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La bibliografia Il concetto corrente che si accompagna al temine “bibliografia” è quello di un elenco di opere concernenti un dato argomento o rientranti in un determinato ambito . Le “bibliografie”, frutto della disciplina bibliografica, sono pertanto repertori di pubblicazioni raccolte ed ordinate secondo particolari criteri : esse forniscono la notizia che esistono opere su un argomento. Un repertorio bibliografico è il risultato pratico di un lavoro di ricerca, descrizione ed ordinamento di un complesso di dati, fatto secondo criteri e norme precise che formano, a loro volta, l’oggetto di una disciplina particolare che prende appunto il nome di bibliografia. Pertanto con tale vocabolo si intende la tecnica e, nel contempo, il frutto di questo lavoro metodico e sistematico.

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La bibliografia

• Il concetto corrente che si accompagna al temine “bibliografia” è quello di un elenco di opere concernenti un dato argomento o rientranti in un determinato ambito .

• Le “bibliografie”, frutto della disciplina bibliografica, sono pertanto repertori di pubblicazioni raccolte ed ordinate secondo particolari criteri: esse forniscono la notizia che esistono opere su un argomento.

• Un repertorio bibliografico è il risultato pratico di un lavoro di ricerca, descrizione ed ordinamento di un complesso di dati, fatto secondo criteri e norme precise che formano, a loro volta, l’oggetto di una disciplina particolare che prende appunto il nome di bibliografia. Pertanto con tale vocabolo si intende la tecnica e, nel contempo, il frutto di questo lavoro metodico e sistematico.

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• Inoltre, nascendo infatti intorno al libro, la bibliografia non ha potuto ignorare di fatti la natura concettuale di un oggetto che è, contemporaneamente, supporto fisico di segni registrati, prodotto materiale di attività tecnologiche e veicolo di messaggi.

• Questa originaria caratteristica è la matrice delle due accezioni generali che si contendono il campo della bibliografia - scienza del libro come oggetto materiale (bibliologia) e dottrina dei repertori bibliografici per servire alla ricerca ed allo sviluppo intellettuale (bibliografia sistematico-enumerativa).

• La più recente tradizione italiana, pur avvertita dell’intricata vicenda lessicale ed intellettuale del termine e degli esiti che tale storia ha avuto in area anglosassone, le assegna, a maggioranza, come pertinenza quella compilatoria e dunque elencazione ordinata di descrizioni e segnalazioni di libri.

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• Il primo ad aver adoperato il termine Bibliografia a quello consueto di Bibliotheca fu Gabriel Naudé che intitolò Bibliographia politica un suo saggio del 1633 che potremmo definire un elenco di libri, corredati di commento informativo e critico, degli autori più importanti che avessero scritto di scienza politica e di arte della convivenza civile. Tale fondamentale innovazione tese a distinguere, nell’ambito dell’unico lemma bibliotheca, una raccolta esistente di libri da una lista ideale di opere scritte intorno ad un argomento o ad esso attinente.

• Per oltre un secolo non solo tale termine fu scarsamente applicato ma nell’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers (1751) di Diderot e D’Alembert la voce bibliographie subì un’involuzione di significato, tornando ad indicare lo studio paleografico e codicologico dei manoscritti.

• Un’altra accezione del termine fu quello che coincise con la Historia literaria ovvero con il lavoro di selezione e sistemazione erudita di tutte quelle opere dell’ingegno che degnamente rappresentassero la qualità ed utilità degli studi nel curriculum di elevazione intellettuale e morale (Francesco Bacone nel suo De dignitate et augmentis scientiarum del 1623) ).

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• Con François De Bure il termine Bibliografia si espande, includendo oltre al significato di Historia literaria anche quello di bibliofilia (= amore per il libro raro o prezioso), bibliologia (= studio scientifico del libro come prodotto della tecnica e bibliografia bibliotecaria (= storia delle biblioteche). La sua opera Bibliographie instructive …(1763-1768) mette subito in chiaro che la conoscenza dei libri avviene sotto due differenti punti di vista: quello dei letterati e quello dei librai. I primi giudicano della qualità e della verità di un libro, i secondi invece hanno una conoscenza prettamente tipografica e dunque relativa alle edizioni, rarità e prezzo dei libri.

• Per tutto l’Ottocento la parola bibliografia continua ad indicare una o più delle attività fin qui elencate, con giustapposizioni, semplificazioni e confluenze, consolidando le due accezioni di scienza del libro come oggetto materiale (bibliologia) e dottrina dei repertori bibliografici per servire alla ricerca ed allo sviluppo intellettuale che, ancora oggi e nonostante la vivace disamina intellettuale, si contendono il campo della bibliografia.

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Alfredo Serrai tenta di ristabilire un adeguato sistema terminologico alla luce delle molte stratificazioni del suo significato, conclude affermando che al termine Bibliografia può essere legittimamente assegnato il significato ampio di scienza del libro in generale, precisando che

1. per lo studio dei caratteri fisici del libro denominazione obbligatoria è quella di Bibliografia Descrittiva o Critica o Analitica (in italiano Bibliologia, ovvero lo studio delle evidenze fisiche del libro, così come è uscito dalla tipografia);

2. le circostanze della pubblicazione sono oggetto della Bibliografia Storica, che viene a comprendere la storia della tipografia, dell’editoria e del commercio librario;

3. l’allestimento di elenchi di libri per generi spettano alla storia letteraria delle varie scienze e a quelle delle culture nazionali ovvero alla Bibliografia Repertoriale;

4. dal contenuto semantico nascono i problemi dell’indicizzazione e catalogazione, in questo caso l’appellativo congruo è Bibliografia Catalografica;

5. infine il raggruppamento dei libri, o classificazione, richiede una teoria che consenta, sulla base di un’architettura delle conoscenze, una sistemazione ordinata e percorribile del materiale bibliografico, questa teoria è denominata Bibliografia Sistematica.

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Bibliografia e documentazione

• La bibliografia, nel nostro secolo, è stata messa in discussione dall’ingresso di nuovi e diversi supporti documentari e la documentazione, proprio in virtù della sua precipua attenzione nei confronti dei nuovi supporti della registrazione grafica – (dattiloscritto, diagramma, fotografia, microfilm) ha assunto un ruolo maggiore.

• Tuttavia le operazioni fondamentali dei documentalisti sono fondate sulla pratica bibliotecaria. La classificazione, ad esempio, è la base fondamentale della documentazione ma è il frutto di una storia secolare, inaugurata dalle Pandectae gesneriane, tappa fondamentale dell’organizzazione bibliografica.

• Piuttosto la differenza tra le due discipline è individuabile sul piano dei fruitori che, per la documentazione, risultano essere gruppi di specialisti e tecnici di particolari settori e non un pubblico generico o anche nel campo delle scienze umane, che dalla biblioteca e dalla bibliografia riceveva un servizio ancora soddisfacente

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Bibliografia e biblioteconomia

• La bibliografia si occupa di una raccolta ideale di libri e di documenti, mentre la biblioteconomia si occupa di una raccolta concreta di libri e documenti; pertanto l’oggetto del suo lavoro descrittivo è la copia “ideale” di un’edizione, laddove il bibliotecario descrive l’esemplare realmente posseduto, la propria copia del libro standard.

• Inoltre la bibliografia segnala in modo ordinato e secondo particolari criteri il materiale pubblicato: ad esempio tutte le pubblicazioni esistenti su un determinato argomento, oppure di un determinato autore oppure edite in un determinato paese, senza preoccuparsi di rendere materialmente disponibili queste pubblicazioni, senza cioè organizzarle dopo aver organizzato le informazioni su di esse.

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• Pertanto bibliografia e biblioteconomia, repertorio bibliografico e catalogo di biblioteca sono discipline e strumenti relativi a due fasi diverse della ricerca, in quanto prima va individuato e poi localizzato il materiale da consultare: la loro differenza sta nella finalità cui vengono applicate. Possiamo addirittura azzardare che, erogando le biblioteche i propri servizi non solo sulla base non solo del materiale posseduto, il lavoro di assistenza e consulenza agli utenti è tale da richiedere al bibliotecario di essere anche bibliografo.

• Ancora più debole è la differenza tra biblioteconomia e documentazione, anzi è più corretto dire che praticamente la documentazione corrisponde ormai agli aspetti più avanzati della biblioteconomia, in considerazione del fatto che le biblioteche si configurano, oggi, come veri e propri centri di documentazione.

• Guardando sotto questa luce la bibliografia, la biblioteconomia e la documentazione, esse vengono a gravitare all’interno della scienza dell’informazione, a quell’insieme di discipline che si occupano di tutti gli aspetti relativi al trattamento delle informazioni.

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La Biblioteconomia• É la disciplina che si occupa

dell’organizzazione e della gestione della biblioteca in quanto sistema che seleziona, conserva e rende accessibili i documenti per la lettura e la ricerca.

• Il suo ampio e articolato oggetto si estende alle metodologie e alle pratiche finalizzate ai processi di mediazione bibliografica, per i quali predispone ed elabora linguaggi di descrizione e di indicizzazione.

• Essa richiede la padronanza di saperi, metodologie e linguaggi scientifici diversificati ed è chiamata a confrontarsi con discipline affini per la definizione di standard, protocolli e procedure comuni al fine di individuare ed esplicitare, a beneficio dell’utente, le relazioni semantiche ed oggettuali fra le differenti risorse, in un universo documentario sempre più esteso ma che si desidera, nel contempo, sempre più integrato.

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• La biblioteconomia esiste da quando esistono le biblioteche: infatti, ogniqualvolta si organizza una disposizione dei documenti che possa rendere efficace il loro reperimento, ci si trova di fronte all’applicazione di un basilare principio biblioteconomico. Dove ci sono libri, lì dev’esserci un principio di partizione e di ordinamento: da questa prospettiva diversi contributi di autori antichi, medievali, rinascimentali possono essere considerati con peculiare interesse nel percorrere il divenire della biblioteconomia.

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• Pinakes di Callimaco (III sec. A.C.): catalogo della biblioteca di Alessandria, dove le opere erano conservate. Tale strumento dà ragioni di alcune fondamentali questioni: che i libri erano fisicamente collocati secondo i generi letterari; che il loro numero era così elevato da rendere necessario tale strumento orientativo; l’importanza di definire ruolo e responsabilità dell’autore, le cui notizie biografiche accompagnavano l’opera, dunque l’istituzione di un controllo bibliografico in un’epoca ove prevaleva una trasmissione testuale fatta di pezzi unici manoscritti che tramandavano testi spesso adespoti, mutili e ricchi di varianti nei confronti dei rispettivi antigrafi.

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• Durante il Medioevo il modello callimacheo viene soppiantato da elencazioni di libri compilare ai fini del controllo patrimoniale: sono liste inventariali che si preoccupavano più dell’oggetto libro in vista, ad esempio, di un passaggio di mano a seguito della morte del proprietario della collezione, che della individuazione dell’opera, del suo autore e degli argomenti ivi trattati.

• Tali elenchi, che pure fanno riferimento alla disposizione dei libri all’interno delle abitazioni, rivestono una grande importanza ai fini della storia delle biblioteche, in quanto evidenziano come le descrizioni dei documenti siano essenziali non solo ai fini della loro consultazione m anche della conservazione di una raccolta libraria in senso strettamente patrimoniale.

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• Se, come sostiene Alfredo Serrai, la biblioteconomia presenta una duplice anima, contemperando esigenze puramente bibliografiche con le necessità gestionali di una determinata raccolta, origine di questa visione stereoscopica è collocabile fra Medioevo e Rinascimento, quando alle notitiae rei litterariae di matrice classica ed umanistica si affiancano le notitiae librorum, tese a descrivere le caratteristiche di un determinato libro in un determinato contesto.

• Da un lato abbiamo la ricerca erudita, che porta nuovo vigore alla compilazione di elenchi di opere e di autori illustri, dall’altro troviamo la necessità, spesso animata da brame bibliofiliche, di possedere l’opera nella sua materializzazione in forma di libro, oggetto prezioso per le difficoltà intrinseche alla sua produzione manuale.

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• Con l’invenzione della stampa si assiste ad una accelerazione della circolazione dei documenti, conseguente alla crescita quantitativa della produzione libraria, che funge da ulteriore stimolo al perfezionamento delle tecniche del controllo bibliografico.

• Il capolavoro del botanico e medico zurighese Conrad Gesner, la Bibliotheca universalis (1545) rappresenta “il ceppo da cui nasce non solo la moderna bibliografia ma, nello stesso tempo, la biblioteconomia, intesa quest’ultima come metodo e insieme di tecniche per organizzare la documentazione libraria in modo da renderne agevole e rapido il reperimento.

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• L’idea di una biblioteca come luogo dell’espressione del libro pensiero, fuori da ogni dogma religioso, politico e filosofico, pervade l’opera di Gabriel Naudé (1600-1653), bibliotecario del cardinale Mazzarino, esponente della tradizione filosofica scettica, un libertino erudito.

• Nel suo trattato Advis pour dresser une bibliothèque (1627) pone le basi della moderna biblioteconomia e per la definizione di norme tecniche ed operative ai fini del buon funzionamento dell’istituzione e per l’approccio culturale sotteso alla formazione delle raccolte. Il suo concetto di biblioteca “pubblica” è, nel senso moderno, di biblioteca aperta al pubblico, dunque a tutti coloro in grado di leggere e scrivere. In tal senso egli cita tre istituzioni esemplari: la Bodleyana di Oxford, l’Ambrosiana di Milano e l’Angelica di Roma, nelle quali si può entrare liberamente e senza difficoltà.

• Il problema tuttavia non è solo il libero accesso bensì quello, squisitamente biblioteconomico, di far sì che il lettore possa efficacemente recuperare la documentazione di cui necessita.

Vedi pp. 92-96 del volume di Santoro-Orlando

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• Si ripropone pertanto, con Naudé, la bipartizione tra biblioteconomia bibliografica da un lato – consistente nell’acquisizione di volumi che spazino in ogni ambito dello scibile umano – e biblioteconomia gestionale dall’altro, indicando con essa i precetti da seguire per la disposizione dei libri nella biblioteca, privilegiando una collocazione per discipline e strutturando opportunamente cataloghi per autore e per classe in modo da facilitare il reperimento dei libri.

• Si evidenzia inoltre il ruolo fondamentale del bibliotecario, responsabile della costituzione, gestione e manutenzione delle raccolte nonché dei cataloghi. Tra i suoi compiti inoltre si aggiunge anche quello della corretta amministrazione, grazie all’impiego di strumenti quali il registro d’ingresso e i documenti di contabilità, quanto cioè occorre per documentare le accessioni, elencate in ordine strettamente cronologico, e le spese d’acquisto.

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• La scheda catalografica viene definita nel corso del Settecento e si pone in grado di comunicare notizie tanto sui contenuti che sulla forma dei libri.

• Con lo sviluppo del concetto moderno di Stato prende inoltre corpo la necessità di educare il cittadino, perché ne sia beneficiata l’intera collettività. Pertanto la biblioteca assume, nell’età dei Lumi, un ruolo fondamentale e anche le pratiche biblioteconomiche tendono ad una continua ricerca di metodologie sempre più perfezionate, affinché il lettore non naufraghi nel labirinto della Letteratura.

• Il catalogo a schede mobili fu utilizzato per la prima volta in Italia nella Regia Biblioteca Parmense ad opera di Paolo Maria Paciaudi, sebbene fu con Aristide Staderini, a metà Ottocento, che gli schedari (a cassette e e a volumetto) trovarono la loro consacrazione.

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• Nel corso dell’Ottocento si assiste ad un progressivo rafforzamento di questa idea della biblioteca pubblica: si pensi al Public Libraries Act del 1850, con il quale il Parlamento inglese sancì il diritto, da parte delle comunità locali, di tassare i cittadini per la costituzione ed il mantenimento di una free library.

• Uno dei maggiori rappresentanti dello spirito democratico che anima queste istituzioni fu Antonio Panizzi (1797-1879), direttore della biblioteca del British Museum dal 1856 al 1866. Fu lui ad elaborare un codice di catalogazione (le famose 91 regole del 1841) che, da un uso interno, divenne principio ispirtatore di tutti i moderni procedimenti standardizzazione.

• Anche le competenze professionali, conseguentemente alla trasformazione dell’istituto bibliotecario, si evolvono: occorre mettere a punto nuove tecniche necessarie per censire e catalogare i libri ammassati nei dépots litéraires istituiti dal governo rivoluzionario e dunque ragionare su un nuovo modello di organizzazione della biblioteca pubblica (innanzitutto il reference), con sevizi innovativi per una realtà sociale in profondo mutamento.

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• Il termine bibliothéconomie fu introdotto in Francia dal manuale pratico di Leopold Auguste Costantin Hesse del 1839.

• In ambito anglofono si utilizzò, inizialmente, il termine library economy; Ranganathan introdurrà poi nel 1931 il termine library science, su modello del termine tedesco Bibliothek-Wissenschaft di Schettinger (1808).

• La denominazione “biblioteconomia”, che pone l’accento sull’aspetto normativo volto a regolamentare la vita della biblioteca, diviene comune anche in Italia (attestato nel 1892 nella Piccola Enciclopedia Hoepli diretta da Gottardo Garollo) nonostante si continui a privilegiare il termine “bibliologia”.

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• A partire dal secondo dopoguerra del Novecento la biblioteconomia si è trovata coinvolta in una fase di profonda riflessione.

• Un primo fattore di mutamento è stato l’ampliamento del concetto di “documento”, non più assimilabile col libro e con le espressioni della parola scritta. Fu Paul Otlet a definire la nuova disciplina come documentazione.

• Dunque la documentazione è stata di stimolo alla biblioteconomia, che ha dovuto migliorare le proprie tecniche di mediazione informativa proprio per mettere a disposizione del pubblico materiale tanto eterogeneo.

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• Altro importante fattore innovativo è stato l’uso sempre più significativo delle strumentazioni informatiche.

• La tecnologia informatica, applicata alla biblioteconomia con lo scopo di rendere più efficienti le attività di selezione e controllo della documentazione, ha contribuito a fondare una nuova biblioteconomia e ad assegnare al bibliotecario una nuova fisionomia: quella di specialista delle procedure di mediazione catalografica e bibliografica.

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LA BIBLIOTECA E IL LIBRO

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In quanto luogo che contiene libri, il ruolo

della biblioteca rinvia al LIBRO, alle sue

attuali connotazioni e, di conseguenza, allo

spazio nel quale lo si fruisce.

Dunque la domanda è: che tipo di oggetto è oggi il libro ?

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Il libro come documento

Il libro appartiene alla categoria dei documenti Documento non ha soltanto una valenza

genericamente giuridico-amministrativa; accanto a questo significato tecnico ne è attestato uno più antico e generale che rinvia alla circolazione e trasmissione del sapere

Questa apertura semantica fu tuttavia meglio ridefinita (Suzanne Briet nel 1951)spostando la definizione del documento sulle modalità di fruizione delle informazioni di cui è “intenzionalmente” depositario e portatore. Pertanto è documento ogni oggetto fatto per essere studiato, letto, consultato, interpretato.

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In quanto documento, il libro è uno strumento di comunicazione che utilizza il linguaggio della scrittura per trasmettere, nella forma di testi creativamente costruiti dall’autore, messaggi di carattere intellettuale destinati alla massima divulgazione

La dimensione profondamente relazionale del libro consente di caratterizzare l’universo bibliografico come un universo di discorsi in cui a tutti è possibile inserirsi ed intervenire

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Le caratteristiche costitutive del documento sono:

supporto (papiro, pergamena, carta, disco ottico…);

mezzo di registrazione (calamo, stilo, stampa, procedure elettroniche…);

codici linguistici ed espressivi.

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Il concetto di risorsa documentaria Il termine risorsa è una

formulazione “ombrello”, coniato all’ interno del comitato di aggiornamento delle regole di catalogazione anglo-americane, in quanto corrisponde meglio all’attuale differenziazione di materiali documentari sia nel contesto analogico che digitale.

Altro termine coniato dall’informatico Thedor Holm Nelson per contraddistinguere l’odierno universo documentario è docuverso.

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Una prima generale distinzione è tra risorse finite (monografia, pellicola cinematografica, carta geografica)

e continuative o in continuazione (seriale, sito web,blog, un libro a fogli mobili).

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Panoramica delle varie tipologie di risorse documentarie

Manoscritti LIBRI Quotidiani e seriali Altri materiali a stampa Audiovisivi Film e videoregistrazioni Documenti sonori e audioregistrazioni Microforme Risorse elettroniche Oggetti

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IL LIBRO Il libro è il felice risultato del

connubio tra la staticità della forma e la velocità del pensiero.

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Il volumen Questo vocabolo si

riferisce all'azione della lettura, che avveniva srotolando e avvolgendo un rotolo, chiamato appunto volumen, fatto di papiro o di pergamena. Esso è il modello per eccellenza della cultura alta, quella letteraria e filosofica. Espressione della civiltà pagana di matrice ellenistica.

Nel trasporto i rotoli erano legati tra loro e venivano messi i cassette chiamate scrinia (rettangolari) o capsae (cilindriche).

Capsa

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Il codex Nel IV-V sec. d.C., il volumen

viene sostituito dal codice (da caudex = tavoletta). Espressione della civiltà cristiana.

Il codice fu apprezzato per la maggior maneggevolezza e la capacità di contenere un testo più lungo rispetto al volumen e modificò le pratiche di lettura.

Passaggio non indolore durante il quale si registrano i libri lintei e lignei e le tavolette cerate

Codex purpureus : un evangelario greco del VI

sec. di origine mediorientale, portato a Rossano

probabilmente da qualche monaco in fuga

dall'oriente durante l’invasione degli arabi (secoli

IX-X)

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La forma papiro non esaurì la sua funzione all’apparire del

libro (codex ) ma venne recuperata fra il X e XIV secolo in

area meridionale con gli exultet, rotoli liturgici illustrati

contenenti testi all’interno e immagini sulla facciata esterna,

ben visibili ai fedeli.

Exultet di Avezzano, rotolo liturgico datato intorno al 1057 e decorato nello scriptorium di Montecassino

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L’invenzione della stampa

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The Gutenberg Bible

It was printed by Johann Gutenbergand his associates in Mainz, Germany, between 1454 and 1455.Between 160 and 180 copies were printed, but only 36 printed on paper and 12 on vellum have survived. Many have hand-painted decoration worthy of an illuminated manuscript.Despite his invention, Gutenberg never became rich. Peter Schoeffer, one of Gutenberg's craftsmen, made money where he had failed.

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Corredi paratestuali : il frontespizio

Il frontespizio si affermò, nell'ultimodecennio del Quattrocento, nelle forme del componimento poetico, dell’occhietto e in forma esplicativa e più lunga.Con l’andare del tempo si arricchisce di altri elementi grafici, come lacornice xilografica e la vignetta. Diventa poi l’ ”etichetta” del prodotto libro.

Il Calendario del Regiomontano, Venezia, E. Ratdolt e soci, 1476

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Il frontespizio Nel corso del Cinquecento e specie nel Seicento il titolo si

stabilizza e si fa più prolisso, più vario. Viene introdotta la “dedica”, che evidenzia il rapporto dell’autore o del tipografo col committente. Compaiono altre forme di carattere pubblicitario, quali “opera nuova” o “nuovamente corretta et ampliata”, e, in piena Controriforma, l’assicurazione che l’opera sia stata “castigata” ed “emendata” dai censori.

Per quanto riguarda l’uso dei caratteri la capitale viene usata dal Manuzioe sarà utilizzata, in seguito, sul frontespizio, secondo un andamento digradante, con caratteri via via più piccoli. Il carattere tondo viene usato per sottotitoli particolarmente lunghi mentre il corsivo si attesta su parti secondarie.

La xilografia, nata come sostituto della miniatura che mal si adattava allo stile dei caratteri e agli inchiostri, acquista grande rilevanza nelle forme del ritratto e della cornice. Nel Seicento la calcografia farà delle decorazione un elemento a sé e il frontespizio di sdoppierà in antiporta e tipografico.

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Il frontespizio Nel Seicento si possono perciò trovare tre tipi di

frontespizio: Tipografico: di soli caratteri tipografici, semplice e lineare,

nel quale si evidenziano prolissità e concettosità dei titoli, tipici del gusto dell’epoca;

Tradizionale: con decorazione (con la marca, visibile orami solo nei prodotti delle grandi dinastie dell’industria del libro, lo stemma, la vignetta, il ritratto);

Interamente inciso Nel Settecento spiccano gli eleganti frontespizi del Bodoni,

improntati ad una sostanziale pulizia e sobrietà; nell’Ottocento la decorazione tende a trasferirsi sulla copertina, che diviene nuovo elemento di richiamo. Il frontespizio non perde tuttavia la sua centralità e si arricchisce di un retrofrontespizio con il ritratto dell’autore. Tale controfrontespizio, in pieno clima novecentesco art nouveau, diviene il banco di prova di molti artisti e troverà grande diffusione nei paesi in cui più forti sono la stampa d’arte ed il commercio artistico.Oggi il frontespizio ha perso la sua funzione di richiamo, che risiede ormai nella copertina o sovracoperta.

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Il colophon É la formula conclusiva dei libri stampati nel XV e XVI

secolo, fino al definitivo affermarsi del frontespizio. Conteneva: il nome dello stampatore, luogo e data di

stampa, talvolta il nome del mecenate editore nonché l’insegna commerciale dello stampatore o del libraio

Nell’editoria contemporanea può chiudere il volume riportando le indicazioni sullo stampatore

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L’illustrazione Disegni e stampe che accompagnano il testo a scopo

esornativo, pur nascendo a scopo didascalico. Luoghi riservati sono: antiporta, capilettera e iniziali.. Successivamente vi si includono: fotografie e qualsiasi materiale grafico.

Si divide in : - figure (illustrazioni e tavole)- Tabelle (riquadri che contengono in modo sintetico e

sistematico una serie di informazioni, ad esempio i prospetti)

- Schemi (presentano una commistione di elementi grafici e testuali, ad esempio i diagrammi)

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L’antiporta

Tavola incisa, esclusi i ritratti e le carte geografiche, che precede il frontespizio, molto comune nel libro sei-settecentesco. L'antiporta è frequentemente costituita da figure simboliche o rappresentazioni allegoriche.

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Giovanni Battista Bodoni Il carattere tipografico è il punzone ovvero il

parallelepipedo in piombo, legno o plastica sul quale è incisa a rovescio una lettera o segno da stampare. Sotto il profilo grafico presenta due aspetti: il corpo, ossia lo spazio occupato in altezza, e la variante (tondo chiaro, neretto, corsivo, grassetto, maiuscolo, minuscolo).

Il Bodoni si caratterizza per i forti chiaroscuri e per la severa armonia

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Parti del libro Aletta Carte di guardia Coperta e Sovraccoperta Piatto Dorso Ex libris Fascetta Nervi Occhiello Prima e quarta di copertina Taglio Unghiatura

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Formati dei libri I libri a stampa sono ottenuti a partire da un

foglio di carta di dimensioni più o meno standard. Tali dimensioni hanno subito diverse variazioni in base alle capacità delle presse. Il foglio viene poi piegato per ottenere una segnatura, costituita da un fascicolo di pagine progressive. Sulla base del numero di pieghe che il foglio subisce vengono denominati i seguenti formati:

- Atlante (oltre 50 cm.)- In folio (1 piega, 4 pagine, oltre 38 cm.)- In quarto (2 pieghe, 8 pagine, 28-38 cm.)- In ottavo (4 pieghe, 16 pagine, 15-25 cm.)- In sedicesimo (8 pieghe, 32 pagine, 10-15 cm.)

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Le 5 leggi di Ranganathan (1931)

1. I libri esistono per essere usati;

2. Ad ogni lettore il suo libro;3. Ad ogni libro il suo lettore;4. Non far perdere il tempo al

lettore;5. La biblioteca è un organismo

che cresce.

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LA BIBLIOTECA NELLA STORIA

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La storia della produzione libraria e la domanda di accesso ad essa si sono storicamente realizzate a partire dall’abbandono della tradizione orale come modalità per la trasmissione della conoscenza.

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Il passaggio dall’oralità alla scrittura si è svolto in un arco di tempo molto lungo. Il potere della memoria ha abdicato alla scrittura molto lentamente, soprattutto per i prodotti della creatività poetica e letteraria, la cui fruizione resta comunque legata alla rappresentazione e alla recitazione piuttosto che alla lettura

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La pratica della lettura è rimasta defilata rispetto alla comunicazione orale, tanto che l’approccio del lettore singolo agli scritti prevedeva una lettura oralizzata non silenziosa

Rendere pubblica un’opera significava recitarne pubblicamente il testo; affidarla alla scrittura significava garantirne la sopravvivenza

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Significativamente la costituzione delle prime raccolte librarie è legata ai tempi e ai luoghi della loro produzione e non della loro comunicazione.

Il nucleo librario di Aristotele e del suo Liceo – che diverrà modello esemplare delle biblioteche di età antica - aveva necessità di un vasto patrimonio quale fonte di informazione per riflettere, discutere ed insegnare

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L’età antica Al modello aristotelico e ai suoi criteri di

ordinamento, portati dal discepolo Demetrio Falereo, si fa risalire la Biblioteca di Alessandria, voluta dai re ellenistici di Egitto, i Tolomei, dopo la frantumazione del regno di Alessandro Magno.

Essa fu pensata tuttavia non per la diffusione dell’intero patrimonio culturale greco ma per la produzione di nuovo sapere

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L’antica Biblioteca di Alessandria – 300 a.C.

Racchiudeva tutto il patrimonio culturale greco con finalità di riordinamento, correzione , esegesi dei testi, ricerche erudite, ad opera dei dotti affiliati al Museo (Tempio delle Muse).Il luogo dove si producevano nuove elaborazioni scritte era esterno alla biblioteca,nei portici e nelle sale attigue ad essa, così come avveniva nei giardini del Liceo.

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Biblioteche romane (II sec. A.C.) Frutto di bottini di guerra nel mondo ellenistico, si

svilupparono come espressione di una passione bibliofilica e si costituirono, in una prima fase, come biblioteche private

Erano tuttavia aperte ad una cerchia di amici ed uomini di cultura e dunque progettate e riservate, all’interno delle private dimore, proprio a tal fine

Il primo progetto di biblioteca pubblica (appartenente allo Stato) si fa risalire a Giulio Cesare, che lo affidò a Marco Terenzio Varrone (autore dello scritto De bibliothecis, purtroppo non conservatosi) ma fu concretamente istituita da Asinio Pollione

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Biblioteche romane Seguirono la biblioteca di Augusto, vicino al

tempio di Apollo, e numerose altre biblioteche imperiali

Queste biblioteche facevano sì che anche il patrimonio culturale romano diventasse eredità comune e non esservi inclusi era inteso, per un autore, come una condanna all’oblio (vedi nei Tristia di Ovidio)

Memorie collettive della tradizione letteraria erano funzionali sia alla sua rielaborazione che, attraverso la recitazione pubblica dei testi, all’esercizio del potere imperiale

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Rispetto alla biblioteca ellenistica quella romana ha, invece che una serie di stanze in asse e comunicanti fra loro, due sale gemelle vicine o affrontate: una per i testi in lingua greca, l’altra per quelli in lingua latina.

Vitruvio, architetto e ingegnere romano del I sec. a. C., seguendo la tradizione degli architetti greci del periodo classico, raccomanda di orientare la biblioteca a levante, per godere pienamente della luce e per scongiurare l’umidità.

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Biblioteche medievali Le biblioteche d’epoca medievale erano costituite da poche decine

o alcune centinaia di volumi e le loro dimensioni non sono paragonabili a quelle dell’età moderna

Due sedi molto importanti furono la biblioteca dell’ abbazia di

Bobbio e la Capitolare di Verona CASSIODORO fondò nel 540 a Squillace, in Calabria, un monastero

chiamato Vivarium BENEDETTO DA NORCIA nel 529 dà origine all’abbazia di

Montecassino Nei secoli XII-XIII le biblioteche del Meridione hanno la preminenza

sul resto delle Penisola anche per la presenza di monasteri sorti in conseguenza dell’esodo da Bisanzio di monaci orientali ed eruditi greci, con conseguente attività di traduzione dall’arabo. Nel resto d’Italia alcune iniziative importanti furono prese dai Longobardi (Farfa, Nonantola, Fonte Avellana, Pomposa)

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Nuovi paradigmi bibliotecari Si diffonde progressivamente la pratica della

lettura silenziosa, agevolata da un testo non più scritto di continuo ma intervallato da spazi e segni di interpunzione, meglio e più velocemente decodificate dagli occhi che attraverso l’attività fonatoria

Passaggio dal rotolo al codex ed introduzione di sistemi di indicizzazione del testoL’esito di tutti questi cambiamenti coincide, nel XIII secolo, con la diffusione della cultura scolastica, accompagnata dall’incremento della produzione libraria e dalla formazione di importanti biblioteche presso le università medievali e i conventi degli ordini mendicanti

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Nuovi paradigmi bibliotecari I libri sono meno diffusi perché è ridotta la

domanda e limitata la disponibilità; La nuova dimensione della religiosità medievale è

affidata ad un ristretto corpus di opere ed autori e i libri diventano ricchezze patrimoniali più che informative

I depositi librari, le biblioteche, diventano centri di copiatura

Mentre i collegi universitari parigini disponevano, fin dal XII secolo di cospicue biblioteche, le università italiane ne erano prive e le raccolte librarie erano rimpiazzate da forme di commercio degli stationarii con il sistema delle peciae

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Lo scriptorium

Lo scriptorium di Fonte Avellana

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Umanesimo e Rinascimento La sopravvivenza dei libri della letteratura

classica latina e greca favorisce sia il risveglio filologico (per far emergere le falsificazioni medievali) che quello letterario e culturale (alla riscoperta delle fonti del pensiero filosofico, logico, matematico e scientifico)

Ne conseguiranno la Riforma luterana e la nascita delle teorie scientifiche

L’esempio di Francesco Petrarca fu “contagioso” e si espresse nella verifica delle fonti, nella nascita di scrittori a favore di laici e nella formazione di sempre più fornite collezioni librarie private

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L’esempio dei privati La raccolta di Francesco Petrarca è

esemplificativa non solo nel suo progressivo accumulo ma anche nella sua problematica conservativa: egli progettò di lasciare integra ed utilizzabile la propria eredità libraria alla Repubblica di San Marco, senza tuttavia riuscirvi

Analogamente Malatesta Novello lasciò per pubblica utilità i suoi codici, affidandoli alla gestione del convento francescano di Cesena

Niccolò Niccoli, riscattati da Cosimo de’ Medici, costituirono la base della biblioteca di san Marco a Firenze

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Biblioteca Malatestiana di Cesena (1447-1452)Sull’esempio del “vaso” librario della Biblioteca di San Marco

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Il “vaso” librario Prende origine col Rinascimento, al fine di

soddisfare le esigenze consultative e di studio di un’utenza pubblica non più solo interna

Si intende per “vaso” librario la sala che non si limita più ad ospitare i libri ed a distribuirli in collocazioni sistematiche ma che offre anche gli spazi e gli arredi per permettere una lettura contestuale e pubblica dei volumi

Spazio librario = spazio fisico = spazio intellettuale

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Conrad Gesner (1516-1565)

Pubblica nel 1545 Bibliotheca Universalis, che diventerà il punto di riferimento della bibliografia, non solo come guida per gli studiosi, ma anche per la formazione delle biblioteche pubbliche e private. A spingere Gessner alla realizzazione di quest’opera fu il pericolo incombente dell'avanzata dei turchi in Europa eanche la distruzione della prestigiosa biblioteca del re Mattia Corvino.

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MATTIA CORVINO

La Biblioteca Corviniana – esempio di biblioteca umanistica di corte - era la più grande biblioteca a nord delle Alpi ed era seconda solo alla biblioteca Vaticana. Nel 1489 Bartolomeo della Fonte di Firenze scrisse che Lorenzode’ Medici fondò la sua biblioteca greco-latina sulla base dell'esempio del re ungherese.

Mattia come riprodotto nella Chronica Hungarorum di Johannes de Thurocz

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K. Gesner invocò la costituzione delle biblioteche pubbliche, le sole che potessero conservare a lungo i documenti scritti della civiltà umana, quelli del passato e quelli del presente

La sua opera segnala 12.000 opere che diverranno 15.000 con l’Appendix del 1555

Estensione universale dell’indagine Modello enciclopedico trilingue Perfezionamento delle tecniche di descrizione bibliografica

(indica autore, titolo, note tipografiche, formato, carte e prezzo); inclusione delle miscellanee

Esortazione consapevole ai governi circa la necessità di istituire biblioteche

Indica l’organizzazione fisica dei libri e la struttura dei cataloghi

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L’età moderna Aumento della circolazione libraria e dei

lettori Costruzioni di imponenti collezioni librarie,

di taglio enciclopedico e di aspirazione universale

Aumento e consapevolezza programmatica della destinazione pubblica di queste importanti raccolte, spesso private. L’esempio di Fermo

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Gabriel Naudé (1600-1653)

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Nel suo Advis pour dresser une bibliothéque (1627) la biblioteca è uno spazio della “repubblica delle Lettere”, cosmopolita, aperto a tutti coloro che vogliono trarne giovamento.

Questa biblioteca dovrà contenere le opere dei principali autori, con il commento dei migliori interpreti. I libri saranno organizzati per argomenti e tra loro devono essere presenti anche quelli che trattano materie delicate e di opinioni differenti, al fine di sviluppare il giudizio critico dei lettori

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Le biblioteche in Italia – età moderna - Dopo l’invenzione e la diffusione della stampa, si

venne a formare una vasta gamma bibliotecaria:

Nascono le biblioteche “centrali” in ciascuno degli Stati, più o meno indipendenti che fossero

le biblioteche universitarie, o al servizio di istituzioni didattiche e culturali

continuano a fiorire le collezioni private (incluse quelle professionali)

oltre alle raccolte librarie, all’inizio modeste, dovute all’impulso dei Comuni o del potere ecclesiastico locale o dei vari Ordini religiosi

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Nonostante questa “ricchezza” si assiste in Italia a forme di stagnazione e di letargo della scena bibliotecaria, almeno fino alla seconda metà del XIX secolo

Le biblioteche si alimentavano sulla base di interessi letterari locali, di ricerche storiche o archeologiche locali, di curiosità erudite locali, di traduzioni dei classici eseguite da traduzioni locali

I soli cambiamenti nelle politiche bibliotecarie si registravano nell’Italia Settentrionale mentre né dallo Stato della Chiesa né dalla dominazione spagnola venivano sollecitazioni in tal senso

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Regia Biblioteca Parmense

Vitalità del modello della biblioteca pubblica erudita originata da Filippo di Borbone; Paolo Maria Paciaudi (1710-1785) la inaugurò nel 1769, dopo una gigantesca campagna di acquisti ed “demanializzaione” dei fondi dei Gesuiti e vi introdusse il catalogo a schede.

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ANTONIO PANIZZI (1797-1879)

Le 91 Regole del 1841

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Reading Room British Museum

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L’età contemporanea Crescita di nuove forme letterarie di consumo

(romanzi, giornali…) Concorrenza di altre modalità organizzative e

letterarie (Gabinetti di lettura associati a botteghe di librai; modello enciclopedico)

Necessità di rapido aggiornamento delle raccolte e articolazione delle biblioteche per tipologie ; creazione delle biblioteche popolari (in Italia “circolanti”) per rispondere ai bisogni di lettura delle classi meno agiate.

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TIPOLOGIA DELLE BIBLIOTECHE

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L’Italia possiede un ricchissimo patrimonio librario (da uno studio dall’Ufficio centrale per i beni librari – circa 110 milioni di libri, 500.000 manoscritti) disseminato in biblioteche molto diverse per storia, tradizione, finalità, amministrazione e regolamenti, molto diffuse in alcune aree e meno rappresentate in altre (45% al Nord, 29/% al Centro, 25% al Sud).

Le biblioteche possono essere empiricamente distinte in: nazionali universitarie specializzate pubbliche scolastiche

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Biblioteche nazionali La biblioteca che in ogni stato si denomina nazionale rappresenta il punto di

raccolta e di conservazione di tutta la produzione a stampa di quel Paese; il punto di riferimento per la cultura nazionale. In ogni Paese una sola biblioteca è definibile nazionale.Anomalo è il caso dell’Italia che, dal 1860 a oggi, ha visto riconosciute come nazionali ben dieci biblioteche:

la Biblioteca nazionale universitaria di Torino; la Biblioteca nazionale Braidense di Milano; le Biblioteca nazionale Marciana di Venezia; le due Biblioteche nazionali Centrali di Roma e di Firenze; la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli; la Biblioteca nazionale Sagarrariga Visconti Volpi di Bari; la Biblioteca nazionale di Potenza; la Biblioteca nazionale di Cosenza, La biblioteca Nazionale di Macerata.

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Quasi tutte queste biblioteche hanno ricevuto il riconoscimento del titolo di nazionale in omaggio alla funzione di biblioteca centrale dello Stato pre-unitario cui appartenevano (prima dell’Unità d’Italia ogni stato aveva la sua biblioteca).

In altri casi, ci troviamo di fronte a meccanismi di conversione o elevazione di biblioteche di importanza locale, in città come Bari (1958) e Potenza (1986), che non solo non hanno avuto ruolo di preminenza politica nel corso della storia, ma che non possedevano e non possiedono biblioteche di tradizione e dimensioni tali da giustificare la riconosciuta “nazionalità”.E’ evidente che il termine nazionale si è inflazionato al punto da perdere il suo significato originario e da creare confusione sui ruoli e le competenze.Per l’art. 5 del D.P.R. n. 1501 del 1967, le biblioteche nazionali hanno il compito di documentare la cultura italiana “con particolare riguardo a quella della Regione in cui hanno sede” e la cultura straniera.

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Le Biblioteche Nazionali Centrali Le biblioteche nazionali centrali, a Firenze e a Roma, hanno insieme il compito di

raccogliere e conservare quanto si stampa in Italia, di documentare al meglio la cultura straniera e di coordinare le iniziative e servizi bibliografici di interesse nazionale e internazionale (UBC e UAP voluto dall’UNESCO).

Il deposito legale è ora disciplinato dalla legge 15 aprile 2004, n 106 e successivo regolamento che ha esteso l'obbligo, oltre ai libri, anche agli opuscoli e ad altri documenti. (pubblicazioni periodiche, carte geografiche e topografiche, atlanti, manifesti e musica a stampa.); esso prevede la creazione di due archivi della produzione editoriale italiana, uno nazionale, in cui convergono due copie di ogni documento di interesse culturale pubblicato in Italia (fisicamente collocato presso le Biblioteche nazionali centrali di Roma e Firenze) e uno regionale, in cui convergono due copie di ogni documento di interesse culturale pubblicato nella regione.

Gli editori, a cui la nuova normativa impone l'onere del deposito legale, dovranno quindi inviare quattro copie di ogni loro pubblicazione:

1 copia alla Biblioteca Naz. Centrale di Firenze 1 copia alla Biblioteca Naz. Centrale di Roma 2 copie all'archivio regionale della regione competente.

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Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MIBAC)

Le biblioteche nazionali sono parte della costellazione della biblioteche che fanno capo al MIBAC (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali), nato nel 1975 per consentire una gestione unitaria, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del’ambiente.

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MIBAC Il Ministero esercita tale funzione attraverso

la consulenza tecnica ed operativa di due Istituti Centrali:

1. Istituto Centrale per la Patologia del Libro (conservazione e restauro)

2. Istituto Centrale per il Catalogo Unico (per la gestione ed il coordinamento di progetti bibliografici e catalografici nazionali)

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MIBAC Al Ministero afferisce dunque una rilevante

serie di biblioteche. Alcune sono strettamente funzionali allo svolgimento delle sue attività istituzionali (soprintendenze, musei, archivi di stato)

Oltre a queste vi sono anche 46 biblioteche pubbliche statali gestite formalmente come suoi organi periferici e disciplinate dal D.P.R. 417/1995.

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LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE STATALI 10 nazionali (precedentemente elencate) 9 biblioteche universitarie (Genova, Pavia

Modena – Estense, Padova, Pisa, Roma, - Alessandrina, Napoli, Cagliari, Sassari)

16 altre biblioteche, la maggior parte delle quali classificabili tra le biblioteche con più spiccata attività conservativa, alcune di ricerca o di tipo locale

11 biblioteche annesse a monumenti nazionali

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Le biblioteche di ente locale Abbandono alle sole finanze locali

Leggi di soppressione delle corporazioni religiose (7 luglio 1866 e15 agosto 1867), che le caricarono di libri poco rispondenti alle nuove esigenze di lettura

Esperienza delle biblioteche popolari, nate in forma volontaristica alla metà dell’Ottocento, alle quali le amministrazioni locali non offrirono forme di radicamento istituzionale e che esaurirono la loro efficacia durante il fascismo

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D.L. 393/1941: si prevedeva l’apertura di una biblioteca in ogni comune capoluogo di provincia

Contatti con la realtà anglosassone della public library (Servizio informativo della comunità)

Creazione delle Regioni a statuto ordinario (1975) permise di riempire il vuoto legislativo che caratterizzava le biblioteche di ente locale e di intervenire in modo efficace per favorirne lo sviluppo

Le leggi regionali hanno svolto infatti un ruolo determinante per la diffusione ed il radicamento del modello della public library, richiamandosi espressamente al Manifesto dell’UNESCO

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Biblioteche di università Decontestualizzazione delle biblioteche storiche degli

antichi atenei affidate alle amministrazioni statali e crescita esponenziale dei nuclei librari negli atenei

1961: riconoscimento di specifiche competenze tecniche alla figura del bibliotecario dell’università e conseguente sottrazione della loro gestione al personale docente e amministrativo;

1989: autonomia universitaria ed emanazione degli statuti. Creazione di sistemi bibliotecari dinamici.

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Biblioteche scolastiche A lungo confuse con le biblioteche popolari, spesso

ospitate nelle scuole La legge Casati del 1859, che riformò in modo organico

l'intero ordinamento scolastico - dall'amministrazione all'articolazione per ordini e gradi alle materie di insegnamento - confermando la volontà dello Stato di farsi carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica, prevede la presenza di biblioteche

Di fatto non hanno mai goduto di un sostegno efficace e vivono tuttora carenze strutturali e di personale specializzato (normalmente è adibito a bibliotecario scolastico lo stesso docente)

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SBNServizio Bibliotecario Nazionale Il sistema bibliotecario italiano è, come

abbiamo visto, complesso e disarticolato L’unico progetto di un suo sviluppo

coordinato ed integrato è costituito da SBN, che, in quanto servizio, ha come obiettivo la creazione di un catalogo unico, attraverso il quale superare la frammentazione del patrimonio bibliografico nazionale e permetterne la più ampia circolazione

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SBN : nascita Nasce nel 1979 dalla Conferenza nazionale

delle biblioteche promossa dal MiBAC che individuò nell’automazione bibliotecaria e nelle nuove tecnologie di comunicazione la possibilità concreta di un dialogo tra le biblioteche e alla successiva realizzazione di una struttura cooperativa fondata su accordi tra MiBAC, Regioni ed Università

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SBN: elementi portanti (anni ’80) Formazione dei poli bibliotecari locali

(regionali, provinciali, comunali) che gestiscono in forma automatizzata tutti i servizi e le attività e a cui possono aderire tutte le realtà bibliotecarie del territorio

Struttura centrale – l’INDICE – per il coordinamento dei cataloghi realizzati a livello locale e per la loro integrazione in un catalogo collettivo

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SBN: vantaggi

Catalogazione partecipata

Prestito interbibliotecario (ILL)

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LA BIBLIOTECA: attività e funzioni

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ATTIVITÁ E FUNZIONI DELLA BIBLIOTECA

Predisposizione dei sistemi informatizzati d’archiviazione e reperimento delle informazioni

Amministrazione Management Accessioni mediante acquisto, scambio, dono,

deposito Sviluppo delle raccolte (scarto, analisi e

controllo bibliografico del posseduto) Servizi al pubblico Manutenzione, conservazione e restauro delle

raccolte Misurazione del controllo di qualità dei servizi

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OBIETTIVI DELLA BIBLIOTECA

Individuare l’utenza Individuare le conoscenze ed i

documenti occorrenti all’utenza e assisterla nella formulazione delle sue esigenze e nell’accertamento bibliografico dei documenti di suo interesse

Facilitare l’accesso fisico ai documenti (anche a quelli non in loco)

Potenziare la copertura bibliografica e la disponibilità dei documenti occorrenti attraverso la cooperazione bibliotecaria

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SERVIZI NEVRALGICI DELLA BIBLIOTECA

REALIZZARE L’ACCESSO AI DOCUMENTI ED AL LORO CONTENUTO PER MEZZO DEL CATALOGO (CATALOGAZIONE)

SELEZIONARE, RACCOGLIERE E CONSERVARE I DOCUMENTI (SVILUPPO DELLE RACCOLTE)

STIMOLARE E FACILITARE L’UTILIZZO DEI DOCUMENTI(REFERENCE)

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REGOLAMENTI E CARTE DEI SERVIZI

Sono gli strumenti che presiedono alle attività delle biblioteche

I Regolamenti delle biblioteche procedono dalla legislazione statale e regionale e hanno la funzione di definire i rapporti fra la biblioteca e l’ente a cui essa appartiene

Le Carte dei servizi sono previste dalle direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri 27 gennaio 1994 (Principi sull’erogazione dei servizi pubblici) e del Ministero della Funzione Pubblica del 24 marzo 2004 (Rilevazione della qualità percepita dai cittadini)

L’AIB ha pubblicato nel 2000 le Linee guida per la redazione delle carte dei servizi delle biblioteche pubbliche

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I punti fondamentali che i regolamenti devono stabilire sono: obiettivi; patrimonio e risorse finanziarie; organizzazione dei servizi e delle risorse umane; rapporti con l’utenza

Le carte dei servizi definiscono i compiti della biblioteca nei confronti dell’utenza e i diritti dei lettori, tenendo conto delle disposizioni regolamentari.

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LE CARTE DEI SERVIZI

Un possibile schema prevede l’identificazione: Dell’istituzione con i dati essenziali (denominazione,

indirizzo, orari, telefono, fax, sito web e mail…) Dei valori generali a cui si ispira (Raccomandazioni

IFLA, Manifesto UNESCO) Degli strumenti per l’erogazione dei servizi (la sede, le

raccolte documentarie e la loro organizzazione, l’autonomia e l’aggiornamento professionale del personale, la cooperazione interbibliotecaria)

Dei servizi (lettura, consultazione, ill. , d.d., riproduzione , reference, servizi telematici e multimediali, servizi per bambini e ragazzi, raccolte locali, raccolte multilinguistiche e multiculturali, servizi per utenti diversamente abili, promozione di attività culturali)

La tutela dei diritti degli utenti (reclami, rimborsi, modo di porsi de personale, informazione e partecipazione dell’utenza alla vita della biblioteca)

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MANAGEMENT E BIBLIOTECHE

Il management è un sistema di conoscenze e di pratiche organizzative finalizzato all’esercizio della funzione di governo di un’istituzione pubblica o privata che produce beni o servizi al fine di:

• soddisfare le esigenze del “cliente”• ottimizzare la produttività e l’efficienza • dare forti motivazioni ai dipendenti

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La gestione dei servizi bibliotecari in una prospettiva manageriale deve tener conto di significativi cambiamenti ambientali quali:

• Innalzamento dell’età media con conseguente aumento della domanda di servizi sociali e riduzione del turn-over nelle aziende;

• Formazione universitaria e apprendimento continuo diventano fattori strategici per l’azienda;

• Sviluppo del commercio elettronico;• Fine dell’era della piccola azienda: solo le

grandi organizzazioni sono in grado di mettere a disposizione le grandi infrastrutture della conoscenza

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L’integrazione tra biblioteconomia e management si rivela opportuna se desideriamo ottenere biblioteche inserite nell’ambiente di riferimento, che puntino a “durare” sul “mercato”, conquistando fette sempre più larghe di utenza e i cui quadri direttivi siano costituiti da personale di formazione biblioteconomica più che manageriale.

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COMPETENZE DEL BIBLIOTECARIO-MANAGER

Leadership, pubbliche relazioni istituzionali ed interne, pianificazione e sviluppo delle politiche bibliotecarie, negoziazione e gestione del bilancio, gestione delle risorse documentarie, gestione del personale, automazione ed informatizzazione, sociologia e cultura del cambiamento, misurazione e valutazione dei servizi, marketing possono essere spese in un processo diacronico di gestione

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IL CATALOGO

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La catalogazione

Le biblioteche sono deputate alla conservazione, gestione e trasmissione delle proprie raccolte documentarie ai suoi lettori e, a tal fine, rendono espliciti e reperibili i legami letterari, di autore, editoriali e semantici che intercorrono nell’universo bibliografico.

Tale attività di analisi e controllo si chiama catalogazione.

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Il catalogo è il frutto dell’attività della catalogazione ed ha una funzione vicaria nei confronti della documentazione della biblioteca e dei documenti accessibili in Rete.

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La catalogazione

Come attività intellettuale, la catalogazione nasce nella prima metà dell’Ottocento con il superamento della sovrapposizione tra inventario (strumento di accertamento patrimoniale) e catalogo (strumento di mediazione e di orientamento bibliografico)

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1961: Conferenza di Parigi (principi catalografici) 1969: Meeting di Copenhagen (standardizzazione)

Ne sono seguite le redazioni di numerosi codici di catalogazione nazionali, tra cui le nostre RICA che, pur recependo i principi di Parigi, si mantengono in continuità con la tradizione italiana che si era sviluppata a partire dalle Regole di Giuseppe Fumagalli (1921; 1956)

2003: IFLA IME ICC – Meeting of Experts on an International Cataloguing Code - (congruità dei Principi di Parigi con la struttura relazionale del catalogo elettronico e formulare nuovi principi che trattino in modo unitario anche la catalogazione semantica)

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La catalogazione: principi teorici

Per Cutter (1876) il catalogo deve permettere di trovare uno specifico documento in una raccolta o cosa essa contenga relativamente ad un soggetto

Ranganathan (1934) conferma tale impostazione e ritiene che l’ordinamento classificato sia più efficace di quello alfabetico.

Lubetzky (1953) concepisce il catalogo come reference tool e, in tal senso l’attività catalografica è più complessa e costosa. Pone l’accento sull’opera (entità letteraria) e sull’edizione (entità bibliografica) rispetto al termine libro. Le sue tesi prevarranno a Parigi.

Functional Requirements for Bibliographic Records (FRBR) 1998. Sviluppo del concetto di entità.

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FRBR

Le categorie che rappresentano i centri di interesse degli utenti sono chiamate entità e di ciascuna entità sono descritte le reciproche relazioni nonché le specifiche caratteristiche o attributi, ovvero gli elementi informativi che compongono la descrizione.

Le entità sono identificate in tre gruppi:1. In riferimento alle fasi logiche della produzione

intellettuale;2. In riferimento alle persone;3. In riferimento ai soggetti.

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Entità del primo gruppo

Opera ovvero la creazione intellettuale nella sua immaterialità;

Espressione cioè la realizzazione linguistica dell’opera;

Manifestazione ovvero la materializzazione del testo attraverso la sua registrazione in forma stabile su di un supporto che ne veicola la trasmissione;

Esemplare o item cioè le singole copie riferibili a ciascuna manifestazione.

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L’opera (che cos’è, di chi è ?) L’espressione (chi ha contribuito a

realizzarla, quando, come ?) La manifestazione (chi l’ha prodotta, quando,

come ?) L’item (la peculiarità dell’esemplare).

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Analisi bibliografica

É l’esame della risorsa al fine di individuare gli aspetti più rilevanti per la sua catalogazione. Ha tre fasi distinte:

Analisi formale Analisi letteraria Analisi concettuale

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Analisi formale

É indirizzata ai dati editoriali (titolo, autore, casa editrice…) presenti nella fonte documentaria

Prende in considerazione le informazioni in alcune parti convenzionalmente definite

Individua, infine, l’area dello schema descrittivo adottato nella quale inserire il dato corrispondente.

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Analisi letteraria

É attenta al contenuto della risorsa in quanto prodotto intellettuale (opera ed espressione) e persegue, anche con l’aiuto di repertori, la finalità di individuare il titolo con cui l’opera è maggiormente conosciuta e citata e di identificare l’autore dell’opera.

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Analisi concettuale

Procedimento di grande impegno culturale e cognitivo finalizzato alla definizione dell’argomento principale dell’opera, ossia del suo tema di base.

Il risultato di questa analisi è rappresentato da descrittori, ossia da termini estratti da una lista di voci controllate (Soggettario della Biblioteca nazionale Centrale di Firenze) o da una notazione ripresa da un sistema di classificazione

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La registrazione bibliografica

Il processo di catalogazione continua con la descrizione della risorsa, finalizzata alla creazione di una registrazione (record) - sotto forma di una sua rappresentazione oggi standardizzata in aree.

Il catalogatore, pur basandosi sull’item, descrive la manifestazione, risalendo per astrazione ai dati pertinenti i livelli sovraordinati di espressione e opera.

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Intestazione

La tradizione letteraria occidentale ha riconosciuto nel nome dell’autore e nel titolo gli elementi pertinenti per distinguere, nominare e citare le opere e le loro manifestazioni.

Oltre che per autore e titolo, l’intestazione può riguardare l’argomento di base: è l’intestazione semantica, per la quale la mediazione è tra contenuti concettuali e utenti per il tramite di specifici linguaggi di indicizzazione (verbali o alfabetici e classificati).

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Le RICA

Le RICA sono le regole di catalogazione adottate in Italia. Si dividono in tre parti: le prime due dedicate alla costruzione dell’intestazione per autore,ed in particolare ai due momenti relativi alla:

1. Scelta dell’intestazione (principale e secondaria)

2. Forma dell’intestazione

La terza parte (relativa alla descrizione) è stata superata dall’introduzione dell’ISBD

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Le RICA

La scelta dell’intestazione principale accerta qual è l’opera contenuta nella pubblicazione e procede all’identificazione dell’autore. Quando manchi quest’ultima, l’unica alternativa è il titolo dell’opera.

L’intestazione secondaria è la via di accesso alternativa o nei casi di attribuzione incerta o in presenza di contributi subordinati (curatori, traduttori) o per opere scritte a più mani.

In ossequio ai Principi di Parigi sono autori anche gli enti di tipo collettivo, con sottrazione di molte opere dalla disomogeneità del loro trattamento.

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Le RICA

La forma dell’intestazione prescrive la necessita di garantire in maniera rigorosa l’uniformità delle intestazioni, utilizzando il medesimo nome per il medesimo autore / titolo. Fatta salva l’analiticità di alcune categorie di autori, si suggerisce l’adozione della forma del nome più comunemente usata e, per i titoli, quella della prima edizione dell’opera in lingua originale (titolo uniforme).

Tuttavia il complesso controllo d’autorità sarà frutto del progetto della base dati SBN

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Le REICAT (Regole italiane di catalogazione)

Pubblicate nel 2009, sono il frutto del lavoro della Commissione permanente per l’aggiornamento delle regole costituita nel 1996 dal MiBAC.

Esse restituiscono all’opera una più ampia ed articolata visibilità, valorizzando in particolare l’accesso ai titoli uniformi.

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Le REICAT

Sono divise in tre parti:1. Descrizione bibliografica e informazioni

sull’esemplare (acquisizione delle ISBD ed approccio integrato ai diversi tipi di materiali),

2. Opere ed espressioni3. Responsabilità

Il titolo uniforme è obbligatorio e diventa altro elemento portante del catalogo, il cui compito è quello di identificare le opere, raggruppandone le diverse edizioni di ognuna e le lingue e differenti forme della loro pubblicazione

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ISBD

International Standard Bibliographic Description, emanato e aggiornato dal’IFLA, é stato recepito e tradotto dalla stragrande maggioranza dei codici nazionali.

La struttura di tale schema fu concordata nella conferenza di Copenaghen del 1969 organizzata dal Comitato dell’IFLA per la catalogazione. Nel 1974 fu pubblicato il testo ufficiale dell’ISBD(M), elaborato sulla base delle esperienze descrittive delle bibliografie nazionali.

Dal 1978 le ISBD sono soggette ad una revisione quinquennale che ne ha confermato la stabilità, ulteriormente raccomandata dallo studio del 1998 sui requisiti funzionali dei record bibliografici (FRBR).

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ISBD

Negli anni successivi fu studiata poi l’adattabilità della proposta ad un’ampia gamma di documenti, pubblicati in forme e su supporti diversi

Nel 2007, allo scopo di offrire un unico strumento di riferimento, è stata pubblicata la Consolidated Edition che raccoglie e fonde insieme i testi delle diverse ISBD affrontando in modo concreto le numerose casistiche dei materiali trattati in biblioteca.

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L’ISBD presenta uno schema, suddiviso in otto aree, definite per categorie omogenee di informazioni e scandite da una punteggiatura convenzionale con funzione di marcatura:

1. Area del titolo e delle formulazioni di responsabilità

2. Area dell’edizione

3. Area della tipologia di materiale

4. Area della pubblicazione

5. Area della descrizione fisica

6. Area della serie

7. Area delle note

8. Area dell’ISBN

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Esempio di registrazione catalografica

010.42 MCK

McKenzie, Donald F. (intestazione principale autore)

Bibliografia e sociologia dei testi / Donald F. McKenzie Milano : Sylvestre Bonnard, [1999].125 p. ; 21 cm ( Il sapere del libro ) Trad. di Isabella Amaduzzi e Andrea Capra. - Segue: Ciò che è passato è il prologo, di Renato Pasta; Testi, forme, interpretazioni (tit. orig.: Textes, formes, interprétations), di Roger Chartier; trad. di Fabio Gambaro. - Nome dell'A. sul dorso: Donald McKenzie Titolo originale: Bibliography and the sociology of texts ISBN 88-86842-08-2.  BN 2000-1155.   

1. Bibliografia   010.42 (ed. 21) - BIBLIOGRAFIA ANALITICA (DESCRITTIVA) (tracciato)I. Pasta, RenatoII Chartier, Roger(intestazioni secondarie)

Inv. 44562

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Ulteriori elementi

Alle attività catalografiche si accompagnano due operazioni di natura gestionale:

L’assegnazione del numero inventariale (col quale il documento diventa patrimonio mobile dell’ente) e l’attribuzione della collocazione fisica (con possibilità di segnatura fissa o mobile)

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L’indicizzazione semantica

La particolarità e specificità dei problemi connessi alla costruzione delle intestazioni semantiche ne ha di fatto impedito la codificazione rigorosa e l’elaborazione di una normativa catalografica.

Pertanto le questioni relative all’accesso semantico hanno una storia autonoma

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Nell’indicizzazione semantica un documento viene indicizzato per il contento concettuale dell’opera che manifesta ovvero secondo il significato.

Essa pertanto ha lo scopo di rispondere a domande relative ad un argomento prescindendo dalla conoscenza di specifici autori e titoli e si applica, oltre che ai cataloghi, negli spogli degli articoli dei periodici, negli indici “analitici” dei libri, nei siti web.

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Il processo di indicizzazione semantica considera quattro elementi:

Contenuto: qual è il soggetto? Indice: quali termini uso ? Struttura: secondo quale architettura

dispongo le informazioni ? Sistema di ricerca: cosa consento di

trovare ?

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Il soggetto

L’indicizzazione semantica deve enucleare qual è, di un’opera, il contenuto concettuale. Talvolta tale contenuto non è evidente o è plurimo e pertanto occorre che sia comunque ricondotto ad un nucleo essenziale, valutando e prevedendo le richieste e valenze attribuite dai lettori.

Serrai lo definisce: Il significato che un documento possiede per chi lo utilizza o utilizzerà” e “il concetto che il discorso suscita nelle mente dell’interprete”.

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Tale incontro (indicizzatore – lettore) spesso si rivela difficile proprio in relazione al doppio compito di “rappresentare” il contenuto concettuale (ciò che compare sul tracciato) e di permetterne il reperimento all’utente (ciò che si scrive sull’intestazione o in un campo di ricerca libera)

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Definizione del soggetto

Vi si arriva attraverso:

1. L’esame del documento

2. La rilevazione dei soggetti principali e la loro organizzazione concettuale

3. La traduzione nel linguaggio di indicizzazione

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1. Esame del documento

Consta di un’analisi mirata su alcuni elementi chiave: titolo; abstract (o riassunto analitico); indice o sommario; introduzioni, conclusioni; illustrazioni; espressioni evidenziate; note e bibliografia; presentazioni editoriali (con giudizio); lettura di stralci del testo.

In casi di difficoltà si ricorre a fonti esterne: recensioni, bibliografie di riferimento, consulenza di esperti

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2. L’identificazione dei concetti

Richiede una elaborazione dei temi svolti nell’opera in vista della loro riduzione ad unità nel tema di base. Comporta:

- Cancellazione dei soggetti marginali;- Generalizzazione di più soggetti specifici;- Costruzione di un soggetto più ampio che li

raccolga (nel caso tuttavia si attribuiscono più soggetti)

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3. Enunciato di soggetto

Vi si arriva traducendo la terminologia liberamente utilizzata nell’analisi e quella prevista dal linguaggio di indicizzazione adottato.

Ad esempio, secondo il Soggettario di Firenze, un testo nel quale evidenziamo i concetti di politica e italiana si traduce, in linguaggio formalizzato, in ITALIA - POLITICA

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Il Soggettario

Per quanto riguarda il controllo terminologico si è reso necessario produrre una lista di autorità – il Soggettario – per creare un modello di uso comune e facilmente aggiornabile

Ciascun Paese ha, in tal senso, elaborato un proprio linguaggio catalografico comune di riferimento

In Italia è stata la Biblioteca nazionale Centrale di Firenze, nel 1956, a costruire il primo Soggettario, recentemente oggetto di una radicale revisione

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Le classificazioni

Sono i sistemi più antichi per la costruzione dell’enunciato di soggetto nella sua articolazione.

Esse non elencano i singoli termini ma, a partire da classi espresse numericamente, elaborano un articolato sistema di specificazioni e suddivisioni di tutto lo scibile umano.

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La CDD

Pubblicata nel 1876 da Melvil Dewey, poggia la sua struttura su dieci classi di base, articolandosi di decina in decina fino a livelli di estrema specificità.

Frutto di tale elaborazione è la notazione, equivalente simbolico numerico con funzioni di ordinamento.

Si tratta di un linguaggio artificiale che, per l’utenza, deve comunque garantire anche l’equivalenza tra esponente numerico e linguaggio naturale.

Deve essere ciclicamente riveduta, aggiornata ed integrata per poter esprimere tutti i soggetti: attualmente la CDD è alla sua 22.ma edizione (2009).

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Le 10 Classi

000 - Informatica, scienze dell'informazione, opere generali 100 - Filosofia e discipline connesse 200 - Religione 300 - Scienze sociali 400 - Linguistica 500 - Scienze pure 600 - Tecnologia (Scienze applicate) 700 - Arti, belle arti e arti decorative 800 - Letteratura 900 - Geografia, storia e discipline ausiliarie

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La CDD

Nella CDD l’ordine di citazione prevede la successione: disciplina - periodo – luogo.

Esempio di un soggetto: “La pittura del Cinquecento nelle Marche” partirà dalla classe relativa alla Pittura, adottando prima un criterio di ordine cronologico (Cinquecento) poi geografico (Marche), ne risulterà tale notazione: 759.567

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La gestione delle raccolte Allestire una raccolta coerente ed organica

è il servizio fondante di una biblioteca Storicamente molte biblioteche sono nate

dall’incameramento di raccolte private e religiose che ne hanno garantito – non senza problematicità - un profilo bibliografico; altra via è stata quella di campagne d’acquisto massicce di intere collane editoriali (frutto di autorevoli politiche culturali di importanti editori), in modo da evitare disorganicità (investimento tuttavia impraticabile per biblioteche con poche risorse)

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Il collection management Sviluppo di una gestione consapevole delle

raccolte per garantirne sviluppo qualitativo e sostenibilità finanziaria attraverso:

- Programmazione - Misurazione e valutazione tra espansione

dell’universo bibliografico e bisogni conoscitivi della propria utenza

- Valorizzazione degli aspetti qualitativi con revisione periodica

- Gestione sistemica

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Operativamente, l’approccio del management si concretizza in:

Analisi Pianificazione Gestione

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L’analisia) Il contesto in cui la biblioteca opera ovvero

l’appartenenza istituzionale, il contesto utenziale e il contesto cooperativo.

b) La connotazione bibliografica delle raccolte

c) La disponibilità finanziaria per la loro crescita

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b) Esaminare le caratteristiche delle proprie collezioni attraverso l’analisi quantitativa e di approfondimento del proprio patrimonio e il numero dei prestiti e del grado di soddisfazione dell’utente. Il metodo Conspectus (= panoramica) è tra i più validi e diffusi per la misurazione e valutazione delle aree disciplinari nelle quali è costituita ogni biblioteca.

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b) Il metodo Conspectus descrive 24 aree disciplinari di maggiore impegno ed i relativi soggetti più specifici indicando, per ciascuna area il livello di approfondimento (da 1 a 5), la copertura linguistica in base alle lingue prevalenti, la copertura geografica e cronologica. Ciascun sistema di biblioteche lo adatta alle singole vocazioni di ciascuna per un coerente sviluppo complessivo.

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c) Le risorse disponibili sono quelle finanziarie, di spazio ed umane.

Le risorse finanziarie devono diventare ordinarieed essere ingenti per mantenere alto il profilo delle raccolte, con una gestione razionale ed efficiente.

Un’analisi degli spazi per valutare la disponibilità inmetri lineari di scaffalatura ed in metri quadri diimmagazzinamento è fondamentale per dare indicazionisulle possibilità di crescita delle raccolte.

Occorre infine rilevare i carichi di lavoro (attività svolte/tempo impiegato) per prevedere l’impegno di personale in rapporto alla crescita della biblioteca

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La pianificazione La fase successiva a quella dell’analisi è la

fase progettuale: la biblioteca può infatti individuare correttamente i punti cardine della propria politica di sviluppo e produrre una serie articolata di documenti programmatici di intervento.

Lo sviluppo non è da intendersi in senso solo quantitativo ma passa anche attraverso un processo di selezione e scarto, per i quali, naturalmente, vanno fissati dei criteri.

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I documenti programmatici sono:

La carta delle collezioni Il progetto di dimensionamento Il piano di sviluppo I protocolli di selezione

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La carta delle collezioni è un documento col quale la biblioteca fissa, in modo pubblico e trasparente, le ragioni e i presupposti delle proprie scelte.

Ha uno schema abbastanza definito e criteri prevalentemente qualitativi (vedi esempio di Sala Borsa)

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Il progetto di dimensionamento prevede criteri quantitativi, indicando il tasso di crescita che la biblioteca intende perseguire, compatibilmente con le proprie risorse, in un arco di tempo pluriennale.

Un fondo librario al di sotto di una certa soglia di volumi non può dirsi infatti una biblioteca; pertanto la costruzione e lo sviluppo delle raccolte hanno un senso all’interno di un impegno quantitativo. L’IFLA, nelle linee guida Il servizio pubblico fissa alcuni standard di dimensionamento:

- Consistenza minima di 2.500 volumi- Numero di libri pari a1,5-2,5 per abitante- Incremento annuo di 200-250 volumi ogni 1.000 abitanti

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Acquisizione di RER (risorse elettroniche ad

accesso remoto) In questi casi ciò che la biblioteca acquisisce

è la licenza d’uso, con cui definisce le condizioni di fornitura del servizio

Per avere maggiore forza contrattuale rispetto agli intermediari (editori o altri organismi con funzioni di aggregatori di diversi tipi di risorse) sono nati i consorzi bibliotecari

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La revisione (indicata anche coi termini di potatura, diserbaggio, svecchiamento...) è un indispensabile momento di verifica volto a riequilibrare il profilo documentario delle raccolte e a verificarne la loro congruità. Comporta due momenti cruciali:

- Scelta dei libri su cui intervenire- Fase operativa vera e propria con esito a

deposito o scarto

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La scelta dei libri presuppone un monitoraggio delle raccolte per sezioni disciplinari

I criteri coi quali selezionare il materiale sono di tipo:- Bibliologico (stato di conservazione del documento)- Bibliografico (aggiornamento del contenuto e sue statistiche

d’uso. A maggior ragione per le discipline scientifiche)- Biblioteconomico (Congruità con la mission della biblioteca:

se specializzata, pubblica o di conservazione)

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Lo SMUSI Una delle griglie di valutazione più diffuse,

elaborata nelle biblioteche americane a metà anni settanta, adottata dall’ALA e esportata anche in ambito europeo

Si traduce con: - Scorretto- Mediocre- Usato- Superato- Inappropriato

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L’utilizzo della griglia presuppone di fissare, per ciascuna area tematica della biblioteca, formule di invecchiamento così ricondotte:

- X il numero di anni dalla data di pubblicazione, oltre i quali la stessa è da considerarsi invecchiata

- Y il numero di anni in cui la pubblicazione non è più andata in prestito

- La presenza di uno o più fattori SMUSI

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I documenti selezionati possono poi essere:- Mantenuti nelle raccolte e restaurati- Accantonati in deposito (con acquisto di

ulteriori esemplari o edizioni più recenti)- Scartati (con possibilità di dono, scambio o

vendita) o mandati al macero (a seguito di un atto amministrativo che autorizzi la cancellazione dal registro d’ingresso del materiale non più valido o compromesso)

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IL SERVIZIO DI REFERENCE

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“La ricerca bibliografica documentaria è quel complesso di attività volte ad accertare l’esistenza, descrivere efficacemente ed accedere al contenuto informativo di un insieme di documenti pubblici che rispondono a determinate caratteristiche, dettate di volta in volta dagli interessi e dagli obiettivi del ricercatore stesso”

R. Ridi

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IL REFERENCE

L’ attività di informare in biblioteca corrisponde, come è stato ampiamente ed insistentemente divulgato dalla più recente letteratura professionale italiana, al servizio che nel mondo anglo-americano è definito reference .

Tale termine propriamente combina i concetti di “informazione”, “consultazione” e “disponibilità” pensandoli tutti in termini di servizio.

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I livelli del servizio

Conservatore

Moderato

Liberale

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IL REFERENCE IN BIBLIOTECA

Servizio nevralgico che “testa” la funzionalità complessiva di una biblioteca ponendosi anchecon funzione di: controllo della qualità del catalogo

sostegno alla gestione delle acquisizioni

orientamento allo sviluppo delle collezioni

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GLI STRUMENTI PER LA RICERCA

L’attività di informare in biblioteca, per essere svolta, necessita di strumenti specifici di lavoro.Anche se tutto il materiale documentario è utile a tale attività, c’è tuttavia una parte di esso che si può intendere quale strumento professionale per eccellenza. Si tratta delle OPERE DI CONSULTAZIONE

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Le opere di consultazione

Sono documenti compilati secondo un criterio scientificamente valido, su qualunque supporto, strutturate come un insieme di dati alle cui parte si possa accedere prescindendo dall’esame del tutto.

Sono normalmente accessibili in aree “riservate” e formano la base operativa per le attività di informazione che ogni biblioteca deve fornire agli utenti

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Le opere di consultazione

Possono essere ricondotte, secondo il contenuto, ad alcuni grandi gruppi:

- Opere di tipo bibliografico (bibliografie, cataloghi di biblioteche, cataloghi commerciali editoriali, indici)

- Opere a testo discontinuo (enciclopedie, dizionari, repertori biografici, cronologie, annuari)

- Opere a testo continuo (trattati, manuali, collezioni di testi, guide)

- Opere di tipo iconico (cataloghi di musei, repertori iconografici, atlanti, carte geografiche)

- Opere in forma tabellare (statistiche, raccolte di dati numerici)

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Le bibliografie

Tali opere, di accesso indiretto all’informazione, segnalano e descrivono altre opere in cui ritrovare il contenuto delle conoscenze che interessano. Nel loro senso “repertoriale” possono essere utilizzate per due scopi:

- Identificare dei testi- Informare su dei soggetti

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Le bibliografie

Relativamente al processo di identificazione le bibliografie servono a verificare l’attendibilità della segnalazione

Relativamente all’uso informativo, esse ci permettono di raccogliere titoli in differenti modalità

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Le bibliografie

In base al contenuto abbiamo bibliografie:- Generali (quando trattano ogni materia e argomento)- Specializzate (quando documentano una sola materia o

gruppi di materie: ad es. la bibliografia storica italiana anche on line www.giunta-storica-nazionale.it/bibliografia.htm e la bibliografia italiana delle biblioteche del libro e dell’informazione www.aib.it/aib/bib/bib.htm )

Che a loro volta si suddividono, per la provenienza territoriale, in:

- Internazionali- Nazionali (la nostra BNI – versione demo – e l’esempio in

linea della Bibliographie nationale française bibliographienationale.bnf.fr/)

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Le bibliografie

Per i loro modi di elaborazione e per i fini che si propongono, le bibliografie si suddividono inoltre in:

- Primarie (quando le segnalazioni sono “libro in mano”)- Secondarie (senza la visione del testo)- Segnaletiche (quando forniscono elementi essenziali della

segnalazione)- Analitiche (quando forniscono analisi o riassunti dei testi)- Critiche o ragionate (quando forniscono analisi dei

contenuti con giudizi critici e confronti con testi precedenti e/o seguenti)

- Esaustive - Selettive- Retrospettive- Correnti

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Le bibliografie

L’ordinamento delle bibliografie può, infine, essere:

- Cronologico (l’elemento ordinante è la data di pubblicazione dell’opera)

- Alfabetico (per autori, titoli o soggetti. Quando la serie è unica l’ordinamento è detto a dizionario)

- Sistematico (quando le pubblicazioni segnalate sono divise secondo uno schema di classificazione a grande diffusione o adottato ad hoc)Qualunque ordinamento venga adottato, è indispensabile fornire indici che consentano altre vie di accesso

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Bibliografie e cataloghi

Le “bibliografie”, frutto della disciplina bibliografica, sono dunque repertori di pubblicazioni raccolte ed ordinate secondo particolari criteri: da esse otteniamo la notizia che esistono opere su un argomento da approfondire. Tale fase di individuazione precede quella di reperimento, per la quale occorre completare la ricerca sul catalogo di biblioteca.

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DIZIONARI

dizionari linguistici

dizionari bilingue

dizionari disciplinari o specialistici- Glossari- Concordanze

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ENCICLOPEDIE

enciclopedie generali

dizionari enciclopedici

enciclopedie specializzate

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TRATTATI E MANUALI

I trattati sono strumenti di solido impianto teorico-scientifico deputati alla trasmissione

delleconoscenze acquisite da una determinata disciplina.

I manuali hanno una struttura simile a quella dei

trattati, rispetto ai quali dispongono la materia in

termini più generali e divulgativi.

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COLLEZIONI DI TESTI

Sono serie di volumi che, considerati individualmente, potrebbero anche non rientrare nella categoria delle opere di consultazione, poiché spesso si presentano in forma monografica, ma il loro raggruppamento ne modifica la qualità complessiva (es. I classici della filosofia moderna o Gli scrittori d’Italia dell’editore Laterza; i Classici greci e latini della collezione Les belles lettres o quelli latini della BUR; i Meridiani di Mondadori; La Storia d’Italia dell’editore Einaudi)

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IL REFERENCE DIGITALE

Con tale denominazione si indica sia il concreto utilizzo di banche dati on line per la risposta alle esigenze informative che la modalità attraverso la quale molte biblioteche hanno organizzato questo servizio “in remoto” (altrimenti detti Chiedi @l bibliotecario o Chiedilo @lla biblioteca…)

Vedi elenco redatto da Paola Gargiulo: http://www.aidaweb.it/reference/chiedi.html

ed esempi da Sala Borsa

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INFORMAZIONE STRUTTURATA E LIBERA Cataloghi

informatizzati di biblioteche

Opac specializzati e arricchiti

Banche dati selezionate

(VRD)

Ricerca su WWWattraverso l’utilizzo dei motori di ricerca (Indici Web per parola e Indici Web per argomento).

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Virtual reference desk

Proprio come le sale di consultazione delle biblioteche "reali" i Virtual Reference Desk raccolgono, ordinano e talvolta valutano e commentano le principali fonti informative e i più utili strumenti di ricerca disponibili in rete, relativamente a una determinata disciplina o argomento (virtual reference desk specializzati) o a Internet in generale (virtual reference desk generali).

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VRDs e Directories

VRDs e Directories non si contrappongono tra loro; tuttavia Riccardo Ridi evidenziauna sfumatura di significato, attribuendo aiprimi una maggiore selettività e alle seconde una tendenza all’esaustività.Dunque una Directory dovrebbecomprendere TUTTE le risorse informative mentre un VRD dovrebbe selezionare leMIGLIORI.

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VRD Italiani (per i cittadini e di e per biblioteche pubbliche) SegnaWeb: risorse Internet selezionate dai

bibliotecari italiani <http://www.segnaweb.it>, a cura di AIB e CILEA; Per quest’ultimo segnalo su “Biblioteche oggi”, Giugno 2008, alle pagg. 56 e 57 l’interessante contributo di Carlo Paravano.

Risorse web <http://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it/index2.php?consez=risorse>, a cura della Biblioteca civica di Cologno Monzese;

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Selezione Web <http://www.bibliotecasalaborsa.it/content/desktop/indicegenerale.html >, a cura della Biblioteca Sala Borsa di Bologna;

Virtual reference desk per le biblioteche pubbliche <http://www.cultura.toscana.it/biblioteche/servizi_web/vrd/index.shtml>, un "repertorio ragionato di risorse Internet organizzate per materia" curato da Il Palinsesto per la Regione Toscana.

Internet per gli umanisti <http://biblio.lett.unitn.it>, a cura di Carlo Favale dell'Università di Trento;