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LA CAMERA DI COMMERCIO DI IMPERIA

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LA CAMERA DI COMMERCIO DI IMPERIA

LA CAMERA DI COMMERCIO DI IMPERIA

LA STORIA, GLI AMMINISTRATORI,

IL CONTESTO LOCALE

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LA CAMERA DI COMMERCIO DI IMPERIA LA STORIA, GLI AMMINISTRATORI, IL CONTESTO LOCALE

PREFAZIONE

La Camera di Commercio di Imperia si avvia a compiere 150 anni di vita e di attività, essendo stata istituita nel 1862.La presente pubblicazione, redatta in occasione dell’inaugurazione della nuova sede camerale, ripercorre la storia dell’Ente, leggendola,

per così dire, dall’interno, ricordando Amministratori, attività, iniziative, ma con un occhio curioso ed intelligente proiettato verso l’esterno, al contesto storico, economico in particolare, in cui la Camera di Commercio si è trovata nel tempo ad operare.

La cura della ricerca, la minuta concatenazione dei personaggi e dei fatti che hanno segnato il progressivo crescere del ruolo della Camera vengono portate a sintesi dalla capacità dell’autore, Gianni De Moro, al quale siamo felicemente debitori di sincero apprezzamento e di altrettanto sentito ringraziamento.

Una pubblicazione che solo al primo impatto può essere definita per gli addetti ai lavori: essa contiene un affresco suggestivo per chi ami conoscere meglio la realtà, quella della Camera e della Provincia di Imperia, che qualche volta si allinea alle tendenze nazionali e che, in altri momenti, mostra invece tutte le sue particolarità.

Ci sono tanti modi per festeggiare un evento, quale è sicuramente la nuova sede di una Istituzione, eppure uno dei più significativi è rappresentato dal piacere di ripercorrere la sua storia, intrecciata com’è con quella della gente, degli operatori, dei lavoratori, dei protagonisti della propria comunità.

Lo sguardo al passato aiuta anche a guardare meglio il futuro e ad immaginare, nel nostro caso, una Camera di Commercio sempre più efficiente, interlocutrice autorevole delle altre Istituzioni, portatrice convinta degli interessi del mondo delle imprese.

Le Camere, e la pubblicazione ne da davvero testimonianza per Imperia, non sono più naturalmente quelle di 150 anni fa, la loro collocazione nell’ordinamento è progressivamente mutata ed oggi siamo in attesa di una prossima riforma dopo quella fondamentale degli anni ‘90 del secolo scorso.

Eppure le Camere non hanno mai perso una loro forte caratteristica, nemmeno quando sono diventate un vero e proprio sistema di rete, quella, cioè, di essere soprattutto espressione di quel localismo che spesso ha fatto la fortuna dei nostri territori. Se non fosse così, anche questa pubblicazione avrebbe un significato minore.

Mi sia consentito infine un augurio che da uomo del mondo Camerale mi sento di esprimere: la “nostra” Camera sia al passo con i tempi dell’economia, guardi avanti con determinazione e con coraggio, trovando anche nelle sue radici la forza per esprimere il meglio delle sue tante potenzialità.

Alberto Ravecca

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Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Imperia

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Sommario:

PREMESSA ................................................................................................................p. 9

GLI ANNI DEL REGNOL’epoca dell’unificazione nazionale (1862-1877) .......................................................p. 10L’età umbertina e liberal-giolittiana. (1878-1922) .....................................................p. 18L’era fascista (1922-1945) ...........................................................................................p. 28 GLI ANNI DELLA REPUBBLICALa ricostruzione (1945-1960) ......................................................................................p. 40La deindustrializzazione (1960-1980) .........................................................................p. 44La riconversione (1981-2009) ........................................................................................p. 49

IMMAGINI ..................................................................................................................p. 57

Gianni De Moro

LA MEMORIA SEPARATA: 147 ANNI DI STORIA CAMERALE AD IMPERIA

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Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Imperia

Gli scatti d’epoca provengono dalla collezione di Marco Agnesi.

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PREMESSA

La storiografia economica non gode in Italia di troppa popolarità al di fuori della cerchia degli studiosi. Localmente ancor meno, se è vero che i più recenti contributi in materia, a livelli fra i più disparati, non si contano a pagine ma a righe.

Questo scritto, nel celebrare una circostanza fondamentale nella vita della Camera, colma preliminarmente una lacuna, confermando peraltro il senso della “memoria separata” richiamata nel titolo, ricca quanto inesplorata, che non solo si integra alla perfezione in quadri storici complessivi già delineati, ma ne costituisce, a ben vedere, l’asse portante.

Sotto questo aspetto la vicenda della Camera di Commercio di Porto Maurizio e poi di Imperia, riassunta in questo lavoro per sommi capi e quindi necessitante futuri approfondimenti, pare esemplare poiché fin qui, come diceva il padre Dante, “non portò voce mai, né scrisse incostro”.

La ricostruzione si svolge entro stili esecutivi diversi di Presidenti, Segretari, Consiglieri e membri di camera, nell’evolversi del quadro normativo nazionale di riferimento, al mutare continuo di prospettive economiche locali e di più ampio respiro, nel succedersi di sedi camerali varie al fine di rispondere sempre meglio alle esigenze del pubblico e delle categorie di riferimento.

Alla lettura va comunque anteposta un’osservazione di indole sistematica, derivante dall’analisi diretta del materiale documentario disponibile.

Se nei primi sessant’anni di vita l’Ente finisce per condensarsi su una tesi di primato della finanza locale, nel ventennio autoritario approda ad un’antitesi diametrale di prevalenza dello Stato, e infine, dal dopoguerra in avanti, eccolo riequilibrarsi in una sorta di sintesi fra statalismo residuo e rilancio di leadership d’impresa.

Ma non si tratta, ovviamente, d’un ciclo hegelianamente concluso e siamo tutti ben consci che le straordinarie innovazioni generali intervenute nell’economia europea e mondiale tra fine Novecento e inizio Duemila ci pongono di fronte a inevitabili mutazioni future, ancor tutte da articolare e da definire.

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GLI ANNI DEL REGNO

L’epoca dell’unificazione nazionale

La costituzione della Camera di Commercio di Porto Maurizio, avvenuta ai sensi della legge n. 680/6 luglio 1862 e in virtù del Regio Decreto attuativo n. 814/31 agosto 1862, si inserisce localmente in un quadro politico-amministrativo di grande dinamismo, legato alle vicende istituzionali che avevano investito la città da un biennio circa.

A far data dal 14 luglio 1860, infatti, in conseguenza del trattato internazionale di cessione di Nizza all’Impero france-se, Porto Maurizio diventa capoluogo di una nuova provincia costituita dai circondari, mandamenti e comuni non compresi nell’accordo di trasferimento di sovranità fra i due Stati.

In un clima di creativa euforia e di riaffermata supremazia civica sulle altre concorrenti al rango di capoluogo (One-glia, San Remo e persino la lontana Savona) la città offre sede, nei mesi successivi, ad una lunga serie di uffici pubblici che concorrono a definirne il ruolo direzionale: la Prefettura, l’Ispezione di Pubblica Sicurezza, l’Ufficio tecnico-amministrativo della Provincia, il Genio Civile, l’Ufficio telegrafico e la Direzione di Posta, il Consiglio di Sanità, il Comando Militare, la Ricevitoria del Registro, la Luogotenenza doganale, l’Agenzia del Tesoro, l’Esattoria mandamentale, l’Ispettorato scolasti-co, il Tribunale di Commercio, la Pretura e la Capitaneria di Porto1.

La nuova “istituzione mercantile”, nata in tutto il Regno su base territoriale provinciale “per rappresentare presso il Governo e per promuovere gli interessi commerciali ed industriali” delle categorie produttive (od “arti”, come si definiva-no all’epoca), viene dunque a completare un assetto amministrativo complessivo appena concepito assumendo, da subito,

1 L. Raineri, Porto Maurizio e i suoi dintorni, Porto Maurizio 1869, pp. 10-12.

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ruolo operativo parallelo e complementare a quello istituzionale vero e proprio.È interessante sottolineare che anche la collocazione della nuova sede camerale a Porto Maurizio, oltre a riconoscere

la specificità mercantile dell’area rivierasca2, sancisce nei fatti la centralità del capoluogo “pella superiorità del suo com-mercio…nel modo istesso che la Banca Nazionale ha trovato meritevole di essere preferita per la sede della sua soccorsale” e, “già dottata del Tribunale di Commercio3, la futura Camera avrebbe il vantaggio di essere al contatto dell’autorità politica provinciale e quindi di poter meglio, di concerto colla stessa, antivenire i disordini” cui accennava la circolare 10 luglio1862 del “Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio” in materia di disorganicità burocratica e disomogeneità operativa tra pregresse strutture d’ufficio e neonato sistema di rappresentanza economica.

In realtà, l’inserimento avviene con relativa naturalezza e ne sono indice le prime “elezioni commerciali” effettuate il 14 dicembre sulla base di due sole circoscrizioni (Porto Maurizio e San Remo) cui vengono ammessi, come elettori ed eleggibili, “tutti gli esercenti commerci, arti od industrie, capitani marittimi…, capi-direttori di stabilimenti ed opifici industriali e gerenti delle società anonime in accomandita...che trovinsi iscritti nelle liste elettorali politiche dei Comuni compresi nella circoscrizione” camerale.

I nove membri (numero minimo previsto dalla legge), eletti a maggioranza relativa dalle categorie, vengono riuniti il 1° gennaio 1863 dal “Prefetto della Provincia avv.to Giuseppe Pirinoli in qualità di Commissario del Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio…in una delle sale del Palazzo della Città” alle dieci di mattina, in seduta inaugurale solenne: Pietro Fabre Repetto, Carlo Rambaldi, Bartolomeo Acquarone, Vincenzo Corradi, Flaminio Ameglio, Maurizio

2 Nel dispositivo della deliberazione 22 luglio 1862 con cui la Deputazione Provinciale stabiliva l’ubicazione da proporre al Governo per la nascente Camera di Commercio, firmato dall’avv. Giacomo Amej “Membro Anziano” e dal Prefetto avv. Giuseppe Pirinoli, la motivazione passava “per l’importanza del suo commercio principalmente in esportazione di olei al cui riguardo fu testé onorato della medaglia all’Esposizione di Londra, sia perché questo paese nel commercio è affatto di natura diverso da quello di Genova, se si può dire in Liguria esclusivo di questa Provincia e del vicino circondario di Albenga il quale converrebbe perciò, anche per vantaggio dei suoi abitanti, venisse aggregato alla medesima”.3 Tale organo di giurisdizione separata era stato istituito a Porto Maurizio il 6 luglio 1857 nel quadro dell’ordinamento nazionale vigente.

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Francesco Bensa, Leonardo Novaro, Domenico Daneri, Gio Batta Zirio.L’assetto è largamente sbilanciato in favore del capoluogo che conta otto delegati contro uno solo di San Remo, Zirio,

che per giunta è assente.Subito dopo ha luogo l’elezione, a scrutinio segreto, per la carica di vertice: Bartolomeo Acquarone, “gran negozian-

te” oleario e famoso mediatore designato con sette voti alla presidenza, è l’emanazione del più tradizionale e forte settore imprenditoriale cittadino. Nella successiva seduta del 4 gennaio gli viene affiancato come vice Vincenzo Corradi, espresso dalla stessa area economica.

In pari data si dà anche inizio all’iscrizione delle imprese in Camera: la prima è la “Occello Bartolomeo & Figli” di Porto Maurizio attiva, ovviamente, in campo oleario.

Più elaborata è la scelta del Segretario, provvisoriamente ricadente su Francesco Taggiasco e quindi, dopo la rinuncia di un illustre candidato (Gustavo Straforello)4, orientatasi su un uomo di esperienza come Alessandro Galleani5 già Segre-tario Capo della Prefettura in pensione che, nonostante l’età, terrà la carica per nove anni con piglio concreto e personalità marcata anche in considerazione degli inevitabili ondeggiamenti del primo quinquennio di presidenza, affidato6, dopo l’esordio acquaroniano, a Carlo Rambaldi7 e quattro mesi dopo a Flaminio Ameglio.

Le competenze dell’Ente, accuratamente disegnate dalla citata legge 680/1862, consistono nel formulare “proposte per lo sviluppo dei traffici, delle arti e delle manifatture”; redigere le annuali relazioni statistico-economiche; compilare, a

4 Nella seduta del 4 gennaio i vertici camerali nominano Strafforello con 5 voti, preferito al Galleani (3 voti) e all’avv. Sgambati (nessun voto), con “onorario” fissato a 100 lire mensili ovvero 1200 annue. Il prescelto va identificato col noto poligrafo nato a Porto Maurizio nel 1820, morto a Cagliari nel 1903: attivista mazziniano, giornalista, poi scrittore di vasta fama nazional-popolare, divulgatore e traduttore, autore di opere geografiche, scientifiche, pedagogiche.5 Nominato nella successiva seduta del 18 gennaio 1863.6 Nel gennaio 1865.7 Che vi rinuncia quasi subito, perché riconfermato Presidente del Tribunale di Commercio, onde non “compromettere il servizio”.

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richiesta dei Tribunali, ruoli di periti in materie commerciali; amministrare le borse di commercio; approntare gli elenchi degli eleggibili a giudici nei Tribunali di Commercio; esercitare speciali controlli sulle attività degli agenti di cambio, me-diatori e sensali; amministrare depositi di merci nei porti franchi, magazzini, etc.; istituire o potenziare scuole per l’insegna-mento di discipline commerciali8.

Particolare rilievo culturale assume, a posteriori, la raccolta di dati statistici localmente effettuata con una certa si-stematicità fin dagli albori, datando al 29 agosto 1863 la prima Commissione di settore (composta da Vincenzo Corradi e Leonardo Novaro), come pure il più episodico accertamento degli usi mercantili solo in seguito trasformato in obbligo di legge, come l’istituzione di collegi arbitrali per risoluzione di controversie ed altro.

Periodo questo, pur affrontando di petto questioni d’assoluta concretezza come l’ “unione dei due ricoveri marittimi di Oneglia e Porto Maurizio onde formare un unico ed ampio” scalo9, volto alle pratiche di insediamento vere e proprie, di strutturazione dell’ufficio, di affermazione materiale dell’istituzione: anni ricchi di legami saldamente intessuti con altre Camere “consorelle” che su tutto il territorio nazionale stavano costituendo, nel clima carico di problemi ma anche di pro-messe dell’unificazione nazionale10, una potente rete di collegamento, coordinamento ed integrazione economica nel pieno rispetto, anzi nell’esaltazione, dello spirito informatore la legge istitutiva.

Nel nostro caso specifico, il problema essenziale era anche quello di garantire integrazione e riequilibrio tra due

8 R. Fricano, Le Camere di Commercio. Storia, ordinamento e competenze, Sant’Arcangelo di Romagna 2007, p. 50.9 Progetto L. Novaro illustrato e assunto nelle sedute del 27 novembre e 18 dicembre 1863. G. De Moro, Destini segnati da opposte alleanze, in: AA.VV., Una storia dipinta. Da Imperia al grande porto, Genova 2009, p. 45.10 Basti ricordare, per mantenersi in campo economico, le polemiche innescate, entro divergenti visioni protezioniste e liberiste, tra studiosi, esperti, politici e imprenditori circa l’avvenire industriale oppure agricolo della nazione, che caratterizzano il periodo storico: dibattiti puntualmente identificabili anche nella dialettica interna della Camera di Commercio di Porto Maurizio come nell’opinione pubblica ad essa collegata. Per i collegamenti col quadro economico nazionale nel periodo compreso tra l’Unità e la prima Guerra Mondiale, cfr.: A. Dewerpe, Verso l’Italia industriale, in: AA.VV., Storia dell’economia italiana, vol. III: L’età contemporanea. Un paese nuovo, Torino 1991, pp. 5-58.

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componenti fra loro eterogenee, sia sotto il profilo economico che politico: ovvero i settori occidentale e orientale del ter-ritorio provinciale, il polo sanremasco e quello portorino, in chiara antitesi competitiva. Le elezioni del dicembre 1864 non favoriscono certo conciliazioni estromettendo la pur simbolica presenza sanremasca a pro di una Giunta completamente portorina11.

È vero, poi, che al di fuori del sistema rappresentativo descritto rimanga purtroppo il mondo contadino12, ma si auspica che la nascita dei Comizi Agrari13 ne organizzi la realtà e determini quanto di buono, al settore commerciale, si riconosce abbiano apportato i nuovi Enti camerali.

Sono dunque le successive consultazioni di settore del dicembre 1866 a segnare una svolta nella vita della giovane istituzione con un rinnovo che si orienta, stavolta, massicciamente su candidati del ponente provinciale, fino ad allora sot-torappresentato: Giuseppe Moreno di Bordighera, Gio Battista Biancheri di Ventimiglia, Giovanni Garosci di Dolceacqua, Gio Battista Aicardi e Giuseppe Corradi di San Remo.

Per modalità ed effetti, l’evento è interpretabile anche come manifestazione di potenza d’un gruppo politico, prima ancora che economico, ben preciso, attestato sulle posizioni dell’On. Giuseppe Biancheri vero arbitro della scena politica rivierasca che in Firenze capitale14 era appena approdato alla Commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione ammi-nistrativa dello Stato e che di lì a qualche mese, seppur per breve periodo, sarebbe giunto alla titolarità del Ministero della Marina nel Governo Ricasoli.

11 In luogo dei quattro estratti a sorte per scadenza mandato (V. Corradi, D. Daneri, B. Acquarone, G.B. Zirio) si rieleggono i primi tre, portorini, e si sostituisce al quarto Vincenzo Varese di Gerolamo, oleario, anch’egli portorino.12 Carenza di particolare peso in un caso come quello ponentino ove l’agricoltura, condotta ancora con metodi tradizionali, rivestiva ruolo centrale nell’economia di zona, con tutta l’inerzia della sua inefficienza.13 Istituiti con R.D. n. 3452/23 dicembre 1866.14 Lo fu dal 1865 al 1871.

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“Palazzo del Collegio”, sede del Comune di Porto Maurizio, in cui la Camera di Commercio venne ospitata dal 1863 al 1888.

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Di questa nuova situazione non si poteva non trarre le conseguenze con elezione alla presidenza camerale, nel gen-naio 1867, del cav. Gio Battista Biancheri, fratello del futuro Ministro, che offrirà all’istituzione, con conferma per quattro mandati consecutivi, un periodo di notevole stabilità15, corroborato dalla presenza al suo fianco di un vice d’eccezione: Bartolomeo Acquarone, appunto, destinato ancora a succedergli nel 1875-76 prima che una lunga malattia ne determinasse il ritiro e infine la morte.

È sotto la presidenza Biancheri che ha luogo un evento fondamentale per l’avvenire umano e commerciale della Rivie-ra di ponente, ovvero l’apertura al traffico il 25 gennaio 1872, dopo circa un decennio di lavori preparatorî e di attività dei cantieri, della nuova linea ferroviaria Savona-Ventimiglia destinata a rivoluzionare i trasporti in tutta l’area, decretando, in particolare, la fine della navigazione di cabotaggio16.

Si affaccia frattanto, nella dialettica dell’Ente, la realtà onegliese, fino allora ingiustamente sottovalutata e tenuta ai margini del meccanismo rappresentativo vigente, con la decisione ministeriale del 10 dicembre 1873 di istituire in Oneglia una nuova sezione elettorale17, giunta a perfetta efficienza nelle elezioni camerali del 187418 che, anche se non in grado di esprimere candidati propri in Camera, muta profondamente i rapporti di potere interni all’istituzione e modifica decisamente gli equilibri pregressi portando in Consiglio, nel dicembre 187619, Andrea Rocca antesignano di una rappresentanza desti-nata a conquistare spazi sempre più significativi.

15 Coincidente con l’ascesa politica nazionale del fratello Giuseppe giunto a ricoprire l’altissima carica di Presidente della Camera dei Deputati nel periodo 1870-76. A conclusione della sua lunga presidenza, Gio Batta Biancheri diverrà Sindaco di Ventimiglia rimanendolo fino al 1882.16 N. Cerisola, Storia delle Industrie Imperiesi, Savona 1972, pp. 26-28.17 Con successivo provvedimento si istituirà anche la sezione intemelia motivandone la necessità con la condizione di “città di frontiera” dotata di importante stazione ferroviaria internazionale.18 Alle elezioni camerali del 17 dicembre 1874 funzionano dunque le quattro sezioni di San Remo, Porto Maurizio, Oneglia, Ventimiglia.19 Le elezioni si tengono il 13 dicembre 1876 e Rocca Andrea fu Pellegro le vince agevolmente. Eliminato poi per biennale sorteggio di legge, rientra l’8 novembre 1878 sostituendo il pittore Luigi Varese dimessosi “per malferma salute”.

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Nel suo primo quindecennio di vita, la Camera di Commercio si segnala per un sostanziale understatement burocrati-co, muovendosi l’Ente più grazie al prestigio delle categorie associate e delle figure-guida dei Presidenti che col peso di una vera struttura: anzi, l’impatto è ridotto al limite, affiancando l’operato degli organismi eletti (esercitanti funzione a titolo rigorosamente gratuito) un “Segretario”20, un “applicato scrivano”21 ed un “serviente”22.

Il funzionamento della minuscola comunità lavorativa è normato da un “Regolamento Interno” steso da apposita Com-missione (formata da Carlo Rambaldi e Vincenzo Corradi) e ufficialmente adottato il 6 giugno 1863.

Il primo bilancio preventivo chiude a stretto pareggio sulla cifra di lire 4.400, con entrate garantite dall’ “imposta camerale” calcolata elevando “centesimi addizionali sulle tasse commerciali ed industriali già esistenti nel distretto della Camera od, in mancanza di esse, tassando gli esercenti commercio ed industria in proporzione dei loro traffichi”.

Ma il cespite resterà a lungo asfittico, come emblematicamente argomentato23 il 10 novembre 1871, nel rifiuto a con-tribuire “alle spese di costruzione ed esercizio di una nave a vapore destinata al commercio nei mari dell’Indo-China” su proposta del “Generale d’Armata Signor Nino Bixio”24.

La stessa sede si riduce a quanto il Comune capoluogo destina “suo sponte” in uso alla Camera, addirittura nell’ambito dei propri locali, nel “palazzo di residenza” sito in piazza Vittorio Emanuele II.

Se all’inizio di trattava di tre vani: sala riunioni, gabinetto di presidenza e ufficio di segreteria, nel 1868 questi si ridu-

20 Dopo il pensionamento di Galleani e temporanee supplenze di Luigi Rubaudo e Lorenzo Fabre, viene chiamato all’incarico Domenico Anselmi nel dicembre 1873. Alle sue dimissioni, presentate il 9 giugno 1880, sarà sostituito con Angelo Sciorato il 28 successivo.21 Il primo assunto, con salario di 50 lire mensili, è Bensa Giuseppe fu Giacomo di Porto Maurizio.22 Il primo assunto è Gio Batta Boccone di Porto Maurizio.23 “Per difetto di mezzi e ristretto suo bilancio, limitato alle spese puramente necessarie”.24 Trattatasi del famoso “braccio destro” di Garibaldi, distintosi, come noto, nel corso dell’impresa dei Mille. Riuscito effettivamente nell’intento commerciale in oggetto, morirà di colera durante lo svolgimento della conseguente spedizione in Sumatra nel 1873.

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cono drasticamente ad uno, ma non l’affitto che verrà adeguato al ribasso solo nel 1871, anno di Roma capitale.Le riunioni hanno luogo in un modesto stanzone dominato dal ritratto dipinto del “Re galantuomo” e quando questi

morirà il 9 gennaio 1878, circondato dal sincero compianto di tutta la Nazione, sarà cura del Presidente camerale in carica far dono di analoghe rappresentazioni del suo successore, Umberto I, e della Regina Margherita, commissionate a sue spese ad un artista locale.

L’età umbertina e liberal-giolittiana

Lorenzo Fabre, che negli ultimi tempi del mandato Acquarone aveva già retto interinalmente le sorti della Camera, può essere considerato erede naturale del predecessore e tanto sanzionano nei fatti le elezioni del gennaio 1877 che lo portano alla guida dell’Ente per un quinquennio durante il quale, a seguito delle consultazioni parziali del dicembre 1880, un primo nucleo onegliese di peso ribalta vecchi ostracismi entrando finalmente negli organi camerali.

La presidenza Fabre, ben presto immersa nel clima pesante quanto innaturale della Triplice Alleanza (firmata nel 1882) e nel progressivo deterioramento dei rapporti economico-commerciali con la vicina Francia della Terza Repubbli-ca, è segnata invece localmente da intuizioni brillanti nate dall’inedita contiguità strategica, anche se non ideologica, fra i parlamentari di Oneglia e Porto Maurizio (rispettivamente Bartolomeo Borelli eletto nel 1875 e Vincenzo Massabò eletto nel 1882) e, soprattutto, dal “gran progetto Umberto I” unico scalo portuale sovracomunale con raccordo ferroviario al tracciato Ormea-mare, messo a punto nel 1885 in cui il ruolo della Camera di Commercio (stimolato dai membri Stefano Emilio Doneaud e Andrea Rocca) risulta pressoché centrale. Fabre viene sostituito “in surroga” dal banchiere sanremasco Giuseppe Corradi (per pochi mesi nel 1882) e, finalmente, dall’oleario dianese-portorino Gio Batta Muratorio in carica fino alla morte, avvenuta il 27 aprile 1887, a pochi mesi dalla naturale scadenza.

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Periodo assolutamente critico, quello. Iniziato con la scomparsa del vicepresidente Giacomo Antonio Bigio di San Remo (registrata il 17 giugno 1885) e con quella di Bartolomeo Acquarone (1° giugno 1886, che, in quanto primo Presiden-te camerale, pur nella sua passività terminale conservava indiscusso ruolo identificativo), proseguito con il tragico evento sismico del febbraio 1887 e, oltre la fine di Muratorio, con il forfait di Secondo Biancheri, altro fratello dell’Onorevole costretto a dimissioni “d’onore” dopo il drammatico suicidio del cognato Giuseppe Corradi coinvolto in prima persona nel crack della Banca Depositi e Sconti25 in cui era cointeressata tutta la famiglia del Biancheri, giunto nel frattempo a pre-siedere ancora la Camera dei Deputati e quindi in condizioni di subirne imbarazzanti contraccolpi politici.

È proprio in quel momento di innegabile cimento per l’istituzione che sorge la notevole figura di Giovanni Battista Beccaro, piemontese accasatosi a Porto Maurizio dopo il matrimonio con una Borea D’Olmo, industriale vinario e banchie-re di grande capacità manageriale che assume la presidenza della Camera di Commercio in un passaggio nefasto riuscendo a coalizzare fra loro le componenti tradizionalmente contrapposte (sanremasca e portorina) col beneplacito d’un ceto eco-nomico onegliese in formidabile ascesa che gli fornirà nel 1895, con la vicepresidenza del chimico Tommaso Bonavera (e mai nessun concittadino era giunto tanto in alto nella gerarchia camerale), appoggio veramente strategico26.

Ecco dunque, di fronte al baratro di una crisi annunciata, constatarsi nei fatti il supremo beneficio dell’unità che ricuce le conflittualità interne, ricompatta lo spirito di categoria, mette a fuoco obiettivi comuni di sviluppo, offre un senso anche a tragedie come il terremoto trasformandone le penose conseguenze in occasione di rilancio per l’economia dell’intera

25 Istituita nel 1873 con capitale di un miliardo e 200 mila lire, fallisce ufficialmente il 14 dicembre 1887 “in seguito alla mora del Direttore Giuseppe Corradi che ha lasciato vuoti immensi per lire un miliardo e 400 mila” (G. Rossi, Cronaca ventimigliese 1850-1914. Estratti con note di Emilio Azaretti, Pinerolo 1989, pp. 25 e 37).26 Presenza, quella onegliese, che si farà addirittura massiccia negli anni immediatamente successivi (1896-97 ed oltre) con l’entrata in Giunta di numerosi imprenditori d’oltre Impero, tra cui il giovane ed efficacissimo ing. Giacomo Agnesi (per la verità eletto già nelle consultazioni del 4 dicembre 1892) destinato a luminoso futuro politico e insieme imprenditoriale, ma soprattutto latore di un nuovo modo di intendere l’iniziativa capitalista, capace di fare scuola nel ponente ligure dettando i tempi di un ampio fenomeno di strutturazione industriale territoriale. Sull’Agnesi cfr.: G. De Moro, Il Senso della Comunità, Imperia 2008, pp. 64-65 e nota n° 230 con bibliografia.

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Riviera.In questo senso Beccaro, grazie anche alle frequentazioni familiari d’alto livello e le entrature industriali d’eccellenza,

riesce a farsi interprete riconosciuto di un intero ambiente economico, gestendo al meglio una presidenza decennale carat-terizzata da stabilità, equilibrio e successi.

Il piglio autorevole e lo stile della leadership beccariana non possono non riverberarsi anche sull’operatività burocra-tico-promozionale dell’Ente: nei primi mesi del 1888, accertata l’impossibilità di procedere nel solo locale conferito dal Comune di Porto Maurizio e in attesa di disporre della sede del soppresso Tribunale di Commercio27, la Giunta decide il trasferimento in un appartamento privato sito in via Carlo Alberto n. 25, secondo piano28, ove il 30 aprile ha luogo la prima “adunanza” nella sala maggiore.

Nelle stanze collaterali si assidono l’ufficio di presidenza e la segreteria, dotata di opportuni “scaffali” imputandone il costo sui residui del bilancio pregresso. L’affitto concordato sarà di lire 425 all’anno.

Ma anche questa sistemazione non risolve i disagi, come si accerta nel verbale del 14 dicembre 1892 quando Beccaro ne rileva la “disposizione poco favorevole” al pubblico e quindi sempre meno idonea perché “con l’espandersi dell’attività della Rappresentanza Commerciale, si mostra insufficiente ai nuovi bisogni”.

Si propone cosí “un locale più sano, più comodo e più ampio di quello ora occupato, che presenta il vantaggio di avere un piano disponibile che può, per uso di abitazione, essere utilizzato dal Segretario stesso della Camera”.

27 I Tribunali di Commercio vengono aboliti con legge n. 5174 / 25 gennaio 1888.28 L’ultima riunione camerale nella “Sala Adunanze” del civico palazzo assegnata allo scopo dal Municipio ebbe luogo il 25 febbraio 1888; la prima nella nuova sede il 30 aprile successivo. L’indirizzo di via Carlo Alberto 25 equivale all’attuale via Felice Cascione 121: ubicazione scelta con cura perché nella zona si registrava la massima concentrazione di “scagni”, uffici, sedi d’azienda, studi professionistici, depositi oleari, fabbriche di pasta e officine di bottai. Proprio di fronte sorgeva l’Hotel du Commerce, frequentato da uomini d’affari e imprenditori in transito, agenti e commessi viaggiatori. L’ansa della strada in corrispondenza della sede camerale era luogo di normale ritrovo di sensali, mediatori, assaggiatori, commercianti. L’ultima riunione della Camera in tale domiciliazione avrà luogo cinque anni più tardi, il 10 gennaio 1893.

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Via Carlo Alberto 25, secondo piano: in una zona densa di traffici, la Camera di Commercio si trasferisce dal 1888 al 1893.

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Il contratto con il proprietario, Pietro Fabre Repetto, viene stipulato subito dopo. La nuova sede29 si trova in via Maria Cristina n. 4 e l’ufficio vi risulta trasferito entro la primavera successiva quando vi ha luogo la prima riunione di Giunta (24 aprile 1893). Il nuovo affitto ammonterà a sole 400 lire annue “nelle quali concorrerà il Segretario per il suo alloggio”, quindi il risparmio è assicurato.

Cinque anni dopo, al rinnovo del contratto, la pigione non verrà modificata e si potrà provvedere ad urgenti lavori di riparazione affidandoli all’impresa edile di Maurizio Garibaldi.

È nel nuovo locale che viene alloggiata la “pressa copia-lettere per uso ufficio”, sorta di meraviglia tecnologica impe-gnata sin dalla seduta del 22 aprile 1892, al fine di alleggerire le fatiche dello scrivano nella redazione di avvisi e circolari.

Ed è ancora in questa sede che il Presidente dispiega, nell’ultimo decennio del secolo, il meglio della sua attività. Nemmeno una complessa disavventura finanziaria in cui incappa la sua banca nel 1896 ne intacca la figura di imprenditore e amministratore: le dimissioni da lui presentate quasi a fine mandato vengono cavallerescamente respinte da una Giunta solidale quanto partecipe del suo dramma personale.

È da dire che, al periodo di debolezza finale, coincide un vero tourbillon dimissionario30 indice, per ora di non semplice decifrazione, di malesseri ben più vasti e diramati.

A succedere al Beccaro nell’aprile 1898, nell’ostinato e irremovibile suo riproporre dimissioni “d’onore”31, è un altro

29 Corrispondente all’attuale via G. Carducci 28. Al piano nobile dell’edificio, decorato di antichi affreschi dei Carrega, aveva avuto sede il Tribunale di Commercio nel periodo 1857-88.30 Iniziato il 12 novembre 1896 col “congedo” anticipato del Consigliere comm. Secondo Biancheri (chiesto ed ottenuto per “condizioni speciali” in cui versava, relative forse ad uno scandalo suscitatogli contro come percipiente annuo sussidio di 600 lire da parte dell’Ordine Mauriziano, di cui il fratello Giuseppe era alto dignitario), con quello di Giovanni Parodi non accettato, e quello del Beccaro che l’Ente riconosce quale “suo capo naturale la cui encomiabile direzione ha di molto rialzato il prestigio della Camera”; continua il 9 gennaio 1897 col temporaneo rientro delle dimissioni di Beccaro ed il rassegnare immediato di quelle del Consigliere Gerolamo Garibaldi che aveva sostituito Biancheri.31 Nuovamente all’ordine del giorno l’8 gennaio e il 24 febbraio 1898, entrambe le volte respinte ma rinnovate. Di poco precedente, quasi a definire un ciclo pieno, segnaliamo la morte del Segretario Angelo Sciorato avvenuta nel novembre 1897.

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banchiere, anch’egli di origine forestiera: il napoletano Vincenzo Maglione sposatosi a Oneglia con un’erede dell’illustris-simo casato dei Bianchi, chiamato ad interpretare uno dei periodi più felici se non il più felice dell’economia rivierasca nel suo complesso, avviato (pur nel corso di un mutamento epocale della realtà agraria indotto dall’ascesa del turismo sanre-masco e bordigotto come dall’esplosione dell’industrialismo onegliese) mentre il micromodello economico portorino regge ancora, senza troppi problemi, al correre dei tempi.

Nel frattempo, le necessità operative sono aumentate alquanto e la vecchia sede di via Maria Cristina non si mostra più idonea all’operare d’un ufficio in espansione32. Il 19 giugno 1901 il cav. Vincenzo Arrigo, vicepresidente, ha presenziato al Congresso fondativo di Milano ed ora anche l’Ente da lui rappresentato fa parte della “Federazione di tutte le Camere italia-ne” (futura Unioncamere) “istituzione da cui molto è a ripromettersi per il miglioramento economico del nostro Paese”.

È dunque nel solco di una più ampia fioritura di mentalità e di progettualità correnti che si concorda nel disporre per un ulteriore trasferimento di sede, volendo condurre la rappresentanza dell’Ente “in località più adatta e centrale”, subaffit-tando la “presente sino a fine contratto” ed accordandosi con il sig. Giuseppe Carli per una sistemazione “conveniente per ubicazione e numero di vani”33. Poco conta che l’affitto salga ora a 600 lire annue: i fondi ci sono e il luogo (corso Garibal- di n. 5)34 offre le migliori garanzie in ordine alle necessità dell’utenza35.

A guidare l’operazione di “trasloco” dell’ufficio, ancora una volta promossa dal Presidente Maglione, è il Segretario

32 Nella riunione del 9 maggio 1900 viene approvato il consuntivo 1899 che chiude su lire 9003,62 d’entrata e 8.089,58 d’uscita, con 914,04 in avanzo di amministrazione. Nel novembre 1915, il bilancio preventivo per il 1916 chiuderà a pareggio su lire 25.061,63 equivalenti ad una quintuplicazione abbondante delle originarie necessità registrate nel 1863.33 Verbale del 31 ottobre 1901.34 Corrispondente all’attuale civico n. 13.35 La collocazione diverrà addirittura strategica dopo il 1908-10, col completamento verso Francia di corso Garibaldi e sua trasformazione in “circonvallazione a mare” della città; essenziale ai fini della scelta risulta il fatto che, al piano terra dello stesso edificio, avessero sede la Direzione Provinciale delle Poste e l’Ufficio del Telegrafo. Sul lato opposto della piazza, stazionava normalmente il posteggio delle carrozze.

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Damiano Ricci (primo “laureato in diritto esercitante l’avvocatura” a ricoprire la titolarità dell’impiego) che dal 1898 al 1908, per un decennio esatto, rimarrà alle dipendenze della Camera.

Ed è nei locali della nuova sede che fanno la loro comparsa, nei mesi immediatamente successivi al trasferimento, due strumenti modernissimi destinati a rivoluzionare la quotidianità burocratica camerale: la macchina da scrivere36 (1903) ed il telefono (1904).

È appunto Maglione che, superato lo choc collettivo dell’assassinio di Re Umberto, nel trend espansivo e perciò stesso confortante del primo decennio del secolo che vede formarsi in impianto il sistema dei depositi franchi37, traghetta l’Ente al fondamentale guado della riforma camerale nazionale varata dopo estenuanti discussioni e dibattiti, in Parlamento come nella società civile38 (legge n. 121/20 marzo 1910, ben presto integrata dalle norme attuative del R.D. n. 245/19 febbraio 1911).

Il clima economico locale e la sua “cultura” dominante son quelli divaricati e quasi conflittuali d’un robusto modello turistico, giunto recentemente39 a piena strutturazione nel ponente sanremasco, accanto a un industrialismo trionfante di conio soprattutto onegliese per il quale l’apertura delle prime raffinerie (SAIRO 1912; OLEA 1914; RIO 1915)40 segna l’approdo a mentalità mercantilistiche pronte a staccarsi dalla naturale base agricola locale e volte ad ulteriori metamorfosi

36 L’ultimo verbale steso a mano è del 23 dicembre 1902, il primo dattiloscritto dell’8 gennaio 1903. A partire dal 20 dicembre 1904 la pratica dattilografica diverrà regola nella redazione dei documenti camerali, a parte la tenuta dei registi dell’anagrafe imprese.37 Tali installazioni, provvidenziali per lo sviluppo del commercio rivierasco, compaiono dapprima a Porto Maurizio (1905-07 e 1908-11), quindi a Sanremo (1910-11) e a Oneglia (1910-12): N. Cerisola, Storia cit., pp. 37 e 103.38 R. Fricano, Le Camere cit., p. 53.39 Il 12 gennaio 1905, dopo due anni di lavoro, apre i battenti il nuovo casinò di Sanremo progettato dall’arch. Eugène Ferret a coronare il sistema dell’offerta cittadina nel campo di loisirs ormai divenuti in tutta evidenza affaires (C. Scajola, Ai confini d’Italia, Genova 2006, pp. 112-113).40 N. Cerisola, Storia cit., pp. 37-38, 105-106. Il fenomeno dell’impianto di raffinerie proseguirà, nel clima di ripresa dell’immediato dopoguerra, con la creazione della Carli (1920, nel corpo di una ditta di origini ben precedenti), dell’Escoffier (1921) e della ELIOS (1923).

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di proposte e di forme esituali41.L’inevitabile contrapposizione fra le due anime economiche sopra individuate si salda del resto all’eterno scontro

supremaziale fra comunità, così, nel dicembre 1912, la Camera deve far quadrato contro “ingiuste accuse di campanilismo cui…venne fatta segno da qualche giornale di San Remo” essendosi “sempre ispirata alla più imparziale tutela degli in-teressi tutti del distretto”, col porre le basi per un’autorigenerazione operativa con la decisione di istituire, subito dopo le successive elezioni camerali, due Commissioni permanenti (11 gennaio 1914) dedicate alle problematiche di “Finanza e Legislazione”, nonché alla “Statistica”, disciplina quest’ultima di rinnovato interesse tecnico-politico come strumento pro-tokeynesiano d’interpretazione della realtà e quindi di maggior comunicazione nei confronti della base di utenza.

Della prima fanno parte i Consiglieri: S. Ricci, G. Ardissone ed A. Piccone; della seconda: G. Calvo, G. Corradi, A. Conio, E. Notari e L. Palombi.

Sono gli anni brillanti d’una “Belle Epoque” prima di tutto economico-commerciale: sorta di elegante prospettiva di benessere e di sviluppo che vede l’apogeo dell’espansione olearia ormai lanciata su mercati mondiali a fronte di un non eccessivo prodursi di conflitti sociali peraltro avviati, da parte della classe operaia, nei canali classici del socialismo militan-te. Ed è senz’altro emblematico che la Grande Guerra, destinata a troncare di netto questo intermezzo sereno, si manifesti nella nostra Camera di Commercio con le dimissioni obbligate del Maglione, indotte dai gravissimi lutti bellici subiti in famiglia.

41 Non mancano, anche all’interno della Camera, incertezze e contraddizioni nella valutazione dell’evento economico e se il 10 gennaio 1905 si deplora di non poter contribuire per carenza di fondi all’impianto dell’Oleificio Sperimentale promosso dalla Deputazione Provinciale (poi effettivamente realizzato nel 1911) pur intuendo tutto il “vantaggio [che] recherebbe alla produzione agricola e commerciale di queste regioni”, l’11 gennaio 1914 non ci si azzarda a respingere la richiesta della Società Anonima Deposito Franco d’installare sistemi di raffinazione chimica degli olii nei docks di Porto Maurizio motivata nel timore che il ceto commerciale locale possa “perdere terreno in quel campo dell’esportazione mondiale nel quale ha raggiunto un invidiabile posto”. Non è un caso che, a smuovere la realtà agraria locale, non sufficientemente motivata dai Comizi Agrari, nasca (16 gennaio 1909) la Cattedra Ambulante d’Agricoltura per impulso del prof. Mario Calvino, il padre di Italo.

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L’oscuro triennio 1915-18, affidato alla presidenza dell’avv. Salvator Ricci imprenditore ed armatore, è un banco di prova non solo economico ma soprattutto umano per tutta la società ponentina con il drammatico azzeramento delle presen-ze turistiche, il mero sopravvivere sul mercato di una flebile rete commerciale posta di fronte al crollo dei consumi. È però il mondo agrario “antico” a farne sostanzialmente le spese42 imboccando una crisi senza ritorno che, solo in parte e in settori d’area ben precisi, l’introduzione della floricoltura massiva riuscirà ad arginare.

Durissimi poi sono i cinque anni successivi alla “Vittoria” sull’Impero austro-ungarico, coperti dalla presidenza di Giovanni Calvo, oleario sanremasco, e da quella di Mario Pellegrino Aprosio, floricoltore vallecrosino43. I problemi di disoccupazione, di reinserimento dei reduci, di perdita del valore d’acquisto dei salari, di instabilità politica e di crescente scontro sociale sono gli stessi, pur se in scala minore, che si avvertono da un capo all’altro della nazione e che fanno parlare ovunque, per il 1919-21, di “biennio rosso”.

È un periodo complesso, spigoloso, frantumato, solcato dall’ascesa di forme politiche estremiste del tutto estranee, o quasi, alla vecchia filosofia liberal-giolittiana, nel corso del quale emerge in ambiente camerale una personalità singolare d’intellettuale prestato all’economia: il professor Vincenzo Amoretti, onegliese d’antica stirpe mercantile, pioniere dei me-todi di raffinazione chimica, trilaureato, studioso di lingue e letterature straniere da oltre un decennio in Giunta, eletto vice-presidente nel 1922 e, come tale, chiamato a farsi carico dell’instabilità gestionale44 del suo superiore (Aprosio) coinvolto nelle agitate vicende d’affermazione del primo fascismo in area provinciale.

Oltre che una profonda frattura politico-istituzionale, l’avvento del regime induce specificamente nel mondo camerale

42 N. Cerisola, Storia cit., 43-44. G. De Moro, Il Senso cit., pp. 67-69: ma il caso di Lucinasco è assolutamente paradigmatico. Da una superficie olivata in Provincia di Porto Maurizio pari a 25.000 ettari nel 1912, passando ai 20.700 del 1920, si avverte una contrazione pari quasi al 20% del totale.43 Calvo dal 1918 al 1921 e Aprosio dal 1922 al 1923.44 Il 17 febbraio 1923, a un solo anno dalle elezioni, Aprosio presenta le dimissioni dalla carica, poi torna, dietro irresistibili pressioni, per qualche tempo a fine anno.

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Via Maria Cristina 4, primo e secondo piano: sede camerale dal 1893 al 1902.

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uno iato amministrativo e strutturale tale da assumerlo senz’altro come spartiacque fra due epoche diverse.Percorsi da un grande lievito dibattuale e creativo, i primi sessant’anni di vita dell’Ente si caratterizzano dall’elevato

tasso di democrazia interna, pur nel senso liberal-censitario d’un termine non del tutto calzante. Il sistema delle elezioni camerali diviene subito dialogico nei confronti del territorio (dalle due sezioni del 1863, si passa alle quattro del 1874 e alle quattordici del 1911)45, sino a confrontarsi nei fatti con quello delle elezioni politiche e ad interagirvi controbilanciandone, sebbene a livelli diversi, gli effetti rappresentativi. Rimane tuttavia lacunoso, soprattutto per aver confinato l’agricoltura in un universo separato favorendo involontariamente la crescente incomunicabilità economica di quest’ultima nei confronti della filiera commerciale vera e propria.

L’era fascista

La marcia su Roma sorprende, non come evento in sé ma per le sue ripercussioni politiche, un ceto dirigente commer-ciale localmente assai disorientato dall’instabilità del quadro46. Se dalle conseguenze sociali della Grande Guerra riescono a riprendersi settori come quello del turismo, del commercio e della floricoltura, “la grande ammalata” resta l’agricoltura di base (nel nostro caso l’olivicoltura) esanime per i sacrifici umani ed economici che le sono stati imposti dal tragico passaggio storico dovendo ricorrere in effetti, come supremo, quasi simbolico, olocausto, al taglio degli oliveti secolari dell’entroterra onde superare la crisi.

45 Si trattava di: Porto Maurizio, Borgomaro, Diano Marina, Dolcedo, Oneglia, Pieve di Teco, Sanremo, Bordighera, Ceriana, Dolceacqua, Santo Stefano, Taggia, Triora, Ventimiglia.46 Per i collegamenti con lo scenario economico nazionale cfr.: G. Sapelli, Dalla periferia all’integrazione europea, in: AA.VV., Storia dell’economia italiana, vol. III cit., pp. 73-96.

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Lo sbandamento postbellico si ricompone notevolmente in Camera con le elezioni del dicembre 1921 che selezionano un “gruppo di governo” di grande autorevolezza: Mario Pellegrino Aprosio esportatore floricolo vallecrosino, Sebastiano Acquarone commerciante portorino-onegliese, Agostino Conio commerciante taggiasco, Redentore Rodi industriale san-remese, Carlo Nada industriale sanremese, Giovanni Boccone commerciante sanremese, Costantino Diana spedizioniere sanremese, Vincenzo Amoretti industriale onegliese, Ernesto Baggioli commerciante sanremese, Pietro Isnardi industriale onegliese, Giovanni Dadone albergatore sanremese, Giuseppe Vismar albergatore sanremese, Giacomo Agnesi industriale onegliese, Eugenio Rebagliati chimico-farmacista portorino, Pio Daneri capitano marittimo portorino.

La consultazione si decide nelle sezioni d’Oneglia, di San Remo e Ventimiglia; Porto Maurizio, Bordighera e Taggia appaiono in secondo piano e, soprattutto, fa scalpore il modesto esito di Pietro Salvo grande oleario e candidato portorino di punta che non riesce a oltrepassare i 630 voti, segno, per Porto Maurizio d’una realtà economica in netto declino.

La nomina dei vertici, in effetti, premia (con la presidenza all’Aprosio e la vicepresidenza all’Amoretti) settori territo-riali e provenienze aziendali legate alla nuova mappa delle rilevanze economiche provinciali quale si era venuta definendo nei primi quattro lustri del Novecento.

A queste due personalità, egualmente rappresentative dei tempi attraversati, toccheranno destini diversi dopo l’ade-sione al nuovo regime: l’uno intraprenderà una carriera essenzialmente politica rivestendo il commissariato straordinario e poi il podestariato in una città importante come Bordighera; all’altro toccherà il ruolo delicatissimo, sia per durata che per funzionalità specifica, di giunzione “personale” tra potere politico sempre più esorbitante e potere economico sempre più subalterno nel nuovo corso nazionale, come pure locale.

È noto come l’economia abbia subito più di altri settori, fin dall’inizio, l’aggressività del Regime volto ad una articola-zione sempre più rigida e autoritaria, nel tentativo di arrivare, attraverso l’organizzazione corporativa, al completo controllo dei sistemi di produzione.

In sede locale, il periodo 1922-23 è politicamente tra i più animati in quanto, alla nascita e alla prima affermazione

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delle strutture fasciste, si sovrappone la storica contrapposizione entro area sanremasca ed area onegliese-portorina, con conseguente immediato trasferimento (ed ingigantimento) delle tensioni, come indicano le dimissioni di Aprosio dalla pre-sidenza della Camera rassegnate in data 17 febbraio 1923.

E, ad alterare definitivamente equilibri consolidati, interverrà, nell’ottobre successivo, il Regio Decreto di fondazione di Imperia che, pure, in Camera si è sostenuto apertamente.

Era da pochi mesi approdato alla presidenza Vincenzo Amoretti, e si tratterà dell’ultimo Presidente eletto (il 24 marzo 1924) da un Consiglio camerale temporaneamente in rotta di collisione col fascismo locale (che l’aveva accusato “di scarso patriottismo e di poco attaccamento al Governo Nazionale”) quanto dilaniato dalla divisione sulle rappresentanze specifi-che spettanti alle singole aree d’espressione (che porterà alla bocciatura di una vicepresidenza Rodi in favore di Agostino Conio), quando il R.D.L. 8 maggio 1924 n. 750, più noto come Legge Corbino, viene a sconvolgere su scala nazionale il mondo delle Camere di Commercio chiamate ora, in base ai dettami del più rigido dirigismo economico, a mero ruolo di organismi “consultivi dello Stato e delle amministrazioni locali in materie riflettenti l’industria ed i commerci”, accentuan-do fino all’estremo “ l’ingerenza governativa nella loro gestione”47.

Bene ha rilevato Remo Fricano sottolineando come “in aderenza all’accentramento statale, caratteristica tipica dell’or-dinamento fascista dello Stato, le nuove istituzioni furono legate in modo indissolubile al Governo con il conferimento della presidenza camerale ai Prefetti” e la sostituzione del “criterio elettivo”, nella formazione dell’organo collegiale, con quello “della nomina su designazione da parte dell’associazione sindacale di categoria”48.

Con la successiva Legge Belluzzo n. 731/18 aprile 1926 si perviene alla soppressione delle Camere di Commercio e alla loro sostituzione con i Consigli Provinciali dell’Economia in cui confluiscono e si fondono anche altri organismi quali

47 F. Molteni, Camera di Commercio, voce in: Enciclopedia del Diritto, vol. V, Milano 1959, p. 959.48 R. Fricano, Le Camere cit., p. 62.

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Comizi Agrari, Comitati Forestali, Consigli Agrari Provinciali e Commissioni Provinciali di Agricoltura49. All’esigenza della “globalità degli interessi locali” si sacrifica tuttavia “una travagliata ricerca del ruolo che gli organismi camerali avreb-bero dovuto svolgere nell’ambito di una nuova organizzazione della pubblica amministrazione”50.

A sottolineare anche fisicamente il mutamento strutturale, politico, organizzativo subito dall’Ente nel corso del quin-quennio 1923-28 si inserisce l’importante vicenda della realizzazione di una nuova sede camerale autonoma di cui da tempo si avvertiva necessità crescente ma che spente condizioni economiche non avevano, sino allora, consentito.

A rendere urgente la decisione finale intervenivano due ordini di motivi: i pessimi rapporti col nuovo proprietario dei locali occupati dal 190251 e voci sempre più concrete relative alla fondazione della nuova città di Imperia, tali entrambi da suggerire uno spostamento verso il presunto nuovo baricentro urbano con accesso diretto alla costituenda “zona direzio-nale” cosí come la realizzazione di un edificio autonomo in grado di attestare, anche formalmente, il peso e il significato politico-economico dell’Ente.

È in data 2 giugno 1924, quindi sei mesi dopo la nascita ufficiale di Imperia, che il Consiglio camerale, sebbene sull’orlo dello scioglimento, dà mandato di esperire pratiche per l’opzione “su un terreno in Porto Maurizio da adibirsi per la costruzione delle sede camerale”.

L’acquisto di un appezzamento di 1.400 mq. in zona San Lazzaro viene deciso per 60 mila lire l’8 luglio successivo e mandato prontamente ad effetto convenendo il negozio con le Signore Conio e Luzzatti.

L’area prescelta si affacciava su via Genova, in corrispondenza del giardino dell’ex Riviera Palace Hotel nel quale dal 1919 si erano trasferite la Prefettura e la Deputazione Provinciale, fornendo dunque le migliori garanzie di adeguatezza e di centralità.

49 Compattamento indubbiamente positivo che tuttavia, nella realtà economica imperiese, giungeva tardivo e insufficiente a rispondere ai problemi del mondo contadino.50 R. Fricano, Le Camere cit., p. 61.51 Il dott. Malinverni, succeduto al Carli. Tra la Camera e il privato insorsero questioni poi sfociate in una causa finita in Cassazione.

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Seguono, a tempi ravvicinati, l’incarico progettuale conferito all’ing. Agostino Ghiglione52 e l’appalto dei lavori all’impresa edile Giordano Regolo di Oneglia.

Alla fine del 1925 l’opera è a buon punto e si può provvedere ad aggiudicare gli incarichi per la realizzazione dell’im-pianto di “termosifone” come di quello telefonico. A febbraio del 1926 interviene una variante al progetto originale pretesa dal Commissario Amoretti onde aumentare la capienza dell’edificio e migliorarne la funzionalità. Tengono dietro pagamenti a fornitori diversi per infissi, boiseries e mobili d’ufficio: gli stucchi interni sono affidati a Giacomo Ventimiglia, le deco-razioni di pareti e soffitti al pittore Francesco Milano. Finalmente, il 7 ottobre 1926, ha luogo il collaudo del “Palazzo Ca-merale” (che fra poco diverrà il “Palazzo del Consiglio dell’Economia”) assegnato, con decisione del 30 luglio precedente, all’ing. Lodovico Sicardi.

Si pone in opera una straordinaria cancellata in ferro battuto di Mazzucotelli, poi eliminata nel 1937, e si attende una buona occasione per l’inaugurazione cominciando, non senza difficoltà, a liquidare le spese, ammontanti, in totale, a 543.202,93 lire.

Si provvede poi all’arredamento interno facendo fronte via via alle necessità più diverse: dall’acquisto di “un ciclo-style tipo Rotafix” ad un pastello rappresentante “Sua Maestà il Re” opera del prof. Augusto Tivoli, dall’impianto elettrico a due “fasci littorî” da apporre sulle colonne dell’ambulacro in facciata, da una “macchina per scrivere Underwood” alle sedie per Sala Consiglio.

Si pensa perfino ad adibire una delle aulette al primo piano a biblioteca specializzata da aprire al pubblico. È in questa sede che prendono posto gli organi direttivi dei nuovi istituti che soppiantano, persino nel nome, le vecchie

52 Nato nel 1868 ad Oneglia (ove morirà nel 1939), fu professionista d’alto profilo, laureato al Politecnico dell’Università di Torino nel 1894. A lungo amministratore comunale della sua città, fu attivo nei campi dell’ingegneria industriale, edile, urbanistica. Sue opere si segnalano, oltre che a Imperia (che gli deve anche il piano regolatore provvisorio del 1924) a Diano Marina, Coldirodi, Ospedaletti, Borghetto Santo Spirito, Pieve di Teco, Pietrabruna, ecc. Suoi, in particolare, sono i progetti degli stabilimenti: Sasso Latta, ELIOS, ISET, Ramella e Berio.

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In Corso Garibaldi 5, di fronte alla piazza della Posta, la Camera di Commercio risiede dal 1902 al 1927.

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Camere di Commercio: ovvero il Consiglio Provinciale dell’Economia, istituito con legge 18 aprile 1926 n. 731, e l’Ufficio Provinciale dell’Economia, istituito con legge 16 giugno 1927 n. 1071.

Localmente il Consiglio (nominato con Decreto Prefettizio del 17 aprile 1928) è presieduto dal Prefetto Antonio Farina coadiuvato dal Vice prof. Vincenzo Amoretti e si compone di una sezione agricola-forestale (Carlo Carocci Buzi Presi-dente, Carlo Bensa, Vittorio Gandolfi, Michele Scofferi, Eugenio Viale, Ernesto Parodi), una industriale (Eugenio Novaro Presidente, Umberto Besso, Giuseppe Guidi, Domenico Renzetti, Luigi Taverna, Gio Batta Coriasco, Michele Zambellini), una commerciale (Carlo Daneri Presidente, Mario Aprosio, Giacomo Bregliano, Giacomo Bresciano, Giuseppe Gastone, Lorenzo Guglielmi), più nove membri esterni consultivi53.

Il tutto, in concomitanza o nell’immediato prosieguo della più grave crisi finanziaria che cronache rivierasche ricordino (1927-29) con il tristemente noto crack della Banca Garibaldi d’Imperia e molti altri istituti di credito ovunque in difficoltà, in amministrazione controllata, in liquidazione o addirittura falliti54: una congiuntura che gela sul nascere tutte le speranze popolarmente concepite un quinquennio avanti. E del resto, per restare alla realtà imperiese, si era ottenuta la “Città unica” ma si erano persi il Tribunale, il Consorzio Portuale e tutti i finanziamenti dedicati agli scali marittimi.

L’insediamento del nuovo organismo consiliare (avvenuto il 17 giugno 1928) e la possibilità di disporre di una sede prestigiosa razionalmente concepita, determina sotto il profilo tecnico un rifiorire dell’Ente, che ristruttura servizi ed uffici in base a nuovi criteri operativi. L’assunzione del dottor Giovanni Garibbo in particolare, avvenuta il 17 novembre succes-sivo, determina in breve un innalzamento dei livelli qualitativi e produttivi nel fondamentale settore della statistica affidato

53 Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura, Capo del Servizio Forestale Provinciale, Ingegnere Capo del Genio Civile, Medico Provinciale, Veterinario Provinciale, Delegato Provinciale delle Corporazioni, Comandante del Compartimento Marittimo, Intendente di Finanza, Direttore Superiore delle Dogane.54 N. Cerisola, Storia cit., pp. 110 e 509. Nel triennio 1927-30 ne spariranno circa una decina con drastica semplificazione del mercato del credito in Riviera e sostanziale naufragio della finanza locale. Né si trattò di crisi circoscritta al settore creditizio, come indica l’eclisse, negli immediati dintorni cronologici della caduta di Wall Street, di numerose aziende onegliesi tra cui il saponificio Gorlero (1926), le officine meccaniche Berio e Rovere (1927), la ditta olearia Bonavera & Daffieno (1928), le ferriere ILVA (1930).

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finalmente ad un esperto di specifica formazione accademica.Paradossalmente, in epoca di accentramento “rivoluzionario” che sconfina spesso in arbitrii e personalismi, è la vec-

chia guardia a gestire la metamorfosi burocratica conseguente grazie al buonsenso e alla moderazione del Vicepresidente Amoretti e del Segretario Ramone, che restano sostanzialmente uomini di ceppo liberale adeguatisi a nuove parole d’ordine imposte dall’alto.

È in questa particolare situazione, quando risulta evidente a tutti l’incipiente eppur già netto distacco dal passato, che ci si affida alla cultura onde accompagnare il transito ed è scelta fortemente voluta dall’Amoretti quella di consacrare, con una grande pubblicazione, lo stato presente del sistema industriale e commerciale della Provincia, ma più ancora l’immagine di un territorio intatto che è esso stesso risorsa decisiva.

Ne nascerà una iniziativa singolare, deliberata fin dal 14 gennaio 1928 ma destinata ad elongarsi nel tempo fino al 193455, affidata a tre esperti: Paolo Stacchini tecnico del settore turistico-floreale e pubblicista, Vincenzo Guido Donte in-segnante e letterato, Giovanni Garibbo funzionario della Camera sopra ricordato.

Si tratta in realtà di un lavoro di gruppo assai più ampio, aperto ad apporti eterogenei, come dimostra la tavola delle collaborazioni, e quindi assolutamente significativo dell’epoca e della sua temperie: da interpretarsi non tanto come ovvio tributo di piaggeria verso un Regime in ascesa, quanto come autocelebrazione postuma della classe politico-economica liberale ormai giunta alla fine del ciclo.

Il proseguire dei lavori di redazione dell’opera (cui non manca nei primi anni ’30 una significativa quanto vana concor-renza da parte di analogo progetto del Federale Catello Spina) aumenterà poi la componente retorico-encomiastica del risultato

55 Quando esce, in elegantissima edizione ad ampia tiratura realizzata dalle Grafiche Esperia di Milano, col titolo La Provincia di Imperia, determina un vero evento culturale. La spesa, non indifferente, viene autorizzata con “ministeriale” del 7 ottobre 1930 n. 9059 e alla fine, maggiorata da costi imprevisti, ammonterà a 45 mila lire, liquidata con deliberazione consiliare 17 dicembre 1935.

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senza togliere tuttavia alla “creatura” dell’Amoretti freschezza e onestà mentale d’una testimonianza a futura memoria.La vita dell’Ente si assesta nel frattempo, non senza problematiche di convivenza burocratica con l’Ufficio Provin-

ciale dell’Economia, su un quasi esornativo ruolo di marcia che registra, per il Consiglio, cinque riunioni nel 1928, quattro nel 1929, tre nel 1930 e altrettante nel 1931. Maggiore attività si registra nelle singole sezioni specializzate, ma il ruolo decisionale si è spostato totalmente nell’azione dei Prefetti “pro tempore” che la legge ha posto a capo del Consiglio: tre in un quinquennio (Antonio Farina 1927-29, Enzo Ferrari 1929-30, Bernardo Borrelli 1930-32) e l’elemento di continuità pertiene ancora, pur su piani diversi, ad Amoretti e a Ramone.

Ma ulteriori innovazioni sono in arrivo al fine di inserire gli organismi prodotti dalla riforma del 1926-27, in via de-finitiva, nell’ organicità di un disegno corporativo: innovazioni poste in essere attraverso la legge 18 giugno 1931 n. 875. Cosí, anche a Imperia, dopo un’ultima riunione dell’organismo precedente, il 7 dicembre 1932 “inizia la sua vita il nuovo Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa” pletorico collettivo formato di quarantacinque membri a rappresentare, si ritiene, tutto il mondo produttivo provinciale in senso rigorosamente “intercategoriale”. Le sezioni sono ancora tre: agri-cola-forestale (Presidente Domenico Aicardi e Vice Enrico Arrigo), industriale (Presidente Lorenzo Arrigo, Vice Domenico Renzetti), commerciale-marittima (Presidente Giacomo Bregliano e Vice Valentino Gazzani).

Verrà rinnovato nell’agosto del ’37 con designazione, alla prima, del Presidente Francesco Borelli e dei Vice Gianni Fabbis e Isidoro Dominici; alla seconda del Presidente Giuseppe Brajda e dei Vice Pietro Salvo e Carlo Castiglia; alla terza del Presidente Lorenzo Berio e del Vice Domenico Renzetti, con ampia integrazione di membri consultivi esterni.

Si era frattanto dimesso, nel dicembre 1935, il Segretario (da un biennio riqualificato Direttore essendo a tutti gli effetti un funzionario statale e dipendendo da lui l’Ufficio Provinciale dell’Economia Corporativa) avv. Emanuele Ramone, che con i suoi ventisette anni di servizio, resta ancora oggi di gran lunga il funzionario più longevo del genere e quello cui era toccato registrare gli sbalzi di assetto più evidenti. Assunto nel 1908, ai tempi di Maglione, aveva visto scorrere nelle sue verbalizzazioni ben cinque Presidenti, un Commissario e altri cinque Prefetti-Presidenti, con uno straordinario variare al

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contorno di condizioni economiche, sociali e politiche: dal fulgore della “Belle Epoque” agli anni cupi della guerra, dall’in-fuocato periodo postbellico all’ascesa e all’affermazione del fascismo, diventando egli stesso, prima e come Amoretti, simbolo di un’istituzione sempre più calata nel cuore degli eventi e della realtà ergonomica dell’estremo ponente ligure.

Ma se al tempo della sua “giubilazione”, dopo essersi ripresa dai postumi della crisi mondiale del “Black Thursday”, l’economia locale torna su discreti livelli di ripresa e (specie nella seconda metà degli anni ’30) addirittura su trend favore-voli, al traino di esportazioni olearie sempre più robuste con turismo e floricoltura in ascesa, gli investimenti governativi pur tonici nel campo delle opere pubbliche restano proporzionati ad un’area indiscutibilmente periferica più che mai bisognosa d’infrastrutture e sovvenzioni.

Sono gli anni non solo dei Prefetti-Presidenti via via più debordanti nella gestione dell’economia (Enrico Degli Atti 1933-39, Sergio Dompieri 1939-41) ma anche dei Direttori-funzionari di Stato, per nulla o quasi legati alla realtà umana ed economica locale (Rodolfo Temin 1936-38, Mario Giustetto 1939-41).

Anche una bandiera come Giovanni Garibbo smette di sventolare poiché trasferito nel 1940 al Consiglio Provinciale delle Corporazioni di Pavia ove le sue capacità ricevono, forse, maggior riconoscimento.

A troncare il lento moto di risalita intervengono noti fatti internazionali con lo scoppio, nell’estate 1939, del conflitto per Danzica che diverrà ben presto una seconda Guerra Mondiale e l’entrata in campo dell’Italia, con l’attacco alla Francia, del giugno 1940: scaraventato nell’immediata retrovia del fronte, il ponente ligure entra in una crisi irreversibile destina-ta a durare un quinquennio. Il Consiglio dell’Economia Corporativa, ma soprattutto la categoria imprenditoriale che gli sottende, valuta in tutta la sua gravità, anche senza poterlo esprimere, la nuova situazione e si adegua con ulteriori quanto involontarie restrizioni funzionali di fatto.

Alle dimissioni del prof. Vincenzo Amoretti (che rientrava a vita privata dopo sedici anni ininterrotti alla guida d’un ceto, non solo perché settantaquatrenne, ma anche perché colpito negli interessi della sua azienda, che in Provenza aveva, per inveterata tradizione, effettuato importanti investimenti) rassegnate nel gennaio 1940, con nomina in sua vece alla vice-

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presidenza del dott. Francesco Amirante, il Consiglio non vien più riunito nella sua forma plenaria ed anche il lavoro delle Commissioni si riduce sempre più, sovrappassato da gruppi di lavoro istituiti alla bisogna dal Prefetto-Presidente.

Si riunisce, talvolta, il Comitato di Presidenza del Consiglio, ma con presenza costante (e vincolante) del Segretario Federale del Partito Fascista.

Nel maggio 1943, poco prima del crollo dell’8 settembre, la composizione del Consiglio risulta alquanto variata no-nostante la sua scarsa operatività. Sotto la presidenza del Prefetto Tallarigo e la vicepresidenza Amirante, nella Sezione Industriale il leader risulta Roberto Novaro con Riccardo Zanaboni Vice; nella Sezione Commerciale-Marittima agiscono Giuseppe Brajda Presidente e Bruno Donati Vice; in quella Agricola-Forestale Luigi Pinacoli (che ha preso il posto del richiamato Borelli) e Giovanni Marinoni.

Nel biennio della Repubblica Sociale il Consiglio non viene ricostituito e il ruolo esecutivo è demandato interamente ai Prefetti-Presidenti (gen. Francesco Bellini 1943-44, rag. Ermanno Di Marsciano 1944-45) coadiuvati dai Direttori (dott. Valentino Malrisciano 1942 e dott. Roberto Cavalieri 1943-44), né manca il caso d’uno di questi ultimi, il dott. Pier Giovan-ni Pittaluga, allontanato per motivi politici nell’estate 1944 e sostituito d’ufficio dal rag. Gio Battista Romano (1944-45).

I tempi sommamente critici hanno condotto ciò che era stato l’organismo camerale ad un monologo autoritario di Prefetti-Presidenti che solo la vicepresidenza Amirante (continuata fino agli ultimi giorni del Regime) mantiene legato d’esilissimo filo a categorie imprenditoriali spente e impotenti di fronte a un’economia in caduta libera. Il contenuto delle ultime determinazioni prefettizie somiglia sempre più all’agonia di un organismo di pura sussistenza.

I bombardamenti aerei alleati, acuitisi dall’autunno 1943, hanno ridotto a un cumulo di macerie il patrimonio indu-striale rivierasco; le leve e i richiami al fronte hanno messo in ginocchio l’agricoltura; i porti hanno smesso di funzionare; strade e ferrovie sono interrotte; il rarefarsi di materie prime, fonti energetiche, generi di prima necessità hanno causato il blocco della catena produttiva e generato crisi alimentari sempre più marcate e diffuse tra le popolazioni civili.

Questa, la situazione al 25 aprile 1945.

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La sede della Camera di Commercio di Imperia inserita nel tessuto produttivo di Porto Maurizio fine anni ’20. Il porto sottostante subirà danni molto gravi, sino al blocco totale dei traffici nel biennio 1943-45.

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GLI ANNI DELLA REPUBBLICA

La ricostruzione

Dopo i mesi delle amministrazioni territoriali provvisorie, CLN prima ed AMG poi56, tra un succedersi di eventi capitali per la rinascita della democrazia in Italia57, cominciano ad avvertirsi timidi segni di ripresa entro una realtà ancor largamente disastrata e critica che risentiva a tutti i livelli della tragica vicenda trascorsa58.

In una situazione normativa tutt’altro che definita59, anche la Camera di Commercio di Imperia riprende faticosamente la via, ripartendo dalla figura dirigenziale del Prefetto-Presidente che ora è l’avv. Ambrogio Viale già membro del CLN clandestino, Prefetto della Liberazione, futuro Costituente poi Deputato al Parlamento. E si riprende con un gesto larga-mente simbolico, ovvero il rientro in servizio del dottor Pier Giovanni Pittaluga che, “allontanato dall’impiego per ragioni di carattere politico” in data 26 luglio 1944, dal 1° maggio è tornato al suo posto ed ora, 5 maggio 1945, controfirma da sé il provvedimento di riassunzione.

Pittaluga seguirà con grande professionalità il nuovo corso camerale per un periodo assai ampio, in ventidue lunghi anni di servizio e di dedizione cordiale al ruolo che ne fanno ancora oggi un emblema dell’Ente.

Seguono altri (pochi) reintegri del genere ed ha inizio il nuovo cammino della Camera chiamata a contribuire, in prima

56 Epoche in cui, cioè, la sovranità viene esercitata dal Comitato di Liberazione Nazionale e dall’Allied Military Government.57 Consulta poi Costituente, prime elezioni amministrative (31 marzo 1946), referendum per la forma statuale (2 giugno 1946), fino alle prime elezioni politiche generali (18 aprile 1948).58 Per i collegamenti col quadro economico nazionale nel periodo compreso tra la fine della seconda Guerra Mondiale ed oggi, cfr.: G. Sapelli, Dalla periferia cit, pp. 96-134.59 F. Molteni, Camera di Commercio cit., pp. 962 e segg.

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fila, all’immane compito della ricostruzione.Se spetta a Viale tutta una serie di decisioni riguardanti la contingenza del riavvio degli uffici60, occorre attendere qual-

che mese per la ripresa della normale dialettica rappresentativa nell’Ente con la nomina in novembre e la prima convocazio-ne (4 dicembre 1945) della nuova Giunta della “Camera di Commercio Industria e Agricoltura” composta dall’ing. Ulisse Carli61 Presidente, ing. Vincenzo Agnesi membro in rappresentanza degli Industriali, Ernesto Valcado dei Commercianti, dott. Antonio Rusconi degli Agricoltori, Mario Castagno dei Lavoratori. Con tale assetto, la Camera affronterà coraggio-samente il primo biennio di rinascita alle prese con la complessa ricomposizione funzionale di un territorio distrutto nelle strutture materiali come nel tessuto umano, a cominciare dallo sminamento di rotte marittime, dal reperimento di scorte alimentari, dalla ripresa del lavoro negli stabilimenti industriali e nei porti.

Una situazione di estrema mobilità richiede risposte di “governo” pronte, anzi immediate, in settori sensibili come quelli su cui si estende l’azione camerale. Ecco cosí, già il 14 giugno 1946, ridisegnarsi altra compagine esecutiva guidata ancora da Vincenzo Agnesi il cui nome, in quel momento, suona come garanzia di unità e di impegno concreto per l’auspi-cabile quanto immancabile ritorno alla normalità: ne fanno parte il dott. Antonio Rusconi per gli Agricoltori, il dott. Bruno Novaro per gli Industriali, Ernesto Valcado per i Commercianti, Alberto Marvaldi per i Lavoratori. Dal verbale d’insedia-mento rileviamo come “l’ing. Agnesi dichiari altresí che, nell’assumere l’incarico..., ha fatto presente al Prefetto che egli indirizzerà l’azione dell’Ente verso un programma di libertà economica che costituisce la principale condizione” dello sviluppo. Significativa enunciazione liberatoria da parte d’un ceto su cui, al di là dei condizionamenti ideologici, la rigida armatura corporativa doveva aver gravato alquanto.

60 Oltre a pagamenti di stipendi ed incentivi al personale, con indennità di sfollamento, il Prefetto si occupa soprattutto di stabilizzazione dei prezzi al consumo e lotta alla borsa nera.61 Designato alla carica con decreto prefettizio, Carli firma il suo primo atto ufficiale in veste di Presidente della Camera l’11 settembre 1945, poco più di quattro mesi dalla Liberazione. Il 18 dicembre successivo si tenta di discutere il primo bilancio di previsione, annullato però dall’organo di controllo.

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Di lì a poco, segno non del tutto formale dei coevi fermenti riformatori giunge con la riassunzione, da parte dei Di-rettori (nel 1948), del titolo di Segretario: fermenti incapaci tuttavia di ripristinare l’auspicata reintroduzione del sistema elettorale diretto, rimasta infine sulla carta62.

E la Giunta Agnesi reca, nelle sue stesse evoluzioni compositive, il segno del cambiamento e del neo-liberismo esibito come manifesto programmatico dal suo Presidente: nel 1951 si arricchisce di due nuove presenze settoriali (gli Artigiani rappresentati dal col. Francesco Ansaldi e i Coltivatori Diretti rappresentati dall’avv. Carlo Folco); nel 1957 ancora di due (in delega del settore Turistico l’avv. Nino Bobba e, per il settore Marittimo, G.B. Viale) fino a completarsi nel 1959 con la rappresentanza della categoria bancaria, e più in generale del credito, affidata a Romolo Berio.

Tutto questo esecutivo opera duramente per quattordici anni, dal 1946 al 1960, traendo, per quanto di sua competenza, la provincia dalle secche del dopoguerra e portandola, con guida sicura, nell’immediato ridosso del boom economico che vede l’Italia, forse per la prima volta nella sua storia, affacciarsi al ruolo di paese “ricco” con forme condivise di benessere finalmente generalizzate e diffuse tra i diversi ranghi sociali.

In questi stessi anni, l’economia della Riviera reagisce bene al colpo di frusta della ricostruzione, attestandosi però su forme di ripresa che solo apparentemente ricordano quelle d’anteguerra. Il turismo, ora, è un fenomeno di massa e non più d’élite che pone il problema della riconversione e della qualificazione su basi diverse delle strutture ricettive mandando in tilt il sistema dei trasporti con i suoi ricorrenti afflussi estivi; il commercio si avvia verso configurazioni inedite che pongono in discussione sempre più i sistemi di distribuzione tradizionali; l’industria sente già la crisi dei modelli che, apparsi soprat-tutto all’orizzonte onegliese di fine Ottocento, avevano “tirato” bene fino al primo conflitto mondiale e ristagnato dignitosa-mente in seguito, mentre il settore di punta della produzione olearia fatica a ritrovare (e invero non ritrova) le collocazioni

62 Per tutto il dibattito giuridico sorto a livello nazionale sul futuro delle Camere nel nuovo ordinamento “democratico-sociale” dello Stato repubblicano, cfr.: R. Fricano, Le Camere cit., pp. 70 e segg.

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di mercato anteriori al ’39; l’artigianato avverte i primi segni di stanchezza e l’agricoltura, “grande ammalata” degli anni del fascismo63, continua a versare, al di là di qualche fuoco di paglia post-autarchico, in condizioni critiche fatta eccezione per una floricoltura attenta all’innovazione e ai cambiamenti di mercato, quindi concorrenziale e tonica.

Dal 1953 non si registra più rappresentanza camerale dei Lavoratori, che nel primo settennato era stata affidata ad Alberto Marvaldi e poi (1948) a Giuseppe Allocco: scelta polemica assunta parallelamente all’irrigidirsi delle posizioni sociali in generale, sempre più avvertibile dalla fine degli anni ’40 e che diverrà, nel tempo, confronto vero e proprio cul-minando prima nella grave crisi Italcementi (1957) poi nello “scioperone” all’Agnesi (1958): vicende imperiesi è vero, ma innegabilmente sintomatiche e, quindi, di portata assai più vasta e significativa.

È comunque già epoca di bilanci politico-economici come quello effettuato, con felice taglio propositivo, in occasione della XVII Riunione Scientifica della Società di Economia, Demografia e Statistica tenuta a San Remo, sotto patrocinio ca-merale, a inizio ottobre 1958 con importanti relazioni dell’On. Viale e di molti esperti locali e nazionali, proprio alle soglie (fine anni ’50 e primi anni ’60) di quello che è stato definito il “miracolo economico” imperiese64.

Che si sia usciti dal disagio postbellico appare piuttosto evidente da un segnale interno solo in apparenza minore: l’ini-zio di studi volti alla sopraelevazione della sede camerale troppo angusta per il futuro tecnico dell’Ente, avviati con delibera della Giunta n. 90 del 22 giugno 1956, ed approdati un anno dopo ad organico progetto redatto dall’ing. Valente Gibelli che, se “conserva lo stile del palazzo e armonizza il più possibile con le attuali linee architettoniche”, risulta ottimale per i

63 Sarà interessante rileggere il verbale del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa del 7 dicembre 1932, epoca più che incline a non riconoscere troppo i demeriti del sistema produttivo nazionale, laddove l’avv. Enrico Arrigo, associandosi a una proposta di Aurelio Bianchedi (allora Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura) “vorrebbe che altre iniziative fossero promosse anche a vantaggio dell’olivicoltura la quale, più di tutte le altre attività agrarie, ha bisogno di essere aiutata e sostenuta e che più di qualunque altra sente la crisi in cui si dibatte anche il nostro Paese”.64 U. Marchese, Economia marittima e sistema portuale, in : A. Gibelli-P. Rugafiori (a cura di), Storia d’Italia. Le Regioni dall’unità ad oggi. La Liguria, Torino 1994, p. 763.

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costi preventivati65 e perché, “tanto sotto l’aspetto artistico quanto sotto quello funzionale dei servizi, rispecchia i concetti stabiliti dalla Presidenza”. Le non brillanti condizioni economiche della Camera e la necessità di condurre il cantiere senza interrompere l’attività d’ufficio dilatano i tempi, anche perché all’ampliamento si aggiungono ben presto necessità diverse connesse al rammodernamento globale dell’immobile66. Le opere assorbiranno gli ultimi tre anni della presidenza Agnesi67 senza giungere a conclusione e verranno ereditate, ancora in itinere, dal successore, curate nella fase allestitiva dall’ing. Augusto Ramella.

La deindustrializzazione

Il 12 dicembre 1960 (presente il dott. Vittorio Passannante Prefetto di Imperia) si installa la nuova Giunta guidata dal dott. Emilio Varaldo68 e composta da: Bruno Novaro rappresentante degli Industriali, Lewis Jacassi dei Commercianti, Gia-como Nobbio degli Agricoltori, Luigi Turconi dei Lavoratori, Francesco Ansaldi degli Artigiani, Carlo Folco dei Coltivatori Diretti, Giovanni Asquasciati degli Operatori Turistici, Battista Viale degli Operatori Marittimi, Romolo Berio del Settore Bancario e Creditizio.

65 Ovvero 9 milioni e 400 mila lire.66 Nel prosieguo, ai lati dell’edificio verranno realizzati un parcheggio a sbalzo (1959-60, ancora su progetto Gibelli per un costo di 3 milioni e 600 mila lire) ed un più spazioso “solettone” (1982-83, su progetto dell’ing. Viale) ricavandovi sotto la sala convegni poi dedicata alla memoria del Presidente Varaldo.67 L’ultima Giunta Agnesi viene riunita il 21 marzo 1960 e Varaldo risulta già in carica nell’aprile successivo.68 Nato a Oneglia nel 1875, era stato Preside della Provincia in epoca fascista dal 1929 al 1933. Richiamato al fronte nella seconda Guerra Mondiale e deportato nel lager di Hamerstein in Pomerania dal 1943 al 1945, rientrava ora nella vita pubblica dopo tre lustri strascorsi alla direzione vendite della Berio, con perfetta conoscenza, quindi, della realtà economica ponentina.

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L’edificio camerale costruito ex-novo nel 1924-27 su disegno dell’ing. A. Ghiglione. Dal 1932 al 1945 vi risiedette il Consiglio Provinciale dell’Eco-nomia Corporativa, restando sede dell’Ente, ricostituito nel dopoguerra, fino al 2009.

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Consistente implementazione dell’organo ha luogo nel 1963 quando, in considerazione dei dilatati orizzonti economici del comparto floreale, si ritiene utile istituire due nuove categorie di rappresentanza: l’una per il Commercio floricolo (affi-data ad Emilio Gorlero) e l’altra per la Produzione floricola specializzata (affidata ad Agostino Borea).

Per tutti i quattordici anni del mandato, l’esecutivo varaldiano spiegherà attivismo encomiabile, specie a fronte di una situazione economica in progressivo deterioramento, nonostante il migliorare delle relazioni fra sindacati e imprenditori che aveva portato al rientro in Giunta d’un rappresentante del mondo del lavoro69.

Il problema non è certo di proporzioni locali e mai come in quel periodo si evidenziano i rischi di una “globalizzazio-ne” congiunturale di là da venire, ma che già si annuncia quale incontrollabile fattore destabilizzante.

Crisi aziendali, scioperi, microconflitti sociali, anteriori e posteriori a un “Sessantotto” pur di qualche significazione in Italia, alterano irrimediabilmente premesse e promesse di una presidenza comunque vigorosa e perspicace, attenta e presen-te: ma è il sistema industriale locale che abdica definitivamente ai suoi modelli primi e le conseguenze sociali complessive non sono da poco.

Nonostante che l’avvio di un’infrastruttura grandiosa come l’Autostrada dei Fiori (non a caso tema di personalissimo impegno del Varaldo) rechi alla realtà ponentina una inattesa boccata d’ossigeno, vuoi per la durata dei lavori, vuoi per l’ampliamento degli orizzonti determinato dalla dimensione europea del vettore, la marginalizzazione dell’area imperiese non subisce particolari correzioni prospettiche e l’effetto sul tono economico locale non determina lo scossone sperato dopo il 1972-73, data di entrata in servizio dell’arteria70.

Fallisce invece miseramente, per accese opposizioni popolari, il progetto della diga di Glori in Valle Argentina (1962-64)

69 Che mancava dal 1953. Scelta suggerita forse anche dal mutato clima nazionale che, dal 1961, si era collocato su inedite posizioni governative di centro sinistra.70 Preceduta da complessa fase preparatoria negli anni 1960-63, la grandiosa opera viaria destinata a infrangere definitivamente l’isolamento del ponente ligure viene realizzata tra il 1965 e il 1971 su progetto dell’ing. Mario Bruni. Il suo costo complessivo sfiorerà i 272 miliardi di lire, dai 118 preventivati all’inizio (C. Scajola, Ai confini d’Italia cit., p. 180).

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che avrebbe indubbiamente mutato il futuro di tutta la provincia.Il sistema produttivo rivierasco comincia frattanto a subire i primi colpi, soprattutto nel capoluogo imperiese, con le

crisi dei Molini Alta Italia (1963) e dell’Oleificio Fratelli Berio (1965), aggravate dalle chiusure di Rossat & Arnaldi ad Arma di Taggia come delle Concerie Lorenzi a Ventimiglia (1965-66), seguite dal tracollo dei già citati Molini Alta Italia di Imperia e dell’Oleificio Calvo di Sanremo (1968).

Chiude frattanto i battenti, a Imperia, il vecchio Oleificio Sperimentale fondato nel 1911, segno di una crisi che si insinua impietosamente anche nella “cultura olearia” di base: verrà parzialmente sostituito nelle sue funzioni dall’Istituto Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo in un momento in cui il corrispondente settore economico registra con sollievo la nascita dell’ONCFV (1967-68). Lo stesso anno, giunge al pensionamento il Segretario della Camera Pittaluga e gli suc-cede Diego Botta destinato a seguire fino a compimento cronologico i destini della Giunta Varaldo. A lui toccherà accudire, nel 1970, l’importante passaggio burocratico per il quale l’esecutivo camerale comincia ad agire come Consiglio d’Ammi-nistrazione dell’Ente: sorta di sdoppiamento anche formale delle competenze ormai indispensabile nel quadro di lenta ma progressiva modificazione normativa nazionale71.

Negli ultimi mesi del 1972, a cura dell’Editrice Liguria di Savona, vede la luce la Storia delle Industrie Imperiesi scrit-ta da Nello Cerisola che, a posteriori, è facile riconoscere come il canto del cigno di un mondo destinato alla più drastica delle semplificazioni, ma stavolta non è la Camera a promuovere la pubblicazione celebrativa non sapendo o non volendo “musealizzare” un intero settore economico pur in vista dell’ineluttabile suo prossimo futuro. E proprio il 1972-74 diviene così un triennio nero per il sistema industriale imperiese con crisi generale che vede coinvolte quasi tutte le grandi aziende cittadine: Berio, Italcementi, Renzetti, SAIRO, Saglietto, Agnesi ed altre ancora.

71 Sulla nuova fase, inaugurata dalla legge n. 792/26 settembre 1966, cfr.: R. Fricano, Le Camere cit., pp. 79 e segg. Particolarmente importante per la vita futura delle Camere è l’istituzione delle Regioni a statuto ordinario, nel corso del 1970, fomite di problemi e interferenze tali da ingenerare quella che è stata autorevolmente definita “una crisi d’identità”.

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Scomparsi i più deboli, gli altri imboccheranno, fin quando possibile, la via dei rafforzamenti e delle alleanze: solo le migliori intelligenze imprenditoriali si salveranno dalla severa selezione naturale.

Una presidenza, quella di Varaldo, divisa nettamente tra boom degli anni ’60 e débacle degli anni ’70 contradditoria-mente legati fra loro solo dal comune denominatore dell’ascesa nei consumi e nel tenore di vita individuale.

Fresco reduce da un triennio (1970-73) trascorso come Sindaco alla guida della Città di Imperia, il comm. Giovanni Parodi introduce in Camera uno stile inconsuetamente “politico”. All’installazione della Giunta che a lui fa riferimento, avvenuta con qualche ritardo72 il 5 settembre 1974, presenzia non solo come da tradizione il Prefetto dott. Gaetano Marrese, ma vengono invitati anche il prof. Giorgio Luciano Verda Assessore alla Finanze della Regione Liguria e il gr. uff. Manfredo Manfredi Presidente dell’Amministrazione provinciale: evento rimasto isolato nella storia camerale più recente.

Il passaggio resta, comunque, di netta frattura col passato73 per la coincidenza col recentissimo cambio di guardia alla segreteria (era andato via Diego Botta sostituito nel giugno 1973 da Santi Semplici) e per il rinnovamento quasi totale74 dei membri di Giunta chiamati ad affiancare Parodi.

Dell’organo fanno parte: Giuseppe Grosso in rappresentanza degli Industriali, Lewis Jacassi dei Commercianti, Giu-liano Manciuccia degli Agricoltori, Claudio Pisani dei Lavoratori, Gino De Mori degli Artigiani, Elio Baudo dei Coltivatori Diretti, Piero Ranzini degli Operatori turistici, Battista Viale del comparto Marittimo, Dionisio Siccardi di quello Bancario e Creditizio, Giacomo Emilio Gorlero del Commercio floricolo e Giacomo Nobbio della Produzione floricola specializzata, mantenendo la stessa consistenza numerica della Giunta precedente75.

72 L’ultima riunione della Giunta Varaldo è del 7 settembre 1983. Parodi funziona come Presidente a partire dal dicembre successivo.73 Un clima che si annuncia con la ricostituzione, su basi totalmente rinnovate, della sezione turistica, operata con delibera camerale 5 dicembre 1974 su iniziativa di Piero Ranzini.74 Solo Jacassi, Viale e Gorlero, che avevano fatto parte della Giunta Varaldo, saranno presenti nella successiva.75 Gruppo destinato a mantenersi invariato per tutto il settennato di carica con le sole sostituzioni di Claudio Bagnoli al posto di Manciuccia e di Aldo Tomatis al posto di Viale.

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Sono anni in cui si comincia necessariamente a spaziare, in vista di una prossima riemersione dalla crisi, sia cogliendo le opportunità per un più stretto inserimento del sistema nazionale camerale76, sia guardando finalmente a settori di nuova espansione come la nautica da diporto e relativo turismo indotto: Assonautica nasce proprio nell’ottobre 1975 e la sua cre-azione rappresenta una scommessa indubbiamente azzeccata.

Certo i problemi non sono svaniti e il fallimento Renzetti (quasi un colosso del packaging oleario negli anni precedenti e seguenti il secondo conflitto mondiale) sta a dimostrarlo nel 1978, ma forse ora i termini generali del problema sono meno cupi che in passato.

La riconversione

Quando Gianfranco “Gianni” Cozzi assume la guida della Camera, di cui è stato nominato Presidente con Decreto Ministeriale 2 ottobre 1981, i tempi sono maturi per un ampio disegno di riconversione, prima ancora che del sistema pro-duttivo locale, della mentalità che ne accompagna l’essenza di cui necessita ormai drastico adattamento alle nuove proble-matiche con cui ci si deve misurare.

Anche nel suo caso, ci sono dunque i termini per una netta svolta innovativa nella gestione camerale, poiché se la nuo-va compagine di Giunta conferma due soli membri della precedente77, il turn-over alla segreteria nel febbraio 1980 tra Lo-

76 Nell’estate 1974 nasce la struttura nazionale del CERVED e, a far data da allora, anche la Camera di Commercio di Imperia comincia a porsi il problema di integrarsi in un sistema più ampio che l’evolversi impensato della tecnologia informatica rende ormai prossimo e più che positivo alle premesse (R. Fricano, Le Camere cit., p. 86 e nota n. 84).77 Piero Ranzini e Dionisio Siccardi.

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renzo Ardizzone78 e Luigi Matteini è recente abbastanza da potersi (pur impropriamente) ricomprendere nel nuovo corso.La prima Giunta Cozzi, insediata alla presenza del Prefetto Vasco Alessandrini il 30 aprile 1982, si compone di: Gia-

como Alberti rappresentante della categoria degli Industriali, Piero Abellonio dei Commercianti, Claudio Bagnoli degli Agricoltori, Franco Pullìa dei Lavoratori, Tommaso Frontero degli Artigiani, Ugo Romagnone dei Coltivatori Diretti, Piero Ranzini degli Operatori Turistici, Athos Giribaldi degli Operatori Marittimi, Dionisio Siccardi del Credito bancario, Fran-cesco Cepollina dei Commercianti Floricoli, Pier Enrico Arneri dei Produttori Floricoli Specializzati.

Il 19 gennaio 1988 si insedia la seconda Giunta Cozzi che conferma cinque rappresentanti (Alberti, Abellonio, Pullìa, Siccardi e Arneri) rinnovando gli altri con l’entrata di Giuseppe Laurent al posto di Bagnoli, Mario Ghirardo in luogo di Frontero, Nevio Martini per Romagnone, Piero Sattanino per Ranzini, Enrico Viale per Giribaldi, Dario Biamonti per Ce-pollina.

Al termine del suo quinquennio, la compagine muta ancora (gennaio 1993) con l’entrata di Enrico Lupi per Abellonio, Antonio Biso per Martini, Walter Vacchino per Sattanino, Francesco Coletti per Guido Corradi (che nel ’92 aveva preso il posto di Siccardi) e infine Massimo Baratta per Arneri.

La quarta Giunta Cozzi (in carica dal 1997 al 2001) tranne pochissime sostituzioni79 ricalca la precedente, a conferma di un’invidiabile stabilità che le consente buone performances realizzative.

Pochi mesi dopo l’entrata in carica della prima Giunta Cozzi giunge in Camera un nuovo Segretario Generale, il dott. Orazio Sappa, destinato a rimanervi fino al pensionamento nel ’97: periodo sufficientemente lungo per lasciare, accanto allo slancio del Presidente, un proprio segno di marcata personalità.

Si comincia ancora con aria di crisi nelle aziende imperiesi, ma grazie ad una serie di operazioni, di ampiezza più o

78 Che era stato nominato nel dicembre 1975.79 Emilio Fugazzi in luogo di Biso e Stefano Ghirardelli in luogo di Vacchino.

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Lo stabilimento Sasso progettato a inizio anni ’30 dall’arch. A. Schöll. Sede dal settembre 2009 della Camera di Commercio di Imperia.

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meno rilevante, pare di poter esorcizzare via via lo spettro della deindustrializzazione totale e di poter voltare pagina pun-tando su settori nuovi o nuove visioni degli ambiti di tradizione.

Per rispondere allo stingimento d’immagine da cui non vanno esenti ampi settori dell’industria alimentare locale, si gioca la carta della cultura come elemento riqualificante e nuovo orientamento da proporre ai consumatori: nei primi mesi dell’82 inizia la fase organizzativa di un grande Convegno internazionale sulla storia e gli aspetti nutrizionistici dell’ali-mentazione (che si terrà ad Imperia nel marzo 1983) i cui semi si spargono proficuamente in aree ben più ampie del previsto nella definizione e nell’elaborazione della fortunatissima “dieta mediterranea” nota oggi in tutto il mondo; il 17 febbraio 1983, per azione di un gruppo di imprenditori locali tra cui Nanni Ardoino e Italo Lanfredi, nasce l’ONAOO (Organizza-zione Nazionale Assaggiatori Olio d’Oliva).

Sulla stessa linea seguirà, nel 1986, l’acquisto e l’adattamento a struttura congressuale del pittoresco frantoio Giromela in bassa Valle Impero.

Tiene dietro la carta dell’efficienza e della ridefinizione dei servizi con l’acquisizione (nel 1984-85) dell’elaboratore Olivetti M-24 legato ancora al progetto CERVED ma motivo, nel più ristretto orizzonte camerale locale, di indubbia rivolu-zione operativa ed ancora una volta, alla soglia di un periodo di particolari promesse, si pone il problema di una nuova sede. Nella relazione di bilancio preventivo, approvato il 5 novembre 1986, il Presidente Cozzi avverte come si sia “prospettata la possibilità di realizzare un Centro Direzionale posto nel capoluogo di Provincia, a seguito di proposta che la ditta Sasso ha avanzato all’Ente Camerale per l’acquisto della vecchia sede di via Tommaso Schiva”: è la partenza dell’operazione di cui, oggi, possiamo percepire la conclusione materiale.

È lo stesso anno, quel 1986, in cui ha luogo il primo “Raduno di Vele d’Epoca” nel bacino di Porto Maurizio ancora ap-pesantito da una monumentale serie di silos di stoccaggio (nel senso che la riconversione cominciava appena ad affacciarsi come problema strategico, con soluzioni ancor tutte da inventare) e nasce BIC Liguria organismo di sostegno finanziario alle aziende destinato ad avvicinarsi sempre più ai progetti illustrati in Camera da nuovi e coraggiosi imprenditori.

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Nel corso del 1987 si perfezionano i termini dell’acquisto dell’area Sasso e nel dicembre dello stesso anno si firma l’accordo preliminare.

Preceduta da una ricerca marketing approdata fin dal 1986 all’adozione del logo “colori-profumi-sapori” (elaborato dalla torinese GBM di Paolo Baldi), nel vuoto scavato dal progressivo estinguersi degli Enti di Soggiorno, il 12 novembre 1991 viene istituita l’Azienda Speciale Riviera dei Fiori, braccio operativo camerale autorizzato dal Ministero dell’Industria nell’ottobre dell’anno successivo al fine di “espletare…e/o coordinare iniziative interessanti l’economia provinciale al fine di perseguire la massima valorizzazione dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, dell’industria e dei servizi nonché del turismo…con particolare riferimento alla promozione dell’immagine” rivierasca “in ambito nazionale ed internaziona-le”.

L’Azienda andrà a regime nel 1998, con l’arrivo alla Segreteria del dott. On. Alessandro Scajola80 (che resterà in Ca-mera nove anni) poco prima che un’ennesima crisi strutturale cogliesse, con Borelli e Sasso, nomi prestigiosi dell’impren-ditoria imperiese ma ormai legati a declinazioni trascorse del modo di fare impresa e di affrontare i problemi del presente e del futuro81.

Prosegue, frattanto, e prende forma, il disegno relativo alla realizzazione della nuova sede con il conferimento incarico di progettazione all’arch. Paola Muratorio (giugno 1994) e il parallelo avvio della lunga fase autorizzativa. Il complesso si articolerà sul nucleo “storico” dello stabilimento Sasso (eretto negli anni ’30 dall’arch. Alphons Schöll) restaurato e ricon-dotto alle funzioni operative di moderno centro direzionale avvalendosi di nuovi corpi di fabbrica fino a ricomprendere un ampio auditorium-sala convegni da quattrocento posti nel quale ospitare iniziative ad alto livello.

80 Reduce da un “cursus honorum” più che rilevante essendo stato Sindaco di Imperia nel 1974-75 e nel 1977-79, quindi Deputato al Parlamento eletto nelle liste della Democrazia Cristiana nell’VIII e IX Legislatura.81 Vicende di peso diverso, trattandosi nel primo caso di un fallimento e nel secondo d’una cessione di marchio con allontanamento definitivo dell’attività da Imperia.

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L’intero comprensorio economico provinciale ha ormai imboccato con decisione nuove vie e la formazione, in breve tempo, di un sistema portualistico legato interamente all’opzione turistica82, nell’urgenza di allinearsi agli standard della vicina Côte d’Azur, sta a dimostrarlo nei fatti.

Gli stessi prodotti-emblema di un tempo: fiori, pasta, olio, si offrono, si presentano e si commerciano oggi su basi total-mente rinnovate: soggetti merceologici raffinati e ricercati che avvicinano i loro targets al consumo in termini di eccellenza, di pregio assoluto, d’intensa promozione di immagine e connessa valorizzazione territoriale.

Nel 2001, dopo un ventennio esatto d’amministrazione Cozzi, si insedia83 la nuova Giunta capeggiata dal dott. Giusep-pe Bianchi84. Ne fanno parte: Barbara Biale, Giancarlo Cassini, Emilio Fugazzi (poi sostituito da Giovanni Danio), Pietro Isnardi, Enrico Lupi, Americo Pilati85.

Ora, tuttavia, la rappresentanza estesa pertiene ad un Consiglio camerale86 composto da: E. Fugazzi, G.C. Cassini, G.F. Croese e G. Danio in delega del settore Agricoltura; G.F. Carli e P. Isnardi per l’Industria; B. Biale e P.G. Martini per l’Arti-gianato; D. Berlusconi, P. Denegri, R. Giacon ed E. Lupi per il Commercio; 87A. Novella per la Cooperazione; M. Greco ed A. Pilati per il Turismo; G. Bianchi per Trasporti e Spedizioni; G.F. Cozzi per Credito e Assicurazioni; G.P. Semprevivo per i Servizi alle Imprese; P.G. Pivas per la Nautica da diporto; L. Gullone per i Sindacati; T. Campovecchi per le Associazioni

82 Già accenna alla tendenza: U. Marchese, Economia marittima cit., p. 763.83 Nel maggio 2001 Gianfranco Cozzi (precedentemente assurto al ruolo di Consigliere Regionale nel quinquennio 1990-95) era stato eletto alla Camera dei Deputati nelle liste dell’Unione Democratica di Centro nel corso della XIV Legislatura, incarico che non porterà a termine per un tragico incidente avvenuto nel 2004.84 Il 26 giugno 2001.85 Bianchi viene eletto Presidente dal Consiglio d’Amministrazione camerale in data 11 giugno 2001.86 Per le variazioni d’organico si noti che nel dicembre 2002 entrerà in Giunta Giovanni Danio in luogo di Fugazzi e ancora, il 26 luglio 2006, Gianfranco Carli in sostituzione di Danio divenuto Presidente. Nel giugno 2006 era entrato anche Gianfranco Croese al posto di Giancarlo Cassini.87 Nominato con Decreto del Presidente della Regione Liguria Sandro Biasotti in data 14 marzo 2001.

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dei Consumatori88. Ed è con tale composizione d’esecutivo che va localmente a pieno regime la riforma avviata dalla legge n. 580/29 di-

cembre 1993 completata dal D.L. n. 112/31 marzo 1998, mentre la legge n. 59/15 marzo 1997, fra questi intermedia, aveva avviato quella che è stata definita “una nuova fase storica per le amministrazioni pubbliche” in generale89.

Nel solco dei predecessori, i nuovi membri di Giunta e di Consiglio continuano l’azione di valorizzazione di sicure potenzialità di sviluppo: nel 2001 Assonautica organizza il primo “Motor Yacht” manifestazione destinata ad integrare, nella collocazione come nei contenuti, il successo ormai quindecennale delle “Vele d’Epoca” e, sempre nel 2001, nasce il “ Consorzio di Tutela dell’Olio di Oliva Ligure DOP”, organismo autonomo ma operativamente contiguo e funzionale alla Camera cui si deve senza meno un rilancio dell’offerta olearia autoctona nel suo complesso e una globale riqualificazione dell’ambito agroalimentare di riferimento.

Non mancano iniziative istituzionali volte a rilanciare il peso identitario dell’Ente come l’approvazione (5 luglio 2004) del fondamentale Statuto camerale90 e l’entrata in fase attuativa del progetto per la nuova sede. Dopo la firma (29 marzo 2004) con il Comune di Imperia di una convenzione urbanistica tesa al completamento dell’intervento, arriva finalmente l’autorizzazione al cantieramento (n. 504 del 16 dicembre successivo). Aggiudicataria dell’appalto risulta la Ditta A.T.I. Ferrero Rosso ed i lavori hanno inizio nel 200591.

Il Presidente Bianchi rassegna le dimissioni, per motivi del tutto estranei al suo ruolo in Camera, il 22 maggio 2006,

88 A modifica di tale composizione, nel 2004 P.L. Rinaldi sostituirà R. Giacon e P. Pippione sostituirà il defunto On. Cozzi. Nel 2005 Mariangela Cattaneo occuperà il posto del dimissionario Cassini.89 R. Fricano, Le Camere cit., pp. 88 e segg.90 A seguito della cui adozione il Consiglio, in data 16 dicembre 2004, provvede alla “rinnovazione” della Giunta confermandola in corpo, ivi compreso G. Danio, che, come vicepresidente, aveva preso il posto di Fugazzi (delibera camerale n. 8/2 dicembre 2002).91 La consegna dell’edificio ha luogo nell’estate 2009 e gli uffici aprono al pubblico, dopo complesso ma spedito trasloco, dal 14 settembre successivo.

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prontamente sostituito, per quanto resta del quinquennio di carica, dal rag. Giovanni Danio92.Nell’ottobre 2006 succede all’On. Scajola come Segretario Generale dell’Ente il dott. Giorgio Marziano tutt’ora in

carica.La Giunta presieduta dalla dott.ssa Beatrice Parodi (composta da Giovanni Danio, Alberto Alberti, Barbara Biale,

Gianfranco Croese, Pietro Isnardi, Enrico Lupi e Pier Giovanni Martini)93 come espressione del Consiglio94 (di cui fan parte: per il settore Agricoltura G. Danio, G. Laurent, G.F. Croese; per l’Industria A. Alberti; per l’Artigianato B. Biale, A. Sindoni, A. Martellini, P.G. Martini; per il Commercio: E. Lupi, P.L. Ostanel, M. Benedetti, P. Isnardi; per la Cooperazione P. Michelis; per il Turismo: P. Denegri ed a A. Pilati; per il settore Trasporti e Spedizioni B. Parodi; per Credito e Assicu-razioni P. Pippione; per i Servizi alle Imprese M. Zanutto; per la Nautica da diporto e portualità turistica P.G. Pivas; per i Sindacati C. Porchia, per le Organizzazioni dei Consumatori F. Canu)95 è anche l’unica compagine a leadership femminile in tutta la storia camerale.

Sciolta con sentenza n. 133 del Tribunale Amministrativo Regionale in data 31 gennaio 2008, dura in carica solo dieci mesi: troppo poco per realizzare parte benché minima del programma, ambizioso ma realistico, che aveva enunciato all’atto dell’insediamento.

La guida della Camera di Commercio di Imperia passa a questo punto al dott. Alberto Ravecca, nominato Commissario con Decreto del Presidente della Regione Liguria n. 22 del 30 aprile 2008.

92 Eletto Presidente dal Consiglio camerale il 12 giugno 2006.93 Tiene la sua prima seduta il 12 marzo 2007 eleggendo la Presidente.94 Nominato con Decreto del Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando del 12 gennaio 2007 successivamente modificato il 13-14 febbraio.95 Insediato il 23 febbraio 2007.

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I M M A G I N I

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Fotografie eseguite da Gino Perotto.

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Prima sede della Camera di Commercio in Piazza Vittorio Emanuele oggi Piazza del Duomo (Palazzo del Collegio).

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Seconda sede della Camera di Commercio in via Carlo Alberto oggi via F. Cascione (Palazzo Dacorone).

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Terza sede della Camera di Commercio in via Maria Cristina oggi via G. Carducci (Palazzo Fabre).

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Quarta sede della Camera di Commercio in Corso G. Garibaldi (Palazzo Carli).

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Quinta sede della Camera di Commercio in via Genova oggi viale G. Matteotti dopo la sopraelevazione realizzata nel 1956-61 dall’ ing. V. Gibelli.

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Lo storico arredamento dell’ufficio del Vicesegretario.

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Decorazione pavimentale in graniglia piastrellata della vecchia Sala Consiglio realizzata su disegno dell’ing. A. Ghiglione.

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Sesta ed ultima sede della Camera di Commercio in via T. Schiva.

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Scalone d’onore della nuova sede.

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L’edificio storico e l’auditorium nel rilievo progettuale dell’arch. P. Muratorio.

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Rendering tridimensionale dell’intervento complessivo inserito nel preesistente contesto urbanistico compreso tra Piazza Dante, via M. Belgrano e via T. Schiva.

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La Sala del Consiglio.

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Postazioni multimediali con i computers nell’aula telematica.

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L’aula telematica polivalente: saletta per convegni e videoconferenze.

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Open-space dell’ufficio di Ragioneria.

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Sala assaggio per vini ed olî.

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Il tromp l’oeil realizzato dalla pittrice Maria Cristina Ziporri (2008) nell’atrio di rappresentanza antistante Sala Consiglio.

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La nuova sede della Camera di Commercio di Imperia in una suggestiva rappresentazione d’epoca.

Finito di stamparenel mese di novembre 2009

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