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Anno XII n. 3 - trimestrale Settembre 2014 Il saluto di don Lanfranco alla Pia Opera e a San Giovanni Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA La bellezza che salva è l'amore per chi soffre di monsignor Carlo Vinco* Un grande scrittore russo, Dostoevskij, nel suo romanzo “L’idiota”, pone sulle lab- bra dell’ateo Ippolit una domanda rivolta al principe Myskin, che sta assistendo il giovane che sta morendo di tisi: “È vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la bellezza?...ma quale bellezza salverà il mondo?. Il principe non risponde a quella domanda, come Cristo non aveva risposto alla domanda di Pilato su cosa fosse la verità. Ma il suo silenzio, in quella stanza di dolore, sembra dire che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore. Anche il cardinal Martini, in uno dei suoi ultimi anni di vescovo a Milano aveva voluto sintetizzare i suoi progetti pastorali con una lettera alla diocesi che portava il titolo “Quale bellezza salverà mondo?” al- ludendo non certo alla bellezza seducente, ma a quella bellezza che è data dall’ordine delle cose, dal gusto per i beni del creato, delle relazioni positive, del raggiungimen- to di scoperte della mente e del cuore, dal piacere di esprimere i sentimenti, dal ve- dere realizzata la giustizia e la pace, la bellezza, cioè, che è data dal poter vivere i veri valori della vita umana. È quella bellezza, che già San Paolo ci indicava come sintesi dell’accoglienza del messaggio evangelico nel cuore di chi ri- cerca il bene comune. “Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onora- to, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. E il Dio della pace sarà con voi!” Anche nel campo del servizio sociale la domanda di quale bellezza può essere realizzata credo abbia guidato spesso la ricerca di tanti operatori. In fondo, negli ultimi decenni, la ricerca della bellezza ha certamente stimolato l’evoluzione dei servizi. La bellezza nella ricerca di rende- re gli ambienti di accoglienza sempre più idonei alla persona sofferente, nella ricerca di modi di essere più rispettosi della singo- larità dell’utente, nella ricerca di valoriz- zare le risorse e le capacità professionali degli operatori, nella ricerca di esprimere e riconoscere sempre di più il diritto della persona e soprattutto della persona fragi- le. Ci sono valori in questo senso, che sono cresciuti tantissimo nella coscienza sociale. Molti anni fa nel primo viaggio che mi capitò di poter fare in una struttura per non autosufficienti in un paese del nord Europa, ciò che mi colpì non furono tan- to le strutture, senz’altro più moderne e tecnologiche delle nostre, ma l’attenzione alla persona, alla sua singolarità e ai suoi diritti. La formazione sviluppata in que- sti anni, la maturazione delle linee guida istituzionali, la sensibilità comune e so- prattutto dei familiari, ci hanno messo al passo con quella sensibilità, aiutandoci a percepire i valori della persona, dell’acco- glienza della sua storia e delle sue capacità residue, i valori del rispetto del dolore e degli affetti anche negli stati di demenza, della socialità, della correttezza alimen- tare, dell’umano accompagnamento del morire, dell’ambientecome valori che cre- ano il bene. E questo, ci siamo accorti che significa creare bellezza. U na Pia Opera Ciccarelli «dove si vive serietà, competenza nella gestione, ma dove l’aspetto umano è molto importante, nelle relazioni, nel servizio alle persone anziane e in difficoltà». E un’espe- rienza a San Giovanni Lupatoto diventata «un vero laboratorio di comunità». Sono parole di don Lanfranco Magrinelli, 60 anni, che dopo nove anni lascia la guida della par- rocchia di San Giovanni Battista in San Gio- vanni Lupatoto – gli subentra come parroco don Mauro Bozzola, 50 anni, proveniente dagli Angeli Custodi in quartiere Stadio, a Verona – e andrà a guidare la parrocchia della Croce Bianca, alla periferia cittadina, vicino a San Massimo. Don Lanfranco lascia così anche l’attività di consigliere di ammi- nistrazione della Fondazione Pia Opera Cic- carelli onlus, carica che spetta di diritto al parroco di San Giovanni Lupatoto, luogo di nascita della Pia Opera. RIPERCORRENDO QUESTI NOVE ANNI, e nel suo saluto ai residenti delle case della Pia Opera e anche alla comunità lupatoti- na, don Lanfranco si sofferma proprio sul “clima” respirato nel Consiglio di ammini- strazione della Fondazione e a contatto con le residenze. «Nell’esperienza di consi- gliere ho potuto toccare da vicino una re- altà in cui la competenza, il rigore profes- sionale, anche nella gestione economica di una struttura con ottocento dipendenti, si uniscono alla serietà morale e all’aspetto umano. In Pia Opera si praticano e si respi- rano davvero i principi fondanti di questa missione assistenziale avviata tanti anni da monsignor Ciccarelli. Si può proprio parlare di una profonda eticità, nel difficile e arti- colato lavoro di assistenza alle persone an- ziane e tenendo conto anche del rapporto con i loro familiari». DON LANFRANCO SOTTOLINEA poi l’a- spetto della professionalità e anche la con- divisione delle decisioni e delle scelte di in- dirizzo assunte dal Consiglio di amministra- zione. «Nove anni fa mi sono accostato alla Pia Opera coordinata dal direttore generale ragionier Sergio Gambarotto, scomparso qualche anno fa, il cui ruolo è stato ereditato dalla dottoressa Elisabetta Elio, con la guida nell’attività decisionale del presidente don Carlo Vinco. Ho sempre riscontrato, nelle ri- unioni del Consiglio di amministrazione, una bella partecipazione, un desiderio di andare a fondo dei problemi e di trovare sempre una soluzione valida». In alcune occasioni, prosegue don Magri- nelli, «non c’era un’ini- ziale convergenza sulle linee da adottare e per questo qualche deci- sione veniva rinviata, per lasciare posto a un ulteriore approfondi- mento. Ma alla fine poi si faceva sintesi e si arri- vava a una conclusione e quindi a stabilire un programma. Insomma, nel Consiglio ho vissuto davvero un’esperienza di comunione. La Fon- dazione Pia Opera Cic- carelli è quindi un ente al passo con i tempi, dal punto di vista or- ganizzativo e profes- sionale, ma anche un’i- stituzione in cui si vive un clima di famiglia. E questo è davvero mol- to bello». Don Lanfranco come detto lascia la Pia Opera Ciccarelli in quanto termina la sua at- tività di parroco di San Giovanni Lupatoto, una comunità in cui la Pia Opera è molto radicata. Originario di Soave, prima di giun- gere a San Giovanni era stato parroco di Vangadizza, in Comune di Legnago, poi ha trascorso dieci anni in Kenya come missiona- rio e quindi è stato alla guida della comunità di Monteforte d’Alpone. Poi appunto San Giovanni Lupatoto. «Nel corso di questi anni ho conosciuto una realtà di grande complessità», racconta il prete, «come si contraddistingue del resto la società di oggi. Per questo piano piano mi sono abituato a essere molto più umile nell’accostarmi alle persone. Quando parlo di complessità mi riferisco a una società in cui, come un po’ ovunque, c’è una frantu- mazione delle relazioni. Al tempo stesso, però, proprio per questo ho intravisto in tan- ti uomini e donne il desiderio di avere delle relazioni significative, profonde». DA QUI I PASSI SUCCESSIVI. «Questo biso- gno di relazionarsi, anche con me, non si poteva subito catalogare come un bisogno di avvicinarsi alla Chiesa o alla preghiera. Di- rei che anzitutto è stato un desiderio di sen- so, da parte di tanti fratelli e sorelle, di dare un significato alla propria esistenza. Da lì poi sono nati dei bei percorsi di crescita perso- nale, fino all’accostamento ai sacramenti», sottolinea don Lanfranco. «Ho visto davve- ro tante persone compiere un bel salto di qualità». DON MAGRINELLI SI SOFFERMA ancora sulla sua gente. «Ho potuto conoscere da vicino anche tanti anziani soli, senza nessu- no che dia loro un aiuto. C’è anche un cer- to individualismo, tra la gente, anche una sorta di paura di fidarsi degli altri, di aprirsi alle relazioni. Ma ho notato anche in tan- ti cittadini una voglia di darsi, di mettersi a disposizione. Insomma, davvero a San Gio- vanni Lupatoto vedo comunque una voglia crescente e un desiderio di stare insieme. In questo senso, San Giovanni è un bel labora- torio di comunità. E a conclusione di questo periodo da parroco», conclude il suo saluto don Lanfranco Magrinelli, «posso senz’altro affermare di aver ricevuto molto, oltre che aver dato. E questo è un bellissimo ricordo di San Giovanni Lupatoto che porterò sempre con me». Tanti auguri e grazie di tutto, don Lanfranco. A San Giovanni ho sperimentato un vero e proprio laboratorio di comunità Nella Fondazione ho trovato serietà competenza professionale e grande attenzione alle persone continua a pag. 2

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Anno XII n. 3 - trimestrale Settembre 2014

Il saluto di don Lanfrancoalla Pia Opera e a San Giovanni

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA

La bellezza che salvaè l'amore per chi soffre

di monsignor Carlo Vinco*

Un grande scrittore russo, Dostoevskij, nel suo romanzo “L’idiota”, pone sulle lab-bra dell’ateo Ippolit una domanda rivolta al principe Myskin, che sta assistendo il giovane che sta morendo di tisi: “È vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la bellezza?...ma quale bellezza salverà il mondo?. Il principe non risponde a quella domanda, come Cristo non aveva risposto alla domanda di Pilato su cosa fosse la verità. Ma il suo silenzio, in quella stanza di dolore, sembra dire che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore.

Anche il cardinal Martini, in uno dei suoi ultimi anni di vescovo a Milano aveva voluto sintetizzare i suoi progetti pastorali con una lettera alla diocesi che portava il titolo “Quale bellezza salverà mondo?” al-ludendo non certo alla bellezza seducente, ma a quella bellezza che è data dall’ordine delle cose, dal gusto per i beni del creato, delle relazioni positive, del raggiungimen-to di scoperte della mente e del cuore, dal piacere di esprimere i sentimenti, dal ve-dere realizzata la giustizia e la pace, la bellezza, cioè, che è data dal poter vivere i veri valori della vita umana.

È quella bellezza, che già San Paolo ci indicava come sintesi dell’accoglienza del messaggio evangelico nel cuore di chi ri-cerca il bene comune. “Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onora-to, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. E il Dio della pace sarà con voi!”

Anche nel campo del servizio sociale la domanda di quale bellezza può essere realizzata credo abbia guidato spesso la ricerca di tanti operatori. In fondo, negli ultimi decenni, la ricerca della bellezza ha certamente stimolato l’evoluzione dei servizi. La bellezza nella ricerca di rende-re gli ambienti di accoglienza sempre più idonei alla persona sofferente, nella ricerca di modi di essere più rispettosi della singo-larità dell’utente, nella ricerca di valoriz-zare le risorse e le capacità professionali degli operatori, nella ricerca di esprimere e riconoscere sempre di più il diritto della persona e soprattutto della persona fragi-le. Ci sono valori in questo senso, che sono cresciuti tantissimo nella coscienza sociale.

Molti anni fa nel primo viaggio che mi capitò di poter fare in una struttura per non autosufficienti in un paese del nord Europa, ciò che mi colpì non furono tan-to le strutture, senz’altro più moderne e tecnologiche delle nostre, ma l’attenzione alla persona, alla sua singolarità e ai suoi diritti. La formazione sviluppata in que-sti anni, la maturazione delle linee guida istituzionali, la sensibilità comune e so-prattutto dei familiari, ci hanno messo al passo con quella sensibilità, aiutandoci a percepire i valori della persona, dell’acco-glienza della sua storia e delle sue capacità residue, i valori del rispetto del dolore e degli affetti anche negli stati di demenza, della socialità, della correttezza alimen-tare, dell’umano accompagnamento del morire, dell’ambientecome valori che cre-ano il bene. E questo, ci siamo accorti che significa creare bellezza.

Una Pia Opera Ciccarelli «dove si vive serietà, competenza nella gestione, ma dove l’aspetto umano è molto

importante, nelle relazioni, nel servizio alle persone anziane e in diffi coltà». E un’espe-rienza a San Giovanni Lupatoto diventata «un vero laboratorio di comunità». Sono parole di don Lanfranco Magrinelli, 60 anni, che dopo nove anni lascia la guida della par-rocchia di San Giovanni Battista in San Gio-vanni Lupatoto – gli subentra come parroco don Mauro Bozzola, 50 anni, proveniente dagli Angeli Custodi in quartiere Stadio, a Verona – e andrà a guidare la parrocchia della Croce Bianca, alla periferia cittadina, vicino a San Massimo. Don Lanfranco lascia così anche l’attività di consigliere di ammi-nistrazione della Fondazione Pia Opera Cic-carelli onlus, carica che spetta di diritto al parroco di San Giovanni Lupatoto, luogo di nascita della Pia Opera.

RIPERCORRENDO QUESTI NOVE ANNI, e nel suo saluto ai residenti delle case della Pia Opera e anche alla comunità lupatoti-na, don Lanfranco si sofferma proprio sul “clima” respirato nel Consiglio di ammini-strazione della Fondazione e a contatto con le residenze. «Nell’esperienza di consi-gliere ho potuto toccare da vicino una re-altà in cui la competenza, il rigore profes-sionale, anche nella gestione economica di una struttura con ottocento dipendenti, si uniscono alla serietà morale e all’aspetto umano. In Pia Opera si praticano e si respi-rano davvero i principi fondanti di questa missione assistenziale avviata tanti anni da monsignor Ciccarelli. Si può proprio parlare di una profonda eticità, nel diffi cile e arti-colato lavoro di assistenza alle persone an-ziane e tenendo conto anche del rapporto con i loro familiari».

DON LANFRANCO SOTTOLINEA poi l’a-spetto della professionalità e anche la con-divisione delle decisioni e delle scelte di in-dirizzo assunte dal Consiglio di amministra-zione. «Nove anni fa mi sono accostato alla Pia Opera coordinata dal direttore generale ragionier Sergio Gambarotto, scomparso qualche anno fa, il cui ruolo è stato ereditato dalla dottoressa Elisabetta Elio, con la guida nell’attività decisionale del presidente don Carlo Vinco. Ho sempre riscontrato, nelle ri-unioni del Consiglio di amministrazione, una bella partecipazione, un desiderio di andare

a fondo dei problemi e di trovare sempre una soluzione valida».

In alcune occasioni, prosegue don Magri-nelli, «non c’era un’ini-ziale convergenza sulle linee da adottare e per questo qualche deci-sione veniva rinviata, per lasciare posto a un ulteriore approfondi-mento. Ma alla fi ne poi si faceva sintesi e si arri-vava a una conclusione e quindi a stabilire un programma. Insomma, nel Consiglio ho vissuto davvero un’esperienza di comunione. La Fon-dazione Pia Opera Cic-carelli è quindi un ente al passo con i tempi, dal punto di vista or-ganizzativo e profes-sionale, ma anche un’i-stituzione in cui si vive un clima di famiglia. E questo è davvero mol-to bello».

Don Lanfranco come detto lascia la Pia Opera Ciccarelli in quanto termina la sua at-tività di parroco di San Giovanni Lupatoto, una comunità in cui la Pia Opera è molto radicata. Originario di Soave, prima di giun-gere a San Giovanni era stato parroco di Vangadizza, in Comune di Legnago, poi ha trascorso dieci anni in Kenya come missiona-rio e quindi è stato alla guida della comunità di Monteforte d’Alpone.

Poi appunto San Giovanni Lupatoto. «Nel corso di questi anni ho conosciuto una realtà di grande complessità», racconta il prete, «come si contraddistingue del resto la società di oggi. Per questo piano piano mi sono abituato a essere molto più umile nell’accostarmi alle persone. Quando parlo di complessità mi riferisco a una società in cui, come un po’ ovunque, c’è una frantu-mazione delle relazioni. Al tempo stesso, però, proprio per questo ho intravisto in tan-ti uomini e donne il desiderio di avere delle relazioni signifi cative, profonde».

DA QUI I PASSI SUCCESSIVI. «Questo biso-gno di relazionarsi, anche con me, non si poteva subito catalogare come un bisogno di avvicinarsi alla Chiesa o alla preghiera. Di-rei che anzitutto è stato un desiderio di sen-so, da parte di tanti fratelli e sorelle, di dare un signifi cato alla propria esistenza. Da lì poi sono nati dei bei percorsi di crescita perso-nale, fi no all’accostamento ai sacramenti», sottolinea don Lanfranco. «Ho visto davve-ro tante persone compiere un bel salto di qualità».

DON MAGRINELLI SI SOFFERMA ancora sulla sua gente. «Ho potuto conoscere da vicino anche tanti anziani soli, senza nessu-no che dia loro un aiuto. C’è anche un cer-to individualismo, tra la gente, anche una sorta di paura di fi darsi degli altri, di aprirsi alle relazioni. Ma ho notato anche in tan-ti cittadini una voglia di darsi, di mettersi a disposizione. Insomma, davvero a San Gio-vanni Lupatoto vedo comunque una voglia crescente e un desiderio di stare insieme. In questo senso, San Giovanni è un bel labora-torio di comunità. E a conclusione di questo periodo da parroco», conclude il suo saluto don Lanfranco Magrinelli, «posso senz’altro affermare di aver ricevuto molto, oltre che aver dato. E questo è un bellissimo ricordo di San Giovanni Lupatoto che porterò sempre con me».

Tanti auguri e grazie di tutto, don Lanfranco.

A San Giovanniho sperimentatoun vero e propriolaboratoriodi comunità

Nella Fondazioneho trovato serietàcompetenzaprofessionalee grande attenzionealle persone

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SOCIETÀ Pagina 2

Residenza Barbarani all'opera

Tre, due, uno... si replica il musicalTutti a teatro con "Noi e Pinocchio"

Dopo il successo ottenuto nella rappresentazione dello scorso anno, la compagnia teatrale L’allegra compagnia e il coro TiraMolaTampela replicheran-

no lo spettacolo “Noi e Pinocchio” al Teatro Cinema Nuovo di San Michele, a Verona, sabato 18 ottobre, alle 16.30. La rappresentazione teatrale è il risultato di un lavoro multi professionale che ha coinvolto residenti, personale, fami-liari e volontari della Residenza Barbarani. Nato nel 2011, il progetto si è concretizzato a novembre del 2013 con il debutto teatrale del Musical “Noi e Pinocchio”

Il musical è un genere di rappresentazione teatrale in cui vengono utilizzate più tecniche espressive e comunica-tive insieme. L’azione viene rappresentata non solo dal-

la recitazione, ma anche dalla musica e dal canto. Tutti questi linguaggi sono uniti tra loro in una compresenza ben integrata e armonizzata. In questo genere ogni par-ticolare risulta indispensabile per la riuscita dello spetta-colo, dai costumi alla scenografi a includendo regia e luci senza dimenticare i protagonisti “gli attori” che, grazie alla loro performances, riescono ad interagire e comuni-care emozioni condividendole con gli spettatori.

Questo genere teatrale è stato scelto perché permette di coinvolgere la totalità dei residenti, che sostenuti dal per-sonale e dai familiari, riescono a esprimere il proprio po-tenziale personale in termini di disposizioni, motivazioni, capacità e competenze.

Il progetto si è sviluppato in tre fasi principali:

■ PROGETTAZIONEQuesta fase ha coinvolto il personale e i residenti nella rivisi-tazione della trama, nella stesura dei testi (narrativi e cano-ri), nella realizzazione degli scenari, nella scelta dei costumi. La storia di Pinocchio è stata riletta, adattando parti e colpi di scena alle attitudini e alla creatività dei partecipanti.

■ REALIZZAZIONE: I GRUPPI CREATIVI Alla realizzazione dello spettacolo hanno collaborato cin-que gruppi:

• Un gruppo teatrale di recitazione, condotto dalla psicologa e dall’educatore.L’attività comporta la messa in scena, all’interno dello spa-zio del gruppo, di parti giocate, improvvisate o recitate come previsto da un copione, con il corpo e con la voce, dai singoli partecipanti e da tutto il gruppo nel suo insie-me. La fi nalità è quella di permettere a ciascuno la libera espressione, interpretando un personaggio o improvvi-sando sul testo, facendo così sia un’esperienza nuova del gruppo, sia una nuova esperienza di Sé.

• Un gruppo di pratica corale e strumentale e un gruppo di drammatizzazione sonora condotto dalle musico terapiste.L’esperienza corale consiste nella pratica del “cantare insie-me” così da coinvolgere il singolo e il gruppo: l’individuo coopera a formare il gruppo e dal gruppo viene formato. È la pratica dello stare insieme rispettando l’altro.La drammatizzazione è un processo secondo il quale un’i-dea o un concetto vengono trasformati in immagini, in parole, in gesti e in canto. Alla base di questa tecnica, che coinvolge totalmente la persona, sta l’elemento ritmico/sonoro in grado di creare coesione, empatia e rispetto re-ciproco.

• Un gruppo artistico di scenografi a condotto dal terapista occupazionale che ha saputo impegnare ogni singolo partecipante nella costruzione degli scenari, fa-cendo emergere le singole capacità che hanno imparato a collaborare nel gruppo. Sono stati coinvolti gli operatori e i familiari che hanno messo a disposizione le loro compe-tenze artistiche per la realizzazione.

• Un gruppo artistico di costumi I costumi sono stati realizzati da operatori appassionati di sartoria che hanno coinvolto nelle varie fasi di lavorazione (scelta stoffe, ritaglio, realizzazione costumi e cappelli…) la compagine “rosa” del centro diurno per non-autosuffi cien-ti, anziane abilissime con ago e fi lo, che insieme hanno tessuto abiti e ornamenti, in sintonia con la trama narrati-va del musical.

■ LO SPETTACOLOL’ultima fase del progetto ha previsto la rappresentazione del musical in un teatro. L’evento ha valorizzato e gratifi cato l’operato di ciascuno e rafforzato l’identità della comunità. Di fondamentale importanza è stata la messa in comune delle capacità di ciascuno, frutto della collaborazione di tutti i laboratori sopracitati. La partecipazione di tutte le fi gure presenti all’interno della “casa” (residenti, operato-ri, fi gure professionali) ha creato coinvolgimento e unione che sono stati vissuti appieno nella quotidianità. Ciò che si realizzava negli specifi ci laboratori, ad esempio, diventa-va argomento di discussione, favorendo nuove proposte e quindi attivando energie che sono diventate parte della vita di ciascuno. Altrettanto fondamentale è stata la par-tecipazione di operatori e familiari che hanno dedicato vo-lontariamente il loro tempo, grazie ad una passione comu-ne, accrescendo così il valore del tempo trascorso insieme.

LA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE ha permesso inoltre di percorrere le strade dell’inclusione sociale. Promuovere l’inclusione signifi ca lavorare per far sì che ogni persona, indipendentemente dalla propria condizione, abbia le me-desime opportunità di partecipazione. Questo comporta una azione nei confronti della società e dei territori per renderli inclusivi, capaci di dare concretezza al diritto di cit-tadinanza di tutte le persone. Agire per la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità signifi ca considerare la disabilità non come una malattia ma come un rappor-to sociale tra le caratteristiche delle persone e l’ambiente (modello bio-psico-sociale). Un modo di pensare sancito prima dall’OMS e poi dall’ONU nell’ art. 3 della Conven-zione, dove tra i principi generali viene posta “la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società”.

IL NOSTRO LAVORO di operatori sociali ci induce ad am-pliare l’attenzione dalla dimensione dell’individuo a quella relazionale, in cui ogni persona è immersa comprendendo quanto l’ambiente sociale in cui si opera sia determinante nella costruzione dell’esclusione e disagio piuttosto che inclusione e benessere. È necessario allora curare il terri-torio per curare le persona, andando oltre l’erogazione dei servizi alla persona. Questo si traduce nel creare occasioni di incontro, scambio, condivisione e dialogo in grado di coinvolgere il territorio attraverso proposte che promuovo-no esperienze partecipative.

IL PROGETTO “NOI E PINOCCHIO” ha permesso e per-mette a ciascun partecipante di sperimentarsi in un ruolo attivo, di essere gratifi cati dall’applauso del pubblico che ha scoperto oltre il personaggio, un interprete, un corista, un musicista e non il disabile.Ecco che allora i protagonisti partecipano attivamente alla realizzazione di momenti d’intrattenimento e di socializza-zione sentendosi parte attiva del nostro territorio.

EQUIPE MULTIPROFESSIONALE RESIDENZA BARBARANI

E CENTRO DIURNO CRISTOFORI

Il lavoro di operatori socialici fa ampliare l'attenzionealle relazioni con le personeper fare in modo che nessuno si senta esclusoma si senta protagonista

La bellezza e l'amore salvano il mondo

Dobbiamo ammettere che lo sviluppo culturale in questo senso è stato facilitato e spesso promosso dalle possibilità economiche della nostra società. Per questo oggi nasce una domanda: la crisi economica può rischiare di mettere in dif-ficoltà la solidità di questi valori? Quando sentiamo che ven-gono ridotti gli aiuti per il sostegno di certe attività a favore di persone fragili e non-autosufficienti, il pericolo di mettere in discussione certi diritti e certi valori che ci sembravano acquisiti, si fa concreto. Se a questo aggiungiamo il pericolo di una certa chiusura in ambiti di egoismo, o di riduzione di solidarietà, o di richiesta di servizi più poveri perché più convenienti economicamente, la domanda si fa ancora più acuta: la crisi può far retrocedere dei diritti che culturalmen-te ci parevano raggiunti definitivamente?Come singoli cittadini, ma anche come Centri Servizi che lavorano per il bene della persona sofferente non possiamo nascondere la preoccupazione.Probabilmente, il momento ci chiede una nuova evoluzione culturale, quella di saper sviluppare insieme azioni di con-trollo e di stimolo, addirittura di denuncia affinché il bene della persona sia sempre salvato prima e oltre i calcoli econo-mici. Forse, anche questo è permettere che continui ad essere la Bellezza a salvare il mondo.

Monsignor Carlo Vinco Presidente della Fondazione

■ segue da pag. 1

Pagina 3SOCIETÀ

Nuove frontiere della ricerca

Gli Stati del G8 chiedono al mondodi affrontare la cura della demenza

L’11 Dicembre 2013 per la prima volta i leader mondiali del G8 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti) si sono riuniti a Lon-

dra in uno storico vertice – presenti scienziati, ricercatori, esponenti di società farmaceutiche e organizzazioni non profi t – per decidere come affrontare la demenza, un’epide-mia che attualmente si stima colpisca 44 milioni di persone nel mondo.

I RAPPRESENTANTI della Sanità degli otto Grandi della Terra hanno discusso vari punti cruciali: la ricerca deve diventare una priorità globale; serve urgentemente un piano d’azione comune tra governi, industrie e organizzazioni non profi t, quali le Associazioni Alzheimer; bisogna riconoscere la pri-orità delle politiche di salute pubblica, dei servizi sanitari e sociali e dello sviluppo dei sistemi sanitari.

TRA GLI IMPEGNI presi, una sorta di road map da seguire: identifi care entro il 2025 una cura che guarisca la malattia o che ne modifi chi sostanzialmente il decorso; creare la fi -gura di Responsabile Mondiale sulla Demenza; sviluppare un piano d’azione internazionale per la ricerca; scambiare informazioni e dati degli studi sulla demenza; garantire libe-ro accesso alle ricerche fi nanziate dalle istituzioni pubbliche; organizzare una serie di incontri nel 2014; programmare una riunione negli Stato Uniti a febbraio 2015 per valutare i pro-gressi fatti. A febbraio il Governo britannico ha annunciato la nomina di Dennis Gillings quale Responsabile Mondiale sulla Demenza, che avrà l’incarico, in un prossimo futuro, di costituire l’Organismo Mondiale sulla Demenza.

LA DICHIARAZIONEI rappresentanti del G8 si impegnano a:

1. Migliorare la qualità della vita delle persone con demenza e i loro familiari riducendone il peso psicologico e fi nanziario.

2. Identifi care entro il 2025 una cura che guarisca la malat-tia o ne modifi chi sostanzialmente il decorso e aumentare i fondi per la ricerca e il numero dei ricercatori.

3. Lavorare insieme, condividere le informazioni sulla ricer-ca e identifi care aree strategiche prioritarie.

4. Sviluppare un piano di azione internazionale a favore della ricerca per fare il punto sulle conoscenze scientifi che e identifi carne le lacune.

5. Garantire libero accesso alle ricerche fi nanziate dalle isti-tuzioni pubbliche e mettere a disposizione, il più velocemente possibile, dati e risultati al fi ne di realizzare ulteriori studi.

6. Collaborare con l’OCSE per trasformare i risultati della ricerca in cure e servizi innovativi.

7. Organizzare una serie di incontri nel 2014 con OCSE, OMS, Commissione Europea, Joint Programme Europeo sulle malattie degenerative (JNPD) e la società civile per stringere collaborazioni su: investimenti a impatto sociale; modelli di assistenza e prevenzione; collaborazione tra Uni-versità e Industria.

8. Sollecitare OMS e OCSE a dichiarare la demenza una minaccia per la salute pubblica e sostenere i Paesi a incidere sui loro sistemi sanitari e sociali al fi ne di migliorare l’assisten-za e i servizi alle persone con demenza.

9. Invitare l’Esperto Indipendente dei Diritti Umani degli Anziani (Risoluzine Human Rights Council ONU 24/20 del

Sabato 20 settembre 2014 , nella sala conferenze dell’Ater a San Zeno , l’assessore alle politiche sociali del Comune di Verona, Anna Leso, Ulss, Centri Ser-

vizi e associazioni di volontariato hanno organizzato un incontro dibattito dal titolo “Mai più soli”, in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer.L’incontro dibattito era rivolto ai familiari di persone che soffrono di questa malattia e l’obiettivo principale è stato quello di poter descrivere la rete territoriale cui ci si può rivolgere in caso di necessità.Gli operatori presenti hanno ricostruito, con i loro pas-saggi, tutta la strada da percorrere per attivare un ser-vizio che possa rispondere ai bisogni della persona e dei suoi familiari: dalle associazioni all’Ulss e dal territorio ai Centri di servizio. Con questi passaggi si sono enucleati tutti i servizi presenti per una presa in carico mirata della persona.Dai centri UVA - ULSS per la diagnosi e cura, alle assistenti sociali del comune per le attività territoriali come l’appog-gio domiciliare a tutte le attività messe in campo dalle associazioni fra le quali, attività sensoriali, musico terapia e Alzheimer caffè che sono punti privilegiati di aggrega-zione che sono in grado di valutare i bisogni dell’ammala-to e le criticità dei familiari, fi no ad arrivare ai Centri Servzi che, con le loro attività professionali, possono rispondere con servizi domiciliari integrati, attività di centro diurno, fi no ad arrivare alla residenzialità sia temporanea che defi nitiva oltre che dedicarsi ad attività di formazione da offrire sia ai familiari che alle badanti al fi ne di poterli ren-dere maggiormente consapevoli del terreno fragile su cui saranno chiamati a operare.

DOMENICO MARTE

GIORNATA MONDIALE DELL’ALZHEIMER

MAI PIU’ SOLI

Assessorato ai Servizi Sociali e famiglia

20 SETTEMBRE 2014 SALA ATER PIAZZA POZZA (SAN ZENO) 9.00 – 13.00

Assessorato ai Servizi Sociali e famiglia

AGEC

PER INFORMAZIONI: 045-8010168, 045-8345975, 340-5869144, 045-8080111, 045-8296149

INCONTRO DIBATTITO CON ESPERTI

ASSOCIAZIONE ALZHEIMER ITALIA - VERONA

ASSOCIAZIONE FAMILIARI MALATI DI ALZHEIMER

ASSOCIAZIONE ABC DEMENZA E ALZHEIMER SENZA PAURA

ISTITUTO ASSISTENZA ANZIANI

FONDAZIONE PIA OPERA CICCARELLI

MODERA IL GIORNALISTA MAURIZIO PEDRINI

INGRESSO LIBERO APERTO ALLA CITTADINANZA – SEGUIRÀ RINFRESCO

27 settembre 2013 ad aggiungere nel suo lavoro anche la prospettiva delle persone anziane affette da demenza.

10. Invitare tutti a trattare le persone affette da demenza con dignità e rispetto ed accrescere il loro contributo nella prevenzione, cura e terapia della demenza.

11. Chiedere alla società civile di aumentare gli sforzi per ridurre lo stigma.

12. Programmare un incontro negli Stati Uniti nel febbraio 2015 per valutare i progressi fatti.

Le persone affette da demenza nel mondo saranno 76 mi-lioni nel 2030 (stima precedente 115 milioni). È impressio-nante l’aumento del 17 per cento rispetto al Rapporto Mon-

MAI PIÙ SOLILa Giornata mondiale dell'Alzheimer

La locandina del convegno per la Giornata mondialedell'Alzheimer "Mai più soli" svoltosi a Verona, nella sala Ater,il 20 settembre scorso, a cui ha partecipato anche la Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus con altre associazioni e istituzioni.

Tra gli obiettivi, sviluppareun piano internazionalee garantire libero accessoagli studi finanziatidalle istituzioni pubblicheTrasformare i risultati in cure

diale Alzheimer pubblicato nel 2009 da ADI (Alzheimer’s Disease International).

GABRIELLA SALVINI PORRO, presidente della Federazione Alzheimer Italia, commenta: “L’Italia manca ancora di un piano di azione e di un tavolo collaborativo di discussione. Obiettivo da raggiungere: creare una rete di servizi e assi-stenza su tutto il territorio nazionale per non lasciare soli malati e familiari. Noi come spesso abbiamo ripetuto, anche a gran voce, siamo qui e a disposizione”.

Il testo integrale del Rapporto “L’impatto globale della de-menza 2013-2050” è consultabile sui siti:• www.alz.co.uk • www.alzheimer.it

IL DR ALOYSIUS “ALOIS” Alzheimer nasce il 14/06/1864 a Marktbreit, un piccolo villaggio della Baviera. Studia i com-portamenti di Auguste Deter, la prima donna affetta da una sindrome nuova degenerativa del cervello che il giovane Alois analizza in profondità dopo la sua morte.Molti altri, fra i quali due psichiatri italiani, erano arrivati vicini alla stessa conclusione, che quella manifestata dalla signora fosse una sindrome fi no ad allora non identifi cata. Ma fu il nome di Alzheimer a rimanere per sempre e a diventare, tragica ironia, indimenticabile.

ELISABETTA ELIO

DIRETTORE GENERALE

VITA DELL’ENTE Pagina 4

Per informazioni sulle nostre pubblicazioni:Domenico Marte: tel. 045.8296149Elisabetta Elio: tel. 045.8296145

Anno XII - numero 3 - settembre 2014Trimestrale di informazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli OnlusReg. Trib. di Verona n° 1551 del 28/7/2003Editore e ProprietarioFondazione Pia Opera Ciccarelli OnlusRedazione e AmministrazioneVicolo Ospedale, 1 - San Giovanni LupatotoTel. 045 8296149/45 - Fax 045 8751111www.piaoperaciccarelli.orgDirettore responsabileEnrico GiardiniGrafi ca e impaginazioneStudiopoletto srl - San Giovanni LupatotoStampaTipolitografi a Artigiana sncVia Monte Carega, 8 - San Giovanni Lupatoto

L'Estemporanea di pitturae il Concorso fotografi co

L’avevano promesso: «Arriveremo al traguardo già oltrepassato dalle nostre amiche Giovanna (103 anni)

e Maria (104)!». Hanno realizzato il loro desiderio, ed eccole qui a festeggiare tra poche settimane il loro compleanno con il numero 100! Sono Esterina Zamboni e Maria Fenzi, residenti a Casa Serena, il Centro servizi della Fondazione Pia Ope-ra Ciccarelli, a San Michele Extra, a Vero-na. Due donne minute, con una grande grinta e un grande attaccamento alla vita, pur con qualche inconveniente do-vuto alla non “più tenera età”.Esterina è nata proprio il 26 ottobre 1914 in Borgo Venezia, non si è mai sposata perché , rimasta orfana giovane, ha cre-sciuto il fratellino minore. Nella sua vita ha svolto mille lavori diversi, ma per lei è rimasto signifi cativo il lungo periodo della guerra, durante il quale ha presta-to servizio di assistenza all’ospedale di Borgo Trento, curando i feriti vittime dei bombardamenti.La storia di Maria invece è molto diver-sa. Sposatasi presto, si è completamente dedicata alla cura della sua bella fami-glia, seguendo i suoi tre bambini, che oggi adulti la vengono quotidianamente a trovare. Da tempo è diventata nonna e poi bisnonna. Il suo ultimo pronipote ha quasi cento anni meno di lei!Per loro si sta preparando una grande festa, cui sono invitati tutti gli amici del-la Casa e tutti i compagni di residenza e alla quale saranno presenti anche le au-torità del Comune di Verona. L’appunta-mento è il 25 ottobre nel grande salone dove quotidianamente Esterina e Maria frequentano, con gli altri anziani residen-ti, le attività e i laboratori per loro pensati e dove trascorrono ore allegre di svago e socializzazione con musica e spettacoli. E dunque auguri e…ai prossimi traguar-di accompagnati dall’affetto di operato-ri, parenti e amici, tenendo ben stretta questa vita fi nalmente serena.

CHIARA CAPPELLETTI

PAOLA DAL MORO

Era partita in sordina nel lontano 1987. L’Estemporanea di Pittura è oggi un ritrovo importante per numerosi artisti (88 pittori e 38 fotografi ) provenienti sia da Verona e provincia che da altre

regioni italiane. La buona organizzazione della manifestazione e la cordiale accoglienza attrae artisti sempre in numero crescente. Come ogni anno l’arte fa il suo ingresso nel parco della Fondazione Pia Opera Ciccarelli che si veste dei colori dei pittori che danno vita, sotto l’ombra ristoratrice delle piante, alle loro creazioni. Sin dagli esor-di la manifestazione si è prefi ssa l’obiettivo di far avvicinare i nostri residenti agli artisti dediti all’arte del colore, offrendo a tutti la possi-bilità di incontrare i pittori che, attraverso la loro arte fatta di colori e di espressione, sanno condurre per mano nel magico mondo delle emozioni.

LA XXVII EDIZIONE dell’Estemporanea di Pittura è affi ancata, come l’anno scorso, dal Concorso fotografi co. I temi di quest’anno sono “Verona bella Verona” e “Venezia in ogni sua magnifi cenza”. Il con-corso si pone l’obiettivo di raccogliere le immagini fotografi che e rap-presentative delle due città venete, nonché di premiare le più prege-voli sia da un punto di vista artistico sia come rappresentazioni del territorio, della sua complessità, delle sue peculiarità e della sua storia.Durante queste manifestazioni i nostri residenti hanno la possibilità di partecipare alla vita e alla cultura del territorio, affi nché non perdano mai quel dialogo di inclusione con la comunità che può svilupparsi attraverso le varie forme d’arte.

SABATO 13 SETTEMBRE il nostro parco si è riempito di pittori che hanno cominciato a dare le prime pennellate sulle tele, dando vita a creazioni di elevata qualità concluse nella mattinata di domenica 14. Nel primo pomeriggio di sabato è stata allestita nel giardino d’inverno la mostra delle opere fotografi che, permettendo a tutti gli appassio-nati di ammirare una raccolta di dialoghi per immagini, utili a testimo-niare l’impegno della comunità. La giuria, di cui facevano parte persone di notevole prestigio, era così composta: per la pittura Romeo Galletti, Silvia Giaretta e Gianni Lollis; per la fotografi a Francesco Carlucci, Flavio Castellani e Mirko Perobelli. Ciò che accomuna queste persone è una cultura artistica, frutto di tanti anni di studio e di esperienza.

I PITTORI E I FOTOGRAFI sono stati graditi ospiti della Fondazione condividendo il momento del pranzo e facendo numerosi apprez-zamenti sull’organizzazione della manifestazione. Bravi gli chef della Fondazione, coordinati da Sebastiano Isoli, che hanno preparato un ricco e variegato buffet, arricchito dalle tre grandi torte gentilmente offerte della pasticceria Gabbiola.Il pomeriggio di domenica è stato allietato da uno spettacolo musi-cale curato dal gruppo musicale Refax Trumpet, nato 2011 alla scuola civica B. Maderna di Verona, guidato dal maestro Enrico Reffato, mu-sicista alla Fondazione Lirica Arena di Verona e composto da allievi del corso di tromba che, attraverso brani noti ed orecchiabili, sono riusciti a coinvolgere tutto il pubblico.Presente durante il momento delle premiazioni il sindaco di San Gio-vanni Lupatoto Federico Vantini e l’assessore alla cultura Marco Ta-ietta, che hanno ritenuto l’evento culturalmente molto interessante, accettando l’invito della Fondazione.

UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO va a Luigi Pavanello di “Arte e cornici Pavanello” che, in collaborazione con lo staff della Fondazio-ne, ha permesso l’ottima riuscita della manifestazione, dando prezio-

si consigli e suggerimenti per la gestione di questo evento. Un ringraziamento anche a Casa Novarini che ha messo a disposizione della Fondazione i pannelli per la mostra fo-tografi ca.

NON POSSIAMO TRALASCIARE di citare l’esperienza del sabato pomeriggio, intitola-ta “Pittori in erba”, che ha coinvolto nume-rosi bambini dai 6 ai 12 anni. Accompagnati dai genitori o dai nonni, con la spontaneità che li caratterizza, hanno creato fantasiosi e colorati disegni su pannelli. Il materiale è stato messo a disposizione sempre da Luigi Pavanello, assieme ad un simpatico omag-gio per tutti i partecipanti. Presenti i clown dell’associazione V.I.P. (Viviamo In Positivo) che hanno riempito il parco di colori, allegria, divertimento e magia coinvolgendo sia i più piccoli che i residenti.L’Estemporanea di Pittura e il Concorso foto-

grafi co si sono confermati essere una signifi cativa avventura, in primis per chi ha avuto il compito di organizzarla e condurla. Un grazie affettuoso e sincero a tutti coloro che ne hanno permesso l’ottima riuscita, sperando di poter rivivere questa meravigliosa espe-rienza di arte e condivisione anche l’anno prossimo.

GLI EDUCATORI PROFESSIONALI

I VINCITORIDELL'ESTEMPORANEA DI PITTURA1° Josè Nuzzo 2° Cristina Sterzi3° Fausto Mingon

SEI MENZIONISPECIALI:• Licia Lavorenti• Vittoria Giacomelli• Carla Feriotti Franchi• Silvana Bonizzato• Monica Marcomini• Francesca Vicentini

CINQUE PREMIDI MERITO:• Giordano Gambarin• Sebastian De Gobbis• Mohamed Rouhani• Roberto Nezzi• Maria Rosa Antolini

I VINCITORI DEL CONCORSO FOTOGRAFICO1° Joanne Hancock2° Maria Chiara Vermiglio3° Francesca Olivieri

1° classifi cato

2° classifi cato

3° classifi cato

I pittori partecipanti all'Estemporanea svoltasi nel parco della Pia Opera a San Giovanni Lupatoto.

Esterina e Maria,due secoli in dueE le centenariefanno... poker!

Da sinistra: Maria Masotto, 104 anni;Esterina Zamboni, 100; Maria Fenzi, 100;Giovanna Aldegheri, 103.