La Bohème. Il profilo melodico della rivoluzione in giacchetta

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1 Piero Pagliani La Bohème. Il profilo melodico della rivoluzione in giacchetta Più invecchio, più mi convinco che La Bohème è un capolavoro e che adoro Puccini, il quale mi sembra sempre più bello. Igor Stravinskijj L’oggetto e l’occasione.......................................................................................................... 2 Drammaturgia e musica: metropoli, psicosi e melodie bipolari .............................................. 3 La bohème come cenacolo giovanile maschile ......................................................................... 5 Mimì, o dell’emancipazione femminile nell’epoca industriale ................................................ 6 Torsioni. I: aprile è il mese più crudele................................................................................ 10 Torsioni. II: le piccole cose, i grandi amori e i generi .......................................................... 12 Uno stato esistenziale e sociale transitorio .......................................................................... 16 Gli incerti confini della critica artistica al capitalismo .......................................................... 19 Una bohème senza Commune .................................................................................................. 21 Mimì: dal Tempo alla Storia ................................................................................................ 24 Le nuove bohème .................................................................................................................. 28 La più interessante bohème intellettuale del secondo Novecento ........................................... 31 Che cosa accade dopo che Mimì è morta?........................................................................... 32 Elenco alfabetico dei brani musicali citati e delle tracce relative .......................................... 38 Indice dei nomi, delle opere letterarie, delle opere musicali e dei personaggi ....................... 38 Nella foto: Anna Netrebko, Mimì al Festival di Salisburgo 2012

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Piero Pagliani regala ai lettori un nuovo libro sorprendente e ricchissimo di rimandi, collegamenti e implicazioni. In questo saggio, Pagliani usa nuovamente la musica per accompagnarci attraverso le varie dimensioni della crisi sistemica, in particolare quella esistenziale e quella ideale.Scavando nelle caratteristiche storiche, sociali e di genere di Mimì, del suo amante Rodolfo e dei suoi amici della bohème, il saggio ripercorre le speranze e le illusioni legate alla critica artistica al capitalismo, passando dal Secondo Impero, alla Comune di Parigi, la Rivoluzione d'Ottobre, il primo Novecento, la ricostruzione del secondo dopoguerra per giungere infine, con l'aiuto di Pier Paolo Pasolini, al Sessantotto e ai giorni nostri.

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    Piero Pagliani

    La Bohme. Il profilo melodico della rivoluzione in giacchetta Pi invecchio, pi mi convinco che La Bohme un capolavoro e che adoro Puccini, il quale mi sembra sempre pi bello.

    Igor Stravinskijj

    Loggetto e loccasione.......................................................................................................... 2

    Drammaturgia e musica: metropoli, psicosi e melodie bipolari .............................................. 3

    La bohme come cenacolo giovanile maschile ......................................................................... 5

    Mim, o dellemancipazione femminile nellepoca industriale ................................................ 6

    Torsioni. I: aprile il mese pi crudele................................................................................ 10

    Torsioni. II: le piccole cose, i grandi amori e i generi .......................................................... 12

    Uno stato esistenziale e sociale transitorio .......................................................................... 16

    Gli incerti confini della critica artistica al capitalismo .......................................................... 19

    Una bohme senza Commune .................................................................................................. 21

    Mim: dal Tempo alla Storia ................................................................................................ 24

    Le nuove bohme .................................................................................................................. 28

    La pi interessante bohme intellettuale del secondo Novecento ........................................... 31

    Che cosa accade dopo che Mim morta?........................................................................... 32

    Elenco alfabetico dei brani musicali citati e delle tracce relative .......................................... 38

    Indice dei nomi, delle opere letterarie, delle opere musicali e dei personaggi ....................... 38 Nella foto: Anna Netrebko, Mim al Festival di Salisburgo 2012

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    Loggetto e loccasione

    Questo articolo idealmente una continuazione del mio Wagnere il velo di Maya del capitalismo occidentale, pubblicato su Megachip lo scorso anno. Un articolo che ha ottenuto un insperato successo. Ma non per questo che mi sono impegnato nello scritto che segue. Con lanalisi della Bohme pucciniana cercher infatti di affrontare altre tematiche politiche e filosofiche - ed esistenziali, pour cause visto il tema - che ritengo importanti per capire la crisi materiale e ideale che stiamo attraversando. Come il Wagner, anche questo scritto, nonostante le apparenze, che non vorrei che passassero per pretese, non dunque uno studio musicologico, n letterario. E una riflessione politico-filosofica, lunico ambito oltre la logica matematica dove ogni tanto riesco a cavare qualche ragno dal buco.

    Iniziamo1. Ho sempre visto La Bohme di Puccini con piacere, ma lho a lungo sottostimata, pur intuendo

    che cera della grande musica, che per trovavo frammentata e nascosta allinterno delle sue belle melodie. Non era tanto uno snobismo da critico navigato, ch critico musicale non lo sono affatto, n musicologo, ma il mio atteggiamento derivava da unostinata passione per Wagner che metteva in secondo piano molte cose.

    I critici (professionisti) ostili a Puccini invece si sono solitamente dovuti destreggiare tra molti ostacoli per non riconoscere - in scienza se non in coscienza - la grandezza di questopera.

    una bella storia? Si, daccordo. Ma ce ne sono tante. E drammaturgicamente perfetta? S, per che uomo di teatro era Verdi! Ha melodie di straordinaria bellezza? Vabb, ma da sole non bastano. Ha unorchestrazione magistrale? Boh! S. Ma. Un po minimalista. Bella per carit. La sua partitura possiede soluzioni armoniche molto raffinate? Certo, c una gran tecnicai.

    Certo. Certo. Ognuno di questi ingredienti da solo non basta. Ma tutti insieme? Dopo la prima rappresentazione al Regio di Torino, nel 1896, il critico della Gazzetta Piemontese

    (progenitrice de La Stampa) scrisse che Bohme non aveva di certo lasciato molte impressioni nellorecchio degli spettatori, ma nemmeno le avrebbe lasciate nella storia dellopera. Mai previsione fu pi sballata! La Bohme ad esempio lopera di gran lunga pi rappresentata al Metropolitan di New York e la terza assoluta nel mondo (dopo Traviata e Carmen).

    Proprio un critico newyorkese ha condensato le difficolt di Bohme affermando che lopera si porta dietro una sorta di peccato originale: essere diventata un successo universale prima che i critici glielo consentissero.

    Unopera dunque di bellezza appariscente e di grandezza nascosta, almeno ai miei occhi finora. A spingermi a riflettere su Bohme e a vedere se era possibile congiungerne bellezza e grandezza, unoccasione specifica: lannuncio della sua trasmissione in vari cinema del mondo dal Covent Garden di Londra, con protagonisti Anna Netrebko e Joseph Calleja, il 10 giugno del 2015.

    Il grande soprano russo gia stata Mim in varie produzioni, come ad esempio quella del Metropolitan del 2010 con lacclamata regia di Zeffirelli o quella controversa del Festival di Salisburgo del 2012, per la direzione del nostro Daniele Gatti, in un allestimento in chiave moderna che ha fatto discutere (ma per me era pertinente, e il perch, che ci riguarda socialmente da vicino, lo vedremo pi in l). Infine Anna Netrebko stata una stupenda e struggente Mim in un magnifico film, assieme al tenore messicano Rolando Villazn, felicemente a suo agio nel ruolo di Rodolfo. E proprio a questo film, che si pu vedere su Youtube, faremo riferimento dora in avanti nel nostro viaggio musicale2.

    1 Le note di carattere pi tecnico sono in chiusura e numerate con numeri romani. A pi di pagina, numerate con numeri arabi, sono state mantenute solo quelle che servono a chiarire o arricchire il tema pi generale dello studio. 2 Lindirizzo www.youtube.com/watch?v=nPW0xP4zStI. Nel corso dellarticolo faremo riferimento ad altre due composizioni di Puccini. La prima Sole e amore, nellinterpretazione di Placido Domingo, www.youtube.com/watch?v=g0gtML_dDPc. La seconda il Capriccio sinfonico, diretto da Riccardo Muti,

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    Anna Netrebko un nome che fa dividere la critica. C chi la ritiene molto brava e chi la ritiene troppo bella. Pare che per qualcuno le due cose non possano andare daccordo. Mah! Chiss perch. Adesso sta creando anche divisioni politiche, dopo che ha donato un milione di rubli al Teatro dellOpera di Donetsk, la martoriata citt del Donbass pesantemente bombardata dallesercito di Kiev. Pur vivendo da alcuni anni a Vienna, la Netrebko si sempre dichiarata russa dalla testa ai piedi e in molti gliela vogliono fare pagare, promuovendo contro di lei varie forme di boicottaggio, o embargo3.

    Cos vanno oggi le cose in Europa e nel mondo.

    Drammaturgia e musica: metropoli, psicosi e melodie bipolari

    Drammaturgia e musica nelle opere, e specialmente in unopera come La Bohme, procedono di pari passo. Questo nonostante linsistenza di Puccini per la priorit che doveva essere accordata alla musica durante la creazione di unopera. E noto che mentre Illica e Giacosa erano intenti a preparare il libretto del secondo quadro, quello col famoso valzer di Musetta, Puccini scrisse a Giacosa che le parole dovevano avere il ritmo Coccoric, coccoric bistecca, perch cos voleva la musica. Giacosa ubbid e nacque il celeberrimo incipit Quando men vo, quando men vo solettaii.

    Ma il perfetto melange in Bohme di musica e parole, di musica e dramma, accennato nei suoi punti salienti con grande chiarezza in una breve magistrale lezione di Antonio Rostagno, docente di Musicologia alla Sapienza di Roma e grande esperto di melodramma4. Vi invito ad ascoltare questi venti minuti e a tenere a mente quanto detto sulle fiammate melodiche che si aprono allimprovviso e si chiudono subito. E un punto centrale, che molto ha influito sulla mia riflessione. Una riflessione che ha dovuto fare i conti con le mie limitate conoscenze musicali. Tuttavia in questo caso lignoranza pu essere stata di vantaggio: non potendo discettare di significati e collegamenti a base di accordi di settima di prima, seconda o altra specie, quinte parallele nascoste, linee di basso che funzionano anche come melodia e altre tecnicalit musicali, per le quali rimando alle ottime analisi citate nel testo, sono stato costretto a limitarmi alle cose che appaiono pi evidenti sia allascolto che nella partitura, le cose udibili da tutti senza sforzo. Con ci ho buone probabilit sia di essere pi seguito sia di evitare le sovra-interpretazioni.

    La Bohme stata tratta da un lavoro di Henry Murger, Scnes de la vie de bohme, che a sua volta era lespansione in forma di romanzo di una pice teatrale intitolata La Vie de bohmeiii. Se non in pochi punti del finale, Giacomo Puccini e i suoi librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, si basarono sul romanzo o su libere invenzioni (il secondo e specialmente il terzo quadro). Ricordo questa origine, del tutto nota agli studiosi, solo per mettere in chiaro che non parler della bohme di Murger ma di quella di Puccini. Cercheremo ad esempio di capire chi la Mim dellopera e non la Mademoiselle Mim del romanzo, che sono caratteri anche molto distanti. Qualche volta faremo brevi incursioni nel lavoro di Murger e in altri che parlano di quellambiente, solo per qualche indicazione o qualche verifica. Una scelta che pu apparire strana visto il proposito di questo scritto, perch nelle Scnes il sottofondo sociale senza paragoni pi esplicito che nellopera di Puccini, cos come sono ben poco idealizzati i personaggi. Come vedremo, Puccini, Illica e Giacosa si dedicarono infatti a unoperazione di meticolosa distillazione degli elementi sociali e politici presenti nelloriginale per offrire un affresco poetico e neutrale di un mondo particolare. Ma il bello, se cos posso dire, proprio questo. Forse la cosa principale che spero di essere riuscito a dimostrare, che nonostante

    www.youtube.com/watch?v=DUodleoEdoE. I brani citati sono riportati in una tabella finale assieme alle tracce nel formato ore:minuti:secondi. Se si collegati in rete si pu utilizzare il link al punto esatto delle relative pagine di Youtube., sia a partire dalle tracce listate nella tabella sia a partire dalle citazioni nel testo. Come si vedr, ho largamente privilegiato lascolto degli esempi musicali rispetto alla loro riproduzione sul pentagramma. 3 Nel giugno dellanno venturo, Anna Netrebko sar Elsa von Brabant nel Lohengrin di Wagner, diretto da Christian Thielemann a Dresda. Sold out con 18 mesi di anticipo! Essendo il suo debutto wagneriano assoluto, tutto il mondo musicale che conta arriver in massa a Dresda per attenderla al varco. E sicuramente in molti cercheranno di impallinarla, anche per motivi politici. Forza Anna! 4 www.youtube.com/watch?v=uLSjzcn_aZk

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    questo sforzo di occultamento gli elementi sociali costitutivi della bohme tornano a galla. E la cosa sorprendente che riemergono innanzitutto grazie al personaggio pi idealizzato e poetico di tutti: Mim. Una figura femminile apparentemente semplice, ma in realt tra le pi complete, credibili e belle di tutta lopera lirica. Non solo, si vedr anche, almeno spero, che proprio quello sforzo di distillazione da parte degli autori di Bohme permette addirittura di riflettere meglio sul significato sociale e politico della bohme parigina e di quelle che ne calcarono le orme.

    Iniziamo allora cercando di elaborare i motivi della particolare attenzione che Antonio Rostagno pone su queste fiammate melodiche che appaiono e scompaiono rapidamente.

    La prima viene da parte di Rodolfo. Ha appena incontrato Mim e lha trattenuta nella sua soffitta con una piccola bugia, prendendole e scaldandole la gelida manina. Qui occorre fare subito un inciso: secondo me lei la bugia lha capita benissimo e la mano lha messa apposta vicino a quella di Rodolfo. Come vedremo, sempre Mim che ha il ruolo trainante nel loro rapporto, fino alla fine, e questa una sua caratteristica sociale e di genere. E che andr cos lo si dovrebbe capire fin da subito, da un particolare talmente palese che spesso passa inosservato: non Rodolfo a bussare alla porta di Mim, ma il contrario. Bene, ora Rodolfo sta presentando se stesso alla ragazza e sulle parole Talor dal mio forziere si accende per la prima volta il tema dellamore. Un tema che verr pi volte ripreso, come c da aspettarsi dato che Bohme una storia damore tra due giovani.

    La seconda, magnifica, fiammata melodica si situa esattamente al centro della presentazione della ragazza, che si apre col celeberrimo Mi chiamano Mim. Possiamo intitolare il tema di questa fiammata melodica aprile il mese pi dolce. Ma quando vien lo sgelo, dice Mim dopo aver parlato della sua cameretta da cui vede i tetti di Parigi, il primo solo mio. Il primo bacio dellaprile mio e la fiammata si spegne subito, nuovamente sulle parole Il primo sole mio. Una manciata di secondi. Rostagno sottolinea proprio come in Bohme le aperture melodiche subentrino dimprovviso, durino pochissimo e si chiudano velocemente. E collega questo andamento alla psicosi che caratterizza la vita nelle grandi citt che in quel momento si stanno formando (siamo infatti nel pieno della fase di sviluppo del termocapitalismo industriale occidentale). Momenti di euforia e di depressione si alternano. Per parafrasare le sue parole, si potrebbe dire che sono melodie bipolari. E un termine che non so quanto sia corretto, ma

    fornisce qualche orientamento. Il concetto di bipolarit sar centrale in questo studio e lo user in un senso pi ampio di quello strettamente psicoanalitico, per illustrare fenomeni di separazione-attrazione che occorrono a differenti livelli dellesperire dei personaggi: gli stati danimo, le cose-affetto e le cose-merci, il valore duso e quello di scambio, la campagna e la citt, il maschile e il femminile, il mondo delle grisettes e quello dei bohmiens, il lavoro manuale e quello intellettuale, le diverse strategie di sopravvivenza. Polarit che si intrecciano, si condizionano, a volte si attenuano a vicenda e a volte si esasperano5.

    Intanto notiamo che queste due fiammate melodiche, che danno il marchio musicale alle due presentazioni e quindi ai due personaggi, sono complementari e questa complementarit finir

    5 Limportante critico e teorico musicale Heinrich Schenker aveva completamente travisato questo aspetto dei personaggi di Bohme, che invece centrale. Contrapponendolo alla coerenza dei sentimenti e dei desideri, seppur non sempre nobili, di personaggi come il conte nelle Nozze di Figaro o Don Giovanni, accusava Puccini di non essere un musicista serio e di aver preso dal libro di Murger solo la superficiale salacit del materiale. In modo piuttosto disonesto (Neue Revue, 8/9, 1897). Pi che un giudizio un esempio paradigmatico di pre-giudizio e almeno per due motivi. Se si leggono le Scnes di Murger si nota senza fatica che lincoerenza dei suoi personaggi fa sembrare quella di Rodolfo e soci un comportamento lineare degno di un professore teutonico. In secondo luogo, le parole sprezzanti di Schenker sono precedute da unasserzione molto discutibile: Si pu utilizzare la musica solo per ci che o completamente vero o completamente falso. Sono esterrefatto di fronte a questa logica non solo binaria, senza sfumature, ma monotnica: qualunque cosa succeda si va avanti allo stesso modo. Una logica tecnicamente pulita ed esteticamente affascinante ma inapplicabile alla vita reale e che qui dovrebbe addirittura dettare le norme della psicologia dei personaggi di unopera come Bohme. Proviamo a chiederci se una poesia completamente vera o completamente falsa. Proviamo a chiederci se lo sono i sentimenti. Chiediamoci se sono sempre uguali a se stessi. Poesia e sentimenti sono come domande, non sono sottoponibili a criteri di validazione o falsificazione.

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    per formare essa stessa una bipolarit. Ed proprio la loro complementarit-bipolarit che costituisce il motore che far muovere il dramma e gli fornir una logica e una coerenza, psicologica, drammaturgica, musicale e sociale.

    Sono due temi che apparentemente non parlano della stessa cosa: di infatuazioni, quello di Rodolfo, di stagioni quello di Mim. Solo nel corso del dramma capiremo quanto siano invece interlacciati ma anche quanto lo siano in modo non lineare e spesso, per lappunto, bipolare o dissonante. Perch il movimento che questo legame produce, pi che per tesi e antitesi procede per speranze e successive delusioni che obbligano a rovesciare i dati, a rimettere in discussione ci che stato e ci che sar. E questo avverr attraverso un mobile rapporto tra semantica e musica, allinizio segnato dalla concordanza e poi dallopposizione.

    Melodie bipolari, dunque, che osservano una logica bipolare che fa procedere la vicenda per sbalzi dumore dovuti a due condizioni economico-esistenziali particolari quella della bohme e quella delle grisettes, perch Mim una grisette. Tenete a mente questo termine sociologico che ha unimportanza fondamentale nel nostro discorso. Ci ritorneremo subito, ma vogliamo prima sottolineare una cosa.

    Infatuazioni, abbiamo detto. Infatuazioni bohmiennes. Vediamo su quali parole si dipana lapertura melodica di Rodolfo: Talor dal mio forziere ruban tutti i gioielli due ladri: gli occhi belli. Insomma, Rodolfo sta dicendo a Mim che il suo forziere dartista, che la sua creativit ma anche il suo cuore, talvolta depredato da una donna. Si sta cio riferendo a storie damore precedenti. Storie damore forse con attrici, come succedeva, ma pi spesso con grisettes. Questo rimando a precedenti infatuazioni ci dice che la vicenda tra Rodolfo e Mim da una parte eccezionale, come lo sono tutte le storie damore, ma dallaltra anche una vicenda socialmente tipica. Unica perch uniche sono le persone, ma socialmente emblematica nellunire un bohmien a una grisette. Vicende damore che iniziano facilmente. Rodolfo ha appena accennato a quelle passate e subito si dimostra disponibile per una nuova avventura: Ventrar con voi pur ora, quei ladri (cio gli occhi belli) con voi sono di nuovo entrati nel mio forziere. E subito aggiunge Ma il furto non maccora seguito dalla ripresa del forte motivo dellamore e dalle parole poich vha preso stanza la speranza, trascinate sullonda della distensione melodica stessa.

    Storie appassionate damore che iniziavano facilmente, dunque, ma che avevano uno

    svolgimento molto spesso burrascoso. In questo lamore tra Rodolfo e Mim tipico della bohme. E quasi la fotocopia nel registro della tragedia delle tempeste amorose, vissute nel registro della commedia, tra Marcello, il pittore che condivide con Rodolfo la soffitta, e Musetta, che non una grisette, ma una lorette. Un altro termine socialmente connotato.

    Dobbiamo quindi addentrarci nellambientazione geografica e sociale della storia. Ma prima soffermiamoci ancora brevemente su drammaturgia e musica.

    La Bohme si apre con una brevissima introduzione. Non ha un preludio. Una scelta che ha un senso drammaturgico che ritroveremo, ad esempio, nellElektra di Richard Strauss: lo spettatore fin dalle prime note immesso in medias res, nel mezzo di una vicenda che era gi iniziata dietro il sipario che ora si apre. Ma mentre le note iniziali di Elektra ricordano una tragedia aristocratica, lassassinio di Agamennone, e ne preannunciano unaltra alla prima legata, in Bohme lo spettatore si trova in mezzo a un tran-tran borghesuccio sottolineato da una musica confusionaria che non impone un centro tonale e descrive il susseguirsi di tante azioni normali che si svolgono tra cose normali, piccole vicende e piccoli oggetti per piccoli personaggi. La Bohme tutta fatta di questi ingredientiiv.

    La bohme come cenacolo giovanile maschile

    Rodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo: ho un freddo cane. Cos allinizio del primo quadro Marcello scherza, ma non troppo, con Rodolfo. I dialoghi che seguono hanno due caratteristiche. La prima che sono una presa in giro del linguaggio aulico (e quindi anche di quello del melodramma, come avverr anche durante il giocoso duello tra gli amici nellultimo quadro). La seconda che il linguaggio di questi giovani quello dellironia che essi usano per esorcizzare sia il loro freddo fisico sia il loro freddo sociale, che non la solitudine in un

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    popoloso deserto che chiamano Parigi (come diceva Violetta in Traviata), ch la solitudine, come vedremo, il freddo di Mim non il loro, ma la tarda a venire - se mai ci sar - realizzazione dei loro sogni artistici e culturali.

    Il freddo, che il protagonista ambientale assoluto di Bohme, qui preso in giro. Nella sua lezione, Antonio Rostagno afferma che i bohmiens sono molto pi attrezzati di Mim

    a sfidare il freddo sociale della metropoli. E una riflessione scabra ed essenziale, ma che dice almeno il 50% di quello che occorre dire sulla drammaturgia di questopera. Che ci sia vero infatti lo stiamo vedendo proprio ora, allinizio dellopera, e lo capiremo tra poco: lironia non una dimensione di Mim, ma solo del gruppo di bohmiens. O meglio, dei bohmiens quando sono in gruppo: tutti e quattro riconoscono di avere lo stesso coraggio e la medesima speranza, scriveva Henry Murger nelle Scnes6. E quindi si riconoscono nello stesso spirito ironico di sfida, come si vedr anche allinizio del tragico quadro finale. E dopo Freud sappiamo che lironia serve a disfare il rapporto con una realt non sostenibile. Quindi una strategia di sopravvivenza di cui i bohmiens fanno uso ma che preclusa a Mim, se non in un estremo e struggente momento di autoironia quando si paragoner alla bellezza non di unaurora ma di un tramonto. Solo una

    donna pu essere autoironica su cose serie e drammatiche. Una delle tante lezioni che implicitamente e senza volerlo questa soave fanciulla impartir ai bohmiens. Siamo per ormai allultimo quadro. Torniamo al primo.

    Per scaldarsi Rodolfo propone di porre rimedio con lardente mio dramma. Vuoi leggerlo forse? Mi geli, gli risponde ironico Marcello. Ma Rodolfo non vuole leggerlo,

    vuole bruciarlo nel caminetto, perch il dramma [a]l secol gran danno minaccia... E Roma in periglio!. Si va avanti col filosofo Colline che ironizza iperbolicamente Gi dellApocalisse appariscono i segni, solo perch non gli hanno accettato i libri al Banco dei Pegni e poi vedendo il dramma di Rodolfo che brucia nel camino commenta: Lo trovo scintillante!. Si continua tra i lazzi degli amici e lautoironia di Rodolfo (In quellazzurro guizzo languente, sfuma unardente scena damor), finche la fiamma si consuma e non ci sono pi fogli. Al che gli amici rivolgendosi a Rodolfo intonano Abbasso, abbasso lautore!.

    Abbiamo qui quasi unattualizzazione dellopera buffa rossiniana, coi suoi diamine, questa bestia di soldato, questo cane di tutore. Ma a ottantanni di distanza lambientazione non ha pi nulla a che vedere con Rosine, tutori arrapati, e men che meno con conti dAlmaviva sotto il falso nome di Lindoro. Anzi, lunico Alcindoro che c in Bohme, lanziano amante protettore di Musetta, far una grama figura al caff Momus, nel secondo quadro, come il dottor Bartolo nel Barbiere. Qui, nel primo quadro, vediamo invece bohmiens che stanno scherzando tra loro sul fatto di essere spiantati e incompresi nelle loro aspirazioni e nelle loro capacit. Artistoidi e studenti con la sindrome dellonnipotenza e quindi sbalzati tra speranze e delusioni.7 Ma anche persone che fanno veramente fatica a campare. Per la parola miseria salter fuori solo nel quadro finale, quando si renderanno conto che non hanno nulla per aiutare la malatissima Mim: Nulla! Ah! miseria! dir Marcello sconsolato a Musetta8. La tragedia di Mim sar per i bohmiens lo specchio del loro fallimento. Di che tipo di fallimento si tratti lo vedremo in seguito. E avremo delle sorprese poco romantiche.

    Mim, o dellemancipazione femminile nellepoca industriale

    Mim una grisette, una figura contigua alla bohme ma che non identificabile con essa. Le grisettes che popolano Parigi in quellepoca sono giovani e giovanissime donne, spesso appena inurbate

    6 Se non diversamente specificato, le traduzioni dei testi citati sono mie. 7 Si noti che in questo periodo, dopo il riordinamento delle facolt da parte di Napoleone I nel 1806, il sistema di istruzione universitaria francese era in piena espansione. La Sorbona (Scienze, Lettere, Teologia), sulla Rive Gauche, rivaleggiava con le nuove Grande coles (politecnici) che nascevano su impulso dello sviluppo capitalistico. 8 Qui mi viene prepotentemente in mente quel Karl Marx che non aveva nulla per poter comprare le medicine per i suoi figli: non unesagerazione la mia insistenza nel considerare Marx un bohmien sui generis. Fatto importante, come ho cercato di spiegare in Wagner.

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    dalla campagna. Il termine che le definisce viene dal colore della stoffa di poco conto con cui erano fatti i loro abiti da lavoro, perch fanno parte della classe lavoratrice. Sono fioraie o sartine, nei laboratori o a domicilio (a tela o a seta ricamo in casa e fuori), oppure commesse, a volte nei grands magasins che allepoca stanno nascendo. Quindi sono pienamente inserite nel ciclo dellindustria tessile urbana.

    Vivono talvolta con una parente, come la madre, ma solitamente sono indipendenti (Vivo sola, soletta) e a volte mandano soldi a casa, alla famiglia lontana dalla quale si sono emancipate, non solo in senso sociale ed economico, ma anche morale e di costumi: Non vado sempre a messa, ma prego assai il Signor, confessa Mim. Pur devota si sta staccando dalle convenzioni religiose, cosa allepoca vista molto male. In parole povere, le grisettes costituiscono la prima avanguardia dellemancipazione femminile consentita dal lavoro nellepoca industriale e quindi, come vedremo, subiscono le gravi contraddizioni implicate da questo ruolo di rompighiaccio. Tra le altre cose, attorno a loro gira una leggenda di ragazze facili che ha valicato anche i confini della Francia. Ma quanto c di vero in questa leggenda? Dire grisette un po come dire operaia o piccola impiegata di nuova immigrazione. Sono ragazze facili? Cosa significa facili?

    Per iniziare a rispondere cerchiamo di capire cosa vuol dire Mim con la sua autodescrizione Vivo sola soletta. A noi sta dicendo che la sua vita quella di una classica grisette. E questo lo abbiamo capito. Ma a Rodolfo cosa sta dicendo? Lo sta informando che in quel momento non sta con nessuno, libera. Anche Rodolfo lo aveva fatto capire con la faccenda del forziere e degli occhi belli, ma da par suo, arzigogolando poeticamente sulle metafore. Infatti un bohmien e, come se non bastasse, un letterato. Mim diretta, va al sodo, con dolcezza ma senza fronzoli. Infatti una grisette. Non solo: Mim una donna.

    Beh, qualcuno potrebbe commentare, un po sfacciata questa ventiduenne con le sue iniziative nei confronti dellaltro sesso, almeno per lepoca. Ma cosa vuol dire sfacciata? Dire sfacciata a una grisette po come dire a un minatore che tutto sporco. In s una scemenza. Certo, i borghesi sono anche capaci di farlo. Anzi lo fanno spesso per sottolineare quanto loro e le loro mogli siano invece dabbene e puliti. Perch invece non possiamo accettare questi superficiali giudizi? Proviamo a pensare. Siamo alla vigilia di Natale e sappiamo benissimo che chi solo, a Natale molto solo. E le grisettes arrivano nella citt come aspirate dallo sviluppo capitalistico da un altro ambiente. Devono ricostruire lo spazio di sociabilit che hanno perduto. In pi lo devono ricostruire in una metropoli che le relega al suo margine sociale mentre incrementa a ritmo accelerato le proprie dimensioni fisiche e demografiche.

    Provate a leggere La ragazza Carla di Elio Pagliarani. Carla una grisette del miracolo economico italiano del dopoguerra. Ha molte caratteristiche

    esistenziali e psicologiche che laccostano a Mim. Il poemetto dedicato a una giovanissima impiegata tanto poco allenata alle domeniche cittadine che, spesso, il sabato, si prende un sonnifero, opportunamente dosato, che la faccia dormire fino al luned:

    Carla Dondi fu Ambrogio di anni diciassette primo impiego stenodattilo allombra del Duomo []

    Si pu dire benissimo Esco a prendere una boccata daria ma anche a questo a non affogare per strada di domenica da soli ci vuole temperanza ed abitudine. 9

    Non altro che il freddo sociale di cui parla Antonio Rostagno. Ma proprio queste somiglianze per contrasto ci fanno capire che sarebbe una forzatura pensare di trovare nella seconda met del Novecento o addirittura oggi un tessuto sociale paragonabile a quello della bohme dellOttocento. E infatti una forzatura quella descritta dal musical Rent di Jonathan Larson, dove Mim una ballerina con lAids, Roger (Rodolfo) un cantautore positivo allAids, Mark (Marcello) un regista indipendente, Maureen (Musetta) unattrice bisessuale, Schunard (Schaunard) una drag queen con lAids e infine Collins (Colline) un professore gay con lAids innamorato di Schunard. No, non va. C un affollamento, una grande ridondanza di politicamente corretto a stelle e strisce che fa sembrare Rent uninvoluzione buonista della

    9 Le citazioni sono da Elio Pagliarani, La ragazza Carla, Garzanti, Milano, 2006.

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    cervellotica Bohme del 1984 allo Sferisterio di Macerata dove il grande regista maledetto Ken Russell faceva morire Mim di overdose. Non ci siamo. A parte la vicenda personale di Jonathan Larson, che invero molto Bohemian, pensare che quella sia la moderna bohme una pretesa radical-chic. I veri bohmiens di oggi, o meglio i para-bohmiens della societ cosiddetta post-industriale (leggi: orrendamente e mefistofelicamente finanziarizzata) che divora la classe media, sono quelli messi in scena nella produzione del Festival di Salisburgo alla quale avevamo accennato, dove Rodolfo uno sceneggiatore che non riesce a sfondare e vive scribacchiando su riviste di settore, Marcello un artista mancato costretto a fare il grafico pubblicitario e Mim una depressa di cui si sa poco e assume psicofarmaci (bipolarit allo stato puro e si pensi ai sonniferi della ragazza Carla).

    I loro immediati predecessori sono quindi i lavoratori di basso livello annegati nelle fabbriche o negli uffici della societ pienamente industriale, anello che sociologicamente congiunge i bohmiens e le grisettes della societ ottocentesca in montante industrializzazione ai para-bohmiens della societ post-industriale (ovvero in crisi sistemica). Detto in altri termini un uomo o una donna bicentenari sarebbero stati prima bohmiens o grisettes, poi travet, infine para-bohmiens, cio giovani istruiti disoccupati o sottoccupati. Non sono collegamenti lineari, ovviamente, ma che passano attraverso le torsioni applicate dalle trasformazioni economiche e sociali, come cercheremo di vedere pi in l. NellOttocento le semi-proletarie grisettes non se la intendevano col proletariato di fabbrica, ma coi bohmiens, che costituivano unaltra figura sociale. Probabilmente perch facevano parte dello stesso tessuto urbano. Oggi nella figura dei para-bohmiens convergono invece sia quelli che nellOttocento sarebbero stati bohmiens in senso stretto sia chi nel Novecento avrebbe costituito il proletariato e il ceto impiegatizio di fabbrica.

    Torniamo a Parigi. Le grisettes abitano nel Quartiere Latino, come i bohmiens, banalmente per lo stesso motivo: perch l gli affitti sono pi abbordabili. Spesso sono sgraziate, non curano il proprio aspetto. Potremmo dire, con Gozzano, che non di rado sono quasi brutte, prive di lusinga, come la Signorina Felicita. O meglio, c una gran differenza tra una bella ragazza e una bella grisette10. Ma questo conta poco, perch con la bohme hanno un rapporto stretto, ne sono parte integrante, ma non integrata, come invece alcune letture vogliono suggerire. E ci importante nel nostro discorso. Per sopravvivere la grisette accetta non di rado doni da ammiratori facoltosi, chiamati amant mtallique, uomini di ceto pi alto del loro (e per i quali sono ragazze facili) e di quello dei loro amici e amant de coeur della bohme (per i quali sono ragazze da amare). E il loro cuore infatti l. In questo Mim, come vedremo, non eccezionale. E per questo che sono facili? O sono soggette a una vita bipolare sia materialmente che sentimentalmente?

    Le grisettes, poi, sono immerse nella bohme anche culturalmente. Vengono dalla campagna ma con la mente aperta, lavorano sodo ma sono curiose. Dio le benedica! La grisette a volte posa per i pittori, ma solo per quelli che ritiene geniali. A volte recita i versi del suo poeta. La sua vita programmaticamente bipolare, non perch lo voglia, ma perch non pu far altro. Perch le regole della vita sono imposte da fuori. E una vita scissa tra due grammatiche contrapposte, la dipendenza per sopravvivere e lindipendenza esistenziale, tra amori simulati e amori veri. Eppure la sua meta finale proprio lamore metallico, quello che le dar sicurezza.

    Cest la vie (ou la mort)11.

    10 Alfred de Musset, Mademoiselle Mim Pinson, Arvensa ditions, 2014, pag. 11. Erano unaltra frode romantica Avevano mani grosse erano sproporzionate, non erano trionfanti, non erano aggraziate. (Mark Twain, Innocents Abroad, The American Publishing Company, 1869, reperibile online al Project Gutenberg). Ma forse una grisette potrebbe essere descritta anche cos: un visino sentimentale composto: da un tupp di capelli biondi o neri; una fronte leggermente convessa, sotto la quale splendono due occhi pi furbi che grandi, pi tenuti in freno che per natura modesti;da un nasino schietto con due narici rosee, aperte, palpitanti - non di attualit - che si direbbe fiutino lamore, e spirino la volutt; e finalmente da una bocca con due labbra dun color pi vivo di quello dun midollone di cocomero venduto alla prova. Cos la Gigia, una grisette la cui storia a Milano comunissima quando ormai a Parigi ma anche a Torino, morta lultima grisette, inverosimile (Cletto Arrighi, La Scapigliatura e il 6 febbraio, cap. VIII, Ellera Edizioni, 2013). 11 Jenny a t si utile lart!. Jules Janin suggerisce la figura della grisette modella in Jenny la Bouquetire del 1831, ripreso in La grisette (entrambi reperibili a www.bmlisieux.com/curiosa/janin09.htm). Questa tesi viene in parte sostenuta anche da Marie Lathers in Bodies of Art, French Literary Realism, and the Artists Model (University of

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    Musetta invece una sorta di grisette a uno stadio superiore. Infatti una lorette. Le due figure non avevano sempre le stesse origini sociali, anche se una grisette poteva diventare una lorette. Al contrario di una grisette, una lorette godeva di una rete protettiva di amicizie (si pensi allindignazione corale quando Violetta viene insultata da Alfredo alla festa di Flora alla fine del secondo atto di Traviata). Musetta ha un appartamento non sulla proletaria Rive Gauche, bens sulla borghese Rive Droite (dove appunto c la chiesa di Notre-Dame-de-Lorette) ed mantenuta da un uomo anziano, anche se, come tutte le lorette, rifiuta di legarsi a lui. Quando nel secondo quadro al caff Momus rivedr il suo ex, Marcello, si liberer del vecchio con uno stratagemma e ritorner nelle braccia del pittore spiantato che ama. Ma larmonia tra i due

    durer poco. Da brava lorette lei gli ribadir: Io detesto quegli amanti che la fanno da mariti. La letteratura ci parla dei rapporti intensi, brevi e tumultuosi che si consumavano al Quartiere

    Latino. Qualche volta, ovviamente, prendevano anche una piega casalinga, ma non era la regola nei rapporti tra individui scissi da una vita gaia e terribile (Murger) che sapevano essere transitoria, per i maschi in una direzione e per le donne in unaltra.

    Per le ragazze Carla, le grisette-travet dellepoca industriale matura, i rapporti con laltro sesso sono altrettanto difficoltosi, ma in questo caso perch non preparati, perch sbucano allimprovviso dal freddo sociale inattesi e spaventosamente privi di senso, come quando il

    compagno delle serali che laccompagna a casa, le mette improvvisamente le mani addosso sopra il ponte sulla ferrovia. E Carla fugge:

    forse il fischio e nebbia o il disperato stridere di ferrame o il tuo cuore sorpreso, spaventato il cuore impreparato, per esempio, a due mani che piombano sul petto

    Solo pudore non che la fa andare fuggitiva nei boschi di cemento o il contagio spinoso della mano.

    Siamo lontani dalla amoralit delle trisavole grisettes di Parigi. Eppure, questa ipermoralit ne forse la trasposizione nellepoca della tumultuosa rinascita industriale che crea un limbo di valori, sospesi tra quelli certi del passato e quelli non ancora costruiti del futuro. Un limbo pieno di paure, insicurezze, sensi di colpa. Una condizione preparata da quella della generazione precedente, quella della terra desolata che ha vissuto un pallido e stanco prolungamento della amoralit delle grisettes, senza sensi di colpa, ma ormai anche senza pi un senso:

    Ed ecco arriva il giovanotto foruncoloso, Impiegato duna piccola agenzia di locazione, sguardo ardito, Uno di bassa estrazione a cui la sicurezza Saddice come un cilindro a un cafone rifatto. Ora il momento favorevole, come bene indovina, Il pasto ormai finito, e lei annoiata e stanca, Lui cerca dimpegnarla alle carezze Che non sono respinte, anche se non desiderate. Eccitato e deciso, ecco immediatamente lassale; Le sue mani esploranti non incontrano difesa;

    La sua vanit non pretende che vi sia unintesa, ritiene Lindifferenza gradita accettazione. [] Accorda un bacio finale di protezione, E brancola verso luscita, trovando le scale non illuminate...

    Lei si volta e si guarda allo specchio un momento, Si rende conto appena che lamante uscito; Il suo cervello permette che un pensiero solo a met formato Trascorra: Bene, ora anche questo fatto: lieta che sia finito.

    Nebraska Press, Lincoln and London, 2001). Altri per contestano che le grisettes siano state le modelle preferite dei pittori parigini (si veda Susan Waller, The Invention of the Model: Artists and Models in Paris, 1830-1870. Ashgate, Aldershot, 2006). E vero che i pittori che si affermavano preferivano utilizzare modelle professioniste (che si stavano organizzando in agenzie). Tuttavia la modella prediletta di Manet, quella ritratta in Le Djeuner sur lherbe e in Olympia, Victorine Meurent, veniva dalla classe lavoratrice, anche se poi diverr essa stessa una pittrice di un certo nome (la sua storia raccontata nel romanzo del 2008 A Woman with No Clothes on, di V.R. Main). La Mim di Murger per poter vivere, alla fine si era messa a fare la modella. I resoconti e le inchieste dellepoca ci dicono che le grisettes che non raggiungevano la sicurezza tramite ununione conveniente, spesso erano destinate a morire prematuramente di malattia (tipicamente la tubercolosi), a prostituirsi, o a diventare squilibrate (si veda mile de La Bdollire, Le Nouveau Paris, histoire

    de ses 20 arrondissements. Gustave Barba, Paris, 1860). Possiamo notare che se La Traviata suggerisce che Violetta sia malata a causa di una vita dissoluta (si presenta brindando con champagne), in Bohme, Mim malata per colpa di unesistenza disagiata.

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    E quanto succede alla dattilografa a casa allora del t, ci dice Eliot, in un piccolo appartamento pieno di piccole cose, una stufa, barattoli di cibo conservato, biancheria stesa, calze, pantofole, fascette e camiciole ammucchiate sopra il divano che di notte il suo letto12. Se non chiaro, per capire cosa hanno a che vedere le sartine dellOttocento con le dattilografe del primo Novecento, con le stenodattilografe del secondo Novecento e con le ragazze dei call-center del Duemila o Zerocento finanziarizzato, basta chiederlo ai fantasmi di Monsieur le Capital e Madame la Terre. Tra le altre cose possiamo chiedergli se sono state e sono ragazze facili (o imbranate).

    Giunti a questo punto devo sottolineare, o ammettere, una cosa. La mia lettura si distanzia dallinterpretazione delle grisettes che viene data da alcuni settori della moderna letteratura femminista. E chiaro da quanto detto che non ritengo che la grisette sia una bohmienne donna13. Per sostenere questultima tesi vengono attivate argomentazioni tipicamente post-moderne, che invadono la storia passata con categorie posteriori, rivestendo i protagonisti con panni non loro. Unoperazione possibile grazie a collegamenti, analogie e deduzioni squisitamente intellettuali, che alla fine creano, pur senza volerlo, ideal-tipi che dovrebbero giustificare quella che finisce per essere non una dimostrazione bens lasserzione assiomatica di una particolare finalit della Storia e una petizione di principio.

    Le differenze tra Mim e la sua trisnipote Carla ci obbligano invece a procedere su altri piani e con altri metodi e quindi a non idealizzare la figura della grisette. Una delle differenze basilari tra le grisettes dellOttocento e le grisette-travet del Novecento inoltrato - e che induce differenze anche sul piano delle relazioni con laltro sesso - che queste ultime sono inserite, come subordinate, in una gerarchia ben definita dai rapporti sociali capitalistici, laddove le prime non occupavano una posizione fissa nella gerarchia sociale. E questo per un motivo strutturale. Paradossalmente la feroce organizzazione classista della met dellOttocento, cos ben descritta ad esempio da Victor Hugo, doveva fare i conti con zone dombra dovute allancora incompleto passaggio dalla sussunzione formale del lavoro al capitale a quella reale. La percezione di s nella struttura sociale era quindi imprecisa, sia perch si era di fronte a una novit, sia perch era proprio imprecisa la collocazione nei rapporti di produzione. Se per istintiva difesa dei propri privilegi, che aveva una storia politica che iniziava almeno dal 1789, il borghese riusciva a collocarsi nella sua classe in modo pi sicuro, questo non succedeva col proletariato e meno che meno col proletariato di recente inurbamento. Il 1848 fu una sveglia politica, ma molto cammino doveva essere ancora compiuto. La critica di Marx a Louis Blanc e alla sinistra francese dellepoca verteva proprio su questa imprecisa autopercezione, in particolare quella dei lavoratori ormai subordinati al capitale che si consideravano ancora artigiani quasi indipendenti - per cui la sinistra cercava la pietra filosofale mentre la borghesia batteva moneta a corso legale14.

    Mim ricama in laboratorio (fuori) ma anche a casa dove inoltre ama fare fiori di stoffa che vende (gaia fioraia, la presenta Rodolfo agli amici). La grisette non era una proletaria di fabbrica n una bohmienne femmina. Era una semi-proletaria che vagolava nel tessuto urbano parigino alla ricerca di un ruolo. La bohme - che come vedremo era maschile, et pour cause - era una tappa di questo pellegrinaggio. Una tappa instabile che metteva a contatto due imprecisioni sociali, quella delle lavoratrici grisettes e quella di giovani borghesi e piccolo-borghesi che vivevano nelle zone dombra di una societ in via di profonde, veloci e laceranti trasformazioni sociali, valoriali, culturali, economiche e politiche.

    Torsioni. I: aprile il mese pi crudele

    Lespansione lirica di Mim nel primo quadro, Ma quando vien lo sgelo, ha in Bohme una storia tanto peculiare quanto un ruolo centrale nello svolgimento dellopera. Questa slancio lirico, che con contrasto stilistico possiamo associare al prosaico freddo cane di Marcello, sembra, come si

    12 T. S. Eliot, La terra desolata. In T. S. Eliot, Poesie, a cura di Roberto Sanesi, Mondadori, Milano, 1971. 13 Per contrasto si confronti proprio The Grisette as the Female Bohemian di Hanna Manchin, Brown University, 2000 (https://www.mtholyoke.edu/courses/rschwart/hist255s13/grisette/manchin.htm). 14 Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850. In K. Marx, F. Engels, Opere Complete, vol. X, Editori Riuniti, Roma, 1977, pp. 51-52.

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    detto, enunciare il motivo dellinverno crudele e dellaprile dolce. Quindi lantitesi della pi tarda tesi di George Eliot espressa nel famosissimo incipit de La terra desolata:

    Aprile il mese pi crudele, genera Lill da terra morta, confondendo Memoria e desiderio, risvegliando Le radici sopite con la pioggia della primavera

    Linverno ci mantenne al caldo, ottuse Con immemore neve la terra, nutr Con secchi tuberi una vita misera.

    Ma durante lo svolgimento del dramma si operer uninversione, e le corrispondenze inverno-sofferenza e primavera-speranza si torceranno in un chiasmo.

    La nostra lettura sostenuta da diverse evidenze musicali. La prima un noto riuso pucciniano, ovvero quello di Sole e amore, un lied composto da Puccini nel 1888 e ripreso cos com alla fine del terzo quadro. Ci che ne fa unevidenza fondamentale e clamorosa nella sua paradossalit che questo quadro si svolge tutto presso una barriera doganale dEnfer sommersa dalla neve, dove il sole non si vedr mai: il febbraio, la neve dappertutto, recita il libretto. Perch questa inversione di stagioni? Ma prima di tutto, perch proprio una barriera doganale, tra laltro non citata nelle Scnes di Murger? Arthur Groos suggerisce che Illica e Giacosa con molta probabilit avevano in mente I Miserabili di Hugo, che cos descrive le barriere di Parigi:

    fine degli alberi e inizio dei tetti, fine dellerba e inizio del selciato, fine dei solchi e inizio delle botteghe, fine delle carreggiate e inizio delle passioni, fine del mormorio divino e inizio del rumore umano; da qui un interesse straordinario. Da qui, in quei luoghi poco attraenti e contrassegnati in eterno dal passante con lepiteto: triste, le passeggiate, in apparenza senza scopo, del sognatore15.

    Una zona dunque dove si incrociano sentimenti, sensibilit, vissuti, storie e progetti differenti legati a paesaggi sociali differenti. Quellincrocio, forse, che le neo-urbanizzate grisettes non hanno ancora risolto. E su questa linea di confine che linizio di Sole e amore viene ripreso in Addio dolce svegliare alla mattina, nel dialogo tra Mim e Rodolfo che suggella il quadro. A parte il chiarissimo rimando allincipit della poesia di Carducci, Mattinata, che aveva ispirato il lied, quel che impressiona il rovesciamento dellambientazione temporale dei sentimenti che capovolge lidea dellamore quando c il sole: Ci lasceremo alla stagion dei fior concordano i due amanti, ma durante linverno staremo insieme, perch soli dinverno cosa da morire. Le corrispondenze naturali e geometriche iniziano a torcersi: bisogna amarsi in inverno mentre solo in primavera possibile lasciarsi.

    Qualcuno giustamente chieder: Ma perch devono lasciarsi in questo modo straziante se sono cos innamorati?. Gi, perch? Il motivo chiaro: Rodolfo non pu assicurare a Mim nessun futuro. Lei malata e lui pu solo offrirle una soffitta gelida. E il dramma di ogni grisette: lamato bohmien pu darle tutto lamore ma non ci che necessario per farlo durare e quindi per le cose materiali lei dovr appoggiarsi a un altro uomo (nel caso di Mim un visconte): Povert lha sfiorita. Per riportarla in vita non basta amor.

    E troppo singolare il trasporto in un gelido inverno nevoso di un lied che parla di solev. Troppo singolare e quindi, con ogni probabilit, frutto di meditazione sia musicale sia drammaturgica. A Puccini, possiamo pensare, deve essere risultato chiaro che nella vicenda di Rodolfo e Mim era necessariamente linverno lunica stagione concessa allamore, mentre la primavera era destinata a non fiorire, nonostante la stupenda apertura melodica di Mim allaprile nel primo quadro. Tutta la tematica della speranza delusa, tematica prettamente bohmienne e che pervade lopera, sarebbe stata vanificata se aprile fosse stato concepito come il mese dove finalmente si dispiega lamore e, al contrario, linverno la stagione dove si consuma la tragedia. Assistiamo a uninversione della logica naturalista, quale presente ad esempio nella Piccola fiammiferaia di Andersen, dove la giovinetta muore la notte di Capodanno, mentre in Bohme proprio alla Vigilia di Natale che sboccia lamore tra Rodolfo e Mim (e non a caso

    15 V. Hugo, I Miserabili, Parte III, Libro I, Cap. V. Mia traduzione dalledizione originale, pag. 18 (http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k411297p.r=.langFR).

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    come si visto). Ragion per cui il sole del lied viene dimenticato e si immerge il suo amore in questo livido paesaggio.

    La terra desolata posteriore di ventotto anni alla prima di Bohme. Ma Puccini, Illica e Giacosa, facile ipotizzare, avevano sicuramente in mente Leopardi: Tu pria che lerbe inaridisse il verno, / da chiuso morbo combattuta e vinta, / perivi, o tenerella. Quindi Silvia muore vinta dalla malattia in una stagione mite. Anche per questo la natura matrigna, perch non mantiene le sue promesse, non esaudisce i sogni su un vago avvenir di una giovane.

    Vale la pena ricordare che anche per le trisnipoti di Mim, cio le grisette-travet ragazze Carla, le primavere metropolitane tentennano:

    Ma il sangue, vero che ha un ritmo in certi mesi detti primavera accelerato? e vale anche per noi, qui sotto il ritmo della citt? e questinterno rigoglio come viene

    tradotto sopra i volti? ma dietro i vetri che cosa bolle alla Montecatini dov la primavera della Banca Commerciale?

    La poetica di Eliot dellaprile mese pi crudele riesce dunque a chiarire il tema della speranza delusa in quanto associata al passare delle stagioni e quindi ci fa capire anche la poetica di Bohme. E getta una potente luce retrospettiva sulla tragicit dellimprovvisa distensione melodica Ma quando vien lo sgelo, di Mim.

    Ma se questo il pi evidente, altri percorsi musicali confermano quanto detto. Riccardo Pecci ha notato infatti la somiglianza musicale tra lattesa di Mim per la primavera nel primo quadro e il gi accennato Soli dinverno cosa da morire, che a sua volta riprende Pensa a chi tama di Sole e amorevi. Come si pu facilmente notare, un parallelo molto importante per la nostra tesi del ribaltamento stagioni-sentimenti. Infatti ad esso possiamo aggiungere un corollario semplice ma che consente unimportante conclusione: il medesimo motivo di Soli dinverno cosa da morire lo ritroviamo alla chiusura del quadro quando, una volta che i due amanti si sono accordati di lasciarsi in primavera, Mim dice Vorrei che eterno durasse il verno, portando cos a compimento, semanticamente e musicalmente, il capovolgimento del suo slancio per la primavera nel quadro iniziale. La stessa Mim, quindi, sa ormai con certezza che linverno lunica stagione dellamore che le concessa, mentre aprile non riserver che dolori, che proprio la lettura che abbiamo proposto. Lo capisce anche perch si rende conto di unaltra inversione anti naturalistica che esploreremo in seguito: per i bohmiens e quindi per il suo Rodolfo, lirripetibile stagione della giovinezza associata allinverno, non alla primavera. E la sua presa di coscienza cadenzata da un movimento dialettico tra musica e parole che potremmo definire wagneriano, anche se le suggestioni direttamente musicali di Wagner sono ormai lontanevii.

    Possiamo quindi notare che ci che a volte chiamato verismo pucciniano in realt gi un passaggio al simbolismo, a un simbolismo psicologico come quello che troviamo in Pascoli, dove la realt, per usare un concetto introdotto da Eliot, il correlativo oggettivo di uno stato esistenziale. Un correlativo oggettivo complesso, pieno di implicazioni sociali e di genere, come vedremo adessoviii.

    Torsioni. II: le piccole cose, i grandi amori e i generi

    E stato detto che La Bohme un melodramma in giacchetta. Possiamo aggiungere, e lo si capir tra poco, che anche un dramma con la cuffiettaix.

    Dove si erano mai visti in unopera lirica i personaggi principali che si presentano standosene

    seduti attorno a un tavolo in amichevoli conversari? E dove si era mai visto il protagonismo insistente di piccoli oggetti di poco conto, comignoli, caminetti, rose, fiori finti, tromba e cavallin, al posto di corone, elmi, spade, lance, anelli, sacri Graal? La Bohme costellata di oggetti quotidiani. E di essi quello pi lirico sar la cuffietta rosa che Rodolfo regaler a Mim e che diventer una sorta di petite madeleine capace di rievocare lamore passato.

    La protagonista nella sua presentazione confessa Mi piaccion quelle cose che han s dolce mala, cantato su un tema che ricorrer, a ricordarci che lei non una principessa, un personaggio importante, una Lucia o una Desdemona, ma neppure una Violetta. E una eroina delle piccole

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    cose, per parafrasare il titolo del famoso romanzo di Arundhati Roy. Una piccola dolce sartina come ce nerano tante al Quartiere Latino.

    Ma laffollamento di piccole cose quotidiane non solo una descrizione ambientale, perch anche questi oggetti subiscono una scissione bipolare. Da una parte vengono caricati di affetti e ricordano affetti, dallaltra hanno una funzione nella vita quotidiana, un valore duso che necessariamente rimanda a un valore di scambio che ricorda quanto i bisogni materiali interferiscano con ogni tipo di sogno e aspirazione.

    La cuffietta rosa di Mim ha come contraltare la vecchia zimarra che il filosofo Colline porter al Banco dei Pegni per ricavare un po di soldi e comprare qualcosa che tiri su la morente eroina delle piccole cose 16 . Un oggetto che nel secondo quadro avevamo visto comprare a Colline e a cui ora, cio nel quadro finale, viene dedicata unintera piccola aria dolente, perch simbolo di quanto le ristrettezze della vita materiale alla fine incidano sulla vita anche spirituale, quella che si voleva tenere al riparo dalla prima (nei suoi risvolti Colline teneva i libri che comprava).

    Solo qui, in tutta lopera, sale in superficie un esplicito riferimento alla critica sociale: Mai non curvasti il logoro dorso ai ricchi e ai potenti, dice Colline rivolgendosi a questo oggetto a cui tanto affezionato, che diventa cos un simbolo del fallimento di quella vita libera e piena che i bohmiens ardentemente ricercavano ma che, date le condizioni e le regole sociali che pure hanno tentato di rifiutare, non possono permettersi.

    Pu essere per questo che, come stato spesso notato, sulla medesima cadenza dellaria della zimarra chiuder tutta la partitura e quindi la vicenda. Ovviamente anche lecito pensare che le battute finali di Bohme siano semplicemente unelaborazione della tonica finale, senza nessun recondito significato. Tuttavia che un musicista come Puccini abbia terminato unopera cos cruciale stando solo attento alle leggi dellarmonia poco convincente. Se ci si lascia trasportare da cosa la musica ci dice, piangiamo di sicuro quando Rodolfo si accorge che Mim morta e invoca il suo nome, ma le ultime battute non sono affatto strappalacrime. Sono un monito, secco e severo. E su ci ritorneremo.

    E quindi abbastanza chiara la dialettica tra cose e condizione sociale. Ma tra cose e condizione esistenziale?

    In una poesia giovanile inedita, Milo De Angelis scriveva:

    Ecco gli istanti in cui cominciare: ai percorsi gi fatti quando tu non centri pi niente ed ho un debito da pagare alle cose.

    Allora trovarla la forza di passare le ore a scrutare e comporle mettermi a fuoco nei loro contorni .

    Splendido. Quanti ricordi e sentimenti proiettiamo sulle cose? Emblematica nella cultura

    occidentale la petite madeleine della Recherche di Proust, come emblematica in Bohme la

    cuffietta rosa (e anche la zimarra). Oggetti che abbiamo gi accostato.

    Con le cose abbiamo transazioni paradossali: quando noi ci mettiamo a fuoco nei loro

    contorni per riprenderci indietro i ricordi e i sentimenti, vero che gli paghiamo il nostro

    debito in conto capitale, ma siamo noi che esigiamo da esse gli interessi. E per fortuna.

    Altrimenti le cose sarebbero semplicemente merci, cio quegli oggetti a cui il rapporto sociale

    capitalistico fornisce occhi, bocche, orecchie, soggettivit. Per fortuna nella nostra vita ci sono

    meandri che sfuggono alla cosalit del profitto.

    Ma il ruolo che le cose hanno per Mim e quello che hanno per Rodolfo differente. E la

    nostra grisette che ne accenna per prima a Rodolfo, dicendo, come abbiamo ricordato, che

    preferisce quelle semplici che hanno dolce malia, che parlano damore e di primavere. E per

    sincerarsi che pur partendo dalle piccole cose sta portando il giovane poeta sulla sua lunghezza

    donda, ripeter tutte le parole che lui aveva usato: che parlano di sogni e di chimere quelle cose che

    han nome poesia. Chiedendo persino conferma: Lei mintende?. Sulla parola primavere era gi

    16 E di nuovo v iene in mente il filosofo Karl Marx che dovette impegnare i calzoni per poter tirare avanti.

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    stata accennata unapertura melodica di nemmeno due battute che raccorda il successivo tema

    dellaprile a questo esplicito tentativo di seduzione da parte di Mim (perch, come sappiamo, la

    ragazza di estrazione semplice ma emancipata: non solo Rodolfo a fare la corte). Lo

    stesso accenno viene ripreso dopo la fiammata melodica dellaprile mese pi dolce, parlando

    del profumo di una rosa, cio ancora di cose. Quindi viene stabilito un triangolo: piccole cose -

    amore - primavera.

    Il tema musicale delle piccole cose verr ripreso nellultimo quadro ma senza pi alcun

    riferimento alle cose-sentimento, bens, al contrario, quando Mim stata adagiata sul letto su

    cui morir e occorre urgentemente cercare qualche cosa-merce per alleviare le sue sofferenze:

    del vino, un caff, un manicotto. Nulla! Non abbiamo nulla! Maledetta miseria! E miseria

    una parola che si contrappone a merce, non a cose. Ecco perch, come si detto, la

    troviamo per la prima e unica volta qui, proprio quando il dramma sta volgendo in tragedia.

    Musetta allora decide di portare al Banco dei Pegni i suoi orecchini, cio di far diventare cosa-

    merce una cosa-sentimento, come poco dopo far Colline con la sua zimarra. E tutto ci ha

    inizio, per simmetria oppositiva, perch Mim e fuggita dal Viscontino, cio dallamore-merce.

    Come abbiamo visto, nel quadro iniziale alle piccole cose dedicato persino un tema. Nel

    secondo quadro i rimandi importanti a oggetti erano stati, appunto, la zimarra comprata da

    Colline, un corno stonato comprato da Schaunard e la cuffietta regalata da Rodolfo a Mim.

    Nel terzo quadro, durante laddio, la nostra grisette parla dei suoi fiori finti e chiede di poter

    riavere le poche cose personali: un libro di preghiere e un cerchietto doro. Nessuna cosa-

    sentimento, solo una nuova caratterizzazione ambientale della dolce grisette. E vero che il

    commento musicale ancora il tema delle piccole cose e quello delle piccole faccende di

    Mim. E quindi una reminiscenza, perch anche Mim ha ovviamente le sue nostalgie. Ma con

    quella musica lei si era presentata e descritta a Rodolfo, non a se stessa. E si era presentata e

    descritta a noi. Quindi queste reminiscenze sono indirizzate prima a Rodolfo e a noi, solo per

    ultimo a se stessa. E una cosa importante e lo capiamo quando subito dopo viene nominata

    una cosa-sentimento carica di significati, la cuffietta rosa, che Mim invita Rodolfo a tenere

    come ricordo del loro amore. Si faccia la massima attenzione: non la vuole tenere lei, ma vuole

    che la tenga Rodolfo, perch sa che Rodolfo che avr bisogno dei ricordi, non lei. Perch lo

    sa? Non lo dice, ma ovvio: perch lei una donna e lui un uomo.

    Cosa significa? Torniamo indietro.

    Nel primo quadro possiamo notare una simmetria tra la parte che inizia con Talor dal mio

    forziere e quella che finisce con perch vi ha preso stanza la speranza. Nella prima infatti sono le

    parole che intonano la melodia, la suscitano. Possiamo dire che qui le note cadono sulle parole.

    Nel secondo caso, invece, la melodia che trascina con s le parole, che infatti cadranno sulla

    musica in un punto preciso che induce a pensare che definire quel tema musicale tema

    dellamore sia riduttivo. In realt, dalla parte di Rodolfo, questo il tema della speranza

    damore o del sogno damore. Un tema che possiamo dividere in tre parti: una introduzione

    (Mi-La-Sol-Fa-La-Sol-Fa-Mi), uno svolgimento (Si-Do-Re-Do-Si-La) e un finale (Sol-Fa-Sol-La-

    Do-Si-Mi), qui in chiave di La bemolle maggiore (tonalit che spesso accompagna i sentimenti

    romantici, si pensi al notturno del Sogno damore di Liszt):

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    Che la valenza semantica di questa struttura sia speranza damore lo si intuisce subito, ma lo si

    capisce solo alla fine del duetto che segue O soave fanciulla. Lo si intuisce perch un forziere

    custodisce qualcosa; e cosaltro qui se non la speranza? E perch gli occhi belli possono

    essere solo quelli di una donna. Quindi si parla di vecchi sogni damore ormai svaniti. Ma si

    capisce definitivamente che Rodolfo parla di speranza damore quando nel duetto Mim

    ribadir per la seconda volta la parola amore sulle ultime note del nostro finale, bench

    diversamente alterate:

    Le stesse note su cui, a una differente altezza, alla prima ripresa del tema dopo Ma il furto non

    maccora, Rodolfo aveva scandito con tono passionale la parola speranza, in Do di petto:

    E si badi bene che proprio Mim nel duetto, prima in tono appassionato e poi dolce, a

    pronunciare seriamente per la prima volta la parola amore. Era stata usata poco prima anche

    da Rodolfo, ma dietro uno schermo dautoironia (scialo da gran signore rime ed inni damore) e

    allinizio del quadro in unironica metafora per punzecchiare Marcello (Lamore un caminetto che

    sciupa troppo); ed era anche stata tirata fuori riferendosi a Benoit, il padrone di casa, ma

    addirittura con sarcasmo (Lhanno colto in peccato damore). Nulla di serio, quindi. E anche

    mentre fa la corte a Mim, Rodolfo su questo concetto glissa, prima parlando per metafore poi,

    come si appena detto, trascinato dalla ripresa orchestrale del tema, facendo scivolare la parola

    speranza dove prima cerano gli occhi belli, cio sulle ultime note del finalex. In altre

    parole, dove Mim dir amore in tono dolce e sommesso, Rodolfo aveva detto speranza, in

    tono enfatico. Quanto in questo momento realmente sentito il sentimento da Rodolfo?

    A volte apparso incoerente che Puccini al posto del Do di petto abbia previsto la possibilit

    di limitarsi al La bemolle 4 e inoltre sulla parola dolce, che nella variante precede speranza.

    Certo, una precauzione tecnica (se il tenore non ce la fa a salire ai limiti della tessitura ). Ma

    in fondo in fondo, perch lasciare questa facolt se non andasse bene pronunciare speranza

    anche con un tono pi sommesso? Tutto sommato pur con tutta la passione che Rodolfo

    vuole mostrare a Mim, lui le ha appena parlato di altre storie, magari pensando ancora che gli

    amori bruciano come in un caminetto che consuma troppo. Non che per caso il Do di petto

    era la soluzione spettacolare venduta a Giulio Ricordi e in fondo al cuore Puccini preferisse il

    meno enfatico La bemolle 4?

    Non lo sapremo mai e quindi siamo nel pour parler. E tuttavia - ma sar solo una mia

    impressione, scusate se insisto - quando Rodolfo dice Ma il furto non maccora, usa

    ingenuamente unespressione ambigua. Vuole che Mim pensi a lui come a un romantico

    generoso, ma di fatto le sta dicendo che non gli interessa pi di tanto se una storia finisce: una

    grisette vale laltra e quindi ancora disponibile. Fra maschi delusi (lui e Marcello) si erano

    persino detti che in questo caminetto-amore luomo la fascina che brucia in un soffio e la

    donna lalare che sta a guardare. E quando Rodolfo presenter Mim ai suoi amici con

    sdolcinate parole poetiche, Marcello commenter ironico Dio, che concetti rari!. Va bene che lui

    stato scottato da Musetta, ma sa anche che la bohme un andirivieni di passioni erotiche.

    Al momento decisivo Rodolfo cambier registro e non la penser pi cos, perch nella

    passione per Mim ci cascher fino in fondo. E vero che essere lasciato da una ragazza in

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    salute ben altra cosa che vedere la propria donna che si spegne. Ma proprio per questo gli

    uomini quando dicono certe cose sono dei bambini stupidotti.

    E dunque Mim che per prima prende sul serio il sentimento per Rodolfo e lo fa diventare

    vivente, spogliato finalmente di una speranza che gli girava solo intorno. E non pu essere

    che cos. Le donne vivono lamore qui e ora. Lamore positivo, direi empirico, energico,

    profondo e senza fronzoli immaturi di autocompatimento e autocompiacimento. Specialmente

    una grisette. La ragazza Carla pure con le mani e la bocca / si cerca si tocca si strofina, ha una voglia / di

    piangere di compatirsi / ma senza fantasia / come pu immaginare di commuoversi?.

    I fronzoli immaturi sono lasciati alluomo e al suo fanciullesco sognare (e ricordare).

    Anche nel terzo quadro, Mim non parla di speranze. Pur nella disgrazia ha la praticit della

    donna (che, anzi, nei dolori si evidenzia di pi che non nelle gioie). Perch la donna se ne occupa

    mentre luomo se ne pre-occupa e cos Mim dice a Rodolfo non facciamoci del male

    nellinverno che qui-e-ora. Lasciamoci dopo, in primavera (altro che speranza!).

    E Rodolfo che crogiola la sua passione nei sogni, nei ricordi e nella speranza. Quando Mim

    torner da lui, sar per lei una scelta qui-e-ora, subito incorporata dalla musica-Rodolfo nel

    flusso delle reminiscenze.

    Laprile che confonde memoria e desiderio un aprile maschile. E ci in cui la societ

    maschile vede, magari con enfasi per compiacere una certa cultura, il lato femminile

    delluomo. Ma un abbaglio, se non addirittura lennesimo inganno degli uomini nei confronti

    delle loro compagne.

    Quello che abbiamo definito simbolismo della Bohme quindi un verismo psicologico

    disincantato che si intreccia intelligentemente col verismo ambientale delle piccole cose e che

    spinger il tragico finale in una dimensione drammaturgica tanto sorprendente, quanto

    coerente. Mim (scandalo delle convenzioni del melodramma) spirer non tra le braccia del suo amato,

    ma addirittura senza che nessuno se ne accorga immediatamente. Ma non quello che succede di solito, nella vita normale? Quasi a voler sottolineare le differenze con una classica vicenda simile, quella di Violetta Valery nella Traviata di Verdi, anche Mim verr presa dal soprassalto di spes phtisica, quel momento di pace ed euforia che si pensava precedesse la morte per tisi. Ma mentre Violetta muore nelle braccia di Alfredo subito dopo il suo grido di speranza In me rinasce ... magita insolito vigore. Ah! io ritorno a vivere, Mim dopo il suo Ah, come si sta bene qui. Si rinasce, si rinasce, ringrazia gli amici, cerca di riconciliare Musetta e Marcello, chiede un manicotto per riscaldarsi le mani e finge di addormentarsi per rimanere sola con Rodolfo. Solo dopo avergli dichiarato nuovamente il suo amore e avere scherzato con lui si addormenter per morire nel sonno. Se ne accorger per primo Schaunard, il musicista del gruppo, non Rodolfo, ancora una volta rimasto avvolto nei suoi pensieri e nelle sue speranze. Si lever allora quel mesto trambusto che si crea in questi casi e che metter in allarme lamante della ragazza e infine, ma solo infine, addirittura dopo un parlato (altro affronto alle convenzioni drammaturgiche), ci sar il grido di dolore di Rodolfo seguito da un fulmineo finale.

    In fretta si aperta la vicenda, in fretta si chiude. Una piccola grandissima tragedia damore.

    Uno stato esistenziale e sociale transitorio

    Ah! Mim, mia breve giovent!, dir Rodolfo nel quarto e ultimo quadro, dopo una reminescenza del tema della speranza damore, che per tutta lopera la decorazione del loro rapporto.

    Uninvocazione che io penso possiamo raccordare allAddio, sogni damor nel finale del terzo quadro, che abbastanza simile anche nel contorno melodicoxi.

    Mim il correlativo oggettivo della giovent di Rodolfo, cos come, pur nella differenza di tipi, Musetta lo per Marcello. Infatti quando durante il celebre valzer del secondo quadro

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    Marcello si rende conto che Musetta vuole tornare con lui, non canter Oh Musetta mia, lamor tuo non morto, bens Oh giovinezza mia, tu non sei morta17.

    Lamore come stagione della speranza e delle illusioni si collega inscindibilmente con una

    giovent che si sta vivendo ma che inevitabile che passi. Ci che non ineluttabile e che tutti i sogni e le speranze vengano sistematicamente delusi. E vero, quasi tutti i sogni sono in qualche misura delusi, ma qui lo sono in modo radicale. La primavera per loro non fiorisce, per ora saranno inchiodati allinverno. Allinverno come stagione della sofferenza ma anche delle speranze protette dallimmemore neve.

    Questa sorta di spersonalizzazione dellamore e di sua trasfigurazione in una stagione della vita necessariamente transitoria avviene per, si badi bene, solo nella dimensione dove memoria e desiderio si confondono. Quando Mim si ripresenter a Rodolfo, la passione e il dolore si rifaranno di carne e di sangue. Ed ovvio, ed giusto, che sia cos. E lo vediamo e soprattutto sentiamo quando il tema della speranza damore viene ripreso appena Mim e Rodolfo sono lasciati soli dagli amici, in uno straordinario brano, forse il pi toccante di tutta lopera. Sono poco pi di quaranta secondi, ma con pochi confronti nella lirica in quanto a precisione drammaturgica, a bellezza melodica e a capacit evocativa. Quaranta secondi che fanno di Bohme una memorabile storia damore. Ora che le speranze stanno per esaurirsi, quel tema diventa finalmente il tema dellamore in senso compiuto.

    Rodolfo, malgr lui, sta per diventare adulto. La preoccupazione per Mim fa capire a Rodolfo e a tutti gli altri che la vita questa, qui ed

    ora, anche coi suoi progetti e i suoi desideri che per non devono vivere in unaltra dimensione, ma essere semplicemente proiettati in un altro qui e unaltra ora.

    Solo in questo momento, come si visto, il bohmien Marcello si lamenta della miseria, cio della loro condizione sociale, mentre prima il gruppo si lamentava, prendendolo e prendendosi in giro, solo del freddo. Perch i bohmiens non accumulano, appena hanno un soldo lo spendono, ad esempio in un posto chic come il caff Momus18. I valori del lavoro e della moderazione, codificati poi dalla morale vittoriana, non sono rispettati nella bohme19.

    Le lavoratrici grisettes sono un po pi attente, ma anche loro sanno che i soldi, quando ci sono, bisogna spenderli, tanto non riusciranno a metterne via a sufficienza per la vecchiaia. Alfred de

    17 Tutte le belle virt della giovinezza non avevano lasciato alcun posto vuoto nei loro cuori (H. Murger, op. cit., pag. 28). 18 Bench il secondo quadro sia intitolato Al Quartiere Latino, la Vigilia di Natale, il caff Momus, come ricorda anche Murger, era in via di Prtres-Saint-Germain-lAuxerrois, quindi tra il Louvre e il Pont Neuf, nel 1 arrondissement, sulla Rive Droite. E per questo che frequentato dalla lorette Musetta e dal suo importante amante ( un consigliere di stato). Murger aggiunge anche che i nostri bohmiens lo frequentavano assiduamente, tanto che l li avevano soprannominati i quattro moschettieri (ivi, pag. 79). 19 Ma questo tipo particolare di trasgressione allutilitarismo finir per imporsi come fenomeno generale e al di l della bohme artistica parigina. Ne vediamo un chiaro esempio persino nellalpinismo. Fino a oltre la met dellOttocento lalpinismo moderno doveva essere praticato per dichiarati scopi scientifici. Non era concepibile andare in montagna per il proprio piacere. Ci si andava con barometri, igrometri, martelli da geologo, strumenti per cartografare. Unattivit cos rischiosa fine a se stessa era inammissibile. Ma nel 1865 il giovane inglese Edward Whymper, rompe le convenzioni e osa conquistare il Cervino senza portarsi dietro nemmeno una parvenza di strumentazione scientifica. Ci sale perch cos gli andava. Whymper non fa parte n dellaristocrazia del sangue n di quella del denaro e nemmeno dellintellettualit accademica, che erano le padrone dellAlpine Club. E un incisore. Pubblicher un resoconto delle sue scorribande alpine senza preoccuparsi di nascondere lo scandalo nel titolo: nessuna traccia di scopo scientifico, solo Scalate nelle Alpi negli anni 1860-69. La montagna sacra stata finalmente laicizzata e sta per essere tolta dalle grinfie dei sacerdoti della sua scientificit. Apriti cielo! E subito osteggiato dal professor John Tyndall di Oxford, figura emblematica di accademico di stampo vittoriano. Lui s che andato nelle Alpi per uno scopo scientifico e che quindi avvantaggia la societ tutta e in particolare (un particolare solo implicito) lImpero, cos affamato di esplorazioni geografiche e scientifiche. Tyndall chiede al presidente dellAlpine Club, Leslie Stephen, padre di Virginia Wolf, di non ammettere il giovane impertinente nel Club. Ma ormai tardi, i tempi stanno cambiando. Leslie Stephen stesso ha scritto un libro sulle Alpi intitolato Il terreno di gioco dellEuropa. Scalate? Terreno di gioco? Ma come siamo finiti? Tyndall esce dal Club sbattendo la porta. Lindividualismo romantico ha ormai il sopravvento. Perch si scalano le montagne? Perch stanno l, dir linglese George Mallory. Perch grisettes e bohmiens si frequentano e vanno a letto insieme? Perch stanno l.

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    Musset nel suo racconto Mademoiselle Mim Pinson ci fa capire che a volte esse usano uneventuale momentanea maggior disponibilit di denaro per assumere decisamente il controllo nel loro rapporto coi ragazzi della bohme. Per i loro amici maschi il denaro quando non c non c e quando c si usa senza tante preoccupazioni e tante cerimonie nei sui confronti. Bisogna godersi la giovent. La miseria, come pure la ricchezza, non rientra tra le loro categorie.

    O meglio non vi rientrava, perch vi fa irruzione come dato materiale davanti alla morente grisette che, come abbiamo imparato dalla lezione di Antonio Rostagno, non attrezzata come loro a combattere il freddo. E tanto meno, aggiungiamo, a prenderlo in giro.

    Mim lamore sublime, ma anche la materialit dolente, colei che riporta i suoi amici coi piedi per terra e li obbliga a fare i conti con la realt delle proprie esistenze. Lo si capito fin dal loro primo incontro. Basta pensare alle grandi parole usate da Rodolfo per parlare di s e alle piccole parole usate da Mim20.

    E nello snodo tra sogni e realt che la dimensione del ricordo si era presentata in tutta la sua forza dirompente nel terzo quadro e viene a compimento nellultimo. E in questo snodo che quella dimensione, imprescindibile e indispensabile, col suo non pi qui e il suo ormai non pi anticipa - che paradosso! - il futuro. Testimonia cio che lo stato esistenziale di bohmien transitorio, non fossaltro che per ragioni anagrafiche, che possono diventare ragioni sociali.

    La Bohme divisa nettamente in due parti. I primi due quadri sono in veste di commedia, la commedia-sogno, la commedia-speranza. Gli ultimi due sono in veste di tragedia, la tragedia-realt. Nel terzo quadro Rodolfo capisce tra i sospetti che lunica possibilit di sopravvivenza per la sua amata Mim che vada tra le braccia del Viscontino. Che situazione terribile e ingiusta! Nella gestione del potere il capitalismo si solo apparentemente distaccato dal feudalesimo. Chi ha i soldi compra anche la bellezza, diceva Marx. E quanto vero, e non solo nella Parigi dellOttocento industriale dove baroni (Traviata) e visconti (Bohme) risaltano fuori come aristocratici del denaro.

    Occorre qui notare che le ragioni per cui Violetta in Traviata va a finire nelle braccia del Barone, che sono dettate dallaver accettato di aiutare una giovane bella e pura a convolare a nozze secondo le buone norme borghesi, sono ben diverse da quelle per cui Mim deve finire nelle braccia del Viscontino. Qui non una convenzione morale della societ borghese a dettare le condizioni, ma il suo ordine materiale. Questa differenza dovrebbe suonare come un campanello dallarme per ogni bohme, passata, presente e futura.

    In un contesto socio-economico pi evoluto, la stessa cosa succede alla nostra grisette del secondo Novecento, la ragazza Carla, che dovr farsi bella, imparare a mettere il rossetto sulle labbra e calze di nylon, finissime e subire le avances del suo capoufficio, per il quale aveva unistintiva repulsione:

    Signorina signorina mi dice mamma io non ci posso pi stare venuto vicino che sentivo

    sudare, ha una mano coperta di peli di sopra io non ci vado pi.

    Carla non vuole pi andare al suo posto di lavoro, perch il capoufficio la guarda con gli occhi acquosi e con una vena che si muove sul collo, ma le sar suggerito di non essere cos drastica, almeno finch non trova una nuova occupazione21.

    20 Incerta e poco sicura nel linguaggio [] arzigogola talmente sui dettagli della sua storia breve da renderla - verbalmente, almeno - due volte pi lunga della ben tornita autopresentazione di Rodolfo. [] Lautobiografia di Mim raggiunge una conclusione non grazie a una qualche strategia narrativa, come nel caso di Rodolfo, ma perch le mancano argomenti: altro di me non le saprei narrare. A. Groos, Tra realismo e nostalgia: il libretto di Bohme. In A. Groos, R. Parker (a cura), Giacomo Puccini: La Boheme, Cambridge University Press, 1986 (trad. di Luca Fontana in La bohme di Giacomo Puccini. Cento anni 1 febbraio 1896-1996, Torino, Teatro Regio, 1996, pp. 41-59). 21 Carla non vive da sola, ma con la madre, la sorella maggiore e il cognato. Ed proprio la madre a suggerire a Carla di essere un po pi disponibile col suo capoufficio, contando per, ingenuamente, sulla protezione della di lui moglie: Non ti ha nemmeno toccata / gli chiederemo scusa / fin che non ne trovi un altro / tu non lascerai limpiego / bisogna mandare dei fiori / alla signora Pratk. Quasi a dire che il controllo della famiglia in questi casi

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    Mim, dal Viscontino non ci andr pi veramente. Non solo per repulsione, ma perch Rodolfo il mio amore e tutta la mia vita (la ragazza Carla a questo sentimento non ancora giunta quando il poemetto di Pagliarani si chiude).

    Materialit e sogno, condizione reale e rimpianto. Dopo quello che abbiamo detto non sembra pi accidentale che ogni inno allamore dei personaggi maschili di Puccini sia in effetti un inno alla giovent. Tutti sanno che le condizioni sono destinate a cambiare, per forza di cose e a dispetto di ogni rimpianto. E per fortuna: la bohme uno stato sopportabile finch si giovani, e chi ci rimane soccombe.

    Gli incerti confini della critica artistica al capitalismo

    La bohme descritta da Murger-Puccini quella che, come fenomeno, passer attraverso la Monarchia di Luglio di Luigi Filippo, i moti del 1848, il Secondo Impero di Luigi Bonaparte, la Comune di Parigi. Una stagione costellata da quelle lotte che progressivamente misero in luce gli interessi autonomi del crescente proletariato di fabbrica rispetto alla borghesia, anche illuminata. Per contrasto metter in luce la non universalit di quei valori di libert, uguaglianza e fratellanza che avevano unito proto-borghesia e proto-proletariato nel 1789. Questa presa datto la radice della coscienza infelice borghese, per riprendere la categoria che ho posto al centro della mia riflessione in Wagner. Una coscienza infelice che nella bohme viene elaborata in modi molto particolari. Sono questi modi che permettono di approssimare una soddisfacente definizione di bohme, un concetto difficile da catturare con criteri sociologici, economici e politici.

    Secondo Jerrold Seigel la bohme non era una dimensione estranea alla vita borghese, bens lespressione di un conflitto sorto dal suo seno22. Le prove che questo storico della New York University porta alla sua tesi sono direttamente connesse alla coscienza infelice che nasceva dal nuovo ambiente socio-economico in cui gli intellettuali e gli artisti dovevano operare. Sciolte le corti aristocratiche, questi erano stati privati delle sinecure a loro elargite dai mecenati e gettati senza tanti complimenti nellagone che caratterizza il capitalismo, cio il mercato. Da una parte ci affrancava il lavoro intellettuale e artistico dalla necessit di una vendita diretta e personale ai signori, rendendo quindi i lavoratori della cultura pi indipendenti politicamente e in linea di principio dipendenti solo dal proprio talento e dalle proprie energie individuali da far fruttare liberamente. Ma dallaltra essi si scontravano con lipocrisia egalitaria di una societ ineguale fondata su un rapporto di scambio dove i soggetti veri erano le merci.

    Anche in questo caso, quindi, veniva sperimentata una promessa di liberazione e uguaglianza disattesa dalle reali condizioni materiali, politiche e sociali di una societ divisa in classi. La bohme diventava cos un laboratorio di queste tensioni, in cui convivevano la critica allipocrita societ di classe e allo stesso tempo il tentativo di emergere, tanto anarcoide quanto individualista23. E forse lunico modo che abbiamo per caratterizzare un fenomeno indefinibile tramite istituzioni culturali, politiche o di classe.

    La bohme era dunque una sorta di stato precario e transitorio intermedio tra proletariato e borghesia, ma ogni idea generale di bohme provvisoria quanto il suo farne parte. Possiamo solo definirla tramite le tensioni economiche, sociali e posizionali (la grande citt e le affinit ambientali, come il Quartiere Latino, i cenacoli, i caff, le riviste, i teatri) in cui essa viveva e le storie individuali di chi in essa si riconosceva, come fa Murger nelle sue Scnes 24. Essa infatti lincrocio tra uno stato esistenziale e uno sviluppo storico-sociale e contemporaneamente tra lesaltazione dellideale e le sirene dellasservimento materialistico.

    non porta a conclusioni differenti da quelle a cui sarebbe arrivata da sola una indipendente grisette parigina dellOttocento (ma non Mim - ed per questo che finisce in tragedia). 22 J. Seigel, Bohemian Paris: Culture, Politics, and the Boundaries of Bourgeois Life, 1830-1930. Johns Hopkins University Press, Baltimore, 1999, pag. 20. 23 Cosa che ha caratterizzato la vita dello stesso Henry Murger. 24 Si noti che in Francia in quel periodo il romanzo e linchiesta sociale avevano molte cose in comune. Si veda Judith Lyon-Caen, Le romancier, lecteur du social dans la France de la Monarchie de Juillet, reperibile alla pagina http://rh19.revues.org/367.

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    Con tutte le sue ambiguit, da l usciva la gran parte dei ranghi intellettuali rivoluzionari, quei ranghi che Karl Marx, il bohmien per necessit Karl Marx, voleva riportare al rigore di una visione scientifica dellemancipazione umana e della lotta allipocrisia sociale, economica, etica e intellettuale della borghesia trionfante. Perch Marx insisteva su questo rigore?

    Se la bohme uno stato precario e transitorio, anche la sua ribellione lo . Inoltre staccata materialmente dalla sfera produttiva e quindi caratterizzata da una contestazione morale, intellettuale, valoriale e artistica. E quella che Boltanski e Chiapello definiscono critica artistica al capitalismo in quanto distinta dalla critica sociale25. I due autori, in contrasto con Seigel che reputa ormai scomparsa la bohme dato che dallinizio del XX secolo i suoi spazi sociali e culturali si sarebbero chiusi, hanno visto nel Sessantotto una riedizione del fenomeno. Io penso che abbiano ragione in quanto, pur con tutto il suo richiamo a Marx, la contestazione sessantottina al capitalismo era di carattere eminentemente intellettuale ed esistenziale. Ovverosia sovrastrutturale, secondo le suddivisioni di Marx (un termine su cui suggeriamo prudenza perch ha generato incomprensioni e confusioni). Questi ambiti della contestazione bohmienne sono importanti perch possono gettare luce su molti degli aspetti deleteri del capitalismo. Ma avulsi dal contesto produttivo e riproduttivo sociale, non riusciranno a essere inseguiti nella loro origine e nella loro trasformazione, gi nellinferno della produzione e su nel chiasso del mercato e pi su ancora negli ovattati palazzi della finanza e in quelli del potere. E una contestazione quindi destinata a essere parziale, a prendere abbagli, a lavorare per metonimia, per generalizzazioni arbitrarie che giustifichino la sua intrinseca staticit, il suo tramandarsi da generazione a generazione in un inevitabile degrado fino allinutilizzabilit.

    Marx si era perci posto il problema di riportare la transitoriet sociale, la sua soggettivit e la staticit analitica sovrastrutturali ai movimenti oggettivi, strutturali, della societ, allanalisi del concreto, pur concettualizzato, correggendo cos lerrore di analizzare il concetto come dato di partenza. Bisognava risalire dallastratto al concreto26.

    Il proletariato, a differenza della bohme, era il soggetto di una condizione sociale che non variava con le stagioni della vita (ovviamente si pu sempre perdere il posto di lavoro, ma unaltra cosa). Esso era definito oggettivamente dai rapporti coi mezzi di produzione. Questa definizione strutturale mancava alla bohme originale e mancher alle sue riedizioni.

    La bohme vive le condizioni strutturali solo di riflesso. Quella ottocentesca aveva uno specchio positivo, cio gli ex bohmiens che si erano riusciti ad affermare, e uno specchio negativo: le grisettes. Infatti, non solo Mim il correlativo oggettivo della giovinezza di Rodolfo, come si detto, ma pi in generale le grisettes sono il correlativo oggettivo strutturale della bohme, lo specchio che permette ai bohmiens di riflettersi in quel rapporto sociale di scambio capitalistico che criticano anche se implicitamente ne vorrebbero far parte. Le grisettes hanno un ruolo economico nella metropoli capitalistica che si sta formando e quindi la loro prossimit - e il tipo di prossimit - che hanno con la bohme una cartina di tornasole che ci permette di capire come essere bohmien sia uno stato socio-esistenziale soggetto a due forze dattrazione: la ribellione individuale allordine borghese e lomologazione nella borghesia.

    25 Luc Boltanski, ve Chiapello, Il nuovo spirito del capitalismo. Mimesis, Milano, 2014. Si noti che il romanzo di Murger fu subito sottoposto a due letture divergenti, la prima, di stampo conservatore (Journal de dbats, dove scriveva Jules Janin), ne sottolineava il lato poetico, mentre la seconda, progressista (su La Rforme), ne sottolineava la critica sociale. Una scissione quindi tra il concetto di critica e quello di artistica. Tutto sommato la possibilit di interpretare la bohme in questo modo duplice rivela il suo carattere contraddittorio, che verr in luce con la non univoca adesione alla rivoluzione del 1848 e poi alla Comune di Parigi (vedi Nota 29). Con la Terza Repubblica, seguita alla Comune, la bohme diventa attrazione culturale e si accentua lambiguit tra un tipo di vita spettacolarmente non convenzionale e lappello alla borghesia in quanto protettrice e consumatrice dopere letterarie e artistiche (Seigel, op. cit. pag. 213). Dopo la Comune di Parigi era ormai chiaro che la contestazione antiborghese dellavanguardia artistica non poteva avere una valenza autonoma, ma doveva diventare lotta politica guidata da avanguardie politiche. Possiamo dire di pi: alla bohme artistica si contrapponeva una bohme politica cosmopolita, fatta di carbonari, cospiratori, rivoluzionari: Mazzini, Orsini, Marx, Bakunin . La bohme della I Inte