intera comunità: in sei settimane.Conclusioni: Il raggiungimento dell’obiettivo,l’apprezzamento ricevuto da parte delle istitu-zioni e dei cittadini, ha spinto l’associazionismoe i rappresentati della giunta comunale a ri-chiedere la continuazione di questo progetto ea promuovere una sorta di ‘campionato’ tracamminatori delle città umbre. Beat the Street

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G. Romani et al.

Conclusions: The success of Beat the StreetTerni, the appreciation received from the in-stitutions and citizens prompted the civil asso-ciations and the representatives of the CityCouncil to request the continuation of thisproject and to promote a sort of walkers‘league’ involving the cities of Umbria. Beatthe Street Terni has worked to stimulate peopleto make walking or cycling short journeys inneighborhoods and parks of the city and is avaluable tool to complement other strategiesfor promoting health enhancing physical ac-tivity.

Introduzione

La mancanza di esercizio fisico regolare è un im-portante problema di salute in Italia con effetticonsiderevoli sull’incidenza di obesità e diabetedi tipo 2 [1,2]. Dati recenti di Eurobarometer2014 (Speciale Eurobarometer 412) riportanoche il 60% dei cittadini italiani riferisce di nonpraticare sport o esercizio fisico [3]. I tassi di pre-valenza di bambini con sovrappeso e obesità inItalia sono tra i peggiori in Europa [4]. Risultaquindi necessario testare strategie innovative ingrado di aumentare il dispendio energetico quoti-diano della popolazione italiana [2]. Partendo da queste riflessioni la città di Terni,con i suoi 110.000 abitanti, è stata scelta comeprima città italiana per sperimentare Beat theStreet, una sorta di sfida globale dei camminatoriurbani [5]. Il progetto, ideato da Intelligent Health,una società inglese che elabora innovativi progettiper la promozione di sani stili di vita, era giàstato sperimentato con successo in città del RegnoUnito come Londra e Liverpool o di oltre oceanoquali Shangai e New York (http://www.beatthe-street.me/). Nel corso degli ultimi quattro anniIntelligent Health ha sviluppato Beat the Streetcoinvolgendo oltre 100.000 persone in diversipaesi per promuovere l’attività fisica e stili di vitasani. Il disegno strategico di Beat the Street è diincoraggiare le persone, attraverso il gioco e lacompetizione, a compiere a piedi o in biciclettabrevi viaggi attraverso i quartieri e i parchi dellacittà [5]. La sperimentazione italiana del progetto è stataresa possibile grazie al supporto economico noncondizionato della Coca Cola Foundation. La ge-stione del progetto è stata affidata all’Healthy Li-festyle Institute, C.U.R.I.AM.O. (Centro di RicercaInterdipartimentale Attività Motoria) dell’Universitàdi Perugia e va ad implementare in Umbria le

azioni del progetto EUROBIS (Epode Umbria Re-gion Obesity Intervention Study), che lotta inUmbria contro l’obesità infantile secondo la spe-rimentata metodologia EPODE [6]. EUROBIS èil primo studio italiano EPODE (Ensemble Pré-venons l’Obésité des Enfants), programma svi-luppato in Francia a partire dal 2004, attivo in28 Paesi europei ed extra-europei con 43 pro-grammi di intervento e diventato, grazie al suoapproccio basato sull’intera comunità, il primonetwork mondiale nel settore. Il disegno speri-mentale del progetto EUROBIS, attivo dall’iniziodel 2014, è stato pubblicato in dettaglio [6]. Ilprogetto avrà una durata di 4 anni (2014-2017)ed è rivolto ai circa 55.000 bambini umbri dai 4ai 12 anni con lo scopo di accrescere l’educazionea uno stile di , con corrette scelte alimentari unitea una regolare pratica dell’attività fisica [6].

Metodi

Il CURIAMO ha scelto Terni come città umbraper la sperimentazione di Beat the Street 2015.La scelta è stata fatta per varie ragioni, prima ditutto per le caratteristiche del territorio cittadino,sostanzialmente in pianura, per essere Terni unacomunità dove tradizionalmente si sono speri-mentati modi innovativi di mobilità dolce e soste-nibile e anche per supportare con un progetto po-sitivo una comunità che stava attraversando unmomento difficile della sua storia di città industrialea causa del ridimensionamento sostanziale delleattività delle storiche acciaierie con licenziamenti,pre-pensionamenti e scioperi prolungati. Le strategie utilizzate per il coinvolgimento dellacomunità di Terni al progetto Beat the Streetsono riportate nella tabella I. Ad agosto del 2014abbiamo incontrato il Sindaco Di Girolamo cheaccogliendo favorevolmente l’idea ha subito al-largato il tavolo agli assessori competenti. E’iniziata un’intensa collaborazione che attraversouna serie di sopralluoghi in città ci ha permessodi fare una prima mappatura del contesto urbanocon l’individuazione dei luoghi e degli spazisensibili della mobilità cittadina. Particolare at-tenzione si è subito posta, confrontandosi conl’assessore all’Educazione Carla Riccardi (presidedi uno degli Istituti Comprensivi della città) el’Ufficio Scolastico Regionale, ai plessi scolasticie agli spostamenti dei bambini e dei ragazzi neipercorsi casa-scuola con l’obiettivo di intercettaretali direttrici, mapparle e descriverle, per coinvolgerepienamente i circa 10.000 studenti dai 4 ai 25anni che ogni giorno attraversano la città. L’as-sessore alle Politiche Giovanili e allo Sport Emilio

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L’esperienza italiana di Beat the Street

Giacchetti si è messo a disposizione con i suoicollaboratori per attivare contatti e partecipazioneda parte delle numerose società sportive dellacittà, inclusa la squadra di calcio della Ternana,molto seguita dalla cittadinanza. Sulla base di questi primi incontri si è approntatoun piano delle attività decidendo di coinvolgereuna rilevante area della città con 70.000 residenti.Tra settembre e ottobre si è sempre più raffinatal’analisi dei flussi cercando di capire quali fosserole direttrici percorse a piedi dai cittadini ternani eincentivare percorsi pedonali verso parti dellacittà meno frequentate dai camminatori e dai ci-clisti, per stimolare una riflessione, per pensare lacittà come palcoscenico complessivo dell’essercicon il proprio corpo, pensieri ed emozioni. Sono quindi iniziati una serie di incontri con tuttigli attori sociali chiedendo ad ognuno di sentirsiparte di questo grande progetto e di dare un con-tributo in termini di sostegno, progettazione e or-ganizzazione. La città ha risposto, si è evidenziatoun bisogno forte di partecipazione. Insieme alleistituzioni e ai cittadini si è iniziato a ragionaresull’ubicazione delle beat boxes, 50 dispositivimisuratori delle distanze percorse da piazzarecon estrema oculatezza e razionalità. Tra novembre e dicembre sono continuati gli in-contri, sempre più fitti e appassionati e abbiamocominciato a chiedere a tutti di organizzarsi insquadre. Alla città di Terni abbiamo proposto unobiettivo ambizioso e stimolante: percorrere nelle6 settimane in cui la sfida ha avuto luogo (16febbraio – 29 marzo 2015) 365.000 km, ladistanza dalla Terra alla Luna. Il premio consisteva

in un assegno di € 7.000 a favore del Comune dautilizzare per attività che incentivassero la mobilitàattiva. Gli obiettivi per le squadre per ricevere unpremio in denaro (€ 1.000) erano due: 1) maggiornumero di km totali da parte degli iscritti o 2)maggior numero di km medio per iscritto allasquadra.Tra dicembre e gennaio, entrando nella fase piùcalda, abbiamo cominciato a proporre camminatedi avvicinamento all’evento, occasioni in cui creareun clima sempre più favorevole e coinvolgente. Inquesto periodo abbiamo incontrato tutti i dirigentiscolastici della città e promosso riunioni in ogniscuola per parlare con gli studenti. Con l’aiutodei Dirigenti Scolastici e di molti insegnanti siamoriusciti a coinvolgere 10.000 studenti, l’interapopolazione scolastica, ogni scuola ha organizzatouna sua squadra e lo stesso hanno fatto le asso-ciazioni, gli enti, le varie organizzazioni cittadine. A gennaio si è lavorato per l’allestimento del sitoweb di Beat the Street, dove dovevano esserevisibili online i risultati conseguiti, e del profilosocial Twitter e Facebook Muoviamo Terni(https://www.facebook.com/pages/Muoviamo-Ter-ni/730221837068876?fref=ts) che dovevano esserefunzionali alla comunicazione alla cittadinanzadelle iniziative di Beat the Street.Ai primi di febbraio sono stati installati su palidella luce 50 lettori di smart cards ed è iniziata ladistribuzione ai residenti, in previsione dell’iniziodella competizione stabilito il 14 febbraio, giornodi San Valentino, Patrono della città di Terni.

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G. Romani et al.

Risultati

Le squadre che hanno partecipato a Beat theStreet sono state 45, le persone che hanno attiva-mente contribuito circa 14.000.La sfida è durata sei settimane dal 14 febbraio al29 marzo 2015 e ha messo tutti in movimento. Ilnumero giornaliero medio di km percorsi è statodi 8.000, con punte di 14.000 (sabato 28 febbraio)e punte minime di 3.000 in giorni di pioggia bat-tente e chiusura dei parchi cittadini.Ogni partecipante a Beat the Street registrava ilsuo viaggio attraverso la città passando la suatessera o la chiavetta (ai piccoli delle materne ab-biamo dato delle chiavette più facili da usare)sugli appositi sensori installati nell’area cittadina.Il passaggio della tessera o della chiavetta inviaval’informazione relativa alla localizzazione a undatabase. Passando la tessera sul sensore successivoentro un’ora si registrava un viaggio. I sensorierano posti a una distanza di circa 700 metril’uno dall’altro.Le distanze percorse vanno a sommarsi in untotale sulla propria tessera/chiavetta personale,al totale della propria squadra, se se ne è sceltauna, al totale generale che aiuta la città a rag-giungere l’obiettivo prefissato: la Luna in questocaso.Ogni singolo viaggio concorre alla sfida e ognipartecipante può verificare i suoi progressi in unsito web dedicato.Ogni giorno abbiamo gestito centinaia di contatti(email, Facebook, Twitter, telefonate, sms) messaggiappassionati dalle strade, dai parchi, dal lungofiume

(il bellissimo Nera che attraversa Terni, la granderisorsa d’acqua che ha permesso il grande sviluppoindustriale, e pochi chilometri a monte della città,ricevendo l’acqua del Velino, accoglie la bellissimacascata delle Marmore). Le migliaia di partecipantihanno testimoniato il loro coinvolgimento constorie, immagini, impressioni o segnalazioni diguasti e cattiva condotta da parte di alcunicittadini. Con un grande lavoro di controllo e ve-rifica siamo intervenuti, di volta in volta arimuovere dal sistema – dalle classifiche dellagara - i km ottenuti in modo improprio. Ne è risultata una grande esperienza condivisa,profondamente sentita, dove ai benefici legatialla salute del corpo si sono aggiunti quelli emotivie sociali, promuovendo comunque un dibattitosul senso della partecipazione e della cittadinanzaattiva.Domenica 29 marzo, in una domenica piena disole Terni è arrivata sulla Luna, compiendo365.000 km. Una marcia colorata di persone ditutte le età, con il sindaco in testa, la Marcia dellaSalute, ha attraversato lentamente le strade, lepiazze, i prati fioriti dei parchi cittadini. In unclima lieve, sobrio e incoraggiante si è conclusaBeat the Street Muoviamo Terni. Era presenteWilliam Bird, direttore di Intelligent Health, cheha riconosciuto il grande valore del risultato otte-nuto a Terni. La direzione Didattica G. Mazzini èrisultata la squadra con il più alto punteggio as-soluto con un totale di 49.503 km, la sezione delClub Alpino Italiano di Terni è risultata primanella classifica a punteggio medio.

1 Obiettivo per il premio finale ambizioso, ma possibile

2 Coinvolgimento attivo delle istituzioni politiche della città

3 Coinvolgimento dell’associazionismo locale in tutti i settori

4 Coinvolgimento di tutte le scuole con gli studenti che diventano promotori attivi e coinvolgono

i genitori

5 Coinvolgimento delle associazioni sportive locali

6 Coinvolgimento del settore sanitario con convegno scientifico e distribuzione delle tessere anche

nelle farmacie

7 Gazebo in centro città e distribuzione tessere nella biblioteca comunale

8 Manifesti murali

9 TV e radio locali

10 Social media Facebook, Twitter e YouTube

Tabella I. Le 10 azioni più significative per incrementare il cammino urbano con l’esperienza Beat the Street

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L’esperienza italiana di Beat the Street

Il risultato di 365.000 km totalizzato dalla cittàdi Terni, rappresenta il miglior risultato pernumero di lettori di smart cards (beat boxes) in-stallati mai registrato da tutti i progetti Beat theStreet. In termini assoluti, la distanza maggiorepercorsa è stata quella della comunità di Reading(UK) che in sei settimane tra maggio e luglio2014 ha totalizzato 390.000 km con un numerodi iscritti simili a quelli di Terni (15.000 persone)ma con 120 beat boxes rispetto alle 50 installatea Terni.

Conclusioni

Beat the Street Muoviamo Terni è stato l’inizio diun percorso virtuoso, l’avvio di un dialogo fraistituzioni e associazioni per far diventare Terni,sempre di più, uno spazio aperto dove confrontarsisu un’idea di salute complessiva. I messaggi cheabbiamo cercato di far passare sono stati incentratisul piacere ed i benefici del camminare. Muoversiogni giorno a piedi per migliorare la salute, laqualità della vita delle persone, le qualità ambientalidei luoghi, per stare meglio insieme, per sentirsiattivi e partecipi alla vita della comunità. Muoversilentamente per ritrovarsi negli spazi della città,per riconoscersi nelle sue trame vitali, per fare diessa un palcoscenico possibile dove sperimentareun presente più stimolante e un futuro possibile,per mettersi in discussione e confrontarsi. Sicura-mente ambiziosi gli obiettivi di un grande progettoche si rivolge all’intera comunità cittadina, ambi-ziosi ma perseguibili se si cercano insieme lestrade, se in strada si scende per riaffermare unprotagonismo dei corpi in cammino, degli sguardiche si incrociano, delle storie che si trovano. Ilmovimento del corpo, soprattutto se condiviso,può generare pensieri nuovi, strategie innovative,modi diversi di porsi davanti alla realtà.Il successo di Beat the Street Terni, miglior risultatomondiale per numero di lettori di smart cards in-stallati mai registrato da tutti i progetti Beat theStreet, si può spiegare sulla base di una serie diazioni che hanno coinvolto in modo intersettorialela città. Nella Tabella I riportiamo le 10 azionipiù efficaci nel promuovere l’adesione al progettoBeat the Street e che consigliamo a chi in futuropianifichi interventi per incrementare il camminourbano.Tra le azioni a nostro avviso più efficaci è statal’attività sui social che con il sito Facebook Muo-viamo Terni ha consentito di promuovere l’ideadi muoversi verso un’idea di salute, immaginandoTerni come possibile modello per le altre comunitàcittadine della nostra regione e del nostro paese.Il successo dell’iniziativa, l’apprezzamento ricevuto

da parte delle istituzioni e dei cittadini, la con-vinzione che un progetto come questo può strut-turare un approccio e una modalità di interventosui temi della Salute e della Sostenibilità nell’ambitodella comunità urbana ci ha convinto a continuaresu questa strada. E’ nostra intenzione far partireil prossimo anno una sorta di ‘campionato’ tracamminatori delle città umbre oltre ad immaginareprogetti analoghi in altre città italiane.

RingraziamentiLa realizzazione del progetto è stata possibile grazie al sostegno non condizionato della Coca Cola Foundation.

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G. Romani et al.

Bibliografia

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Wellness Valley

di L. AngeliniDirettore della Comunicazione e membro del Board di Wellness Foundation

Best Practices

in numerosi settori: salute, prevenzione, turismo,prodotti e servizi, eventi, nuove imprese. OggiWellness Valley è una realtà studiata a livello in-ternazionale come best practice per il miglioramentodella qualità della vita delle persone.

Negli ultimi anni, con l’obiettivo di razionalizzarel’immensa mole di progetti e iniziative, all’internodi Wellness Foundation sono nati quattro tavolidi lavoro tematici che partendo dalle esigenze delterritorio mettono a sistema i progetti già in attoe ne fanno nascere di nuovi quando necessario.Il Tavolo Salute e Prevenzione vede il lavorocongiunto dell’Azienda sanitaria della Romagna,i medici di medicina generale, gli operatori delfitness, gli assessori al benessere del territorio, ilDipartimento di Scienze per la Qualità della vitadell’Università di Bologna, le imprese del territorioche si occupano di salute. È all’interno di questogruppo di lavoro che sono stati ottenuti risultatistraordinari come la Legge regionale sulla pre-scrizione dell’esercizio fisico in ricetta medica, ilprogetto “Muoviti che ti fa bene!”, che ogni annoporta 15mila persone a fare esercizio fisico neiparchi cittadini, Gioca Wellness, che aiuta 14milabambini dai 3 ai 9 anni a combattere l’obesità in-fantile.Il Tavolo di lavoro sul Turismo ha l’importantecompito di promuovere la Romagna come desti-nazione turistica votata al Wellness, allo starebene e alla vacanza attiva. È nato così il Consorziodi promozione turistica Wellness Valley che raccogliei migliori operatori del settore dell’ospitalità trahotel, stabilimenti balneari, eventi, fiere, ristoranti,terme e tour operator con il compito di promuoveree commercializzare pacchetti turistici a temasport, benessere, enogastronomia, arte, storia ecultura. Nel 2015 la Regione Emilia Romagna hadeciso di inserire Wellness Valley nel proprioPiano strategico del turismo per riposizionare laRomagna sui grandi Mercati internazionali.

Il Tavolo di lavoro sullo Sviluppo economico

E’ in Italia il primo Distretto internazionaleper competenze sul benessere e la qualità dellavita. In particolare, in Romagna, tra le provincedi Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.In questo territorio dal 2003 si è sviluppata laWellness Valley (www.wellnessvalley.it), ilgrande laboratorio sui sani stili di vita cheporta la salute e la prevenzione delle malattiecroniche nei luoghi della vita quotidiana dellepersone, dalla scuola alla casa, dall’ufficio allostudio medico, dal parco cittadino alla palestra.Un vero e proprio “ecosistema” del benessere,che crea le condizioni culturali e sociali perchéogni persona possa vivere in maniera sana epiacevole ad ogni età e in ogni luogo.Oggi sono oltre sessanta le eccellenze attivein Romagna all’interno del progetto “Wel-lness Valley” e coinvolgono Istituzioni, entipubblici e privati, imprese, associazioni sportivee centri fitness, hotel, spiagge, eventi, volonta-riato, enti pubblici e privati e soprattuttodecine di migliaia di persone tra residenti e tu-risti. In soli dieci anni la visione di un impren-ditore è diventata patrimonio comune di un’in-tera comunità.Il progetto Wellness Valley nasce infatti nel2002, quando con un’intervista ad un quotidianolocale Nerio Alessandri – fondatore e presidentedi Technogym – chiama a raccolta tutti glistakeholder del territorio per mettere a sistemale numerose eccellenze che la Romagna puòoffrire nei diversi aspetti della qualità dellavita. Nel 2003, in occasione del decimo WellnessCongress, di fronte a oltre 3500 personalità ditutto il Mondo la Wellness Valley viene uffi-cialmente avviata.Comincia così un silenzioso ma efficace lavoroda parte di Wellness Foundation (organizzazionenon profit voluta da Nerio Alessandri) di dis-seminazione della Cultura del Wellness e nelgiro di pochi anni, senza clamori ma congrande concretezza, nascono decine di realtàed esperienze che declinano il tema del Wellness

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L. Angelini

sostenibile raccoglie le aziende romagnole che la-vorano nel settore, gli incubatori di impresa comeCesenaLab, le Camere di Commercio, le Associa-zioni degli industriali. Importanti sono i risultatiche il Tavolo sta ottenendo, soprattutto nellanascita di start up e nuove imprese nel settore delWellness declinato soprattutto nell’esercizio fisico,nella sana alimentazione e nel turismo. Sonomolti infatti i giovani che vedono nel Wellnessuna straordinaria opportunità per trasformare inazienda concreta il loro sogno imprenditoriale.Ulteriore obiettivo di questo tavolo di lavoro è larealizzazione di progetti di promozione del benesseree dei sani stili di vita nei luoghi di lavoro,condizione imprescindibile per migliorare la com-petitività dell’impresa.

Il quarto Tavolo di lavoro aggrega gli operatoridel settore Wellness, titolari di centri fitness etrainer che insieme danno vita a progetti di pro-mozione dei sani stili di vita per la popolazione,valorizzando così al massimo lo straordinarioruolo sociale del settore. Da questo impegno èNATO “In Wellness”, un insieme di format cheportano l’esercizio fisico nei principali luoghi dellecittà, dai parchi alle rocche, dalle spiagge allepiazze storiche.

I Tavoli di lavoro della Wellness Valley lavoranoin maniera trasversale grazie ad appuntamentiperiodici che permettono a tutti gli attori coinvoltidi interagire e scambiarsi idee e opinioni per farein modo che tutti i Tavoli possano godere dei ri-sultati degli altri. Una volta all’anno il Workshopdella Wellness Valley riunisce oltre 350 stakeholdersper fare il punto della situazione sull’avanzamentodel progetto e lanciare le nuove iniziative comu-ni.

Il 2015 ha visto anche il lancio della WellnessWeek, la Settimana del Benessere e dei SaniStili di Vita, un evento che ha l’obiettivo di valo-rizzare tutte le opportunità che la Wellness Valleypuò offrire su cinque temi chiave della qualitàdella vita: movimento all’aria aperta, sport, nu-trizione, arte, storia e cultura, spa, terme e centrifitness. Con i suoi oltre 300 eventi la WellnessWeek ha dimostrato come il lavoro serio e costantesulla diffusione della Cultura del Wellness abbiaeffetti importanti e concreti sul territorio. Tuttigli eventi infatti sono stati elaborati e realizzati“dal basso”, ovvero da tutte quelle realtà pubblichee private del territorio che hanno fatto propriatale Cultura e l’hanno declinata ognuna nel propriosettore.

Un ulteriore importante riconoscimento dell’unicitàdella Wellness Valley è anche la decisione presadalla Commissione Europea di fare di questo pro-getto il proprio “touch point” in Italia per laprima edizione della Settimana Eueopa dellaSport. Dal 7 al 13 settembre 2015, per la primavolta nella storia dell’Unione, il Governo diBruxelles ha infatti deciso di dedicare un’interasettimana alla divulgazione sei sani stili di vitaper divulgare tra i cittadini europei la Culturadella prevenzione. Wellness Valley è stata in primafila in questa prima edizione ed è già al lavoroper aiutare la Commissione perché sin dallaseconda edizione la European Week of Sport siasempre più efficace e raggiunga il maggior numeropossibile di cittadini europei.

Wellness Valley – Romagna Benessere rappresentaquindi l’esempio concreto di come sia possibilerealizzare un ecosistema del benessere che promuovela salute e la qualità della vita, grazie ad unmodello replicabile di Cultura del Wellness Life-style.

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Progetto: “La Scuola della salute per una Valle della salute”

di F. Besozzi Valentini1, S. Bellesi21Direttore sanitario aziendale ASL Valle Camonicasebino2Responsabile Ufficio promozione della salute, ASL Valle Camonicasebino

Best Practices

Abstract

La speranza di vita continua ad aumentare cosìcome le malattie croniche. In Lombardia ilpeso per trattare le malattie croniche coprecirca il 70% del budget a disposizione mentrela popolazione interessata conta per il 30% sultotale. La spesa sanitaria a breve diventerà in-sostenibile. Bisogna concentrarsi sulla promo-zione di giusti stili di vita e sul cambiamentoculturale della popolazione ; solo in questomodo è possibile fare prevenzione primaria(prima dell’instaurarsi delle malattie) e, pre-venzione secondaria (a malattia in corso, ritar-darne le problematiche associate piùimportanti) e per la cura , potere accedere aduna sanità sempre all’avanguardia. La promo-zione dei giusti stili di vita viene certamenteperseguita ma, spesso e purtroppo, in manieraepisodica, scarsamente coordinata e struttu-rata, troppo spesso a spot!! Il cittadino è inbalia del mondo dell’informazione corretta oscorretta che sia e prende molto spesso deci-sioni basate sulla pressione che viene su di essoesercitata. Oltretutto le iniziative messe incampo attualmente dal sistema di promozionedei giusti stili di vita, pur assorbendo tantis-sime energie umane (ASL, volontariato, scuole,associazioni, etcc..), non si presentano al citta-dino con messaggi univoci, aumentando spessoil suo grado di disorientamento. Tantissimepersone fanno già opera di promozione deglistili di vita perché si interfacciano con il pros-simo durante la loro esistenza, soprattutto nellavoro, e gli danno consigli; il medico di fami-glia , il medico specialista, il medico compe-tente, il medico sportivo, l’infermiere,l’assistente sociale, lo psicologo, il farmacista,l’insegnante, il laureato in scienze motorie, l’in-gegnere, il geometra, il cuoco, l’istruttore diguida, etcc…. l’amministratore pubblico!!!Scarsa però è la collaborazione fra i tanti sog-

getti e il messaggio che giunge alla popola-zione, molto spesso, non è concorde. E’ indi-spensabile creare una rete , una rete di soggettiche , con competenza, riescano a operare sulterritorio in maniera coordinata, strategica esinergica, senza che si “pestino i piedi”, par-lando una sola lingua. Il cittadino deve esserecircondato, o meglio, “assediato”, da iniziativeche lo rendano consapevole dei rischi che correa non agire seguendo giusti stili di vita; il cit-tadino deve essere aiutato a cambiare i suoi at-teggiamenti insani per cercare di tutelare lapropria salute fisica e mentale in maniera sana.Il cittadino/utente deve essere messo nelle con-dizioni di conoscere i rischi per la salute che locircondano; deve essere aiutato a intraprendereil percorso verso stili di vita sani….. Il per-corso, difficilissimo, deve essere però seguitocon competenza da tutti gli attori che fanno, opossono fare, promozione dei giusti stili di vita.Da qui la scuola, la scuola della salute chedeve creare una rete di soggetti competenticapaci a loro volta di incidere sul cittadinoorientandolo al meglio verso stili di vita sani. Isoggetti che avranno frequentato la scuoladella salute e saranno quindi stati formati a la-vorare in rete con competenze specifiche au-mentate, dovranno tornare nelle propriecomunità di provenienza e ivi operare, in rete,sul cittadino; le amministrazioni comunali do-vranno sostenere i soggetti che opereranno inrete essendo anche esse soggetti della rete, forsele più importanti. Il cittadino, reso final-mente consapevole dei reali rischi connessia stili di vita non sani, sceglierà che stile divita adottare.Per giungere alla formazione diuna rete di soggetti con diverse professionalitàè in atto a cura di personale della ASL in ValleCamonica , valle in Provincia di Brescia checonta 110.000 residenti, un programma for-mativo che ha già coinvolto 150 soggetti divaria estrazione professionale e a breve necoinvolgerà altri 200.Non appena giunti al nu-

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F. Besozzi Valentini et al.

mero di circa 400 persone (massa critica) e averetutti interiorizzato il concetto di rete, inizierà illavoro sul territorio, ovvero si inizierà a prenderein carico il cittadino che si rivolgerà attraversoqualsiasi anello della rete cercando di farlo con-fluire sul suo medico di medicina di famiglia;questi lo instraderà in un percorso ben coordinatoe coinvolgente altri soggetti formati, se necessari,puntante al cambiamento culturale del soggettoverso la pratica di giusti e sani stili di vita; il per-corso eseguito dal cittadino all’interno della retesarà monitorato tramite la raccolta di parametriematochimici e funzionali concordati dai soggettidella rete per verificare il guadagno di salute.Contemporaneamente verranno attivati eventi eincontri pubblici dove la rete agirà sulla popola-zione intera cercando di coinvolgerla sul progetto.Oltre a ciò si attiveranno nuove professionalitàall’interno dell’offerta turistica della Valle: ilmaestro da sci “che fa sciare in maniera sana”, ilcuoco “sano”, il laureato in scienze motorie“sano” e verranno propagandati pacchetti va-canze con inserite in esse laboratori esperienzialiorientati ai giusti stili di vita. L’attenzione dellarete inizialmente sarà dedicata ai soggetti noncronici dopodichè si passerà anche ai soggetti af-fetti da patologie croniche. I costi dei corsi di for-mazioni fino alla formazione della massa criticasaranno sostenuti da ASL di Valle Camonica;successivamente i costi di ulteriore formazione,di organizzazione di eventi e di propaganda sa-ranno sostenuti da una nascente Fondazione pub-blico privata costituita da Comunità Montana(che raggruppa tutti i Comuni della Valle) e daalcuni stakeholders valligiani. I costi del passag-gio all’interno della rete dei cittadini sarà a lorocarico (l’intervento del cuoco, del laureato inscienze motorie, di tutti coloro che sono liberiprofessionisti non sarà sostenuto dalla Fonda-zione tranne che per le manifestazioni di massa);nel giro di alcuni mesi il sistema avrà ricaduteeconomiche in termini di aumento dell’occupa-zione e di maggiore indotto turistico. A lungo ter-mine si vuole giungere a UNA VALLE DELLASALUTE, una Valle dove gli amministratori vo-gliono mettere a disposizione dei cittadini/utentie di coloro che la visiteranno opportunità indoore outdoor dove sarà possibile vivere veramente inmaniera sana; Il tutto grazie ad un profondocambio culturale e ad un impegno di una interaComunità che sta capendo una grande verità: lapiù grande ricchezza dell’uomo è la salute e bi-sogna tenersela ben stretta.

Abstract English

Life expectancy has been increasing as well aschronic diseases. In Lombardy, the cost of chronicdiseases treatment covers about 70% of the avail-able budget and the percentage of populationwho need this kind of medical support is the 30%of the total. Health spending will become quickly unsustain-able. So, it is necessary to focus on promoting fairlifestyles and cultural change; this is the only wayto make primary prevention (before the onset ofdisease) and secondary prevention (ongoing ill-ness, delaying the most important issues). The pro-motion of correct lifestyles is certainly pursued but,unfortunately, it often proves to be an episodic,poorly coordinated and structured initiative.The citizen acquires many correct and wrong in-formation from the global network and very oftenmakes decisions based on pressure that is exertedon him.Besides the initiatives currently taken in order topromote the correct lifestyles, absorbs a largenumber of human energies (ASL, volunteers,schools, associations, etc.) and are arranged with-out giving to the citizen just one and correct infor-mation about the prevention of a disease, butmany of them which often increase his confusion.Many people are already working by their side inpromoting correct lifestyle, because they interfacewith the next in their lives, especially at work, andgive advice; the family physician, the physicianspecialized for work, the physician for sport, nurse,social worker, psychologist, pharmacist, teacher,a graduate in sports science, engineer, surveyor,cook, driving instructor, etcc ... and also the publicadministrator! The collaboration among many stakeholders isthough sparse and the message that reaches thepopulation very often is not. It is essential to createa network of skilled people who must be able tooperate in the territory in a coordinated, strategicand synergistic way doing their part, not steppingon one else’s feet and speaking the same language.The citizen must be surrounded, or rather “be-sieged”, by initiatives that make him aware of therisks that runs not following the right lifestyle; hemust be helped to change his healthy attitudes,trying to protect their physical and mental healthin a healthy way. The citizen/user must be put ina position useful to know the health risks that sur-round him; he must be helped to choose the pathtowards healthy lifestyles. This path must be fol-lowed with expertise by all the actors promotingcorrect lifestyle . Hence, the School of Health is the answer that

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Una Valle della salute

could create a network of competent experts ca-pable of guiding the citizen toward better lifestyles. Individuals who have attended the School ofHealth and who were trained to work in networkwith specific expertise increased, will return intheir communities of origin and work therein, onthe net, on the citizen; also local authorities shouldsupport individuals, acting as a subject network.The citizen, finally made aware of the real riskslinked to unhealthy lifestyles, will choose hislifestyle. In order to reach the formation of a net-work of professionals with different expertise, atraining program is implemented by staff ofAgency for public of Camonica Valley, in theprovince of Brescia, which counts 110,000 resi-dents. The training program has already involved 150individuals of various professions and extractionsand in a short time it is involving other 200. Whenit will reach the number of about 400 people (crit-ical mass) and will have tought to the participantsthe concept of network , it will begin to work onthe territory. The fully - formed professional willbegin to take charge of the citizen looking throughany link in the network and trying to convergewith his family practitioner; the aim of this pro-gram is to approach the citizen to a culturalchange characterized by a fair and healthylifestyle. The path of the single citizen will be monitoredthrough the collection of blood and functional pa-rameters, collected by network entities in order toverify the health gain. At the same time, events andpublic meetings will be activated, where the net-work of professionals will act on the whole popu-lation trying to involve them on the project. In addition, the participants will trigger new pro-fessionalism within the tourist offer of the Valley:the master “which is skiing in a healthy way”,“healthy” cook, a graduate in sports science“healthy” and are touted with vacation packagesincluded in these experiential workshops right-ori-ented lifestyles. The network attention will be ini-tially dedicated to people with risks for health(primary prevention) , after the network attentionwill be dedicated to people who suffer of chronicdiseases.The costs of training courses until the formation ofthe critical mass will be carried out by the ASL ofCamonica Valley; then the costs of further training,event planning and advocacy will be supported bya fledgling public private Foundation constitutedby Mountain Community (which includes all mu-nicipalities of the valley) and by some stakeholdersvillagers. Passage costs within the network of citi-zens will be dependent on them (cook, interventionof a graduate in sports science, of all those who

are self-employed won’t be supported by the Foun-dation except for the mass demonstrations)In few months the system will have economicimpacts in terms of increased employment and in-creased induced tourism. In the long run we wantto reach a HEALTH VALLEY, a valley where ad-ministrators want to provide citizens/users andtourists the indoor and outdoor opportunities andwhere everyone can truly lives in a healthy way;everything thanks to a profound cultural changeand a commitment of an entire community that isunderstanding a great truth: the greatest wealthis health and we need to keep it tight.

Situazione:

La speranza di vita continua ad aumentare cosìcome le malattie croniche; l’uomo deve poterevivere la propria vita nelle migliori condizioni disalute fino alla fine del suo percorso. Il pesoglobale delle malattie croniche non trasmissibilicontinua a crescere: affrontarle costituisce unadelle principali sfide per lo sviluppo nel XXIsecolo. Le malattie non trasmissibili, soprattuttomalattie cardiovascolari, diabete, tumori, malattierespiratorie croniche hanno causato 35 milioni dimorti nel 2005, il 60% di tutti i decessi del mondo.L’80% di queste morti si verifica nei Paesi a bassoe medio reddito e circa 16 milioni riguardano per-sone con meno di 70 anni di età� . Si prevede che iltotale delle morti da malattie non trasmissibiliaumenterà� di un ulteriore 17% nei prossimi 10anni. Il rapido aumento del peso di queste malattie,che colpiscono in modo sproporzionato la popola-zione, privilegiando i poveri, tende ad ampliare ildivario nella salute tra Paesi e all’interno deiPaesi. Poiché� le malattie non trasmissibili sono ingran parte prevenibili, il numero di decessi prematuripuò� essere notevolmente ridotto. In Lombardia ilpeso per trattare le malattie croniche copre circa il70% del budget a disposizione mentre la popolazioneinteressata conta per il 30% sul totale. La spesasanitaria continua ad aumentare e a breve diventeràinsostenibile o meglio, proseguendo di questopasso, senza correggere l’andamento delle malattiecroniche, si dovranno fare scelte impopolari comeaumentare i ticket o finanziare la spesa con fortecontributo privato oppure garantire alla popolazionecon fondi pubblici cure non adeguate allo sviluppodella scienza. Bisogna concentrarsi sulla promozionedi giusti stili di vita e sul cambiamento culturaledella popolazione nell’ottica di quanto sancitodall’OMS [1], e poi da quanto perseguito a livelloeuropeo [3], nazionale [2,4,6,7,9] e regionale lom-bardo (essendo il presente lavoro presentato da

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F. Besozzi Valentini et al.

una istituzione del SSR lombardo) [5,8,10-12]; inquesto modo è possibile fare prevenzione primaria(prima dell’instaurarsi delle malattie) e prevenzionesecondaria (a malattia in corso e ritardarne leproblematiche associate più importanti). La pro-mozione dei giusti stili di vita viene certamenteperseguita ma, spesso e purtroppo, in manieraepisodica, scarsamente coordinata e strutturata,troppo spesso a spot!! La promozione di giustistili di vita è la cenerentola del sistema sanitarioche si rivolge quasi sempre e, con forza e rispetto,alla terapia farmacologica. Si organizzano la gior-nata del diabete, quella sugli incidenti stradali, lagiornata senza fumo, la passeggiata salutare, altretantissime lodevoli iniziative (gruppi cammino,piedibus, progetti vari, etc..) ma quale è la veraricaduta? Le iniziative citate riescono a conteneregli effetti delle campagne pubblicitarie dei massmedia su prodotti ovvero riescono a limitare ilricorso a prodotti commerciali che, si sa, fannomale (vedi fumo di tabacco)? La parola dei sanitarivale quanto quella di giornalisti non specializzatio di chiunque altro soggetto che legge e interpretaa suo modo un articolo acquisito da riviste nonspecializzate; il cittadino è in balìa del mondo del-l’informazione corretta o scorretta che sia e prendemolto spesso decisioni basate sulla pressione cheviene su di lui esercitata. Oltre a tutto le iniziativemesse in campo attualmente dal sistema di pro-mozione dei giusti stili di vita pur assorbendo tan-tissime energie umane (ASL, volontariato, scuole,associazioni, etcc..) non si presentano al cittadinocon messaggi univoci, aumentando spesso il gradodi disorientamento dello stesso. Le ricadute diqueste iniziative sono sensibili ma interessano so-prattutto chi le fa e chi le percepisce, perchésensibile; bisogna ideare un nuovo sistema di farepromozione dei giusti stili di vita!!! Tantissimepersone fanno già opera di promozione degli stilidi vita perché si interfacciano con il prossimo du-rante la loro esistenza, soprattutto nel lavoro, e glidanno consigli; il medico di famiglia, il medicospecialista, il medico competente, il medico sportivo,l’infermiere, l’assistente sociale, lo psicologo, ilfarmacista, l’insegnante, il laureato in scienze mo-torie, l’ingegnere, il geometra, il cuoco, l’istruttoredi guida, etc… l’amministratore pubblico!!! Almedico di famiglia non si rivolge forse un utenteche vuole calare di peso? E cosa gli dice il medico?Devi mangiare di meno, mangia in bianco, evitadi bere troppo, fai movimento!! Ma cosa l’utentedeve mangiare? e quanto? e come si deve muovere?Dipende dalla fortuna, purtroppo!!! Se hai unmedico di famiglia bravo ti darà consigli competenti,ma non tutti i medici di famiglia hanno questacompetenza che invece è posseduta dai nutrizionisti(per l’alimentazione) o dai medici sportivi (per

l’esercizio fisico). Ma, praticamente poi, chi, oltreagli specialisti del settore, può seguire con compe-tenza l’utente se non un cuoco capace di fare damangiare in maniera sana e che può quindi faremenù ad hoc oppure insegnare all’utente, o allamoglie dell’utente, come alimentarsi e comeprodurre alimenti gradevoli? E per il movimento,il laureato in scienze motorie non è colui che devefare muovere il nostro utente, su prescrizionemedica, in maniera che non si faccia del maledopo qualche giorno, agendo da solo? L’ammini-stratore, ricordiamocelo, è l’autorità sanitarialocale! Come tale, ha l’obbligo di tutelare la salutedei propri amministrati (che lo votano); deve per-tanto mettere a loro disposizione un territoriosano, possibilmente non inquinato e dove sianoubicate case e fabbriche salubri. Oltre a ciò l’am-ministratore dovrebbe stimolare le iniziative me-ritevoli che nascono sul suo territorio e cosa c’è dipiù importante se non iniziative per tutelare la sa-lute?

L’idea

Abbiamo visto che tantissimi soggetti fanno, opotrebbero fare, promozione dei giusti stili di vitaattuando quindi interventi importanti di preven-zione primaria e secondaria; scarsa però è la col-laborazione fra i tanti soggetti e il messaggio chegiunge alla popolazione molto spesso non è con-corde. È indispensabile creare una rete, una retedi soggetti che, con competenza, riescano a operaresul territorio in maniera coordinata, strategica esinergica, senza che si “pestino i piedi”, parlandouna sola lingua. Il cittadino deve essere circondato,o meglio, “assediato”, da iniziative che lo rendanoconsapevole dei rischi che corre a non agire se-guendo giusti stili di vita; il cittadino deve essereaiutato a cambiare i suoi atteggiamenti insani percercare di tutelare la propria salute fisica e mentalein maniera sana. Il cittadino/utente deve esseremesso nelle condizioni di conoscere i rischi per lasalute che lo circondano; deve essere aiutato a in-traprendere il percorso verso stili di vita sani…Il percorso, difficilissimo, deve essere però seguitocon competenza da tutti gli attori che fanno, opossono fare, promozione dei giusti stili di vita. Da qui la scuola, la scuola della salute chedeve creare una rete di soggetti competenticapaci a loro volta di incidere sul cittadino orien-tandolo al meglio verso stili di vita sani. I soggetti che avranno frequentato la scuola dellasalute e saranno quindi stati formati a lavorare inrete con competenze specifiche aumentate, do-vranno tornare nelle proprie comunità di prove-nienza e ivi operare, in rete, sul cittadino; le am-ministrazioni comunali dovranno sostenere i

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Una Valle della salute

soggetti che opereranno in rete essendo ancheesse soggetti della rete, forse le più importanti. Il cittadino, reso finalmente consapevole deireali rischi connessi a stili di vita non sani,sceglierà che stile di vita adottare (Figura 1).

Figura 1. Gli obiettivi della promozione di stili di vita sani

L’idea nasce In Valle Camonica (Figura 2), vallelontana 70 chilometri come minimo dalle cittàcapoluogo di Provincia di Brescia, Bergamo eSondrio (alcune zone distano più di 120 chilometri)perché esiste, forse maggiore probabilità di riuscitadel progetto rispetto ad altri ambiti territorialiper i seguenti motivi: a. governa una sola Comunità Montana che rag-gruppa tantissimi Comuni anche di piccolissimedimensioni;

b. la salute e� gestita da una sola ASL che , unicain Lombardia fino alla attuazione della neonatalegge di riforma del sistema sanitario e sociosanitario lombardo, governa Ospedale e terri-torio;

c. esiste una fortissima identità culturale;d. il volontariato e l’associazionismo sono forte-mente rappresentati;

e. il territorio è vasto, in alcune zone con forteimpronta rivolta al turismo che deve essere in-centivato soprattutto in questo momento dicrisi; il territorio montano e lacustre si prestanoa favorire la fruizione di stili di vita sani piu�che altri territori; il territorio può essere svi-luppato in un ottica di nicchia agrituristica,biologica e a chilometro zero;

f. i guadagni di salute dei cittadini entrati nellarete possono essere monitorati con relativa fa-cilità essendo pochi i medici di famiglia ed es-sendo gli stessi legati in grossi gruppi di lavoro(in imminente futuro AFT).

L’idea e il relativo progetto sono stati formulatiattraverso la stesura di un protocollo di intesa

che ha visto la ASL di Valle Camonica capofila ealla quale, dopo condivisione, si sono affiancati ilRettorato Università di Brescia, l’Ufficio scolasticoProvinciale di Brescia, la Comunità Montana diValle Camonica, la Presidenza della Provincia diBrescia, il Centro di formazione professionale Za-nardelli di Brescia, la Scuola dilettantistica delcammino di Saluzzo. Il progetto è stato validatodalla Commissione III salute della Giunta regionaledella Regione Lombardia in apposita seduta.

Strumenti per migliorare/attivare competenze

Percorsi formativi certificati da ASL Valle Camonicarivolti a soggetti scelti da ASL di Valle Camonica,formando classi miste composte da sanitari e non. Questi percorsi formativi hanno le seguenti ca-ratteristiche:1. devono essere frequentati inizialmente tenendoun livello di approfondimento sulla materiaspecifica trattata di tipo generale;

2. devono essere frequentati dagli stessi soggettiche hanno frequentato i primi corsi organizzandoperò classi omogenee come profilo professionalee quindi con maggiore e progressivo approfon-dimento della tematica di competenza in esame.

Strumenti della rete nel coinvolgimento della popolazione

- Prescrizione di esercizio fisico e di alimentazione“sani” da parte dei medici soprattutto daparte dei medici di famiglia che, se non ingrado di essere appropriati e solo in rari casi,dovranno richiedere idonea consulenza ai colleghi

Figura 2. La Valle Camonica

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F. Besozzi Valentini et al.

specialisti di settore.- Messa in atto, da parte dei laureati in scienzemotorie e di altro personale non medico, diquanto prescritto dai medici di famiglia e daimedici specialisti.

- Riunioni ed eventi gestiti dai soggetti formatifinalizzati a sensibilizzare la popolazione suigiusti stili di vita facendo emergere e conoscerel’organizzazione di rete (ad esempio corsi dicucina tenuti da cuochi esperti, centri per di-sassuefazione dal fumo e dall’alcol, corsi permigliorare la guida, corsi per sostenere lo stressanche con modalità innovative, ruolo dei tecnicicomunali, degli ingegneri, degli architetti nellaprotezione dell’ambiente cittadino e rurale enell’indirizzo verso città e ambienti costruiti aindirizzo umano; in questo tipo di interventirientrano i corsi formativi sui giusti stili di vitarivolti agli studenti delle scuole di ogni ordinee grado tenuti ovviamente da insegnanti formaticon il supporto delle professionalità da loro ri-chieste per organizzare soprattutto laboratoriesperienziali.

Struttura organizzativa prevista

Ad oggi ASL di Valle Camonica ha seguito il pro-cesso di avvio e sviluppo del progetto ma, eviden-temente, le risorse economiche ed umane a dispo-sizione per un progetto con così ambiziosi traguardida raggiungere, non possono essere fornite soloda ASL. È prevista infatti, a breve, l’attivazionedi una Fondazione (o di un’Associazione tempo-ranea di impresa) con principale attore ComunitàMontana di Valle Camonica a cui dovrebberopartecipare importanti istituzioni pubbliche dellazona. La scelta politica focalizzata sulla creazionedi una fondazione è conseguente al fatto che ilprogetto è un progetto di comunità e come tale,essendo i sindaci coinvolti in primis in quantoautorità sanitarie locali, gli stessi ritengono cheComunità Montana di Valle Camonica debba co-ordinare i lavori, ai quali devono partecipare iprincipali stakeholders della Valle, in un contestogestito tecnicamente con competenza da chi questapossiede istituzionalmente (esempio: ASL).

Azioni e risultati fino ad oggi conseguiti

- Prima formazione di circa 150 soggetti di varioprofilo professionale che hanno interiorizzatosoprattutto il concetto di rete.

- Eventi organizzati: spicca fra di essi quellosvolto a Pontedilegno il 9 agosto 2015 che haraccolto massimo consenso da parte di residentie turisti (circa 1500 contatti – intese cometeste - con la rete).

- Attivazione sito su facebook (la scuola dellasalute per una Valle della salute) per scambioinformazioni.

Prossime azioni

- A breve verranno organizzati ulteriori corsi diformazione di primo livello per altrettantisoggetti fino ad oggi formati (si vuole giungeread avere almeno 300 soggetti formati prima diattivare compiutamente la rete) e ulteriori corsidi approfondimento per coloro che hanno par-tecipato ai corsi base;

- nel prossimo mese di novembre 2015 si parte-ciperà ad uno specifico evento rivolto alla po-polazione nell’ambito del progetto nazionaleONDA per la prevenzione delle malattie delgenere femminile;

- una volta formata la massa critica prevista,sarà data compiuta operatività alla rete cheagirà non solamente sulla popolazione in sensogenerale (con organizzazione di eventi di variogenere fortemente sensibilizzanti) ma anche esoprattutto prendendo in carico, con un approcciodi prevenzione primaria, i soggetti sani e, conun approccio di prevenzione secondaria e ter-ziaria, i soggetti affetti da malattie croniche;

Attivate le azioni sugli individui i guadagni disalute potranno essere monitorati utilizzando ap-posito software in dotazione ai medici di famiglia(Rete UNIRE) basandosi su alcuni parametri co-muni ai soggetti entrati come utenti nella rete(BMI, PA, colesterolo, glicemia, emoglobina glicata,trigliceridi , altri) oltre che con apposite intervisterelative al benessere soggettivo.

CostiCosti sostenuti da ASL fino ad oggi e che sarannosostenuti fino a quando non si attiverà la reteagente sui singoli cittadini che in essa entreranno:circa 5.000 euro.Costi da sostenersi quando verrà attivata la reteanche sugli individui in essa entrati come utenti: a. la ASL garantirà la continua formazione delproprio personale con budget proprio;

b. la nascente Fondazione:- garantirà la formazione dei soggetti attoridella rete e non sanitari;

- garantirà il coordinamento degli eventi for-mativi generali del sistema di rete aumen-tando progressivamente le competenze degliattori in un sistema di rete;

- gestirà direttamente gli eventi e le manife-stazioni rivolti alla popolazione a livelloterritoriale ed elaborerà e monitorerà i gua-dagni di salute provocati dal cambiamentoculturale della popolazione entrata in rete.

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Una Valle della salute

Il costo previsto annuo è di 50.000 euro a caricodella fondazione per le sopracitate attività e circa3.000 per la formazione del proprio personale acarico ASLQuando l’azione del sistema di rete creato inte-resserà l’utente individuato come tale e che vorràentrare nel sistema per scelta, i costi per la presain carico del sistema saranno a carico dell’inte-ressato (per la parte sanitaria seguiranno le regoledel sistema regionale). Con dati di monitoraggiodella spesa complessiva sanitaria, certamenteridotta rispetto all’attuale, si cercherà successiva-mente di rivedere con Regione i LEA in manierache, se non tutte, almeno la maggior parte delleattività svolte per il cambiamento culturale dellapopolazione con ricadute evidenti sulla salute,siano finanziate dal pubblico.

Obiettivi a breve termine (3 anni)

CONSOLIDARE POLITICHE TERRITORIALIche consentano di praticare adeguati stili di vita(rivisitazione dei PGT ad esempio). CREARE nuove opportunità occupazionali e formedi cooperativismo sul territorio da dedicare, adesempio, al turismo offrendo pacchetti salute persoggetti sani (settimana bianca con ore maestro

da sci formato il quale fa sciare in maniera “sana”,ore di mountanibike “sana”, ore di nordik walking“sano”, etcc.. come ore di cucina “sana” tenutada cuoco formato in tal senso che sia in grado diutilizzare come sistema alimenti biologici a chilo-metro zero) ma anche pacchetti/eventi culturalidedicati al miglioramento del proprio stile di vita(corsi antistress, corsi per smettere di fumare,corsi per smettere o ridurre il bere alcol, corsi diguida sicura etcc..) in un ambiente miglioratocome qualità delle matrici ambientali grazie allapotenziata sensibilità degli amministratori; oltre aciò la Valle potrebbe aprirsi ad un turismo persoggetti cronici attivando percorsi di educazioneterapeutica (ad esempio per diabetici già fortementein atto in Valle grazie alla presenza di una forteAssociazione diabetici) ma anche percorsi di attivitàfisica adattata per particolari patologie (Parkinson,malattie renali, malattie neurologiche fra le qualila sclerosi multipla, etc..);DECLINARE il progetto pilota in altri territorisotto il coordinamento di Regione Lombardia ;AUTOFINANZIARE , almeno parzialmente e aregime, la Fondazione;

e soprattutto…

Obiettivo a lungo termine (ragionevole pensare a più di 10 anni):

UNA VALLE DELLA SALUTE

Una Valle dove gli amministratori vogliono mettere a disposizionedei cittadini/utenti e di coloro che la visiteranno opportunitàindoor e outdoor dove sarà possibile vivere veramente in manierasana. Il tutto grazie ad un profondo cambio culturale e a unimpegno di una intera Comunità che sta capendo una grandeverità: la più grande ricchezza dell’uomo è la salute e bisogna tenersela ben stretta

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F. Besozzi Valentini et al.

Bibliografia

1. OMS, Piano d’azione OMS 2008-2013 per la stra-tegia globale di prevenzione e controllo dellemalattie non trasmissibili;

2. Ministero Della Salute, Stili di vita salutari. Infor-mazione, educazione e comunicazione, Rapportodel Ministero della Salute predisposto in prepara-zione del semestre di Presidenza italiana del 2003;

3. Asghar Zaidi e Eszter Zolyom “Le esperienzenegli stati dell’Unione Europea in tema di “Invec-chiamento Attivo” Quaderni Europei sul nuovoWelfare, n.19\2012;

4. Presidente Consiglio dei Ministri, Guadagnare Sa-lute. Rendere facili le scelte salutari, Decreto delpresidente del Consiglio dei ministri in accordocon Regioni e Province autonome , Dpcm il4.5.2007;

5. Intesa tra Regione Lombardia e l’Ufficio scolasticoregionale per la Lombardia , la Rete delle Scuoleche promuovono salute , luglio 2011;

6. Conferenza permanente per i rapporti tra lo Statole regioni e le province autonome di Trento e Bol-zano, Accordo 6 dicembre 2012, Piano Nazionalesulla malattia diabetica, G.U. n° 32 del 7.2.2013– Suppl. ordinario n° 9;

7. Intesa Stato-Regioni del 10 luglio 2014, nuovoPatto per la Salute 2014-2016;

8. Regione Lombardia, piano regionale sulla malattiadiabetica, Risoluzione n° 17 del 23 Settembre2014;

9. Governo, le Regioni e le Province autonome diTrento e Bolzano “Approvazione del piano nazionaledella prevenzione 2014 -2018 , Intesa del13 no-vembre 2014;

10. Regione Lombardia,, “Recepimento del Piano Na-zionale di Prevenzione (PNP) 2014-2018” , Deli-berazione n. 2934 del 19.12.2014;

11. Regione Lombardia, “Piano Regionale della Pre-venzione (PRP) 2015-2018”, Deliberazione n.3654 del 5 giugno 2015;

12. Regione Lombardia, Evoluzione del sistema so-ciosanitario lombardo: modifiche al Titolo I e alTitolo II della legge regionale 30 dicembre 2009,n. 33 (Testo unico delle leggi regionali in materiadi sanità) in particolare articolo 4bis, articolo 5,Legge regionale 11 agosto 2015 - n. 23.

Con il Supporto scientifico di:SIMG (Società italiana dei Medici di medicina generale), AMDI (associazione Medici diabetologici italiani), Società Italiana di tabaccologia, Ordine dei Medici Provincia di Brescia Ordine dei farmacisti Provincia di Brescia;S.It.I. Sez. Lombardia;CONI Brescia;Federazione medici sportivi italiani;e di altre associazioni, fondazioni o altro quali Italian barometer diabets observatory barometer; Adamello sky; Federfarma; Biodistretto Valle camonica;Fondazione Technogym;Alomar sezione Valle camonica;ANDOS Valle camonica;Associazione sclerosi multipla, sezione Valle Camonica;Associazione diabetici sebinocamuna;AIDO Cedegolo

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Promozione dell’attività fisica nel diabete di tipo due: un progetto locale nel territorio di Roma Nord.di G. Peliti1, M. Leporelli1, A. Collamati2, F. Strollo31Medici di Medicina Generale presso la ASL ROMA E.2Specialista in Geriatria e lavora presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. 3Specialista in Endocrinologia, già Direttore dell’Unità Operativa Complessa Diabetologia e Dietologia della ASL ROMA E.

Best Practices

Sommario

Un corretto stile di vita è di importanza fon-damentale sia per la prevenzione che per lacura delle principali patologie non trasmissibili,attualmente in crescita esponenziale a livelloglobale. In considerazione dell’importanza dipersuadere i pazienti, in particolare quelli dia-betici, della necessità per la loro salute di unaregolare attività fisica moderata, questo lavoropresenta i risultati di una campagna di pro-mozione dell’attività fisica realizzata da nelterritorio di una ASL romana.

A seguito di una revisione narrativa della let-teratura, un team multidisciplinare formatoda Medici di Medicina Generale, Endocrinologie Geriatri, ha realizzato una brochure infor-mativa ed un piano di comunicazione con pa-zienti e cittadini dal titolo “...e passo dopopasso ci lasciamo alle spalle la sedentarietà!”.L’opuscolo è stato patrocinato dal municipioed ASL competenti sul territorio che ne hannopromosso la stampa.

L’opuscolo è stato diffuso principalmente negliambulatori dei medici coinvolti e diffuso alivello territoriale attraverso eventi di promozionedella salute in biblioteche, scuole e associazioniculturali. Tra gli assistiti dei medici principal-mente coinvolti si è formato un gruppo delcammino che si reca periodicamente sulla pistaciclo pedonale di Monte Ciocci/Monte Marioper camminate di gruppo.

Il progetto rappresenta un primo ed importantestimolo al coinvolgimento integrato di tutti gliattori del sistema socio sanitario per promuovereconcretamente la salute a livello territoriale,favorendo scelte di vita salutari e l’empowermentdei pazienti per il contrasto delle patologiecroniche.

Abstract

A healthy lifestyle is crucial for both preventionand treatment of the major non-communicablediseases, that represent one of the most importantpublic health problem, both in high and lowincome Countries. Considering the importance ofthe persuasion of patients, especially those withdiabetes, about the need of a regular and moderatephysical activity, this paper presents the resultsof a campaign to promote physical activity realizedwithin the boundaries of a local health authorityin Rome.

Following a narrative review of the literature, amultidisciplinary team consisting of general prac-titioners, endocrinologists and geriatricians, hascreated a brochure and a plan of communicationwith patients and citizens entitled “... and stepby step we leave behind a sedentary lifestyle. “The Municipality all and Local Health Authoritiesof the territory have promoted the initiative andhave sponsored the press of the brochure.

The brochure was distributed mainly in the officesof physicians involved, but it is also spread atlocal level through health promotion events in li-braries, schools and cultural associations. A“gruppo del cammino”, a group of people thatgoes regularly on the bike path of MonteCiocci/Monte Mario to walk in groups, was or-ganized among the patient assisted by the doctorsprimarily involved in the project.

The project is a first and important stimulus to-wards the integration of all actors of the socialhealth system aimed to promote effectively health,healthy lifestyle and empowerment at local levelof patients to fight the great challenge of NCDs.

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G. Pelisi et al.

Introduzione

L’aumento della longevità è un grande traguardo,ma rappresenta anche una sfida formidabile disanità pubblica che coinvolge non solo i sistemisanitari, ma anche gli operatori, i pazienti stessi ele loro famiglie.

La variazione delle abitudini di vita, con particolareriferimento alla attività fisica, è di importanzafondamentale sia per la prevenzione che per lacura delle principali patologie che affliggono ilnostro paese (e non solo).

Nella loro attività clinica, Specialisti e Medici diMedicina Generale, incontrano un gran numerodi pazienti diabetici e si pongono quotidianamenteil problema di come riuscire a convincerli del-l’importanza per la loro salute dell’effettuazionedi una attività fisica moderata.

Questo lavoro presenta un esempio di promozionedella salute ed empowerment dei pazienti diabe-tologici a livello degli ambulatori di medicina ge-nerale e specialistici del territorio di una ASL ro-mana attraverso la realizzazione e disseminazionedi un opuscolo dedicato al cammino.

Metodi

I due Autori, consultando la letteratura scientificae grigia, hanno trovato vari esempi di pubblicazionirivolte ai pazienti, generalmente molto lunghe ericche di cognizioni scientifiche. Tuttavia, un talelivello di dettaglio, non sempre si coniuga almeglio con la necessità, nei loro rispettivi ambu-latori, di veicolare rapidamente ed in manieracoinvolgente il messaggio importante della ripresadell’attività fisica. Pertanto hanno deciso di ela-borare un piccolo opuscolo in cui riportare, informa molto semplice e con uso limitato di parole,le informazioni di base sulla attività fisica moderata.In particolare, in considerazione della recenteapertura nel loro territorio di riferimento di unnuova pista ciclopedonale (il Parco Lineare diMonte Ciocci, prevede cinque chilometri di percorsoche collegano diversi quartieri della zona ovest diRoma (Monte Mario, Primavalle, Balduina, Au-relio), incrociando numerose linee del trasportopubblico locale, in particolare quattro stazionidella linea ferroviaria Roma-Viterbo, e con dieciaccessi integrati alle strade di mobilità tradizionale)si è deciso di fare dedicare un primo opuscolo alcammino.

A seguito di una approfondita revisione della let-teratura, un team multidisciplinare formato da

Medici di Medicina Generale, Endocrinologi eGeriatri ha realizzato una brochure informativaed un piano di comunicazione con pazienti e cit-tadini sul tema.

Risultati

L’opuscolo di 8 pagine è finalizzato alla prevenzionedella sedentarietà ed alla promozione dell’attivitàfisica attraverso semplici consigli ed esercizi pratici.Nell’opuscolo, che viene allegato nella sua versioneintegrale (ALLEGATO 1), sono stati sinteticamenteillustrati, facendo riferimento alle linee guida in-ternazionali:

• il numero minimo di passi da effettuare nellagiornata per essere attivi (7500 passi al gior-no);

• le funzioni del corpo che maggiormente benefi-ciano di una attività fisica moderata;

• alcuni accertamenti e suggerimenti utili ai finidella prevenzione primaria del diabete (unavisita medica iniziale, anche se non strettamentenecessaria, il controllo dei piedi (piede diabetico)e alcuni suggerimenti per una corretta alimen-tazione);

• la strumentazione ideale per la realizzazionedel programma di attività fisica moderata (si

alle spalle la sedentarietà!...e passo dopo passo ci lasciamo

alle spalle la sedentarietà!...e passo dopo passo ci lasciamo

alle spalle la sedentarietà!...e passo dopo passo ci lasciamo ...e passo dopo passo ci lasciamo

Municipio Roma XIV • Monte MarioMunicipio Roma XIV • Monte Mario

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Promozione dell’attività fisica nel diabete di tipo due

7.500 passi in su SIAMO Adai 7.499 passi siamo POCO Ase arriviamo ai

MENO di 5.000 passi SIAMO SEDENTper

Se durante la nostra giornata camminiamo

principali cause di deterioramento della nostra salute!!Signora/e Gentile

TTIVI!7.500 passi in su SIAMO A7.500 passi in su SIAMO ATTIVI!7.499 passi siamo POCO A

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Se durante la nostra giornata camminiamo

principali cause di deterioramento della nostra salute!!è, sedentarietà la Signora/e

TTIVI!7.499 passi siamo POCO A7.499 passi siamo POCO ATTIVI!ARI!MENO di 5.000 passi SIAMO SEDENTMENO di 5.000 passi SIAMO SEDENTARI!

Se durante la nostra giornata camminiamo

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COME ORGANIZZARSI:

• Visita medica preliminare. Non è strettamente necessaria ma for-temente raccomandata!! Con il vostro medico potrete controllare il vostro stato di salute prima di iniziare il programma e valutare i progressi ottenuti a tre, sei mesi e, successivamente, ogni sei mesi/un anno a seconda dei vostri progressi.

• Controllo del piede. È una parte importante per l’effettuazio-ne del nostro programma per cui inizialmente e giornalmente dobbiamo effettuare un controllo accurato delle sue condizioni per intervenire appena notiamo alterazioni: dalla salute dei piedi dipende la nostra salute!

• Scarpe, vestiti. Il mercato offre una grande varietà di scarpe adat-te alla attività fisica. La scelta deve orientarsi sulle scarpe che abbia-no un buon sostegno dell’arcata plantare e del tallone per assorbi-re gli impatti sul terreno ed agevolare il movimento tallone-punta! I vestiti possono andare da quelli abituali alle tute, ai pantalon-cini: utilizzate i vestiti che vi fanno sentire più a vostro agio! Importante è che i vestiti abbiano dei colori vivaci per aumentare la visibilità! Indossare un giubbotto catarifrangente nelle ore not-turne!

• Strumentazione. NESSUNO strumento è strettamente NECES-SARIO! Utile è un contapassi; utili ma non necessari i bastoncini; il cardiofrequenzimetro non è necessario!

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• Come valutare l’intensità del nostro sforzo? Il TALK TEST è un test semplice che ci aiuta immediatamente a stabilire l’intensità del nostro sforzo: 1. Si è in grado di cantare: sforzo lieve2. Si è in grado di parlare ma non di cantare: sforzo moderato3. Non si è in grado di parlare: sforzo troppo intenso, rallentare

• Cosa fare. Effettuare 4/5 volte a settimana una camminata a passo sostenuto di almeno trenta minuti! Prima di iniziare la cammina-ta effettuare 5 minuti di riscaldamento con esercizi di stretching; dopo la camminata 5/10 minuti a bassa velocità per defaticarsi ed altri 5 di allungamento muscolare.

• Dove farlo. Si esce da casa propria, si scendono le scale, si va sul marciapiede e si inizia! Questo è il luogo più semplice! Altre possibilità: andare e tornare dal lavoro parcheggiando l’auto più lontano o scendendo ad una fermata prima, recarsi nei parchi cit-tadini o utilizzando i percorsi archeologici o culturali od i luoghi fuori città.

• Come alimentarsi. Consumare almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura; assumere sempre una porzione di pasta o riso, anche integrali; variare le proteine: oltre la carne di mucca assu-mere carne di maiale, pollo, coniglio, pesce; latticini tipo ricotta, scamorza fresca, yogurt; non saltare mai la colazione mattutina, utilizzando latte parzialmente scremato; moderare l’uso di vino e birra, evitare i superalcolici; per condimento usare olio d’oliva e poco sale.

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ESERCIZI

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BIBLIOGRAFIA

Camminare è tutta un’altra vita! (ULSS 20 Verona)Standard italiani per la cura di diabete mellito tipo 2 AMD e SIDSorveglianza passi Epicentro Istituto Superiore di SanitàESC 2013

Si ringraziano i consiglieri F. Modoni e L. Lio del XIV Municipio di Roma • Monte Mario

Con il Patrocinio non oneroso della Presidenza del Municipio XIV • Monte Mario

Municipio Roma XIV • Monte Mario

Con il Patrocinio non oneroso della Presidenza del Municipio XIV • Monte Mario

Municipio Roma XIV • Monte Mario

Con il Patrocinio non oneroso della Presidenza del Municipio XIV • Monte Mario

consiglia l’utilizzo di vestiti e scarpe comodescelti secondo le preferenze personali e di uncontapassi);

• un test per misurare facilmente l’intensità dellosforzo effettuato e autoregolare il livello diattività fisica (talk test);

• il programma di attività (4/5 volte a settimanaper almeno trenta minuti a passo sostenuto) edove camminare ( ... si esce di casa, si va sulmarciapiede e si inizia!);

• semplici esercizi di riscaldamento e defatica-mento, illustrati attraverso l’utilizzo di disegnischematici.

I libricino, proposto al municipio ed ASL competentisul territorio (Municipio XIV di Roma Capitale eASL RME), ha ricevuto il patrocinio di entrambele istituzioni per la stampa di 3.000 copie ciascu-no.

L’opuscolo è stato diffuso principalmente negliambulatori dei medici coinvolti a vario titolo enelle varie fasi del progetto. E’ stato infatti avviatoanche un programma di diffusione a livello terri-

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Salute e benessere per tutti

toriale, che ha incluso l’organizzazione di eventidi promozione della salute (in particolare dellapromozione dell’attività fisica) anche in contestinon strettamente sanitari, come la biblioteca del14 municipio, le scuole elementari e medie dellazona e diverse associazioni culturali, che hannofacilitato la capillare diffusione dell’opuscolo nelterritorio.

Sebbene non sia possibile definire il numero dellepersone che abbiano recepito il messaggio ed ab-biano iniziato a camminare dopo aver letto l’opu-scolo, è certo che le persone coinvolte hannoespresso gradimento per l’iniziativa. In particolaretra gli assistiti dei medici principalmente coinvolti(e non solo tra i pazienti affetti da diabete) si èformato un gruppo del cammino che si reca pe-riodicamente sulla pista ciclo pedonale di MonteCiocci/Monte Mario per camminate di gruppo.

Conclusioni

L’EBM ha ormai dimostrato come agire sui fattoridi rischio ad alto impatto sulla qualità della vitasia cost-effective, ma è necessario trasferire allapopolazione questi messaggi in maniera facilmentecomprensibile e continuativa. Per farlo, l’approccio“bottom-up” utilizzato in questa esperienza vo-lontaria ed integrata è vincente per la prossimitàdell’utenza con i propri MMG, ma richiede ulteriorisforzi per implementare anche nuove strategie dicomunicazione che, utilizzando i nuovi media (ades. app e podcast), possano raggiungere e coin-volgere una popolazione sempre più ampia.

Il progetto rappresenta quindi un primo ed im-portante stimolo al coinvolgimento integrato ditutti gli attori del sistema socio sanitario per pro-muovere concretamente la salute a livello territo-riale, favorendo scelte di vita salutari e l’empo-werment dei pazienti per il contrasto delle patologiecroniche.

Ringraziamenti

Si ringrazia il XIV Municipio, il Distretto ed il Di-partimento di Prevenzione della ASL RME, i dirigenti,i professori e gli alunni delle Scuole coinvolte, l’as-sociazione Fra Albenzio, il dott. Renato Fanelli peril particolare supporto all'iniziativa ed alla suadiffusione.

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ASL 2, Ospedale Santa Maria della Misericordiadi Perugia), del settore pubblico e amministrativo(Regione dell’Umbria, Università degli Studi diPerugia, Ufficio Scolastico Regionale, ANCI, singoliComuni dell’Umbria), del settore sportivo (CONIUmbria, UISP Umbria), dei media locali e i pro-duttori e distributori del settore agro-alimentaresensibili alla tematica dei sani stili di vita. Gliobiettivi principali sono quelli di diminuire allafine dei quattro anni dell‘intervento la negativatendenza all’incremento del sovrappeso e del-l’obesità nei bambini umbri, che ha raggiuntouna preoccupante prevalenza del 36%, e di sensi-bilizzare tutta la comunità all’adozione di unostile di vita più sano ed attivo.

Abstract (english)

EUROBIS (Epode Umbria Region Obesity Inter-vention Study) is an innovative project at nationaland international level in the fight against child-hood obesity to its cross-sectoral approach thatgoes to act on all determinants of childhoodobesity, according to experienced EPODE ap-proach.EUROBIS is the first study EPODE in Italy:EPODE (Ensemble Prévenons the Obésité des En-fants) was developed in France since 2004 and,given the success achieved by his actions in thefight against obesity and overweight in childhoodand adolescence, it became the first global networkin this field, active in 23 European and non-Eu-ropean countries with 48 intervention programs(http://www.epode-international-network.com/).EUROBIS was sponsored by the Foundation for

EUROBIS: la lotta all’obesita’ infantile in Umbria

di P. De Feo, E. Pioppi, C. Ranucci, N. Piana, R. Pippi, E. Reginato,C. Aiello, A. Tirimagni, A. Russo, E. Chiodini, L. Sabatini, G. Romani,L. Buratta, C. Mazzeschi.Healthy Lifestyle Institute, C.U.R.I.A.MO. (Centro Universitario Ricerca Interdipartimentale Attività MOtoria), Università di Perugia, Via G. Bambagioni, 19 - 06126 Perugia, Italy

Best Practices

Abstract

EUROBIS (Epode Umbria Region Obesity In-tervention Study) rappresenta un progetto in-novativo nel campo della lotta alla obesità in-fantile per il suo approccio intersettoriale cheva ad intervenire su tutti determinanti del-l’obesità infantile, secondo la sperimentatametodologia EPODE.EUROBIS è il primo studio italiano EPODE: ilprogramma EPODE (Ensamble Prévenons l’Obé-sité des Enfants) si è sviluppato in Francia apartire dal 2004 e, dati i successi ottenuti conle sue azioni nella lotta all’obesità ed al sovrappesoinfantile ed adolescenziale, è diventato il primonetwork mondiale in questo campo, attivo in23 Paesi europei ed extra-europei con 48 pro-grammi di intervento (http://www.epode-inter-national-network.com/).EUROBIS è stato promosso dalla Fondazioneper la Ricerca sul Diabete con una durata di 4anni, a partire dal febbraio 2014, ed è rivoltoai circa 55000 bambini umbri dai 4 ai 12 annicon lo scopo di implementare l’educazione aduno stile di vita sano, cioè a corrette scelte ali-mentari ad una regolare pratica dell’attivitàfisica. Tutte le azioni intraprese vedono il coin-volgimento delle famiglie, della scuola, dei pe-diatri di libera scelta, delle autorità politichelocali, delle imprese che si occupano dellafiliera alimentare, delle associazioni sportive edei responsabili della comunicazione. Per questonel Consiglio direttivo di EUROBIS sono staticoinvolti direttamente esponenti di spicco pro-venienti dal settore sanitario locale (ASL 1,

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P. De Feo et al.

Diabetes Research with a duration of four years,starting in February 2014, and it is targeted tothe approximately 55,000 children Umbrian be-tween 4 and 12 years and aims to implement astyle of education healthy life, actually correctfood choices and regular physical activity. All ac-tions involve families, schools, paediatricians,local political authorities, businesses that dealwith the food supply chain, sports associationsand communication officers. For this in the Gov-erning Council of EUROBIS we were directly in-volved leading figures from the healthcare arealocal (ASL 1 Umbria, ASL 2 Umbria, HospitalSanta Maria della Misericordia in Perugia), thepublic sector and administrative (Region of Umbria,University of Perugia, Regional Education Office,ANCI, individual municipalities of Umbria), thesports sector (CONI Umbria, UISP Umbria), thelocal media and the producers and distributorsin the food sector sensitive to the issue of healthylifestyles. The main objectives are to decrease atthe end of the four years of the intervention thenegative upward trend of overweight and obesityin children of Umbria, which has reached analarming prevalence of 36%, and to raise awarenessthroughout the community adoption of a lifestylemore healthy and active.

INTRODUZIONE

EUROBIS è l’acronimo di Epode Umbria RegionObesity Intervention Study. EPODE è nato comeprogramma sperimentale in due piccoli comuninel nord della Francia nel 1992, volto per laprima volta a contrastare in maniera sistematicae sinergica tra tutte le realtà locali il problemadell’obesità infantile. L’efficacia e ripetibilità inogni realtà geografica della metodologia messa inatto ha permesso ad EPODE di crescere al puntoda diventare, nel 2004, un network internazionale,il primo al mondo per importanza in questocampo, attualmente attivo in 23 Paesi europei edextra-europei con 48 programmi di intervento(http://www.epode-international-network.com). La metodologia EPODE si basa su quattropilastri di intervento che sono gli stessi su cui sifonda EUROBIS e che sono state proposte comestrategie vincenti per migliorare gli stili di vitadella popolazione, in generale (1-4). I quattro pi-lastri di EPODE sono: • un forte impegno politico a più livelli: nel casodi EUROBIS, dai singoli comuni aderenti alleiniziative ad un lavoro programmatico con benquattro assessorati della Regione Umbria;

• una valutazione costante dei dati scientifici;

• un’efficace strategia di comunicazione e socialmarketing: al lavoro della comunicazione tra-dizionale c’è un costante impegno nello sviluppoe nella diffusione dei messaggi e delle attivitàdi EUROBIS attraverso il sito internet www.eu-robis.it, i canali social attivi: pagina Facebook,account Twitter e Google+, canale Youtube.

• la partnership con il settore pubblico e quelloprivato. EUROBIS si avvale per questo delcontributo non vincolante della Coca ColaFoundation. Collabora anche con i produttorie distributori alimentari locali per la realizzazionee la promozione delle singole iniziative.

La peculiarità di EUROBIS, rispetto a tutti glialtri programmi aderenti al network EPODE, èquella di proporre anche una parte del lavorobasata sull’intervento clinico (4). I bambinivengono seguiti dagli specialisti del centroC.U.R.I.A.MO. dell’Università degli Studi diPerugia in un percorso che vede tre settori di in-tervento: oltre a quello nutrizionale e a quellodell’attività motoria, i bambini e le famiglie sonoaffiancati da un team di psicologi che lavoranosulle individualità e sul contesto familiare.

ATTIVITA’ PROPOSTE

Le attività realizzate si basano, alternativamenteo contemporaneamente, sulle tre aree dell’interventodi EUROBIS. Spesso si tratta di programmazioniideate dagli stessi specialisti del progetto e rara-mente il lavoro è stato svolto sulla scia di unevento preesistente anzi, è frequente che da EU-ROBIS partano delle proposte indirizzate a specificipartner sulla base del settore di lavoro (vedasiTabella 1). Il primo programma ideato è stato quello delle“passeggiate della formica Selma”, una serie diincontri indirizzati alle famiglie con bambini inetà target, in cui durante il cammino sono stateproposte letture per ragazzi, aneddoti di storialocale, spuntini pensati ad hoc ricalcando l’ideadelle “merende di una volta”: frutta fresca, paneed olio, pane e marmellata. Gli itinerari scelti,della lunghezza di circa 4 chilometri, sono statipensati per essere percorsi in circa 2 ore compresele soste, un tempo ideale sia per i bambini dellafascia d’età più bassa che per quelli più grandi.Questa proposta, partita dalla primavera 2014, èstata poi ripetuta durante l’autunno-inverno suc-cessivi, con delle camminate di urban trekking,realizzate in collaborazione con il Cus Perugia,intitolate “Corse lente di Va_lentina e Dante”.Qui le mascotte scelte erano una lumaca e un

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EUROBIS: la lotta all’obesita’ infantile in umbria

Soggetto collaborante

Regione dell’Umbria, Ufficio scolastico regionale, Università degli Studi di Perugia, CONI Umbria, CIP Um-bria

Regione dell’Umbria, UISP

CONI Umbria

Comune di Spoleto, CONI Umbria

Programmazione futura con i comuni del comprensorioorvietano e Comuni di Massa Martana, Deruta, Torgiano,Gubbio

CIA Umbria, Coldiretti Umbria

Regione dell’Umbria (RandAgiamo), ASL1 Umbria, Uni-versità degli Studi di Perugia, Sportello a 4 Zampe Peru-gia

Federfarma Umbria

Post – Centro della scienza Perugia

Tef Channel

UISP

CUS Perugia

CUS Perugia

Comune di Torgiano, Comune di Deruta, Pro Loco Pon-tenuovo di Torgiano

Gruppo Grifo Agroalimentare

COOP Centro Italia

Conad Gaggi Perugia

Università dei Sapori di Perugia

Con la partecipazione di: CONI Umbria, CIA Umbria -Patrocinio EXPO 2015

Attività svolta

Protocollo di intesa – con conseguente delibera regionale - perl’inserimento del laureato di Scienze Motorie nella scuolaprimaria e l’educazione dei genitori nelle prime classi

Elaborazione del piano per i parchi attivi e terapeutici

Convegni provinciali per le linee guida delle “Federazionisportive per la salute”

Previenigiocando/EurobiSpoleto: educazione scolastica nutri-zionale, sui sani stili di vita basata sul libro “Orsetto Gigetto eSerp-Jones” con conseguente mese di attività motoria in unasocietà sportiva

Previenigiocando: educazione scolastica nutrizionale, sui sanistili di vita basata sul libro “Orsetto Gigetto e Serp-Jones” conconseguente mese di attività motoria in una società sportiva

10 appuntamenti tematici con le fattorie didattiche dellaregione: Le fattorie della domenica

Serie di camminate con i cani del progetto RandAgiamo:Bimbi e cani, felici e sani

Corso indirizzato ai farmacisti sulle linee guida di Eurobis e larelativa comunicazione

Lezioni per genitori (nutrizione, psicologia): Le officine delladomenica; Le officine del benessere; Le officine del perché

Registrazione trasmissione televisiva tematica: Dottor salute -Eurobis

Workshop “Stili di vita e salute” (ottobre 2014, Orvieto)

10 camminate di trekking urbano: Corse lente di Va_lentina eDante;

9 incontri di promozione sportiva: Eurobissiadi

Eurobissiadi All In: promozione sportiva di circa 30 disciplinesportive

Passeggiate della formica Selma (3 edizioni)

La consapevolezza di una scelta giusta: indicazioni sulla letturadelle etichette

1ª edizione Cooking Classes

2ª edizione Cooking Classes

Eurobis Day: “festa di compleanno di Eurobis” con la parteci-pazione delle federazioni sportive, fattorie didattiche, spettacolidi danza e concerto finale

Tabella 1. Le azioni di EUROBIS per migliorare lo stile di vita dei bambini e dei loro genitori.

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P. De Feo et al.

grillo che hanno accompagnato i partecipanti inpercorsi urbani, questa volta di domenica mattina,per assecondare le diverse abitudini e i ritmi dif-ferenti delle famiglie durante le stagioni fredde.Con il ritorno della primavera è stata ripropostala serie delle “passeggiate della formica Selma”che ora resteranno un appuntamento mensile du-rante tutto l’arco dell’anno.Un altro esempio di programma di camminateper i bambini, che ha riscosso un notevole successo,è stato quello di “Bimbi e cani, felici e sani!” -realizzato questa volta in collaborazione con ASL1Umbria, Facoltà di veterinaria dell’Universitàdegli Studi di Perugia, Canile Sanitario di Perugia,progetto RandAgiamo – durante il quale le famigliesono entrate a contatto con i cani del progetto re-gionale RandAgiamo lungo passeggiate tematichebasate sulla conoscenza e la convivenza con icani. Anche questo programma verrà ripropostoa cadenza mensile durante tutto l’anno, in mododa alternarsi con le altre passeggiate.Sempre nell’area di lavoro dell’attività motoria,ma questa volta in ambito prettamente sportivo,sono state realizzate – in collaborazione con ilCus Perugia - le “Eurobissiadi”: sette appuntamenti,per altrettante discipline sportive, volti a far pro-muovere sport meno praticati ma coinvolgenti ecompleti. Coronamento di questa iniziativa sonostate le Eurobissiadi All In, organizzate in colla-borazione alle associazioni dei genitori, le prolocolocali e i Comuni di Deruta e Torgiano, durante lequali quasi trenta società sportive per altrettantediscipline hanno realizzato un’intera giornata de-dicata alla promozione sportiva.Un evento già sperimentato da EUROBIS in oc-casione dell’Eurobis Day, la “festa di compleanno”del progetto, organizzata al Palasport Evangelistidi Perugia, il 15 febbraio 2015. Grazie alla colla-borazione con il CONI Umbria, il palazzetto dellosport è stato riempito per una mattina con varitipi di discipline ed un approccio di pura promo-zione sportiva, grazie ad una decina società e fe-derazioni che hanno aderito all’iniziativa. L’EurobisDay non è stato solo un evento sportivo ma hacoinvolto vari partner di Eurobis: l’allestimentodi una zona dedicata alle fattorie didattiche diCIA – con le quali si è poi stilato un programmadi appuntamenti domenicali tematici in loco lefattorie stesse -, un pranzo “della salute” conmenù ideato per l’occasione dalle nutrizioniste diEUROBIS, una sfilata in costumi africani per sot-tolineare l’importanza dell’integrazione, un concertofinale.Il lavoro con il CONI Umbria non si è limitatoquella singola occasione ma la comunanza diintenti e di approccio al lavoro ha portato EUROBISad instaurare con il comitato olimpico regionale

un sodalizio vero e proprio: corsi di aggiornamentoper i tecnici del CONI regionale per promuoverele linee guida del testo “Federazioni sportive perla salute”, la partecipazione integrante per il com-pletamento del progetto “Orsetto Gigetto e Serp-Jones” dove il CONI ha mette a disposizione unmese gratuito di attività sportiva presso le societàaderenti all’iniziativa, nella quale il mese di sportrappresenta la fase finale di un percorso di nutri-zione e di promozione dei sani stili di vita, svilup-pato direttamente in classe con il coinvolgimentodegli insegnanti e delle famiglie. Orsetto Gigetto e Serp-Jones è il titolo di un librostrutturato proprio per il lavoro di Eurobis nellescuole; si divide in quattro capitoli: i primi duestrettamente legati all’alimentazione (“Cosa so diquello che mangio”, l’esperienza sensoriale legataal cibo, i principi nutritivi); il terzo all’attivitàmotoria; l’ultimo sugli stili di vita. Dopo la primafase in aula, nella quale i bambini completano illibro coadiuvati dalle maestre precedentementepreparate dagli specialisti di Eurobis, la parteconclusiva è rappresentata dal mese di attivitàfisica in una società sportiva aderente, con disciplinadiversa da quella ipoteticamente già in atto dalbambino. La bontà di questa attività è rappre-sentata dal fatto che essa è facilmente riproducibilenel territorio e nei vari contesti, tanto da esserepotenzialmente diffondibile in tutta la regione inbreve tempo. I dati raccolti, poi, saranno funzionalial progetto di ricerca e alla valutazione dellasua efficacia in termini di apprendimento e cam-biamento dello stile di vita dei bambini e delleloro famiglie.

Queste le altre attività rientranti nel programmadi EUROBIS:• In collaborazione con la Regione Umbria, nel-l’ambito di una fase pilota, sono stati individuatidue realtà per iniziare il lavoro programmaticosui Parchi attivi e parchi terapeutici.

• In collaborazione con il POST (museo dellascienza) di Perugia sono state organizzate “Leofficine della domenica”, una serie di incontricon i genitori di argomento nutrizionale e psi-cologico.

• Organizzazione di un prossimo corso di forma-zione per i pediatri umbri.

• In collaborazione con Federfarma Umbria èstato organizzato un corso di formazione per ifarmacisti umbri; sono state avviate delle col-laborazioni a livello di comunicazione che ve-dranno i farmacisti attivi nella promozione deisani stili di vita sul modello di Eurobis.

• Cooking classes tematiche divise in due momenti:lezione per i genitori sul tema della giornata;

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EUROBIS: la lotta all’obesita’ infantile in umbria

attività in cucina per bambini. Dopo la fasesperimentale partirà il progetto pilota dell’attivitàdefinitiva in collaborazione con l’Università deisapori di Perugia.

• Collaborazioni con i centri estivi per giochisulla nutrizione.

Il passo più importante fatto da EUROBIS però èsicuramente quello della firma del protocollo diintesa – tra regione Umbria, Università degliStudi di Perugia, Ufficio scolastico regionale,CONI, CIP - elaborato dal dipartimento prevenzionedella Regione Umbria per l’inserimento del laureatodi Scienze Motorie nella scuola primaria. Dall’annoscolastico in corso tornerà, nel 98% delle primeclassi delle scuole elementari della regione (oltre5000 bambini per le classi di prima), la figuradel tecnico di attività motoria per due ore allasettimana. Un punto di partenza dal quale dianno in anno si aggiungerà una classe di età perarrivare al completamento di tutto il ciclo discuola primaria tra quattro anni. La novità diquesto intervento è quella che, a fianco del laureatodi Scienze Motorie, ci saranno degli specialisti innutrizione e psicologia che completeranno il lavorocon delle lezioni ai docenti delle scuole. Queste fi-gure riceveranno una formazione preparata ap-positamente per l’occasione dagli specialisti delCentro C.U.R.I.A.MO. che provvederà alla valu-tazione dei risultati del progetto.

L’INTERVENTO CLINICO

Come detto, la peculiarità di EUROBIS rispetto atutti gli altri programmi del network Epode èquella dell’intervento clinico. Fino ad ora sonostati coinvolti 90 soggetti, di cui 60 bambini inetà target (4-12 anni) e 30 adolescenti.L’obiettivo dell’intervento è migliorare lo stile divita e lo stato di forma fisica dei bambini e degliadolescenti. Vengono valutati prima e dopo 6mesi di intervento intensivo idati antropometrici:il peso, l’altezza, il BMI e la circonferenza vita edi principali parametri funzionali (flessibilità, forzamuscolare e capacità aerobica), segno di un pas-saggio da uno stile di vita più o meno sedentarioad uno più attivo. Infine sono studiati i cambiamentidelle abitudini alimentari dei bambini obesi ed insovrappeso ed indirettamente delle loro famiglie,ottenuti tramite la misurazione dell’aderenza alladieta mediterranea, valutata attraverso il que-stionario KIDMED.

La misurazione della composizione corporea vieneeffettuata attraverso il Bod Pod (Cosmed), unostrumento installato al Centro C.U.R.I.A.MO. cheutilizza i principi della densitometria totale perstimare la massa grassa e la massa magra di unindividuo.

Il miglioramento delle abitudini alimentari eduna vita più attiva costituiscono i cardini principalidi uno stile di vita sano. L’intervento clinico diEUROBIS presso il centro C.U.R.I.A.MO. consistein un’azione condivisa e congiunta di diversefigure professionali, con lo scopo di migliorare lo

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stile di vita della persona in cura senza costringi-menti. L’intervento nutrizionale rappresenta unpilastro portante nell’ambito del percorso multi-disciplinare che, se affiancato a un programmamotorio e a un percorso motivazionale, è mag-giormente efficace nella lotta contro l’obesità inetà pediatrica. I dati preliminari ottenuti hannoconfermato l’efficacia dell’intervento e supportanoil concetto che gli interventi EPODE debbanoessere basati sulla combinazione dell’interventodi comunità con un intervento clinico mirato incasi selezionati.

Corresponding author: Pierpaolo De FeoC.U.R.I.A.MO. (Centro Universitario Ricerca Interdiparti-mentale Attività Motoria), Via G. Bambagioni, 19 06126Perugia, Italy

RingraziamentiLa realizzazione del progetto è stata possibilegrazie al sostegno non condizionato della theCoca Cola Foundation.

BIBLIOGRAFIA

1. De Feo P., Sbraccia P. Strategies for health enhancingphysical activity (HEPA) promotion to prevent obesityand type 2 diabetes in Italy. CoreBook – Multimedia& Editoria, January 2014. Web document:http://cu-riamo.unipg.it/news/STRATEGIES%20FOR%20HEALTH%20ENHANCING%20PHYSICAL%20ACTIV-ITY%20(HEPA).pdf

2. Special Eurobarometer 412. Sport and Physical Ac-tivity, 2014. Webdocument:http://ec.europa.eu/ pu-blic_ opinion/archives/ebs/ebs_412_en.pdf

3. WHO EUROPE. Country profiles on nutrition,physical activity and obesity in the 28 EuropeanUnion Member States of the WHO European Region.Methodology and summary. 2013. Web document:http://www.euro.who.int/en/publications/abstracts/country-profiles-on-nutrition,-physical-activity-and-obe-sity-in-the-28-european-union-member-states-of-the-who-european-region.-methodology-and-summary

4. Mazzeschi C, Pazzagli C, Laghezza L, Battistini D,Reginato E, Perrone C, Ranucci C, Fatone C, PippiR, Giaimo MD, Verrotti A, De Giorgi G, Feo P. De-scription of the EUROBIS Program: A Combinationof an Epode Community-Based and a Clinical CareIntervention to Improve the Lifestyles of Childrenand Adolescents with Overweight or Obesity. BioMedResearch International, Article ID 546262, Volume2014.

P. De Feo et al.

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