La Casa del Giovane ia v a P di don Enzo Boschetti F 6 2 6 ... · to senso di libertà e di...

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Sono convinto che è la carità che fa vivere il mondo; senza la carità il mondo e la Chiesa sarebbero un’esperienza triste e invivibile. Don Enzo Boschetti Camminare nella luce Periodico di informazione della Comunità Casa del Giovane - Anno XXXIX - N° 1 - Febbraio 2010 La Casa del Giovane di don Enzo Boschetti IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE ALL’UFFICIO DI PAVIA C.P.O. DENTENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA Pubblicazione gratuita iscritta al n° 498 del Registro Stampe Periodiche presso il Tribunale di Pavia (aut. del 6/11/1998) - Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c, legge 662/96 - Filiale di Pavia Il “Don” modello di vita di don Arturo Cristani L a nostra rivista esce in occasione del XVII anniversario della scom- parsa di don Enzo. Per la Comu- nità, per la Chiesa e la città di Pavia è un momento importante per coltivare la memoria di un sacerdote che ha la- sciato un segno indelebile di fede, spe- ranza e carità infuse nel cuore di chi lo ha incontrato. Soprattutto in questi ultimi anni, succes- sivi all’apertura del suo processo di bea- tificazione, in modo nascosto ma costan- te e vivo, è cresciuto il riferimento alla sua persona sia come modello di vita sia per la crescente certezza della sua santi- tà. Diverse persone e comunità ci hanno chiesto di pregare don Enzo o ci hanno riferito di confidare nella sua intercessio- ne in riferimento a prove, sofferenze, scelte da affrontare. Anche la comunità Casa del Giovane, se- gno più evidente della santità di don En- zo (qualcuno dice “il suo più grande mi- racolo”, in riferimento alle tante difficol- tà affrontate e superate in questi dicias- sette anni dalla sua scomparsa), non manca di riferirsi al suo insegnamento e al suo esempio di dedizione e di origina- lità coraggiosa per continuare giorno do- po giorno a condividere la storia di tanti giovani, donne e bambini in un cammino di crescita e di promozione, facendosi proposta di uno stile di vita che trova nel Dio che fa dono di sé, e nella libertà che ne deriva, la speranza per continuare ad amare. Nel celebrare il suo anniversario, a po- co più di un mese dal terribile terremo- to di Haiti, dove tutti ci siamo sentiti toccati dal dramma di proporzioni enormi che ha sconvolto e distrutto vite e beni di gente già affaticata e impove- rita dalle vicende della vita e della sto- ria, ci accorgiamo allora che veramente “è la carità che fa vivere il mondo”, co- me dice don Enzo. Se questi eventi singolari e smisurati, lontani da noi migliaia di chilometri ac- cendono nei cuori delle persone la fiam- ma della solidarietà, occorre essere one- sti: attorno a noi, lì dove viviamo, quanti “terremoti” nelle vite di tante persone, nelle relazioni e nei progetti di molti gio- vani, quante esperienze lacerano e di- struggono non muri forse ma cuori e so- gni, desideri e anche diritti di tanti picco- li, di tante donne, di tanti uomini in cer- ca di dignità e di speranza... Guardando a don Enzo, sentendolo vici- no a noi, apriamo allora i nostri occhi e spostiamo lo sguardo oltre le nostre tv e i nostri monitor, apriamo le nostre orecchie e ascoltiamo non solo le parole dei cellula- ri o degli i-pod... Con umiltà e coraggio proviamo a incontrare la vita degli altri, quella vera, non solo quella virtuale, per accorgerci della “fragilità” ma anche delle potenzialità che ciascuno porta chiuse nel suo cuore. Forse riconosceremo d’essere noi stessi portatori di fragilità, ma non facciamo l’errore di evitarle: accogliamole, condi- vidiamole, affrontiamole e scopriremo che la carità sgorga proprio da lì, che la vita riparte proprio dalle ferite, dai falli- menti, dalle rovine. E quello che ci poteva sembrare “triste e invivibile” si trasformerà pian piano in vita e gioia che possono soltanto crescere e con- tagiare. Come è stato per il nostro “Don”. Solidarietà Le nuove speranze per i senza dimora (Pag. 3) La lettera Come prendere coscienza di sé (Pag. 2) ‘‘ La santità di una carità che fa vivere il mondo Con don Enzo 17 anni dopo Ricorre l’anniversario della scomparsa del nostro Fondatore (A pag. 8-9) La Casa del Giovane nel 2009 Adulti, minori, donne, centri diurni Anno importante per le nostre 4 realtà (Da pag. 4)

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Sono convinto che

è la carità che fa vivere

il mondo;

senza la carità il

mondo e la Chiesa

sarebbero un’esperienza

triste e invivibile.

Don Enzo Boschetti

Camminare nella lucePeriodico di informazione della Comunità Casa del Giovane - Anno XXXIX - N° 1 - Febbraio 2010

La Casa del Giovane

di don Enzo Boschetti

IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE ALL’UFFICIO DI PAVIA C.P.O. DENTENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

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Il “Don” modello di vita

di don Arturo Cristani

La nostra rivista esce in occasionedel XVII anniversario della scom-parsa di don Enzo. Per la Comu-

nità, per la Chiesa e la città di Pavia èun momento importante per coltivarela memoria di un sacerdote che ha la-sciato un segno indelebile di fede, spe-ranza e carità infuse nel cuore di chi loha incontrato. Soprattutto in questi ultimi anni, succes-sivi all’apertura del suo processo di bea-tificazione, in modo nascosto ma costan-te e vivo, è cresciuto il riferimento allasua persona sia come modello di vita siaper la crescente certezza della sua santi-tà. Diverse persone e comunità ci hannochiesto di pregare don Enzo o ci hannoriferito di confidare nella sua intercessio-ne in riferimento a prove, sofferenze,scelte da affrontare.Anche la comunità Casa del Giovane, se-gno più evidente della santità di don En-zo (qualcuno dice “il suo più grande mi-racolo”, in riferimento alle tante difficol-tà affrontate e superate in questi dicias-sette anni dalla sua scomparsa), nonmanca di riferirsi al suo insegnamento eal suo esempio di dedizione e di origina-lità coraggiosa per continuare giorno do-po giorno a condividere la storia di tantigiovani, donne e bambini in un camminodi crescita e di promozione, facendosiproposta di uno stile di vita che trova nelDio che fa dono di sé, e nella libertà chene deriva, la speranza per continuare adamare.Nel celebrare il suo anniversario, a po-co più di un mese dal terribile terremo-to di Haiti, dove tutti ci siamo sentititoccati dal dramma di proporzionienormi che ha sconvolto e distrutto vitee beni di gente già affaticata e impove-rita dalle vicende della vita e della sto-ria, ci accorgiamo allora che veramente“è la carità che fa vivere il mondo”, co-me dice don Enzo.Se questi eventi singolari e smisurati,lontani da noi migliaia di chilometri ac-cendono nei cuori delle persone la fiam-ma della solidarietà, occorre essere one-sti: attorno a noi, lì dove viviamo, quanti“terremoti” nelle vite di tante persone,nelle relazioni e nei progetti di molti gio-vani, quante esperienze lacerano e di-struggono non muri forse ma cuori e so-gni, desideri e anche diritti di tanti picco-li, di tante donne, di tanti uomini in cer-ca di dignità e di speranza...

Guardando a don Enzo, sentendolo vici-no a noi, apriamo allora i nostri occhi espostiamo lo sguardo oltre le nostre tv e inostri monitor, apriamo le nostre orecchiee ascoltiamo non solo le parole dei cellula-ri o degli i-pod... Con umiltà e coraggioproviamo a incontrare la vita degli altri,quella vera, non solo quella virtuale, peraccorgerci della “fragilità” ma anche dellepotenzialità che ciascuno porta chiuse nelsuo cuore.Forse riconosceremo d’essere noi stessiportatori di fragilità, ma non facciamol’errore di evitarle: accogliamole, condi-vidiamole, affrontiamole e scopriremoche la carità sgorga proprio da lì, che lavita riparte proprio dalle ferite, dai falli-menti, dalle rovine.E quello che ci poteva sembrare “triste einvivibile” si trasformerà pian piano in vitae gioia che possono soltanto crescere e con-tagiare. Come è stato per il nostro “Don”.

Solidarietà

Le nuovesperanze per i senzadimora (Pag. 3)

La lettera

Comeprenderecoscienzadi sé (Pag. 2)

‘ ‘

La santità di una caritàche fa vivere il mondo

Con don Enzo 17 anni dopoRicorre l’anniversario della scomparsa del nostro Fondatore (A pag. 8-9)

La Casa del Giovane nel 2009Adulti, minori, donne,

centri diurniAnno importante per le nostre 4 realtà (Da pag. 4)

Camminare nella lucePERIODICO DELLA CASA DEL GIOVANE DI PAVIA FONDATO NEL 1971

Lettere

DIRETTORE RESPONSABILE

Sergio Contrini

REDAZIONE

Don Arturo Cristani,Rossella Abate, Bruno Donesana

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

Silvia Bonera, Lucia Braschi, Valentina Capuano,Raffaele Cirla, don Dario Crotti,

Simone Feder, Donatella Gandini, Stefania Invernizzi, Davide Luxwolda, Giorgio Magarò,

Nicola Saccomani, Anna Polgatti, Diego Turcinovich

CONSIGLIO DELL’ASSOCIAZIONE CASA DEL GIOVANE

Don Arturo Cristani, don Dario Crotti,Michela Ravetti, Diego Turcinovich, don Luigi Bosotti,

Paolo Bresciani, don Alessandro Comini

EDITORE

Associazione Piccola Opera San Giuseppe

TIPOGRAFIA

Coop. Soc. Il Giovane ArtigianoVia Lomonaco, 16 - 27100 Pavia

Tel.: 0382.381411 - Fax: 0382.3814412Chiuso in tipografia nel mese di febbraio 2010

La comunitàCasa del Giovane

Nata in un seminterrato alla fine degli an-ni Sessanta dal carisma di carità di donEnzo Boschetti, la comunità Casa delGiovane accoglie giovani e persone indifficoltà in convenzione con i Servizi So-ciali (minori, tossicodipendenti, alcolisti,carcerati, ecc.) e persone segnate da pro-fonde fragilità psichiatriche condividen-do con loro percorsi di crescita e di rein-serimento nel tessuto sociale.

Camminare nella luce2

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“All’inizio misentivo in carcere”

Ciao Diego,mi hai chiesto di scrivere come staandando in comunità e così ti scrivo.All’inizio lo sai bene che non mipiaceva stare in comunità, facevo ca-sino, litigavo sempre e alzavo le ma-ni agli altri ragazzi. Ero veramenteincazzato con i miei genitori e conquella stronza dell’assistente socialeche mi aveva messo in questo posto.A me, che non sopporto le regole,mi sembrava di essere quasi in uncarcere.Mi avete fatto tanti cazziatoni e fat-to lavare tante volte i piatti per pu-nizione, ed era proprio una rottura.Poi ho capito un po’ di cose e adessoragiono un po’ di più. Prima ero abi-tuato a farmi i fatti miei, avevo soldiperché stressavo mia mamma e me lifacevo dare a tutti i costi. I miei ge-nitori sono laureati e guadagnanobene, ma in famiglia non andavamod’accordo e poi loro si sono separati,e io ero libero di fare quello che vo-levo. Fino a quando, dopo l’inciden-te in moto, mia mamma non se l’èpiù sentita di tenermi e mi hannoinserito in comunità.Adesso mia mamma e mio papà so-no i miei genitori, e sono via, e con-tinuano a non andare d’accordo. Voisiete gli educatori e siete qui. Sullemie decisioni siete voi che interveni-te e quando c’è qualcosa che non vami aiutate a trovare delle soluzioni.In comunità c’è la Lella (l’educatri-ce) che lavora tanto, lavora bene emi cura. Don Dario (il responsabi-le) lavora tanto e bene e sa gestirele situazioni. La Lella è pignola:viene sempre a chiamarmi nei mo-menti meno indicati (quando suonola chitarra in sala musica, mentresto dormendo) per ricordarmi quel-lo che devo fare. Don Dario è te-stardo e mi sta alle costole per farmicambiare testa. Prima mi stavate tutti sulle scatole,adesso capisco che lo fate per me,

per aiutarmi a uscire dai problemi enon fare più i casini di prima. Anchese è difficile per me rispettare i con-sigli che mi date perché non sonoabituato a fare fatica e mi riesce piùfacile pensare a una vita comoda.Ora è troppo presto per pensare almio futuro. Penso alla scuola, a fi-nirla, però non mi dispiacerebbefare l’ingegnere e lavorare con miopapà.

Marco (nome di fantasia)

Commentiamo questa lettera-veri-fica scritta, alcuni anni fa, da un ra-gazzo di 16 anni durante la suapermanenza in una delle nostre co-munità per minori.Le comunità educative per minorisono strutture di accoglienza per

(pre)adolescenti in forte difficoltàche vivono una fase di disagio per-sonale, familiare e sociale e rischia-no di essere coinvolti in realtà didevianza e di emarginazione ulte-riore. A essi è proposto (in generedal Tribunale dei Minori alla lucedi una indagine psicosociale deiServizi Territoriali) un temporaneopercorso di vita comunitaria, in uncontesto educativo che offra unadiversa opportunità di crescita ematurazione, e che favorisca il su-peramento delle difficoltà e del di-sadattamento, attraverso una gra-duale presa di coscienza di sé stes-si, delle proprie caratteristiche, at-titudini, qualità, limiti, ecc.

La proposta educativa vuole porsiquale rimedio agli insuccessi pre-cedenti subiti attraverso le situa-zioni di forte carenza e incapacitàdegli adulti di riferimento (fami-glia, scuola, società) nel dare l’at-tenzione, l’affetto, la considera-zione di cui il ragazzo aveva biso-gno e all’essere stati esposti a si-tuazioni di pericolo, trasgressivitàe devianza.Il contesto comunitario ha lo sco-po di fornire loro un ambiente divita sano ed equilibrato, ispirato aquello familiare, in cui i singolisoggetti possono trovare relazionipositive, la serenità e il benesseredi cui hanno bisogno per rileggerela loro difficile storia personale eprepararsi ad affrontare il futuro

con migliori presupposti. Lo scrit-to di Marco può dare l’idea di co-me a volte queste “sane intenzioni”diventino realtà. Egli è un ragazzomolto intelligente, che aveva vissu-to periodi anche all’estero e avevaun buon bagaglio di esperienze,ma anche molta “confusione” ri-spetto alle regole sociali e alla ne-cessità di “guadagnarsi la pagnot-ta” per sopravvivere. Essendo arrivato con un esaspera-to senso di libertà e di indipenden-za, ha fatto enorme fatica ad accet-tare un ritmo di vita organizzato e“normalmente regolamentato”; co-me anche gli è pesata la condivisio-ne degli spazi con gli altri ragazzi

presenti in comunità. Con il passa-re del tempo si è verificato un gra-duale processo di cambiamento.Sono evidenti nel suo racconto alcu-ne espressioni che possono far pen-sare a un’iniziale presa di coscienzadi sé, del proprio modo di pensare edi comportarsi con anche la capacitàcritica nel valutare ciò che è positivoe funzionale al proprio benessere adifferenza di un modo di essere ne-gativo e pericoloso.Marco è passato da una posizionedi completa ribellione e rifiuto del-la proposta comunitaria a una ac-cettazione e attiva partecipazione.Dalla contestazione rivolta aglieducatori con una delegittimazionenel loro compito (diceva infatti: “ionon voglio parlare con voi! non mifido di voi! voi non siete capaci!”) aun convinto riconoscimento dellaloro presenza e del loro operato.Addirittura è stato in grado di pro-porre un confronto tra gli educato-ri (figure di appoggio e non sostitu-tive!) e i suoi genitori naturali am-mettendone le qualità e i difetti inmodo più oggettivo (e questo potràessergli utile per vivere il rapportocon i genitori in maniera meno pro-blematica o conflittuale).Questa lettera è un incoraggiamen-to per tutti i ragazzi che, come Mar-co, possono trovarsi a passare fasidelicate e critiche nel loro percorsodi crescita, ma con la dimostrazio-ne che si possono superare in modoefficace e costruttivo anche le espe-rienze di fragilità e fallimento.È anche un incoraggiamento pertutti gli operatori che, per scelta divita e/o professione, decidono didedicarsi agli altri, di sostenerli nelmomento del disorientamento, diaccompagnarli verso un futuro piùsano ed equilibrato. È una respon-sabilità di assoluto valore umano,etico, civile e religioso che merital’impegno profuso e che è arric-chente di per sé. Tante volte infattisi pensa di “dare” e poi ci si accor-ge che è più quello che si “riceve”.

Diego Turcinovich

Indirizzate le vostre lettere a: don Arturo Cristani - viale Libertà, 23 - 27100 Pavia - [email protected]

Nella foto:don Alessandrocelebra laS. Messain montagnaassiemeai minori

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AttualitàCamminare nella luce

Senza fissa dimorauna domanda aperta

di don Dario Crotti

Ci sono tanti punti divista, tanti possibilimodi di conoscere e

vivere le nostre città, con iloro spazi di vita e di incon-tro. Se la città è il luogo del-l’incontro, della formazio-ne, dello scambio di idee,beni, notizie e iniziative èimportante viverla e parte-cipare alla sua vita.Comincia proprio da que-sta importante partecipa-zione il processo di socia-lizzazione attraverso ilquale tutti diventiamosempre più cittadini capacidi esercitare diritti e dove-ri, di assumerci responsa-bilità e pensare al futuroda preparare alle prossimegenerazioni.La vita della città è l’osserva-torio privilegiato per cono-scere i volti, le storie, i cam-biamenti che la riguardano eperché questa osservazionenon sia una “fredda analisi”ma un cuore che vede occor-re viverla, girarla, anche inquelli che vengono definiti icosiddetti “non luoghi”; lastazione, la strada, le piazze.È allora che ci si accorge diquante persone vivono aimargini con mille fatiche efanno di questi “non luoghi”i loro spazi vitali. In questi mesi invernali, al-la fine di novembre, la no-stra città è stata scossa dallamorte di Vittorio, un adul-to di circa sessanta annimorto alla fermata del bus,nella zona “Crosione” diPavia.Questo fatto ci ha lasciatisbigottiti perché Vittorionon era solo. Il suo amicofarmacista, il barista, e tan-te persone semplici, di buo-na volontà lo seguivano con

piccole cure e premure perdissuaderlo da quell’isola-mento e solitudine.Proprio in quei giorni, co-minciavano in città forti in-terrogativi sull’emergenzafreddo, sulla necessità di fa-re riflessioni serie per daresignificato e mettere sempremeglio in contatto le varierealtà che si occupano diquell’area di bisogno defini-ta “area della grave emargi-nazione”. Si èpensato in ac-cordo con ilComune e al-tre realtà divolontariatodi aumentarei posti letto,di agevolaregli ingressi aldormitorio;ma il datoche maggior-mente emer-geva era: chiconosce que-ste persone?Chi ha unarelazione conloro? Chi leascolta? Èquesto il pun-to di partenza del lavoroeducativo e promozionalecon le persone senza dimo-ra; dai primi contatti emer-ge fortemente la distanzarelazionale che ci separa daloro e i lunghi tempi neces-sari per stabilire contatti erelazioni; ma è la strada dapercorrere.Con alcuni volontari, chesvolgono varie professioni(insegnanti, educatori, sin-dacalisti, studenti, semina-risti, operai), si è iniziatoun giro serale, tra dormito-rio e stazione e qualcheparco dove alcuni ancoraoggi dormono in tenda,

proprio per avviare un rap-porto con loro.Unendo questa breve espe-rienza alla riflessione e allacondivisione di idee, staemergendo il desiderio dioffrire uno spazio, un pun-to di incontro in cui questepersone, spesso provenientida diverse parti del mondo(Darfur, Romania, Maroc-co…), possano parlarsi eraccontarsi; guardare unfilm, un documentario e ra-gionare esprimendo il loropunto di vista.Spesso al senza fissa dimoravengono offerte tante cose:una colazione, un letto, una

doccia, un pranzo o una ce-na, una lavatrice o altro masi avverte la mancanza diuna “dimora affettiva” rela-zionale dove come personapossa esprimersi non solocome mancante di qualcosa(casa, lavoro…) ma con unapropria storia importante esempre degna di rispetto.È bello e stimolante quandodal dormitorio nasce in al-cuni il desiderio di studiare,di riprendere percorsi diformazione per adulti. Gio-vanni, più di 60 anni, ha ri-preso a studiare presso lescuole serali dell’IstitutoVolta. È contento del suo

rapporto con gli insegnanti,si sente seguito da loro e si èrimesso in gioco con questopercorso scolastico. Neltempo libero va in bibliote-ca a leggere. È un piccoloesempio ma che ci ricordasempre che la persona è talein tutte le sue dimensioni,non solo materiali ma ancheumane, valoriali, spirituali.Con queste poche righe vo-gliamo ringraziare tutti ivolontari delle mense, dor-mitori, di strada, e soprat-tutto le persone che incon-triamo che continuano astimolarci per vivere megliole nostre città.

Avvicinare le persone che vivonoper strada per costruire con lorouna nuova speranza di vita: è questa la missione della cittàdi Pavia sostenuta da alcuneassociazioni di volontariato

Lo Spirito di Gesù ci dà il coraggiodi assumere delle responsabilità per difendere

e privilegiare i poveri che hanno persoil sapore della speranza e che vivono la

lacerazione dell’impossibile. (don Enzo Boschetti)

di Anna Polgatti

L’anno appena trascorsoè stato ricco di nuoveed entusiasmanti ini-

ziative che hanno coinvolto apiù livelli le persone che gra-vitano nell’area adulti, primadi tutto i giovani accolti, sem-pre più numerosi e portatoridi ricchezze e fragilità semprepiù diversificate. Le accoglienze nel 2009 sonostate 49 (9 a Casa Madre, 9 aSamperone, 19 a Casa Acco-glienza e 12 a Casa Boselli),per la maggior parte prove-nienti dalla Lombardia e conun’età media di 30 anni. Tren-tasette sono i giovani usciti dal-le strutture: 11 hanno termina-to il percorso e circa 10 hannodeciso di rimanere in Comuni-tà come operatori.Diverse sono le attività propo-ste alle persone accolte perportare avanti il proprio per-corso personale condividendola quotidianità con il gruppo egli operatori: progetti, riunio-ni formative, incontri, collo-qui psicologici ed educativi.Nel periodo estivo, come tuttigli anni, sono state fatte varieesperienza al di fuori della Co-munità (mare, montagna,ecc.), condivise dalle diversecase e in cui sono state affron-tate diverse tematiche fonda-mentali per il cammino sia per-sonale che di gruppo. Per alcuni ragazzi c’è stata lapossibilità di fare volontariatoresidenziale in Africa, inAbruzzo e a Lourdes. Sono sta-te esperienze forti e coinvol-genti dalle quali tutti sono sem-pre tornati con rinnovato entu-siasmo e testimonianze impor-tanti per chi è rimasto a casa.Per poter sostenere i giovaniche iniziano a staccarsi dallaComunità, entrando con le fa-tiche e le difficoltà nel mondodel lavoro, sono stati avviatidue progetti differenti. Il pri-mo riguarda l’adesione alledoti lavoro che la RegioneLombardia ha promosso, per-corso che ha occupato i giova-

ni per buona parte dell’anno.Inoltre, è proseguito il cammi-no del gruppo “Crescere In-sieme”, nato all’interno di unprogetto di monitoraggio de-gli inserimenti lavorativi e di-ventato un appuntamento im-portante chi ha terminato ilpercorso comunitario, dovepoter mettere in comune leproprie esperienze, le gioie ele fatiche della vita all’esterno.I ragazzi accolti sono stati im-pegnati all’interno dei labora-tori e alcuni di loro hanno in-trepreso un percorso di studiche ha portato tre giovani aconseguire l’attestato di addet-to alla ristorazione e due la ma-turità. L’impegno dimostratoda questi giovani, e dai profes-sori che volontariamente lihanno seguiti in questo per-corso, ha fatto sì che da set-tembre altri ragazzi scegliesse-ro di dedicare del tempo allostudio: attualmente otto giova-ni stanno studiando per iltriennio di scuole professionalie altri due per il biennio finale.Il desiderio espresso dallamaggior parte dei ragazzi incammino di conoscere e im-parare cose nuove ha spinto lacomunità ad attivare diversicorsi interni (informatica, al-fabetizzazione musicale...) se-guiti con costanza e impegnoda diversi ragazzi. Anche losport ha occupato gran partedella progettazione educativa:arrampicate, nuoto, tornei cit-tadini e provinciali, la marato-na per la vita, eccetera. Prosegue inoltre l’iniziativa delgruppo teatro che l’anno scor-so ha portato in scena al TeatroFraschini “Profezia di un amo-re”, spettacolo sul messaggio elo spirito che ha animato la vitadi don Enzo Boschetti.Anche nel 2009 è stata grandela tensione verso l’esterno, da

sempre vista come missioneimportante per trasmettereanche al di fuori il messaggio‘alternativo’ che la comunitàvuole portare avanti. A questoscopo sono stati utilizzati isiti internet www.cdg.it ewww.casaccoglienza.org e larivista “Rinascere”, che con-tiene contributi sul mondo deldisagio, sulle iniziative e lestorie della Comunità scrittidai ragazzi stessi.Si è collaborato per la realizza-zione di iniziative di sensibiliz-zazione e prevenzione all’in-terno di scuole e oratori, inparticolare è stata preziosa lapartecipazione al progetto “Iolo so, un viaggio nella consa-pevolezza” promosso dal Pia-no di zona del Distretto SocioSanitario di Corteolona ed ef-fettuato con diverse realtà delterritorio che si occupano didipendenze. Come gli anni precedenti è pro-seguita la gestione del dormito-rio cittadino “San Francesco”che ha ospitato regolarmente23 persone e qualcuna in piùnei mesi invernali viste le condi-zioni climatiche del nostro ter-ritorio. Per dare un aiuto im-portante ai fratelli che si trova-no a vivere la strada, nel 2009 èstata preparata tutta la docu-mentazione per ottenere l’ac-creditamento del centro diurno“In & Out” come servizio pe-dagogico semiresidenziale. Nel 2009 l’Area Adulti haproseguito con costanza l’atti-vità di studio e ricerca, attra-verso la continua raccolta datidei giovani in ingresso e in iti-nere e il conseguente monito-raggio per poter avere un ri-scontro oggettivo sull’anda-mento dei programmi tera-peutici e studiare nuove stra-tegie di intervento. È statocreato un software di raccolta

dati condiviso da venticinquerealtà della regione Lombar-dia; il programma è attual-mente in fase di sperimenta-zione con lo scopo di farlo di-ventare un osservatorio per-manente della situazione dellecomunità lombarde.La sensibilità dei funzionariregionali ha anche permessola realizzazione di un progettorelativo al diritto di visita assi-stito, in collaborazione conl’Asl Di Lecco, che vedrà, damarzo 2010, alcuni operatoriimpegnati presso la nostra ca-sa di Inesio per 13 weekenddestinati a minorenni e adultisottoposti ad atto coattivodell’Autorità Giudiziaria perun percorso di sostegno allagenitorialità.Un aspetto fondamentale ri-guarda la formazione deglioperatori che spesso parteci-pano a giornate formative,convegni o corsi di specializ-zazione organizzati a livellocittadino, provinciale, regio-nale, nazionale.Un gruppo di nostri specialistiha proseguito la formazionesulla Terapia Dialettico Com-portamentale, organizzata dalSer.D di Pavia in collaborazio-ne con l’Università degli Studidi Pavia. Si tratta di un mo-dello di intervento per adultidipendenti da sostanze asso-ciato a un disturbo di perso-nalità. Questa formazione,ini ziata nel 2007, ha permessodi avviare all’interno delle no-stre strutture un gruppo setti-manale specifico per questa ti-pologia di ospiti.Gli educatori hanno parteci-pato ad un corso sulle emo-zioni mirato all’approfondi-mento delle modalità con cuile vivono e di come possonoessere precepite dai giovaniaccolti.

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Area AdultiCamminare nella luce

Un anno di iniziativeIl 2

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49 accoglienze,età media 30anni: progetti,incontri, colloquipsicologici,e soprattuttocondivisione della quotidianità

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Area DonneCamminare nella luce

Camminandosi apre il cammino

Di Lucia Braschi

Nelle righe che seguo-no cercheremo difare un sommario

bilancio delle attività e degliospiti che nel 2009 hannoanimato Casa San Michele,comunità che accoglie informa residenziale donneitaliane e straniere con figliminori a carico. Si tratta dipersone in stato di grave di-sagio perché abbandonate,maltrattate o impossibilitatea provvedere alla tutela e almantenimento dei figli. So-no inviate dai servizi socialidi riferimento e a volte arri-vano spontaneamente achiedere un aiuto per -ché non vengono prese incarico dagli enti pubbliciper mancanza di fondi. Ab-biamo notato in questo an-no che tale problematica èsempre più in aumento. Co-me Comunità garantiamoun’ospitalità temporanea fi-no al raggiungimento del-l’autonomia attraverso unprogetto educativo perso-nalizzato. Purtroppo pertante donne l’autonomia èirraggiungibile e anche perloro è necessario trovareun’opportunità con l’aiutodi tutti.Nel 2009 abbiamo accolto11 mamme con 12 bambinie 7 donne provenienti dal-l’Italia, dal Camerun, dallaNigeria, dalla Romania,dall’Uruguay, da Cuba, dal-la Croazia e dall’Albania.Proprio per questa varietà èmolto importante promuo-vere relazioni sociali, darespazio all’ascolto e favorirel’integrazione tra culturediverse secondo uno stile

educativo basato sulla con-divisione. Il modello è di ti-po familiare, di affianca-mento alle persone checonsente di far emergere leloro potenzialità. Quandooccorre, nei cammini indi-viduali, ci serviamo di figu-re professionali quali medi-ci, psicologi, psichiatri, me-diatori culturali. Nel 2009 abbiamo potutoriflettere su alcune situa-zioni che ci hanno inter-pellato e portato a nuoveprospettive. Seconda accoglienza: ad al-cune mamme con bambiniè stata data l’opportunità divivere in appartamenti se-condo un percorso di se-miautonomia abitativa e la-vorativa. In particolare, duemamme africane con due fi-gli sono state inserite in unastruttura della Comunità edue mamme boliviane inuna casa di una famigliadell’Associazione PapaGiovanni XXIII con cuicollaboriamo. Tale cammi-no proseguirà con altredonne e i loro figli. Asilo nido “Giramondo”:l’asilo nido multietnico conservizio di sostegno alla ge-nitorialità, nato all’internodella Comunità, è stato affi-dato a un’altra cooperativaperché lo sviluppi ulterior-mente, mantenendo le fina-lità e allargandolo al di fuo-ri dell’apporto comunitarioche comunque continua. Nuove problematiche: il te-ma della violenza verso ledonne e il fenomeno dellatratta ci hanno portato apartecipare al coordina-mento regionale sulla trattadegli esseri umani e a pro-

muovere con la Cari-tas diocesana il Coor-dinamento Donne aPavia. In questo ambi-to si affrontano e sistudiano i fenomenilegati al mondo fem-minile nel territoriopavese per trovare in-sieme solu zio ni. Unaltro problema che ciha interpellato è quel-lo delle mamme che,durante un percorsoeducativo, diventanocoscienti di non reg-gere la maternità econ dolore e faticachiedono che i figlivengano dati in affidoo in adozione. In que-sto anno abbiamoavuto quattro situa-zioni di questo tipo.Per andare incontro aquesta problematica,è fondamentale averefamiglie di appoggio,preparate per un so-stegno a mamma e fi-glio. Promozione dell’in-terculturalità, dell’in-tegrazione sociale edei valori dell’accoglienzacon giornate di festa e con-divisione. In particolare,abbiamo organizzato la Fe-sta dei Popoli a Pentecostea livello cittadino, la festa diNatale in Comunità e unagita ad Arenzano. Apertura missionaria at-traverso l’accoglienza, inprimavera, di un gruppo diquattro missionarie del-l’Ecuador che hanno condi-viso la vita in Comunità pertre mesi imparando il lavo-ro di maglieria che serviràper avviare una cooperativa

ad Ambato. Il progetto èstato portato avanti conl’ufficio missionario dellaDiocesi di Pavia e questaamicizia continua. Spiritualità: abbiamo ri-scontrato in questo anno undesiderio maggiore di pren-dere in considerazione ilproprio cammino spiritua-le. Ci sono state diverse ri-chieste di ricevere il Sacra-mento del Battesimo. Cultura: nel 2009 le donneaccolte hanno seguito corsidi italiano tenuti da volon-tarie; quattro donne hanno

frequentato corsi Asa conrisultati soddisfacenti. È difficile descrivere il per-corso di un anno, perché ilcuore di una vita di Comu-nità sono le relazioni, i vol-ti, le storie di ciascuno, in-trecciate con le gioie e lesofferenze sull’esempio diGesù che ama ciascunodando la dignità di figli echiedendo a noi di trattarcicome fratelli.Abbiamo tentato un reso-conto, consapevoli che la vi-ta comunitaria non può es-sere raccontata a pieno.

Nuove problematiche, riflessioni,accoglienza, attività, spiritualità,cultura: la responsabile della comunitàfemminile Casa San Michele traccia un bilancio dell’anno appena trascorso

Grandi e piccoli: il bello della comunità femminile Casa San Michele

Il 2

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ne Percorso di crescita

di Stefania Invernizzi

I l bilancio delle attivitàeducative svolte nel 2009all’interno delle due comu-

nità per minori Casa Gariboldie Casa San Martino è stato mol-to positivo. Sottolineando il fat-to che i parametri primari di va-lutazione non sono quelli nu-merici ed economici, ma quali-tativi, cioè la positività delle re-lazioni che si riesce a instaurarecon i singoli ragazzi e il climafamiliare che si respira nellaquotidianità, pensiamo di esse-re riusciti nell’intento.Tanti minori accolti sono riu-sciti a portare avanti il loro pro-getto educativo individualizza-to e vivere un percorso di cre-scita in un ambiente adatto alleloro esigenze.Da rimarcare il risultato positi-vo di quasi tutti i percorsi sco-lastici; alcuni ragazzi hanno de-ciso di continuare gli studiiscrivendosi alle scuole superio-ri. In particolare la scuola rap-presenta per i tanti minori stra-nieri una preziosa opportunitàdi integrazione nel contesto so-ciale: imparando la lingua e co-noscendo la storia, la cultura, letradizioni italiane e soprattuttoinstaurando rapporti con icompagni di classe e vivendonuove amicizie, si realizzaun’esperienza fondamentale di“convivenza delle differenze” edi reciproca accoglienza dell’al-tro. I ragazzi più grandi si sonodovuti impegnare su due frontiportando avanti percorsi di in-serimento lavorativo e frequen-tando corsi serali.Nel 2009, oltre alle classicheproposte estive e invernali, i ra-gazzi hanno avuto l’opportunitàdi sperimentare nuovi spazi aldi fuori della Comunità, come idieci giorni di vacanza a Poz-zuoli, i tre giorni ai “mercatini

di Natale” a Bol-zano, la gita a Ve-nezia. Iniziativeall’insegna del lasemplicità e dellostare insieme,che hanno raffor-zato i legami tragli operatori e iragazzi e tra i ra-gazzi stessi. Oltreal non trascura-bile aspet to diconoscenza dinuovi luoghi eterritori e l’in-contro con lagente di regionidiverse con le lo-ro particolarità. La vita comuni-taria è più favorevole quando ilgruppo è composto da ragazziche stanno portando avanti per-corsi educativi da alcuni anni,così come è successo nel 2009.È naturale invece che la Comu-nità si animi e vivacizzi quandosi inseriscono nuovi ragazzi cheinnescano nuove dinamiche esottopongono il gruppo a trova-re nuovi assetti ed equilibri siarelazionali che nella condivisio-ne di tempi e spazi, che nel rap-porto con gli operatori.Nel 2009 è stato molto gratifi-cante per gli educatori di CasaS. Martino la conclusione di unpercorso educativo da parte diun ragazzo che ha raggiunto lapiena autonomia.Il gruppo del Centro Diurnoper Minori “Ci sto dentro” nel2009 era composto da un nu-mero non elevato che ha per-messo di accogliere ragazzi conproblematiche diverse. Per quan - to riguarda questo tipo di acco-glienza, l’équipe a volte ha lasensazione di dover affrontareun lavoro complicato poiché li-mitato nel tempo e nell’azione(essendo una frequenza solodiurna e spesso di pochi giorni

settimanali). Tuttavia i risultatidimostrano che si tratta di unpercorso importante per la cre-scita dei ragazzi.Infine nella Casa Famiglia “Ma-donna della Fontana” di Lodi,realtà resa possibile dalla gran-de disponibilità offerta dallacoppia di coniugi Pina e Davi-de, nel 2009 è stata fatta una di-missione per un minore che haconcluso il percorso ed è rien-trato in famiglia. Per gli altricinque minori presenti si è con-solidata la dimensione di appar-tenenza alla realtà familiare e algruppo presente. Bella e signifi-

cativa la presenza nel gruppo dimaschi e femmine e anche dipiù coppie di fratelli.Vivere in una realtà di acco-glienza con la presenza stabiledi una coppia offre ai minorila possibilità di sperimentareun contesto di famiglia, di os-servare le relazioni stabili, divivere dinamiche reciprochedi cura, di sperimentare unafrequentazione quotidiana dispazi, di tempi e di relazioniche permettono sia la costru-zione della loro identità sial’acquisizione di un senso diappartenenza.

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Area Minori

Risultati più checonfortanti, anchenell’ambito scolastico, preziosele opportunitàdi integrazione.Molte comunque le problematiche da affrontare

Camminare nella luce

DATI E NUMERINell’anno 2009 sono stati accolti 34 minori, di cui 26 conun progetto residenziale. Sono stati inseriti 13 nuovi ra-gazzi e ne sono stati dimessi 8. Di questi alcuni hannoconcluso il percorso, altri sono stati indirizzati verso strut-ture più idonee. I minori sono per la maggior parte ma-schi, solo la Casa Famiglia “Madonna della Fontana” diLodi accoglie minori di entrambi i sessi.Tra i minori presenti, di età compresa tra gli 8 e i 21 an-ni, ben 19 sono stranieri. I Paesi di provenienza sono Al-bania, Angola, Bulgaria, Camerun, Marocco, Nigeria, Ro-mania, Kosovo e Venezuela. In questi anni si è registratoun grosso numero di minori provenienti dal Marocco (nel2009 i minori marocchini erano 9).

I minori volontari a Lourdes e, sotto, alle nozze degli educatori Andrea e Silvia

Un progetto innovativo

di Silvia Bonera

I l 2009 è stato un annomolto importante per icentri diurni. Final mente

è stato riconosciuto in modoufficiale che lo stile diriabilitazione che viene pro -posto è innovativo e degnodi essere approfon dito.La regione Lombardia ha fi-nanziato un progetto inno-vativo permettendoci nonsolo di proseguire l’impor-tante lavoro di integrazionesul territorio dei ragazzi chefanno un percorso con noi,ma anche di intraprendereuna ricerca scientifica in col-laborazione con l’Universitàdi Pavia per valutare l’im-patto sul benessere clinicodi questo tipo di lavoro.Di fatto questo ci ha spro-nato a creare nuovi contattie convenzioni per megliostrutturare l’importante se-vizio di volontariato che i

ragazzi svolgono all’esternodel centro.Attualmente operiamo indue strutture per anzianicon un servizio di anima-zione; eseguiamo bombo-niere per una associazionedi volontariato (Teodora)che si autofinanzia per of-frire la presenza di clownpresso gli ospedali pedia-trici; frequentiamo il caniledi Travacò, gestito unica-mente da volontari, perl’accompagnamento dei ca-ni; andiamo a casa di un di-sabile per il supporto allaspesa e per altre incomben-ze (ci è stato segnalato dalComune di Pavia con ilquale è attiva una conven-zione). Inoltre mandiamoavanti i servizi di volonta-riato in attivo da tempo esvolti da alcuni ragazzi inautonomia.Il 2009 ci ha visti impegnatianche in altre nuove attivi-tà; abbiamo iniziato a gesti-

re un piccolo orto all’inter-no della Comunità e speria-mo che il 2010 ci veda piùcompetenti e “produttivi”.Inoltre stiamo cercando distrutturare una collabora-zione lavorativa più definitacon la cooperativa “Il gio-vane artigiano”. Sappiamoche il lavoro è un buontrampolino di lancio per ilreinserimento sociale, e cre-diamo che una fattiva colla-borazione possa far scaturi-re buone iniziative e nuoviprogetti per permettere aognuno di mettere i propritalenti a frutto. A fine 2009 inoltre abbiamoavviato nuovi contatti connegozi nella città per la ven-dita dei prodotti del labora-torio artistico. Il centro diur -no produce bomboniereper matrimoni, battesimi,lauree, ordinazioni, braccia-li e collane in ceramica, bot-toni, prodotti in carta rici-clata, sottopentola, vassoi.

Vorremmo implementareque sta attività e trovare nuo-vi luoghi per far conoscere evendere i nostri oggetti.Di notevole rilievo anche lospettacolo teatrale che i ra-gazzi hanno messo a puntofrequentando il corso diteatro. “Le nuvole a Zonzo”è il nome delle compagnia econ “L’Isola che non c’è” so-no riusciti a stupirci e a tra-smetterci grandi emozioni!Siamo certi che anche nel2010 ci riusciranno!Per dare un po’ di numeri:nei centri diurni “Don Orio-ne” e “Don Bosco” nel cor-so del 2009 sono state accol-te 24 persone di età compre-sa tra i 20 e i 50 anni. Diqueste 16 erano maschi e 8femmine, provenienti preva-lentemente da Pavia e din-torni, tranne un ospite dellaprovincia di Milano. I ragaz-zi accolti fanno un percorsodi cura condiviso con il cen-tro psico-sociale che li invia,

e che periodicamente li in-contra per le verifiche.Nel corso del 2009 sonostati inseriti 7 ragazzi e nesono stati dimessi 6; 4 diquesti sono stati inseriti incomunità residenziali piùidonee alla loro attuale si-tuazione clinica. Un ragaz-zo ha terminato con suc-cesso il suo percorso, es-sendosi integrato nella cittàe non necessitando più del-la mediazione del centro.Un altro ha invece abban-donato il percorso. I nuoviinseriti si stanno mettendoin gioco con coraggio edenergia. Ci auguriamo chepossano vivere un tempo dicrescita importante per lacostruzione del loro futuro.Il 2009 si chiude con un bi-lancio positivo, ricco dinuovi progetti e desideri.Iniziamo il nuovo anno confiducia e con l’augurio diriuscire a migliorare il ser-vizio e la nostra vita!

Centri Diurni

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Riconosciuto ufficialmentelo stile di riabilitazioneproposto dai Centri Diurnidella nostra Comunità. Da rimarcare ilfinanziamento della RegioneLombardia e lacollaborazione conL’Università di Pavia

Camminare nella luce

Nella foto disinistral’allestimentodi un banchettoper la promozionedei prodottirealizzatidai ragazzi delCentro Diurno.Qui a fiancoil laboratoriodi cartonaggio.

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Con don Enzo 17 anni dopo: la Comunità il 15 febbraio di ogni anno ricorda la scomparsa del suo “Don”

Camminare nella luce

di don Arturo Cristani

La Comunità il 15 febbraio di ogni anno ri-corda la scomparsa di don Enzo Boschetti.È uno dei momenti che fa sentire tutti parte

di una storia che continua. Le persone entrate dapoco in contatto (i ragazzi accolti, gli educatori, imolti giovani e ragazze volontari e tirocinanti, gliamici) possono conoscere il sacerdote un po’“particolare”, umile e coraggioso, esigente e buo-no e anche un po’ profeta, la cui vita, consumatasicome seme che marcisce per far crescere e molti-plicarsi, ha generato la Casa del Giovane. E si sta-bilisce un legame singolare, che sempre stupisce:nel raccontare le scelte, lo stile, i mille fatti profu-mati di carità e di Vangelo che caratterizzavanol’azione e la persona di don Enzo scatta una certasintonia, una certa commozione che non è senti-mentalismo, è una nostalgia di libertà e di beneche smuove e fa venire voglia di mettersi in moto,di non restare a guardare, di incontrare, di liberar-si di tante cose superficiali e inutili e di donarsiper il bene e la vita degli altri condividendola... Il desidero di essere parte di una storia, possederedelle radici, di cogliere una rotta e dei riferimentidavanti a noi oggi è forte, a causa del mescolarsidelle culture, della babele di informazioni che spes-so disorienta e di ideali di vita sempre più spenti eripiegati sugli interessi immediati e personali. La memoria sembra svanire ingoiata dalla veloci-tà delle notizie e da quella certa ansia che contagiaun po’ tutti e si colora di efficienza, di prestazione,di risultati, illudendoci spesso – soprattutto noiche abbiamo fatto del servizio una ragione di vita,sia professionale sia vocazionale – di essere lì lì perpoter cambiare il mondo o di doverlo fare. Si ri-schia così di ritrovarsi soli e affannati, aridi e unpo’ svuotati prendendo coscienza che non si vivedi soli sforzi e di sola buona volontà o alta compe-tenza se nel contempo non si sa verso dove andaree se non si condivide con gli altri questo progettoe le nostre fatiche...Don Enzo, lui che con un curriculum scolasticoche lascia a desiderare è finito per diventare sog-getto di tesi di pedagogia e di teologia, diventa al-lora ottimo maestro e ci permette di tirare il fiatosenza sentirci in colpa o meno validi di altri, e ci faassaporare una libertà nuova: la povertà è sì da

Una storia che continuaE soprattutto un’occasione

per riflettere sui “doni” che Lui ci ha lasciati e per mettersi

in moto avendo come obiettivo il bene del prossimo

Don Enzo Boschetti (1929-1993)

Con don Enzo 17 anni dopo: la Comunità il 15 febbraio di ogni anno ricorda la scomparsa del suo “Don”

9Camminare nella luce

combattere, i poveri sono sì da promuovere, lagiustizia e la solidarietà sono sì da sviluppare e dif-fondere ma prima di tutto c’è da ringraziare, per-ché i primi poveri siamo noi. Perché il vero servi-zio scaturisce dalla coscienza di essere parte di unDisegno più grande, perché quello che siamo efacciamo è frutto di un Dono ricevuto, perché ilcammino che percorriamo è sì il risultato dei no-stri sforzi e della nostra libera responsabilità maanche possibilità donataci perché assieme ad altrisi condivide questo sogno che è dono della Prov-videnza di Dio per il bene di molti.Le persone accolte allora diventano compagni dicammino e si diventa parte di una storia che è perciascuno – aldilà del ruolo o del motivo per cui sientra in comunità – una tappa di vita e fonte dicrescita e di esperienza nuova. E sì riaccende lasperanza nel domani... Quest’anno la Chiesa vive l’anno dedicato ai sa-cerdoti. Don Enzo era certamente figura poliedri-ca e ricca di svariate qualità umane e cristiane mala sua identità chiara era quella sacerdotale.Il suo essere sacerdote egli l’ha realizzato non solodonando sé stesso come un’Eucarestia aiutandotanti giovani e ragazze a scoprire il senso dellapropria vita nella libertà e nella carità ma soprat-tutto agganciando la storia della comunità a quel-la più grande, bimillenaria e ricca di lungimiranzae di magnanimità della Chiesa, di cui lui per pri-mo si sentiva figlio. Fare memoria di don Enzo significa allora risco-prire queste radici fatte di fede e di preghiera e,forti di esse, poter allungare i rami del servizioverso i mille risvolti del disagio e del disorienta-mento che sempre più colpisce giovani e menogiovani, famiglie e individui e, nel poco che si rie-sce a fare, permettere a ciascuno di trovare ripa-ro, recuperare le forze, riprendere il cammino,tornare a volare riscoprendo che si è figli e non siè più soli. Si sceglie di essere tutti di Dio e dei poveri per essereEucaristia nella Chiesa, per essere santi, per diventa-re sempre più strumenti nelle mani del Signore Ge-sù: la nostra vera ricchezza è la santità e precisamen-te lasciarci trasformare dalle grazie per poi lasciarciconsumare come un’Eucaristia dall’amore ai fratellipoveri. Questo è il nostro ideale e il nostro peso nellaChiesa. (don Enzo Boschetti)

Una storia che continuaE soprattutto un’occasione

per riflettere sui “doni” che Lui ci ha lasciati e per mettersi

in moto avendo come obiettivo il bene del prossimo

Le sue parolenei nostri cuori

Don Enzo mentre parla all’assemblea comunitaria

w La carità per noi è tutto, è Gesù Cristo,è il cantico della nostra vita, o meglio ilcantico dei cantici della nostra consacra-zione, in forza del Battesimo; è l’amoreincessante e vibrante, potente, inconteni-bile della vita. È una gioia senza la qualela vita diventa morte.

w L’Eucarestia è un invito a non lasciarsistrumentalizzare da noi stessi, ma adaprirsi al prossimo.il Signore non mi costringe ad avvicinar-mi a Lui, perché l’amore ha bisogno dellalibertà. Ma io devo chiedermi se voglioarrivare alla libertà nell’amore e all’amo-re nella libertà.

w Il suo amore è fatto di finezze, di picco-le sfumature ed è rivolto specialmente aipiù piccoli, come possiamo comprendereda Matteo 25, 40: “In verità vi dico: ognivolta che avete fatto queste cose a uno so-lo di questi miei fratelli più piccoli l’ave-te fatto a me”.

w Le situazioni umili e semplici, ricordia-molo, fanno parte della genesi della co-munità. Non è davvero facile dimentica-re i primi anni (1968-69-70...) incante-voli e ricchi di semplicità e di gioiosa po-vertà: quando i giovani accolti si adatta-vano a dormire sul tavolo da bigliardonell’oratorio di viale Libertà a Pavia,perché non c’erano i letti e lo spazio eralimitatissimo.

w Se c’è un momento in cui potrai sentirla giovinezza della tua vocazione di servi-zio e voce dei poveri, degli oppressi, gridodi angoscia di milioni di fratelli spietata-mente sfruttati, questo momento impe-gnativo è la preghiera.

w L’amore deve dilatarsi e per raggiunge-re questa dimensione di universalità nonpuò mancare l’apporto della grazia, per-ché con le sole forze naturali non riusci-remmo ad amare i nemici, come Gesù ciinvita a fare.

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Don Enzo Boschetti

Camminare nella luce

N ella Casa della Fraternità “Charlesde Foucauld” è custodito tutto il

materiale sul Servo di Dio don EnzoBoschetti.Da questa estate l’Archivio “Don EnzoBoschetti” ha una nuova sede, più adatta espaziosa. Si trova nella Casa di Fraternità“Charles de Foucauld” sita in via Lomo-naco 43 a Pavia. In esso è custodito tuttoil materiale relativo al Servo di Dio ovve-ro: documenti personali; lettere inviate ericevute; meditazioni scritte e registrate;diari, quaderni e agende; documenti reli-giosi; documenti economici; fotografie;documentazione sanitaria; biblioteca delServo di Dio.Molto altro materiale (vestiti, libri, og-getti vari) sono invece ancora custoditiin Oratorio (viale Libertà 23) dove egliha vissuto per 35 anni e nella sua casaNatale a Costa de’ Nobili, dove vi è an-cora la sua stanza da letto.Tutto questo materiale richiede un len-to e delicato lavoro di raccolta, catalo-gazione e – dove è possibile – inseri-mento su pc e memorie digitali (dvd,

cd, ecc.) per una maggior sicurezza e ac-cessibilità.Tale lavoro – unitamente a quello pre-ziosissimo di battitura e correzione perpoter pubblicare i testi di don Enzo – èportato avanti da alcuni volontari e vo-lontarie che nascostamente e con tantapazienza riordinano, rileggono, descri-vono e archiviano pian piano questofondamentale “tesoro” della Comunitàe della Chiesa. Come esempio estratto dall’archivio,pubblichiamo una bella pergamena cheriporta la benedizione e la preghierache don Enzo – allora fra’ Giuliano diS. Maria – ricevette da papa Pio XII invista della sua partenza come frate car-melitano verso la missione del Kuwait.Fu questa una benedizione molto effica-ce perché in quel Deserto, tra mille tor-menti interiori, don Enzo decise di se-guire la chiamata a diventare sacerdote,affidandosi totalmente a Dio, tornandoin Italia e affrontando tante difficoltà,ma con risultati di cui noi oggi possia-mo ben ringraziare.

“Se non servi non ti liberi”:Questo è il titolo del nuovo libro sudon Enzo Boschetti scritto da don AlbertoAndrini, tratto dalla sua tesi a conclusionedei suoi studi teologici. Nel testo che seguene possiamo leggere la prefazione

Lo spirito del servizio

di don Arturo Cristani

Questo libro è la pub-blicazione di una te-si prevista come

conclusione dell’iter di studiteologici da parte di un se-minarista di Novara. Ma nonè solo questo. Per compren-derne il valore, occorre ri-percorrere alcune tappe del-la vita del suo autore.Don Alberto Andrini, nato il15 novembre 1983, è stato or-dinato sacerdote nel 2009.Nell’annata 2004-2005, cometappa del programma forma-tivo previsto per lui dal Semi-nario, ha vissuto l’esperienzadel servizio alla Casa del Gio-vane, condividendo per unanno il quotidiano camminodei giovani della Comunità. Illoro impegno di crescita e diresponsabilità, il loro deside-rio di liberarsi dalle difficoltàdella dipendenza e riappro-priarsi della propria vita, l’in-contro con la figura e la spiri-tualità di don Enzo Boschetti,il confronto e l’amicizia con i

volontari, gli educatori e i Co-munitari per vocazione lo se-gnano profondamente. Quell’esperienza non fu perAlberto – come purtroppoinvece è per molti giovani–una delle tante, che lascia-no il tempo che trovano per-ché vissute secondo la logicadello shopping e cioè facen-done collezione inseguendosuperficiali novità.Questa esperienza matura inlui. Si lascia illuminare dalleintuizioni sapienti e profeti-che di don Enzo e dai volti,dalle storie, dalle scelte dellepersone incontrate, dall’ami-cizia dei giovani in difficoltà,contribuendo a far cresceree maturare la sua vocazionesacerdotale nella “scoperta”della Carità come anima del-la vita della Chiesa e delmondo e del Servizio qualedono di sé e come stile di vi-ta di ogni credente e in spe-cial modo del sacerdote.Questa tesi è quindi l’espres-sione di un cammino di vita edi fede e non soltanto uno

studio. Viene pubblicata al-l’inizio del decennio in cui iVescovi, con prontezza e pa-terna sollecitudine, hannovoluto porre come tema degliOrientamenti Pastorali per laChiesa italiana l’emergenzaeducativa e la sfida che ne de-riva, e nell’anno che papa Be-nedetto XVI ha voluto dedi-care ai sacerdoti. Il contribu-to di don Alberto diventaquindi non solo strumentoutile per comprendere l’at-tualità dello stile educativo didon Enzo ma anche stimolo erilancio per la vocazione sa-cerdotale interpretata a parti-re dal suo cuore che è la cari-tà come dono di sé ispiratoall’Eucarestia e vissuta dadon Enzo come paternità spi-rituale ed educativa.Proprio perché nato dal-l’esperienza e fondato sullostudio dei testi di don Enzo,questo libro non ha le carat-teristiche dello studio teolo-gico in senso strettamentetecnico. Esso aiuta a incon-trare e a conoscere meglio il

mistero della carità incarna-to nella persona di un sacer-dote il cui carisma continuaa ispirare e a motivare molte-plici opere di accoglienza ededucative e anche scelte divita e di professionalità so-ciale che hanno come cen trola passione per l’uomo e lasua crescita integrale e pro-mozionale.L’appendice poi, di taglio piùspecifico, aiuta a cogliere donEnzo e la sua opera nel qua-dro più ampio della carità co-

me origine e prassi ecclesialenella Chiesa dei poveri.L’augurio è che la lettura –non di certo facilissima maricca e intensa – possa anco-ra una volta permettere adon Enzo di toccare la no-stra vita e il nostro cuore la-sciando parlare i poveri, leloro speranze e i loro deside-ri uniti alle loro fatiche e di-sagi così da giungere a sceltein nome di quella caritàche – come egli stesso affer-ma – “fa vivere il mondo”.

L’archivio su don EnzoQui a lato la pergamena del la Bene-dizione Apostolica inviata da PapaPio XII a don Enzo nel 1956 in occa-sione della Professione Solenne edella partenza per il Kuwait comeCarmelitano scalzo con il nome diFra’ Giuliano di S. Maria.

Beatissimo Padre,Fra Giuliano di S. Maria,Carmelitano Scalzo,prostrato ai piedi di Vostra Santità,nel giorno della sua Professionesolenne, umilmente implorala Apostolica Benedizione, augustosuggello ai suoi eterni impegnicon Dio, conforto, pegno di graziee celesti ricompense ai Genitorie parenti che lascia per recarsinella Missione di Kuwait

La scritta vergata a mano recita:

SS.mus Dominus benigne annuitprecibus. Datum ex Aedibus Vaticanis die 12 Jan 1956+ D. VeniniIl Santo Padre benignamente ac-condiscese. Città del Vaticano, 12gennaio 1956+ Diego Venini

Di Luigi Patrini ricor do, oggi comeieri, una profonda uma ni tà che ri-

conduce a Dio e al suo volere, unaliber tà spi ri tuale scevra da condiziona-menti, sempre tesa verso la ricerca,una insoddisfazione delicata e forteallo stesso tempo verso sé e verso co-loro che facevano con lui un pezzo dicammino. Anch’io ho avuto la fortuna di con-dividere un tratto di strada con luiquando frequentava la nostra Comu-nità. Alla Casa del Giovane chiedevasoprattutto uno spazio per pregare eper servire in funzione di una ricercapersonale, mai acquietata e aperta atutte le soluzioni, pur di trovare lasua felicità in ciò che aveva intuitoessere l’unica strada: lasciarsi amaree coinvolgere da Dio e dai fratelli. Accanto ad altri giovani della Comu-nità, anch’essi alla ricerca, percorre-va una strada piena di iniziative per-sonali sempre volte a non darsi tre-gua, non sentendosi mai pienamentesoddisfatto di quello che aveva fattonei confronti delle persone e di Dio.

La sua concretezza nell’amare le per-sone che aveva vicino e Dio che pote-va sembrare così lontano, facevanovenire in primo piano la sua mai ri-solta tensione spirituale tra il servizioe la preghiera. Don Enzo Boschetti,che lo accolse per questo suo cammi-no in Comunità, esprimeva quotidia-namente la medesima tensione: sem-pre preoccupato di offrire a tutti unospazio di preghiera adeguato, allostesso tempo non trascurava nessunparticolare pur di far sentire i giovaniche accoglieva contenti e amati. Fuquesta una tensione che si portò finoalla fine dei suoi giorni.Forse per tutto questo la Casa delGiovane per Luigi era, fino a quelmomento, il luogo più adatto per in-traprendere quel cammino che lo hainvolato, come testimoniano i suoiscritti, ad alte vette spirituali, passateper il crogiuolo della sua tormentatamalattia. Proprio in questo contesto,e sulla scorta di questa sua impellentericerca, nel 1987 chiede di fare degliesercizi spirituali estremamente im-

pegnativi: il mese ignaziano distribui-to su un tempo lungo (quattro setti-mane distribuite in due anni) e tornacome trasformato ma senza una ri-sposta decisiva per la scelta vocazio-nale che avrebbe potuto caratterizza-re la sua vita. Solo col trascorrere deltempo, l’avanzare della malattia e ilsopraggiungere della sua morte, si faparzialmente più chiaro un disegnomisterioso che ancora oggi ci interro-ga e suscita in noi lo stesso desideriodi ricerca di Dio. Attraverso le paginedi questo libro possiamo lentamenteripercorrerlo scorgendo le tappe diuna vita spirituale determinata nel laricerca della Verità.

L’autore - Luigi Patrini nasce a Tri-volzio (Pv) il 12 dicembre 1952.Laureato in Fisica, intraprende unacarriera lavorativa che lo fa approda-re prima ad una ditta francese di per-forazioni petrolifere, poi all’Enidataspostandosi diverse volte per motividi lavoro. In questo periodo portaavanti una intensa ricerca vocaziona-

le e si trasferisce presso la ComunitàCasa del Giovane nel 1985. Nel1988 inizia gli studi di teologia.Muore il 16 dicembre 1989 e ci lasciaun’eredità spirituale che è stata risco-perta più tardi nei suoi scritti daiquali sono stati redatti altri due libri:Un amico di Dio e di tutti nel 2000 eEsodo nel 2002. Sono tutti reperibilipresso il Centro Stampa della Comu-nità Casa del Giovane, via Lomona-co 16, Pavia.

Bruno Donesana

Don Enzo Boschetti

11Camminare nella luce

I l servizio che la Chiesa edil Vangelo ci propongonoper i ragazzi di oggi, è

quello promozionale e preven-tivo, senza che si ceda alla de-magogia della politicizzazionee dell'efficientismo.Dobbiamo salvare la nostraidentità a qualsiasi costo, purlavorando con le strutturepubbliche, senza farsi strada...La nostra identità è certamen-te Cristo, amato e cercato sen-za fanatismo o proselitismi, macon tanto rispetto e tenacia.Cristo proposto con il massi-mo rispetto e gradualità: i ra-gazzi hanno tanta fame di Ge-sù, di preghiera, di vita di gra-zia e di libertà, di vita sacra-mentale, anche perché delusidalle mille droghe e da tantifalsi idoli. È meravigliosa que-

sta sete di Dio nei giovani..., eper noi “poveri stracci”, comediceva don Orione, è una gioiaimmensa che ci ripaga abbon-dantemente delle nostre pove-re fatiche...Non preoccupiamoci dei con-sensi umani, perché sarebbeun tradire il Maestro e, di con-seguenza, i poveri. Il Vangelodice che, sapendo che stannoper venire a prenderlo per far-lo re, si ritira sulla montagnatutto solo (cfr. Gv 6,15).La solitudine ricca della pre-senza di Dio è anche un mezzoper sfuggire a certe pericoloseseduzioni o tentazioni. “Cerca-te prima di tutto il regno diDio e la sua giustizia e tutto ilresto vi sarà dato...”La solitudine per ritemprarcispiritualmente, per rimotivarci

e rimanere nella logica di Dio enon lasciarci strumentalizzaredal potere.Marco commenta: "era infattimolta la folla che andava e ve-niva e non avevano neanche iltempo di mangiare. Allorapartirono sulla barca verso unluogo solitario, in disparte"(Mc 6,30). Senza solitudine esenza una forte vita interiore,rischiamo di essere lacerati,frantumati dal servizio e dallescandalose forme di emargina-zione che diventano semprepiù incalzanti. Pensiamo allagravissima situazione dei siero-positivi, degli ammalati diAIDS..., pensiamo alla carenzadi persone preparate a daredelle risposte a questi disuma-nizzanti fenomeni.La solitudine e la preghiera so-no beni da cercare e da gode-re. Anche in occasione dellasua trasfigurazione, Gesù"prese con sé Pietro, Giacomoe Giovanni suo fratello e licondusse in disparte su un altomonte" (Mt 17,1).La solitudine-contemplazione,nell'arte pedagogica di Gesù,entra come luogo privilegiatoper l'intimità reciproca, la fa-miliarità (non l'intimismo), perla manifestazione del suo mi-stero. Solo nella preghiera riu-sciremo a comprendere lasconcertante realtà del doloredegli oppressi.Il servizio sacerdotale è anche

solitudine, incomprensione,amarezza. E come potremmocomprendere i poveri ed esse-re credibili, se la nostra vitafosse imbottita di sicurezzeeconomiche, di consumismo,di trionfalismo?È soprattutto nel momentodella sua passione che Gesù èsacerdote in modo sfolgorante,e vive la solitudine più triste,ma anche più vera e feconda,perché ricca della volontà delPadre: "Ecco, Padre, io vengoper fare la tua volontà". Nel-l'orto del Getsemani invoca(elemosina) l'assistenza deisuoi discepoli, ma non la ottie-ne; tutti si addormentano, unolo tradisce, Pietro lo rinnega(cfr. Mt 26,36-75). Compren-diamo allora la drammaticitàdel lamento di Gesù: "Cosìnon siete stati capaci di veglia-re un'ora con me?" (Mt 26,40).Quante volte, più camminiamofortemente, decisivamente sul-la strada della nostra vocazionesacerdotale di servizio e diamore per i discriminati, tantopiù saremo certe volte soli. At-tenzione a non peccare di vitti-

mismo. Non siamo né delle vit-time, né degli eroi, ma degliuomini sacralizzati dalla mortee dalla resurrezione di Gesù edalla atroce sofferenza di tantifratelli che non hanno più vocené speranza: questo è il sacer-dozio nuovo di cui il mondo habisogno, il sacerdozio del Con-cilio Vaticano II che tenta didare credibilità alla Chiesa e alVangelo.Solo il sacerdozio di Gesù èsempre attuale e nuovo per unaChiesa nuova ed una civiltà del-l'amore. Vino nuovo in otri sem-pre nuovi e non sofisticati.Gli otri nuovi li troviamo ritor-nando alla sorgente che è sem-pre Cristo, sia pure con moda-lità e sensibilità diverse da pri-ma, non disgiunte da unagrande coerenza e da un tena-ce senso di fedeltà. "Una solacosa ti chiedo, o Signore, quel-la di esserti fedele" (Padre DeFoucauld).Quando potremo dire con tut-ta sincerità che solo Gesù cibasta, allora ci accorgeremoche davvero il servizio è pre-ghiera e la preghiera servizio.

Seguire Gesùper don EnzoIn occasione dell'Annosacerdotale indetto da BenedettoXVI la Comunità sta ultimandouna pubblicazione contenentealcuni testi di don Enzo Boschettisul tema del Sacerdozio. In questa pagina riportiamo unameditazione tenuta pressoil Seminario Vescovile di Novarail 9 marzo 1992

Nella mente e nel cuore

Nella mentee nel cuore

Luigi Patrini

Edizioni CdG

128 pagine

Euro 10,00

Don Enzo durante un incontro con un gruppo di volontari

12

ProgettiCamminare nella luce

di don Arturo Cristanie Raffaele Cirla

Quando si superanole visioni riduttivee non ci si sofferma

sui sintomi ma si incontra lapersona nella sua globalitàe nel suo perenne valore, sipossono scoprire le belle ri-sorse che tutti possiedono eche possono condividereper crescere assieme. Cosìproprio coloro che agli oc-chi della cultura e della so-cietà efficiente e produttivapossono esser considera-ti “fuorigioco” per li-miti e difficoltà di etào di altra natura –l’anziano e la perso-na con disagio psi-chico – diventanoprotagonisti e re-c iprocamenteutili.In linea conquella logicadel servizio cheil Servo di Diodon Enzo Bo-schetti definiva“promozionale”della persona enon solo assisten-ziale, possiamoben affermare che ilprogetto ReciproCit-tà è l’espressione diuna cultura vera e percerti versi profetica. Que-sto piccolo progetto infattinon ha solo scopi di anima-zione o di intrattenimentofine a se stesso ma è comeun avamposto sul frontedella cultura sociale attuale,proponendo e realizzandol’integrazione e la valorizza-zione delle persone nel lorovalore assoluto, come do-vrebbe e può essere per tut-ti gli altri ambiti del viveredelle nostre città.Entrando nel merito speci-fico del progetto ecconeuna breve storia e descri-

zione. Il Centro diurno diriabilitazione psichiatricaper adulti della Cooperati-va sociale Casa del Giovanedi Pavia ha avviato dal 2007alcune attività di integra-zione e di valorizzazionedei suoi ospiti in collabora-zione con il Comu-ne di Pavia. Questopro-get-

to,deno-minato Re-ciproCittà e uf-ficializzato nel no-vembre 2009 tramite unaconvenzione con il Consor-zio sociale pavese perchépertinente ai suoi obiettivi,mira a creare nel tessuto so-ciale maggiori sinergie se-condo l’ottica dell’interven-to di rete. I Servizi sociali

del Comune selezionanodelle persone che potreb-bero beneficiare di alcuniservizi (commissioni, spese,accompagnamenti, compa-gnia, ecc…) per farli assol-vere dagli ospiti del Centro

diurno con la mediazionedi un educatore. Le perso-ne anziane e diversamenteabili coinvolte si sono senti-te parte di un significativo,innovativo e importanteprogetto per il Centro diur-

no che chiamava in causa leloro preziose risorse emoti-ve e relazionali permetten-dogli di accettare i limitidell’utenza coinvolta. Pergli ospiti del Centro diurnodi riabilitazione psichiatri-ca questa attività di volon-

tariato ha da subi-to assunto un

grandevalo-

re ria-bilitativo.

Coinvolti nelprogetto, hanno avu -

to la forza di crescere nelleautonomie personali perchémossi da bisogni di personeche contavano realmente sudi loro. Il mettere in rete leproprie risorse ha dunquepromosso uno sviluppo diempowerment non solo in

chi forniva l’aiuto concre-to ma anche nelle personeaiutate. Anziani e diversa-mente abili hanno saputodecentrarsi dalle loro sof-ferenze mostrando tene-rezza e disponibilità inso-lite e autentiche verso gliospiti del Centro. Il con-fronto fra diverse soffe-renze promuove dunqueun’attivazione delle risor-se residue, un’attenzionereciproca e il superamentodell’autocentramento suipropri mali.

Dopo aver sperimenta-to per alcuni anni l’ef-ficacia di questo ser-vizio con personeche già conosce-vano la realtà delCentro diurno,si è ritenuto op-portuno pro-porre questoprogetto ad al-tre personetramite il Con-sorzio socialepavese. In que -sto modo sipossono rag-giungere e coin-volgere le realtàpiù emarginate

dove le risorse ge-neralmente scar-

seggiano. Queste at -tività di volontariato

hanno inoltre permes-so la nascita di relazioni

amicali autentiche dallequali sono successivamen-te scaturite ulteriori occa-sioni positive di incontroe di scambio 0inizialmen-te non ipotizzabili. Far in-tervenire l’utenza psichia-trica in un progetto di vo-lontariato, significa ancheaccrescere il capitale so-ciale di persone che sono,di norma, molto emargi-nate, e abbattere gli stig-mi di tutte le fragili realtàcoinvolte.

Reciprocamenteutili nella nostra cittàGrazie al progetto “Reciprocittà”, gli ospiti del Centro diurno diriabilitazione psichiatrica aiutano i disabili e gli anziani di Pavia

13

EsperienzeCamminare nella luce

Lavorare in comunità è una

scelta coinvolgente: la psicologa

Valentina racconta la sua esperienza

di vita e di servizio

di Valentina Capuano

A volte arrivi a un punto nellavita in cui ti domandi davveroquale strada vuoi prendere,chi vuoi essere da grande, inche modo vuoi spendere iltuo tempo e le tue capacità ese davvero c’è qualcosa chepuoi e vuoi fare per qualcu-no, per gli altri, per te. A volte ti si presentano da-vanti agli occhi delle stradeda percorrere, strade chenon sai dove portano. Qual-cosa dentro di noi, però,una vocina, una sensazione,un pensiero ci guida e, tal-volta, ci porta in luoghinuovi e sconosciuti. Luoghiin cui però si era sempre de-siderato andare e che, forse,dentro di noi, sappiamo chenon lasceremo. Quasi tre anni fa sono capita-ta alla Casa del Giovane, unpo’ per caso, un po’ per esi-

genze universi-

tarie (il famoso “tirocinio”).Ho iniziato un po’ in sordinaperché l’ambiente era “diffi-cile e articolato da compren-dere”, così perlomeno mi erastato detto. Ricordo infatti i primi pranzia Casa Nuova e gli incontri aSamperone, dove confusacercavo di capire le regole, gliambienti, i ruoli e gli equili-bri. Dove con semplicità e di-screzione cercavo di trovareun mio ruolo, un mio mododi vivere quest’esperienza,ispirandomi a chi mi indicavala strada.Così, giorno dopo giorno, in-contro dopo incontro, il tem-po è passato e un po’ di que-sto mondo l’ho conosciuto evissuto, ma le domande cheora mi pongo non sono piùquelle di allora, sono cambia-te, come è cambiato il miomodo di lavorare e vivere lacomunità, come sono cam-biata e inevitabilmente cre-sciuta io. I primi periodi, in-

fatti, sono stati l’en -tusiasmo

e la curiosità a tenermi qua,affascinata da un luogo e unacultura di accoglienza e diservizio. Poi però c’è statodell’altro, come un’intuizio-ne, una convinzione, un sen-tirsi parte di qualcosa che èben più grande di ciò chesembra, come un filo sottileche ti unisce alle persone cheincontri, un filo che porticon te ovunque vai, anchequando esci dalla Comunitàe vai a fare altro, anchequando ti arrabbi per una di-scussione o uno screzio, an-che quando a volte le perso-ne se ne vanno e proprio noncapisci, ci stai male ma ri-spetti e non dimen tichi. Alla Casa del Giovane ora la-voro con un ruolo e una fun-zione ben definita, ma la Co-munità, in qualunque modotu la viva, è una scelta pro-fonda e difficile, poiché timette di fronte alle difficoltàdegli altri, quindi, anchealle tue. Quelle difficoltà che

magari nonsapevi

nemmeno di avere oppure acui cercavi di sfuggire, rac-contandoti favole.E poi, diciamolo, se si lavoracon un computer o con dellesemplici scartoffie, in fondo èsemplice: alle cinque spegnitutto e vai a vivere la tua vita.Ma quando lavori con le per-sone, con leloro gioie e iloro dolori,non è così.Non puoi enon ce la fai.Le personele incontri e le conosci.Le persone levivi e le portinel cuore,legandoti escontrandoti, ascoltandoti eascoltandole, chiedendotiogni giorno se fai bene o se faimale, se ciò che hai scelto ègiusto o se è sbagliato.E poi non dimentichiamoquella parte più personaleche ognuno di noi porta inComunità. Cioè, posso essereeducatore o psicologo, mae-stro di lavoro o volontario,ma ciò che sono prima di tut-to è una persona con pregi edifetti, limiti e qualità. Unapersona con una sua vita, unapersona con le soddisfazioni ele preoccupazioni di un’esi-stenza normale, una sempliceragazza che combatte le suebattaglie cercando di stare inpiedi anche nelle difficoltà enon smettendo mai di guar-darsi intorno per donarsi eimparare. Anche quando avolte stai male e vorresti esse-re altrove, anche quando ildolore degli altri ti ferisce enon sai perché. A volte tisembra di essere stanco, di

non avere più forze, di desi-derare di spendere le tueenergie per te, solo per te. Infondo sarebbe più semplicefare un lavoro “normale” inun ufficio “normale”. Ma poisai nel profondo che quellavoce, quella sensazione che tiguida, quel filo sottile lo porti

dentro dav-vero: il beneper l’altroche non può,mai per nes-suna ragioneal mondo,essere un pe-ricolo o unam i n a c c i a ,una debolez-za o una fra-gilità, ma so-

lo un dono prezioso che biso-gna conoscere a fondo perpoi condividerlo, senza smet-tere di domandarsi: Qual è ilmio bene? Qual è il bene perl’altro? E così cercare di agire perse-guendolo, mettendosi semprein gioco e in discussione, an-che quando costa fatica e ma-gari un bel mal di stomaco. Quindi posso dire che allaCasa del Giovane sto impa-rando non solo a “lavorare”,ma anche a vivere. I compa-gni di strada, ragazzi o colle-ghi che siano, mi hanno inse-gnato che le cose non sonomai solo come le vedi, mache c’è dell’altro, una spiega-zione, un perché profondoad ogni domanda; mi hannoinsegnato che se ti fidi e amidavvero, puoi cambiare ilcorso degli eventi, puoi dareun senso nuovo al tuo cam-mino.Anche se questa può essere lasfida più grande della vita.

“Qui stoimparandoa vivere”

‘Il bene perl’altro è un

bene preziosoche bisognaconoscere

a fondo per poicondividerlo

Valentina durante una festa serve a tavola

Con i colleghi Adelmo e Paolo

Esperienze14 Camminare nella luce

L’altro volto della povertà

EmozionARTI

Si sta realizzando un nuovo documentario sull’esperienza della Casa del Giovane: ilregista Giorgio Magarò racconta il suo primo impatto e le sue impressioni sulla Comunità

di Giorgio Magarò

Tutto è cominciato unpaio d’anni fa. Io vivoa Torrevecchia Pia e

in occasione di un convegnosugli anziani e il sociale hoconosciuto don Franco Tas-sone. In realtà in passato cieravamo già intravisti per viadi alcuni dibattiti sulla tossi-codipendenza e per il pro-getto del video “Il QuintoLivello” realizzato con ilSer.T. di Pavia. Don Francomi invitò a visitare la Casadel Giovane di Pavia. Io nonconoscevo nulla se non “lafama” di una realtà davverounica sul territorio nel lavorocon le persone in difficoltà. Per un esterno entrare incontatto con la Casa delGiovane è strano. In passa-to avevo già realizzato deidocumentari per i progettimissionari del PIME in Ke-nya, ma era la prima voltache entravo inuna situazionecosì complessa. La prima cosa dicui mi sono resoconto, mentreaffiorava il pro-getto della rea-lizzazione di unvideo, è che laCasa del Giova-ne non è un’en-tità fisica e strut-turale ben preci-sa ma una retefatta di esperienze e realtàmolto diverse. È come cer-care di analizzare lo spettroluminoso: a seconda dellostrumento utilizzato possia-

mo vedere una luce bianca oun arcobaleno di colori. Aseconda del tempo impiega-to una linea continua o vi-brazioni distin te. Unico“collante” di tutto questosembrava essere, nella miafaticosa analisi del “cosa è laCasa del Giovane?”, la figu-ra quasi mitologica di donEnzo. La definisco “mitolo-gica” senza voler di proposi-to utilizzare la definizione disantità poiché come laicoavevo l’esigenza di coglieregli aspetti più umani e rela-zionali di questa esperienza. Ma è possibile definire lastoria di don Enzo e dellaCasa del Giovane solo inquesti termini?Lavorando assieme a Simo-ne Feder nei mesi scorsi, hocapito che l’esperienza dellaCasa del Giovane, pur par-tendo da presupposti inti-mamente religiosi e basan-dosi imprescindibilmente

sulla eredità spirituale didon Enzo, ha solide basieducative e relazionali, diformazione e di rapportiistituzionali così come oggi

è richiesto a un progetto diquesto tipo. Ma la cosa checontraddistingue, a mio pa-rere, questa realtà è una sor-ta di vocazione “individua-le” e allo stesso tempo “col-lettiva” che i vari attori diquesta esperienza hanno.Mi spiego meglio: se è veroinfatti che la figura di donEnzo rimane un saldo puntodi partenza di tutto il per-corso, è anche vero che vistada fuori la Casa del Giovaneè un potente connubio dienergia di gruppo e di moti-vazioni individuali anchefortemente diverse. Cono-scendo educatori, preti, psi-cologi e volontari in questimesi, mi sono reso contoche ognuno ha la sua “mis-

sione”, laica, religiosa, spiri-tuale, affettiva, politica oprofessionale.È come se davvero ci fossela dimostrazione concretache solo attraverso la libertàdi ognuno nella sua motiva-zione si possa realizzare unasocietà migliore e che le dif-ferenze riconosciute e accet-tate dai diversi individuipossono aiutarci a com-prendere e aiutare il nostroprossimo. Rileggendo queste righe, misono reso conto di aver par-lato più del mio vissuto chedel progetto del documen-tario che stiamo ultimando.Ma forse è giusto così. Il vi-deo avrà una sua storia e levoci e i volti che vedremo

saranno molto più significa-tivi di ogni mio commen-to. Il mio augurio è di riu-scire a dar voce in modocorretto a tutto questo.

Giorgio Magarò, regi-sta di video didattici edi carattere sociale. La-vora da circa vent’anninella produzione di do-cumentari e spot sociali.Ha trattato temi comel’handicap, la tossicodi-pendenza e la discrimi-nazione, e ha realizzatonumerosi laboratori disensibilizzazione ai temisociali con scuole diogni ordine e grado.

Gli operatori e gli educatoridella Casa del Giovane hannopartecipato ad un corso (Emo-zion-Arti) sulle emozioni tenutodalla dott.ssa Eliana Girtannere Giorgio Magarò; un corso mi-rato all’approfondimento dellemodalità con cui si vivono leemozioni e di come possono es-sere precepite dai giovani ac-colti e culminato con la realiz-zazione di un cortometraggio.Nelle foto qui a fianco Giorgio du-rante le riprese e i partecipanti.

‘La Comunità

è la dimostrazioneconcreta che

solo attraverso la libertàdi ciascuno e

alla sua motivazionesi possa realizzare una

società migliore

Nella foto Giorgio Magarò durante le riprese realizzate in Comunità

Esperienze15Camminare nella luce

Ci credevamoSupermanAlcuni giovani della Comunità si sonoraccontati in un documentario realizzato daRai Educational. Sono stati felici di potercomunicare all’esterno la loro esperienza.

di Simone Feder

“Ci credevano Super-man” è il titolo del docu-mentario realizzato daRai Educational in unasettimana di riprese al-l’interno e all’esternodelle strutture della Casadel Giovane.La scelta della nostraComunità nasce da unaprecedente collaborazio-ne culminata nella realiz-zazione di un servizio sulbullismo e sugli agiti vio-lenti dei giovanissimi.Era il periodo in cui suyoutube imperversavanofilmati di aggressioni al-l’interno di scuole o digruppi di adolescenti.Questa volta si è volutoraccontare la storia di al-cuni giovani inseriti nelcontesto comunitariopartendo dalle loro sto-rie personali che li han-

no portati a scegliere unpercorso di recupero fi-no ad arrivare alle pro-spettive future.Sono stati coinvolti ra-gazzi con diverse espe-rienze alle spalle: chi al-l’inizio del cammino co-munitario, chi al termi-ne, chi ha fatto scelte dif-ferenti tra cui l’interru-zione del cammino, chiha fatto un reinserimen-to a casa e chi invece sista impegnando nel ser-vizio come operatore.Agli intervistati è stataproposto di “raccontar-si” lasciando libertà dipartecipare o no. I giovani che hanno de-ciso di fare questa espe-rienza sono stati felici diaver avuto un’opportu-nità per analizzare ilproprio passato e perlanciare messaggi di po-sitività e crescita al-

l’esterno della struttura.Raccontare la propriastoria, e soprattutto fareil punto della situazionesu ciò che la comunitàsta insegnando e tra-smettendo, è stato per igiovani coinvolti un mo-mento di rafforzamentodelle proprie motivazio-ni e convinzioni e allostesso tempo una possi-bilità per far sapere cosavuol dire stare in comu-nità e cosa c’è sotto il di-sagio che spesso emergenei ragazzi di oggi.Attraverso le interviste siscoprono le attività checaratterizzano le giorna-te comunitarie e si af-frontano argomenti chequotidianamente vengo-no trattati in comunitàma che raramente trova-no spazio nella vita fre-netica di tutti i giorni dichi vive all’esterno.

Come ogni anno la Casa del Giovane ha festeggiato l’anno nuo-vo nel Salone III Millennio, in compagnia di amici, collaborato-ri, utenti ed operatori della struttura stessa. Non è mancata poila presenza di numerosi volontari esterni, che hanno testimo-niato vivamente l’impegno silenzioso e gratutito di tanti giova-ni che impiegano il loro tempo al servizio degli altri… anchel’ultimo dell’anno. La serata si è conclusa con un discorso dibuon augurio per un felice anno nuovo all’ insegna della fede edell’ amore del Vescovo Mons. Giovanni Giudici. La sobrietà el’amicizia sono stati la gioia più grande che potevamo ricevereper cominciare l’anno nuovo con tanta forza ed un gran sorriso!

Il 6 gennaio 2010 si è tenuto al Salone III Millennio della Casadel Giovane un’ incontro, al quale hanno partecipato i ragazziin cammino e i loro genitori. Insieme hanno affrontato i collo-qui con i relativi educatori per fare il “punto della situazione” eporsi nuovi obiettivi in comune, tra cui il recupero di un sanorapporto famigliare risulta sempre tra i più delicati ed importan-ti. Poi i ragazzi hanno esposto dei cartelloni finalizzati ad illu-strare attraverso disegni e parole le fatiche, gli obiettivi e le po-sitività di ogni singolo e delicato periodo in cui è suddiviso ilprogramma terapeutico-educativo di 18 mesi.

Dal 2 al 5 di Gen-naio le comunitàdella Casa del Gio-vane (Casa Ac co -glienza, Casa Bo -selli, Cascina Sam-perone) si sono riu-nite per con dividerealcuni giorni insie-me alla casa di Ine-sio. Sono stati 3 giorni finalizzati ad impostare il nuovo anno al-l’insegna dei valori della comunità e di una “vita equilibrata e di-nitosa”. È stato un periodo di intensa e fertile comunione, arric-chito da momenti di gioco, riunioni di gruppo, camminate e sera-te tranquille in compagnia di tutti i presenti e del suggestivo fasci-no del panorama che si estende tutt’intorno ad Inesio.

Trovandoci a fe-steggiare la figuradi Don Bosco, cista bene l’idea diperdersi per unpo’ tra carte dascopa, scacchi, cal-cetti e tavoli daping pong. PerchéDon Bosco fu an-che questo: il pre-te dei giovani e del gioco ricreativo. Samperone si è impostacome fucina di talenti, meritando due ‘medaglie d’oro’ suquattro e il riconoscimento dell’ ‘opera multimediale’ più ap-plaudita, con splendidi costumi curati da Valentina, un videoesilarante e la ‘cover’ di “Iesahel” dei Delirium dell’allora gio-vane Ivano Fossati.La ricorrenza si è svolta nei giorni 26, 28 e30 di Gennaio, di sera, presso il salone III Millennio. Già dal-la prima data, il clima si è rivelato gioioso grazie alla presenzadei giovanissimi ospiti dell’Area Minori e di tante persone ap-partenenti ad etnie diverse. Prima serata che, assieme alla se-conda, è stata dedicata alle rocambolesche qualificazioni deipartecipanti ai vari tornei. Sabato 30, invece, finali e grandi epiccole performances dei ragazzi della comunità: musica, sce-nette, video e canzoni hanno preparato gli invitati all’assaggiodelle torte. Vi dico solo questo: l’assaggio era finalizzato allascelta del dolce migliore ma c’è stato chi è riuscito a fare tabu-la rasa delle primizie...

Davide e Nicola

Festa di don Bosco per la Casa del Giovane

Festa del cuore

Il nuovo anno delle Comunità a Inesio

Incontro parenti

Caro diario...

LE COMUNITÀ DELLA CASA DEL GIOVANE

APPUNTAMENTICASA DEL GIOVANE

Per donazioni e offerteFondazione don Enzo Boschetti

Comunità Casa del Giovane OnlusBanca di appoggio:

Banca Prossima - Via Rismondo 2 - Pavia

Iban IT61V033590160010000

Fondazione don Enzo Boschetti - Comunità

Casa del Giovane OnlusC.F. 96056180183

S. MESSA INSUFFRAGIO DEL

SERVO DI DIO DONENZO BOSCHETTI

15 febbraio 2010 - 17.30Basilica SS. Salvatore celebratada Mons. Giovanni Giudici

Vescovo di Pavia

CONFERENZA17 febbraio 2010 - 21.00

“Don Enzo Boschetti,sacerdote della Chiesa a

servizio dei poveri e dei giovani”Presso il Salone Terzo Millennio

Via Lomonaco 43

SANTA MESSA ALLATOMBA DI DON ENZO21 febbraio 2010 - 16.30

Costa de’ Nobili (Pv)

FESTA DI PRIMAVERA15 maggio 2010

Via Lomonaco 43 - Pavia

SETTIMANA DI RESPONSABILIZZAZIONEdal 26 al 30 luglio 2010Casa Immacolata - Inesio (Lc)

GIORNATE DISPIRITUALITÀ2010: 14/3 - 11/4

9/5 - 13/6Samperone di Certosa (Pv)

RITIRI VOCAZIONALI (AVVENTO, QUARESIMA, PASQUA)

27-28 febbraio 201017-18 aprile 2010

MESSAINTERCOMUNITARIAOgni lunedì alle 18.45

Cappella della ResurrezioneVia Lomonaco 43 - Pavia

ADORAZIONECOMUNITARIA

Il giovedì dalle 8 alle 20Cappella della ResurrezioneVia Lomonaco 43 - Pavia

Per informazioni0382.3814490

[email protected] - www.cdg.it

IL VOSTRO 5 PER MILLEALLA CASA DEL GIOVANE

Associazione Privata di Fedeli CASA del GIOVANE

Sede in: Via Folla di Sotto, 19 - 27100 PaviaTel. 0382.3814476 - Fax 0382.3814475 - [email protected] Primo:

mons. Giovanni Giudici - Vescovo di PaviaCuria di Pavia - Piazza Duomo, 1 27100 Pavia - Tel. 0382.386511

Responsabile di Unità: don Arturo CristaniVia Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814476 - Fax [email protected]

Fondazione DON ENZO BOSCHETTICOMUNITÀ CASA DEL GIOVANE

Sede in: Via Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814476 - Fax 0382.3814475 - [email protected]

Presidente: don Arturo Cristani - Via Lomonaco, 43 27100 Pavia - Tel. 0382.3814476Fax 0382.3814475 - [email protected]

Coop. Soc. CASA del GIOVANE

Sede in: Via Folla di Sotto, 19 - 27100 PaviaTel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 - [email protected]

Presidente: Diego Turcinovich - Via Lomonaco 4327100 Pavia - Tel. [email protected]

Coop. Soc. IL GIOVANE ARTIGIANO

Sede in: Viale Libertà, 23 - 27100 PaviaTel. 0382.3814482 - Fax 0382.3814406 - [email protected]

Presidente: Alberto Cazzulani - Via Lomonaco 4327100 Pavia - Tel. 0382.3814490Fax 0382.3814492 - [email protected]

“Arsenale Servire il fratello” - Laboratori di:Centro stampa, carpenteria, falegnameria

Via Lomonaco, 16 - 27100 PaviaTel. 0382.381411 - Fax 0382.3814412

[email protected] - [email protected]@cdg.it

ORATORIO

Sede amministrativa e colloqui di AccoglienzaViale Libertà, 23 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814551 Fax 0382.29630 - [email protected]

Archivio “don ENZO BOSCHETTI”

presso Fraternità “Charles de Foucauld”Via Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814469 - [email protected]

Centro Educativo “don ENZO BOSCHETTI”

Coordinamento Aree Educative e di AccoglienzaVia Lomonaco 43 - 27100 Pavia

Area Minori: Tel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 [email protected]

Area Adulti e Dipendenze: Tel. 0382.3814485Fax 0382.3814487 - [email protected]

Area Donne: Tel. 0382.3814445 - Fax [email protected]

Area Riabilitazione Psichiatrica: Tel. 0382.3814499 Fax 0382.3814490 - [email protected]

Area MINORI

Casa Gariboldi - Minori 13-17 anniVia Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814457- [email protected]

Casa S. Martino - Minori 13-17 anniVia Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814440 - [email protected]

CENTRO DURNO “Ci sto dentro” - Via Lomonaco 4327100 Pavia - Tel. [email protected]

CASA FAMIGLIA Madonna della FontanaCasa-famiglia per bambini in età scolareFraz. Fontana - 26900 Lodi Tel. 0371.423794 - [email protected]

Area ADULTI e DIPENDENZE

COMUNITÀ TERAPEUTICO-RIABILITATIVECasa Madre - Via Folla di Sotto, 19 - 27100 Pavia

Tel. 0382.3814590 - [email protected] Giovane - Samperone di Certosa

27012 Certosa di Pavia - Tel. 0382.925729Fax 0382.938231 - [email protected]

Casa Accoglienza - Vìa Lomonaco, 1627100 Pavia - Tel. 0382.3814430Fax 0382.3814487 - [email protected]

Casa Boselli - Modulo specialistico per alcool e polidipendenze - Vìa Lomonaco, 43 - 27100 Pavia tel. 0382.3814597

Casa Speranza - Via del Bottegone, 913900 Biella Chiavazza (BI) - Tel. 015/2439245Fax 015/2520086 - [email protected]

COMUNITÀ PER “DOPPIA DIAGNOSI” “Crescere insieme”Via Mortara, 8 - 27100 PaviaTel. 0382.575921 - Fax [email protected]

CENTRO DIURNO BASSA SOGLIA “IN&OUT”Vìa Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814596 - [email protected]

Area DONNE

COMUNITÀ PER MAMME CON BAMBINI

Casa S. Michele - Viale Golgi, 22 - 27100 PaviaTel. 0382.525911 - Fax [email protected]

Casa S. Giuseppe - Via Lomonaco, 4327100 Pavia - Tel. 0382.3814435 - [email protected]

Area RIABILITAZIONE PSICHIATRICA

Centro diurno “Don Orione” - Via Lomonaco, 4327100 Pavia - Tel. [email protected]

Centro diurno “Don Bosco” - Via Lomonaco, 4327100 Pavia - Tel. [email protected]

SPIRITUALITÀ

Casa Sacro Cuore - Via Risorgimento, 24928823 Ronco di Ghiffa (VB) - Tel. 0323.59536

Monastero Mater Carmeli - Via del Bottegone, 913900 Biella Chiavazza (BI) - Tel. 015.352803Fax 015.2527643 - [email protected]

FRATERNITÀ

Fraternità “Charles de Foucauld”Via Lomonaco, 45 - 27100 PaviaTel. 0382.3814445 - [email protected]

Casa Nuova - Via Lomonaco, 45 - 27100 PaviaTel. 0382.3814464 - [email protected]

Archivio “don Enzo Boschetti” - Via Lomonaco, 4527100 Pavia - Tel. 0382.3814469 - [email protected]

CASE ESTIVE

Casa Maria Immacolata - Inesio (LC)Tel. 0341.870190 - [email protected]

Casa S. Giuseppe - Via alla Fontana22039 Maisano di Valbrona (CO) - Tel. 031.661109

CENTRO SERVIZI PER LA FORMAZIONE E OSSERVATORIO SUL DISAGIO

Via Riviera, 23 - 27100 Pavia - Tel. 0382/3814500Fax 0382/3814502 - [email protected] - www.csf.pv.it

LA COMUNITÀ sul WEB

www.cdg.it - Sito ufficiale della Comunità Casa del Giovane di Pavia

www.centrodiascolto.org - per l'ascolto e l'orientamento nel disagio giovanile

www.casaccoglienza.org - sito della comunità Casa Accoglienza della Casa del Giovane di Pavia

www.csf.pv.it - sito del Centro Servizi per la Formazione