LA BUONA SCUOLA · 2014-11-12 · LA BUONA SCUOLA è un progetto che il Governo Renzi propone alla...
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LA BUONA SCUOLA
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PREMESSA
LA BUONA SCUOLA è un progetto che il Governo Renzi propone alla consultazione popolare, Infatti ogni
cittadino può accreditarsi sull’apposito sito e rispondere ad un questionario che ripropone i 12 argomenti
della riforma chiedendo poi il parere tramite risposte multiple a precise domande. E’ sicuramente positivo il
fatto che si chieda ai cittadini di “entrare nel merito” di una riforma di sostanziale ed enorme importanza
per una società civile e democratica. Da un sondaggio sulla consultazione avviata dal governo, si viene a
sapere che sostanzialmente l’iniziativa è apprezzata il 53% degli italiani ritengono che la scuola sia degna di
fiducia soprattutto quella pubblica, il 44% di chi ha visitato il sito ritiene che la riforma proposta migliorerà
la scuola, ma il giudizio è anche sospeso per il dubbio che le coperture finanziarie non siano sufficienti ,
comunque le proposte piacciono e tra queste riscuotono particolarmente successo per l’82% , quelle relative
alle modalità di valutazione e di merito in riferimento agli insegnanti.
Nonostante le buone intenzioni non mancano le critiche, gli studenti ne hanno aspramente criticato tutto
l’impianto. La riforma si ispira al metodo scolastico tedesco molto basato sulla meritocrazia, questa è la
maggior preoccupazione secondo i critici una riforma troppo improntata sulla meritocrazia porta seri rischi
per la democrazia riferita al diverso comportamento dell’istituzione nei confronti degli studenti
relativamente alle loro personali capacità e meriti partendo fin dalla scuola dell’obbligo.
Il PD isola bergamasca ha quindi istituito un gruppo di lavoro per sentire le voci di chi ogni giorno ha a che
fare con la scuola (studenti , insegnanti , genitori , associazioni , dirigenti scolastici , assessori comunali).
Il fine è raccogliere i contributi e sintetizzarli in un documento che potrà dare un contributo alla stesura della
riforma stessa, in quanto tale riforma è fondamentale per il futuro socio-economico dell’Italia ed una buona
riforma creerà una vera BUONA SCUOLA ed una futura BUONA ITALIA.
A differenza della consultazione governativa si è accorpato il documento in 4 macro argomenti per
facilitare un po’ il lavoro ai soggetti interpellati.
1) NUOVE OPPORTUNITA’ PER TUTTI I DOCENTI ( Assunzioni - Formazione - Carriera ); 2) VERA AUTONOMIA ( Valutazione - Trasparenza - Apertura - Burocrazia Zero );
3) RIPENSARE CIO’ CHE SI IMPARA ( Una scuola fondata sul lavoro );
4) RISORSE PUBBLICHE E PRIVATE.
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LA BUONA SCUOLA
NUOVE OPPORTUNITA’ PER TUTTI I DOCENTI
Assunzioni – Formazione - Carriera
La Riforma parla di circa 150.000 assunzioni, Il
punto focale del progetto perché decisamente in
controtendenza rispetto ai governi precedenti di
destra in quanto le assunzioni avverranno sia
con il definitivo inserimento degli insegnanti
facenti parte delle graduatorie ad esaurimento,
sia attraverso un concorso aperto solo agli
abilitati.
Verrà dato ampio spazio alla formazione dei
docenti che influirà positivamente sulla carriera
degli stessi che verrà riconosciuta anche
economicamente attraverso scatti triennali.
Osservazioni:
1.1 Nella riforma si tende a dare meno
validità ai titoli di studio conseguiti piuttosto che
alle esperienze . E’ stato fatto notare che chi ha
compiuto l’intero ciclo di studi compreso i corsi
qualificanti post laurea ,”iter indispensabile per
accedere al concorso”, difficilmente può anche
aver fatto esperienza di insegnamento, in quanto
secondo la riforma non ci saranno più prese in
carico di supplenti. Verrà solo tenuta la seconda
fascia per coprire le assenze brevi facendo quindi
ricorso alla rete di scuole e docenti del territorio.
Proprio per questo la figura del docente
dovrebbe essere valorizzata non solo dai titoli
acquisiti, ma è necessario prevedere un tirocinio
formativo per tutti coloro che dopo la laurea
scelgono di perseguire la strada
dell’insegnamento, superando l’attuale TAF
(tirocinio formativo attivo), dove il tutor ,non
essendo molto presente , non facilita
l’acquisizione di competenze didattiche quali:
• Capacità di gestire un gruppo con le
dinamiche presenti;
• Capacità di comunicare e organizzare
didatticamente la classe, i contenuti e gli
strumenti
Attraverso:
• -prove pratiche;
• -tirocinio ben curato e valutato;
• -verifica diretta in azione.
Innovazioni positive che però dovranno essere
accompagnate da una non più rinviabile revisione
delle condizioni contrattuali di tutto il personale
della scuola con l’effettivo superamento del
precariato .
1.2 Un primo dubbio che naturalmente non
possiamo non mettere in evidenza, preso atto del
crono programma esplicitato nelle linee guida del
governo ( con particolare riferimento ai conti
economici dilazionati nel tempo) è sul fatto del
come (vista l’attuale congiuntura economica) si
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potrà effettivamente garantire un adeguata
copertura mantenendo fede alle promesse.
Soprattutto quale effetto l‘importante investi-
mento di oltre quattro miliardi di euro previsto
nel tempo che sottolineiamo in modo particolare,
avrà in futuro sui conti pubblici dello stato.
1.3 E’ necessario quindi mettere mano alla
condizione contrattuale di tutto il personale della
scuola, con l’effettivo superamento del precariato
e il miglioramento delle condizioni economiche,
che attraverso un nuovo status giuridico da
definirsi in modo più chiaro possa consentire di
avere una figura professionale che qualifichi
sempre di più la scuola e quindi l’insegnamento.
1.4 La formazione degli insegnanti è
fondamentale per una “BUONA SCUOLA” per cui
oltre alla pre-formazione ossia al conseguimento
dei titoli , della abilitazione ed al tirocinio come
descritto nel punto 1 della riforma, essa deve
essere vincolante ed obbligatoria, come d’altro
canto sta succedendo per molte professioni
lavorative. Una formazione dunque continua che
deve essere sostenuta dallo Stato, quindi
gratuita, ma che permette agli stessi non solo
di migliorare la propria carriera con un
riscontro economico, ma di acquisire quelle
competenze didattiche capaci di motivare gli
studenti allo studio. E’ positivo il fatto che la
formazione effettuata dal docente farà parte
integrante degli scatti triennali che
corrisponderanno a un incremento
economico dello stipendio del docente. Una
formazione seria non affidata solo al
volontariato, ma considerata come un
continuum della professione del docente. La formazione continua oggi è praticamente un
obbligo per ogni professione, dato il turbinio di
cambiamenti che interessano l’intero mondo in
ogni campo di esistenza e di applicazione
lavorative. Ma la formazione continua costa cara,
e non potrà essere sostenuta interamente dai
docenti, è quindi necessario che nella riforma
venga previsto un capitolo di spesa sulla
formazione dei docenti, ove possibile cercando di
utilizzare i fondi dell’Unione Europea.
1.5 Positiva anche l’apertura delle scuole
oltre l’orario di insegnamento per recupero
formativo degli insegnanti, corsi suppletivi a
quelli curriculari e per proposte provenienti dal
territorio con particolare attenzione a mettere in
atto i decreti delegati in cui attivare la
partecipazione dei genitori e degli studenti.
1.6 L’offerta formativa deve tener conto delle
nuove tecnologie che sempre più irrompono nella
nostre vite e che in futuro saranno utilizzate ed
implementate nella scuola, la formazione degli
insegnanti deve essere quindi basata sull’utilizzo
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delle nuove tecnologie anche perché la
generazione degli studenti di oggi, non a caso
viene chiamata “Generazione Digitale”, tale
metodo formativo non solo sarà a beneficio
dell’insegnante, ma farà si che gli studenti
imparino ad utilizzare le nuove tecnologie in
modo “acritico” e più responsabile.
1.7 E’ necessaria una formazione di qualità
intesa come ricerca-azione di fronte ad un rapido
cambiamento dei modelli di apprendimento, dei
nuovi bisogni formativi dei giovani, dei valori
portati da altri nelle nostre scuole la formazione
deve essere considerata parte costituiva del
profilo professionale di ogni singolo docente.
1.8 La riforma dà forte influsso al merito,
ma il pericolo per molti sta nel rischio che sfoci
nella discriminazione e quindi in una sorta di
selezione tra i docenti.
Bisogna ripartire da proposte contrattuali
concrete che siano migliorative rispetto alla
situazione attuale , affrontandole con onestà e
altrettanta chiarezza e siano comprensibili sia ai
diretti interessati, che alla più ampia opinione
pubblica e modificando le attuali percezioni
negative. Pertanto si tratta di:
Modificare quanto prima la posizione stipendiale
di ciascun docente, non più basata sugli scatti di
anzianità in modo da garantire adeguamenti
certi e certificati.
Ponderare e meglio esplicitare la proposta di
attribuire gli aumenti dello stipendio di triennio in
triennio, in base al numero di crediti accumulati
nel periodo di riferimento preso in esame; crediti
(distinti in didattici, formativi, professionali) che
saranno attribuiti da un nucleo di valutazione
interno di ogni scuola, cui parteciperà anche un
membro esterno;
Definire meglio sul numero massimo di scatti
triennali nella carriera, fissato in 12, per un
aumento teorico massimo di 720 € rispetto allo
stipendio iniziale dopo almeno 36 anni di servizio.
Riflettere nel merito della professionalità dei
docenti e il loro stato giuridico, quindi sulla
normativa attinente al reclutamento, ai profili
professionali, allo sviluppo di carriera da definire
attraverso un più ampio confronto con insegnanti
e parti sociali in causa, profili certificati a
disposizione del più ampio pubblico e non solo
del singolo dirigente scolastico, vincolati dal
parere espresso, a garanzia, dai due principali
livelli Nazionale/Locale.
Stabilire le priorità tra i diritti/doveri del
personale ATA e le necessità della scuola come
servizio pubblico (apertura oltre l’orario di
insegnamento per recupero formativo degli
insegnanti, corsi suppletivi a quelli curriculari,
ecc) concetto di agenzia di istruzione.
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LA BUONA SCUOLA
VERA AUTONOMIA:
Valutazione – Trasparenza – Apertura
Burocrazia zero
Non c’è vera autonomia senza responsabilità e
non c’è responsabilità senza valutazione,da cui
dipende il livello qualitativo della scuola. E’
necessario poter aiutare ogni scuola a costruire
il proprio progetto di miglioramento e poi
valutarla sui risultati ottenuti, partendo da un
coinvolgimento sempre più significativo dei
docenti, degli studenti e dei genitori in un
lavoro di rete con le associazioni e le famiglie
nonché le imprese le fondazioni e gli enti
locali,offrendo così alle famiglie uno strumento
di informazione e trasparenza sulla qualità della
scuola, ove mandano i propri figli.
Osservazioni:
2.1 Per quanto concerne l’autonomia
scolastica,è necessario ridefinire nel suo
complesso l’assetto, la rappresentanza, la
partecipazione delle diverse componenti alla vita
della scuola e i rapporti tra:
Stato,Regioni,Comuni,altri Enti territoriali pubblici
e privati, con particolare priorità alle deleghe
ancora in carico alle vecchie province da
ridistribuire ai nuovi ambiti omogenei.
2.2 L’autonomia deve essere costruita anche
guardando l’esperienza europea attraverso i
processi di differenziazione in relazione ai bisogni
formativi e ai valori di riferimento dei giovani, che
implicano non solo un aumento quantitativo di
competenze e responsabilità, ma un mutamento
qualitativo riconducibile al restringimento
dell’area della routine e l’allargamento dell’area
della progettazione.
2.3 E’ necessario introdurre uno strumento di
valutazione riguardante l’operato della didattica
di ogni insegnante della scuola superiore a cui
dovrebbero partecipare tutte le componenti della
scuola: gli studenti, tecnico-amministrativi e
l’intero collegio docenti. Valutazione esclusiva
della didattica e non personale.
2.4 Bisogna avviare un processo di
semplificazione burocratica, oggi infatti esso
grava sugli insegnanti in termini di tempo
togliendo risorse che invece potrebbero essere
dedicate alla preparazione delle attività correlate
all’insegnamento.
2.5 Formare un team stabile di insegnanti,
scelto dall’Istituto sulla base del proprio progetto
di scuola. Partendo dalla premessa che anche il
Dirigente sarà valutato, a lui deve essere data la
possibilità di scegliere i suoi collaboratori; tutto
ciò fatto nella massima trasparenza, sulla base di
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procedure e banche dati verificate
pubblicamente e con il coinvolgimento del
personale interessato. Occorre anche che
sull’argomento gli Organi Collegiali
predispongano dei criteri sulla base dei quali il
Dirigente opererà le sue scelte.
2.6 E’ necessario di ripartire da un nuovo
sistema di governo delle istituzioni scolastiche
che vada in particolare oltre l’esperienza dei
decreti delegati del 1975, dando il via alla
effettiva riforma degli organi collegiali più volte
annunciata e mai attuata.
2.7 Tuttavia l’autonomia di ogni istituto non
deve essere totale, altrimenti rischieremmo di
aver istituti totalmente diversi anche su alcuni
temi fondamentali, mentre è necessaria una forte
base comune stabilita a livello nazionale e poi
uno spazio ben definito per ogni istituto. Tale
autonomia però deve essere della scuola e
dell’istituto e non del Dirigente. Vale a dire che
anche gli studenti e i genitori devono avere un
peso sostanziale nelle scelte.
2.8 La riforma punta anche sulla trasparenza ,
in modo che la scuola possa attrarre
finanziamenti privati , anche se a nostro parere i
privati possano entrare, ma senza essere
invadenti, ossia devono investire sulla scuola per
migliorarla attraendo più studenti e non
utilizzarla per creare profitto personale.
2.9 Si tratta pertanto di promuovere la
costruzione di una comunità scolastica aperta,
trasparente,dialogante,partecipata e
corresponsabile.
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LA BUONA SCUOLA
RIPENSARE CIO’ CHE SI IMPARA
Una Scuola Fondata Sul Lavoro
E’ compito della scuola educare per creare
cittadinanza attiva , sviluppando la capacità
critica degli studenti premiando il merito e
valorizzandone le identità attraverso nuove
tecnologie , la multiculturalità con l’attivazione
di laboratori attraverso i quali acquisire buone
competenze e buone relazioni .
Osservazioni:
3.1 la riforma deve essere accompagnata da
una revisione del percorso formativo e degli
ordinamenti, in particolare della scuola di
base attraverso una condivisione di un nuovo
progetto educativo coerente, ripartendo dalle
indicazioni già espresse dalla legge 30/2000,
Riforma Berlinguer, atta ad ottenere ad esempio
con soli 7 anni di corso più coesi e compatti degli
attuali 8 con un risultato formativo importante
già a 13 anni, da interconnettere con la
formazione di livello superiore uniformandosi
così ai maggiori sistemi educativi Europei, Si
possono così unificare Primaria e Secondaria
inferiore in una nuova scuola di base di 7 anni,
fermi restando i 7 + 5 anni di durata complessiva
e gli inizi rispettivamente a 6 e 13 anni.
3.2 E’ proposta rinnovata da parte dei
genitori la garanzia del tempo pieno non solo
nella primaria, ma anche nella
secondaria,composto da ore curriculari ed ore di
laboratori creativi/sportivi, anche in co-gestione
con i genitori o associazioni del territorio.
3.3 Superare altresì i limiti della attuale
maturità per consentire agli studenti del quinto
anno delle scuole superiori di decidere di
anticipare l’iscrizione all’università, di chiedere un
supplemento intensivo di formazione mirata, di
inserirsi in percorsi professionalizzanti o tirocini,
orientarsi verso il lavoro, dedicarsi a esperienze
formative all’estero, optare per il servizio civile,
attraverso una maggior interconnessione tra
scuola e lavoro.
La nostra Costituzione, tra le più avanzate del
mondo, con l’articolo 1 dichiara l’Italia come un
paese FONDATO sul LAVORO e anche la scuola
deve adeguarsi a questo principio cardine.
3.4 Gli studenti che si affacceranno al mondo
del lavoro nel prossimo futuro ma anche nel
presente, dovranno impegnarsi di più per pro-
porsi alle aziende che a causa della globaliz-
zazione della competitività ed anche della crisi
economica sono diventate più esigenti rispetto al
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passato, esse infatti hanno la necessità di
procurarsi personale ad alto livello formativo.
Di conseguenza il rapporto della scuola con il
lavoro e le imprese deve diventare fondamentale
a partire dalla secondaria superiore, la riforma
deve prevedere nella didattica l’insegnamento di
nuove tecniche per poter entrare nel mondo del
lavoro con qualche vantaggio d’esperienza:
tecniche di vendita e marketing, di presentazione,
lettura veloce ecc. , affiancate ad una formazione
tecnica ad alto livello rendendo la scuola italiana
moderna ed in linea con le esigenze della società
e del mondo lavorativo.
3.4 I nuovi programmi devono essere
innovativi , quindi devono modernizzarsi fin dalla
scuola primaria, per una parte degli istituti già si
sta lavorando in questo senso, ad esempio nella
didattica viene utilizzato il metodo di studio
cognitivo facendo ragionare i nostri alunni non
studiando a memoria quindi in modo meccanico
ma cercando di fare degli schemi ed associazioni
sull’argomento trattato, questo metodo di studio
difatti è fondamentale che venga affrontato nella
scuola primaria in modo da poter essere
implementato durante il resto vita scolastica
dello studente, che poi lo utilizzerà anche nella
vita post-scolastica. Tuttavia recenti studi hanno
evidenziato che in Italia la maggioranza degli
studenti studia in modo meccanico e non
cognitivo.
3.5 Ripristinare lo studio dell’educazione
civica in cui si insegnano i valori portanti della
democrazia tra cui il rispetto dei diritti e dei
doveri e la partecipazione alla vita comunitaria e
politica ( i consigli comunale dei ragazzi).Ciò
consentirebbe una maggiore integrazione degli
studenti stranieri.
3.6 Affiancare ad essa un cambiamento del
programma di storia perché non sia una mera
ripetizione nei diversi cicli degli stessi contenuti in
cui lo studio del periodo contemporaneo è quasi
sempre mancante o fatto superficialmente. Uno
studio che potrebbe essere fatto a ritroso fino
alla preistoria.
3.7 Va benissimo lo sforzo di dare più
attenzione all’alfabetizzazione linguistica, all0
studio della musica e della storia dell’arte, purchè
ciò non penalizzi le materie fondamentali quali lo
studio dell’italiano, della matematica altrettanto
importanti per la formazione globale dello
studente.
3.8 Potrebbe essere efficace l’organizzazione
di percorsi formativi extrascolastici all’interno dei
vari cicli che portino alle certificazioni da inserire
nei curriculum degli studenti, quali es. ECDL
(patente europea del computer), KET ( key
english test), ecc.
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Oltre alla “Buona Scuola” la riforma deve preve-
dere il “Buono stage”, quindi:
3.9 L’inserimento nei piani di studio, a partire
addirittura dal biennio delle scuole superiori, di
stage/tirocini curricolari avvicinerebbe gli
studenti al mondo del lavoro, permettendo loro
di vedere la scuola e il lavoro non più come due
ambienti distanti bensì complementari e ciò li
responsabilizzerebbe maggiormente sul loro
futuro inserimento nel mondo lavorativo.
3.10 Anche i piani di studio universitari
dovrebbero prevedere l’obbligatorietà di
stage/tirocini per tutti gli studenti e soprattutto
dovrebbe essere incentivata la collaborazione tra
l’istituzione universitaria e le imprese locali per
quanto riguarda le opportunità di
placement/tirocinio aziendale in modo che le
università non rimangano isolate ma partecipino
attivamente alla formazione del capitale umano
per le imprese e che le imprese vedano
l’università come un bacino di risorse con il quale
crescere e produrre maggiormente.
3.11 Utilizzo facoltativo dei mesi estivi per
stage lavorativi con guadagno di crediti scolastici,
per volontà propria o per recuperare situazioni di
debito scolastico dello studente.
3.12 L’obbiettivo dello stage deve rispondere
al trinomio “SAPERE / SAPER FARE / SAPER
TRASFERIRE”. Quest’ultimo inteso come
consapevolezza che ciò che sto facendo mi sarà
utile per la vita. Passaggio necessario a
incentivare la motivazione e l’adesione degli
studenti ai tirocini formativi,ma poco presente
nei programmi della scuola italiana
3.13 Incentivare le opportunità dell’unione
europea “Progetto Erasmus per tutti”
3.14 Riguardo all’apertura al mondo del lavoro
con la previsione di tirocini curriculari, stage ed
alternanza scuola-lavoro vogliamo sottolineare
che pur essendo l’approccio positivo occorre
evitare i seguenti rischi:
La sola finalizzazione al lavoro non deve
sconfinare nella svalutazione dello studio fine a
se stesso che costituisce il fondamento del
pensiero teorico e della ricerca, in quanto è da
questi spazi che si crea nuovo sapere e la ricerca
“pura” può non essere immediatamente
finalizzata ad un’applicazione concreta.
Non una scuola all’esclusivo servizio delle
imprese: bene il collegamento con le esigenze
del territorio, ma la scuola non deve solo formare
lavoratori funzionali alle esigenze presenti, ma
cittadini e pensatori capaci di inventare e
realizzare le imprese future.
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Tirocini curriculari, stage, alternanze non devono
costituire occasioni di “sfruttamento” degli
studenti ed occasioni per reperire forza lavoro a
costo zero.
Alimentare le opportunità a scala mobile sociale
garantendo l’accesso a percorsi di studi evoluti a
tutti coloro che ne hanno la potenzialità
attraverso un servizio di orientamento e sostegno
economico a chi ne ha necessità.
3.15 Il Libretto formativo del Cittadino è una
componente indispensabile dell’attuale Riforma
della Scuola, che assume l’alternanza Scuola-
Lavoro come parte essenziale: chiunque ne può
cogliere il valore strumentale (di memoria e
riconoscimento), ma a un’osservazione attenta
non può sfuggire il suo significato simbolico. non
deve essere necessariamente in formato cartaceo
(come il vecchio “libretto di lavoro”); potrebbe
benissimo essere caricato sul chip della “Tessera
personale nazionale”, di colore azzurro, che già
contiene il Codice Fiscale e la Tessera sanitaria e
potrebbe contenere altri dati personali di identità
e localizzazione (come il rapporto di lavoro in
atto) oppure sensibili (come la cartella sanitaria di
rischio, ecc.), purché siano garantiti la
conservazione, la non alterazione, l’uso e la
stampa per l’interessato/a e la tutela anche
tecnica di sicurezza e privacy che richiederebbe
uno strumento così delicato. Per la compilazione
del Libretto formativo del Cittadino si definiscano
criteri univoci di derivazione UE, con riferimento
ai diversi iter professionali e ai loro possibili
sviluppi.
3.16 Iter professionali a composizione modulare
Già nel mondo universitario il Piano di studi per il
conseguimento di una Laurea è il risultato di un
itinerario composto da diversi apprendimenti,
obbligatori e scelti ed Erasmus ha dimostrato
sono riconoscibili ha livello europeo. A questo è il
mondo delle imprese, del lavoro e della
formazione professionale che si deve aprire,
valorizzando maggiormente studi e soluzioni
teoriche, mentre le Università italiane
probabilmente dovrebbero acquisire il fatto che,
in altri paesi europei gli stessi apprendimenti
hanno maggiori contatti e riscontri con la realtà.
La definizione di composizioni modulari di ciascun
Iter professionale consentirebbe di valorizzare gli
apprendimenti parziali, sia di chi studia sia di chi
lavora, senza differenze, visualizzare i contenuti
comuni dei diversi Lavori, migliorare e rendere
più efficiente la formazione professionale,
focalizzando meglio le necessità di crescita e
aggiornamento ed evitando i costi di inutili
ripetizioni,
favorire la flessibilità e la mobilità del lavoro,
facendo cogliere anche gli aspetti di possibili
arricchimento e sviluppo di carriera e non solo la
paura della perdita del posto e, nel contempo,
evidenziare carenze e necessità formative per
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favorire sia i processi di inserimento lavorativo sia
quelli di riqualificazione mirata e reinserimento,
rendendo più serie ed efficaci, le operazioni di
outplacement, rispetto a oggi. Mobilità e
ricollocazione tra settori di attività diversi - a
scopo di arricchimento e carriera professionale -
riguarda anche la Scuola.
3.17 Attività e Lavoro entrino a far parte del
Sistema scolastico l’apprendimento pratico e
teorico-pratico sul lavoro dovrebbe consentire il
raggiungimento di Diplomi professionali, sia di
secondaria superiore che di laurea. Anzi, nei casi
di eccellenza (istituti di ricerca, enti di
sperimentazione e certificazione tecnica e
aziende innovative), tale apprendimento
presenterebbe condizioni di vantaggio e, in
un’ottica di Sistema Paese, favorirebbe la
diffusione dell’innovazione, lo stimolo per la
ricerca, la cooperazione inventiva, la soluzione di
problemi e la nascita di imprese.
3.18 Integrare gli apprendistati nella Scuola Le
tre forme di apprendistato esistenti già
consentirebbero di rispondere a questa esigenza.
Un programma coordinato, tra Scuola e Lavoro,
consentirebbe di migliorare nel tempo i livelli di
scolarità del lavoro e, quindi, di qualità e
competitività delle imprese, soprattutto piccole,
riducendo il divario negativo rispetto ad altri
Paesi europei. In quest’ottica, nel progetto
“Garanzia giovani”, andrebbe fatta una netta
distinzione a favore delle imprese che
propongono esperienze di apprendistato rispetto
a quelle che si limitano allo stage.
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RISORSE PUBBLICHE E PRIVATE
Perché non si riproduca l’ennesima riforma che
rimane una bella intenzione teorica con scarsa
efficacia, occorre decidere subito misure di
effettivo impatto e scelte coraggiose:
se dall’istruzione dipende lo sviluppo di una
società in ogni senso occorre che l’investimento
su di essa sia prioritario. Infatti l’art.34 della
Costituzione garantisce che la scuola è aperta a
tutti e anche chi non ha i mezzi, ma e’
meritevole deve avere il diritto di continuare il
proprio percorso di studi.
Osservazioni:
4.1 Bisogna che le misure adottate abbiano
continuità, siano affidate a persone preparate e
convinte, segnino un punto di prospettiva certa.
Fondamentale il passaggio della riforma in cui si
dice che le risorse devono essere investite “in
ragione di obiettivi chiari e strategici di
potenziamento di ciò che i ragazzi imparano a
scuola”.
4.2 Anche le risorse per docenti, ATA,
tecnologie, ecc…devono avere questa finalità,
con verifica dei risultati. La certezza delle risorse
è fondamentale per qualsiasi programmazione
che sia veramente tale.
Purtroppo negli ultimi anni la scuola ha dovuto
convivere oltre che con i tagli anche con
l’assoluta mancanza di questo presupposto.
Infatti succede che Il finanziamento annuale (non
triennale) del fondo per il miglioramento
dell’offerta formativa da qualche anno viene
comunicato alla scuola ad anno scolastico quasi
concluso.
4.3 Lo Stato (o l’istituzione che ne ha il
compito) deve sempre garantire questo diritto
con l’erogazione di Borse di studio e contributi ai
più meritevoli. La scarsità di risorse a volte non
permette questo diritto e ciò è dimostrato dalle
percentuali sempre più basse di università che
erogano le borse di studio previste per gli
studenti. È necessario perciò trovare nuove
forme di finanziamento quali quelle dei privati:
4.4 Le borse di studio private (di aziende ma
anche di singoli privati), come già previsto da
molte università italiane per studenti che
elaborano tesi di laurea in determinate tematiche
vicine alle imprese, potrebbero essere
istituzionalizzate e o almeno facilitate dal punto
di vista fiscale per le aziende che intendono
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parteciparvi per creare un contatto diretto tra gli
studenti meritevoli e le imprese che necessitano
di capitale umano fortemente motivato,
competente e giovane.
4.5 La scuola deve tornare ad essere davvero
“pubblica”senza eccessivi finanziamenti e
facilitazioni a scuole paritarie o a famiglie che
preferiscono un’istruzione privata a quella
pubblica per svariate ragioni.
Le risorse dovrebbero essere impiegate per
migliorare la scuola pubblica in ogni suo ambito,
da quello fisico delle strutture a quello della
didattica. Se si decide di dare finanziamenti alle
private è fondamentale che anche in esse sia
applicata la valutazione complessiva sulla scuola.
4.6 E’ necessario riconoscere alle famiglie
che usufruiscono delle scuole statali la possibilità
di dedurre costi sostenuti per testi, rette, gite
d’istruzione, contributi alla scuola.
4.7 La riforma inoltre deve dare continuità
agli investimenti sia per la manutenzione, decoro
e ripristino funzionale degli edifici scolastici
svincolandoli possibilmente dall’obbligo dell’
appalto tramite “Consip” la centrale di acquisto
nazionale della pubblica amministrazione Italiana.
Questo per permettere maggior sicurezza in
primis e per ripensare con serietà a quali siano gli
spazi più adatti allo sviluppo di relazioni
educative aperte ed efficaci. Riguardo a ciò è
necessario coinvolgere in particolare le migliori e
più diverse professionalità pubbliche e private,
attraverso precisi disegni urbanistici non avulsi
dai piani di governo territoriali.
4.8 Pensare a istituire i “Social Impact
Bonds” all’insegnamento di appoggio per
studenti disabili o con difficoltà di
apprendimento. Oggi, gli insegnanti di appoggio
sono forniti alle scuole da cooperative esterne al
costo medio di 5 euro all’ora, causa la quasi
totale mancanza di fondi destinati a questo
scopo. Del resto un insegnante assunto
costerebbe “addirittura” il triplo.
4.9 Creare un canale preferenziale in cui
possano confluire i progetti per l’utilizzo dei fondi
dell’Unione Europea per migliorare le strutture
ed i laboratori delle scuole di cui oggi sono
deficitarie influendo su una scarsa offerta
formativa nella preparazione professionale degli
studenti e nella valorizzazione delle competenze
degli insegnanti.