La "Bibbia" di Borso d'Este
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Transcript of La "Bibbia" di Borso d'Este
La Bibbia di Borso d’Este. «Bibbia bela in duj volumi coperti
de veludo forniti d’arzento.»
Che cosa è la
«Bibbia di Borso d’Este»
L’edizione della BIBBIA universalmente
conosciuta con il nome del suo
committente,il duca di Ferrara BORSO, della famiglia degli Este è
un codice miniato
in due volumi di pergamena, in lingua latina.
In filologia, un codice è un
libro manoscritto.
La «”Bibbia” di Borso d’Este».
Borso, figlio di Niccolò III, divenne duca di Reggio e Modena e marchese di Ferrara nel
1450, regnando per ventuno anni.
Egli ampliò la città di Ferrara a partire dal1451 (“addizione”), occupando e organizzando l’area liberata dallo spostamento dell’alveo del Po:
creò un ampio quartiere imperniato su via della Ghiara.
Il Papa Paolo II lo nominò duca di Ferrara,
che era feudo papale, qualche mese prima della sua scomparsa.
Buon governante, appassionato di caccia,
ebbe la fama di mecenate delle arti,
in quanto sotto il suo governo si formò l’ “Officina ferrarese”, che comprese alcuni dei più importanti pittori dell’epoca: Cosmè Tura, Francesco Del Cossa, Ercole De Roberti, autori del “salone dei Mesi”, a palazzo Schifanoia.
Ritratto del duca Borso d’Este
Il committente.
BORSO E I LIBRI
“Sebbene Borso chiaramente non fosse un accanito collezionista di libri,e tanto meno fosse un avido lettore, dava ai libri lo stesso valore che attribuiva agli umanisti, agli artisti, ai vestiti ai cavalli e così via: li voleva in quanto, e nella misura in cui, essi contribuivano alla sua magnificazione.” (W. L. Gundersheimer)
L’opera che Borso commissionò era un
codice liturgico
(contiene il testo sacro
della religione cristiana) a carattere
enciclopedico (i suoi contenuti non sono solamente di tipo religioso)
Il modello fu un’opera
voluta da suo padre Niccolò III,
la “Bibbia” in francese miniata da Belbello da
Pavia (1431 -1434).
Bibbia di Niccolò III (part. con s.Girolamo)
Bibbia di Borso d’Este
Un «codice liturgico a carattere enciclopedico»
La Bibbia fu affidata da Borso ai miniatori Taddeo Crivelli e Franco Dei Russi e al copista Pier Paolo Marrone perché intendeva realizzare un’opera che desse fama e lustro alla famiglia Estense: fu realizzata (da contratto) in sei anni, 1455 – 1461.
L’opera doveva essere proposta come oggetto di ammirazione agli ambasciatori e signori stranieri in visita presso la corte di Ferrara, che si stava affermando fin dai primi anni del ‘400 come grande centro culturale.
Copertina del II volume Libro della “Genesi”, la creazione.
Gli artisti e i fini dell’opera.
Struttura e storia dell’opera
Il codice ha una struttura imponente.
L’originale, conservato permanentemente presso la
Biblioteca Estense Universitaria di Modena
per la sua preziosità e fragilità, si compone di
600 carte in pergamena miniate da entrambe i versi per
complessive
1202 pagine.
Un codice imponente.
Il contratto firmato da Borso con gli artisti e realizzatori fu
molto oneroso: pergamena, scrittura, esecuzione delle miniature, cucitura e doratura dei
fascicoli, cassa di legno (per mantenere e conservare il testo), sopracoperta di panno (ricamato con fili d’oro) e fermagli in argento costarono 5610 lire marchesane, cioè l’equivalente di metà della cifra che il duca pagava annualmente all’imperatore Federico III d’Asburgo per mantenere il proprio titolo.
Fu il codice più costoso al mondo per l’epoca.
Il codice miniato più prezioso nel mondo.
Il valore attribuito da Borso
all’opera commissionata a a
Crivelli e Dei Russi è
testimoniata dal fatto che il
duca sorvegliasse con molta
attenzione la realizzazione
della Bibbia:
ogni capitolo del testo
doveva essere approvato
dal committente in persona
prima che i miniatori fossero
pagati.
A essi egli diede anche in affitto
una casa a Ferrara, affinché lavorassero con maggiore agio e continuità.
Incipit del libro dell’«Ecclesiaste»
La Bibbia seguì gli Estensi, costretti a
cambiare sede e trasferirsi a Modena (1598).
L’ultimo duca di Modena, Francesco V portò all’estero il codice nel 1859, quando fuggì dal suo ducato all’arrivo dei soldati piemontesi.
Così tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX la ritroviamo in Francia, venduta a un antiquario dalla sua ultima proprietaria, la principessa Zita d’Asburgo.
Nota da secoli come «il libro più bello del mondo» l’opera fu poi messa in vendita.
Il codice fu acquistato dall’imprenditore e mecenate italiano Giovanni Treccani, che, su espresso invito di B.Mussolini, nel 1923 la comprò per l’impressionante cifra di 3.300.000 franchi francesi (5 milioni di lire dell’epoca, € 4.400.000 attuali), e poi ne fece dono alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena.
Giovanni Treccani
Un codice dalle vicende avventurose.
Francesco V, ultimo duca di Modena
Zita di Borbone-Parma
Un testo, tanti significati.
La sezione centrale è occupata dal testo biblico →1
All’interno del testo possiamo
trovare una o più miniature la cui immagine si riferisce a
quanto viene narrato in quella pagina→2 (il profeta Giosuè).
Il testo biblico è incorniciato
o intervallato da altre miniature nelle quali si possono osservare:
-motivi decorativi architettonici
con fiori e animali, reali e fantastici. →3 (fagiano, coniglio, fiori)
- simboli,emblemi e imprese che si
riferiscono al committente della Bibbia, Borso, e alla sua famiglia,
gli Estensi. → 4 (cesto rovesciato,
bacinella in fiamme, worbas, anello
diamantato, aquila estense)
La struttura del testo e i messaggi delle miniature.
Incipit del libro di Giosuè
1
2
3
4
4
4
4
4
4
Il codice si compone quindi di diversi linguaggi, parole e immagini che si possono leggere secondo criteri diversi
il testo del libro sacro che contiene il messaggio religioso è affiancato da
altri messaggi affidati alle miniature.
I messaggi possono essere interpretati solo mettendo in rapporto le figure, le vicende storiche del ducato Estense e l’azione politica che Borso attuò per migliorare l’intero territorio che governava.
I messaggi miniati nel codice.
Particolare di un fondo pagina con l’aquila estense, simbolo del casato: l’aquila compare almeno trenta volte nei due libri del codice
L’aquila estense in un affresco dentro
il castello estense
Ferrara è una città di terra e di acqua, circondata dal Po, risorsa e pericolo per chi abitava nel territorio,
contadini e cittadini. L’azione della famiglia Estense
nei secoli tese a rendere la città e il suo territorio sempre più fertili, belli e sicuri.
Borso ebbe un ruolo
importante in questa azione. Egli era inoltre un provetto
cacciatore, come ogni nobile dell’epoca.
Simboli,emblemi e imprese
che punteggiano la “Bibbia” rimandano appunto all’acqua, alla campagna, alla caccia e alla potenza della famiglia Estense.
Posizione geografica di Ferrara, sul delta del Po
Pianta di Ferrara nel ‘500
Il Castello Estense
La campagna ferrarese
Ferrara, città e territorio di terra e di acqua.
L’emblema della famiglia d’Este era
l’ anello con diamante
che si trova frequentemente anch’esso all’interno
delle miniature che inquadrano il testo sacro.
Il significato delle componenti:
il garofano è la città di Ferrara.
l ’anello sono le mura che la circondano e proteggono.
il diamante dura nel tempo, e rappresenta la potenza e la forza politica del regno. È intrecciato a un fiore: il duca protegge Ferrara tenendosi stretto al potere come le foglie attorcigliate attorno al diamante, che possono anche simboleggiare le acque del Po che circondano la città e il suo territorio.
L’emblema estense: l’anello con diamante.
I cinque emblemi o “imprese” più presenti tra le pagine miniate sono:
Il “paraduro” 1
La siepe 2
Il worbas 3
La bacinella con le
fiamme 4
Il cesto rovesciato 5
1
2
3
4
5
I cinque simboli più presenti nella Bibbia di Borso.
Con il termine «impresa» si intendeva la
rappresentazione, di un’importante iniziativa intrapresa dal Principe o di una caratteristica specifica del suo governo
il”paraduro”,
(italianizzazione del termine dialettale paradur)
una diga costruita con dei pali infissi nel letto del fiume, attorno ai quali è intrecciata una siepe di graticcio per arginare l’irruenza delle acque del Po, che periodicamente allagavano la pianura di Ferrara. Ad esso era attaccata una zucca, la “viulina”, che segnalava il livello delle acque.
Il paraduro simboleggiava
la protezione del territorio
voluta da Borso .
Un significato analogo di tipo
“protettivo” aveva anche
la siepe, riparo dalle alluvioni,
spesso sormontato dal sole (Dio).
Le «imprese»: il “paraduro” e la siepe.
Incipit del libro dell’”Ecclesiaste”
Complementare al
paraduro era anche il simbolo (altra«impresa»)
dell’ unicorno che si abbevera infilando il proprio corno nel fiume: un gesto con il quale avrebbe purificato le acque del Po.
Rappresenta Borso capace di liberare i propri sudditi dagli affanni della natura incontrollabile delle acque.
Era il suo emblema.
L’impresa dell’unicorno che purifica le acque.
Emblemi o “imprese” frequentemente presenti all’interno delle 1200 pagine del testo sono:
la cesto rovesciato → a
il fonte battesimale → b
l’essere fantastico legato al motto «worbas » → c
a b
c
Tre “imprese” frequenti.
Un’impresa di cui sono stati dati diversi significati:
Trappola per pesci:riferimento al Po e all’attività della pesca.
Gabbia usata in campagna per proteggere e tenere caldi gli animali appena nati: riferimento al ruolo di protezione del duca verso i sudditi
Un’arnia, tipica degli alveari: le api rappresentano operosità,socialità e senso del dovere,caratteri che dovevano avere i sudditi e il loro duca.
La cesta rovesciata
Il fonte battesimale è uno dei simboli religiosi per eccellenza: indica l’appartenenza alla comunità cristiana.
La particolarità sta nella ciotola che galleggia, sull’acqua del fonte, probabile emblema che assimila la purificazione dal peccato originale determinata dal battesimo con le bonifiche (anch’esse una sorta di purificazione) del contado di Ferrara realizzate da Borso.
Il fonte battesimale.
Immagine tratta dal libro della “Genesi”
Il “worbas” è una creatura fantastica: corpo di lince,coda di pesce,ali di drago.
E’ uno degli emblemi più diffusi nella città di Ferrara: il termine “worbas”, dall’antico germanico, alluderebbe all’idea di
andare“sempre avanti”.
La frequenza con cui questa figura compare nella Bibbia di Borso rimanda
all’idea per cui con il duca la casa d’Este è “andata avanti”, il territorio è stato risanato e i suoi abitanti vivono meglio.
Il “worbas” nella Bibbia di Borso
“Worbas” sulla Torre di S. Paolo del Castello Estense
“Worbas”: andare sempre avanti.
Il misterioso emblema della bacinella con le fiamme è di interpretazione controversa.
Spesso è rappresentata con i con i colori propri dell’araldica estense, espressione di una tradizionale simbologia religiosa:
bianco →fede
verde → speranza
rosso →carità
Inoltre la fiamma è sempre legata ai riti di purificazione, da qui il fatto che essa fuoriesca da una bacinella simile a quella dei riti battesimali.
La bacinella con le fiamme.
I cani hanno spesso un posto importante nei tondi miniati:bracchi, levrieri,segugi (che cacciavano anche nelle paludi)e mastini (che recuperavano le prede ghermite dai falconi).
Esprimono fedeltà e vigilanza, e insieme al falcone accompagnavano il signore e il suo seguito nelle battute di caccia
La caccia era un passatempo e un nobile intrattenimento.
Era fonte di cibo per il signore e il suo corteo durante i soggiorni in campagna.
Era un’allegoria della guerra e portava il piacere della vittoria.
I cani:fedeltà,vigilanza,caccia
Gli animali della palude sono presenti all’interno delle miniature perché le paludi intorno a Ferrara erano il luogo di caccia prediletto dal signore, che aveva fatto costruire nella località di Casaglia Nuova un complesso rurale,in cui ospitava anche illustri personaggi di altre città e nazioni.
I miniatori omaggiavano in tal modo il loro committente.
Un airone cinerino
Una faraona
Un picchio muraiolo
Una piccola enciclopedia visiva degli uccelli da palude
Le miniature di animali esotici come le scimmie possono apparire inconsuete, ma esse avevano
un significato simbolico, in quanto questi animali rappresentavano l’indolenza dell’animo umano e la lussuria.
Inoltre erano animali da compagnia spesso presenti nelle corti dell’epoca.
La scimmia, simbolo e animale da compagnia.
Oltre a quelli già osservati sono rappresentati molti altri animali, come il cammello, tipico dell’ambiente mediorientale della Bibbia, i cavalli (cavalcature di re e condottieri), i pesci, i rapaci, i leoni, le volpi.
Numerosi gli animali preda delle cacce: conigli, lepri,fagiani, pernici, anatre
Si trovano frequentemente anche ghepardi e leopardi, animali presenti nelle corti e usati come compagni di caccia,oltre che ammirati per la loro agilità e bellezza.
Le numerose farfalle hanno un ruolo soltanto ornamentale.
Altri animali sono di pura invenzione, talvolta antropomorfi, spesso ripresi dai bestiari medievali.
Un ampio bestiario, naturalistico e fantastico.
Il mondo botanico ha ampio spazio nel codice, spesso come ornamento delle pagine, con fiori trilobati, quadrilobati, penatlobati, ecc.
Ma vi sono anche piante e alberi propri del testo biblico, nel quale assumevano un profondo significato morale:
Il fico, prima pianta nominata nella Bibbia, simbolo di abbondanza e fertilità, uno dei frutti della Terra promessa.
Il melo, albero della conoscenza del bene e del male
Il sicomoro, albero tipico delle zone mediorientali, noto per l’episodio narrato nel Vangelo di Luca delll’incontro tra Zaccheo e Gesù.
Il grano, che esprime abbondanza e fertilità.
La vite (vino come sangue di Cristo)
Il giglio bianco, simbolo di purezza
L’olivo, dal cui frutto si produce l’olio per le consacrazioni
La ricchezza del mondo botanico
Come accadeva sovente nell’arte dell’epoca, anche gli episodi biblici e le rappresentazioni di uomini e donne sono raffigurati in base all’attualità dei miniatori,per cui molti personaggi sono abbigliati secondo le fogge dell’epoca quattrocentesca e i paesaggi che si intravedono sono tipicamente padani.
Il mondo agricolo era ampiamente presente.
Miniatura dal libro di Ruth
Il trasporto dell’arca dell’alleanza
Immagini dal mondo contemporaneo.
L’incontro tra Sansone e la moglie
Festa di corte
Molti altri sono i contenuti,i significati, i simboli di un testo straordinario che da secoli affascina per la sua bellezza e ricchezza.
Sta al lettore e allo studioso coglierli e approfondirli.
UN NUOVO MODO PER SFOGLIARE LA BIBBIA DI BORSO… progetto “Rerum novarum - rerumnovarum.fcp.it
Bibliografia
Bollettino d’arte,fascicolo 144, aprile – giugno 2008. Parte I, Anna Melograni, “Quanto costa la magnificenza?”; Angelo Spaggiari, “Gli stemmi”; Paola di Pietro Lombardi, “Gli emblemi”; Ivano Ansalotti-Mirko Iotti-Marisa Mari, “Il bestiario”; Roberta Baroni Fornasiero, Elisabetta Sgarbi, “Le piante”
Werner L.Gundersheimer, “Ferrara estense. Lo stile del potere”, Modena, Franco Cosimo Panini editore, 2005 (n.e.)