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Rivista di Medicina, Attualità, Cultura MEDIMIA MAGAZINE - Bimestrale - ottobre 2011 - Periodico a diffusione gratuita - Anno II n° 5 FOCUS autunno una stagione da vivere 31 8 la caduta dei capelli falsi miti da sfatare cellulite: non solo estetica 13 artrosi: sintomi, terapia e cura 18 l’importanza del latte materno 50 occhio ai filler permanenti 62 reportage: i “giardini” di riyad

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Rivista di Medicina, Attualità, Cultura

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II n°

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FOCUS

autunnouna stagione da vivere

31

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la caduta dei capellifalsi miti da sfatare

cellulite:non solo estetica

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artrosi:sintomi, terapia e cura

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l’importanza dellatte materno

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occhio aifiller permanenti

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reportage:i “giardini” di riyad

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chirurgia esteticafiller permanentipag 50

oncologiachirurgia oncoplasticapag 53

tumore al senopag 56

idrologiacrenoterapiapag 58

reportageryadpag 62

saperi & saporisformato di pasta e zuccapag 67

psicologialo psicodramma junghianopag 68

socio-economiakenneth galbraith e la società opulentapag 72

eventicorsi & congressipag 74

anima & corpole stelle consigliano...pag 75

contatticerca il medicopag 76

editorialemelanconia d’autunnopag 3

dermatologiala caduta dei capellipag 4

cellulitepag 8

dermatologia e cosmetologiapag 11

reumatologiaartrite reumatoidepag 13

ginecologiacandida albicanspag 17

promozione del latte maternopag 18

gambe sane e belle in gravidanzapag 22

terapia delle infezioni uroginecologichepag 27

chirurgia esteticagrandi riduzioni del senopag 30

FOCUSautunno: stagione da viverepag 31

chirurgiaformazione chirurgicapag 47

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MEDIMIA MAGAZINE Periodico a diffusione gratuitaAnno 2 n° 5 - ottobre 2011

sommario

8

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Pasquale [email protected]

editoriale

melanconiad’autunno

Cari lettori,

per molti di noi, in special modo per i meteoropatici, l’autunno è una stagione alquanto grigia, preambolo dell’ancor più letargico inverno.

Depressione, tristezza e calo di energia sono in agguato proprio nei mesi più freddi. Le giornate più corte, la ripresa della routine dopo le trasgressioni estive, l’affievolirsi dei colori, le variazioni climatiche: fattori che inevitabilmente si ri-percuotono sul fisico e sulla mente. E non sono solo sensazioni soggettive. Secondo uno studio scientifico america-no, pubblicato sulla rivista scientifica Archives of General Psychiatry, in autunno l’ormone serotonina, “neurotrasmettitore del benessere”, subisce delle oscilla-zioni stagionali, spegnendosi proprio con l’arrivo dei giorni invernali. L’idea di un’influenza stagionale sull’umore, del resto, è antichissima, risale al-meno a cinque secoli prima di Cristo ed era parte della teoria Pitagorica della melanconia.Ma non è il caso di farci prendere dal panico. Il modo migliore per affrontare al meglio l’autunno l’avevano individuato gli stessi greci: i rimedi erano vivere alla luce, bagni, moto, ginnastica e, in seguito, musicoterapica e non mangiare pesante. E proprio per affrontare al meglio questo periodo è particolarmente importante “seguire una dieta equilibrata, ricca di cibi che ci offre la stagione, in grado di aiutarci a superare lo stress e i malesseri ad esso collegati”.Il focus di questo numero è un inno all’autunno: una stagione capace di evocare esperienze sensoriali di grande fascino, al pari della primavera, simbolo di rina-scita. L’autunno rappresenta per tutti noi l’occasione per assaporare, come un buon bicchiere di vino, sensazioni ancestrali.

anno II n° 5registrazione n° 5 del 21/06/2010presso il tribunale di t. annunziata

direttore responsabilepasquale malvone

coordinatore scientificomario sannino

redazione scientificagiovanni cannarozzoalfonso carotenutopaolo caterinoluigi cuocogioacchino listrodomenico piccolograzia primaveranadia russo

hanno collaborato a questo numero:pasquale adilardi, raffaele aratro,francesco buccaro, ambrogio carpentieri, fabrizio castagnetta, maria costantino, andrea antonio d’alpa, ilaria d’auria, giusy di lorenzo,pietro falanga, naida faldetta, filippogagliardo, nicola gasbarro, olimpia guarino, angela lauletta, fabrizio melfa, giovanni minisola, giuseppemonfrecola, filippo narese, elenasammarco, valeria secco, alessandro tocco

coordinamento graficoantonio di rosavincenzo pinto

portale medimiaantonio galli

fotografialuigi caterino

agenzie fotografichefotoliamg groupphotl.com

editoreEPS srl

stampagrafica metellianacava dè tirreni (sa)

direzione e amministrazioneEPS srlisola 7, lotto 759cis di nola (na)tel. +39 081 5109495fax +39 081 5109415

[email protected]

l’autore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibi-le comunicare, nonchè per eventuali omissioni o inesattezze delle fonti delle immagini riprodotte nel presente numero.

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la caduta dei capelli:

giuseppe monfrecolaspecialista in dermatologia e venereologia

dermatologia

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La perdita dei capelli ha sempre simboleggiato il raggiungimento prima della maturità e poi dell’in-vecchiamento. Una testa piena

di capelli è da sempre considerata indice di bellezza, gioventù, virilità e benessere. La perdita di capelli ha indubbiamente un significativo impatto sulla percezione che gli altri hanno di noi; la calvizie può pertanto essere vissuta come un prema-turo invecchiamento capace di generare insicurezza riguardo alle proprie capaci-tà relazionali. Numerosi studi indicano che la caduta dei capelli provoca ansia, depressione e diminuita sicurezza di sé: ecco perché è importante rivolgersi tempestivamente al Dermatologo.I capelli crescono circa 1 cm al mese e quindi 12 cm all’anno; la lunghezza mas-sima del capello dipende dalla durata della fase di crescita che varia da un in-dividuo all’altro; infatti crescita e caduta del capello dipendono dall’attività del

follicolo pilifero, una struttura complessa che si trova all’interno del cuoio capellu-to. Tutti i follicoli piliferi hanno un’attività ciclica caratterizzata dall’alternanza di

periodi di attività, durante i quali produco-no il capello, con periodi di riposo.Il ciclo follicolare viene distinto in tre fasi: 1. fase di crescita o anagen: il follicolo

falsi miti e strategie terapeutiche

in collaborazione con

m. carmela annunziatasezione di dermatologia

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dermatologia la caduta dei capelli

Figura 1: il ciclo follicolare

“l’alopecia androgenetica colpisce più frequentemente il

sesso maschile ma non risparmia le donne, anche se

vengono colpite più raramente”

produce il capello. La durata, 2-7 anni, dipende da fattori genetici, nutrizionali, ormonali, etc..2. fase di involuzione o catagen: il follico-lo cessa di produrre il capello che non si allunga più, ma non cade ancora. Dura circa 2 settimane.3. fase di riposo o telogen: il follicolo ri-mane nella fase di riposo per circa tre mesi. In seguito inizia nuovamente la sua attività ciclica con produzione di un nuovo capello e relativa caduta di quello vecchio. Normalmente, quindi, quando un capello cade è perché sotto c’è un nuovo capello che sta crescendo e che assicura un costante ricambio. Capelli folti, resistenti e lucidi sono segno di benessere generale! Quando cadono più di 100 capelli al giorno per più di 2-3 mesi, è bene rivolgersi a un Dermatolo-go per controllare lo stato di salute generale. Spesso un'aumen-tata caduta è denunciata dal fatto che si trovano capelli sui vestiti o sul cuscino, oppure facendo la doccia i capelli "otturano lo scarico"; per con-fermare l'impressio-ne si può semplice-mente contare i capelli persi durante il lavaggio (questo test si chiama wash test) e l'asciugatura, in quanto la maggior parte dei capelli persi in una giornata si perdono durante il lavaggio perché facilita il distacco di capelli già in involuzione. Esistono varie tipologie di calvizie (alo-pecia) ma la più frequente è senz’altro l’Alopecia androgenetica. L'alopecia an-drogenetica colpisce più frequentemen-te il sesso maschile ma non risparmia le donne che comunque ne vengono colpi-te più raramente. L’alopecia androgenetica (o calvizie co-

mune) si manifesta con un progressivo diradamento e assottigliamento dei ca-pelli (la riduzione della fase anagen si

traduce infatti in un assottiglia-mento dei capelli che si

trasformano in capelli “miniaturizzati” via

via più piccoli e chiari), soprattut-to a livello della regione frontale e del vertice. Nei soggetti di sesso

maschile compa-re dopo la pubertà

come effetto di una predisposizione geneti-

ca in combinazione con l’azione degli ormoni androgeni a livello dei folli-coli piliferi. È però bene sottolineare che questa tipologia di calvizie non dipende da un eccesso di ormoni androgeni ma da una maggiore sensibilità dei recet-tori del follicolo pilifero a questi ormoni. Gli uomini affetti da calvizie non hanno, quindi, livelli di androgeni nel sangue più alti dei loro coetanei con i capelli, sono semplicemente più sensibili agli effetti di questi ormoni. Per quanto riguarda la progressione dell’alopecia androgeneti-

ca, essa è in genere un processo lento e graduale che può talvolta essere però in-fluenzato da malattie generali, interventi chirurgici, rapide perdite di peso ecc. Per stabilire lo stadio e la progressione della patologia, si fa solitamente riferimento alla Scala di Hamilton – Norwood che suddivide la calvizie in 7 stadi di gravità crescente (figura 2)Se trattata nelle sue fasi iniziali, l’alopecia androgenetica può essere contrastata (ma non debellata) mediante l’utilizzo co-stante di alcuni farmaci in grado di ritar-dare la caduta e indurre una ricrescita dei capelli. Il miglior trattamento medico della calvizie dovrebbe impedire agli ormoni androgeni di esercitare i loro effetti sul follicolo e stimolare il follicolo a produrre capelli più grossi e più lunghi.La terapiaTra i presidi terapeutici attualmente di-sponibili per il trattamento dell’alopecia androgenetica, ricordiamo tra i più effi-caci: - Il Minoxidil, in lozione, è in assoluto il far-maco più utilizzato e agisce prolungando la durata dell'anagen (fase di crescita del follicolo); il farmaco va applicato regolar-mente tutti i giorni 2 volte al giorno. - La Finasteride, in compresse, bloccando

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Figura 2: I sette stadi della Calvizie secondo Hamilton

dermatologia la caduta dei capelli

“è assolutamente da sconsigliare

l’impianto di capelli artificiali, intervento

che genera effetti collaterali e talvolta

irreparabili”

un particolare enzima, agisce sulla cau-sa della calvizie arrestando la caduta e permettendo la ricrescita dei capelli. Si tratta di una terapia a lungo termine in genere ben tol-lerata ma che in taluni casi può essere causa di effetti collaterali; è dunque impor-tante che tale te-rapia venga eseguita sotto stretto controllo medico.- L'autotrapianto consiste nel prele-vare i follicoli piliferi dalla regione della nuca e trapiantarli nelle zone affette da calvizie. E' un trattamento efficace che però deve essere considerato un com-plemento e non una alternativa alla te-rapia medica. Non è indicato nei pazienti molto giovani, dove la caduta dei capelli potrebbe ancora progredire con conse-guente diradamento delle aree di cuoio capelluto accanto alla zona del trapianto, creando quindi una distribuzione ano-mala dei capelli.- Assolutamente da sconsigliare è invece l'impianto di capelli artificiali, intervento che genera effetti collaterali certi e tal-volta irreparabili. Questa tecnica, ormai vietata per legge in gran parte del mon-do, consiste nell'impiantare capelli sinte-tici (fibre artificiali) che vengono inseriti di forza nel cuoio capelluto. - Prodotti cosmetici: non curano l’alo-pecia androgenetica ma possono servire ad un migliore aspetto dei ca-pelli rimasti. Balsamo (applicato sul ca-pello dopo ogni lavaggio per evitare il progressivo sollevamento della cutico-la e per proteggere il fusto dal trauma dell'acconciatura); creme e spume (la-sciate sul capello dopo il risciacquo, ne facilitano la pettinabilità, aumentano la

tenuta della messa in piega proteggen-dolo dall'umidità) ecc.

Falsi miti sulla caduta dei capelli

• Il lavaggio quoti-diano dei capelli fa

male: assoluta-mente no. Anzi è opportuno lavare i capelli spesso e non appena si

avverte prurito o fastidio al cuoio

capelluto (possibili sintomi di una dermatite

seborroica)• Il gel fa cadere i capelli: No. Il gel si

deposita sulla superficie del capello, non penetra nel follicolo e quindi non può es-

sere causa di caduta. La stessa cosa vale per shampoo, balsami, lacche e prodotti cosmetici per capelli in genere.• Il cappello e il casco fanno cadere i capelli: no, anzi d’estate è sempre opportuno in-dossare il cappello per proteggere il cuoio capelluto dal sole.• Tagliare periodicamente i capelli li rinfor-za: con il taglio si eliminano le doppie pun-te, cioè la parte danneggiata dei capelli più lunghi; il taglio non influenza in alcun modo la caduta.• Le tinture o la permanente fanno cadere i capelli: no, a meno che non si verifichino fenomeni di allergia. È importante però che i trattamenti ven-gano eseguiti in maniera corretta, senza lasciare residui di colorante sul cuoio ca-pelluto.

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elena sammarco specialista in dermatologia e venereologia

dermatologia

la cellulitenon è solo un problema estetico

La cellulite definita anche “li-podistrofia” o “panniculopatia edemato-fibro-sclerotica” è una patologia multifattoriale caratte-

rizzata da una sofferenza del microcir-colo e del tessuto sottocutaneo; tipica del sesso femminile comunemente è ca-ratterizzata da quella che viene definita cute a “buccia d’arancia” o a “materas-so”. L’insorgere della patologia dipende da fattori definiti primari (genetici, distur-

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bi del microcircolo, ormonali) e fattori secondari (dieta, stile di vita, postura, abiti, fumo, stress, etc). La progressione avviene per stadi successivi di aggrava-mento dal I° di semplice edema, precoce e reversibile, fino al IV stadio nel quale si verifica un forte rallentamento del flus-so sanguigno e linfatico, noduli e sclerosi dei tessuti (micro e macro noduli : cute a materasso). Ciò detto, si deduce che la cellulite non è un semplice inestetismo, ma una vera e

propria malattia nella quale la battaglia del trattamento va combattuta su più fronti e con impegno complessivo dell’organismo. In quest’ottica un ruolo importantissimo è svolto dalla cura del sé condotta con un’accurata dieta, esercizio fisico costan-te, trattamenti medici (mesoterapia, ozo-noterapia etc) e non ultimo la terapia do-miciliare con l’automassaggio di prodotti cosmetici appositamente studiati, nonché integratori vitaminici che proteggono il microcircolo o aiutano la diuresi. La cel-

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dermatologia cellulite

la cellulite non è un semplice inestetismo, ma una vera e propria

malattia nella quale la battaglia del trattamento va

combattuta su più fronti e con impegno complessivo

dell’organismo

lulite deriva da un’alterazione del derma e dell’ipoderma; in condizioni ottimali, le cellule adipose (adipociti) normalmente presenti nel tessuto sottocutaneo fun-zionano da riserva per l’organismo, che brucia grassi ogni qualvolta abbia ne-cessità di combustibile. In caso di stasi del circolo questa “ri-serva” diventa difficile da utilizzare, si accumula fino a comprimere i capillari sanguigni, già fragili, che iniziano a tra-sudare plasma dalle loro pareti divenute porose. Il plasma s’infiltra tra le cellule, con il tempo provoca un’infiammazione del tessuto adiposo con formazione di

fibrosi dei tessuti sottocutanei creando un circolo vizioso che si autoalimenta aggravando la patologia. Il miglior ap-proccio terapeutico risulta dunque quel-lo globale che prevede un miglioramento dell’attività fisica, l’eliminazione del so-prappeso, una corretta postura, utilizzo di abiti non troppo stretti e di scarpe con

tacchi non troppo alti; elimi-nare il fumo, bere due li-

tri di acqua naturale e il costante utiliz-

zo di dermoco-smetici specifi-ci con attività trofiche sul microcircolo, di drenaggio e attualmente

anche lipoli-tica. L’approc-

cio terapeutico, dunque, deve es-

sere molteplice e so-prattutto deve durare tutto

l’anno non solo i pochi giorni prima della prova bikini. Nelle forme lievi la modificazione dello stile di vita, l’utilizzo di cicli di vasopro-tettori e antiossidanti per via sistemica e un prodotto topico specifico può essere un valido trattamento. Per l’integrazione sistemica è scientificamente dimostra-ta l’utilità del gambo d’ananas, ricco in bromelina, con azione antinfiammatoria ed antiedemigena meglio se combinata con vitamine E, A, e C e coenzima Q10 in grado di ridurre la condizione di stress ossidativi cellulare controllando la for-mazione dei radicali liberi. Nelle forme più gravi, in cui c’è predispo-sizione genetica, sedentarietà e farmaci ormonali bisogna ricorrere a trattamenti medici più invasivi. Tra questi ultimi la mesoterapia rappre-senta una scelta terapeutica che offre ottimi risultati in particolare utilizzando farmaci omeopatici. La mesoterapia è una consolidata tecnica di iniezione in-tradermica di farmaci con aghi sottilissi-mi e corti (ago 30 G 4 mm) può essere

praticata con farmaci della medicina tra-dizionale iniettati nei punti delle adiposità o con farmaci omeopatici che vengono iniettati nei punti di agopuntura lungo la gamba sia sulle adiposità localizzata, sfruttando sia le attivazioni dei meridiani che la possibilità di personalizzare i cock-tail a seconda delle diverse tipologie co-stituzionali. A ciò si può affiancare un ciclo di tratta-menti estetici come la pressoterapia o il linfodrenaggio manuale e soprattutto la costante applicazione di un dermocosme-tico appositamente studiato.Mantenere la pelle idratata, luminosa e liscia è indispensabile ad assicurare la corretta componente lipidica cutanea in grado di veicolare la penetrazione di mo-lecole attive quali caffeina, escina e fosfa-tidilcolina. Quest’ultima sostanza, infatti, è un costituente delle membrane cellulari nelle quali svolge sia un ruolo strutturale che funzionale di cui il principale consiste nel mantenere integra la membrana cel-lulare. La fosfatidilcolina è una sostanza natura-le, derivata dalla lecitina di soia, ad azione emulsionante. Per iniezione intradermica è in grado di solubilizzare i grassi, ridu-cendo il volume delle cellule che li conten-gono (adipociti). Per ovviare ai problemi della via iniettiva, sono stati proposti co-smetici con formulazione arricchita di vasoprotettori, antiossidanti e idratanti in grado di dare buoni risultati estetici. Una crema ben formulata può, dunque essere il prodotto ideale per un uso quo-tidiano e costante anche in sostituzione del normale idratante da mettere dopo la doccia per ridurre i costi ed ottimizzare i risultati.L’automassaggio poi, se ben condotto, contribuisce a sua volta a combattere la cellulite in quanto rappresenta un gesto omogeneo, continuo e fa parte integrante della cura del sé.Nella lotta all’odiata cellulite, dunque, le nuove tecniche terapeutiche e le moleco-le più recenti, se utilizzate anche in siner-gia con altre metodiche, rappresentano un’alternativa assai valida.

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antonio gagliardospecialista in dermatologia

dermatologia

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dermatologia e cosmetologia un binomio inscindibile

L’uomo, per il fatto stesso di es-sere un animale sociale che intrattiene rapporti complessi con i suoi simili, da un lato viene

inevitabilmente condizionato dall’appa-renza, dall’altro il suo essere più intimo e segreto ha influenza nel suo aspetto esterno. I suoi attributi fisici, infatti, con-corrono a caratterizzarlo facilitando od ostacolando le relazioni sociali portan-dolo, fin dai tempi più remoti, a cercare di migliorare il proprio aspetto anche

accettando metodiche artificiali. Essere socialmente accettati oggi presuppone essere socialmente gradevoli nei con-fronti del prossimo e di conseguenza nei confronti di se stessi, visto che i rapporti interpersonali fondano base sicura per la costituzione e riaffermazione della propria personalità. La ricerca del bello è stata influenzata nelle differenti epo-che dai diversi parametri di valutazione della bellezza ma sempre nel tentativo di accentuare le caratteristiche fisiologiche

del corpo umano e di nascondere quelle che obiettivamente risultano non consue-te od espressione visibile di un disturbo funzionale.Da qui la tendenza a reintegrare una ca-ratteristica scomparsa con l’avanzare dell’età o realizzarne una mai posseduta ed invidiata ad altri, o riacquistarne una al-terata o perduta per un processo avverso o patologico (in quest’ultimo caso l’inter-vento riparativo è insieme cosmetologico e medico). La dermocosmetologia medica

Luig

i Cat

erin

o

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dermatologia cosmetologia

che oggi ha conglobato la scienza der-matologica (scienza medica) e la scienza cosmetologica (scienza chimica) si basa sull’utilizzo da parte del medico di far-maci, formulazioni magistrali, cosmetici funzionali, atti chirurgici, agenti fisici, ap-parecchiature elettro-medicali capaci di rispondere alle richieste dei pazienti che ci invitano a provvedere al mantenimen-to del loro benessere cutaneo ed anche alla risoluzione di quelle alterazioni del-la pelle che possono compromettere l’aspetto e quindi, in qualche modo, la loro vita di relazione. I primi trattamenti cosmetici sono stati certamente di tipo ornamentale e Galeno, medico dell’antica Roma, distingueva la cioè l’arte del trucco (di nessun interesse medico) che è quella di “procurare una bellezza acquisita” e lacioè l’arte della cosmetica, parte della medicina, che è di “conservare nel cor-

po tutta la sua naturalità a cui si accom-pagna la naturale bellezza” (Galeno, XII, 434). Se nel Medioevo assistiamo ad un decadimento della cosmesi (insieme all’igiene personale), essa rifiorisce nel Seicento con misure come il trucco e la profumazione. La nostra epoca ha decretato un vero e proprio culto della bellezza del corpo che viene esaltata in tutti i suoi aspetti dal momento che i mass-media ci pro-pongono modelli da imitare belli, atletici, sani, igienicamente perfetti e lo stimolo a cercare di assomigliargli, il respingere un difetto legato ad uno stato cronologico o costituzionale o patologico, persuade il singolo ad avvertire fortemente il biso-gno di ricorrere a mezzi capaci di risal-tare il proprio aspetto fisico. Il benessere personale è eguagliabile al concetto di salute e, se un intervento dermocosme-tico può migliorare una situazione di sof-

ferenza psicologica di un individuo, questo appare legittimo e addirittura terapeutico da un punto di vista medico ed estetico.Oggi si può riconoscere ai prodotti co-smetici di qualità una funzione che può definirsi capace di “modificare la struttura e la funzione della cute” cioè influenzarne i meccanismi biochimici con una qualche azione di tipo medicamentoso.A ciò ne consegue che, se da un lato tali prodotti dovrebbero essere maggiormen-te sorvegliati al fine di garantirne l’assen-za di sostanze nocive e riservarne l’utilizzo a soggetti preparati professionalmente o comunque capaci di maneggiarli corret-tamente, dall’altro se il trattamento non modifica il comportamento cutaneo ma ne maschera solo gli effetti inestetici, allo-ra occorre che questo risulti evidente nel messaggio pubblicitario per non disorien-tare il paziente e danneggiare la figura del medico.

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l’artrite reumatoide

Sono quasi 6 milioni gli italiani che soffro-

no di malattie reu-matiche. Ben quattro milioni sono colpiti dalla sola Artrosi, la più diffusa ma-lattia cronica di tipo degenerativo. Queste patologie hanno un forte impatto sociale e sulla qualità di vita. Per questi

giovanni minisolapresidente SIR - primario div. reumatologia osp. “S. Camillo” Roma

reumatologia

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i sintomi, la terapia, la cura

motivi l’Organiz-zazione Mondia-

le della Sanità e l’ONU hanno dedi-

cato la decade 2000-2010 alla prevenzione e

al trattamento delle malattie muscolo-scheletriche, caratterizzate da spiccata disabilità e da evoluzione inva-lidante. I soggetti portatori di malattie

l’artrite reumatoide è una malattia

articolare infiammatoria che interessa circa l’1%

della popolazione adulta, per lo più donne in età

giovane e giovane-adulta

reumatiche degenerative (come l’Artrosi) e quelli con affezioni reumatiche infiam-matorie e autoimmuni (tra cui l’Artrite Reumatoide, l’Artrite Psoriasica, le Spon-diloartriti, il Lupus Eritematoso Sistemico, la Sclerodermia, la Sindrome di Sjögren, le Vasculiti) presentano problematiche co-muni, derivanti dalla convivenza cronica con la disabilità e dalla necessità di cure e controlli a tempo indeterminato. Di par-

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reumatologia artrite reumatoide

ben 4 milioni di italiani sono

colpiti dalla artrosi, la più diffusa

malattia cronica degenerativa

ticolare interesse è l’Artrite Reumatoide, in rapporto alle concrete possibilità di trattamento oggi possibili. L’Artrite Reumatoide è una malattia autoimmune cronica e sistemica, di ori-gine sconosciuta, caratterizzata da un processo infiammatorio, generalmente simmetrico, in corrispondenza delle ar-ticolazioni interessate. E’ una malattia seria che pur prediligen-do il sesso femminile non risparmia quel-lo maschile. L’Artrite Reumatoide rappresenta una importante causa di invalidità e com-porta oneri economici diretti, indiretti e intangibili molto rilevanti per i soggetti colpiti, per i loro familiari e per la socie-tà. La malattia, se non trattata presto e bene, ha un andamento evolutivo e può colpire anche organi interni.L’Artrite Reumatoide è una malattia arti-colare infiammatoria che interessa circa l’1% della popolazione adulta. Si calcola che in Italia i malati siano circa 400.000, per lo più donne in età giovane e giova-ne-adulta, molte delle quali ancora in at-tività lavorativa. A causa del grave danno articolare che la malattia determina vie-ne compromessa la capacità lavorativa

e l’autonomia funzionale. E’ stato accer-tato che, in caso di ritardo diagnostico o terapeutico, il 10% dei soggetti colpiti smette di lavorare entro 1 anno dalla dia-gnosi, il 50% entro 10 anni, il 60% entro 15 anni e il 90% entro 30 anni. L’incidenza nei bambini e negli adole-scenti è più bassa rispetto agli adulti ma è comunque ri-levante se si considera la comparsa annuale di circa 10 nuovi casi ogni 100.000 soggetti di età in-feriore a 16 anni. La diagnosi della malattia non è dif-ficile se la si giudi-cherà consolidata e in fase avanzata, quando purtroppo le deformità articolari sono bene evidenti e l’aggressione alle articolazioni è tale da non lasciare grandi speranze di recupero. La diagnosi é, invece, più difficile nelle fasi iniziali, quando l’interessamento ar-ticolare è più sfuggente e si può essere indotti a sottovalutare la sintomatologia.

In tali casi solo lo specialista Reumatolo-go è in grado di sospettare la diagnosi, di definirla mediante indagini specifiche e di iniziare subito il trattamento più appro-priato. Vi sono alcuni campanelli di allar-me della malattia. La tumefazione delle dita delle mani, il

dolore ai polsi, la rigidità arti-colare mattutina, talvol-

ta in associazione ad astenia, costituisco-

no sintomi da non sottovalutare e da sottoporre all’at-tenzione del me-dico di fiducia; questi giudiche-

rà se è o meno il caso di approfon-

dire presso un Cen-tro reumatologico.

Nel caso dell’Artrite Reu-matoide è assolutamente ne-

cessario fare una diagnosi precoce, a seguito della quale è possibile trattare -prontamente la malattia migliorandone nettamente la prognosi, fino ad annullare il rischio di deformità e invalidità perma-nenti. Il trattamento dell’Artrite Reuma-

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reumatologia artrite reumatoide

toide è complesso. Accanto ai farmaci tradizionali (anti-infiammatori, antido-lorifici e farmaci di fondo immunosop-pressori) trovano indicazione i moderni farmaci biologici che neutralizzano effi-cacemente e prontamente le molecole che distruggono le articolazioni. I farmaci biologici risultano particolar-mente indicati nei casi che hanno mo-strato di non rispondere alla terapia tradizionale, quando la malattia è parti-colarmente aggressiva o quando si evi-denziano elementi clinici che fanno pre-vedere un andamento particolarmente sfavorevole. L’impiego di tali farmaci obbliga a un attento controllo dei sog-getti trattati al fine di individuare pron-tamente la comparsa di eventuali effetti collaterali. Purtroppo i farmaci biologici, frutto di una ricerca protrattasi per anni, hanno un costo molto elevato ma non c’è dubbio che il loro utilizzo assicura

risultati fino a poco tempo fa inimmagi-nabili. Oggi si può fare molto per miglio-rare l’assistenza dei pazienti con Artrite Reumatoide. Innanzi tutto occorre chie-dere alle Autorità competenti un mag-giore interesse nei loro confronti. Purtroppo, oggi, c’è scarsa attenzione nei confronti dei problemi che la malat-tia crea e c’è poco interesse rispetto alle esigenze assistenziali dei pazienti, men-tre è eccessiva e poco oculata l’attenzio-ne dedicata ai costi dei farmaci, specie di quelli biologici, dimenticando che il lo-ro impiego consente nel medio e lungo termine un risparmio considerevole. Se è vero, infatti, che l’impiego di tali -farmaci comporta nell’immediato una spesa, è altrettanto vero che consente il recupero al lavoro e alla produttività di soggetti altrimenti condannati all’inva-lidità è destinata a gravare lungamente sulla collettività in termini di costi e oneri

sociali. Occorre, inoltre, rafforzare la rete assistenziale specialistica, facilitando l’accesso alle strutture di più alto livello, quale quella che dirigo, dotate di repar-ti di degenza ordinaria, di day-hospital e di poliambulatori specialistici. Purtroppo, contrariamente a ciò che accade nei Pa-esi più avanzati, in Italia non sono molte le strutture di questo tipo ed è pertanto auspicabile che aumentino e che vengano potenziate quelle già esistenti. Solo così sarà possibile diagnosticare e trattare la malattia precocemente, in virtù di una interazione operativa tra medici di base, specialisti reumatologi del territorio e Centri di riferimento ospedalieri. A bene-ficiare di un siffatto modello assistenziale saranno tutti i pazienti affetti da Artrite Reumatoide nei confronti dei quali sarà finalmente possibile erogare un’assisten-za moderna ed efficace, allineata rispetto alle più recenti acquisizioni scientifiche.

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candida albicans

L’infezione vaginale da Candi-da Albicans (vaginite mico-tica o da funghi) è una ma-lattia frequente nella donna.

Aumenta nell'età riproduttiva 40% circa per i frequenti rapporti, ed oggi anche plurimi.Si sviluppa e si manifesta in ambiente caldo (jeans,collant) umido (piscina, co-stume bagnato, lavaggi non asciugati bene) e, soprattutto, acido.E' facile contrarre tale infezione per via indiretta (bagni pubblici, asciugamani umide) e trasmetterla con i rapporti ses-suali. La trasmissione di questa malattia con i rapporti sessuali è facile perché molti individui sono portatori abituali della candida (nella cavità orale e vagi-nale, nelle feci, a livello degli in-guini). Oggi si parla di immuniz-zazione distrettuale per favorire la difesa del-la donna in condizioni come fase pre-mestrua-le, gravidanza, assunzioni di contraccettivi orali, som-ministrazioni di antibiotici e chemioterapia. Queste situazioni in-ducono un indebolimento dell'immunità cellulo-mediata.La sintomatologia si presenta con forte prurito; si può associare il bruciore con

arrossamento vulvare, edema prepur-ziale, disuria, leucorrea (aspetto di ricot-ta o latte cagliato). Il rapporto sessuale è praticamente impossibile. La diagnosi avviene evidenziando l'agente patogeno (ife, spore). L'esame elettivo oggi è il Pap-Thin-Prep, una soluzione più avanzata e più precisa del vecchio Paptest (tanti falsi positivi o negativi). Si tratta di un test di screening su strato sottile approvato dalla FAD statunitense nel 1996 che ne confer-mò la superiorità in accuratezza e in sen-sibilità. La terapia è fatta principalmente dagli antimicotici (più usati gli imidazolici). La donna può trovare tali prodotti sotto forma di creme vaginali, ovuli e comunque dopo aver consultato il proprio ginecolo-go. E' preferibile sempre associare delle

lavande vaginali a base di acido borico.

Il miconazolo deve essere somministrato anche per via orale per entrambi i partner. La somministrazione ora-

le con azione sistemica ha il vantaggio sui prodotti uti-

lizzati per via topica di permet-tere più agevolmente il trattamento

del partner maschile. Tale terapia è necessaria soprattutto nel-le forme croniche che sono anche le più frequenti.

alessandro toccospecialista in ginecologia

ginecologia

il pap-thin-prepè, oggi, l’esame

più avanzato per la diagnosi

come si cura e quali sono i sintomi

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giusy di lorenzospecialista in ostetricia

ginecologia

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la crenoterapia

L’allattamento al seno non è un optional, è il continuum della gravidanza.Il seno sostituisce la placen-

ta e, come la placenta, è un organo in-telligente che sa analizzare i bisogni del bambino e produrre le sostanze neces-sarie. Ad ogni contatto del bambino con il capezzolo avviene uno scambio di in-

la promozione dell’allattamento al seno

formazioni e il seno produce il tipo di lat-te che il bambino richiede al momento:• Acquoso se ha sete;• Denso se ha fame;• Pieno di anticorpi quando ha batteri in bocca;• Pieno di tranquillanti quando è agitato, ecc… Un ruolo particolarmente importante, e

non si trovano nel latte in formula, lo han-no le endorfine. Gratificano il bambino, quindi gli offrono una base esistenziale di felicità. La loro assenza chiaramente produce l’opposto: il bambino tenderà velocemen-te alla frustrazione. Inoltre le endorfine sono armonizzatori dei sistemi fisiologi-ci, dei pilastri della salute e attivatori del

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“l’allattamento è parte del ciclo

sessuale della donna: per molte madri è

un momento di pace, di soddisfazione

profonda”

ginecologia allattamento al seno

cervello destro. Promuovono l’appren-dimento delle cose del mondo e attiva-no le capacità relazionali. Ricreano una situazione simile allo stato paradisiaco all’interno del liquido amniotico. L’allat-tamento, per tutta l’esogestazione, dal punto di vista del bambino è una neces-sità per finire di formarsi e quindi un suo diritto biologico.Ma è anche un diritto della donna.È vero che l’allattamento è stato vissuto, soprattutto in passato, come una fatica, un vincolo, un attacco all’estetica del corpo della donna. Ma i canali biologici spingono il corpo materno verso l’allat-tamento e si «ostinano» a produrre pro-lattina e a ingorgare i seni.L’allattamento offre alla donna un’in-tensa gratificazione. La consapevolezza di tutto ciò deve essere supportata da operatori e operatrici, che fondamen-talmente credono in questo. Che ab-biano «inside» la conoscenza di tutti i benefici del latte.«Il counseling care» (prendersi cura di una persona che deve decidere il meglio per sè) è lo strumen-to per sostenere le madri che allattano. Come per il parto, an-che per l’allattamento, ci deve essere un training prenatale.L’allattamento deve essere stimolato e promosso il più possibile, ma sempre nel rispetto delle condizioni globali, del contesto e delle scelte delle donne. Nei gruppi post-natali si possono cerca-re insieme modalità e non raramente il gruppo stimola le madri che avevano già rinunciato a rioffrire il seno ai bambini e riprendere l’allattamento. Per quelle donne che non hanno la pos-sibilità di allattare, è possibile avvicinare le condizioni dell’allattamento artificiale

a quello natura-le, stimolando il contatto pelle a

pelle, cuore a cuo-re, alternando la

posizione del bambi-no da un braccio all’al-

tro, creando intimità quando è l’ora del cibo e accompagnando la

somministrazione del cibo con un nu-trimento sensoriale: lo sguardo, il suono delle parole, il tatto, l’odore della mam-ma, in modo che diventi un momento relazionale intenso.Strumenti Del Counseling Care• Gruppi per incontri settimanali per ma-dri e bambini che durino per tutta l’eso-gestazione.• Sostegno in ogni fase e per ogni moda-lità di allattamento.

• Informazioni sull’importanza fisiologica e relazionale di allattare al seno.• Problem solving per trovare le modalità più congruenti per la singola coppia ma-dre-bambino, per conciliare l’allattamento con il lavoro e/o il nido.• Accompagnamento dello svezzamento fisiologico e dell’allattamento prolungato.• Accoglimento di ogni donna e delle sue modalità individuali, che sono sempre de-terminate anche da fattori sociali.• Incoraggiare ad unire l’allattamento alla vita sociale, a frequentare luoghi di aggre-gazione insieme con il bambino. L’allattamento è parte del ciclo sessuale della donna, per molte madri è un mo-mento di pace, di soddisfazione profonda, in cui riconosce di essere insostituibile e si sente adorata. È un dono, sebbene sia difficile stabilire chi dà e chi riceve.

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gambe sanee belle

Il problema dei gonfiori e dei capillari evidenti si manifesta, in genere, nel primo trimestre di gravidanza, insie-me con altri disturbi tipici dell’attesa.

Tutta colpa delle variazioni ormonali. L’aumento del livello degli estrogeni, molto accentuato nei primi tre mesi di gestazione, causa una maggiore riten-zione di liquidi e la formazione di cu-scinetti che premono contro le pareti delle vene e rendono più difficoltoso lo scorri-mento del sangue. Anche i livelli di progesterone subiscono una brusca impennata: questa so-stanza ha un effetto rilassante su tutti i tes-suti dell’organismo ed è prodotta principalmente per evitare che l’utero, contraendosi, espella l’ovulo fecondato. Come effetto collaterale, però, il progesterone com-porta un rilassamento anche delle pare-ti delle vene e delle valvole venose che, chiudendosi e riaprendosi, permettono al sangue di risalire verso l’alto. Il risul-tato è un ristagno di liquidi che gonfia le gambe. Nelle donne predisposte si può assistere alla comparsa di vene varicose.

olimpia guarino medico chirurgo

ginecologia

durante l’attesa

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In genere, comunque, queste varici tendono a scomparire nei due - tre

mesi successivi al parto, al massi-mo alla fine dell’allattamento, quando

l’equilibrio ormonale della donna si ricompone.Tutte al mare: le regole da seguire.Nonostante tutto, il soggiorno fuo-

ri città non può che essere salutare quando si aspetta un bimbo. Il cambio

d’aria, la maggiore rilassatezza delle abi-tudini, la sospensione dei ritmi frenetici, infatti, sono una cura di bellezza e di be-nessere irrinunciabile per le future mam-me. Semmai bisogna soltanto stare un po’ attente durante l’esposizione al sole e mettere in atto alcuni accorgimenti per evitare i problemi di gonfiori e vene vari-cose. Nelle ore meno calde è opportuno fare molte passeggiate, perché il movi-mento stimola il ritorno venoso e i con-dotti sanguigni. Tutte le volte che si sol-leva il piede da terra quando si cammina, infatti, la rete di vasi che sta alla base del piede stesso si riempie di sangue, come se fosse una spugna. Quando invece il piede è appoggiato a terra, il peso del corpo fa svuotare le vene, spremendo il loro contenuto e spingendolo verso l’al-to. Il sole e il clima caldo provocano una

Gonfiori e capillari evidenti

si possono prevenire e

combattere anche in casa

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ginecologia gambe sane e belle in gravidanza

vasodilatazione e, quindi, mettono a dura prova le pareti delle vene. Per prevenire la comparsa di gonfiori e delle varici è fondamentale, innanzitutto, evitare di esporsi al sole dalle undici di mattina fino alle 15-16 del pomeriggio. Durante queste ore è meglio stare in casa oppure riparate sotto l’ombrellone o, se possibile, in una pineta. In spiaggia, le gambe non vanno coperte con un pan-no, ma lasciate esposte all’aria. Altrimen-ti si crea una cappa di aria calda umida, che aumenta maggiormente la dilatazio-ne delle vene. Questo micidiale effetto serra porta inevitabilmente alla dilata-zione dei vasi e predispone alle vene va-ricose. Ideale sarebbe fare passeggiate sul bagnasciuga a piedi nudi, perché la sabbia esercita un benefico massaggio. Per alleviare i gonfiori, inoltre, sono mol-to indicate le passeggiate dentro l’acqua, con le gambe immerse fino al ginocchio e il nuoto, il quale permette di muovere in armonia tutti i muscoli del corpo, senza però sentire il peso del pancione.Per quanto concerne l’alimentazione an-che la dieta può aiutare a prevenire i di-sturbi alle gambe. Come regola, bisogna preferire i cibi freschi e sani, soprattutto poco salati e poco elaborati, poveri di zuccheri e di grassi. Una sostanza molto importante per la salute di tutti i condotti sanguigni è il potassio: se ce n’è poco, la pressione lievita, favorendo così lo sfian-camento delle pareti dei capillari, ma ba-sta introdurne maggiori quantità per un rapido ritorno alla normalità. Cibi ricchi di potassio, per esempio, sono le banane. I mirtilli e gli altri frutti di bo-sco in genere, invece, sono una fonte di bioflavonoidi che mantengono elastiche le pareti vasali. Ecco perché gli esperti consigliano di consumarne almeno una coppetta al giorno. Se i gonfiori sono accentuati oppure se le vene varicose danno filo da torcere, è bene sottoporsi a una visita specialistica. L’esperto po-

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ginecologia gambe sane e belle in gravidanza

trebbe consigliare l’assunzione d’inte-gratori alimentari a base di sostanze in grado di favorire il ritorno alla normalità. Questi prodotti possono essere sommi-nistrati anche alle donne in gravidanza perché non hanno controindicazioni. I rimedi fai da te.Gonfiori e capillari evidenti si possono prevenire e combattere anche in casa. Una delle armi migliori è l’acqua: le spu-gnature tiepide, in particolare, sono di grande aiuto per stimolare la circolazio-ne sanguigna. Per realizzarle basta met-tere le gambe in una vasca da bagno e tamponarle con una spugna o un getto di acqua tiepida o fredda. L’acqua può tornare utile anche per al-leviare la sensazione di pesantezza. Gli esperti consigliano i pediluvi tiepidi a base di oli essenziali dalle proprietà rin-frescanti e calmanti, come l’eucalipto e il rosmarino. I fanghi, invece, sono uno dei metodi mi-gliori per contrastare i gonfiori. In questi casi, è indicata l’argilla verde che, grazie alla sua composizione, è in grado di aiutare l’organismo a drenare i liquidi che si accumulano nei tessuti. L’argilla verde si acquista nelle erbori-sterie e va utilizzata così: cinque o sei cucchiai sciolti in acqua tiepida in modo da formare un composto che va steso lungo tutta la lunghezza della gamba (tempo di posa circa trenta minuti).Tre cose da sapere.Che cosa bere: via libera all’acqua (mini-mo due litri il giorno). Niente caffè, per-ché la caffeina restringe i capillari, impe-dendo il giusto afflusso di sangue.Che cosa mangiare: consumare il cibo con calma, masticando a lungo ogni bocco-ne. Cucinare in modo semplice (alla griglia, al forno o al vapore). Ridurre, in sostan-za, il consumo di sale aggiunto, di alcool e di grassi animali. I dieci alimenti anti-gonfiore per eccellenza sono: arance,

succo di prugna, banane, fragole, melo-ne, patate, pomodori, mirtilli, frutti di bo-sco, mandarini. Come vestirsi: non scegliere mai abiti troppo stretti, perché sono di ostacolo alla circolazione sanguigna. Rinunciare a tacchi troppo alti perché provocano alterazioni nella circolazio-ne. Riveste inoltre una certa importan-

za anche l’utilizzo di calze elastiche (da raccomandarsi anche preventivamente, sia in gravidanza che al di fuori di questa) nonché creme appositamente formulate per donare sollievo alle gambe cosiddet-te pesanti (si consiglia a tal proposito di riporre il tubicino in frigo per qualche ora prima dell’applicazione per aumentarne gli effetti benefici alla stesura).

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angela lauletta specialista in ostetricia e ginecologia

ginecologia

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utilizzazionedell’Idrovag

terapia delle infezioniuro-ginecologiche recidivanti

Le vulvovaginiti e le cistiti costitui- scono un gruppo piuttosto omo-geneo di patologie caratterizzate da sintomi “stereotipati” sostan-

zialmente rappresentati da prurito, bru-ciore, leucoxantorrea, dispaurenia, disu-ria, stranguria e pollachiuria. Si tratta di infezioni molto frequenti nella pratica clinica, causate da agenti pato-geni quali batteri, miceti e protozoi. La possibilità di mantenere o ripri-stinare l’ambiente vaginale fisiologi-co è fondamentale nel trattamento

e/o nella prevenzione di tali infezioni. L’uso incongruo di terapia antibiotiche, il sempre più diffuso uso di contraccet-tivi orali, le abitudini alimentari scorret-te (diete ricche di zuccheri semplici), le pratiche sessuali non protette, sono tutti fattori responsabili del notevole aumento dell’incidenza di tali patologie, nel corso degli ultimi decenni. Il medico

quindi si trova a confrontarsi sempre più frequentemente con problematiche dia-gnostiche e terapeutiche talvolta assai complesse. Per quanto detto, è necessario puntualizzare alcuni aspetti dell’ecosiste-ma vaginale che rendono l’equilibrio di tale habitat estremamente delicato, con

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ginecologia terapia delle infezioni uro-ginecologiche recidivanti

facile squilibrio e successivo sviluppo di infezioni talvolta di difficile eradicazione. Nell’affrontare tali patologie, il percorso diagnostico e terapeutico deve essere applicato correttamente al fine di evita-re errori spesso responsabili di fallimen-to terapeutico. L’ecosistema vaginale costituisce nell’età fertile, un idoneo si-stema di difesa verso gli agenti infettivi concomitanti, di provenienza rettale e uretrale, e verso le modificazioni indotte dai rapporti sessuali. Tale effetto “barriera” si basa su una serie di fattori protettivi, quali la produ-zione di glicogeno da parte delle epitelio vaginale, dopo stimolazione estrogenica. L’acido lattico prodotto dalla degrada-zione del glicogeno da parte dei latto-bacilli di Doderline acidifica l’ambiente vaginale che inibisce lo sviluppo dei più

comuni patogeni. Durante l’infanzia e la menopausa si instaura un ambiente va-ginale con un pH tendenzialmente neu-tro e perdita della difesa nei confronti di agenti infettanti. La possibilità di mante-nere o ripristinare l‘ambiente vaginale fi-siologico è fondamentale nel trattamen-to e/o nella prevenzione delle infezioni uroginecologiche. A tal fine si ricorre all’uso di probiotici, nonché ai test di intolleranza alimen-tare per valutare la causa del dismicro-bismo intestinale e all’utilizzazione dell’idrocolonte-rapia e dell’idro-vag.L’idrocolontera-pia cura il dismi-

con l’idrovag l’acqua medicata con

prodotti specifici, viene introdotta in modo

controllato ed a temperatura variabile

crobismo intestinale, stimola il sistema immunitario, è dà la possibilità di intro-durre sostanze medicamentose a livello intestinale. Sullo stesso principio si basa l’uso dell’idrovag che viene utilizzato per il trattamento delle infezioni uroginecologi-che recidivanti. L’idrovag si può associare, in differita alle sedute di idroclonterapia, in modo

da agire in maniera sinergica nel ripri-stino dell’ecosistema vaginale.

Nell’idrovag l’acqua medi-cata con prodotti specifici

per il tipo di infezione che si vuole trattare, viene introdotta nella vagina in modo con-trollato a temperatu-ra variabile e a bassa

pressione, mediante una piccola sonda. La

continua circolazione del liquido in entrata e in uscita,

oltre a generare un benefico e delicato massaggio perfettamente tolle-rato dalla paziente, è in grado di irrigare in modo insostituibile le pareti vaginali, la cervice uterina ed i fornici (spazio tra la vagina e la cervice uterina) asportando a fondo con la sua azione detergente ogni residuo anomalo od infiammatorio. Nell’acqua di lavaggio si mescolano tutte le sostanze farmacologiche necessarie per il ripristino del giusto pH vaginale e per la cura dell’infezione vaginale o vesci-cale. Ciascun trattamento dura in media 15-20 minuti, e a seconda delle varie pa-tologie sono necessarie da 4 a 8 sedute al mese. Un ambiente vaginale sano rappresenta la prima linea di difesa nei confronti di funghi e batteri, infatti l’alterazione del normale microbiota vaginale è un fattore di rischio per lo sviluppo di infezioni mi-cotiche, batteriche anche a livello delle basse vie urinarie. Pertanto un approccio “olistico” per la cura delle infezioni urogi-necologiche risulta corretto e permette di evitare errori spesso responsabili di reci-dive che sono altamente “frustranti” per la paziente e per il medico.

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grandi riduzioni del seno con una cicatrice in meno

pasquale adilardispecialista in chirurgia estetica

chirurgia estetica

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Dottore ci parli dei sogni privati del seno di ogni donna. Cosa le chiedono?Il sogno di ogni donna è quello

di avere un bel seno florido ma che co-munque sia in armonia con il resto del corpo. Infatti un seno troppo abbondan-te non solo non è piacevole esteticamen-te, ma molto spesso causa grossi fastidi alla schiena. Come risolvere questo problema? Semplicemente sottoponendosi ad un intervento di riduzione mammaria, gra-zie al quale non solo avrete un seno più piccolo che meglio si adatta al vostro corpo, ma sarà anche 'risollevato', e non dovrete più ricorrere al reggiseno push-up.Quali sono le novità? Le novità sono molte ed importanti: in-fatti mentre la tecnica tradizionale che si utilizzava fino a poco tempo fa, pre-vedeva una cicatrice a forma di T capo-volta che partiva dall'areola fino al solco mammario e si estendeva al suo interno per tutta la lunghezza, la tecnica da noi adottata - e che presenta una grande novità rispetto al passato - è la tecnica chiamata di Lejour, che ha il grosso van-taggio di eliminare la cicatrice orizzonta-

la nuova tecnica riduce notevolmente il numero delle cicatrici

le del solco sottomammario. Quali sono i vantaggi della nuova tecni-ca?Il Chirurgo potrà rimodellare il seno e ri-durre la ghiandola unicamente con una cicatrice periareolare ed una verticale: ciò permetterà alle donne di indossare dei decoltè e dei costumi più scollati. Il seno sarà quindi ridotto nella sua lar-ghezza, con una proiezione maggiore e riposizionato molto più in alto di prima. E il risultato sarà ben visibile immedia-tamente. Dopo una settimana potrà es-sere tranquillamente ripresa la propria attività, sebbene per circa un mese con-

sigliamo di portare un reggiseno elasticiz-zato. Il miglioramento interesserà non solo l'aspetto fisico ma anche la vostra postu-ra e il vostro mal di schiena. Finalmente sarete più libere nei movimenti, potrete svolgere tranquillamente l'attività fisica e soprattutto riscoprirete il piacere di indos-sare delle magliettine più alla moda dei classici 'camicioni'. Ed infine, un aspetto a mio avviso molto importante da sottoline-are è che l'intervento può rappresentare l'occasione giusta per asportare cisti o fibroadenomi consentendo al chirurgo di svolgere un'azione di prevenzione. Non esitate ulteriormente dunque”.

nella foto: Giorgione, “Venere Dormiente”, 1507 - 1510

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autunno

prevenzionebenessere

autunno 2011

una stagione tutta da vivere

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fabrizio melfaspecialista in scienze dell’alimentazione

aspettando l'autunnosani e in forma

una dieta equilibrata ed attività fisica ci aiutano ad affrontare al meglio la stagione autunnale

Dopo il “relax estivo”, l’arrivo dell’autunno rappresenta un importante momento di pas-saggio per il nostro corpo.

L’organismo, abituato ai ritmi dell’estate, fa fatica a riadattarsi al cambio di stagio-ne, alle nuove abitudini e alla diversa ali-mentazione. In più, il ritorno alle normali attività quotidiane come la ripresa delle

attività lavorative e/o scolastiche per i più giovani sottopongono il corpo ad uno stato di stress, ansia e qualche volta fru-strazione.La stagione autunnale influenza anche il nostro stato d’animo. I cambiamenti climatici, l’accorciamento delle giornate e la diminuzione della luce solare provo-cano delle variazioni nella secrezione di

ormoni e neurotrasmettitori coinvolti nel tono dell’umore. In particolare la riduzio-ne dei livelli di serotonina, “neurotrasmet-titore del benessere”, determina uno stato di tristezza, apatia, irritabilità, aumento dell’appetito e voglia di carboidrati e cibi zuccherini. Per affrontare al meglio que-sto periodo è particolarmente importante seguire una dieta equilibrata, ricca di cibi

valeria saccodietista

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FOCUS autunno: prevenzione & benessere

che ci offre la stagione, in grado di aiu-tarci a superare lo stress e i malesseri ad esso collegati. E’ fondamentale dunque curare l’alimentazione affinché essa sia più naturale possibile. Preferire frutta e verdure di stagione assicura all’organi-smo le sostanze di cui necessita in que-sto periodo, aiutandolo così a prepararsi al clima più freddo.L’autunno è la stagione dei funghi, della zucca e delle verdure a foglia verde (ca-voli, broccoli, verza, spinaci, ecc.); tra la frutta gli agrumi e kiwi, l’uva e il melogra-no, le pere e le mele, le castagne, i fichi e i loti. E ancora i legumi (fagioli, lenticchie, ceci, ecc.) che non dovrebbero mai man-care nella nostra “dieta autunnale” in as-sociazione ai cereali (riso, pasta, farro, orzo, ecc.) meglio ancora se integrali, oppure alternative valide come il kamut.Quindi, il ritorno alle abitudini quotidia-ne dopo il periodo estivo è il momento

ideale per puntare ad una dieta disin-tossicante, che prediliga cibi naturali di stagione, ricchi di acqua e micronutrienti in grado di stimolare il metabolismo ed eliminare le tossine. Si consiglia inoltre di allontanare quegli alimenti che potreb-bero favorire lo stress intestinale come il caffè, le fritture, cibi piccanti, ecc.Un consumo regolare di fermenti latti-ci prebiotici può invece rappresentare un valido strumento per riequilibrare la flora batterica intestinale e rafforzare le difese immunitarie. Quest’ampia varietà di colori e sapori che possiamo portare sulle nostre tavole, grazie alla ricchezza di sostanze antiossidanti, vitamine e mi-nerali, ci permetterà di beneficiare delle sostanze nutritive, purificanti ed ener-gizzanti di cui abbiamo bisogno sia per il benessere che per la pelle. Dopo l’estate anche la pelle risente de-gli stress a cui è stata sottoposta, legati

principalmente all’esposizione solare, ad un’alimentazione scorretta, e allo stile di vita meno regolare. Per riportare la pelle in condizioni ottimali è essenziale assi-curarle idratazione, nutrimento e antios-sidanti, in grado di compensare lo stress ossidativo scatenato dall’azione dei raggi solari UVA e UVB. E’ importante anche allontanare alcol e fumo, fattori nocivi per la salute della pelle. Per contrastare i sintomi legati al cambio di stagione e al ritorno alla vita consueta è essenziale inoltre mantenere uno stile di vita sano; è bene quindi impegnarsi ad un’attività fisica regolare per dare la pos-sibilità al nostro organismo di scaricare lo stress, ritagliare del tempo libero dedicato al relax per allentare nervosismi e tensio-ni, e ancora regolarizzare i ritmi sonno-veglia cercando di mantenere costanti gli orari per favorire un riposo prolungato e benefico.

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“Il nettare degli Dei”, così veniva chiamato in illo tempore il vino, e a quanto pare la scienza mo-derna sta dimostrando che la

definizione non era del tutto impropria.Numerosissimi sono ormai gli studi scientifici sulle proprietà terapeutiche di alcuni componenti presenti nei chicchi o nei semi d’uva.Attualmente sono state rintracciate nel vino oltre 300 sostanze con azione antisettica del cavo orale. Ogni chicco contiene un concentrato di sostanze rivitalizzanti in grado di contrastare l’invecchiamento e di proteggere dalla fragilità capillare. Le sostanze astrin-genti dell’uva infatti fortificano le pareti di vene e capillari; la polpa ed i succhi li ripuliscono a fondo, ripristinando l’equi-librio tra colesterolo buono e quello cat-tivo.I semi d’uva o vinaccioli sono poi ricchi di calcio, fosforo, polifenoli flavonoidi (come la quercetina etc.) e polifenoli stil-benici (come ad es il resveratrolo etc.) che svolgono azione idratante ed antios-sidante. Pertanto molti hotel, centri be-nessere, stabilimenti termali praticano quella che viene definita “vinoterapia”, termine con cui si indica un complesso di terapie basate sull’impiego di derivati della vite (uva, foglie, vino).Il tutto è partito dai nostri cugini france-si ove fu proposto l’uso di acque mine-

il nettare degli dei, vinoterapia: mito o realtà?

maria costantinospecialista in idrologia

rali per enfatizzare gli effetti terapeutici dell’uva.La vinoterapia utilizza uva fresca ma an-che olio di vinacciolo e concentrato di mosto, arricchiti con oli biologici e vita-mine; prevede tre fasi applicative: peeling di fango termale (in posa per 20 minuti, allo scopo di liberare la pelle dalle impu-rità e prepararla a ricevere le componenti rivitalizzanti dell’uva), idromassaggio in acqua termale con concentrato di mosto ed oli essenziali (ottimo per la circolazio-ne) ed un massaggio con acini freschi od estratti d’uva che consente il contatto del-la pelle con numerose benefiche sostanze remineralizzanti.Studi pubblicati su riviste scientifiche an-che di rilievo internazionale (Costantino et al. - Amino Acids, 2009; Coiro et al. – Pro-gress in Nutrition, 2004), hanno dimostra-to, in vivo su modello animale e su uomo, un possibile ruolo antiossidante delle ac-que minerali sulfuree.Riguardo invece la terapeuticità della vino-terapia quanto di vero c’è in questo?E‘ indubbio che nei derivati della vite vi sono molecole medicamentose. Tra que-ste molto studiata è stata ed è una mole-cola con grandi potenzialità terapeutiche: il resveratrolo (3, 4’, 5 - trans-tri-idrossi-stilbene) presente nelle uve rosse e in altre fonti vegetali come le noccioline americane, le fragole ed i pinoli, e la cui sintesi viene indotta dagli stress, fra cui

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le infezioni e la irradiazione da raggi UV. All’inizio degli anni ’90 un importante studio epidemiologico, conosciuto come "France paradox", dimostrò che la bas-sa incidenza di malattie cardiache nella popolazione francese, consumatrice tra l’altro di alimenti con alti contenuti di grassi, era legata al consumo regolare di vini rossi che contengono resveratrolo (Clinica Chim. Acta, 237, 155, 1995; Ann. Intern. Med., 117, 646, 1992; Lancet, 338, 464, 1991). Fu infatti in seguito evidenziato che nella buccia d’uva c’è una concentrazione re-lativamente alta, 50-100 mcg per gram-mo, che contribuisce alla relativa alta concentrazione di resveratrolo nel vino rosso.Il resveratrolo è un efficace antiossi-dante a doppio meccanismo d’azione, perché agisce sia come chelante che come radical scavenger. Studi in diffe-renti sistemi modello hanno dimostrato che le proprietà del resveratrolo sono superiori a quelle delle vitamine C, E e del þ-carotene e che il resveratrolo sviluppa un’azione antiossi-dante sinergica con que-ste vitamine.Ma che significa azione antiossi-dante? Significa che il resveratrolo è in grado di inibire o distruggere i radicali liberi che sono molecole che se presenti in eccesso nell’organismo possono dare origine ad invecchia-mento precoce, a neoplasie, a malat-tie cardiovascolari, a reumoartropatie, a diabete, a morbo di Alzheimer etc. Il resveratrolo si è anche dimostrato in grado di espletare un effetto antiinfiam-matorio; un’azione vasorilassante con

conseguen-te migliora-m e nto d e l microcircolo che nutre la cute (Throm-

bosis and Ha-emostasis, 76,

818, 1996; Gen Pharmacol, 27, 363,

1996). Freddo, vento, fumo, radiazioni

UV, determinano la perdita di elasticità dei vasi sanguigni periferici, limitando l'apporto di ossigeno. In queste condizioni i tessuti divengono sofferenti, rallentano il loro metaboli-

smo, producendo meno elastina e col-lagene. L'applicazione topica di prodotti contenenti resveratrolo, rivitalizza i tessu-ti, prevenendo i danni da stress cutaneo.Allo stato attuale si sta cercando di miglio-rare la biodisponibilità e le proprietà far-macologiche nei diversi distretti cellulari, nonché di approfondire la conoscenza sull’esatto meccanismo d’azione per pre-dirne l’esatta efficacia, essendo diversi i fattori che possono influenzarne l’assor-bimento e quindi l’efficacia stessa.Potrebbe non esserci sufficiente resvera-trolo in un bicchiere di vino per ottenere i benefici clinici, ma è come la zuppa di pol-lo… un po’ non ti farà male e potrebbe fare qualcosa di buono.

“le sostanze astringenti dell’uva fortificano

le pareti di vene e capillari; la polpa ed i succhi

li ripuliscono a fondo, ripristinando l’equilibrio tra colesterolo buono e

quello cattivo”

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L’Aglianico è uno dei principali e più importanti vitigni a bacca rossa del Meridione d'Italia. Le aree maggiormente interessate

dalla coltivazione di uva Aglianico sono le province di Avellino e Benevento in Cam-pania, e la zona del Vulture in Basilicata.

Le uve provenienti da queste zone dan-no vita ai tre più prestigiosi vini a base di Aglianico: il Taurasi DOCG, l’Aglianico del Taburno DOCG e l’Aglianico del Vul-ture DOC. L'azienda vinicola Feudi di San Gregorio, situata a Sorbo Serpico, nel cuore della verde Irpinia, è da sempre

impegnata nella valorizzazione dei vitigni autoctoni, anima dei propri vini. Da anni, Feudi di San Gregorio scopre e riproduce i biotipi antichi di Aglianico con l'obiettivo di proteggerli dal perseguimento di mere logiche di mercato. Tre anni fa è stata av-vertita l’esigenza di un approfondimen-

i “patriarchi”: alla scoperta delle viti centenarie di aglianico

feudi di san gregorio ha finanziato un progetto di ricerca condotto dalla università di napoli e milano che ha consentito di identificare e descrivere numerosi ceppi di oltre 150 anni; l’obiettivo è la salvaguardia dell’integrità e della vitalità dei vigneti antichi, quale importante riserva di geni da utilizzare nella creazione di nuovi cloni.

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to ulteriore di questo vitigno e dei suoi territori d'elezione. Feudi ha deciso di avviare un progetto di ricerca con le Uni-versità di Milano sotto la guida del Prof. Attilio Scienza e di Napoli sotto la guida del Prof. Luigi Moio. "Le suggestive viti centenarie dissemi-nate in Irpinia e nel Vulture, veri e propri "patriarchi" custodi di patrimoni genetici ancora in gran parte inesplorati, solcano il nostro cammino: essere davvero inno-vatori significa oggi per noi recuperare, con il contributo fondamentale delle tec-niche sperimentali moderne, la grande ricchezza della tradizione di questo con-testo viticolo ed enologico", scrive Pier-paolo Sirch, Addi Feudi di San Gregorio. L’obiettivo della ricerca, unica nel suo genere, è stato quello di indagare l’in-fluenza dei diversi ambienti di coltiva-zione sulla sintesi di metaboliti primari e secondari direttamente o indirettamente coinvolti nell’espressione del carattere sensoriale del vino ottenuto da uva Aglia-nico, allevata nei vigneti delle Aziende Agricole Feudi di San Gregorio, situati nelle tre denominazioni su citate. I risultati finora raggiunti mostrano che esistono notevoli differenze nel raggiun-gimento della “maturità tecnologica” (massimo accumulo di zuccheri, acidi-tà bassa ed elevato rapporto zuccheri/acidi) dell’uva Aglianico nei tre areali di coltivazione, in particolare nella zona del Vulture la maturazione è sempre più precoce. Anche l’epoca di “maturità fe-nolica” (massimo accumulo di antociani, composti responsabili del colore rosso, e minimo contributo dei tannini dei semi, responsabili del gusto amaro oltre che dell’astringenza, sul totale dei tannini) ha mostrato notevoli differenze tra i di-versi biotipi di uva Aglianico. In particolare, un anticipo di raccolta sembrerebbe permettere, nel caso dei biotipi Vulture e Taburno, la produzione di vini meno astringenti e meno amari.

La conoscenza dell’evoluzione del con-tenuto di composti polifenolici estraibili nel corso della maturazione è cruciale sia per la definizione dell’epoca ottima-le di vendemmia, che per la progetta-zione del processo di vinificazione (ad esempio durata della macerazione). Ciò è particolarmente utile nel caso dei vini Aglianico, caratterizzati da un’intensa astringenza e che possono presentare gusto amaro. Da un punto di vista sen-soriale, i vini prodotti nell’ambito della sperimentazione hanno mostrato inte-ressanti peculiarità. Il vino ottenuto dall’uva Aglianico del Vulture coltivata su terreno vulcanico è risultato particolarmente caratterizzato da note odorose di ciliegia sciroppata e frutti di bosco. I vini Taurasi hanno inve-ce mostrato profili olfattivi più incentrati su note odorose speziate, fatta eccezio-ne per il vino ottenuto da uve coltivate su terreno vulcanico che, anche in que-sto caso, ha presentato note odorose di frutti rossi particolarmente intense. I vini Aglianico del Taburno hanno invece mo-strato un maggiore equilibrio tra le note olfattive di famiglie differenti, espresse però con minore intensità. Attualmente

FOCUS autunno: prevenzione & benessere

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gli studi stanno proseguendo con un’inda-gine sulla natura molecolare di tali diffe-renze sensoriali. I PatriarchiNotevole attenzione per differenziare l'Aglianico è stata data ad una ulteriore ricerca che prevede la descrizione del-le piante più antiche di questa varietà. A questo scopo sono stati visitati nella zona del Taurasi, del Vulture e del Taburno i vigneti che, a giudizio di molti nella zona, sono tra i più antichi a esser coltivati con questa varietà. Ed in questi vigneti sono state descritte piante denominate "Pa-triarchi" che conservano nel loro DNA i geni dei padri dell'Aglianico moderno. La distinzione di questi tre biotipi è avvenuta grazie alla selezione operata dai viticoltori durante i secoli di storia dell'Aglianico, che hanno scelto e propagato piante che fos-sero sempre più adatte al territorio e che rispondessero meglio alle loro esigenze. L'analisi approfondita del DNA dell'Aglia-nico ha dimostrato che i tre biotipi hanno la stessa origine genetica, sono originati dunque da un solo seme e dalla propaga-zione vegetativa di quell'unica pianta ma-dre. "I vigneti dove sono presenti questi 'patriarchi' della viticoltura - spiega il prof.

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“le viti anche se di età

avanzata producono uve migliori e miglior vino ma

in proporzione fanno meno uva

delle più giovani”

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Attilio Scienza dell'Università di Milano - contengono un'elevata variabilità non solo intravarietale, ma rappresentata anche da altri vitigni, spesso vere rarità, in quanto nel passato la consuetu-dine era quella di creare vigneti pluri-varietali". Di parti-colare interesse la presenza di alcuni ceppi a Taurasi che all'analisi del DNA sono apparsi incroci naturali di Teroldedo, Syrah e Refosco e che nella zona vengono denominati Sirica. Che senso ha salvaguardare l'integrità e la

vitalità dei vigneti antichi? Scriveva Alberto Magno (1206-1280),

teologo e scienziato tedesco, a pro-posito del valore delle viti

vecchie: "Vitis etiam pro-vectioris aetatis facit

uvas meliores et melius vinum, sed facit uvas paucio-res proportionae suae quantitatis quam juvenis" (le

viti anche se di età avanzata producono

uve migliori e miglior vino ma in proporzione fan-

no meno uva delle più giovani", ndr). "Ma non è solo per la qualità dei vini

che producono e che in Francia meritano sulle bottiglie una menzione particolare di 'vielles vignes' - aggiunge il prof. Scienza - o per il fascino paesaggistico-culturale che emanano attorno a se, ma perchè rap-presentano una importante riserva di geni da utilizzare nella creazione di nuovi cloni, probabilmente più tolleranti alle malattie ed alle virosi di altri". Sempre secondo il prof. Scienza, è molto probabile che queste piante abbiano nella loro memoria genetica quel meccanismo che regola l'attività genetica, senza modi-ficare le sequenze del DNA nel corso delle generazioni, consentendo così l'espres-sione dei geni in modo regolare, senza eventi di mutazione che di norma alterano i comportamenti delle piante.

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da feudi di san gregorio il vino del rinascimento

Feudi di San Gregorio è oggi il marchio simbolo del rinascimen-to enologico del meridione d’Ita-lia e di un’autentica cultura del

bere, volta a riscoprire l’identità profon-da dei sapori mediterranei.Un percorso esemplare, iniziato intorno alla metà degli anni ottanta, con un pro-getto entusiasmante di riscrittura della storia vitivinicola del territorio irpino.Salvaguardare la tradizione ricercando-ne al contempo tutte le potenzialità an-cora inespresse. Valorizzare grandi vitigni come il Fiano, il Greco, la Falanghina e l’Aglianico ma riscoprire anche vitigni “minori” come il Sirica. Investire nella terra, nella ricerca e nella sperimentazione restituendo un futuro a un importante patrimonio am-bientale.I vignetiAdagiati su colline comprese tra i 340 e i 700 metri d’altitudine, i vigneti di Feudi di San Gregorio godono di una gamma di combinazioni pedoclimatiche estre-mamente variegata.La grande diversità dei paesaggi e dei suoli è assecondata con consapevolez-

za dall’abilità dei tecnici che riescono a sintetizzare in prodotti unici le numerose variabili che entrano in gioco nella ma-teria prima, come ad esempio le diverse potenzialità acide e aromatiche di uve cresciute nelle differenti altitudini.La cantinaDalle linee semplici ed essenziali, la can-

tina si propone di trasportare gradual-mente le persone in una “totale immersio-ne nel mondo del vino”.Molteplici le proposte per chi vuole visitar-la o farsi guidare in una degustazione dei vini e dei prodotti tipici del territorio.Lo showroom offre la possibilità di acqui-stare non solo le ultime annate ma anche

I vini dell’azienda vinicola Feudi di San Gregorio sono l’espressione del recupero e del rilancio delle più autentiche produzioni di pregio del territorio irpino

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quelle più difficili da trovare sul mercato. MarennàMarennà è il Ristorante di Feudi di San Gregorio. Situato sul tetto della cantina, gode di una vista suggestiva sui vigneti e propone una cucina raffinata che spazia dalla più rigorosa tradizione alle vette di una stupefacente creatività.I viniI vini dei Feudi di San Gregorio sono l’espressione del recupero e del rilancio delle più autentiche produzioni di pregio del territorio irpino.

FOCUS autunno: prevenzione & benessere

“Ascoltare i consigli del medico aiuta a vivere meglio” è una delle massime a cui teniamo partico-

larmente ed è in questo che il vino, uno dei prodotti che da sempre accompagna la vita dell’uomo,

può aiutarci. È stato dimostrato che l’uso moderato di vino durante i pasti, in un soggetto sano, è

in grado di ridurre di oltre il 25% il rischio di cardiopatie svolgendo un’azione protettiva sul cuo-

re, poiché favorisce una pulizia delle arterie abbassando il colesterolo in eccesso che si deposita

sulle pareti. A proteggere i vasi sanguigni sono gli elementi minerali presenti nel vino soprattutto

il magnesio, agendo come anticoagulante per la prevenzione della formazione di trombosi ed il

potassio, in grado di conferire tonicità ed elasticità al cuore, il silicio contribuisce a dare omoge-

neità alle pareti delle vene e delle arterie, mentre il cromo svolge una azione di prevenzione contro

l’arteriosclerosi evitando l’accumulo di colesterolo. L’azione anticolesterolemica è supportata an-

che dalla vitamina C presente nella sua composizione chimica. Il vino favorisce inoltre la diuresi,

aumentando così la capacità del nostro organismo di espellere le sostanze tossiche. Ma le sue

proprietà benefiche sembrano non finire: il vino infatti garantisce anche una maggiore protezione

contro il fumo aumentando la vita media di 2-3 anni ai soggetti coinvolti in questo vizio.

Feudi di San Gregorio ci tiene alla salute!

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Il nettare degli dei, il vino, accompa-gna, frequentemente, i momenti più belli della nostra vita; quelli gioiosi e conviviali spesso condivisi con altre

persone. Ci ricorda le feste, spesso de-gustarlo diventa un rito.La storia del vino è antichissima, Massi-mo Donà nel libro “La filosofia del vino” edito da Bompiani1 cita fonti che segna-no la presenza della bevanda già in epo-ca babilonese. Le viti venivano coltivate oltre che “in Babilonia anche in Palestina, in Egitto [la coltivazione …] iniziata già tremila anni prima di Cristo”.Nelle antiche culture il vino aveva uno uso prevalentemente religioso, caro agli dei, Osiride2 per gli egizi e Dioniso3 per i Greci; fonte di verità (in vino veritas) e di energia vitale (la vite).Del vino sono stati “cantati” i fasti così come i vizi, una sorta di contrasto pe-renne, di croce e di delizia; sembra che la sua vita(e) sia tesa ad una costante ricerca di unità che si realizza proprio

“nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus”“ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra con libero piede”Orazio (Odi, I, 37, 1)

raffaele aratrodocente di filosofia e storia

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nell’essere contraddittorio. La medicina, ad esempio, ci ricorda, che un uso mo-dico della bevanda può recare effetti benefici mentre un uso eccessivo certa-mente provoca effetti negativi.Il vino è stato un argomento trattato da molti filosofi tanto da poter tracciare una sorta di “storia” del vino nelle diver-se epoche storiche.Platone (Atene, 428 a.C./427 a.C. – Atene, 348 a.C./347 a.C.) ne parla come “pre-messa adeguata ad ogni seria meditazio-ne filosofica”; il vino, caro agli dei, aveva la facoltà di mettere l’uomo nella dimen-sione esistenziale della divinità. Socra-te (Atene, 470 a.C./469 a.C. – Atene, 399 a.C.) descrive lo stato di ubriachezza come l’altra verità che si può “ve-dere”; quell’andare oltre le apparenze sensibili, di cui ci parla Platone si realizza in Socra-te con l’oblio del-le certezze e del “so di non sapere” che “solo” l’altera-zione a cui “conduce” il nettare degli dei può avviare, maieuticamente, alla conoscenza. Aristotele (384 a.C.  o  383 a.C. – Calcide, 322 a.C.), invece, “nega la veridicità delle parole pronunciate sotto l’influsso dell’alcol; a suo avviso per ef-fetto del vino si può solo sragionare”.Nel mondo romano il rapporto con il vino è “vissuto” in modo “problemati-co”; se Orazio (Venosa,  8 dicembre  65 a.C.  –  Roma,  27 novembre  8 a.C.) ne esalta le doti, Seneca (Corduba,  4 a.C. – Roma, 65) ritiene che l’uomo deb-ba rinunciare al piacere del bere. Per i cristiani il vino ha un alto valore simbo-lico, è il sangue di Cristo, simbolo di vita e di salvezza. S. Agostino (Tagaste,  13 novembre 354 – Ippona, 28 agosto 430)

disapprova l’uso smodato del nettare degli dei; S. Tom-maso con-serva il forte valore simbo-

lico del vino, così come per i

cristiani, il bere ha una funzione rituale.

Nell’Età Moderna con Erasmo da Rotterdam (Rotterdam,

1466/1469 – Basilea, 12 luglio 1536)  si assiste ad una vera e propria celebrazione del piacere, in contrap-posizione alla mora-le comune, spesso falsa ed intrisa di rigorismo morale, descrive il bere in compagnia “come una delle cose più bel-le che siano mai state inventate”; Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600), cantore del primato della natura,

ne “Lo spaccio de la bestia errante” par-la dell’ebbrezza che si accompagna ad un’allegra brigata non rispettabile, infatti ritiene che il nettare degli dei vada bevuto seguendo delle regole ben precise e non in quantità smodate. Così come in Locke (Wrington, 29 agosto 1632 – Oates, 28 ot-tobre 1704) dove la condanna all’eccesso del bere, “l’affezione al bicchiere di vino”, è netta; la dipendenza al bere toglie all’uo-mo la capacità di essere libero e ciò rende impossibile la realizzazione del piacere e il perseguimento della volontà.Nel secolo dei Lumi, il 1700, nel periodo dell’ottimismo imperante, Voltaire (Pa-rigi, 21 novembre 1694 – Parigi, 30 mag-gio 1778) esaltava il brio, le feste e quindi il bere, il motto è “entusiasmo e ragione”; Diderot (Langres,  5 ottobre  1713  –  Pari-gi, 31 luglio 1784) ritiene che il vino aiuta a pensare e J.J. Rousseau (28 June 1712 – 2 July 1778), filosofo che ha introdotto una grande rivoluzione in campo pedagogico, pur ritenendo del tutto naturale il bere considera, però, indispensabile “saper di-stinguere quello genuino da quello adul-terato”; da puro razionalista ritiene che bisogna bere con equilibrio. Il filosofo, tra i più importanti del ‘700, Immanuele Kant (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) pur non disdegnan-do bere, parla del vino e del suo effetto

inebriante come il piacere che impedisce di pro-

vare una completa felicità”, descri-

ve l’ubriachezza come il male de-gli uomini. Per il filosofo più che bere è importan-

te la convivialità, l’inclinazione uma-

na a bere vino è per il nostro un istinto, un

modo differente di semplice passività insito alla facoltà di desi-

FOCUS autunno: prevenzione & benessere

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derare. Le porte del 1800 le apre Wolf-gang Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832), facendosi guidare da Mefistofele, Faust va verso una “vita libera”, l’incontro con il vino è naturale, esso viene esaltato e cantato come la libertà. Si esalta, però, non il bere in sé ma il buon bere.L’800 è dominato, in gran parte, dal-la filosofia, imponente, di G.W.F. Hegel (Stoccarda, 27 agosto 1770 – Berlino, 14 novembre 1831), fondatore dell’impor-tante scuola detta idealismo e teorico della dialettica, estimatore della bevan-da tanto che cura con attenzione la sua cantina e le bottiglie in essa contenuta, molto preoccupato della qualità del vino. Sul piano filosofico “la bevanda è per lui apparenza – esprime il volto fenome-nologico delle cose – ma può aiutarci a comprendere il nocciolo dialettico del-la realtà, la sua originaria disposizione all’eterno rovesciamento: del senso del ruolo, del nostro essere o non essere fe-lici”4. Figlio dell’Ottocento ma anticipatore della filosofia del Novecento, discepolo di Dionisio, F.W. Nietzsche (Röcken, 15 ot-tobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900), “insiste sul carat-tere originariamen-te dionisiaca della sensibilità greca, portata a scor-gere ovunque il dramma della vita e della mor-te e gli aspetti orribile dell’es-sere”5, più che al vino il Nostro volge gli occhi all’ebbrezza, nel suo tentativo di met-tere in crisi la morale comune ritiene falso il detto in vino veritas. Per lui lo spirito si libra soltanto sull’acqua”. E’ con l’ebbrezza, giocando con essa e

senza divenirne dipendenti, che si arriva alla verità, analoga a quella del sogno, “si sogna e al tempo stesso si avverte che il sogno è appunto un sogno”6.L’Ebbrezza è forse uno dei temi domi-nanti della filosofia di Martin Heidegger (Messkirch 1889-Friburgo in Brisgovia 1976), filosofo che ha segnato in modo indelebile il pensiero del ‘900. Il Nostro riferendosi a Dioniso parla della vite e del suo frutto come luogo in cui si cele-bra l’unione tra uomini e dei. “Il vino ci è dato dal frutto della vite, nel quale la forza nutritiva della terra e il sole del cielo si alleano e si congiungono”7. In questo ambito il vino è metafora “dell’es-serci di tutto ciò che è”.Da sempre il rapporto con il vino è com-plesso, così come articolato e plurale è il rapporto con l’essere e tra gli esseri; l’uomo tende alla felicità che può esse-re descritta come una sorta di ebbrezza e “l’esperienza dell’ebbrezza ci insegna a comprendere come siano sostanzial-mente indisgiungibili ragione e irragio-nevolezza, misura e dismisura; e quindi a lavorare su quel limite che, solo, può permetterci di prendere coscienza del

fatto che una dimensione è sperimentabile sempre e

solamente nella “per-fezione” dell’altra,

di quella a lei op-posta.Solo dialogan-do e intera-gendo con le straordinar ie

potenzialità del nettare di-vino,

è forse possibile comprendere che,

se da un lato niente più dell’ebbrezza riesce a darci uti-

li indicazioni per una adeguata e veritie-ra messa a fuoco della potenza della so-brietà, dall’altro niente più della sobrietà

può farci dire cose sensate su qualsiasi forma di eccesso o sconfinamento extra-zionale”8.

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1 Le fonti sono tutte tratte dal libro e l’articolo vuole essere anche una sorta di recensione dello stesso.

2 "Osiride, La vegetazione, un destino segnato dal tra-dimento e dalla morte, ma anche dall’amore eccezio-nale di una donna”. Fernando Comte, "I Grandi Miti”, A. Vallardi, Milano 1990. P.176.

3 “Dioniso/Bacco, ll signore dell’esuberanza e dell’eb-rezza, Dio del vino e della vigna, Dioniso (o Bacco) scatena esaltazioni e deliri, orge ed estasi mistiche”. Ibidem, p. 87.

4 In Massimo Donà, Filosofia del vino,Tascabili Bom-piani, Milano 2009, p. 149. G.W.F. Hegel, Diario di viaggio sulle alpi Bernesi, trad. it. Ibis, Como – Pavia 1990, p. 67.

5 Nicola Abbagnano – Giovanni Fornero, Il nuovo pro-tagonisti e testi, Paravia, Milano 2007, p. 391.

6 In Massimo Donà, Op. Cit. p. 173. Friedrich Nietzsche, La filosofia nell’età della tragedia dei Greci, p. 50.

7 In Massimo Donà, Op. Cit. p. 186. Martin Heidegger, La cosa, in Saggi e discorsi, trad. It. Mursia, Milano 1976, p. 111.

8 Massimo Donà, Op. Cit. p. 229

Bibliografia

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L’alcolismo è una patologia de-terminata dall’assunzione acu-ta o cronica di grandi quantità di alcool. Diversamente dalle

intossicazioni acute e passeggere, cau-sate da una forte bevuta estemporanea, l’alcolismo in forma cronica, considerato per lungo tempo come la conseguenza di un malessere psicosociale imputabi-le solo all’individuo (modello morale), è oggi ritenuto più correttamente una ma-lattia vera e propria (modello della ma-lattia). Fra tutti i disturbi correlati all’uso di sostanze, forse l’acolismo è quello più conosciuto. La maggior parte delle per-sone ne conosce piuttosto bene effetti,

nunc (non) est bibendum

durata, conseguenze, aspetti legali e tutta l’intrinseca pericolosità che que-sta dipendenza può dare. L’assunzione ripetuta di alte dosi di alcool può dan-neggiare quasi ogni apparato organico, specialmente il tratto gastrointestinale, il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso. L’effetto più devastante sul si-stema nervoso centrale è il relativamen-te raro disturbo amnestico persistente indotto da alcool (sindrome di Wernicke-Korsakoff), nel quale la capacità di me-morizzare nuovi dati è gravemente com-promessa. Mettersi alla guida ubriachi è decisa-mente pericoloso per sé e per gli altri,

nessuno ha mai descritto un dopo sbronza piacevole e che permettesse di svolgere normalmente il proprio lavoro. Ma perchè si beve? Nella maggior parte delle culture, l’alcool è il sedativo ad azione centrale più frequentemente usato. L’acool accompa-gna la nostra vita, le feste, le ricorrenze, la solitudine, la trasgressione, la socialità, gli eventi difficili. L’alcolismo è spesso dovu-to a una combinazione di fattori di natura diversa, di tipo psicologico, sociale e ge-netico. Alcuni fenomeni come depressio-ne, ansia, irritabilità, insonnia, ritiro sociale spesso accompagnano la dipendenza da alcool ma a volte anche la precedono. L’alcolismo ha in genere uno sviluppo len-

andrea antonio d’alpaspecialista in psicologia

L’alcolismo è una combinazione di fattori di natura diversa: psicologico, sociale e genetico.

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Luig

i Cat

erin

o

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FOCUS autunno: prevenzione & benessere

Luig

i Cat

erin

o

to, che può durare diversi anni. Il primo episodio di intossicazione alcolica tende a manifestarsi tra i 15 e i 17 anni, con un picco per l’insorgenza della dipendenza compreso tra i 20 e i 35 anni. I soggetti, per la gran parte, sviluppano disturbi correlati all’alcool verso i 40 anni. In genere, le donne iniziano a bere diversi anni più tardi degli uomini, ma una volta che si sia sviluppato un abuso di alcool o una dipendenza, in queste il disturbo sembra progredire più veloce-mente. Tuttavia, il decorso clinico del-la dipendenza da alcool negli uomini e nelle donne tende ad essere simile. Ge-neralmente le donne fanno un uso più “terapeutico” dell’acool; la donna alcoli-sta beve da sola in casa, abbracciando la sua solitudine. L’alcolismo negli uomini ha invece un carattere più pubblico, fatto di concerti a più voci in osteria o di scazzottate per strada. Nelle bevande alcoliche l’etilista cer-ca più un modo per alterare la propria coscienza che non la condivisione di

un rito o di una consuetudine sociale.Inizialmente l’alcolista mostra una for-te tolleranza nei confronti dell’alcool, il quale, tuttavia, finisce rapidamente per condizionare tutti gli aspetti della vita quotidiana, assumendo un peso mag-giore delle relazioni interpersonali, del lavoro, della reputazione e perfino della salute; quando l’assunzione di bevande alcoliche diventa una necessità a cui non è più possibile opporsi, in genere insorge anche una dipendenza fisica che spinge l’alcolista a bere in continuazione per evitare i sintomi dell’astinenza. L’alcoli-sta ha una strutturale debolezza dell’Io, ha serie difficoltà a mantenere l’autosti-ma, a modulare gli affetti e a prendersi cura di se stesso. L’acool adempie la fun-zione di sostituire strutture psicologiche assenti e di restaurare pertanto un qual-che senso di rispetto di sé e di armonia interna. Sfortunatamente questi effetti sono presenti solo quando l’individuo è ubriaco. C’è da dire che comunque tutto ciò, come in ogni disturbo psichico, av-viene in una persona. Chi smette di bere

e guarda indietro allo sfacelo causato dal-la sua esistenza da alcolista, si trova ad affrontare una depressione che nasce dal riconoscimento doloroso di aver fatto del male agli altri, deve elaborare il lutto per tutto ciò che ha perso o distrutto a causa della dipendenza.Un valido approccio per liberarsi dall’alco-lismo è quello degli AA (Alcolisti Anonimi). In questi gruppi l’Astinenza viene raggiun-ta in un contesto interpersonale nel quale gli alcolisti possono esperire una comuni-tà di compagni di sofferenza che si preoc-cupa e si prende cura di loro. Un abuso di alcool occasionale non rende l’individuo un alcolista, ma è vero che ogni alcolista ha iniziato collezionando occa-sionali momenti che si sono via via infittiti. L’acool è più reperibile e meno riprovevole di altre sostanze che causano dipendenza ma è altrettanto insidioso e dannoso. Non “fa dimenticare”! Il dolore interiore che devasta una persona non viene can-cellato dall’alcool ma solo temporanea-mente coperto, come con un lenzuolo, non per niente lo chiamiamo anche spirito.

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FOCUS autunno: prevenzione & benessere

hanno realizzato questo focus:

valeria saccodietista

fabrizio melfaspecialista in scienza dell’alimentazione

maria costantinospecialista in idrologia

raffaele aratrodocente di filosofia e storia

andrea antonio d’alpaspecialista in psicologia

colleziona i FOCUS che troveraiall’interno di ogni numero

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nicola gasbarrospecialista in ginecologia

chirurgia

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Il raggiungimento delle competenze professionali si attua attraverso una formazione teorica e pratica. Il rapido e continuo sviluppo delle

conoscenze in Chirurgia, nonché l’ac-crescere continuo delle innovazioni sia tecniche che organizzative, rendono sempre più difficile per il Professionista mantenere queste acquisizioni ai massi-mi livelli. Purtroppo, a fronte dei gravosi impegni e delle responsabilità inerenti all’esercizio dell’attività professionale, l’organizzazione delle ore dedicate alla pratica chirurgica risulta essere ancora insufficiente. La sicurezza del paziente è diventata, negli ultimi anni, uno degli obiettivi prio-ritari delle politiche sanitarie. In particolare modo, in ambito chirurgico, la gestione del rischio è una componente fondamentale della qualità dell'assisten-za che misura l’efficienza e l’efficacia degli interventi eseguiti, soprattutto in relazione alle capacità di minimizzare il trauma e le conseguenze postoperatorie nonché nell’individuazione di un corretto approccio in caso di complicanze chirur-giche immediate come quelle vascolari, urologiche ed intestinali.E’ un dato ormai certo che, da qualche

positivi riscontri di un’attività di formazione chirurgica

tempo, vi è un notevole aumento dei contenziosi medico-legali a carico dei Professionisti per trattamenti chirurgici inadeguati da cui deriva un rischio per la salute o per la vita della paziente. La conseguenza economica di tale aspetto è l’aumento dei costi aziendali sanitari dovuti all’aumento dei costi as-sicurativi. Questi aspetti evidenziano che la forma-

zione dei Professionisti della sanità è di primaria importanza per garantire perfor-mance di qualità. Dal pressante bisogno di apprendimento continuo, sia a livello indi-viduale che organizzativo, nasce la neces-sità di organizzare una didattica più effica-ce e più moderna, in grado di consolidare le conoscenze e le competenze acquisite dai Professionisti attraverso i canali teorici convenzionali oppure esclusivamente da

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chirurgia formazione in chirurgia

esperienze personali. Particolare rilie-vo, come parte integrante e qualificante della formazione professionale riveste l’attività formativa pratica svolta con la supervisione e la guida di tutori profes-sionali appositamente assegnati. In ambito scientifico c’è sempre più la necessità di allontanarsi dalla scrittu-ra, dal libro per avvicinarsi direttamen-te al mondo delle immagini. Il libro è la trasposizione, la traduzione della realtà non è la rappresentazione della stessa perché non è possibile avere tutte le se-quenze e manca la tridimensionalità.La lettura di un intervento chirurgico de-termina un puzzle con un certo margineinterpretativo soggettivo. Il risultato è rappresentato da un apprendimento in-naturale ed artefatto. Per ovviare a tut-to ciò riducendo gli sforzi ed i tempi di apprendimento e migliorando i risultati è necessari acquisire le conoscenze par-tecipando direttamente agli interventi, avvalendosi di metodi audio-visivi, utiliz-zando simulatori, utilizzando pezzi ana-tomici animali, avvalendosi di moderni sistemi 3D.

Un principio importante regola la me-morizzazione: le cose viste associate ad una forte emozione, sono quelle che si fissano in maniera più efficace e duratura nella nostra memoria. Tenendo presente tutte que-ste necessità per una didattica più moderna sempre più lontana dal tradi-zionale libro che tanto ha fatto penare ognuno di noi, abbiamo intrapre-so alcune iniziative che riteniamo particolarmente interessanti. Abbiamo istituito, da circa due anni, un laboratorio chirurgico permanente, iniziativa unica al mondo, con due sedi, una a Napoli ed una a Torino, in cui è possibile acquisire varie tecniche utilizzando pezzi anato-mici animali, evitando in tal modo di sa-crificare animali vivi . L’organizzazione di un Laboratorio Chi-rurgico consente attraverso un training intensivo e ripetuto nel tempo di acquisi-

re un notevole livello di autonomia chirur-gica che mette in grado il discente di poter affrontare correttamente ed in sicurezza gli interventi anche in situazioni di emer-genza. L’obiettivo del laboratorio è l’ap-prendimento delle tecniche chirurgiche attraverso l’esercitazione dei partecipanti con l’assistenza di un Tutor. Gli incontri pratici, servono a verificare l’apprendi-mento delle nozioni teoriche, a superare le incertezze di fronte ad una pratica chi-rurgica diversa da quella abituale e, so-prattutto, a riconoscere e risolvere even-tuali difficoltà operative, che non sempre emergono quando si osserva l’operato di altri. Sono stati effettuati 29 corsi sulle ripara-zioni delle lesioni intestinali, urologiche e vascolari in corso di chirurgia ginecolo-gica. Gli interventi sono stati eseguiti su pezzi anatomici animali utilizzando tre po-stazioni chirurgiche. Hanno partecipato ai

corsi 295 discenti. Abbiamo inol-tre organizzato dei corsi di

anatomia avvalendoci di programmi tridimen-

sionali. Il programma tridimensionale uti-lizzato consente di visualizzare i singoli apparati, modificare

il loro punto di visione, ingrandire o seleziona-

re determinati organi. La didattica in 3D consente

di studiare “virtualmente” l’anatomia umana, anche nei più piccoli dettagli, sen-za la necessità di cadaveri o del libro di te-sto. Abbiamo organizzato 5 corsi di anato-mia a cui hanno partecipato 48 discenti. I riscontri sono stati estremamente positivi e ciò ci incoraggia a proseguire con que-sto programma di formazione estrema-mente pratica.Per eventuali partecipazioni forniamo i dati per contattare il Centro Ricerca e For-mazione: [email protected].

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fabrizio castagnetta specialista in chirurgia estetica

chirurgia

filler permanenticomplicazioni da

Dr. Castagnetta cosa sono i fil-ler?

Si tratta di tutta una serie di sostanze che sono state in-trodotte sul merca-to dell’estetica negli ultimi venti anni,

finalizzate alla corre-zione di rughe, cicatri-

ci, aumento delle labbra e non ultimo l’aumento di

seno e glutei.Qual’è la sostanza che più si utiliz-

za?Ciò che oggi più si utilizza è l’acido ia-luronico di origine non animale a varie concentrazioni, prodotto affidabile e to-talmente riassorbibile. Ma da una decina d’anni in qua hanno fatto la comparsa sul mercato tutta una serie di dermal filler classificati come semi o del tutto per-manenti costituti da sostanze altamente viscose che sono andate a coprire quel

segmento di pazienti con traumi facciali, difetti congeniti, lipodistrofia conseguen-te a trattamento per AIDS ecc... I problemi sono iniziati quando, dietro questa crescente domanda di filler per-manenti o di lunga durata, si è comincia-to ad usare questo comparto di sostanze per fini squisitamente estetici. Problemi legati probabilmente al fatto che da un lato si è utilizzato questo tipo di sostanze in maniera sconsiderata ed impropria, ma anche al fatto che certi fabbricanti han-no propagandato per eccellenti sostanze che invece nel tempo si sono dimostrate di dubbia qualità.Come il silicone?In Europa e nel mondo migliaia di labbra e rughe sono state trattate con ottimi risul-tati iniettando microgoccioline di piccole quantità di silicone medicale ma di contro quante mastectomie sono state eseguite per l’iniezione di grandi quantità di silico-ne medicale. Come molto spesso accade in medicina il successo dipende dal do-saggio, quantità e conoscenza degli effetti

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chirurgia estetica complicazioni da filler permanenti

mai farsi iniettare acido ialuronico se si è fatto uso

precedentedi filler permanenti o

semipermanenti

collaterali, pur tuttavia questa sostanza è stata già bandita da tempo mentre le complicazioni si sono avute con sostan-ze come il polimetilmetacrilato o la polia-crilammide in possesso di regolare mar-chio CE che purtroppo controlla soltanto il GMP (good manufacturing practice) ma non garantisce, a differenza della FDA americana, il massimo della sicurez-za biologica. Che tipo di complicazioni si sono verificate con questi filler semipermanenti?Tutti i materiali iniettabili causano nor-malmente una reazione tipo corpo estra-neo che può svilupparsi, in alcuni pazien-ti, in un granuloma da corpo estraneo ma si sono avute anche allergie e dislo-cazioni. Alcuni pazienti avevano, qualche mese prima, sviluppato un trauma locale

o avevano fatto filler riassorbibili su pre-cedenti impianti semipermanenti e ciò può comportare la comparsa di un gra-nuloma reattivo anche dopo molti anni; inoltre i meccanismi di difesa dell’ospite reagiscono differentemente a ciascun filler ed ogni paziente ha il proprio modo di reagire allo stesso materiale e la causa di questa risposta infiammatoria come la formazione di granulomi è a tutt’oggi sconosciuta.Qual è l’incidenza di queste compli-cazioni? Uno studio recente la col-loca intorno al 15% che è un dato significativo ma potrebbe es-sere anche più alta visto che la patoge-

nesi dei granulomi da corpo estraneo non è ancora conosciuta. La memoria dei macrofagi, la cui funzione è quella di fagocitare cioè di inglobare nel loro citoplasma particelle estranee e di di-struggerle, come anche un’infezione o uso di farmaci potrebbe spiegare l’imprevedi-bilità del granuloma da corpo estraneo anche molti anni dopo il riassorbimento dell’impianto. I macrofagi mantengono una memoria

cellulare anche quando non sono più presenti una

volta che la degra-dazione è comple-

tata.Dr. Castagnetta quale consiglio può dare ai no-stri lettori… S i c u r a m e nte utilizzare, come

primo impianto, filler totalmente ri-

assorbibili tipo acido ialuronico che nel tem-

po si è dimostrato affidabile, ma che sia prodotto da una industria con tradizione nel campo. Mai farsi iniettare acido ialuronico se si è fatto uso precedentemente di filler per-manenti o semipermanenti per via delle reazioni che si possono scatenare anche tardive. Affidarsi a personale esclusiva-mente medico che abbia esperienza con materiali iniettabili e diffidare della im-provvisazione di alcune categorie di pro-fessionisti. Noi come medici dovremmo essere con-sapevoli del tasso di reazione avversa di ciascun filler iniettabile e non dovremmo fidarci di ciò che dicono e promettono i fabbricanti ma la soluzione potrebbe sta-re anche in una migliore conoscenza ed interscambio tra di noi anche sotto il pro-filo deontologico che non farebbe altro che aumentare il livello di sicurezza oltre che la qualità del trattamento degli effetti collaterali in questo campo in forte espan-sione.

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naida faldettasenologa

oncologia

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La chirurgia oncoplastica è nata per ottenere il massimo risultato oncologico con il miglior risulta-to estetico nella lotta al cancro

del seno.I chirurghi plastici per dare una migliore forma e migliore volume alle mammelle usano tecniche ricostruttive specifiche elaborate e modificate nel corso dei de-cenni passati. Applicare tali tecniche operatorie alla chirurgia oncologica ha consentito di avere margini di tessuto sano più ampi rispetto alle tecniche conservative, di salvare quasi sempre il complesso areo-la capezzolo, che prima si doveva sacri-ficare, di ricostruire subito una mammel-la che si deve asportare perché malata e di simmetrizzare la contro-laterale nella stessa seduta operatoria (cioè di rende-re le mammelle uguali sin da subito). La chirurgia senologica, ovviamente, ha come gold standard la radicalizzazione oncologica, cioè la certezza di non la-sciare nessuna cellula tumorale nel seno della donna e questo è più facile quando

la nuova frontiera della terapia del cancro della mammella

Chirurgia oncoplastica:

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oncologia chirurgia oncoplastica

si hanno a disposizione i mezzi per rico-struire le parti che sono state asportate.Le donne vengono coinvolte nelle scelte, sono protagoniste attive del loro intervento, perché ridurre gli esiti inva-lidanti al minimo consente loro di affrontare meglio le tera-pie successive. Svegliarsi dopo l’intervento chi-rurgico con un bel seno evita la depressione posto-peratoria, dà fiducia alla donna e la rende si-cura di sé, evita l’orribile senso di mutilazione. La partecipazione deci-sionale dà la necessaria forza per segui-re il percorso terapeutico-riabilitativo.Quando la mammella è di piccole dimen-sioni asportare solo un quarto di seno può dare risultati estetici brutti, ma oggi grazie alla chirurgia oncoplastica c’è una soluzione nuova, si può asportare tutta la mammella sotto la pelle e sostituirla con

una protesi, questo consente di man-tenere l’aspetto originario della donna

asportando la parte malata ed evi-tando anche la radiotera-

pia obbligatoria dopo una quadrantecto-

mia .Sono questi i casi di maste-ctomia skin-sparing (con risparmio di pelle), nipple-

sparing (con r isparmio del

complesso areo-la-capezzolo).

Da alcuni anni si usa anche il trapianto di cellule

staminali per risolvere tutti i casi in cui la radioterapia ha provocato danni este-tici e funzionali alla mammella trattata, nei casi in cui la quadrantectomia non ha dato un buon risultato estetico, nelle espulsioni della protesi, agli esiti cicatri-ziali. La tecnica prevede il prelievo di grasso addominale dal quale vengono estratte

le cellule staminali che poi vengono tra-piantate nella mammella. Le cellule staminali rigenerano i tessu-ti ove vengono impiantate, stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni provo-cando una migliore ossigenazione tissuta-le e la crescita di nuove cellule di grasso. Questo consente alle cicatrici di appianar-si, colma la mancanza di tessuto lasciato dalle quadrantectomie e rende i tessuti irradiati più soffici, morbidi e non dolen-ti. Presso l’Unità Operativa di Senologia dell’Ospedale Cervello di Palermo queste tecniche vengono applicate da venti anni e i risultati ottenuti consentono di affer-mare che la Chirurgia oncoplastica della mammella è oncologicamente corretta, consente margini di resezione più larghi, è gravata dalla stessa percentuale di re-cidiva locale e dalla stessa mortalità della chirurgia conservativa e certamente è la più’ apprezzata dalle donne. La chirurgia oncoplastica, infatti, ridà forma e volume adeguati ad entrambe le mammelle affinché la donna operata per cancro possa mantenere la propria inte-grità corporea continuando a riconoscere la propria immagine.

quadrantectomia

pre-operatorio post-operatorio

mastectomia nipple-sparing e ricostruzione immediata con protesi

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Il tumore al seno è la neoplasia più fre-quente nel sesso femminile e rappre-senta il 25 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne.

Purtroppo ad oggi l’incidenza del tumo-re al seno è in aumento prevalentemente per effetto del crescente invecchiamen-to della popolazione, ma fortunatamente negli ultimi anni si è registrata una netta riduzione della mortalità grazie ai pro-gressi della medicina.La prevenzione secondaria del tumore al seno, e cioè la scoperta in fase iniziale, rappresenta l’arma più efficace che le donne posseggono per sconfiggere tale malattia. Con la diagnosi precoce è pos-sibile individuare tumori di piccolissime dimensioni con prognosi eccellenti.Di seguito verrà data risposta ad alcuni

frequenti interrogati-vi e verrà illustrata una semplice guida all’autopal-pazione.Che esami fare, a che età e con  quale frequenza?Le linee guida dell’American Cancer So-ciety per donne asintomatiche (donne che non presentano sintomi sospetti per carcinoma della mammella) prevedono:• dopo i 20 anni, tutte le donne dovreb-bero eseguire ogni mese l’autopalpazio-ne del seno;• dai 20 ai 39 anni, oltre a praticare l’au-topalpazione mensile, tutte le donne do-vrebbero sottoporsi a visita senologica con eventuale ecografia di supporto al-meno ogni tre anni;• a partire dai 40 anni, tutte le donne

filippo naresespecialista in diagnostica per immagini

oncologia

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dovrebbero sottoporsi ad autopalpazione mensile e

mammografia annuale;La donna che presenta un sintomo

di qualunque tipo a carico della mammel-la dovrebbe effettuare immediatamente una visita senologica, durante la quale sa-ranno consigliati eventualmente ulteriori accertamenti diagnostici: mammografia e/o ecografia.A quali segni la donna deve prestare at-tenzione?• Nodulo: nella maggior parte dei casi il tu-more si manifesta con la comparsa di una tumefazione dalla consistenza dura.• Alterazioni dell’areola e/o del capezzolo: talvolta un tumore localizzato vicino al capezzolo, può provocare delle introfles-sioni o “retrazioni” di quest’ultimo o anche

il tumore al seno è la neoplasia

più frequente nel sesso femminile e

rappresenta il 25 % di tutti i tumori che

colpiscono le donne

il tumore al seno, una guida fai da te alla prevenzione

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oncologia il tumore al seno

la comparsa di escoriazioni cutanee, che fanno pensare ad un’alterazione della pelle e non della mammella.• Secrezioni dal capezzolo, particolarmente se ematiche o sierose: si verificano quan-do il tumore cresce distribuendosi lungo i dotti da cui fuoriesce il latte materno.• Alterazioni della cute della mammella: arrossamenti locali o diffusi, affossa-menti o al contrario ispessimenti della pelle, che può assumere un aspetto simi-le a quello della buccia di un’arancia.• Alterazioni della forma e del volume della mammella: talvolta un nodulo può essere visibile già all’ispezione, poiché deforma il normale profilo del seno. Più raramente, in casi più estesi, l’au-mento di volume riguarda invece l’intera mammella.• Aumento di dimensioni di un linfonodo ascellare: spesso i linfonodi ascellari si ingrandiscono per processi infiammato-ri (benigni); tuttavia, in alcuni casi, l’au-mento di volume può essere provocato dalla presenza di cellule di un tumore mammario. Ogni volta che una donna avverte uno o più di questi segni e più in generale una modifica della propria mammella deve rivolgersi al proprio medico o allo specialista: è meglio avere una rassicu-razione in più che una tardiva diagnosi di tumore.Come si effettua l’autopalpazione?E’ importante effettuare l’ispezione (esame visivo) e la palpazione (esame tattile) di entrambe le mammelle e del cavo ascellare.E’ preferibile eseguire l’autopalpazione in un ambiente caldo o durante la doccia, in maniera tale che il tessuto mammario sia rilassato. Il freddo può determinare una contra-zione della mammella e del capezzolo, tale da rendere difficoltoso l’esame.Esame visivo: ispezioneDeve essere effettuata davanti ad uno

specchio in un luogo ben illuminato, in quattro passaggi successivi:• con le braccia appoggiate sui fianchi • con le braccia in alto o con le mani die-tro alla testa • con le mani che premono sulle anche per contrarre i muscoli pettorali • piegandosi in avanti con le mani appog-giate sui fianchi. Queste manovre consentono di eviden-ziare alterazioni di forma e di dimensioni delle mammelle, retrazioni cutanee, al-terazioni di forma e di posizione del ca-pezzolo, arrossamenti o altre irregolarità della cute. Esame tattile: palpazionePuò essere effettuata sia nella posizione eretta che nella posizione supina.Posizione erettaLa mammella può essere esaminata an-che sotto la doccia; la pelle lubrificata dal sapone rende più agevole la palpazione.Portare il braccio destro dietro la testa. Usando la mano sinistra, esaminare la mammella destra ed il cavo ascellare omolaterale, cercando di rilevare la pre-senza di eventuali nuovi noduli, seguen-do i tre schemi di palpazione che sono stati descritti in precedenza. Nello stes-

so modo, esaminare la mammella sinistra.Posizione supinaSdraiarsi con un cuscino o un asciugama-no sotto la spalla destra e portare la mano destra dietro la testa. Controllare con la mano sinistra tutta la mammella ed il cavo ascellare destro. Ripetere tale processo per la mammella controlaterale. E’ neces-sario impiegare i polpastrelli delle tre dita centrali  (indice, medio, anulare) e non la punta. Si devono seguire tre differenti schemi per esaminare la ghiandola mammaria: quando si palpa la mammella seguendo uno degli schemi sovradescritti, bisogna esercitare tre differenti livelli di pressio-ne (lieve, moderata e forte) e dei piccoli massaggi circolari. Non sollevare le dita durante la palpazione, per evitare di non esaminare un’area.Valutazione del capezzoloCirca un terzo dei tumori insorge nell’area dietro il capezzolo. E’ necessario compri-mere il capezzolo e valutare l’eventuale secrezione di liquido, che se è giallo o ver-dognolo è normale. Al contrario, se è scuro o francamente ematico è da segnalare al proprio medico curante.

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ambrogio carpentierispecialista in riabilitazione

idrologia

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La terapia termale o Crenoterapia è una metodica integrativa di un protocollo terapeutico globale capace di essere ben tollerata,

di ridurre la frequenza e la gravità del-le recidive, di consentire la riduzione posologica dei farmaci con possibilità di limitare gli eventuali effetti collaterali indesiderati da essi esplicati, di consoli-dare la guarigione e di diminuire la spesa farmaceutica. Alle Terme è anche pos-

sibile essere sottoposti a Riabilitazione termale, un trattamento in grado di recu-perare la massima funzionalità possibile delle abilità residue relative a diverse patologie, in primo luogo ortopediche e post-chirurgiche ma anche respiratorie, cardiache o neuro-motorie.

Indicazioni alle cure termali • Malattie reumatiche (fanghi, bagni,

grotte)

• Osteoartrosi e altre forme degenera-tive • Reumatismi extra-articolari • Esiti di traumatismi • Malattie delle vie respiratorie (inala-

zioni caldo-umide, aerosol termale, nebu-lizzazioni, ciclo integrato della ventilazio-ne polmonare) • Bronchiti croniche semplici o accom-

pagnate a componente ostruttiva (con esclusione dell’asma e dell’enfisema

la crenoterapia curarsi con le terme

Luig

i Cat

erin

o

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idrologia crenoterapia

l’uso delle acque sorgive a scopo

igienico e curativo risale ad epoche

antiche

avanzato, complicato da insufficienza respiratoria grave o da cuore polmonare cronico) • Pneumoconiosi • Malattie O.R.L. (inalazioni caldo-

umide, aerosol termale, irrigazioni nasali, nebulizzazioni, humage, insufflazioni en-dotimpaniche, Politzer) • Rino-sinusiti croniche • Faringo-laringiti croniche • Sindromi rino-sinuso-bronchiali cro-

niche • Sordità rinogena • Otite catarrale cronica • Otite cronica purulenta non coleste-

atomatosa • Malattie dermatologiche (bagni, doc-

cia filiforme, fanghi, polverizzazioni) • Psoriasi (escluso le forme pustolosa

e eritrodermica) • Eczema atopico (escluso le forme ve-

scicolari e essudative) • Dermatite seborroica ricorrente • Malattie ginecologiche (bagni, irriga-

zioni vaginali, fango a mutandina) • Sclerosi dolorosa del connettivo pel-

vico di natura cicatriziale e involutiva • Leucorrea persistente da vaginiti

croniche aspecifiche e distrofiche • Malattie urologiche (idropinoterapia) • Calcolosi delle vie urinarie e sue re-

cidive • Esiti di ESWL • Malattie vascolari (bagni carbogas-

sosi, idropercorsi vascolari, idromassag-gi, doccia alternata) • Postumi di flebopatie di tipo cronico • Malattie gastroenteriche (idropino-

terapia, fango epatico, irrigazioni inte-stinali) • Dispepsia di origine gastroenterica e

biliare • Colon irritabile nella varietà con stip-

siL'uso delle acque sorgive a scopo igie-nico e curativo risale ad epoche antiche ed, ancor oggi, la Medicina termale ha mantenuto una connotazione na-turale perché non soffocata dalla iper-tecnologia. In più fa ricerca scientifi-ca e pertanto i mezzi di cura termale al pari degli altri farmaci, benchè complessi e non riproducibili arti-ficialmente, sono sotto-posti a studi clinico-speri-mentali e farmaco-tossicologici usando tecniche di indagine e analisi dei risultati ottenuti omogenee a quelli della moderna farmacologia e biologia. Il Pro-getto Naiade, infatti, ha riconosciuto le patologie descritte nel D.M. 15/12/1994 a totale carico del SSN. Inoltre la specia-lizzazione post-laurea in Medicina ter-male è stata riconosciuta dalla UE nella classe della Clinica medica.I relativi meccanismi d'azione sono co-nosciuti solo in parte ma bisogna certa-mente riservare un ruolo importante alle interferenze tra acque esogene e acque organismiche con scambi ionici nei liqui-di interstiziali che comportano variazioni funzionali a livello cellulare, sub-cellu-lare e molecolare oltre a modificazioni

dell'attività di numerosi neurotrasmetti-tori. Il Termalismo è un sistema che ruota attorno alla Crenoterapia ossia alle cure termali, talassologiche e bio-climatologi-che. Comprende anche aspetti puramente ludico-ricreativi, occupazionali, turistico-imprenditoriali e sociali. Il Nuovo Termalismo ha aperto le porte al Benessere termale, avendo come cardi-

ne l'acqua minerale termale e suoi derivati (fanghi, bagni, grotte,

bibita, inalazioni, docce...). E' possibile ricevere cure complementari, mas-saggi, idroterapia con docce e piscina riscal-data, mesoterapia, "Bel-

lessere" donna e uomo, passeggiate nei parchi

ecologicamente protetti e pacchetti specifici anticellulite,

remise en forme, anti-distress, dietotera-pia di cui necessita la persona sofferente per una visione olistica del suo stato di sa-lute. Nello scorso anno 4 milioni di italiani si sono rivolti alle cure termali e molti gio-vani ormai trascorrono brevi periodi alle Terme in cerca di benessere ed eventi.Le principali indicazioni riguardano le patologie croniche di natura artro-reu-matica e post-traumatica, dermatologica, ginecologica, cardio-circolatoria, O.R.L. e respiratoria, gastroenterica e urologica. Le controindicazioni sono ovviamente da valutare caso per caso, ma in generale sono le patologie acute, gli stati di estrema debilitazione, gli scompensi d'organo e le neoplasie maligne.

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Caratteristiche generali delle acque minerali

Acque oligomineraliDerivano da rocce compatte e sono ipo-toniche. Stimolano la diuresi e la natri-uresi con eliminazione di litogeni e ac. urico.

Acque solfureeOrigine vulcanica; liberano anidride sol-forosa. Sono vagomimetiche con attivi-tà vasodilatatoria e trofica, mucolitica, cherato-litica/-plastica, antiossidante, batteriostatica e immunostimolante, in-tegrativa (zolfo), collagenasica. Possono indurre bronco- e cole-spasmo.

Acque solfateSimili alle precedenti ma con attività an-

tiallergica e meno mucolitica. Sono fon-damentali nella riabilitazione intestinale.

Acque salso-bromo-iodicheOrigine marina; sono molto concentra-te e hanno attività antisettica, immuno-stimolante, antifibrotica e antinfiam-matoria nelle patologie scheletriche e vascolare. Stimolano l'attività tiroidea e ovarica.

Acque salseDa depositi di salgemma, possono esse-re ipo- o iso-toniche con azione stimo-lante clorido-peptica e colagoga o iper-toniche con azione peristaltogena.

Acque bicarbonateOrigine calcarea; sono le principali ac-que da tavola. Riequilibrano la funzio-

nalità gastro-entero-biliare e sono anche utilizzate per ricostituire i latti formulati oltre che nella attività sportiva e nella osteoporosi.

Acque carbonicheSono usate per bagni nella riabilitazione cardio-vascolare.

Acque radioattiveLiberano radon e hanno una attività anal-gesica e sedativa oltre che antianafilatti-ca.

Acque arsenicali-ferruginoseDiluite. Il ferro bivalente agisce nelle ane-mie, stati convalescenziali e come coadiu-vante nell'ipertiroidismo mentre l'arsenico è un biocatalizzatore di reazioni enzimati-che a livello cutaneo e midollare.

Nello scorso anno 4 milioni di italiani si sono rivolti alle cure termali e molti giovani ormai trascorrono brevi

periodi alle terme in cerca di benessere ed eventi.

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Luig

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idrologia crenoterapia

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ilaria d’auriasociologa

reportage

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riyad diretti al cuore dell’arabia saudita

“ogni viaggio aggiunge occhi e allarga orizzonti: l’arabia saudita insegna”

fotografie di Luigi Caterino

Non si arriva per caso in Ara-bia Saudita. Non è meta di vacanze, anche perché non si rilasciano visti per turisti: o si

riesce ad ottenere un invito personale, o ci si viaggia per affari, per studio o per il hadj – il pellegrinaggio canonico, quinto pilastro dell’Islam, che attira ogni anno alla Mecca diversi milioni di mussulmani da tutto il mondo. Se prima dell’undici Settembre 2001 si sapeva poco o nien-te dell’Arabia Saudita, l’attacco alle torri

vista sulla città dal grattacielo Al Faisaliah

gemelle ha rafforzato ulteriormente l’im-magine stereotipata del Regno delle Due Moschee: ai petrodollari, gli sceicchi e le donne con il velo integrale si è aggiunto all’immaginario comune il fondamenta-lismo islamico incarnato nella figura del terrorista barbuto. Il controllo interno dei media e il difficile accesso al paese non hanno che reso più arduo il compito di coloro che vorrebbero farne la crona-ca. Riyad, in arabo, significa «i giardini». Tut-

tavia la poesia evocata dal nome della città saudita stride notevolmente con la realtà urbana di oggi: nel centro di uno dei paesi più caldi al mondo, composto per il 98% da zone desertificate, la capitale saudita si è sviluppata sfidando le norme dell’insedia-mento urbano. Con temperature che sfio-rano i cinquanta gradi, tempeste di sabbia ricorrenti, e notevoli distanze dalle princi-pali fonti d’acqua Riyad è dal 1932 il centro amministrativo e culturale del paese, con-siderato a tutt’oggi la culla della cultura

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reportage riyad

Dira Souk: bottega del mercato dell’oro

particolari di architetture moderne di Riyad

islamica. Di tutta evidenza l’ostilità delle condizioni climatiche non ha impedito una crescita demografica per certi versi sorprendente se vengono considerate le caratteristiche peculiari del territo-rio: nell’arco di 50 anni gli abitanti della capitale sono passati dai 150.000 del 1960 ai più di 7 milioni di oggi. Le radici di quest’abitare ostinato vanno ricercate nella storia del paese. Riyad è il luogo-simbolo che incarna l’equilibrio delicato su cui si fonda il giovane Stato-Nazio-ne saudita, quello tra il potere spirituale degli imam wahhabiti e il potere tem-porale della famiglia reale. Tuttavia ciò che ha permesso di realizzare quel che sembra un’aberrazione urbanistica è da collegare alla scoperta del petrolio e alla ricchezza improvvisa quanto inaspettata che ne è derivata. La realtà dei fatti, con le sue sfumatu-re quotidiane, stride notevolmente con il ritratto statico e caricaturale che, ad oggi, è ampiamente diffuso. Lungi dal voler dare una visione edulcorata della società saudita, il presente ritratto di Ri-yad guarda oltre ciò che è comunemente risaputo, partendo dai contrasti più visi-bili all’occhio, approfonditi dai racconti odierni del cambiamento. ContrastiAi nostri occhi l’Arabia Saudita può sem-brare un paese paradossale. Riyad, in quanto capitale, estremizza le differenze in maniera sfacciata, a volte intrigante, quasi sempre sconcertante. Basta par-tire dalle coordinate dell’insediamento urbano per capire che il suo sviluppo è stato, ed è, più che dispendioso: le case di fango di Diriyah, Patrimonio UNESCO dal 2010, sono il nucleo della conquista wahabbita e l’inizio dell’insediamento della capitale del Regno nel 1932. La scoperta del greggio ha permesso di investire in opere urbanistiche megalo-mani quanto paradossali: per quanto né Riyad né Djeddah hanno un piano delle

fognature, possono vantare dei progetti di grattacieli sorprendenti. Djeddah ospiterà a breve la torre più alta del mondo, pari a cinque volte la Tour Eif-fel, di un chilometro. Tale iniziativa archi-tettonica può sorprendere relativamente oggigiorno, viste le sfide innescate nella vicina Dubai. Quando nel 1999 si diede inizio alla costruzione del grattacielo più alto del Regno, il Kingdom Center, l’im-

patto simbolico dei suoi 300 metri fu pale-se, in quanto rimane il terzo grattacielo più alto al mondo. In pochi decenni Riyad è di-ventata una realtà che incarna i paradossi della società urbana saudita. Il 40% dei suoi abitanti sono stranieri, in gran parte immigrati provenienti dal sud-est asiatico: camerieri, giardinieri, estetiste, cuochi – da pochi anni è stata promulgata la legge di « sauditizzazione » del mercato del la-

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Scene di vita notturna ad ovest di al-Bat’ah

voro. Fino a poco tempo fa i sauditi non lavoravano, pur studiando nelle maggiori università straniere. Indiani, cingalesi e filippini lavorano come commessi nei mercati e nei negozi. Una donna non può uscire senza abaya né velo, ma per comperare un reggiseno deve recarsi in un centro commerciale, al piano riservato alle donne, e interfac-ciarsi con un commerciante maschio straniero. L’Islam distingue il compor-

tamento delle donne e degli uomini in funzione dello spazio pubblico e privato. Sulle grandi arterie della città non esi-stono pedoni, tranne che le donne velate integralmente che sono state ripudiate dai mariti che chiedono l’elemosina ai semafori. All’improvviso una piazza, uno slargo, un incrocio : uomini, donne, bam-bini ovunque – che mangiano e bevono e parlano. Di fronte al Museo Nazionale di Riyad, per esempio, al cui interno si

narra la storia del paese dall’epoca della confusione pre-islamica alla nascita dello stato-nazione, ci si imbatte in uno spazio vissuto da coppie e famiglie nei modi più disparati: dall’incontro, alla condivisione del cibo, al calcio…CambiamentiRiyad, Novembre 1990: 47 donne si met-tono al volante e sfilano per il centro della capitale dell’unico paese al mondo in cui la guida al sesso femminile è proibita. Siamo all’epoca del Re Fahd, a poco dalla guer-ra del Golfo che cambierà radicalmente l’equilibrio tra gli iper-conservatori reli-giosi e la famiglia reale saudita – vista la presenza americana sul suolo del Regno delle Due Sacre Moschee. La proibizione è ad oggi ancora vigente. L’estensione di Riyad fa si che una donna senza autista ha poche possibilità di coltivare una vita pubblica e sociale. La battuta che spesso ritorna tra le ragazze, giovani, sposate, è che «l’uomo che mi conosce meglio non è né mio padre, né mio fratello, né mio mari-to: bensì il mio chauffeur». Il primo corteo di protesta diede l’esempio, ma si conclu-se con l’arresto temporaneo delle donne, la loro discriminazione e il licenziamento di alcuni dei loro mariti. Arabia Saudita, Giugno 2011: l’appello «Women2drive» viene lanciato su diversi social network. Questa volta la protesta avviene «in ordine sparso» con una stra-tegia che si basa sulle iniziative individua-li, su raccomandazioni che richiamano al rispetto delle regole wahhabite quali l’essere doverosamente velate. Si consi-

Moschea situata in Deera Square

reportage riyad

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glia anche di addobbare il veicolo con la bandiera saudita e il ritratto del re «per testimoniare il proprio nazionalismo». Si propone inoltre di trovare un accompa-gnatore, «preferibilmente maschile, in modo tale da essere protette». Circolano video su Youtube che riprendono uomini cha sostengono la causa guidando, tra-vestiti da donne. I cambiamenti in atto in una società si svolgono in parte in sordina, avanzano più o meno rapidamente, e sono più o meno condivisi. Se in Italia sembra che «tutto cambi perché non cambi nien-te», in Arabia Saudita i cambiamenti av-vengono senza che l’apparenza cambi: Re Fahd è morto a 84 anni per lasciare il posto a Re Abdallah di 81 anni. Dopo quattro anni di apparente immobilismo, Re Abdallah ha nominato la prima donna al governo di un paese retto da una mo-narchia ultraconservatrice ispirata al wa-habbismo. Sembra questo il modo ideale perché le mutazioni socio-culturali in atto durino nel tempo. La realtà saudita mette a dura prova la lettura binaria del-le trasformazioni in termini di repressio-ne e resistenze.L’identità, che sia di un individuo o di un paese, viene sempre definita in con-trapposizione: il senso di appartenenza ad una società o una nazione si nutre dell’esperienza diretta o indiretta di ciò che sembra diverso, della percezione dell’alterità, della sensazione di distan-za. Mutevole per definizione, il racconto che un popolo fa delle sue caratteristi-che è una finestra preziosa per cogliere le trasformazioni sociali e culturali che lo attraversano. Esistono due discorsi dominanti sulla femminilità in Arabia Saudita. Il modello di femminilità isla-mica, promosso a partire dagli anni ‘70 e che coincide con il Risveglio islamico e il boom petrolifero, si traduce nella se-gregazione dei sessi e nella creazione di spazi esclusivamente femminili. Dagli

anni 2000, con il discorso sulla riforma del governo, emerge un nuovo modello di femminilità, basato sull’attività profes-sionale e la liberalizzazione economica e apre nuovi spazi di lavoro e di consumo per le saudite. «Energizzare la forza di volontà», «pro-grammare un atteggiamento di succes-

so», «incentivare il comportamento affer-mativo/assertivo», «rafforzare l’equilibrio tra il lavoro e la vita»: questi i titoli di al-cune tavole rotonde organizzate durante il primo Forum delle Donne Saudite di Do-mani nel 2009. Storie di donneDeema proviene da una delle famiglie più

Stazione di servizio sulla Makkah Road, antica strada dei carovanieri

Vista sui rifiuti dalla fortezza Musmak alle spalle del Dira Souk

Dira Souk

reportage riyad

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benestanti del paese. Ha quasi trent’an-ni e parla correntemente arabo, cinese e inglese. Ha studiato negli Stati Uniti ma ha scelto di tornare a vivere a Riyad, «perché il paese sta cambiando e vuole fare parte del cambiamento». Occupa un posto di rilievo in un’importante società, di cui sviluppa i rapporti commerciali con la Cina. Non vuole sposarsi e critica l’impatto che il matrimonio ha avuto su sua sorella minore che ha scelto di non studiare – per quanto volesse iscriversi a Scienze Politiche – e dedicarsi alla futura famiglia. Hend è vestita con un abito lungo e appariscente, di marca: ha un aspetto curato, dai capelli, alle unghie alle so-pracciglia. Parla dello shopping a Londra e della guida a Dubai. Laureata in Giu-risprudenza in Inghilterra, specializzata in Diritto Internazionale negli Stati Uniti lavora nell’ambito del primo programma saudita che affronta la questione spino-sa della charia: gira per le carceri fem-minili del paese, raccoglie storie e con-tribuisce a trovare il modo di uniformare le sentenze di cui, ad oggi, non esiste traccia scritta. Ritratti di giovani donne

che partono, tornano e scelgono. Don-ne che hanno conosciuto altre realtà, si sono adattate ad altre norme sociali, ed hanno fatto tesoro di quell’esperienza per poi riportarla nel proprio paese di origine. Donne che non si contrappon-gono ma mediano. E forse è proprio nella mediazione che risiede la forza e la specificità del cambiamento saudita: i

contrasti visibili all’occhio dell’osservatore non devono occultare i cambiamenti pro-fondi incarnati nelle storie e nei percorsi individuali. Per evitare il rischio di limitarsi alla rassegna degli estremi bisogna soc-chiudere l’occhio e aprire le orecchie: bi-sogna andare oltre il fascino superficiale del contrasto tra tradizione e innovazione, pur rilevandone le derive schizofreniche.

Souk di cammelli, il più grande mercato della penisola arabica

reportage riyad

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pietro falangachef

saperi & sapori

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PreparazionePrima di tutto preparate un brodo vege-tale classico con sedano, carote, cipolle, gambi di prezzemolo ed un pizzico di sale. Riscaldate l'olio in una pentola an-tiaderente e fate soffriggere lo spicchio d’aglio, quindi eliminatelo ed aggiunge-te la zucca tagliata a cubetti, facendola saltare per pochi minuti quindi, salate, pepate ed aggiungete un po’ di brodo vegetale e fate cuocere a fuoco mode-rato per circa 10 minuti. In questi 10 mi-nuti foderate uno stampo per timballo, del tipo liscio, con le fette di speck, sia sui bordi sia sul fondo. Ora aggiungete la pasta alla zucca e, mescolando, fate insaporire il tutto a secco, senza aggiun-gere il brodo, mescolando di continuo. (tecnica della pasta risottata).A questo punto cominciate ad aggiun-gere, poco alla volta, il brodo vegetale

sformato di pasta e zucca con provola affumicata e speckIngredienti per 4 persone:

12 fette di speck300g di pasta tipo ditaloni lisci600g di zucca300g di provola affumicataBrodo vegetale q.b.Olio extravergine di olivaUno spicchio di aglioPrezzemolo tritato q.b.Sale e pepe q.b.

lasciandolo quindi asciugare e ripetendo l’operazione fino a metà cottura della pasta, riferendosi al tempo di cottura in-dicato sulla confezione.Trascorso tale tempo trasferite il com-posto in una ciotola e fatelo raffreddare in frigorifero per 30 minuti o nel conge-latore per 15 minuti.A raffreddamento completato aggiun-gete la provola tagliata a cubetti, il

prezzemolo tritato e mescolate il tutto, quindi versate il composto nello stampo predisposto, ripiegate i lembi delle fette di speck verso l’interno ed informate a 160° per circa 25/30 minuti, fino a che si forme-rà una crosticina croccante in superficie.Sfornate, fate raffreddare, capovolgete lo sformato in un piatto da portata e servite a tavola.Buon appetito a tutti.

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lo psicodramma junghiano

andrea antonio d’alpaspecialista in psicologia

psicologia

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Nel corso degli anni lo Psico-dramma ha trovato innume-revoli applicazioni e diverse incorporazioni: la danzamovi-

mento terapia, il disegno onirico, la scrit-tura creativa; la fiaba; nonché è stato permeato da grandi respiri teorici e ana-litici, tra cui quello Junghiano Lo psicodramma analitico individuativo si discosta un po’ dal modello moreniano, in quanto cerca di coniugare in un’unica teoria aspetti della psicologia junghiana, di quella analitica, dei gruppi e dello psi-codramma. Si abbandona il teatro clas-sico moreniano, utilizzando invece una semplice stanza, in cui le sedie vengono messe in cerchio delimitando al centro lo spazio scenico, lo spazio di terapia. Men-tre lo psicodramma classico moreniano si configura come una terapia in gruppo,

dove l'accento sulla spontaneità e sulla creatività finisce per mettere, nonostan-te vengano spesso giocati e intensamen-te rivissuti degli episodi passati, in primo piano il qui e ora rispetto al la e allora. Lo psicodramma analitico individuativo invece, per l'influenza del metodo anali-tico e per la stessa esperienza di appro-fondita analisi personale di coloro che l'hanno sviluppato, mira soprattutto alla presa di coscienza (ovviamente non solo razionale, ma anche e soprattutto affetti-vo intuitiva) del significato profondo dei modi di essere, sentire, agire e interagire dei protagonisti. I giochi proposti posso-no da questo punto di vista essere letti come se, attraverso di loro, si esprimes-sero costantemente tre radici dei ruoli rappresentati:1) la dinamica del gruppo attuale, cioè i

ruoli che ciascuno assume e quelli che at-tribuisce agli altri;2) la storia personale di ciascun membro del gruppo, cioè i ruoli da lui assunti nei gruppi di cui ha fatto parte in passato (di questi il primo è la famiglia di origine) o assunti in tali gruppi da persone per lui si-gnificative;3) i ruoli interni, cioè le parti di noi che, nate dai modelli di possibili modi di essere che fin da bambini ci costruiamo per com-prendere gli altri, divengono una sorta di personaggi interni che, come le funzioni o i complessi autonomi junghiani, sono strutturanti della nostra vita interiore e in particolare dell'inconscio.È un po' come se in un gruppo terapeutico le costellazioni di complessi o personag-gi interni di ciascun membro del gruppo, strettamente legate alla storia della vita

“Don't tell me, show me!”, ovvero “non dirmelo, mostramelo!”

Rene Magritte, “Senza Titolo”, dett.

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di ognuno di loro, si attivassero nei loro aspetti similari o complementari, entran-do in risonanza tra loro. Le scene giocate costituiscono così momenti in cui, attra-verso le scelte effettuate dal protagoni-sta su chi dei presenti deve rappresenta-re le diverse parti, attraverso il cambio di ruolo e attraverso le sequenze di giochi correlati, si rivela come i processi di tele e quelli transferali legati alla propria sto-ria passata e ancora i processi transfe-rali espressioni della proiezione di pro-prie parti interne, non si escludono, né competono tra loro, ma sono tre aspetti di un'unica realtà, ciascuno dei quali pre-suppone gli altri due. La presa di coscienza delle radici stori-che del proprio agire attuale e lo speri-mentare e il reintegrare nella coscienza le proprie parti interne, permette al pro-tagonista di non fare tutt'uno coi ruoli di volta in volta giocati nella vita quotidiana e riportati nelle scene, ma di distinguer-si da essi. Anziché venir determinato nel suo agire e nel suo essere dalle espe-

rienze passate e dalle sue stesse difese, egli può porsi come soggetto rispetto alla sua storia e rispetto alla molteplici-tà delle sue parti interne (che includono istanze, modelli, possibili modi di essere).Egli acquisisce una nuova, cosciente li-bertà di scelta, sia per quanto riguarda i suoi atti futuri, sia per quanto riguarda il senso da dare alla sua vita. Ma, col suc-cedersi di diversi protagonisti, l'intrec-ciarsi di molteplici esperienze e storie di vita attraverso i giochi fa sì che problemi similari visti da angoli visuali assai diffe-renti, aprano la strada alla scoperta di connessioni rimaste fino allora in ombra. È cioè il gruppo stesso che, esprimendo-si ora attraverso la costellazione di ruoli interni di un protagonista, ora stimo-landone un altro a mettere in scena la propria costellazione, interpreta se stes-so mediante i giochi. Lo psicodramma analitico individuativo si configura così come un'analisi attraverso il gruppo, ca-ratterizzata da un continuo confronto tra il qui e ora (la dinamica del gruppo che si

esprime nell'attualità delle scene giocate) e il là e allora (che le scene riportano).La seduta si struttura in questo modo:1) Non c'è una fase di riscaldamento, a differenza dello psicodramma morenia-no (che potrebbe indurre elementi propri delle tecniche suggerite di volta in volta dal conduttore e interferire, mascheran-dole, con le dinamiche inconsce del grup-po) è lo stesso inconscio transpersonale del gruppo che, nel trovarsi insieme senza obiettivi predeterminati, funge da riscal-damento.2) Dopo un'interazione verbale (in genere assai limitata) il conduttore porta al gioco, per brevi sequenze di scene (da due a cin-que di solito), un protagonista, esplorando aspetti, collegamenti passati, prossimi e remoti, e dimensioni del suo mondo inter-no, variamente connessi al problema. Lo stesso successivamente avviene con un altro protagonista che, in qualche modo, si è sentito coinvolto nelle scene giocate, e poi con un altro ancora. In una sessione i protagonisti sono in genere da tre a sei

psicologia lo psicodramma junghiano

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psicologia lo psicodramma junghiano

e normalmente tutti i membri del grup-po dovrebbero essere protagonisti nello spazio di due o tre sessioni. 3) I vissuti del protagonista, dei perso-naggi da lui designati e eventualmente degli spettatori non vengono dati alla fine, ma dopo la singola scena o una sequenza di scene e in genere rivelano sentimenti e associazioni del membro del gruppo che sarà protagonista della successiva sequenza di scene. Si ha così un continuo alternarsi, parallelo al con-fronto tra qui e ora e là e allora, tra gioco drammatico dei protagonisti e discorso verbale del gruppo, ove ciascuno dei due momenti nasce dall'altro, e lo rispecchia al tempo stesso. Ma vediamo un esem-pio di come funzionano le cose:Un paziente, pochi giorni prima della se-duta, in occasione di una festa al centro terapeutico che frequenta, si è isolato dagli altri, mostrando una grave depres-sione fino alla fine della festa. Pur essen-do riuscito così ad attirare l'attenzione, alla fine era assai insoddisfatto per aver perso una buona possibilità di diverti-mento e rapporti interpersonali più gra-tificanti e più “normali”. Gioca in succes-sione la scena di depressione durante la

festa e una scena infantile (è nato in una famiglia assai numerosa e povera) dove, irritato per non essere stato servito tra i primi a tavola, lascia il pranzo e si richiu-de in uno sgabuzzino, sordo ai richiami della madre e dei fratelli, uscendo solo alla fine del pranzo per prendere di na-scosto il poco che gli avevano avanzato. Durante i giochi il paziente si rende con-to che non è una depressione invincibile, a lui esterna, che lo invade, ma una sua parte “bambino capriccioso” che, irritato per avuto meno cibo e affetti di quanti voleva, impegnava un braccio di ferro con gli altri da cui non poteva recedere senza ammettere la propria vulnerabilità affettiva. Tale atteggiamento si è poi tra-dotto in una serie di rinunce di fronte ad ogni situazione in cui non poteva avere “tutto”, usando la depressione e la mi-naccia di suicidio come unico strumen-to di potere sugli altri, efficace ma assai insoddisfacente. Distinguendosi nell'atto del gioco sia dal ruolo di “vittima della depressione” sia da quello di “bambino capriccioso”, può riconoscersi una terza parte “adulta” che può distinguersi dalle prime due e proporsi (anche se non gli sarà facile) di agire con mezzi differen-

ti per perseguire fini più soddisfacenti. Il confronto tra “qui e ora” e “la e allora” av-viene attraverso i transfert manifestati in gruppo. Come in ogni gruppo, terapeutico o no, il paziente filtrerà la propria espe-rienza attraverso le esperienze preceden-ti. Le persone del gruppo saranno così viste con tratti e caratteristiche che hanno avuto persone significative nella storia passata del paziente e dalle cui immagi-ni egli è, senza rendersene conto, tuttora condizionato. Ma tali persone del gruppo saranno preferenzialmente scelte dal sog-getto proprio per fare le parti di coloro i cui tratti vengono su di esse proiettate dal protagonista: paradossalmente ciò rende esplicito ed evidente quanto prima era na-scosto e premette di distinguere in modo critico quanto appartiene all'oggi e quan-to al passato. Ma, oltre a figure del pro-prio passato, il paziente proietta sugli al-tri membri del gruppo “parti” o “funzioni” della propria psiche, e a sua volta riceve dagli altri membri del gruppo proiezioni a queste complementari. Questa, in sintesi, una breve introduzione allo psicodramma junghiano. Più che argomentato andreb-be sperimentato: “Don't tell me, show me!”, cioè, “non dirmelo, mostramelo!”. È quello che avviene nella scena, quello che si sperimenta, che si tocca con mano in un'ottica di cambiamento, di cura e di solidarietà; ed è anche l'augurio-invito che faccio al lettore.

Bibliografia• Moreno J.L., Manuale di psicodramma, Astro-labio, Roma, 1985. • Gasseau M., Gasca G. Lo psicodramma jun-ghiano, Bollati Boringhieri, torino 1991• Gasca G. a cura di; Psicodramma analitico: punto d’incontro di metodologie psicoterapeu-tiche, Franco Angeli, Milano, 2003

Henri Matisse, “La danse”, 1909

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la società opulenta secondo kenneth galbraith

francesco buccarocounsellor

socio-economia

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In economia, uno degli argomenti più interessanti su cui potersi soffermare e riflettere è quello della società opu-lenta trattata dall'economista canade-

se Galbraith. John Kenneth Galbraith fu uno degli studiosi più celebri del pensie-ro economico del ventesimo secolo, oltre ad insegnare nelle università di Harvard, Cambridge e Princeton ricoprì il ruolo di consigliere economico durante la legisla-tura dei presidenti americani: Franklin D. Roosevelt, John Fitzgerald Kennedy e Bill Clinton dimostrando un particolare in-teresse per il mondo della politica. Negli anni '60 fu uno dei maggiori esponenti del movimento pacifista americano giovanile contro la guerra in Vietnam, subito dopo divenne uno dei personaggi più celebri del suo tempo col libro: "The affluent so-ciety" meglio conosciuto come "la società opulenta". Il tipo di società trattata dall'economista è di stampo capitalistico e considera il consumo come una fase della produzio-ne; da ciò nasce la considerazione per la quale, l'autore considera irrazionale uno degli elementi principali della società sud-detta: l'efficienza della produzione. Una produzione si definisce efficiente qualora soddisfi dei bisogni che si creano indi-pendentemente dalla produzione stessa.

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socio-economia la società opulenta

Spesso, ciò non accade, le imprese non soddisfano i bisogni che si generano autonomamente, ma li creano attraver-so la loro produzione allo scopo unico di incrementare i profitti. Gli effetti di tale affermazione sono riscontrabili nei frequenti cambiamenti che avvengono nella nostra vita quotidiana; le imprese hanno violentemente modificato i nostri gusti e le nostre preferenze nella scelta dei beni attraverso forti mutazioni nel si-stema produttivo innescate da messaggi subliminali in spot televisivi o pubblicità tese a centrare le tasche di determinati target di consumatori. Qualche esempio? Basti pensare ai repentini cambiamenti dei modi di comunicare attraverso: so-cial network, telefonia ed altro. Il profitto scaturito dalla vendita di nuovi beni atti a soddisfare bi-sogni superflui è di di-mensioni gigantesche, quindi, nelle tesi so-stenute da Galbraith, la moderna società industriale indeboli-sce la figura microe-conomica tradizionale del "consumatore sovra-no" tramutandola in un'altra al servizio del sistema produttivo che con-suma i prodotti da esso forniti con l'au-silio di mezzi persuasivi pubblicitari. In sintesi, la capacità di produzione viene a configurarsi come direttamente propor-zionale alla capacità di persuasione im-prenditoriale. Ma la critica non è rivolta solo a quella forma capitalistica di cui si è parlato, anche un'eventuale forma pianificatrice comporta un progressivo incremento tecnologico che influisce sul livello di ricchezza generale che tende ad accrescere il consumo di bisogni non necessari. Tutto ciò riconduce a proble-mi non dissimili da quelli della società capitalistica. Le considerazioni di cui

sopra sono empiricamente ve-rificabili in un recente esperi-mento proposto da un noto artista che volle metter in luce gli enormi sprechi di una famiglia moderna statunitense confron-tando su di un prato gli oggetti d'uso quo-tidiano di un nativo americano con quelli d'uso comune della famiglia suddetta, il risultato evidenziò un rapporto di circa tren-ta a diecimila. L'esito dell'esperimento dovreb-be far riflettere il consu-matore medio inducendolo

alla ricerca dell'evo-luzione naturale

dei suoi bi-sogni piut-tosto che l a s c i a r e che essi siano subdolamen-

te controllati dalle grandi cor-

porazioni specula-trici presenti nel sistema

economico. I tratti somatici del profilo della nostra società sono opulen-ti, pomposi, gonfi e pieni di inutili sprechi; bisognerebbe dare più importanza al con-sumo dei beni necessari e innescare un meccanismo di auto-consapevolezza dell'analisi di cui sopra, poiché, di questo passo, l'individuo tenderà ad esser sommerso da un mare di superficialità senza tener conto delle proprie necessità.

le imprese hanno violentemente

modificato i nostri gusti e le nostre preferenze nella

scelta dei beni

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eventi

corsi & congressi

XXI CONGRESSO NAZIONALE AIDALacco Ameno, Ischia - Hotel Regina Isabella23 - 26 maggio 2012

V MASTER DI DERMATOLOGIA

ESTETICA E CORRETTIVA

9/11 marzo 2012 - Roma

www.sidec.org

V MASTER DI DERMATOLOGIA ESTETICA E CORRETTIVA - SIDECROMA - 9/11 marzo 2012

Via Parsano, 6/b | 80067 Sorrento (NA)tel. 081 8784606 | 081 8073525 | fax 081 8071930

[email protected] www.italymeeting.it

5° CORSO NAZIONALE DI FORMAZIONE ADOI GIOVANI

Potenza, 11/12 novembre 2011

coordinatore del corso Federico Ricciuti

presidente A.D.O.I. Ornella De Pità

PROGRAMMA PRELIMINARE

COORDINATORE DEL CORSOFederico Ricciuti

PRESIDENTE A.D.O.I.Ornella De Pità

SEGRETERIA SCIENTIFICAF. ArcangeliG. CianchiniG.M. TomassiniA. PiccirilloFr. RicciutiM. TataranniL. Viola

ECMVerrà richiesto l’accreditamento al Ministero della Salute per Medico Chirurgo.

MODALITÀ DI ISCRIZIONELa partecipazione è gratuita e riservata ad 80 giovani dermatologi regolarmente iscritti all’A.D.O.I.

SEDEGrande Albergo Potenza Corso XVIII Agosto, 46 - 85100 Potenza

5° CORSO NAZ. FORMAZIONE ADOI GIOVANI Potenza11 - 12 novembre 2011

I LASER NELLA PRATICA CLINICA DELLO STUDIO DERMATOLOGICORoma, 11 - 12 novembre 2011

I disegni, i colori ed i particolari nelle malattie cutanee.Saper riconoscere per curare o...non curare.

DIRETTORI: Massimo Papi, Biagio Didona

Sede del CongressoS. Lorenzo in Miranda

Foro Romano

www.dermart.it - [email protected]

Con il Patrocinio

CONSIGLIOREGIONALEDEL LAZIO

PROVINCIA DI ROMA

DERMART 2011S.Lorenzo in Miranda - Foro Romano, Roma02 - 03 dicembre 2011

VI INCONTRO NAZIONALE ADOI-ISPLAD Praia a Mare10 - 12 maggio 2012

VI INCONTRO NAZIONALE ADOI-ISPLAD

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oroscopo

ariete (21 marzo - 19 aprile) bilancia (23 settembre - 22 ottobre)

toro (20 aprile - 20 maggio) scorpione (23 ottobre - 21 novembre)

gemelli (21 maggio - 20 giugno) sagittario (22 novembre - 21 dicembre)

cancro (21 giugno - 22 luglio) capricorno (22 dicembre - 19 gennaio)

leone (23 luglio - 22 agosto) acquario (20 gennaio - 18 febbraio)

vergine (23 agosto - 22 settembre) pesci (19 febbraio - 20 marzo)

autunno 2011

Anima. Se volete essere felici, dovrete essere più umili e tolle-ranti nei confronti del vostro amore. L’opposizione di Venere e la quadratura di Marte consigliano tattica e prudenza. Siate affettuosi e romantici. Corpo. In questo inizio d’autunno, contro la pelle impura sono consigliati trattamenti esfolianti, massaggi, maschere purifi-canti.

Anima. Una splendida Venere vi protegge armoniosamente fino a metà mese, regalandovi conquiste, sensualità unita a progettualità, bellezza e charme. Fate solo attenzione all’ec-cesso di sicurezza che potrebbe creare frizioni. Corpo. Non c’è nessun problema all’orizzonte, con l’eccezione degli ultimi dieci giorni di ottobre, che potrebbero inficiare la vostra solidità con qualche tensione a carico dell’apparato di-gestivo. Il livello energetico è invidiabile.

Anima. Fino a metà mese, Venere, in posizione ostile, potrebbe punirvi per alcuni atteggiamenti che il partner reputerà trop-po disinvolti. Anche Marte sembra dare origine a battibecchi nei rapporti di lunga data, con la gelosia che fa capolino.Corpo. Fino a metà mese Venere sembra farvi notare tutte le mancanze di questo mondo: lo specchio potrebbe rimandare un’immagine che voi vivete come non ottimale.

Anima. Siete garbati e presenti, pronti a cogliere sfumature e dettagli, come l’educazione sentimentale richiede. Tutti i Cancro entreranno nel mese di Settembre con una scioltezza che incanterà. La famiglia è al centro degli affetti.Corpo. I nativi della seconda e della terza decade, con Mar-te in congiunzione, potrebbero farsi prendere da un’insolita tendenza all’iperattività. Nulla di grave: concedetevi un po’ di tempo per voi stessi e riacquisterete benessere e serenità.

Anima. Sperimentare una modalità affettiva meno incan-descente, con un occhio di riguardo per le sfumature, sarà il compito assegnatovi fino a metà mese da Venere in Vergine. Corpo. Risulta molto soddisfacente la condizione psico-fisica generale. All’inizio, l’attitudine sarà metodica e progressiva, con l’energia che si sviluppa in maniera armoniosa, senza strappi.

Anima. I Vergine della prima decade pare abbiano perso il senso della misura. Più decisi ed espansivi che mai, in amore si scoprono temerari e agguerriti. Sono ottime le prospettive di incontrare persone in grado di sostenere la sottigliezza e la potenza che ora siete in grado di trasmettere.Corpo. L’autunno si prospetta assai congeniale al vostro stile essenziale e pragmatico. Gli allenamenti sono perfettamente scanditi nel tempo, la dieta è calibrata, l’andamento è costan-te e regolare. Siete belli e tranquilli.

Anima. Se l’amore sarà litigarello fino alla metà di ottobre, sarà colpa di Marte disarmonico, che amplificherà la suscetti-bilità. Ma la situazione migliorerà decisamente a partire dalla prima decade di novembre.Corpo. Nei primi 20 giorni sarete soggetti a somatizzazioni e a malesseri, che potranno essere causati dall’aggressività repressa.

Anima. Sono grintosi e appassionati i nativi della seconda e terza decade, che potranno contare, anche sull’aiuto di una Venere lucida, capace di amplificare ogni strategia seduttiva. Grazie anche a buone occasioni per la socialità, avrete occa-sione di conoscere persone interessanti.Corpo. Le prime tre settimane sono decisamente cariche, con gran propensione al movimento e un dinamismo contagioso. Sport acquatici, arti marziali, ciclo-turismo saranno le attività più gradite.

Anima. La parte centrale del mese di ottobre potrà rivelarsi poco premiante per l’entusiasmo che sempre vi anima. Non siete amanti delle eccessive puntualizzazioni e degli schemi ripetitivi e le due settimane centrali potranno mettere a dura prova il vostro spirito dinamico e indipendente. Corpo. Una Venere disarmonica potrebbe non favorire un ec-cesso di competitività nel settore agonistico.

Anima. La tavolozza di colori, tipica del periodo pre-autunna-le, è in buona sintonia con la vostra natura meditativa e pro-fonda. Venere sarà un’alleata speciale per chiunque desideri vivere momenti di dialogo ritrovato col partner.Corpo. Con Venere favorevole la prima parte del mese potrà essere contraddittoria, con un genuino desiderio di migliorare la forma psico-fisica. In seguito, però, potrebbero rinfocolare la pigrizia.

Anima. Il fatto che siate leggeri e disinvolti, non implica af-fatto un atteggiamento superficiale da parte vostra ed è bene sottolinearlo. A partire dalla fine di ottobre, Venere vi incoro-nerà fortunati e brillanti.Corpo. Lo stato di benessere generale che state vivendo, rin-forzerà il desiderio di attività fisica, col risultato di eliminare agevolmente le tossine, far risplendere la pelle e migliorare la circolazione sanguigna e linfatica.

Anima. Venere, in opposizione, caratterizzerà le prime due settimane di ottobre, durante le quali potreste sentirvi lon-tani o incompresi dal partner. Va molto meglio a partire da novembre, quando un incontro inaspettato cambierà la vostra vita affettiva.Corpo. La grinta e l’intraprendenza fornitevi da Marte saran-no risolutive per distogliervi da qualche malinconia. Lo stato psicofisico dovrebbe attestarsi su un buon livello energetico.

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contatti

in questa sezione troverai i contatti dei medici che hanno collaborato alla realizzazione di questo numero

DR. PASQUALE ADILARDIDir. U.O. di Chirurgia PlasticaCasa di Cura “Domus Salutis”, Legnano (VR)Tel. 0442 60 26 88E-mail: [email protected]

DOTT.SSA GIUSY DI LORENZOOstetrica di Comunità, vicepresidente Collegio Ostetriche di Napoli, segretario Nazionale A.I.O.Cell. 347 63 60 271 [email protected]

PROF. GIUSEPPE MONFRECOLAProf. Ord. di Dermatologia Dir. Scuola di Spec. Derm. e Venereologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia - Univ. di Napoli “Federico II” Prim. Area funz. di Terapia Fisica Dermatologica Studio: C.so Italia, 359 - Piano di Sorrento (NA) Tel.: 081 532 15 11

DOTT. AMBROGIO CARPENTIERIPresidente Sezione Basilicata Amiittf Dirigente medico Polo specialistico riabilitativovia Mantova - PotenzaCell: 347-69 65 044 - E-mail: [email protected]

ILARIA D’AURIASociologaLaboratoire d’Anthropologie des Mondes Contemporains - Université Libre de [email protected]

altri contatti FRANCESCO BUCCAROCounsellor E-mail: [email protected]

PIERO FALANGAchef “Taverna Bagaria”Via del Mare, 45 - Città Giardino - Marano di Napoli (NA)Cell.: 338 48 77 644 - www.uncuocoincasa.it

RAFFAELE ARATROCounsellor Docente di Filosofia e StoriaE-mail: [email protected]

DOTT. NICOLA GASBARRODirettore U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia Ospedale S.Maria delle Grazie-PozzuoliE-mail: [email protected].

DOTT. FABRIZIO CASTAGNETTAChirurgo Plastico Specializzato a San Paulo Membro Società Brasiliana ChirurgiaStudio di Chirurgia Plastica “Dr. F. Castagnetta”Roma, Milano, Palermonumero verde: 800 14 50 19

PROF. DOTT.SSA MARIA COSTANTINODocente a c. Scuola di Specializzazione in Idrologia Medica - Università degli Studi di ParmaPresidente Ass. F.I.R.S. Thermae (Form.ne Interdiscipli-nare Ricerche e Scienze Termali)Direttore Scientifico CE.RI.S.T.E-mail: [email protected]

DOTT. ANDREA ANTONIO D’ALPAPsicologo - PsicoterapeutaPsicodrammatista junghiano Specialista in Psicoterapia Singola e di GruppoViale Teracati, 196/C - SiracusaCell.: 339 73 23 754 E-mail: [email protected]

DR.SSA NAIDA FALDETTASenologa - Responsabile di SenologiaOspedale ”Vincenzo Cervello” - Palermo

DR. ANTONIO GAGLIARDOSpecialista in Dermatologia e VenereologiaPalermoTel.: 091 625 86 08

DOTT. SSA ANGELA LAULETTASpecialista in Ginecologia e OstetriciaStudio: Via Mazzini, 171 - PotenzaTel.: 0971 41 13 85 E-mail: [email protected]

DOTT. FABRIZIO MELFA Medico Chirurgo - perfezionato in medicina estetica (Univ. Pavia) - Diplomato in medicina estetica (SIME - SIF- Roma) - Master II liv. in flebolinfologia (univ. Siena)Spec. in Scienza dell’Alimentazione (Univ. di Palermo)Studio: Via Massimo D’Azeglio, 27/C, PalermoVia Corsaro, 27, Sant’Agata Li BeratiVia P.S. Mattarella, 13/B, Termini ImereseVia B. Mattarella, 80, Bagheria Tel.: 091 50 86 041 - cell. 338 11 35 833sito: www.fabriziomelfa.it E-mail: [email protected]

PROF. GIOVANNI MINISOLAPresidente Società Italiana ReumatologiaDirettore U.O.C. di Reumatologia dell’Ospedale diAlta Specializzazione “S. Camillo” di Roma International Hospital “Salvator Mundi”Via delle Mura Gianicolensi, 67 - RomaTel.: 800 40 23 23 - 06 58 89 61

DR.SSA M.CARMELA ANNUNZIATASez. di Dermatologia del Dip. di Patologia Sistemica Università degli studi di Napoli Federico II

DOTT.SSA ELENA SAMMARCOMedico ChirurgoSpecialista in Dermatologia e VenereologiaDottore di Ricerca in Dermatologia SperimentaleUniversità di Napoli “Federico II”Via Manzoni, 244 - NapoliCell.: 360 51 60 84 E-mail: [email protected]

DR. ALESSANDRO TOCCOSpecialista in Ostetricia e GinecologiaStudio: Viale Regina Margherita, 990138 PalermoTel./Fax: 091 22 63 36

DR. FILIPPO NARESESpecialista in RadiologiaStudio Medico Narese Via Ricotta, 2 - Serradifalco (CL)Tel.: 392 67 54 070 - Fax: 0934 93 23 00E-mail: [email protected]

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