LA CHIESA E IL MONDO: IMPEGNO DI GIUSTIZIA «Casa, … all'ONU.pdf · diale e nel cuore della...

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Avvenire 26/09/2015 Copyright © Avvenire Settembre 26, 2015 9:18 am (GMT -2:00) / Powered by TECNAVIA Copia ridotta al 64% del formato originale letter della pagina EDITORIALE LA CHIESA E IL MONDO: IMPEGNO DI GIUSTIZIA PER ESPERIENZA DI UMANITÀ ANDREA RICCARDI l discorso di papa Francesco all’Onu ha una storia alle spalle. Francesco si ricol- lega esplicitamente alla prima visita di un Papa al Palazzo di Vetro, quella com- piuta da Paolo VI il 4 ottobre 1965, quan- do gridò: «Jamais plus la guerre! Mai più la guer- ra!». Era la speranza della Chiesa di Roma a vent’anni dalla fine del secondo conflitto mon- diale e nel cuore della guerra fredda. Una spe- ranza che non avrebbe ceduto di fronte ai tan- ti conflitti scatenatesi fino al 1989 e poi nel mon- do globale (tanti, ancora aperti, quelli ricorda- ti da Francesco). Nel 1965 molti consigliarono a Paolo VI di presentarsi all’Onu come «mae- stro di verità», di legge naturale o di civiltà. Lui scelse, invece, di qualificare sé e la Chiesa con un’immagine umile, ma densa di significato: «e- sperti di umanità». Nel suo discorso, Montini a- veva scritto (fu poi cancellato): «Noi siamo an- tichi». L’esperienza di umanità della Chiesa ha una lunga storia. Come Paolo VI, Francesco da «esperto di umanità» ha ricordato: senza spiri- to non c’è pace. Ha citato il suo predecessore: «L’edificio della moderna civiltà deve reggersi su princìpi spirituali…». Il Papa ha ribadito la necessità delle Nazioni U- nite: che sarebbe il mondo senza l’Onu? – si è chiesto. I poteri – noti e occulti – porterebbero a «tremende atrocità». Ma l’Onu deve essere al- l’altezza della sua missione, non burocratico, capace di rispondere al bisogno di pace e giu- stizia, deciso e in grado di limitare anche «l’a- sfissiante sottomissione… a sistemi creditizi nei confronti dei Paesi in via di sviluppo». Nella sua legittimazione dell’Onu, il Papa ha sviluppato molto l’idea di giustizia, come cuore di una vi- ta internazionale basata sulla «fraternità uni- versale»: un grande tema, spesso ridotto al giu- stizialismo. La giustizia non può attendere. Il mondo la reclama. Francesco, in modo con- creto ha indicato un «minimo assoluto» di giu- stizia, per far vivere una famiglia: «Casa, lavoro e terra». Senza questo minimo, non c’è vita. E ha aggiunto «la libertà dello spirito» (che com- prende quella religiosa e educativa). Questi di- ritti non si vivono da soli, ma «in comunione con gli altri esseri umani». A fronte di una glo- balizzazione che crea ed esalta individui soli, il papa sottolinea ancora una volta il valore delle relazioni, della «socialità umana». Questa testi- monianza viene dal profondo della Chiesa, che è comunione e che sa come non ci si salva da soli. "Nessun uomo è un’isola" è il titolo di un noto libro di quel Thomas Merton che papa Francesco ha ricordato al Congresso degli Sta- ti Uniti d’America. L’uomo e la donna non sono nemmeno sepa- rati dall’ambiente. Il Papa ha parlato di un «di- ritto dell’ambiente», anche perché «qualsiasi danno all’ambiente… è un danno all’umanità». I poveri, che sono scartati e vivono di scarti, so- no le principali vittime della violenza all’am- biente. Le parole del Papa all’Onu hanno fatto sentire la voce dei poveri e i gemiti della crea- zione in quell’intreccio che Francesco propone. In tale prospettiva il Papa ha levato il suo grido contro la guerra, mezzo secolo dopo Paolo VI. Ha ricordato le «conseguenze negative di inter- venti politici e militari non coordinati tra i mem- bri della comunità internazionale»: questa è e- sperienza storica. Ha citato i conflitti aperti, ha sottolineato la persecuzione dei cristiani e del- le altre minoranze. Ma anche la «guerra diffu- sa», troppo ignorata, del narcotraffico. E quan- ti altri comportamenti violenti! La tratta delle persone, il traffico delle armi, lo sfruttamento in- fantile: tutti prodotti d’un consolidato clima di violenza. Di fronte a questi aspri scenari, Francesco ha ri- badito la necessità di scelte e politiche contro- corrente, ispirate alla fraternità universale e al- la sacralità della vita. In maniera semplice ma innovativa, ha indicato le categorie più colpite: poveri, anziani, bambini nati e non nati, am- malati, disoccupati, abbandonati e scartati di ogni tipo... La voce di quest’umanità dolente – non solo "casi" sociali, morali o politici – ha da- to forza alle parole del Vescovo di Roma. Perché l’esperienza umana della Chiesa è quella del dolore di tanti, di troppi, che non possono più attendere. © RIPRODUZIONE RISERVATA I

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Avvenire 26/09/2015

Copyright © Avvenire Settembre 26, 2015 9:18 am (GMT -2:00) / Powered by TECNAVIA

Copia ridotta al 64% del formato originale letter della pagina

Polemica in UsaAgenti uccidonoafroamericanosu sedia a rotelle

A PAGINA 21

Oltre il Pil«L’ambiente èun bene economico»Bruni a Loppianolab

VIANA A PAGINA 24

BilancioBanca Etica recordLa raccolta adessosupera il miliardo

MAZZA A PAGINA 25

SvizzeraIndagato Blattere spunta il giallodi fondi illeciti a Platini

A PAGINA 30

Quot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i t

ANNO XLVIII n° 2281,40 €

Opportunità di acquistoin edicola:Avvenire+ Luoghi dell’Infinito4,00 €

Sabato 26 settembre2015

Beato Paolo VIpapa

Il fatto. Il Papa richiama le Nazioni Unite al rispetto della vita in ognisua fase. La giustizia come requisito essenziale per realizzare la fraternità

«Casa, lavoro, terraE libertà di spirito»Francesco all’Onu: ecco i diritti fondamentali

E D I T O R I A L E

LA CHIESA E IL MONDO: IMPEGNO DI GIUSTIZIA

PER ESPERIENZADI UMANITÀ

ANDREA RICCARDI

l discorso di papa Francesco all’Onu hauna storia alle spalle. Francesco si ricol-lega esplicitamente alla prima visita diun Papa al Palazzo di Vetro, quella com-piuta da Paolo VI il 4 ottobre 1965, quan-

do gridò: «Jamais plus la guerre! Mai più la guer-ra!». Era la speranza della Chiesa di Roma avent’anni dalla fine del secondo conflitto mon-diale e nel cuore della guerra fredda. Una spe-ranza che non avrebbe ceduto di fronte ai tan-ti conflitti scatenatesi fino al 1989 e poi nel mon-do globale (tanti, ancora aperti, quelli ricorda-ti da Francesco). Nel 1965 molti consigliaronoa Paolo VI di presentarsi all’Onu come «mae-stro di verità», di legge naturale o di civiltà. Luiscelse, invece, di qualificare sé e la Chiesa conun’immagine umile, ma densa di significato: «e-sperti di umanità». Nel suo discorso, Montini a-veva scritto (fu poi cancellato): «Noi siamo an-tichi». L’esperienza di umanità della Chiesa hauna lunga storia. Come Paolo VI, Francesco da«esperto di umanità» ha ricordato: senza spiri-to non c’è pace. Ha citato il suo predecessore:«L’edificio della moderna civiltà deve reggersi suprincìpi spirituali…».Il Papa ha ribadito la necessità delle Nazioni U-nite: che sarebbe il mondo senza l’Onu? – si èchiesto. I poteri – noti e occulti – porterebberoa «tremende atrocità». Ma l’Onu deve essere al-l’altezza della sua missione, non burocratico,capace di rispondere al bisogno di pace e giu-stizia, deciso e in grado di limitare anche «l’a-sfissiante sottomissione… a sistemi creditizi neiconfronti dei Paesi in via di sviluppo». Nella sualegittimazione dell’Onu, il Papa ha sviluppatomolto l’idea di giustizia, come cuore di una vi-ta internazionale basata sulla «fraternità uni-versale»: un grande tema, spesso ridotto al giu-stizialismo. La giustizia non può attendere. Ilmondo la reclama. Francesco, in modo con-creto ha indicato un «minimo assoluto» di giu-stizia, per far vivere una famiglia: «Casa, lavoroe terra». Senza questo minimo, non c’è vita. Eha aggiunto «la libertà dello spirito» (che com-prende quella religiosa e educativa). Questi di-ritti non si vivono da soli, ma «in comunionecon gli altri esseri umani». A fronte di una glo-balizzazione che crea ed esalta individui soli, ilpapa sottolinea ancora una volta il valore dellerelazioni, della «socialità umana». Questa testi-monianza viene dal profondo della Chiesa, cheè comunione e che sa come non ci si salva dasoli. "Nessun uomo è un’isola" è il titolo di unnoto libro di quel Thomas Merton che papaFrancesco ha ricordato al Congresso degli Sta-ti Uniti d’America.L’uomo e la donna non sono nemmeno sepa-rati dall’ambiente. Il Papa ha parlato di un «di-ritto dell’ambiente», anche perché «qualsiasidanno all’ambiente… è un danno all’umanità».I poveri, che sono scartati e vivono di scarti, so-no le principali vittime della violenza all’am-biente. Le parole del Papa all’Onu hanno fattosentire la voce dei poveri e i gemiti della crea-zione in quell’intreccio che Francesco propone.In tale prospettiva il Papa ha levato il suo gridocontro la guerra, mezzo secolo dopo Paolo VI.Ha ricordato le «conseguenze negative di inter-venti politici e militari non coordinati tra i mem-bri della comunità internazionale»: questa è e-sperienza storica. Ha citato i conflitti aperti, hasottolineato la persecuzione dei cristiani e del-le altre minoranze. Ma anche la «guerra diffu-sa», troppo ignorata, del narcotraffico. E quan-ti altri comportamenti violenti! La tratta dellepersone, il traffico delle armi, lo sfruttamento in-fantile: tutti prodotti d’un consolidato clima diviolenza.Di fronte a questi aspri scenari, Francesco ha ri-badito la necessità di scelte e politiche contro-corrente, ispirate alla fraternità universale e al-la sacralità della vita. In maniera semplice mainnovativa, ha indicato le categorie più colpite:poveri, anziani, bambini nati e non nati, am-malati, disoccupati, abbandonati e scartati diogni tipo... La voce di quest’umanità dolente –non solo "casi" sociali, morali o politici – ha da-to forza alle parole del Vescovo di Roma. Perchél’esperienza umana della Chiesa è quella deldolore di tanti, di troppi, che non possono piùattendere.

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ILa guerra come negazione di o-gni diritto, il dovere di porre finead abusi e usura nei confronti deiPaesi poveri. Nel suo interventoal Palazzo di Vetro, il Papa ha sot-tolineato che ogni danno al-l’ambiente, danneggia l’uma-nità e che a pagarne le con-seguenze maggiori sono so-prattutto le popolazio-ni meno abbienti. Apartire dalle crisi inatto il no a «inter-venti poli-tici e mili-tari noncoordinati

tra i membri della comunità in-ternazionale». Nel ribadire comeil ruolo delle Nazioni Unite siaindispensabile, Francesco ha altempo stesso evocato la neces-sità di «concedere a tutti i Paesi,

senza eccezione, una parteci-pazione e un’incidenza realeed equa nelle decisioni». L’ap-

pello per i cristiani e le al-tre minoranze perse-

guitate. Oggi Bergoglioa Filadelfia ultima

tappa delsuo viag-gio negliUsa.

Prove di leadership condivisa: il presidente cinese Xi Jinping, sottola spinta del suo omologo Barack Obma, imprime una svolta ver-de all’economia di Pechino. I due leader trovano l’intesa anche suidossier del cyber-spionaggio e sul rischio di escalation militare nelPacifico. L’Assemblea generale dell’Onu ha invece approvato l’A-genda 2030, che include i 17 nuovi Obiettivi di sviluppo.

ADOTTATI I NUOVI OBIETTIVI PER IL 2030

Xi cambia l’aria:la Cina ridurrài gas serra dal 2017

Nella legge di stabilità si studiaun primo intervento contro ildisagio sociale. L’idea: 150 eu-ro per figlio a ogni nucleo in-capiente. Mercoledì verticedecisivo sulle pensioni.

In un appartamento delcentro di Milano, l’associa-zione Prepara ha promossouna conferenza del gineco-logo americano Danesh-man del Fertility Center. Se-condo la testimonianza didue attivisti di ProVita, il me-dico ha presentato il tariffa-rio delle prestazioni: per unbambino da madre surroga-ta partorito negli Usa e in Ca-nada si spendono tra i 75mi-la e i 120mila dollari. Attivitàvietata dalla legge in Italia.

IASEVOLI A PAGINA 10FERRARIO A PAGINA 11

Il piano

Un bonusper i poveriDal governoun miliardo

Bioetica. Clinica Usa in tour, denuncia di ProVita

Uteri in affittoOra i piazzistiarrivano da noi

L’analisiCon l’esercito comunel’Europa può darepiù garanzie di pace

FRANCESCO PALMAS

La sognavano, i padri fondatori. Ma è nau-fragata nell’oblio, insieme alle velleità diseri progetti comuni. Se l’Unione mone-taria scricchiola, la difesa europea anna-spa. Anzi, non è mai decollata. Non ha u-na strategia politico-militare che la sor-regga, né mezzi autonomi. Peggio ancora:la dinamica propulsiva si sta affievolendo.

A PAGINA 3

Terra dei fuochiIl vescovo di AcerraDi Donna: si pentanoanche gli industriali

ANTONIO MARIA MIRA

Per risolvere il dramma ambientale inCampania è necessario il dialogo tra isti-tuzioni e cittadini. E questo la Chiesa in-tende favorire. Ma nella veritá. Noi diamocredito alle istituzioni, non siamo contro,ma facciano la loro parte». Così il vesco-vo di Acerra, monsignor Antonio Di Don-na, spiega l’iniziativa "Ricostruire la città".

A PAGINA 19

La scomparsaMorto Giorgio IsraelMatematica e impegnoper ebraismo e scuola

ANNA FOA

Matematico, storico della matematicae della scienza, studioso di pensiero e-braico, impegnato fino alla vigilia del-la morte nel dibattito sulla scuola e sul-la didattica, molto vicino alla politicadi Israele, Giorgio Israel, mancato ieridopo lunga malattia, era nato a Romanel marzo 1945.

A PAGINA 26

I NOSTRI TEMI

StoriaSelvino, il paese che accolse i bimbi scampati alla Shoah

BIROLINI A PAGINA 26

TendenzeIn tutta l’Europasono gli italiani i più teledipendenti

GAMBASSI A PAGINA 29

SportEuropei di volley,le azzurre di Bonittasono tra le favorite

BERRUTO A PAGINA 30

Volkswagen. Mueller nuovo Ad

Dopo la truffaè «dieselfobia»

CAPROTTI, DEL RE E PITTALUGA A PAGINA 9

INSERTO ALLE PAGINE 13-18

L’ombra dello scandalo sul Salone

Auto 2.0: conferme,dubbi e sorpresein mostra a Francoforte

ALFIERI E MIELE A PAGINA 7

Marina Corradi

ia madre aveva sempre unlibro per le mani. A dieci oundici anni, forse, ne aprii

uno di cui continuamente lei miparlava. Erano dei racconti di DinoBuzzati. Ne scorsi distrattamente pocherighe. Mi fermai allora, e mi misi asedere, senza più staccare gli occhidalle pagine. Qualcosa mi aveva comeavvinghiato. Lo sbalordimento discoprire, nelle righe di uno sconosciuto,un nuovo orizzonte, altro dal nostro,eppure simile, nella sua apparenzaquotidiana. Tutto, all’inizio di unracconto di Buzzati, sembravanormale. Ma poi era come se si aprisselo spiraglio di una piccola porta, e di lìsi passasse in una terra di mezzo, dovela realtà debordava dai confini

consueti e si allargava, informe,invasiva; dove il sogno, o l’incubo,pretendevano di farsi verità.Era come stare in piedi sul crinale fradue mondi - e io, forse, fra i due,preferivo il secondo. Preferivo i babaudi Buzzati, galleggianti nei cielinotturni come silenziose domande, e lecose che non erano ciò che banalmentesembravano, ma segni arcani diun’altra, parallela realtà. Scoprivo, soprattutto, di non esserel’unica che amava aggirarsi nel suogiardino di sogni e inquietudini, cheamava stare in bilico lungo il confinefragile fra il buio e la luce. Aprire quel libro, fu scoprire di nonessere sola.

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MLibri

on occhi di bambina

IL TESTO, CARDINALE E MOLINARI ALLE PAGINE 4, 5 E 6