LA CASA DEL NESPOLO: UN PEZZO Una scrittrice fra di noi DI ... · albero di Nespolo, che conduce...

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www.liceovittorini.net Il Giornale dell’Istituto “E. Vittorini” di Lentini (SR) Liceo scientifico - Liceo linguistico - Liceo delle Scienze Umane - Liceo Classico www.liceovittorini.net Dicembre 2014 - N° 1 FRANCOFONTE GORGIA POLIVALENTE LA CASA DEL NESPOLO: UN PEZZO DI STORIA DA NON DIMENTICARE Trezza, i Malavoglia e i ragazzi del Vittorini Lo scorso nove ottobre le docenti di lettere, Lucrezia Zagami e Giusy Milanesi insieme all’esperto Dott. Gualtieri, hanno ac- compagnato i loro alunni frequentanti il PON “Competenze lin- guistiche e testuali per lo studio e la vita” alla visita d’istruzione ad Acitrezza. Nel primo pomeriggio la meta è stata il Museo Casa del Ne- spolo, che nell’immaginario verghiano fu la casa dei Malavo- glia. Al Museo si accede attraverso un bellissimo arco a tutto sesto in pietra lavica. All’interno del piccolo cortile campeggia un albero di Nespolo, che conduce alle due stanze dell’edificio. Nella prima sala lo sguardo viene subito rapito dalla locandina del film La Terra Trema di Luchino Visconti insieme alle molte foto scattate durante le riprese; nella seconda sala gli al- lievi hanno potuto ammirare una moltitudine di attrezzi da la- voro. Un esempio? la lampara che veniva utilizzata per fare lu- ce durante le uscite notturne in mare oppure le reti, fatte a ma- no, con coloranti naturali e molti altri strumenti in cui è rac- chiuso il passato degli abitanti-pescatori di Acitrezza. Gli studenti si sono anche trovati dinanzi ad un album fotogra- fico ricchissimo di immagini, scattate da Giovanni Verga. C’è stato grande entusiasmo per la lettura delle lettere scritte dal poeta al fratello Pietro. Da queste ultime hanno potuto conosce- re un Verga che si occupa della gestione finanziaria del pa- trimonio familiare, in qualità di fratello maggiore. I ragazzi erano molto incuriositi dal racconto della vita di Verga, e- sposto dalla guida. Sono venuti a cono- scenza di alcuni aned- doti sullo scrittore: egli, ad esempio, a Trezza, fece fare un giro in barca ad una delle su amanti, molto più grande di lui; la donna, appena arrivata, defi- nì questa piccola realtà bellissima e colorata come se fosse un paradiso terrestre, ma purtroppo, dopo pochi giorni affermò l’esatto contrario: una Trezza triste e nera, come gli abiti delle donne del luogo, perennemente in lutto per i propri cari scom- parsi in mare. Fu proprio questa realtà ispirare lo scrittore nella stesura del ro- manzo riguardante la storia della famiglia Toscano ,detta I Malavoglia, ambientata ad Acitrezza. Marianna Urrata III M Liceo Linguistico Non capita tutti i giorni di condividere la classe con una giovane scrittrice. Po- trebbe, da un lato, suscitare rabbia, invidia nei compagni, ma non per noi che, al contrario, abbiamo rispetto e soprattutto ammirazione nei suoi confronti. Sono davvero sconvolta; non so dove trova il tempo per fare tutto, afferma una nostra compagna. Molti la considerano un modello da seguire, non tanto per scrittura di un libro, quanto per la sua capacità di conciliare lo studio con la sua passione. E questo solo a sedici anni quando ha pubblicato per la casa il romanzo Il male minore, primo della trilogia Adversus Sol. La parola a Giulia Carlentini - Come è nata l’idea? E soprattutto, cosa ti ha maggiormente ispirato? La scrittura è una forma di telepatia, così esordisce Giulia che ha fatto sue le parole di Stephen King, L’idea della trama è nata grazie a un sogno, ma soltanto da sveglia ha cominciato a svilupparsi.Mi cono chiesta cosa fosse necessario per solleticare la fantasia del lettore e poi, pian piano, i personaggi hanno preso cor- po e forma e si sono insinuati tra le parole spontaneamente. A ispirarmi, però, è anche la vita di tutti i giorni, in fin dei conti la quotidianità non è altro che un frammento di mondo fantastico. - Chi è Seyarh, la protagonista? Seyarh è una ragazza della Terra dell’Acqua e ha sempre vissuto all’interno di mura protettive. Lei, però, non è una persona come tutte le altre, possiede un’indole buona che si scontra con quello che è il suo ineluttabile compito: ucci- dere per riportare in vita antichi cavalieri del passato che possano fermare la guerra in corso nelle cinque terre. C’era bisogno di un personaggio non banale, dotato di una purezza , di un carattere insieme ribelle e mansueto, di una luce sepolta in fondo all’animo . - Come è nata la tua passione per la scrittura? La passione per la narrativa l’ho sempre avuta. prima quella per la lettura, pe- rò, più leggevo più maturava in me la convinzione che avessi bisogno di inventa- re una mia storia. Ho capito che la scrittura era qualcosa d’importante di cui a- vevo bisogno, volevo un’altra esistenza per liberare emozioni e soprattutto vo- levo trasmettere un mio messaggio. La scrittura è qualcosa che cresce dentro, come una pianta il cui frutto è la trama, qualcosa d’avvolgente, che cattura nel- le sue meravigliose spine. Nella scrittura serve costanza, ma non sempre si è in grado di mantenerla. In questo caso preferisco aspettare e, nel frattempo, per- metto alle mie idee di maturare e passo alla tastiera solo quando il momento è propizio, persino in termini di tempo. - Come ti vedi fra venti anni? Pensare al futuro è difficile, spero di non cambiare, , di amare sempre quel che amo ora e, magari, di rileggere i miei primi racconti con nostalgia. Quello che voglio è diventare una scrittrice! La IV A Liceo Scientifico Lentini Una scrittrice fra di noi

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Il Giornale dell’Istituto “E. Vittorini” di Lentini (SR)

Liceo scientifico - Liceo linguistico - Liceo delle Scienze Umane - Liceo Classico

www.liceovittorini.net Dicembre 2014 - N° 1

FRANCOFONTE GORGIA POLIVALENTE

LA CASA DEL NESPOLO: UN PEZZO

DI STORIA DA NON DIMENTICARE

Trezza, i Malavoglia e i ragazzi del Vittorini

Lo scorso nove ottobre le docenti di lettere, Lucrezia Zagami e

Giusy Milanesi insieme all’esperto Dott. Gualtieri, hanno ac-

compagnato i loro alunni frequentanti il PON “Competenze lin-

guistiche e testuali per lo studio e la vita” alla visita

d’istruzione ad Acitrezza.

Nel primo pomeriggio la meta è stata il Museo Casa del Ne-

spolo, che nell’immaginario verghiano fu la casa dei Malavo-

glia.

Al Museo si accede attraverso un bellissimo arco a tutto sesto

in pietra lavica. All’interno del piccolo cortile campeggia un

albero di Nespolo, che conduce alle due stanze dell’edificio.

Nella prima sala lo sguardo viene subito rapito dalla locandina

del film – La Terra Trema di Luchino Visconti – insieme alle

molte foto scattate durante le riprese; nella seconda sala gli al-

lievi hanno potuto ammirare una moltitudine di attrezzi da la-

voro. Un esempio? la lampara che veniva utilizzata per fare lu-

ce durante le uscite notturne in mare oppure le reti, fatte a ma-

no, con coloranti naturali e molti altri strumenti in cui è rac-

chiuso il passato degli abitanti-pescatori di Acitrezza.

Gli studenti si sono anche trovati dinanzi ad un album fotogra-

fico ricchissimo di immagini, scattate da Giovanni Verga. C’è

stato grande entusiasmo per la lettura delle lettere scritte dal

poeta al fratello Pietro. Da queste ultime hanno potuto conosce-

re un Verga che si occupa della gestione finanziaria del pa-

trimonio familiare, in qualità di fratello maggiore.

I ragazzi erano molto

incuriositi dal racconto

della vita di Verga, e-

sposto dalla guida.

Sono venuti a cono-

scenza di alcuni aned-

doti sullo scrittore: egli,

ad esempio, a Trezza,

fece fare un giro in

barca ad una delle su

amanti, molto più grande di lui; la donna, appena arrivata, defi-

nì questa piccola realtà bellissima e colorata come se fosse un

paradiso terrestre, ma purtroppo, dopo pochi giorni affermò

l’esatto contrario: una Trezza triste e nera, come gli abiti delle

donne del luogo, perennemente in lutto per i propri cari scom-

parsi in mare.

Fu proprio questa realtà ispirare lo scrittore nella stesura del ro-

manzo riguardante la storia della famiglia Toscano ,detta

I Malavoglia, ambientata ad Acitrezza.

Marianna Urrata III M Liceo Linguistico

Non capita tutti i giorni di condividere la classe con una giovane scrittrice. Po-

trebbe, da un lato, suscitare rabbia, invidia nei compagni, ma non per noi che, al

contrario, abbiamo rispetto e soprattutto ammirazione nei suoi confronti.

Sono davvero sconvolta; non so dove trova il tempo per fare tutto, afferma una

nostra compagna.

Molti la considerano un modello da seguire, non tanto per scrittura di un libro,

quanto per la sua capacità di conciliare lo studio con la sua passione. E questo

solo a sedici anni quando ha pubblicato per la casa il romanzo Il male minore,

primo della trilogia Adversus Sol.

La parola a Giulia Carlentini

- Come è nata l’idea? E soprattutto, cosa ti ha maggiormente ispirato?

La scrittura è una forma di telepatia, così esordisce Giulia che ha fatto sue le

parole di Stephen King, L’idea della trama è nata grazie a un sogno, ma soltanto

da sveglia ha cominciato a svilupparsi.Mi cono chiesta cosa fosse necessario per

solleticare la fantasia del lettore e poi, pian piano, i personaggi hanno preso cor-

po e forma e si sono insinuati tra le parole spontaneamente. A ispirarmi, però, è

anche la vita di tutti i giorni, in fin dei conti la quotidianità non è altro che un

frammento di mondo fantastico.

- Chi è Seyarh, la protagonista?

Seyarh è una ragazza della Terra dell’Acqua e ha sempre vissuto all’interno di

mura protettive. Lei, però, non è una persona come tutte le altre, possiede

un’indole buona che si scontra con quello che è il suo ineluttabile compito: ucci-

dere per riportare in vita antichi cavalieri del passato che possano fermare la

guerra in corso nelle cinque terre. C’era bisogno di un personaggio non banale,

dotato di una purezza , di un carattere insieme ribelle e mansueto, di una luce

sepolta in fondo all’animo .

- Come è nata la tua passione per la scrittura?

La passione per la narrativa l’ho sempre avuta. prima quella per la lettura, pe-

rò, più leggevo più maturava in me la convinzione che avessi bisogno di inventa-

re una mia storia. Ho capito che la scrittura era qualcosa d’importante di cui a-

vevo bisogno, volevo un’altra esistenza per liberare emozioni e soprattutto vo-

levo trasmettere un mio messaggio. La scrittura è qualcosa che cresce dentro,

come una pianta il cui frutto è la trama, qualcosa d’avvolgente, che cattura nel-

le sue meravigliose spine. Nella scrittura serve costanza, ma non sempre si è in

grado di mantenerla. In questo caso preferisco aspettare e, nel frattempo, per-

metto alle mie idee di maturare e passo alla tastiera solo quando il momento è

propizio, persino in termini di tempo.

- Come ti vedi fra venti anni?

Pensare al futuro è difficile, spero di non cambiare, , di amare sempre quel che

amo ora e, magari, di rileggere i miei primi racconti con nostalgia. Quello che

voglio è diventare una scrittrice!

La IV A Liceo Scientifico Lentini

Una scrittrice fra di noi

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Donne che aiutano altre donne

La violenza contro le donne comprende reati come la violenza sessu-

ale, la violenza sul lavoro e la violenza domestica, spesso legata a

motivi religiosi, fino ad arrivare al femminicidio. Si tratta di una vi-

olazione dei diritti fondamentali delle donne. L’impatto di tale vio-

lenza non tocca soltanto le vittime, ma riguarda anche le famiglie,

gli amici e la società intera. Per questo motivo sono necessarie misu-

re per combattere e prevenire la violenza contro le donne.

Questo fenomeno gravissimo ha conosciuto una spaventosa crescita,

soprattutto nell’ambito familiare e solo una percentuale bassissima

dei casi di crimini contro le donne viene denunciata, per lo più per

paura o per mancanza di difese adeguate. Questo problema ha assun-

to proporzioni così allarmanti da richiedere di essere posto tra le

priorità delle agende politiche dello Stato.

Dagli anni ’70 a oggi, sono state adottate diverse leggi per garantire

a uomini e donne un trattamento paritario sul lavoro, ma queste leggi

rimangono sulla carta, poiché la donna è vista sempre come "il sesso

debole" o come un oggetto.

Uno degli ultimi casi saltato fuori dalla cronaca e che riguarda il no-

stro territorio, è quello delle “Schiave a Ragusa”, sulle quali i carabi-

nieri hanno aperto un’inchiesta. Queste povere donne, piegate a rac-

cogliere pomodori e zucchine nelle serre della provincia di Ragusa

che, in estate, il caldo e i fertilizzanti trasformano in un inferno, alla

fine del turno erano costrette a subire gli abusi del padrone italiano.

Schiave, lavoratrici, molte madri e anche minorenni, che vengono

soprattutto dai Paesi dell’Est. Una realtà terribile, fatta di violenze,

aborti, omertà.

Nel 2014 non ancora terminato, sono state molte le donne che han-

no chiesto aiuto alle associazioni che si occupano della loro difesa e

spesso anche di quella dei loro bambini. E' bello vedere che anche

donne dello spettacolo si sono schierate in difesa di questi diritti e

stanno raccogliendo fondi al fine di portare avanti le tante campagne

di sensibilizzazione. In questo periodo di crisi economica, dove

spesso i servizi sociali sono spesso inefficienti a causa dei tagli subi-

ti, è utile coalizzarsi per porre un freno a questa piaga che ci rende

tutte possibili bersagli.

Ma il vero obiettivo sarebbe la prevenzione o meglio ancora un'edu-

cazione volta al rispetto dell'altra persona.

Si spera che in futuro queste donne, soggette a violenza, denuncino

sempre più gli abusi subiti, chiedendo aiuto alle varie associazioni

del settore e dove spesso incontrano psicologhe, avvocatesse, "donne

che aiutano altre donne".

Flavia Bonanno - Erika Luminario

I B Liceo Scientifico Francofonte

"APOTHEKE”: il laboratorio dei veleni

Nell'assemblea d'istituto del dieci novembre scorso i ragazzi della casa editrice “duetredue” hanno

presentato il libro “Apotheke” dell'avvocato lentinese Santi Terranova, sugli scandali alla facoltà di

farmacia di Catania.

La trama si sviluppa dal punto di vista dell'avvocato Antonio Valenti e di Giulia Valisano, futura

giornalista.

La vicenda prende avvio dalla morte di Lele Patanè (5 dicembre del 2003) e da quella della ricerca-

trice Agata Annino. I genitori delle due vittime e di altri ricercatori morti all'interno della struttura si

presentano dall'avvocato Valenti chiedendo giustizia. L'avvocato è titubante ma quando il padre di

Emanuele Patanè gli consegnò il memoriale scritto dal figlio in Florida mentre era ricoverato, accet-

ta. Alla fine delle sentenze gli otto imputati incolpati solo per il disastro ambientale vengono rila-

sciati senza alcuna pena da scontare.

Alla casa editrice abbiamo posto la domanda: <<Qual è la parte del libro che resta più impressa a chi

lo legge?>>

<<Probabilmente restano impresse tutte le parti che riguardano i verbali delle udienze, forse perché

si vede chiaramente come l'università tentasse in maniera puerile e disordinata di difendere qualcosa

di indifendibile , ossia la responsabilità di non aver fatto il necessario per tenere al sicuro studenti,

docenti, ricercatori e personale tecnico della facoltà di farmacia>>

Abbiamo posto la stessa domanda all'avvocato Santi Terranova:

<<C'è un importante dialogo tra una giovane che vuole fare la giornalista e una monaca, quella è

stata la parte più sofferta... C'è questa giovane che ha capito tanto ma ha tante riserve, e l'incontro

con questa religiosa fa venire fuori la propensione della giovane a fare giornalismo serio cioè, non

limitarsi semplicemente al rispetto delle cinque w, ma esprimere le proprie idee e di dirle con chia-

rezza con forza, senza intaccare la libertà di chi può formarsi un convincimento personale. La mona-

ca che ha capito qual era l'indole di questa giovane ha utilizzato un espediente secondo me impor-

tante, le ha fatto leggere il memoriale di Emanuele Patanè che nella sostanza è un vero articolo di

cronaca , perché pur sapendo di essere condannato a morte, si è limitato a una descrizione oggettiva

ma la giornalista capisce che è fondamentale lasciarsi andare alle proprie opinioni>>

<<Ci sarà un secondo volume?>>

<<Io credo di sì perché la storia se raccontata in un telaio romanzesco, si presta a una continuazio-

ne . Il libro è stato pubblicato prima dell'emissione della sentenza … perché io ho voluto che il letto-

re fosse il giudice... D'altro canto le sentenze vengono emesse dal popolo italiano, il popolo italiano

siamo NOI. E tante volte le sentenze che emettono i giudici non coincidono con quello che pensa il

popolo italiano ...>>

Alessandra Liberto - Benedetta Di Mauro IA Liceo Scientifico Lentini

Ebbene, come disse Aristotele è proprio la moneta. Grazie

ad un fascicolo fornito dalla Banca d’Italia alle scuole ita-

liane per formare la nostra conoscenza economica e propo-

sto alla nostra classe dalla Prof.ssa Francesca Franco, no-

stra docente di Lettere, abbiamo appreso l’utilità della mo-

neta e la sua origine.

Per secoli il commercio è stato fondato sul baratto: lo

scambio di una merce con un’altra, cioè sale, bestiame, a-

vorio e metalli preziosi. Ma non tutte le merci potevano

essere trasportate e conservate a lungo; così la popolazione

ebbe bisogno di qualcosa che si potesse trasportare con fa-

cilità e che avesse un valore. Ciò di cui la popolazione ave-

va bisogno era proprio la moneta. Essa era una piccola la-

stra di metallo, generalmente in ferro o argento, che nel

tempo subì varie trasformazioni.

Ma come si misurava il valore della moneta?

Dapprima il suo valore veniva definito semplicemente in

base alla sua dimensione e al suo peso; successivamente

con l’impressione di un carattere che ne indicasse la quan-

tità. Le banconote erano e sono tutt’ora fatte di carta e a differenza delle monete che

contengono il valore, esse lo rappresentano.

Perché si chiama moneta?

Il termine deriva da uno degli appellativi di Giunone: Moneta, il cui tempio era accan-

to alla zecca. La dea era chiamata così per il suo ruolo di consigliera ed ammonitrice,

infatti il verbo latino “monere” significa proprio consigliare.

Le banconote insieme alle monete svolgono varie funzioni: sono uno strumento di pa-

gamento, ovvero l’acquirente consegna moneta al venditore in cambio di un bene o

un servizio; costituiscono unità di conto: con la moneta si può misurare in modo omo-

geneo il valore dei beni e servizi; rappresentano infine una riserva di valore: dato che

la moneta mantiene il suo valore nel tempo, può essere accumulata per costruire una

riserva di valore e quindi risparmiare.

Al giorno d’oggi l’importanza delle monete viene spesso sottovalutata, soprattutto le

monete di piccolo valore come i centesimi, ma anche queste contribuiscono a costitui-

re ad una riserva di valore.

Questo studio sulla moneta svolto in classe ci

ha fatto capire quanto può essere importante

conoscere ciò che utilizziamo ogni giorno.

Questo tipo d attività sono quelle che più av-

vicinano la scuola alla vita reale quotidiano

suscitando la nostra curiosità e il nostro inte-

resse.

Francesca Di Mauro - Roberta Scapellato

IA Liceo Scientifico Lentini

Tetradracma in argento, moneta ateniese

coniata dopo la vittoria sui Persiani.

Cosa rende unita una comunità?

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Ho sognato la cioccolata per anni Trudi Birger è autrice di un racconto autobiografico

che è una testimonianza agghiacciante L’autrice tratta

in maniera peculiare ciò che è stata la sua TERRIBI-

LE esperienza all’interno del campo di concentra-

mento di Stutthof, dove vive e vede le atrocità di una

situazione che ha lasciato il proprio segno nella sto-

ria.

Il testo è molto breve ed è formato da sole centottan-

ta pagine di pura curiosità e suspense, che assuefanno il lettore in una

maniera unica ed indescrivibile. Uno stile e una struttura semplice e

scorrevole, che lascia al lettore la possibilità di gustare ogni dettaglio

ed ogni scena. Una composizione elaborata magistralmente e adatta

ad una fascia di lettori che comprende sia gli adolescenti, che gli adul-

ti.

Fortunatamente il ricordo di una società pittoresca e “familiare”, ha

dato alla Birger la forza di andare avanti, insieme all’amore filiale

che nutre per la propria madre. La protagonista è ragazzina sedicenne

in un ambiente completamente opposto a ciò che è quello della nostra

società moderna, dove comodità e benessere sono alla nostra portata.

L’amore e la volontà d’animo che si nutre per qualcosa, o qualcuno,

talvolta ci spinge a fare cose oltre il nostro essere. Un libro del genere

merita l’acquisto e la lettura immediata, perché magari è in grado di

farci pensare: “Come reagirei in una situazione del genere? Resterei

mai vivo?”, domande che nessuno mai si farebbe in un’età del genere,

soprattutto perché non si è mai conosciuto e vissuto culturalmente

qualcosa che ce lo facesse esprimere. In sintesi possiamo dire che è un

racconto che dà ASSEFUAZIONE.

Salvatore Tirrito IIA Liceo Classico

La Notte Il romanzo "La notte"(1958) di Elie Wiesel è un'autobio-

grafia che tratta dello sterminio degli ebrei, ambientato

negli anni del nazismo dell'Europa Centrale. Narra delle

esperienze dell'autore ebreo, premio Nobel per la pace

nel 1986, dopo essere stato deportato ad Auschwitz, e in

seguito a Buchenwald, con la sua famiglia. Egli descrive

con i suoi occhi di bambino quello che vede, cioè il di-

sperdersi della sua famiglia nelle terribili circostanze del-

la deportazione nei campi di sterminio: vede la madre e

l'adorata sorellina avviarsi assieme verso uno di quei forni dal quale, poco

tempo dopo, si alzò un fumo nero e denso. Inoltre, vede il padre spegnersi

giorno dopo giorno, fino alla morte. Contemporaneamente, muore in lui

quella fede in Dio fino a allora, sempre forte e viva, che viene sostituita dal

dubbio, dall'incertezza e dalla disperazione. "La notte" è il dolore non solo

degli avvenimenti, ma la notte delle coscienze: molti dei terribili fatti sono

accadono di notte; il campo di concentramento è come una lunga notte

dolorosa, da cui solo dopo molto ci si è potuti liberare. Mi ha colpito nega-

tivamente l'episodio in cui padre e figlio lottano per un pezzo di pane e poi

vengono entrambi uccisi, una scena drammatica sia atroce e brutale: nella

società attuale, anche solo un pensiero del genere fa rabbrividire o non ci

sfiora nemmeno. Queste figure possono essere confrontate con Elie e suo

padre per il fatto che anche quest'ultimi hanno subito le stesse sofferenze

dei primi due, ma si differenziano perché rispetto agli altri: hanno ancora

un po’ di umanità e si aiutano a vicenda. Probabilmente suonerà sciocco,

ma questo libro mi ha aiutato a "salire di un gradino" nella maturazione

personale.

Vanessa Failla IIA Liceo Classico

Tra città e periferia: ricerca di uno status ideale

Spesso ci soffermiamo a riflettere su quali siano le caratteristiche di una ''città ideale''. La immaginiamo co-

me una città pulita, priva di ogni forma di inquinamento, dove i cittadini si impegnano a rispettare l'am-

biente e i monumenti in essa presenti.

La città tradizionale dell'Europa mediterranea si fondava su tre elementi: il sacro, il potere e l'economia.

Ancora oggi questi elementi sono importanti, ma il ruolo della città nei secoli è cambiato. Come afferma

Malerba, le città hanno subito una profonda trasformazione rispetto a come la Storia ce le ha consegnate.

Si avverte una mancanza di rispetto delle tradizioni. Con l'avvento del XX secolo, in particolare, la struttu-

ra urbana pone le sue basi sulla differente distribuzione della ricchezza: nascono i quartieri per i ricchi e

quelli per i poveri.

Tutto ciò non è l’unico punto negativo delle città odierne. Il traffico automobilistico, il degrado e la ma-

nomissione dei centri storici hanno cambiato il volto di tante bellissime città europee. L'aspetto più grave è

aver trascurato i monumenti, che in realtà sono pezzi della nostra storia. È sempre più frequente sentire al

telegiornale notizie che riguardano lo stato di abbandono di alcune opere d'arte. Mi riferisco, ad esempio, al crollo avvenuto nella ''casa dei

gladiatori'' a Pompei, che si poteva evitare attraverso una corretta manutenzione da parte degli organi competenti. Non si può sempre parlare di

mancanza di risorse!

E gli interventi positivi?... Oggi si costruiscono zone pedonali dove è vietata la circolazione di qualsiasi mezzo di trasporto.

… Ma la città è l’unica realtà da vivere? No, esiste anche la periferia. L’elemento periferico, purtroppo, è sinonimo di degrado; c’è carenza dei ser-

vizi, presenta le caratteristiche di incompiutezza e disordine tipiche dell'abusivismo edilizio. E’ ''altro dalla città'' come a voler sottolineare la sua

diversità dal centro storico, ben strutturato e riconoscibile.

Questa situazione non è però definitiva. Infatti le periferie si avviano verso un processo di riqualificazione per permettere ai suoi cittadini di usufrui-

re al meglio dei suoi spazi. Nascono così le aree verdi dove le famiglie trascorrono momenti di relax con i loro bambini. Sono zone riservate alla so-

cializzazione. Nelle periferie si concentrano i centri di produzione e distribuzione.

Città o periferia? Esistono dei modelli ideali? Purtroppo no … Forse rimarremo delusi come il protagonista del film ''La città ideale'', che dopo aver

lasciato la città natale, Palermo, per trasferirsi a Siena, crede di aver raggiunto l'ambiente ideale perché trasformato dalle comodità del progresso,

ma in realtà la sua vita diventa solo più complicata.

Chiara Cristofaro III M Liceo Linguistico

PER NON TOGLIERSI IL “VIZIO” DI LEGGERE UN BUON LIBRO...

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Scelte di temi e pittura di Giambattista Tiepolo

Giambattista Tièpolo nacque a Venezia nel 1696. La sua formazione artistica cominciò nel

1710 nella bottega di Gregorio Lazzarini, un pittore eclettico. Poco tempo dopo Tiepolo si

interessò nella pittura contrastata e “tenebrosa” e nello stile espressivo e drammatico di Fe-

derico Bencovich e Giambattista Piazzetta.

Giambattista Tièpolo fu uno dei massimi esponenti del Rococò e l’ultimo grande protago-

nista della decorazione monumentale in Europa. Oltre ad essere stato un grandissimo arti-

sta decoratore, Tiepolo fu un abile disegnatore ed incisore riuscendo a sviluppare una ver-

sione personale del rococò attraverso la ricerca di luminosità atmosferica e di un nuovo

rapporto tra forma, luce e colore. La composizione nelle sue pitture si presenta come qua-

dri di apparizioni, visioni celestiali e temi di martirio.

Tutte le sue pitture sono fatte verticalmente con l'obiettivo di dare allo spazio una zona ce-

leste ed un’ altra terrena. Tièpolo rese ai suoi quadri una consistenza reale, generando pro-

spettiva. Rispetto ai colori e l'illuminazione, l'artista da grande importanza a quest’ultima

in parti precise dei suoi quadri, utilizzando colori chiari e toni pastelli, risaltando espressio-

ni ed idee di purezza. Possiamo anche notare la preferenza del pittore per utilizzare i colori

azzurro, rosso e giallo.

Tra il 1719 e il 1720 lavorò nel salone del primo piano della villa Baglioni, il quale venne

completamente rivestito dagli affreschi, sfondando illusionisticamente le pareti e creando

così uno spazio infinito. In questo periodo cominciò la collaborazione con il pittore di qua-

drature Gerolamo Mengozzi, tecnica che consiste nella rappresentazione pittorica di forme

architettoniche, che dipinse con Tièpolo negli anni successivi. L’ultimo esempio delle sue

opere tenebrose è fu il Sacrificio di Isacco (nella figura) dipinto nel 1724. Dopo la realiz-

zazione di quest’opera, il suo stile fa un giro verso colori brillanti dai toni chiari immersi in

una luminosità solare.

Negli anni successivi lavorò alla decorazione di Palazzo Sandi, dove dipinse sul soffitto

del salone il Trionfo dell'eloquenza, la quale ha al centro le figure di Minerva e Mercurio

mentre sul cornicione quattro episodi mitologici. Questo schema con poche figure al centro

e molte accalcate ai lati fu tipico di tutta la sua successiva produzione. Successivamente

Tiepolo rimane ad Udine per la realizzazione degli affreschi del Palazzo vescovile e della

Cattedrale. La decorazione di questo palazzo è caratterizzata dall'uso di colori chiari e tra-

sparenti, permeati di luce, e da composizioni spaziali aperte monumentali.

Tra il 1750 e il 1753, Tiepolo si recò a Wurzburg per la realizzazione degli affreschi per la

residenza di Carlo Filippo di Greiffenklau, considerato il capolavoro assoluto del pittore.

Dopo tornò a Venezia dove gli vennero commissionati diversi incarichi, ma nel 1762 il pit-

tore si trasferì a Madrid per affrescare le sale del nuovo Palazzo Reale. Dopo aver finito

questo lavoro, il pittore rimase in Spagna dove morì nel 1770.

Tièpolo è stato dichiarato nella sua epoca uno dei migliori pittori del Rococò nell’Italia.

Questo famoso artista è riuscito a penetrare nella storia delle chiese della sua città natale

Venezia, essendo parte delle pareti e soffitti di questi, nel Wurzburg, Germania, decorando

il Palazzo di Carlo Filippo di Greiffenklau e in Spagna, dove fu invitato da Carlo III a de-

corare il Palazzo Reale di Madrid.

Ebbe un ascendente anche su Goya, pittore e incisore spagnolo, dovuto all'uso della tecnica

di illuminazione in zone precise della pittura. Questi colori chiari e luce più intensa risalta-

vano le idee di purezza o divinità e le espressioni.

Principalmente si caratterizzò per utilizzare temi biblici, ed in questi l'uso di fondi architet-

tonici allo stile di Paolo Veronese con un morbido colorito, sfruttando anche di mettere, in

questi fondi, parti del paesaggio della Venezia.

Clarissa Furnò VD Liceo Scientifico Lentini

Siamo alle porte del Natale e la nostra professo-

ressa di lettere ci ha proposto di fare un albero

per addobbare la nostra classe, in un modo sem-

plice e divertente.

Ci ha fatto vedere un piccolo modellino e lo ab-

biamo realizzato con delle cartoline che ogni an-

no spediscono le associazioni Onlus

(organizzazioni non a scopo lucrativo ma di uti-

lità sociale). Ci siamo attrezzati di adesivo e tan-

te cartoline e abbiamo cominciato ad attaccarle

al muro creando la sagoma dell’albero. Per que-

sto lavoro siamo stati divisi in gruppi, tutti con

compiti diversi, per coinvolgere l’intera classe.

Due ragazze hanno costruito dei piccoli origami

munendosi di cartoncini colorati e forbici per

colmare gli spazi vuoti dell’albero. Questo pic-

colo progetto per decorare la classe in prossimità

del Natale è stato molto utile per vari moti-

vi: abbiamo avuto la possibilità di lavorare in-

sieme creando un rapporto solido tra di noi che

ci aiuterà molto per gli anni seguenti. Abbiamo

anche sfruttato del materiale in modo costruttivo

invece di farlo finire nei nostri cassonetti.

Il Natale è una delle festività più amate da tutti e

nella nostra classe comincia a farsi sentire sem-

pre di più portando serenità e armonia tra i ban-

chi di scuola.

Simona Mugno IA Liceo Scientifico Lentini

Aria di Natale nella IA

L’Istituto Superiore

“Elio Vittorini”

Augura

Buon Natale

e

Buon Anno