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1 LA CANAPA e i suoi utilizzi anno scolastico 2013-2014 a cura di Celeri Gabriele

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LA CANAPA e i suoi utilizzi

anno scolastico 2013-2014

a cura di Celeri Gabriele

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Sommario INTRODUZIONE ........................................................................................................................................................................... 3

STORIA ............................................................................................................................................................................................. 5

CANNABIS E LETTERATURA .................................................................................................................................................. 8

SEMI DI CANAPA ....................................................................................................................................................................... 13

OLIO DI CANAPA ....................................................................................................................................................................... 14

LA FIBRA DI CANAPA .............................................................................................................................................................. 16

PLASTICA ..................................................................................................................................................................................... 18

GLI ENDOCANNABIODI .......................................................................................................................................................... 19

MEDICINA .................................................................................................................................................................................... 22

CANCRO- CANNABIS TERAPEUTICA ................................................................................................................................ 27

BIOMASSA .................................................................................................................................................................................... 28

ETANOLO ..................................................................................................................................................................................... 29

BIODIESEL ................................................................................................................................................................................... 30

CURIOSITA’– LA HEMP BODY CAR .................................................................................................................................... 31

SITOGRAFIA ................................................................................................................................................................................ 33

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INTRODUZIONE

Cannabis sativa o canapa è un genere di piante a fiore (angiosperma) che costituisce insieme al luppolo (Humulus lupulus) la famiglia delle Cannabaceae, dette anche Cannabinacee. E’originaria dell’Asia Centrale ma coltivata da tempo immemorabile in Europa e in America. Esistono tre tipi di sottospecie di Cannabis Sativa: Cannabis indica: che cresce spontaneamente nei paesi del sud, è alta circa un metro, ha un fogliame fitto ed è ricca di resina; Cannabis sativa: che cresce nei paesi del nord, è alta fino a sei metri ed ha un fogliame più rado. Cannabis ruderalis: fiorisce più precocemente di Cannabis indica e Cannabis sativa, raggiunge una minore altezza, ma è più resistente a climi estremi delle altre due specie. L’induzione della fioritura non è causata da variazioni della durata del giorno (fotoperio-do), infatti queste varietà vengono dette auto-fiorenti. Dal punto di vista botanico le prime due sono praticamente indistinguibili. Quello che cambia è a livello di biosintesi di metaboliti secondari, quella che viene detta Cannabis sativa varietà (o sottospecie) indica produce una maggiore quantità di cannabinoidi (fra cui THC, CBD, ecc.), mentre la Cannabis sativa propriamente detta ne produce pochissimi e pertanto, in maniera regolamentata, viene utilizzata per la produzione di fibra tessile o da cordami.

Inflorescenze Fiori FEMMINILI: sono i fiori che portano il seme, sono composti da un calice contenete un ovulo e da uno o due pistilli, nei quale si trova la più alta concentrazione di resina per catturare il polline e dove, in caso di fertilizzazione, comincia a formarsi il seme. Fiori MASCHILI: sono di color bianco - giallognolo, giunti a maturazione rilasciano il polline e la pianta maschio, giunta alla fine del suo ciclo, muore.

IMPOLLINAZIONE: anemofila (trasporto tramite il vento) e i fiori cominciano a svilupparsi almeno 60 giorni dopo la germinazione. FUSTO: La pianta di canapa ha un fusto eretto la cui altezza può variare da 1 a 5 metri in media a seconda delle varietà, delle condizioni del suolo, climatiche e ancora della densità di semina. Alcuni esemplari, superano anche i 7 metri. Il fusto è formato da una corteccia esterna di colore verde costituita da fibre tenute

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insieme da pectine e da una parte interna detta canapulo, di colore bianco molto leggero. SEME: è prodotto dai fiori femminili e si estrae per pressione il 25% in peso di olio mentre con solventi al solfuro si giunge a spremerne sino oltre il 30%. Tale olio è normalmente impiegato per la produzione di saponi, inchiostri e vernici, ma trova anche utilizzazione, in una economia povera, per l’alimentazione umana.

Coltivazione La canapa cresce naturalmente in zone dal clima temperato, può sopportare i climi più diversi, questa pianta da rinnovo preferisce le regioni caldo-umide sprovviste di venti, terreni di medio impasto o leggeri, ma freschi, ben lavorati in profondità, ben letamati e ricchi di elementi fertilizzanti. In meno di tre mesi, il ciclo colturale è completo, ma avversità meteoriche (vento, grandine, siccità e prefioritura) o nemici vegetali ed animali costituiscono normali cause di riduzione della produzione a più modesti risultati. Concimazione: nei terreni ricchi di azoto e con le vecchie varietà la concimazione si è dimostrata inutile, anche se il terreno è povero di fosforo. Non rovina il terreno, e le foglie che perde durante tutta la stagione sono un concime naturale e aiutano a mantenere l’umidità del suolo. La canapa ama i terreni umidi ma muore se si verifica ristagno di acqua. Ha dimostrato di resistere alla carenza di acqua più di tutte le altre colture industriali. In particolare nel 2003 nella medesima località e con il medesimo terreno il mais non irrigato è morto, la canapa non irrigata ha prodotto 20/30 per cento in meno. La maggiore resistenza alla siccità è attribuita al fatto che il fittone (radice), arrivando a profondità notevoli trova umidità. I principali parassiti della cannabis sono il ragnetto rosso e la mosca bianca. Il ragnetto rosso è un piccolo acaro che vive solitamente sulla lamina inferiore delle foglie, dove depone le sue uova e può arrivare a formare colonie molto numerose; tuttavia, nelle coltivazioni moderne non si sono rilevati danni da parassiti.

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STORIA

La canapa è la più duratura, la più re-sistente delle fibre morbide naturali del pianeta. - Le sue foglie e le infiorescenze sono state, a seconda della cultura, la prima, la seconda o la terza medicina più im-portante e più usata per i due terzi della popolazione mondiale, per almeno 3.000 anni, fino alla svolta del 20° secolo. - La canapa ad uso fibra si è diffusa prima in Asia occidentale ed Egitto e suc-cessivamente in Europa tra il 1000 ed il 2000 a.C. - La carta di canapa durava dalle 50 alle 100 volte più a lungo della maggior parte dei papiri, ed era cento volte più facile e più economica da fare. La sua coltivazio-ne in Europa è diventata estesa dopo il 500 d.C. - La coltura della canapa per usi tessili ha un’antica tradizione in Italia, in gran parte legata all’espandersi delle Repubbliche marinare, che l’utilizzavano grandemente per le corde e le vele delle proprie flotte di guerra. Fino al XX sec. l’Italia era uno dei principali paesi produttori mondiali – seconda solo all’Unione Sovietica - con quasi 100.000 ettari coltivati all’anno.

Navi e marinai - Il 90% di tutte le vele navali, da prima dei Fenici fino a ben oltre l’invenzione delle navi a vapore, erano fatte di canapa. - Il rimanente 10% erano solitamente di altre fibre come ramia, sisal, juta, abaca, etc. - Infine, le carte nautiche, le mappe, i diari di bordo, e le Bibbie erano fabbricate con una carta che conteneva fibre di canapa, dai tempi di Colombo fino agli inizi del 1900 nel Mondo Occidentale, Europeo/Americano,e dai Cinesi fin dal I secolo.

Tessuti e stoffe Fino al decennio del 1880 in America l’80% di tutti i tessuti e le stoffe usate erano composti principalmente della fibra di cannabis: - l’abbigliamento (camicie, calzature, ecc.) - i tendaggi - i lini - la biancheria da letto e da bagno - i tappeti e le tendine, le trapunte, gli asciugamani, i pannolini - la bandiera americana [Erodoto (c. 450 a.C.) descrive gli abiti di canapa fabbricati dai Traci come di bellezza pari al lino, e che “nessuna persona che non avesse molta esperienza avrebbe saputo dire se fosse canapa o lino”.]

Carta di fibra e polpa

Fino al 1883, il 75-90% di tutta la carta del mondo era prodotta con fibra di canapa, compresa quella per i libri, le Bibbie, le mappe, le banconote, le obbligazioni e i titoli azionari, i quotidiani, etc. Dal 70 al 90% di tutte le funi, lo spago e il cordame furono prodotti con la canapa fino al 1937: Da allora essa fu sostituita perlopiù con le fibre petrolchimiche.

Tele artistiche La canapa è il mezzo perfetto per l’ar-chiviazione. I dipinti di Van Gogh, Gain-sborough, Rembrandt, etc., furono stesi soprattutto su tele di canapa, così come praticamente la maggior parte dei dipinti su tela. La fibra di canapa resiste al calore, alla muffa, agli insetti e non è danneggiata dalla luce. I dipinti a olio su tela di canapa e/o lino sono rimasti in buone condizioni per secoli.

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Olio da illuminazione Quello di canapa era l’olio da lampada che illuminava maggiormente. L’olio di canapa per lampade fu rimpiaz-zato dal petrolio, dal kerosene, etc., dopo la scoperta del petrolio in Pennsylvania nel 1859 e la monopolizzazione di John D. Rockefeller, dal 1870 in poi.

... successivamente … E’successo che in quel periodo è avvenu-to il clamoroso sorpasso dell’industria ai danni dell’agricoltura, e di questo sor-passo la cannabis è stata chiaramente la vittima numero uno. I nascenti gruppi industriali americani puntavano soprattutto allo sfruttamento: del petrolio per l’energia (Standard Oil - Rockefeller) delle risorse boschive per la carta (editore Hearst) delle fibre artificiali per l’abbigliamento (Dupont) Tutti settori nei quali avevano investito grandi quantità di denaro. Ma avevano di fronte, ciascuno sul proprio terreno, la concorrenza naturale della canapa, e si unirono così per formare un’alleanza suf-ficientemente forte per batterla. L’unica soluzione per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di quelle dimensioni risultò la messa al bando totale. L’illegalità. Partì quindi un’operazione mediatica di demonizzazione, rapida, estesa ed efficace (“droga del diavolo”, “erba maledetta” ecc. ), grazie agli stessi

giornali di Hearst, il quale ne aveva uno praticamente in ogni grande città. Il Marijuana Tax Act del 1938 ha di fatto terminato la coltivazione e l a trasformazione di canapa negli Stati Uniti; proibizione che si è successivamente diffusa in Europa e praticamente in tutto il mondo. Dopo la legge, le nuove “fibre plastiche” Dupont, usate su autorizzazione della Compagnia Tedesca I.G.Farben rimpiazzarono le fibre naturali di canapa. (Un 30% della I.G.Farben, sotto Hitler, fu di proprietà della Dupont America.) Fatto sta che a partire da quel momento: • Dupont inondava il mercato con le sue fibre sintetiche (nylon, teflon, lycra, kevlar, sono tutti marchi originali Dupont). • Hearst iniziava la devastazione sistematica delle foreste del Sudamerica, dal cui legno trasse in poco tempo la carta sufficiente per mettere in ginocchio quel poco che era rimasto della concorrenza. • Il mercato dell’automobile si indirizzava definitivamente all’uso del motore a benzina (il primo motore costruito da Diesel funzionava con carburante vegetale). E le “multinazionali” di oggi, che influen-zano fortemente tutti i maggiori governi occidentali, non sono che le discendenti dirette di quella storica alleanza, nata negli anni ‘30, fra le grandi famiglie industriali.

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Il nome messicano “marijuana” era stato scelto con cura al fine di mettere la canapa in cattiva luce, dato che il Messico era allora un paese “nemico” contro il quale gli Stati Uniti avevano appena combattuto una guerra di confine (1898); i giornali di Hearst avevano sempre infamato Spagnoli, Messicani-Americani e Latini. Nel frattempo, la parola “hemp” (canapa) fu abbandonata, e “cannabis,” il termine scientifico, ignorato e sepolto. L’espressione colloquiale Messicana “marijuana”, garantiva che in pochi l’avrebbero riconosciuta come una delle principali medicazioni naturali, la “cannabis,” e in quanto alla risorsa industriale primaria, “hemp”, essa era stata cancellata. Venne data come una realtà di fatto che circa il 50% di tutti i crimini violenti commessi negli USA erano opera di Spagnoli, Messicani-Americani, Latino Americani, Filippini, Afro-Americani e Greci, e che tutti i loro delitti erano direttamente relazionati alla marijuana. Proprio così : la marijuana fu molto verosimilmente soltanto un pretesto per la proibizione della canapa. La situazione non fu mai chiarita dalla stampa, che continuò con la disinformazione fino agli anni ‘60 del 900. Nel 1976 una decisione a ”sorpresa” del governo USA proibì tutte le ricerche federali sugli effetti terapeutici della marijuana. Da notare che non venne proibita solo la canapa ricca di resina, ma anche la normale canapa coltivata, quindi non di semplice proibizionismo si tratta, ma di iperproibizionismo ingiustificato. Da notare che il proibizionismo è stato determinante nel diffondere l’uso consumistico della canapa, mentre prima esisteva solo quello medico. A conti fatti, l’unico proibizionismo che ha veramente funzionato, è stato quello nei confronti della canapa per uso industriale, il vero obiettivo della proibizione, oltre che della canapa medica.

ALCUNE CURIOSITA’ • Dal 1740 al 1807: la Gran Bretagna compra oltre il 90% della canapa per la Marina dalla Russia; la Marina Britannica e le navi mercantili di tutto il mondo usano canapa Russa • La regina Vittoria usava la resina di cannabis per i crampi mestruali e la PMS (sindrome pre-mestruale) • I semi di canapa furono, fino alla proibizione legale del 1937, il becchime numero uno al mondo, tanto per uccelli selvatici che domestici. Era il loro preferito* tra ogni genere di becchime sul pianeta; nel 1937 quattro milioni di libbre di semi di canapa per uccelli canori furono venduti al dettaglio negli USA. Gli uccelli scelgono i semi di canapa da un mucchio di becchime misto, e li mangiano per primi. Gli uccelli allevati allo stato brado vivono più a lungo e si riproducono di più quando i semi di canapa sono inclusi nella loro dieta, utilizzandone l’olio per le loro penne e per la loro salute in generale. • I monaci dovevano mangiare un piatto di semi di canapa tre volte al giorno, tessevano i loro abiti con la canapa, e stampavano le loro Bibbie su carta composta della sua fibra. • Dal 1850 al 1937, la Farmacopea Statunitense elencava la cannabis come terapia principale di oltre 100 diverse malattie o disturbi di sorta

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CANNABIS E LETTERATURA

Marie Verlaine (1844-1896), ovvero “Les poètes

maudit” che, pubblicata nella sua prima edizione

nel 1884, comprende, oltre ai testi dello

stesso Verlaine, alcuni testi dei poeti

francesi Arthur Rimbaud (1854-1891), Tristan

Corbière (1845-1875) e Stéphane

Mallarmé (1842-1898).Nella sua opera, Verlaine li

definisce “poeti maledetti“, descrivendoli come

anticonformisti, ribelli, innovatori, dei “poeti

assoluti”. La nozione del “poète

maudit” costituisce il mito del pensiero romantico

e domina l’ideologia della poesia della seconda

metà del XIX secolo; la sua immagine definisce

una condizione di disagio nei confronti della

società, con conseguente isolamento, tendenza

alla ribellione ed alla provocazione. La sregolatezza di questo stile di vita si traduce

anche nell’inclinazione all’uso di alcol e droghe, alla ricerca di esperienze intense con

l’intento di riuscire ad evocare sensazioni e situazioni estreme, con la tendenza

all’autodistruzione.

Il poeta e scrittore francese Charles Baudelaire (1821-1867), con il suo pensiero e le

sue opere, tra cui ricordiamo Les Fleurs du Mal, (I fiori del male), ha influenzato i poeti

successivi a lui ed è considerato uno dei precursori dei poeti maledetti.

Le tesi di Charles Baudelaire La definizione di “poeti maledetti” trae origine da un’opera del poeta francese Paul Charales Baudelaire è il più noto dei letterati ottocenteschi che si sono occupati di hashish. E’interessante notare la struttura del saggio “Del vino e dell'hashish” raffrontati come mezzi di moltiplicazione dell'individualità (1851). Infatti oggi i sostenitori del proibizionismo continuano a negare la validità delle tesi antiproibizioniste che accostano gli effetti dell'alcol a quelli dei derivati dalla cannabis, a vantaggio della minore tossicità della cannabis. Eppure è naturale che questa comparazione vada fatta se si affronta l'argomento in modo razionale e senza pregiudizi. E infatti Baudelaire partiva proprio da questa comparazione delle due sostanze, a

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quel tempo ugualmente legali, per trarre le sue considerazioni. Baudelaire non fa una questione di sostanze ma di uso delle sostanze. Il vino è come l'uomo, in sé non è né buono né cattivo, ma ne esalta e amplifica la personalità in massimo grado. E proprio contro l'uso dissennato del vino se la prende Baudelaire, moralista, non con la sostanza in sé. Quando poi si passa alla trattazione dell'hashish Baudelaire comincia citando un'esperienza allora comune: al tempo della mietitura della canapa, allora ampiamente diffusa i lavoratori avvertono dei giramenti di testa perché questa pianta sprigiona spiriti che danno vertigini, anche se la varietà francese (canapa sativa propriamente detta) con cui si è tentato di produrre hashish, scrive, non ha dato buoni frutti. E infatti l'hashish viene dall'Egitto e la sua composizione è "decotto di canapa indiana, burro e una piccola quantità d'oppio. Ecco dunque una marmellata verde, con un odore singolare e talmente forte da suscitare una certa repulsione" (Baudelaire, “Il poema dell'hashish”) In effetti le descrizioni dell'hashish che ci lascia Baudelaire, in modo analogo a quelle di Dumas e altri letterati del periodo mostrano come l'hashish fosse a quel tempo ingerito in grandissima quantità sotto questa forma e mischiato all'oppio. Gli effetti molto pesanti descritti, dunque, vanno inquadrati in questa modalità di assunzione incomparabilmente più massiccia di quella che oggi avviene con un normale spinello. "Cinque, dieci, quindici centigrammi sono sufficienti per produrre effetti sorprendenti" scrive nel Poema dell'hashish e continua "A Costantinopoli, in Algeria, e anche in Francia alcuni fumano l'hashish mescolato al tabacco; ma, in questo caso, i fenomeni descritti si verificano in misura assai modesta e per così dire, in forma pigra". Gli effetti dell'hashish descritti da Baudelaire sono molto pesanti, all'inizio ansia, poi una seconda fase di allucinazione e deformazione della realtà e infine una terza fase in cui "l'uomo è promosso a dio". A dire il vero non si capisce quanto questi effetti siano derivati dalla cannabis e quanti dall'oppio con cui era mescolata. Anche perché la confusione tra le due sostanze è anche nella descrizione degli effetti oltre che nelle modalità di assunzione, come testimonia il passo in cui il poeta francese cita Edgard Allan Poe che descrive gli effetti di oppio e morfina, e Baudelaire afferma che ciò che racconta "il maestro dell'orrido" sono "caratteristiche perfettamente applicabili all'hashish". Non bisogna erroneamente credere che Baudelaire per aver scritto questi saggi fosse un teorico della cultura della droga, tutt'altro, le sue posizioni sono molto moraliste, anche se qua e là contraddittorie. In primo luogo si avverte una certa aristocrazia intellettuale, per cui questa sostanza non dà a tutti le stesse sensazioni, gli effetti che descrive valgono "per gli spiriti artistici e filosofici. Ma esistono temperamenti nei quali questa droga produce soltanto una follia chiassosa [...]. In Egitto il governo proibisce la vendita e il commercio dell'hashish, almeno all'interno del paese [...]. Il governo egiziano ha ragione. Mai uno Stato ragionevole potrebbe sopravvivere con l'uso dell'hashish. Non plasma né guerrieri né cittadini [...]. Se esistesse un governo che avesse interesse a corrompere i suoi sudditi, non dovrebbe far altro che incoraggiare l'uso dell'hashish. Si dice che questa sostanza non provochi alcun male fisico. E’vero [...] ma quella che viene intaccata è la volontà".

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Nella sua conclusione tra la comparazione di vino e hashish dunque Baudelaire opta in favore del primo. "Il vino esalta la volontà, l'hashish è un'arma per il suicidio. Il vino rende buoni e socievoli. L'hashish isola... Il vino è fatto per il popolo che lavora e merita di berne. L'hashish appartiene alla classe dedita alle gioie solitarie; è fatto per miserabili e oziosi. Il vino è utile, produce risultati fruttuosi. L'hashish è inutile e pericoloso". Si potrebbe naturalmente discutere su questi giudizi di Baudelaire in parte motivati dal tipo di assunzione pesante da lui descritta, in parte per rivedere il suo giudizio positivo sul vino, che se abusato è estremamente più pericoloso e non porta affatto necessariamente a sentimenti "buoni e socievoli". Questi giudizi, dieci anni dopo, vengono in parte ripresi e riveduti nel “Poema dell'hashish” in cui si trova anche una certa apologia dell'uso della sostanza: "Ecco dunque la felicità! sta in quanto può contenerne un cucchiaino! [...] Potete inghiottire, senza paura; non si muore. I vostri organi fisici non ne riceveranno alcun danno. [...] che cosa rischiate? domani, un po’di affaticamento nervoso". Ed è interessante che la conclusione del poema riprenda anche a proposito dell'hashish la stessa cosa che dieci anni prima aveva detto del vino, e cioè che la sostanza serve ad amplificare ed esaltare le caratteristiche dell'individuo: "E se, a prezzo della sua dignità, della sua onestà e del suo libero arbitrio l'uomo potesse trarre dall'hashish grandi benefici spirituali, farne una sorta di macchina per pensare, uno strumento fecondo? Ho sentito porre spesso questa domanda e rispondo. Innanzitutto, come ho spiegato a lungo l'hashish non rivela all'individuo null'altro che l'individuo stesso. E’vero che questo individuo viene per così dire elevato al cubo e spinto all'estremo delle sue facoltà..." Allora è forse questa la chiave per comprendere le continue oscillazioni di Baudelaire ora di condanna ora apologetiche nei confronti dell'hashish. In modo un po’aristocratico il poeta crede che la diffusione della sostanza nel popolo produca effetti socialmente negativi, perché i vizi del popolo verrebbero così amplificati. Ma per i poeti e gli spiriti liberi sembra che questa esperienza possa giovare, anche se non in assoluto e con le dovute restrizioni. Ancora su una cosa è poi interessante l'opinione di Baudelaire, e cioè sulla questione se la droga possa sviluppare e aiutare l'arte. E la sua risposta ancora una volta è negativa, non si può pensare che la droga ci elevi ad artisti perché ancora una volta la droga amplifica ciò che si è, non ci fa diventare ciò che non si è. E infatti Baudelaire attaccava e criticava, in una nota, l'approccio di Moreau de Tours che pensava di curare la pazzia con l'hashish: per Baudelaire il pazzo che assume questa sostanza amplifica la sua pazzia e basta. E ancora vale la pena di citare il finale de “Del vino e dell'hashish” in cui l'autore riporta le parole del musicista Auguste Barbereau che affermava: "Io non capisco come l'uomo razionale e spirituale possa servirsi di mezzi artificiali per arrivare alla beatitudine poetica, dal momento che l'entusiasmo e la volontà sono sufficienti per elevarlo a un'esistenza soprannaturale. I grandi poeti, i filosofi, i profeti sono esseri che grazie al puro e libero esercizio della volontà pervengono a uno stato nel quale essi sono al contempo causa ed effetto, soggetto e oggetto, ipnotizzatore e sonnambulo" e Baudelaire aveva aggiunto "Io la penso esattamente come lui".

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UTILIZZI

Foglie e fiori • Tisane, birra alla canapa, caramelle • Olio essenziale, ricavato per distillazio-ne, utilizzato in: profumi e come aromatizzante per alimenti • THC ed altri cannabinoidi: uso farma-ceutico in circa 100 preparati medicinali.

Seme • Decorticato, utilizzato come alimento ad uso umano ed animale (ricco di proteine) • Esche per pesci • Olio ricavato da spremitura a freddo: condimento per alimenti, utilizzato nella produzione di margarine, tofu, gelati e simili • integratore alimentare per uso nutra-ceutico (naturalmente ricco di omega 3 ed omega 6) • utilizzato nella produzione di cosmetici e detergenti per l’igiene del corpo • Olio prodotto con processi chimici per fabbricazione: • detersivi • inchiostri per stampa • tinte per esterni edifici • lubrificanti • solventi • mastici • biodiesel • combustibile • colori ad oli farina ricavata da spremitura a freddo (panello): uso alimentare umano ed ani-male, non contiene glutine

Fibre Fibra lunga macerata di pregio

per filatura ad umido: • tessuti, abbigliamento, arredo casa, calzature, accessori, tele per dipinti

Fibra lunga macerata meno pregiata

• cordami anche per arredamento • reti, sacchi • teloni, tessuti per rinforzo plastiche petrolchimiche in sostituzione lana di vetro (imbarcazioni), rinforzo PLA • filati per tappeti e maglieria • imbottitura materassi • pasta di cellulosa per carte speciali (tipo carta moneta e carta dei titoli di stato) • pasta di cellulosa per cartine sigarette • cartoni e imballaggi • pannolini • blocchi stampati in pressofusione • guarnizioni per i freni • Fibra corta semi-macerata: • pannelli isolanti e fonoassorbenti per edilizia, termosaldati con poliestere, amido di patate, altri amidi • imbottiture per auto

Canapulo: • intonaci e cappotti isolanti per edifici, blocchi da costruzione costituiti da canapa e calce • mangimi per ruminanti • lettiere per cavalli e piccoli animali • pannelli rigidi per interno auto (cruscotto) • pannelli rigidi per fabbricazione mobili • esplosivi • materiale per disoleazione acque inquinate

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Il problema oggi è che, per poter seminare la canapa, è necessario che nella zona ci sia qualcuno disposto a ritirare il raccolto. Salvo limitate eccezioni, manca quasi ovunque in Italia questa condizione. Un’eccezione è Ferrara, dove è stato costruito un impianto per la lavorazione della fibra tessile, ma dove la canapa viene raccolta quando è alta solo m. 1,20 per poterla lavorare nelle macchine usate per il lino

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SEMI DI CANAPA

Contenuto proteico

20-25 %, l’elevato contenuto di edestina, insieme con l’altra proteina globulare, l’al-bumina, fa in modo che tali proteine contengano tutti e nove gli amminoacidi essenziali in una combinazione proteica unica in tutto il mondo vegetale, fornendo così al nostro corpo la base su cui creare altre proteine come le immunoglobuline: anticorpi che respingono le infezioni prima ancora che arrivino i primi sintomi percepibili.

Componente grassa

34-35%, di ottima qualità e di composizione equilibrata costituita, per il 70-75%, da una miscela di acidi grassi polinsaturi: questi oli essenziali sono responsabili delle nostre reazioni immunitarie e puliscono le arterie dal colesterolo e dalla placca.

Valore energetico

Di grande rilievo è anche il tenore dei carboidrati che gli conferiscono un valore energetico elevato (516 Kcal per 100g). Buona è anche la percentuale di fibra grezza e di sali minerali, tra cui prevalgono il ferro ed il fosforo e potassio. Considerevole anche la dotazione di vitamine A,E,PP,C, e del gruppo B, con l’esclusione della B 12.

“Nessun alimento vegetale può esse-re paragonato ai semi di canapa per quanto riguarda il valore nutritivo. Mezzo chilo di semi di canapa fornisce tutte le proteine, gli acidi grassi essenziali e la fibra necessari alla vita umana per due settimane.” Dott. Udo Erasmus da Fats that Heal, Fats that Kill - Alive Books,

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OLIO DI CANAPA

Un olio di grande pregio cosmetico (e in prospettiva futura anche dietetico) in ragione del suo elevato contenuto in acidi grassi insaturi. Il tutto partendo dalla coltivazione, su ampia scala, di varietà di sementi contenenti meno dello 0,3% di THC (le sostanze psicoattive della pianta), il cui impiego è liberamente consentito anche in base alle norme europee. Secondo il medico nutrizionista Udo Erasmus, autore del best seller “Fats that Heal, Fats that Kill” - una vera autorità internazionale nel campo dei grassi e degli oli alimentari - quello di canapa è l’olio vegetale più bilanciato, grazie all’elevato contenuto ed al rapporto ottimale dei due acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6. L’olio di canapa ha una elevata fluidità, penetra molto facilmente, ed è per questo un eccellente olio da massaggio; in cosmesi si propone come ingrediente indispensabile in tutti i prodotti “anti-età”, destinati al trattamento di pelli secche, disidratate, senescenti

Gli EFA Nei lipidi in genere sono presenti acidi grassi a lunga catena di atomi di carbonio del tipo saturi (ad esempio l’acido stearico, il palmitico, il miristico, ecc.) i quali, in via generale non hanno alcun interesse specifico ai fini del trofismo cutaneo ed alcuni acidi grassi insaturi – cosiddetti in quanto contengono nella loro catena di atomi di carbonio dei doppi legami – ai quali sono invece riconosciute specifiche proprietà trofiche per la cute. Alcuni di questi acidi grassi insaturi devono essere assolutamente presenti in quantità sufficiente nel nostro organismo, e pertanto vengono scientificamente definiti come EFA (Essential Fatty Acid) cioè Acidi Grassi Essenziali. La quantità di acidi grassi insaturi contenuta in quest’olio è veramente elevata, qualora si consideri che le tradizionali “fonti naturali” più ricche in tali acidi attualmente utilizzate non

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superano il 30%. Questi particolari acidi, che si ritiene non vengano sintetizzati dall’organismo umano a velocità sufficiente per soddisfare le esigenze dell’organismo stesso, si ritrovano in lipidi vegetali ed in animali marini (certi tipi di pesci come sgombri, sardine, aringhe, merluzzo). La carenza di questi acidi provoca sia nell’uomo che nell’animale, specie in soggetti più giovani, sindromi specifiche (arresto della crescita, indesiderate manifestazioni cutanee quali lesioni, pelle secca e squamosa, fenomeni eritemici, ecc.). Tali sindromi regrediscono se si somministra all’organismo una giusta dose di tali acidi.

L’olio di semi di canapa biologico, spremuto a freddo, viene utilizzato sia come integratore alimentare che ad uso terapeutico, per una infinita gamma di patologie tra cui: • Eczema atopico, herpes, dermatiti, acne • Artrosi • Tutte le patologie dell’apparato respiratorio (asma, rinite, faringite, tracheite, otite, sinusite, allergie respiratorie) • Malattie degenerative del sistema immunitario; epilessia e crisi convulsive • Nel trattamento della chemioterapia e nella terapia anti-Aids [A causa della denutrizione e per carenza di proteine, il 60 % dei bambini del terzo mondo muore di fame prima di raggiungere il quinto anno di vita. Il seme della canapa potrebbe salvare la vita a molti di loro.]

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LA FIBRA DI CANAPA

La fibra tessile è l’insieme dei prodotti fibrosi che, per la loro struttura, lunghezza, resi-stenza ed elasticità, hanno la proprietà di unirsi, attraverso la filatura, in fili sottili, tenaci e flessibili che vengono utilizzati nell’industria tessile per la fabbricazione di filati, i quali, a loro volta, mediante lavorazioni vengono trasformati in tessuti.

Fibre chimiche o tecnofibre

Son prodotte da polimeri ottenuti da composti di natura organica (derivati dal petrolio), grazie a reazioni chimiche di polimerizzazione. • ARTIFICIALI se prodotte a partire da polimeri organici di origine naturale (cellulosa ecc.) Es. Poliammide (Nylon), Poliestere, Polietilene, Polipropilene • SINTETICHE se prodotte da polimeri di sintesi (cioè a differenza delle fibre artificiali il polimero di partenza non esiste già in natura ma viene sintetizzato dall’uomo). Es. Lana di vetro, Rayon (Viscosa) FIBRE NATURALI: • ecocompatibilità dei materiali che provengono da fonti rinnovabili • grado di comodità che sono in grado di assicurare a contatto con la pelle • biodegradabilità. Impatti ambientali: • terreni dedicati • acqua • sostanze chimiche utilizzate Principali fibre di origine vegetale: cotone, lino, canapa, iuta.

La fibra della canapa E’ottenuta dal floema Il floema, detto anche tessuto cribroso o libro, è il tessuto di conduzione della linfa elaborata, la soluzione zuccherina che viene traslocata da un’area di produzione, come ad esempio la foglia matura, ad una regione di utilizzo che richiede gli zuccheri per la propria crescita o ad una regione di accumulo.

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In tre mesi dalla semina è pronta per il raccolto. La parte fibrosa del fusto si chiama “tiglio” e la parte legnosa “canapulo“: • La fibra rappresenta il 25-30% del fusto • Il canapulo rappresenta il 70-75% ed è costituito da circa il 77% di cellulosa • Lignina e pectina, costituenti il collante organico, rappresentano il 4%-10% del fusto. Tutte le fibre sono tenute insieme da catene di molecole di cellulosa, organizzate in rigida struttura. Questi blocchi di costruzione sono incollati insieme con altri compo-nenti biologici (lignina e pectina), che dà una certa flessibilità e forza al tessuto. Tutta la lignina dev’essere eliminata, per poter ottenere la polpa. La polpa di canapa ha solo un 4-10% di lignina, mentre gli alberi ne hanno il 18-30%, infatti necessitano di molte sostanze chimiche, quali cloro, solfati e solfiti, per sciogliere e separare le fibre di lignina durante i processi di fabbricazione della carta di fibra di legno. FIBRE LUNGHE tessuti STOPPA carta di alta qualità, sottile e resistente. FIBRE MEDIE carta pregiata, sottile, dura ed un po’ruvida. FIBRE CORTE (CANAPULO) carta soffice, piuttosto spessa ed un po’meno resistente; la carta ideale per uso corrente, come carta di giornale, cartoni, fazzoletti, tovaglioli ecc. La sbiancatura avviene con della comune acqua ossigenata, poiché il colore bianco della polpa rende la fibra di canapa la materia prima ideale per produrre carta, perché non necessita di solventi chimici per essere sbiancata. La quasi totale assenza di trattamenti evita anche gli ingiallimenti. La polpa di fibra viene poi diluita con acqua per renderla omogenea, impastata e versata su un reticolo per eliminarne l’acqua e pressata in modo da formare i fogli di carta.

Vantaggi • Un Ettaro di canapa può produrre tanta carta quanto 4 ettari di foresta. Con 10.000 ettari di Canapa si ottiene la stessa carta prodotta da 40.000 ettari di bosco; • la Canapa fornisce 4 volte più cellulosa degli alberi e diminuisce l’inquinamento ambientale da 4 a 7 volte. • la carta di Canapa è più resistente di quella degli alberi o dei derivati dal petrolio; La pianta di canapa è talmente forte e resistente che la carta si può riciclare fino a 7 volte, a differenza di altri tipi di carta che è possibile riciclare al massimo 3 volte. Questo diminuirebbe la domanda di legname (stop alle defrestazioni) e ridurrebbe i costi per l’edilizia, mentre nel contempo avrebbe aiutato nella ri-ossigenazione planetaria.

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PLASTICA

La cellulosa è un polimero organico biodegradabile. Le prime materie plastiche, chiamate celluloide, vennero prodotte in America da cellulosa di cotone. Oggi la materia prima per la produzione di nylon ed altri polimeri sintetici (plastiche di ogni genere) è il catrame, risorsa fossile non biodegradabile. Plastiche sintetiche e plastiche organiche hanno la medesima utilizzazione finale. La differenza sta nella scelta della materia prima, nell’impatto ambientale dei processi di lavorazione, nella possibilità di smaltimento. Negli ultimi anni si è diffuso, per la produzione di plastica biodegradabile, l’impiego di polimeri organici ricavati soprattutto dal mais, ma la canapa, grazie alla sua elevata produzione di cellulosa, potrebbe essere utilizzata come materia prima per la produzione di plastiche con un impatto ambientale ridotto al minimo

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GLI ENDOCANNABIODI

Il sistema endocannabinoide è un complesso sistema endogeno di comunicazione tra

cellule. Esso è composto da recettori cannabinoidi, i loro ligandi endogeni (gli

endocannabinoidi) e le proteine coinvolte nel metabolismo e nel trasporto degli

endocannabinoidi. Questo sistema è di grande importanza per il normale

funzionamento dell’organismo.

Il sistema endocannabinoide prende il suo nome dalla pianta di cannabis poiché alcuni

fitocannabinoidi in essa presenti, tra cui il THC, mimano gli effetti degli endocannabinoidi legandosi ai medesimi recettori.

In base alla localizzazione dei recettori cannabinoidi nell’organismo, è stato ipotizzato

che il sistema endocannabinoide sia coinvolto in un gran numero di processi fisiologici,

tra i quali il controllo motorio, la memoria e l’apprendimento, la percezione del dolore,

la regolazione dell’equilibrio energetico, e in comportamenti come l’assunzione di cibo.

Altre funzioni del sistema endocannabinoide, nella normale fisiologia, potrebbero

essere correlate alle funzioni endocrine, alle risposte vascolari, alla modulazione del sistema immunitario, alla neuroprotezione

Le principali funzioni del sistema endocannabinoide in normali condizioni fisiologiche.

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I recettori endocannabioidi Il corpo umano possiede specifici siti di legame per i cannabinoidi, distribuiti sulla superficie di molti tipi di cellule. Il nostro organismo produce i loro ligandi endogeni, chiamati endocannabinoidi, i quali si legano proprio ai recettori cannabinoidi (CB), attivandoli.

I recettori cannabinoidi hanno differenti meccanismi di distribuzione nei tessuti e di

segnalazione. I CB1 sono tra i più abbondanti e ampiamente distribuiti nell’encefalo. Si

trovano principalmente sulle cellule nervose (neuroni) del Sistema Nervoso Centrale

(oltre che nell’encefalo quindi, anche nel midollo spinale). A livello dell’encefalo, la

distribuzione dei CB1 è particolarmente marcata nelle regioni responsabili della

coordinazione motoria e del movimento, dell’attenzione e delle funzioni cognitive complesse come il giudizio, dell’apprendimento, della memoria e delle emozioni.

I recettori CB1 sono presenti in minor quantità anche in alcuni organi e tessuti periferici

tra cui ghiandole endocrine, ghiandole salivari, leucociti, milza, cuore e parte dell’apparato riproduttivo, urinario e gastrointestinale.

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A differenza dei CB1 invece, i recettori CB2 sono espressi principalmente a livello

periferico. Sono presenti prevalentemente nelle cellule immunocompetenti, tra cui i

leucociti, la milza e le tonsille, il midollo osseo ematopoietico ma anche nel pancreas.

Recentemente sono stati identificati anche nel sistema nervoso centrale, pur se a basse concentrazioni, in particolare sulle cellule gliali e microgliali.

Il ruolo dei recettori cannabinoidi è essenzialmente quello di regolare il rilascio di altri

messaggeri chimici. I recettori CB1 interferiscono con il rilascio di alcuni

neurotrasmettitori e la loro attivazione protegge il SNC dalla sovrastimolazione o dalla sovrainibizione prodotta da altri neurotrasmettitori.

I recettori CB2, invece, svolgono prevalentemente un’azione periferica con attività

immunomodulatoria. Nel sistema immunitario, infatti, una delle funzioni dei recettori

cannabinoidi è la modulazione del rilascio di citochine, molecole proteiche responsabili della regolazione della funzione immune e delle risposte infiammatorie.

Fitocannabiodi I Fitocannabinoidi sono invece sostanze vegetali che stimolano i recettori dei cannabinoidi. Il Delta-9-tetraidrocannabinolo, o THC, è la più psicoattiva e certamente la più famosa di queste sostanze, ma gli altri cannabinoidi, come il cannabidiolo (CBD) e cannabinolo (CBN) stanno guadagnando l’interesse dei ricercatori a causa di una serie di proprietà curative. E’interessante notare che la pianta di cannabis utilizza anche il THC e gli altri cannabinoidi per promuovere la propria salute e prevenire le malattie. I cannabinoidi della canapa: • hanno proprietà antiossidanti che proteggono le foglie e le strutture fiorite dalle radiazioni ultraviolette; • neutralizzano i radicali liberi nocivi generati dai raggi UV, proteggendo le cellule. Negli esseri umani, i radicali liberi causano l’invecchiamento, il cancro e la difficoltà di cicatrizzazione.

Gli Antiossidanti presenti nelle piante sono stati a lungo promossi come integratori

naturali per prevenire i danni da radicali liberi.

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MEDICINA Negli ultimi decenni un numero sempre maggiore di ricercatori ha riscontrato notevoli proprietà terapeutiche nella cannabis, delle quali si aveva testimonianza sin dal lontano 3000 a.C. e, grazie alla tecnologia di cui disponiamo nei giorni nostri, sono state individuate nei principi attivi della pianta: THC, CBN, CBD e gli altri 64 finora identificati. Per svariati motivi di natura politica ed economica la canapa è stata bandita dalla farmacopea mondiale ufficiale nei primi

anni del 1900 e resa illegale praticamente in tutti gli Stati del mondo a partire dalla fine degli

anni Trenta A cavallo tra Ottocento e Novecento la canapa indiana cominciò ad essere sostituita dai farmaci sintetici, che avevano il vantaggio di poter essere dosati con esattezza e di funzionare in modo più evidente, ed anche di far guadagnare di più, mentre gli effetti collaterali non erano ancora evidenti. Ad ogni modo negli ultimi decenni si è accumulato un certo volume di ricerche sulle attività farmacologiche della cannabis e sulle sue possibili applicazioni. La cannabis ha letteralmente centinaia di usi terapeutici, tra i quali:

ASMA Il THC ha capacità broncodilatatorie; Il fumo della cannabis però contiene prodotti della combustione qualitativamente simili a quelli del tabacco, tra i quali diversi cancerogeni che possono danneggiare la mucosa. L’inalazione di questi prodotti della combustione dovrebbe essere evitata o sostanzialmente ridotta. Per evitare l’assunzione di prodotti della combustione e inalare sostanze cancerogene la cannabis o il thc possono essere assunti per bocca o inalati attraverso un vaporizzatore. Un gruppo di ricercatori internazionali ha scoperto perché la marijuana in alcuni casi provoca la tosse e in altri casi impedisce il broncospasmo e la tosse. Questi risultati possono portare a un migliore trattamento delle malattie respiratorie. In un rapporto sulla rivista ‘Nature’, degli scienziati dell’Istituto per la Medicina Sperimentale di Budapest (Ungheria), dell’Università di Napoli (Italia), e dell’Università di Washington (USA) hanno dimostrato come l’endocannabinoide anandamide influenzi le vie aeree. L’anandamide viene prodotta nel tessuto polmonare ed esercita il suo effetto tramite i recettori dei cannabinoidi.

DOLORE I recettori CB1 sono localizzati sulle vie del dolore nel cervello e nel midollo spinale e sui terminali periferici e centrali dei neuroni primari afferenti che mediano sia il dolore neuropatico che quello non-neuropatico. Studi su animali hanno indicato che il cannabinoide endogeno anandamide ed i ligandi del recettore dei cannabinoidi sono molto efficaci nei confronti del dolore, sia di origine neuropatica che infiammatoria.

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SCLEROSI MULTIPLA La sclerosi multipla (SM) è una malattia degenerativa cronica del sistema nervoso centrale che causa infiammazione, debolezza muscolare e perdita di coordinazione motoria. Nel tempo, i pazienti con SM diventano tipicamente permanentemente disabili e, in alcuni casi, la malattia può essere fatale. C’è evidenza da studi clinici condotti su pazienti con Sclerosi Multipla, che i cannabinoidi possano ridurre gli spasmi, la spasticità, i tremori in questi pazienti. Studi su modelli murini di Sclerosi Multipla hanno indicato che l’attivazione dei recettori CB1 e CB2 mediante somministrazione esogena di agonisti, o favorendo il rilascio endogeno, può opporsi alla progressione della Sclerosi Multipla, rallentando il processo neurodegenerativo, riducendo l’infiammazione e promuovendo la rimielinizzazione. [Dopo una lunga attesa è stato approvato anche in Italia il trattamento spry oro-mucolale a base di cannabis per il trattamento della spasticità (da moderata a grave) nella sclerosi multipla. Il prodotto, che sarà messo in commercio contiene due cannabinoidi: THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo). Si tratta della prima medicina derivata dalla pianta di Cannabis sativa, coltivata e lavorata in condizioni rigidamente controllate. Il nuovo farmaco è privo degli effetti collaterali che derivano dal consumo di cannabis non a fini terapeutici e non crea dipendenza.]

DIABETE Stando ad nuovo studio realizzato da una collaborazione tra diversi centri americani, e pubblicato sulle pagine dell’American Journal of Medicine, l’utilizzo di cannabis diminuirebbe infatti del 16% i livelli di insulina presente nel sangue, proteggendo in questo modo dall’insorgenza di insulinoresistenza e di diabete mellito di tipo 2.

EPILESSIA In sostituzione di farmaci anticonvulsivi, che hanno gravi effetti secondari anche sull’umore. Efficacia provata in qualche caso. In uno studio condotto su 15 pazienti trattati con cannabidiolo (CBD), circa il 90% dei casi si ottenne la scomparsa delle crisi convulsive o una loro significativa riduzione. L’interesse per questo potenziale campo di applicazione è stato confermato dal Workshop on medical marijuana del National Institutes of Health USA, dal rapporto dello Science and Technology Committee della Camera dei Lord inglesi ed in ultimo dal rapporto dell’Institute of Medicine della Accademia Nazionale delle Scienze USA, Marijuana and Medicine: Assessing the Science Base [A 5 anni assume marijuana: no, non è la storia di un giovanissimo “scapestrato”, ma quella di Jayden David, un bambino di 5 anni che soffre di una rara forma di epilessia. Per far fronte ai dolorosissimi spasmi muscolari che affliggevano il piccolo, il padre, scoprendo gli effetti terapeutici della cannabis in un servizio del telegiornale, e si rivolge a un centro specializzato, che ha prescritto a Jayden una soluzione fatta per lo più di cannabidiolo o CBD che a differenza del THC non è psicoattivo e ha un’efficacia maggiore; i dolori di Jayden sono diminuiti notevolemente. LA Times]

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SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA Nonostante la nostra comprensione dei meccanismi molecolari della sclerosi laterale amiotrofica (Sla) sia migliorata, scrivono gli autori, non esistono ancora terapie davvero efficaci. In questa malattia, spiegano i ricercatori, si verificano simultaneamente diversi processi fisiologici anormali. Per potervi far fronte, sarebbe necessaria una terapia basata su una molteplicità di farmaci, tra cui antagonisti del glutammato, antiossidanti, anti-infiammatori che agiscono a livello centrale, modulatori di cellule microgliali, un agente antipoptico, uno o piu’fattori di crescita neurotropica e un agente che accresce le funzioni mitocondriali. Incredibilmente, scrivono i ricercatori, la cannabis sembra agire in tutte queste aree. La cannabis ha infatti potenti effetti antiossidanti, anti-infiammatori e neuroprotettivi. Somministrata a topi con Sla, la cannabis ha provocato un allungamento della vita delle cellule neurali, ha posticipato l’emergere dei sintomi e ha rallentato la degenerazione della malattia. La cannabis ha anche proprietà utili alla gestione dei sintomi della Sla, grazie alle sue proprietà analgesiche, di rilassante muscolare, broncodilatanti, di riduzione della salivazione, di stimolazione dell’appetito e favorisce il sonno.

SPASTICITÀ In piccoli studi clinici del delta-9-tetraidrocannabinolo è stato osservato un effetto benefico sulla spasticità provocata da sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale. Fra gli altri sintomi influenzati positivamente, dolore, parestesie, tremore e atassia. Nella medicina popolare ci sono segnalazioni di miglior controllo della vescica e dell’intestino. C’è anche qualche evidenza aneddotica di benefici della marijuana nella spasticità dovuta a lesioni cerebrali.

NAUSEA E INAPPETENZA DA FARMACI CHEMIOTERAPICI Benché si conoscano i suoi effetti disastrosi sul sistema immunitario, la chemioterapia è ritenuta da chi la pratica un beneficio, per i pazienti affetti da cancro e AIDS . Tra i gravi effetti collaterali che la chemio produce c’è la nausea. “La marijuana è il migliore agente di controllo per la nausea durante la chemiotherapia” secondo il Dr. Thomas Ungerleider, che ha capeggiato il programma di ricerca medica California’s Marijuana for Cancer dal 1979 al 1984. In sostituzione di medicinali molto forti o difficili da somministrare vi è l’efficacia provata dalla pratica medica dì routine; centinaia di migliaia dì dosi di THC sintetico sono state prescritte ogni anno dagli oncologi USA. anche se non sembra avere gli stessi effetti della marijuana assunta nel suo stato naturale poiché il THC è solo uno dei 460 composti chimici presenti nella cannabis.

ARTERIOSCLEROSI La sostanza psicostimolante contenuta in hascisc e marijuana può prevenire l’arteriosclerosi e quindi potrebbe essere impiegato per combattere efficacemente la principale causa di malattie cardiocircolatorie. È quanto risulta da uno studio condotto dall’ospedale universitario di Ginevra, sotto la direzione di François Mach, e pubblicato nell’edizione di giovedì di “Nature”. Gli scienziati ginevrini hanno aggiunto piccole quantità di THC, al cibo dato a topi di laboratorio, che, tra-mite modifiche genetiche, erano partico-larmente predisposti all’arteriosclerosi. La sostanza attiva si è legata ai recettori CB2 situati sulle cellule immunitarie, bloccando in parte lo sviluppo delle infiammazioni provocate dalla malattia, le quali sono responsabili della progressiva ostruzione dei vasi sanguigni. Nelle cavie sono stati rilevati alti valori di grassi nel sangue, ma l’evoluzione dell’affezione era sensibilmente rallentata dalla somministrazione di THC.

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ALZHEIMER “Alcuni composti presenti nella marijuana sarebbero utili per prevenire l’invecchiamento cognitivo e l’Alzheimer, perché in grado di ridurre i processi infiammatori del cervello e di stimolare la formazione di nuovi neuroni”. Sono le parole di Yannick Marchalant, ricercatore della Ohio State University (OSU), con le quali ieri, al meeting annuale della Society for Neuro-science di Washington D.C. (Neuroscience 2008), ha introdotto la presentazione dei risultati di uno studio specifico finanziato dal National Institutes of Health (NIH). La ricerca dei neuroscienziati suggerisce che lo sviluppo di un farmaco a base di alcune proprietà similari a quelle del THC, principio attivo della marijuana, potrebbe essere efficace nella prevenzione o nel rallentamento dello sviluppo dell’Alzheimer, patologia associata a infiammazione cerebrale cronica, una delle cause delle compromissioni di memoria caratteristiche di questa malattia neurodegenerativa: agisce inoltre sui recettori CB1 e CB2, stimolando la generazione di nuove cellule cerebrali, processo noto come neurogenesi. [Nel kibbutz di Naan, non lontano da Geru-salemme e Tel Aviv, per i pazienti di Alzheimer e Parkinson sono banditi antidepressivi, antidolorifici, antipsicotici, ecc. Nell’ospizio è infatti avviata un’innovativa sperimentazione: per lenire i dolori, agli anziani pazienti, caso unico nel mondo, viene fatta fumare marijuana. I test sono stati avviati dieci mesi fa: ai trentasei ospiti dell’ospizio viene somministrata marijuana tre volte al giorno, seguendo un protoccollo autorizzato dal governo. Il quadro complessivo dei pazienti non solo migliorerebbe, ma al contrario di ciò che avviene con i farmaci tradizionali, non ci sarebbero effetti collaterali. “Non riuscivo nemmeno a prendere un bic-chiere d’acqua - ha raccontato a Il Corriere della Sera, Moshe, pittore 78enne che da sei mesi segue la sperimentazione - Ora mi danzano le mani, le gambe, la testa e parlo. Mi rado anche da solo, sono anni che non lo facevo”]

MALATTIE AUTOIMMMUNI E INFIAMMAZIONI Questo effetto immunomodulatore della cannabis ha implicazioni che non sono in genere sottolineate come meritano. I farmaci immunosoppressori sono importantissimi per moltissime malattie; sono relativamente pochi, e sono tutti estremamente delicati da usare nel lungo termine. L’attività immunosoppressiva (oltre che antinfiammatoria) dei cannabinoidi potrebbe quindi essere utilmente sfruttata in diverse malattie autoimmuni. In diverse sindromi dolorose secondarie a processi infiammatori (p.es. colite ulcerosa, artrite) i prodotti a base di cannabis possono agire non solo come analgesici, ma anche come anti-infiammatori. Per esempio, alcuni pazienti che usano cannabis riferiscono una minore necessità di steroidi e di FANS. Inoltre, ci sono alcune segnalazioni di effetti positivi dell’automedicazione con cannabis in condizioni allergiche.

GLAUCOMA I glaucomi sono un gruppo molto diversificato di malattie oculari, accomunate dalla presenza di un danno cronico e progressivo del nervo otti-co: Il 14% della cecità in America è causata dal glaucoma, con una perdita progressiva della vista e pressione oculare elevata. Un gruppo di oculisti dell’università dell’Arizona ha individuato negli occhi il recettore del tetraidrocannabinolo (Thc): secondo i ricercatori da questi recettori dipende la pressione endoculare, il cui aumento è causa di danni alla retina. La marijuana diminuisce la pressione interna dell’occhio del 25-30% in media, a volte fino al 50%. L’uso della cannabis non provoca danni epatici o renali come effetti collaterali, né esiste il pericolo della sudden death syndrome (sindrome di morte improvvisa) che può essere causata dai farmaci legali contro il glaucoma. Gli endocannabinoidi ed i recettori dei cannabinoidi svolgono un importante ruolo nella regolazione della pressione intraoculare. Gli endocannabinoidi così come i recettori CB1 sono presenti nella retina. I cannabinoidi eser-citano effetti neuroprotettivi contro la neurotossicità a livello retinico.

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AZIONE ANTIBIOTICA Le giovani piante di canapa senza fiori permettono l’estrazione di CBD (acidi cannabidiolici). L’impiego dei cannabinoidi naturali ridurrebbe la diffusione di alcuni batteri resistenti agli antibiotici, tra cui lo stafilococco aureo penicillino-resistente (MRSA). La ricerca, pubblicata sul Journal of Natural Products, è frutto del menage a trois fra il Cra-Cin di Rovigo, che ha coltivato le piante, l’Università del Piemonte Orientale di Novara, dove sono state isolati i composti e sintetizzati i loro

analoghi, e la School of Pharmacy di Londra, che si è occupata dei saggi biologici. Nel giro di tre anni, fra il 2005 e il 2008, gli studiosi sono riusciti a dimostrare che i cannabinoidi sono eccezionalmente attivi contro EMERSA-15 e EMERSA-16, due fra i ceppi più virulenti di stafilococco; tra questi più efficaci si sono dimostrati i cannabinoidi CBD e il CBG, entrambi non psicotropi.

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CANCRO- CANNABIS TERAPEUTICA Come riporta il Newsweek, già nel 2007 uno studio del California Pacific Medical Cen-ter mostrava come il cannabidiolo uccida le cellule tumorali nei pazienti con cancro al seno, distruggendo i tumori maligni e “spegnendo” il gene ID-1, una proteina che gioca un ruolo chiave nel diffondere il male alle altre cellule. Questo gene, nei soggetti sani, è attivo solo durante lo sviluppo embrionale. Ma nei malati di tumore al seno, e di molti altri tumori maligni in stato avanzato, si è visto che questo gene è attivo e provoca le metastasi, favorendo il passaggio della malattia alle cellule sane. Ferma il male come la chemioterapia ma, a differenza di quest’ultima, che uccide ogni genere di cellula che incontra e devasta il corpo e lo spirito dei malati, riesce a bloccare solo “quella” particolare cellula maligna. La scoperta dell’efficacia di queste sostanze si deve a Cristina Sanchez, una giovane biologa della Complutense University di Madrid. Stava studiando il metabolismo cellu-lare, analizzando le cellule tumorali del cervello, che crescono molto più velocemente delle cellule normali. Per caso, notò che queste morivano ogni volta che erano esposte ai tetracannabinoidi, il famoso Thc che provoca gli effetti psicoattivi della marijuana. Proseguì le sue ricerche e nel 1998 pubblicò i suoi studi, dimostrando che il Thc induce l’apoptosi, ovvero la morte delle cellule di una forma aggressiva di tumore cerebrale. Successivamente furono molte le conferme, condotte in diversi Paesi, che il Thc e altri derivati della marijuana hanno effetti direttamente antitumorali. 2006 – SPAGNA: I ricercatori somministrarono THC a nove malati di tumore al cervello, che non avevano avuto benefici dalle terapie tradizionali, inserendolo direttamente nelle cellule malate con un catetere. Tutti e nove videro la proliferazione del tumore ridursi significativamente, e i risultati furono pubblicati su Nature. Nel frattempo gli studiosi della Harvard University trovarono gli stessi effetti per i tumori al polmone. La cosa più sorprendente fu il fatto che il Thc colpisce solo le cellule tumorali, lasciando indisturbate le cellule sane. Recenti studi alla St. George’s University di Londra hanno poi visto effetti simili sulla leucemia, con test pre-clinici. A fine luglio, l’ultimo congresso della International Cannabinoid Research Society ha messo intorno a un tavolo tutti i maggiori esperti sul tema a Friburgo, in Germania, con interessanti contributi anche da parte di studiosi italiani, che hanno parlato dei cannabinoidi come della “ più potente arma a disposizione per l’eliminazione delle cellule tumorali nel cancro alla prostata”, mentre ricercatori della Lancaster University hanno riportato simili conclusioni per quanto riguarda il tumore del colon. EFFETTI: ANTIPROLIFERANTI : impediscono alle cellule tumorali di riprodursi. ANTIANGIOGENESI : impediscono al tumore di sviluppare nuovi vasi capillari che gli permetterebbero di crescere. ANTIMETASTICI: impediscono alle cellule cancerose di trasmettersi ad altri tessuti. APOPTOTICO: accelera la morte delle cellule anomale, senza disturbare le cellule sane.

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BIOMASSA

Biomassa - cellulosa di canapa

Per biomassa si intende l’insieme delle coltivazioni, degli scarti agricoli e forestali, dei bio carburanti e dei gas utilizzati a scopi energetici. In particolare sostanze di origine biologica in forma non fossile: materiali e residui di origine agricola e forestale, prodotti secondari e scarti dell’industria agro alimentare, i reflui di origine zootecnica, ma anche i rifiuti urbani ( in cui la frazione organica raggiunge mediamente il 40% in peso), le alghe marine e molte specie vegetali utilizzate per la depurazione di liquami organici. La biomassa è intesa come la più antica e durevole forma di energia impiegata nelle attività umane : negli Stati Uniti ancora nel secolo scorso il 91% dei fabbisogni energetici nazionali era coperto da biomasse legnose. La canapa di per sè rappresenta la pianta con il più alto rendimento per ettaro (intorno alle 20 tonnellate in Italia) in circa 4 mesi, e questo vale anche per le varietà da seme che apportano così un ineguagliabile primato di produzione anche in condizioni climatiche sfavorevoli. La produzione mondiale di biomassa è stimata in 146 miliardi di tonnellate metriche all’anno, principalmente costituita da vegetazione selvatica. Un ettaro coltivato a canapa rende 4 volte di più rispetto allo stesso terreno con impiantato con alberi di 12 anni. La cannabis sativa è una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa; il legno invece produce un 60% di cellulosa con conseguenze disastrose per l’ecosistema !

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ETANOLO Derivato dalla biomassa di canapa

L’etanolo già da parecchio tempo è considerato un possibile carburante per

l’autotrazione. Infatti ricerche sistematiche (ma anche impieghi reali come l’esperienza

in Brasile negli anni ’80, quando veicoli che normalmente andavano a benzina,

venivano invece alimentati alle colonnine di rifornimento con etanolo derivato dalla

canna da zucchero!) sull’impiego dell’etanolo tal quale o in miscela con benzina, in

motori ad accensione comandata, risalgono all’inizio dello scorso secolo. L’etanolo ha

la peculiare caratteristica di essere un combustibile rinnovabile in quanto derivato da

prodotti vegetali. In primo momento è stato preso in considerazione in quanto

permetteva di sostituire aliquote non trascurabili di idrocarburi, contribuendo così a

ridurre la dipenenza petrolifera. Successivamante è stato preso in considerazione per

le sue intrinseche qualità alto-ottaniche che consentono di aumentare il numero di

ottani della base idrocarburica, senza ricorrere all’uso degli additivi a base di piombo.

Questo tipo di carburante alternativo al petrolio può essere prodotto su larga scala

attraverso processi di pirolisi o fermentazione, in assenza di ossigeno. Difatti i

principali prodotti da cui ricavare l’etanolo sono la cellulosa di canapa, l’amido di riso e

gli zuccheri della barbabietola.

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BIODIESEL Derivato dai semi di canapa

Il biodiesel è un carburante di origine naturale che può essere sostitutivo parziale e per intero agli odierni gasoli, nafte e derivati del petrolio per alimentare: - motori per autotrazione - gruppi elettrogeni - centrali termiche - centrali termo-elettriche - navi - aerei Il biodiesel deriva dalla transesterificazione degli oli vegetali (canapa, soia, colza e girasole) effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’etanolo. Esso risulta biodegradabile per il 98% e non contiene il dannoso zolfo, il principale indagato per l’inquinamento atmosferico insieme agli aromatici e agli idrocarburi policiclici aromatici (xilene, benzene, toluene, etc..). I costi relativi a questi idrocarburi rinnovabili di origine naturale (dalla produzione quindi sino alla trasformazione e il trasporto sino alle colonnine del distributore) sono quasi pari a quelli degli attuali derivati del petrolio, ma con uno sforzo concettuale e di ottimizzazione negli anni a venire potremmo pensare ai combustibili alternativi come uno dei prodotti più economici sulla scena del mercato mondiale.

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CURIOSITA’– LA HEMP BODY CAR La Hemp Body Car (in inglese auto di canapa)

è un prototipo di automobile progettato

da Henry Ford e ultimato nel 1941. La sua

peculiarità era di essere interamente realizzata

con un materiale plastico ottenuto dai semi

di soia e di canapa, e alimentata da etanolo di

canapa (il carburante veniva raffinato

dai semi della pianta). È stata la prima vettura

costruita interamente in plastica di canapa, più

leggera ma anche più resistente delle normali

carrozzerie in metallo.

Storia « Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l'equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall'annuale crescita dei campi di canapa?»

(Henry Ford)

Unendo la passione per

la natura a una indubbia

capacità di imprenditore,

Ford voleva realizzare

una vettura che «uscisse

dalla terra». In questo

progetto impegnò i suoi

migliori ingegneri, che

dopo 12 anni di ricerca

diedero forma concreta

alla più ecologica delle

automobili, il cui impatto

inquinante era pari a

zero. A causa della seconda guerra mondiale la produzione di auto in America si

ridusse drasticamente e l'esperimento di una macchina con struttura di soia e di

canapa si interruppe. Alla fine della guerra l'idea di Ford cadde nell'oblio. Inoltre, Henry

Ford morì sei anni dopo, e nel 1955 la coltivazione della canapa venne proibita negli

Usa, cosicché la Ford Hemp Body Car non entrò mai in commercio.

Alcuni ritengono che la proclamazione di leggi proibizionistiche nei confronti della

cannabis negliStati Uniti sarebbe stata legata anche alla concorrenza tra la nascente

industria petrolchimica e la possibilità di usare l'olio di questa pianta come

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combustibile. Questo sarebbe dimostrato anche dalla riduzione dei prezzi del petrolio

al 50% operata, secondo tali fonti, proprio per fare concorrenza all'olio combustibile

naturale.

Motivi della produzione dell'auto

L'Henry Ford Museum (il museo dedicato a Henry Ford) presenta tre ragioni principali

per cui Ford costruì un'automobile in plastica di soia:

1. Cercare di integrare l'industria con l'agricoltura;

2. Ford sosteneva che la sua plastica rendesse le vetture più sicure delle normali

auto in metallo;

3. La scarsa disponibilità di metalli dovuta al loro utilizzo militare durante

la seconda guerra mondiale. Ford sperava che il suo nuovo materiale plastico

potesse sostituire i metalli nella costruzione di automobili.

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