La Bacchetta Magica •di Violetta Valèry · 2015. 7. 20. · 82 FDS 216 La Bacchetta...

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  • 82 FDS 216 ▼ La Bacchetta Magica • CLASSICA DISCHI • di Violetta Valèry

    Dove le parole finiscono, inizia la musica. (Heinrich Heine)

    L’opera di Beethovencomprende solo unapiccola collezione diopere per violoncelloe pianoforte, ma che ilcompositore fosse unottimo scrittore diquesta combinazionedi strumenti è evi-dente dal fatto che

    Jean Louis Duport, uno dei violoncellisti alla corte di Fe-derico II e uno dei più venerati musicisti del suo tempo,includa molte delle tecniche presenti nelle sonate Op.5nel suo manuale didattico per il violoncello. Le due operecontengono ciascuna solo due movimenti, e l’assenza diun movimento lento si deve probabilmente alla volontàdi evitare un problema di squilibrio dinamico tra gli stru-menti (che sarebbe stato accentuato nei passaggi di ada-

    gio), così come nelle sonate dell’Op.68, composte nel1807. Solo con la seconda sonata Op.102 il compositorefinalmente sostituisce l’introduzione lenta, come nellaN.1 e in tutte le opere di cui sopra, con un movimentolento a scala completa, quello che precede il massiccio fi-nale fugato, che caratterizza la gran parte delle opere deltardo periodo di Beethoven. Caratteristiche sono poi letre deliziose serie di variazioni per violoncello e piano-forte, ognuna modellata su un’aria diversa dal Judas Mac-cabeus di Handel e da Die Zauberflöte di Mozart, e inciascuna (proprio come le sonate) il pianoforte viene col-locato sullo stesso piano del violoncello. Queste operesono una straordinaria aggiunta a una collezione chesegna il ritorno della violoncellista israelo-olandese Ti-mora Rosler e della pianista ungherese Klára Wurtz. Re-gistrato presso la sala congressi del Parco Naturalisticodi Onara a Padova, questo set contiene un booklet connote sulla musica e dettagliate biografie degli artisti.

    Beethoven: Sonate Per Violoncello N. 1-5 (Complete) E VariazioniTimora Rosler (violoncello), Klára Würtz (pianoforte)2 CD Brilliant Classics 94624

    Questo cofanetto contiene la prima collezione in assolutodi registrazioni di performance live del leggendario pia-nista alla Carnegie Hall, tra il 1943 e il 1978. La primaparte della raccolta è composta da recital, con tre perfor-mance inedite tratte dalla collezione privata dello stessoHorowitz e quattro inediti provenienti dagli archivi Sony,tra cui la Rapsodia di Brahms in mi bemolle maggiore op.119 n. 4 e il Piccolo Pastore di Debussy. I recital copronoquasi tutta la sua carriera alla RCA e Columbia, senza di-menticare alcune performance leggendarie: sono inclusi,infatti, il concerto storico del 25 aprile 1943 con Toscanini,il recital del 1953 che celebrava il XXV anniversario delsuo debutto discografico americano e il “Concerto del Se-colo” del 1976, che segnava l’ottantacinquesimo anno diattività della Carnegie Hall. La seconda parte del cofa-netto racconta la storia di Horowitz alla Carnegie Hall at-traverso la “Collezione Privata” di recital, a partire dal1945, quando Horowitz dà mandato alla Carnegie Hall

    Recording Company diregistrare tutti i suoi re-cital presso la sede. In-fine, Vladimir HorowitzLive At Carnegie Hallinclude un DVD con laprima assoluta del fa-moso concerto televi-sivo “ Horowitz intelevisione”. Il concerto non è stato più visto dopo la suaultima messa in onda sulla CBS nel 1968. L’elegante sca-tola, una replica in scala della Carnegie Hall, comprendeun libro con copertina rigida di 180 pagine con note det-tagliate della pluriennale attività di Vladimir Horowitz eil suo rapporto speciale con la Carnegie Hall, una storiadella prestigiosa sala, le brochure dei concerti e una in-troduzione alle registrazioni inedite della collezione pri-vata di Horowitz.

    Vladimir Horowitz Live At Carnegie Hall42 cd Sony DDD 548417

    Alla fine del 1940, i pionieri tecnici di registrazione dellaDecca perfezionarono una nuova serie di tecnologie mi-crofoniche che, per la prima volta, permettevano la per-fetta udibilità dell’intera gamma di frequenze, coniandoil termine full frequency range recording. Fu una grande rivoluzione nella qualità del suono, chesegnò di fatto l’inizio dell’era dell’alta fedeltà. Perfezio-nato con la nascita dello stereo a metà degli anni ‘50, ilFull Frequency Stereophonic Sound della Decca divenne unmarchio mondiale di eccellenza sonora e il principio delperiodo d’oro della musica classica registrata.

    The Analogue Yearspresenta una panora-mica di 50 album in53 CD, con copertineoriginali delle celebriregistrazioni interna-zionali nate dalla casadiscografica londi-nese in epoca pre-di-gitale.

    Decca Sound Vol. 2 - The Analogue Years54 LP analogici Decca 4785437 in edizione limitata

  • Primo album concertodi Lang Lang con l’eti-chetta Sony, che unisceil mondo delle grandistar internazionalidella musica: LangLang, Sir Simon Rattlee la Berlin Philharmo-

    nic Orchestra. L’uscita di questa attesissima registrazione èsicuramente uno degli eventi musicali più importanti diquest’anno: registrato presso la Philharmonie di Berlino,l’album presenta due pietre miliari della letteratura piani-stica del XX secolo: il Concerto per pianoforte N. 3 di Pro-kofiev, e il Concerto N. 2 di Bartók, probabilmente il pezzopiù tecnicamente impegnativo mai scritto per pianoforte eorchestra, il tutto ben confezionato in un cofanetto deluxeche include un DVD, prodotto dalla premiata ditta BFMI (Bernhard Fleischer Moving Images) e diretto da ChristianBerger. Questo docufilm offre una panoramica esclusiva neiprocessi che normalmente rimangono nascosti ai più: lapreparazione dei musicisti, le registrazioni presso la Phil-harmonie di Berlino e l’impegno profuso dai tecnici per ot-tenere sempre il miglior suono possibile, così come la fasedi post-produzione.Sir Simon Rattle non ha mai smentito le voci secondo le

    quali sarà lui al comando della London Symphony Orche-stra, quando Valery Gergiev si dimetterà nel 2017, lasciandola Filarmonica di Berlino prima del previsto: egli, infatti,giunse a Berlino nel 1999 e sarebbe dovuto rimanere fino al2018 (gli anni passano velocemente nel mondo inebriantedell’haute conduire…). Così ogni sua ottimistica aspettativaassume ora un nuovo significato, poiché il suo ritorno inGran Bretagna - dove si è fatto le ossa con la BournemouthSymphony Orchestra e la Liverpool Philharmonic e ha tra-sformato la City of Birmingham Symphony Orchestra - saràun bene non solo per la London Symphony Orchestra, maper la musica in generale. Rattle è una di quelle rare figureartistiche che fa notizia, e con i Berliner Philarmoniker rea-lizza quel tipo di performance esplosiva che caratterizza ilsuo stile, in sinergia con Lang Lang che cattura l’orecchiocon la sua lettura appariscente del Concerto per pianoforteN. 3 di Prokofiev, presente nel suo repertorio fin dall’ado-lescenza. Il ritmo vivace e fragoroso imposto da Rattle eLang Lang si sovrappone all’iniziale circospetta prudenzadel Concerto per pianoforte N. 2 di Bartok. I due concerti sirivolgono a un pubblico più giovane e più vasto, ed è conquesta onorevole mission in mente che vengono messi a di-sposizione sia il CD che il DVD con le immagini delle provedi Prokofiev. Difficile resistere all’energia, al brio e alla spet-tacolarità offerti da questo imperdibile album.

    83CLASSICA DISCHI • La Bacchetta Magica ▼ FDS 216

    Lang Lang, Sir Simon Rattle: Prokofiev 3 & Bartók 2Bartók: Piano Concerto No. 2, BB 101, Sz. 95Prokofiev: Piano Concerto No. 3 in C major, Op. 26Lang Lang (pianoforte) Berlin Philharmonic Orchestra, Sir Simon RattleCD + DVD Sony 88883732262

    Claudio Abbado è uno dei conduttori più enigmatici an-cora in attività: una specie di manager il cui furor giovanilesembra essere stato sostituito dalla pura pignoleria. Fortu-natamente anche Rossini era ossessivo tanto quanto Ab-bado (arrivò al punto di dettare la distanza esatta chedoveva intercorrere tra i musicisti e i loro leggii!); entrambiprodigano un’attenzione quasi maniacale verso i dettaglidel fraseggio, del ritmo e delle dinamiche. Se le Opere diRossini sono tornate a fare la parte del leone nei programmidei più grandi teatri lirici del mondo, si deve anche (certonon solo!) alla dedizione di Abbado nei confronti delgrande compositore di Pesaro. Dedizione messa a fruttocon numerose incisioni, con le più grandi orchestre e i piùgrandi cantanti, incisioni diventate giustamente leggenda-rie e qui raccolte in questo cofanetto. La Cenerentola, Il Bar-biere di Siviglia (il primo inciso da Abbado), L’Italiana inAlgeri, Il Viaggio a Reims: ognuna di queste opere, qui con-tenute, è un riferimento assoluto secondo i più grandi cri-tici musicali del mondo, e a ragione: Abbado èirraggiungibile (anche) in Rossini. Si tratta di quattro regi-strazioni eccezionali, ottimamente cantate e ben registrate,che si chiudono con un bonus disc di Ouverture, registratocon la Chamber Orchestra of Europe, che costituisce unapietra angolare di tutte le registrazioni di Rossini. Queste leopere, in breve: Il Barbiere di Siviglia (Prey, Berganza, Alva,Dara); Hermann Prey è un Figaro caldo e amabile, e Teresa

    Berganza un’acclamataRosina. Un cast di sup-porto forte e la LondonSymphony in forma ec-cellente fanno di questaperformance una gioiadall’inizio alla fine.La Cenerentola (Berganza,Guglielmi, Zannini, Alva,Capecchi); Abbado hamerito di aver svelato al mondo quale grande opera è que-sta, che alcuni intenditori sostengono essere addirittura mi-gliore del Barbiere. La Berganza è straordinaria nel suoruolo, e non fa rimpiangere la superlativa Frederica vonStade.L’italiana in Algeri (Baltsa, Raimondi, Dara, Lopardo, Pace,Gonda, Corbelli); Agnes Baltsa non ha mai fatto una regi-strazione migliore. Sebbene il confronto con l’incompara-bile Marilyn Horne fosse difficile, la Baltsa riesce a fare suoil ruolo, rappresentando il calore e la sensualità di Isabellain maniera totalmente convincente.Il viaggio a Reims (Ricciarelli, Valentini Terrani, Cuberli, Ga-sdia, Araiza, Gimenez, Nucci, Raimondi, Ramey, Dara); lagrande scoperta di Rossini dei tempi moderni. Abbadomise insieme un cast all-star per questa prima registrazione,un pezzo che non può mancare nella vostra collezione.

    Rossini: Il barbiere di Siviglia; La Cenerentola; L’Italiana in Algeri; Il viaggio a ReimsClaudio Abbado9 CD Deutsche Grammophon

  • The Band “Live at the Academyof Music 1971/The Rock of AgesConcerts” 4CD+DVD Capitol Re-cords

    L’importanza dell’album d’esordiodi The Band, Music from BigPink, è paragonabile al primodisco dei Velvet Underground. SeLou Reed e John Cale hanno in-ventato il rock per adulti, RobbieRobertson, Richard Manuel, RickDanko, Levon Helm, Garth Hud-son hanno praticamente inventato

    il genere Americana. Musica suo-nata da adulti, anche questa, mamolto diversi da quelli che fre-quentavano la Factory di Warhol:uomini barbuti e baffuti che vesti-vano come quaccheri, suonandocanzoni ruvide e senza lustrini chesapevano essere profonde – comela straordinaria The Weight – e no-stalgiche come l’inno “sudista”The Night They Drove the DixieDown. In Italia sono ricordati perlo più come il gruppo prediletto diBob Dylan e, anche se è limitativo,

    dovrebbe bastare per far scattarel’allarme rosso in ogni appassio-nato di musica che si rispetti. MaThe Band è stata molto di più, eMartin Scorsese ci ha anche giratoun film-concerto da par suo, TheLast Waltz. “L’Ultimo Valzer” è illive della Band più spettacolare,con un parterre di ospiti da far ve-nire l’acquolina in bocca a PrahladJani, lo yogi indiano che sostiene diaver vissuto per 70 anni senzamangiare e bere: Joni Mitchell, NeilYoung, Bob Dylan, Van Morrison,The Staples, Dr. John, Eric Clapton,Muddy Waters… I concerti all’Aca-demy di New York sono però lostato dell’arte della band, ne col-gono l’essenza, e notoriamenteRock of Ages, registrato nellequattro serate che vanno dal 27 al31 dicembre 1971, è fra i grandi ti-toli live della storia del rock. Rob-bie Robertson ha voluto a tutti icosti che venisse pubblicato questocofanetto che ne è il naturale am-pliamento, riproponendo il mate-riale già edito ed integrandolo conl’intero concerto di Capodanno,con Bob Dylan e i fiati di AllenToussaint, maestro del suono diNew Orleans. Ci stancheremo maidi ascoltare I Shall Be Released?

    I vecchi nastri sono stati rivisitati daBob Clearmountain, per precisa sceltadi Robbie Robertson, e il mastering èstato effettuato negli studi di BernieGrundman. C’è anche un DVD audioper chi ama il multicanale. Si è fattotutto il possibile per arrivare a unbuon risultato sonoro, ma non aspet-tatevi miracoli. DISCRETO

    IL DISCO DEL MESE

    84 FDS 216 ▼ La Bacchetta Magica • IL DISCO DEL MESE • di Mauro Bragagna

    IL COFANETTO DI NATALEÈ dicembre, la rubrica “Il disco del mese” per l’occasione diventa “Il cofanetto di Natale”. La Festa delleFeste in tempi di crisi non assomiglia a quella di soli pochi anni fa, ma regalare o regalarsi musica ri-mane comunque una buona azione. Vi proponiamo pertanto dei cofanetti che sono due gioielli della mu-sica bianca (The Band) e nera (Sly and The Family Stone), caratterizzati anche da un notevole rapportoqualità/prezzo, se consideriamo il numero dei dischi e i bei volumi fotografici che li accompagnano. Sesi vuole risparmiare, comunque, quello della Band è disponibile anche in versione doppio cd per una quin-dicina di euro, e continua a dispensare grande musica e grande cultura.

  • Sly and the Family Stone “Higher!”,4cd Epic/Legacy 88697536657

    Non ci sono dubbi: fra i grandi dellamusica Sly Stone è il più sottovalu-tato. Eppure fra la fine degli AnniSessanta ed i primi Anni Settanta eraun dominatore della scena mon-diale, vendeva milioni di dischi econquistava il Festival di Woodstockcon inni come Higher e Dance tothe Music, imponendosi anchecome immagine con il suo gruppointerrazziale, mescolando musicanera e rock psichedelico con talesuccesso che anche la Motown cercòdi adeguarsi, trasformando il pop-soul dei Temptations in una musicamolto più selvaggia. Si potrebbeanche sostenere che è stato Sly ad in-ventare il funk, ma qui ci fermiamo:è un titolo che deve condividere conJames Brown e George Clinton, dif-ficile stabilire chi abbia tagliato iltraguardo per primo. E poi non èuna corsa! Se amate i Blues Brothers,sappiate comunque che la celebreintroduzione fiatistica che annun-ciava l’arrivo di Jake e Elwood sulpalco è ancora musica di Sly, I Can’t

    Turn You Loose. Purtroppo il No-stro è entrato in una terribile spiraledi eccessi, uscendone peggio dimolti altri artisti, distruggendo lasua carriera. Un paio di anni fa sidiffuse la notizia che Sly Stone eradiventato un senza-tetto, peraltrosmentita. Meglio non approfondire.Da approfondire c’è la sua musica,che in questo cofanetto è proposta inporzioni - 77 tracce, di cui 17 inedite- da grande abbuffata, partendo dal-l’epoca pre-Family e dando spazioanche alla strepitosa esibizione al-l’Isola di Wight. Sly Stone ha co-struito uno dei pilastri più solididella black-music, diffondendoun’energia inversamente proporzio-nale alla sua fragilità personale. Disingoli irresistibili come EverydayPeople si è perso lo stampo.

    È stato fatto un buon lavoro, con questeregistrazioni, raramente capita di chie-derci chissà come suonerebbe il disconero. Fra live, successi milionari e chic-che inedite, la qualità sonora è piuttostodiscontinua ma sicuramente superiorealle aspettative. DISCRETO/BUONO

    85IL DISCO DEL MESE • La Bacchetta Magica ▼ FDS 216

  • “È bello essere Re”, secondo il MelBrooks de “La pazza storia delmondo”. Anche essere PaulMcCartney non è male. Così, se de-cidi di cantare l’American Son-gbook facendo il Sinatra, ti affidi algruppo di Diana Krall e ne esce unconfettino in bianco e nero come ildelizioso Kisses on the Bottom. Ese decidi di cambiare marcia, la-sciando la limousine per una spor-tiva, non c’è mal di schiena chetenga: se è New, qualcosa di nuovoci deve essere. Così si è rivolto alproduttore di Amy Winehouse,Mark Ronson, a quello di Adele,Paul Epworth, a Ethan Johns e, pernon sbagliare, ha fatto poker conun produttore dal cognome che favenire i brividi: Giles Martin, il fi-glio di quel George che, se nonc’era lui, i Beatles sarebbero statiun’altra cosa. Quattro produttoripotrebbero far pensare ad un discosin troppo vario, privo di un’iden-tità ben precisa, ma così non è. Gra-zie ad un Paul quasi in stato digrazia, che ci regala uno dei suoilavori migliori in assoluto, capacedi asprezze alla moda (Save Us)ma anche di lasciarsi andare allanostalgia, ricordando i giorni pre-beatlesiani, quando lui e John Len-non erano due sconosciuti chepassavano il tempo nei negozi didischi (Early Days). Sempre conclasse, si tratti di giocare coi sinte-tizzatori, la chitarra acustica od ilpianoforte (Scared). È un albumassai meno nostalgico, comunque,dell’ultimo Jonathan Wilson.

    Il vinile viene pubblicato alcune setti-mane dopo il cd, così ci siamo “accon-tentati” di quest’ultimo. Che fa il suolavoro con dignità, anche se sappiamoche purtroppo il suono moderno è iper-compresso e sporco, e New vuole es-sere un album del 2013. In definitiva:buona la musica, mediocre la tecnica.SUFFICIENTE/DISCRETO

    86 FDS 216 ▼ ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI • di Mauro Bragagna

    Paul McCartney, “New”MPL/Concord/Universal

    Dunque non si erano mai sciolti, iMazzy Star, hanno continuato aprodurre musica. Così si evincedalle loro stringate interviste, ma idiciassette anni che separano Sea-sons of Your Day da Among MySwan rimangono difficili da com-mentare… A differenza della loromusica, che è proprio il dream-popche ricordavamo, intatto, domi-nato dalla bellissima voce di HopeSandoval e dalla strumentazioneefficacissima di David Roback. Neisuoi dischi solisti, e pure nelle tantecollaborazioni (Chemical Brothers,Air, Massive Attack…) la Sandovalha sempre lasciato il segno, affasci-nando sempre e comunque con lasensualità oscura che l’ha spessofatta paragonare a Nico, la Musa diAndy Warhol e Velvet Under-ground. Ma è solo in coppia conRoback, ce ne accorgiamo ascol-tando il nuovo album, che rende almassimo. È come se diciassetteanni non fossero mai passati, ilritmo è sempre tranquillo – che“pop sognante” sarebbe, altri-menti? – ma la musica ha quel piz-zico di magia sufficiente per tenerealla larga la noia. La sostanza c’è,come dimostra anche Spoon, unbrano che ci piace citare perchécontiene probabilmente l’ultimaincisione chitarristica di un mae-stro del folk anglosassone come ilmitico Bert Jansch, morto nel 2011.Che splendido commiato.

    Anche la qualità sonora, per fortuna,ci porta indietro nel tempo, quandonon c’era la loudness war: è molto ca-ratterizzata per essere sognante – so-prattutto la voce della Sandoval –, unpo’ imprecisa ma gradevole. Niente distraordinario, ma almeno le canzoni siascoltano senza costringerci ad abbas-sare il volume. BUONO

    Mazzy Star “Seasons of YourDay” Fontana Rhymes003

    Trent Reznor, il Signor Nine InchNails, è celebre per la sua musicaindustriale ed i testi autodistrut-tivi, che gli hanno fatto conquistareun soprannome da personaggioMarvel, Mister Self Distruct, oltrealla venerazione di musicisti eascoltatori esigenti. Opere gran-diose e terrificanti come The Dow-nward Spiral e The Fragile sonocosì ambiziose da apparire dante-sche. Un esempio? Hurt, una dellecanzoni più significative degli ul-timi decenni, anche nella splen-dida interpretazione di JohnnyCash. Ultimamente Reznor si ètranquillizzato, ha fatto qualchecolonna sonora –vincendo l’Oscarcon “The Social Network”- e oggisi conferma un grande manipola-tore di suoni. La sua musica si èfatta meno oscura, contraddicendoun titolo tremendo che allude aitagli di prova che si provoca il sui-cida, le “hesitation wounds”, ed ilrumorismo industriale ha lasciatoposto ad un’elettronica techno-funk che sa di Anni Ottanta e diPrince. È il disco dei Nine InchNails più facile che abbiamo maiascoltato, anche se l’intervento diLindsay Buckingham dei Fleet-wood Mac è più una provocazioneche una promessa di facile ascolto:i NIN sarebbero inquietanti anchese suonassero la Canzone dei Puffi.Trent Reznor non assomiglia aGargamella, ma i suoi dischi piùriusciti hanno segnato un’epoca,mentre Hesitation Marks lasciaammirati, nella sua perfezione for-male, ma sembra destinato a farsidimenticare piuttosto in fretta.

    Nella sontuosa confezione, la copertinaapribile contiene due ellepì da 180grammi, c’è anche il cd. Che è già undiscreto sentire, considerato il genere“elettronica scura e malata” dei NIN,anche se i suoni ci appaiono un po’troppo “lontani”, se li confrontiamo –ad esempio – con quelli amichevol-mente vintage dell’ultimo album deiDepeche Mode. Il vinile è meno com-presso del cd, incluso come bonus, ri-sultando complessivamente più facileda ascoltare. DISCRETO/BUONO.

    Nine Inch Nails “HesitationMarks” 2LP+CD halo28v/3744922

    In questi giorni è stato ristampatoSiberia (1984) in edizione deluxe,vinile più cd. Un’ottima occasioneper riscoprire uno dei lavori piùimportanti della new-wave ita-liana, capace di evocare la solitu-dine e l’elettronica dal ritmomarziale dei Joy Division senzatroppi complessi. Un capolavoro,nel suo genere, dominato dallavoce baritonale di Miro Sassolini.Ma già allora le canzoni erano diFederico Fiumani, che da anniporta avanti l’esperienza Dia-framma con un seguito di culto cheha pochi uguali, per fedeltà. Presonel Vortice non ha le ambizioni diSiberia ma se si ama il rock d’au-tore può essere persino più inte-ressante, nella sua sinceritàestrema. Il Fiumani di oggi non simette in posa, riflette la nostalgiaper un mondo dimenticato come lamusica di Television e SubwaySect, con testi acuti e sarcastici(L’Uomo di Sfiducia) che non tro-verete altrove: L’Amore è unOspedale. C’è anche un omaggioagli amati/odiati Litfiba, con iquali i Diaframma hanno domi-nato la scena fiorentina degli AnniOttanta: Ottovolante (Una can-zone per Piero Pelù). La voce diFederico è agli antipodi dello spet-tacolare birignao di Pelù, non neha il fiato e il carisma. Ma è anchepiù credibile, come la semplicitàdella musica dei Diaframma, che amomenti sembra diventata troppocantautorale ma in un attimo siapre ai bellissimi spazi rock dise-gnati dalla sua Fender. Ad esempionella notevole Ho formato ungruppo, con un cameo di Max Col-lini degli Offlaga Disco Pax.

    Le canzoni sono tutt’altro che banali,ma sono costruite con la semplicità deltempo che fu, chitarra, basso e batteria.Tecnicamente la musica se ne avvan-taggia e, anche se Fiumani non haavuto a disposizione i mezzi delle pro-duzioni internazionali che vi propo-niamo in queste pagine, è almeno allostesso livello. DISCRETO

    Diaframma “Preso nel Vortice”Diaframma Records Dia 13.29 CD

  • 87ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI ▼ FDS 216

    Sakamoto si è dapprima innamo-rato di Debussy, poi dei Beatles, deiRolling Stones e dei Kraftwerk. Ri-manendo sempre felicemente “al-trove”, inafferrabile. Suonandocolto quando sei pronto per il pop,cantabile quando ti aspetti unalbum classico. Un artista grande emodesto, capace di omaggiaresplendidamente la musica altrui,ad esempio quella di Antonio Car-los Jobim in Casa. Le sue colonnesonore per Bertolucci e Almodovarne hanno ravvivato la popolaritàanche in Italia, non raggiungendoperò la visibilità dei tempi belli,quelli della collaborazione conDavid Sylvian. Così questo Threeesce quasi in silenzio, non se ne sapraticamente nulla. Si diceva cheavesse composto della musica perricordare il dramma di Fukushima,e fra le tracce ce n’è una datata2013, di una dolcezza tristissima epensosa, Still Life in A. Forse èquesta. Il resto del programma èuna rivisitazione dei suoi temi piùo meno noti, a partire dall’imman-cabile Merry Christmas Mr La-wrence, e poi L’ultimoImperatore, Tacchi a Spillo,Tango, Nostalgia… gli fanno com-pagnia il violoncello di un fedelis-simo come Jacques Morelenbaume il violino di Judy Kang. Approc-cio classico, minimale, acustico, si-curamente più vicino a Debussyche agli Stones. In passato ha rea-lizzato dischi simili, ad esempio1996, ma quella di Three rimane –perdonate la retorica, ma quandoci vuole ci vuole – pura poesia so-nora.

    La strumentazione è classica - piano,violino e violoncello - ma il missaggioè da musica pop, si è privilegiato l’ef-fetto presenza a discapito dell’am-bienza. Una scelta discutibile, maThree rimane un disco godibile anchesu un impianto serio, nonostante unpianoforte troppo esile. BUONO

    Ryuichi Sakamoto “Three” DeccaRecords 3736645

    Se ne era accordo già Kurt Cobainche i Pearl Jam non erano davverouna band “alternativa”, inne-stando una polemica che ha fattosussultare la scena grunge di Seat-tle. Nel precedente Backspacerc’era persino qualche traccia dipop e, avvicinandosi alla soglia deiCinquanta, tutto faceva pensare adun ulteriore passo avanti dei PearlJam verso la “normalizzazione”, einvece no. Sia chiaro, non è unalbum che cerca di dire qualcosa dinuovo, come ha tentato esplicita-mente di fare l’ultimo McCartney,si avvicina piuttosto a un concettospringsteeniano del rock: la ripeti-zione degli stessi suoni e dellestesse atmosfere, ma proposti congrinta e professionalità estrema, inattesa del prossimo tour. Ancheper Vedder e compagni l’incontrocon i fan ormai è predominante ri-spetto alla discografia, ma Li-ghtning Bolt non è un album dirock’n’roll come tanti, la produ-zione di Brendan O’Brien è parti-colarmente graffiante e la voce diEddie Vedder, pur meno messia-nica di un tempo, è ancora capacedi fare la differenza. Non c’è piùl’emozione e l’entusiasmo di chi ècerto di poter cambiare il mondo,la maturità ha i suoi inconvenienti,ma l’album cresce ascolto dopoascolto, lasciandoci con la certezzache è difficile trovare un amico checi faccia compagnia con l’energiadi Eddie.

    I Pearl Jam sono sempre stati sosteni-tori del disco nero, anche quando la di-fesa del vinile era una battagliaromantica, di quelle che sembranoperse in partenza. La copertina è spet-tacolare, apribile, ci sono persino gliadesivi e… volete sapere del suono?Grintosissimo, ma è l’album dei PearlJam che suona peggio in assoluto,troppo compresso. INSUFFI-CIENTE/SUFFICIENTE.

    Pearl Jam “Lightning Bolt” LPMonkeywrench/Republic 374936-9

    È passata una vita da quando RyCooder ha pubblicato Show Time,era il 1978, ma finalmente abbiamotra le mani un nuovo live ufficiale.È stato registrato nello stesso lo-cale, il Great American Music Halldi San Francisco, il trentun agostoe il primo settembre 2011, accom-pagnato dai Corridos Famosos,gente fidata come il vocalist TerryEvans, il fisarmonicista Flaco Jime-nez, il bravissimo figlio Joachimalle percussioni… e poi c’è laBanda Juvenil, composta da unadecina di fiatisti messicani…C’erano tutti gli ingredienti per unalbum spettacolare, e così è. Perprecisa scelta: Ry è diventato unadelle voci più considerate dellaprotesta contro Wall Street e l’ul-timo album – pubblicato dopoqueste registrazioni – è stato un vo-lantino sonoro contro Mitt Rom-ney e i Repubblicani, e inparticolare i Tea Party. Ma un con-certo è soprattutto una festa e Ryha deliberatamente scelto di omet-tere i brani più politicizzati e con-troversi della sua produzionerecente, lasciando che a parlarefosse soprattutto la musica. Ed ef-fettivamente parla benissimo dasola, il livello strumentale è – a dirpoco – impeccabile. Un disco conpoca politica, ma c’è comunquespazio per il ritorno di Jesse Jamesdall’aldilà (El Corrido de JesseJames) per sparare ai banchieri eben due cover sono di Woody Gu-thrie, Do Re Mi e Vigilante Man,graffianti e ruvide. Un live su-perbo, dunque, anche se prefe-riamo l’esprit de finesse del live del‘78.

    Qualità sonora sicuramente nellamedia ma inferiore alle aspettative,anche considerato il costo quasi audio-phile della versione in vinile, un dop-pio 180 grammi. Il suono è abbastanzarifinito e luminoso, ma è anche piutto-sto compresso, risultando più piatto diquello che ci aspettavamo. C’è anche ilcd come bonus. DISCRETO

    Ry Cooder And Corridos Famosos“Live in San Francisco” 2LP+CDNonesuch/Perro Verde 534585-1

    Il suo album d’esordio, GentleSpirit, ci ha conquistato al primoascolto, facendoci sentire benecome non è più capace di fare lamusica moderna. Un disco che cilasciava con un sorriso alla VirnaLisi dipinto in faccia, come certestrade della Sardegna che sem-brano finte tanto sono belle, comeuna mozzarella di bufala gustatadopo aver scoperto la differenza disapore fra i wurstel bianchi di Mo-naco e le Salsicce di Norimberga.La musica di Wilson profumava diCalifornia, quella immaginaria efantastica di Joni Mitchell, Crosby,Stillls e Nash, Jackson Browne. Si èparlato di rinascita del sound diLaurel Canyon, anche se Jonathanda qualche anno vive altrove. Fan-fare non conquista d’istinto comeGentle Spirit, la semplicità e l’im-mediatezza hanno lasciato il postoad un lavoro molto più stratificatoe complesso, è talmente ricco disuoni e di visioni da sfiorare ilprog, i Floyd degli Anni Settantafanno spesso capolino. E’ deriva-tivo, e molto, ma rispetto ad altricitazionisti – ad esempio LennyKravitz – il suo percorso musicaleè infinitamente meno prevedibile,anche perché gli piace giocare.Così, se certe parti vocali vi ricor-dano Crosby e Nash, è perché sonodavvero loro a cantare, ma l’omag-gio al grande jazzista Cecil Taylor,nel brano omonimo, è “solo” unabellissima ballata folk. L’ascolto cilascia ansiosi di vivere presto unanuova avventura, anche se questadura la bellezza di 78 minuti.

    Le canzoni sono state registrate con unRexox A 80 analogico e mixate con unAmpex ATR 102. Non solo la musicaè quella dei dischi di una volta, maanche la sonorità. Non ci sono quindile ruvidezze degli ellepì di Cooder eNIN, ma il suono non è preciso e na-turale come nell’album d’esordio,mancano anche i bassi più profondi. Ilvinile colorato suona sempre peggio diquello nero, statisticamente, quello diFanfare è di uno spettacolare tur-chese. C’è il cd come bonus. BUONO

    Jonathan Wilson “Fanfare”2LP+CD Bella Union Records

  • 15 dicembre Bolzano, Waltherhaus16 dicembre Vipiteno(BZ), Teatro Comunale17 dicembre Lagundo(BZ), Thalguterhausconcerti The Original USA Go-spel Singers & Band

    I gospel sono diventatiun classico del periodonatalizio. Puntualmente,anche quest’anno gliOriginal USA GospelSingers tornano in pro-vincia, sull’onda del suc-cesso degli anni scorsi,trasmettendo la caricaemotiva e spirituale convoci straordinarie, ener-gia e simpatia conta-giosa. La formazione piùapprezzata di questo ge-nere musicale ha sempreentusiasmato il pubblicoin tutto il mondo. Ognianno migliaia di personevedono il loro spetta-colo, sempre nuovo esempre pieno di mes-saggi per l’anima. Loshow mozzafiato è pienodi energia e spirito. Ilpubblico, contagiato dal-l’energia, non riesce astare fermo sulle pol-trone. Il repertorio con-tiene i brani tradizionalie più conosciuti come Jo-shua Fit the Battle, Nobodyknows, Sometimes I feellike a motherless child, Godown Moses, Hail Mary,Down by the Riverside, Ohhappy Day, Swing Low

    88 FDS 216 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO • a cura della Redazione

    Rassegna di concerti ed eventi di tutti i generi musicali per lasciare, una volta tanto,l’impianto spento. O, quantomeno, in stand-by...

    sweet Chariot, I Got Shoes,Go tell it on the Mountain,His Eyes on the Sparrow, Iwill sing Hallelujah e tantialtri. Il gruppo è dinuovo in tour in Europa,dopo grandi successi etantissimi teatri sold out.The Original USA Go-spel Singers hanno can-tato per il Papa duranteun concerto di natale nelVaticano. Il gruppo afroamericanoè composto di 9 cantanticon live band. Lo showrispecchia in modomolto simpatico e reale ilfeeling della culturablack gospel. Tutti i can-tanti e musicisti hanno ildiploma del conservato-rio e offrono una seratamusicale ad altissimaqualità e con tutto ciò

    che solo la musica go-spel può trasmettere inquesto modo: emozione,religione e la pura gioiadi vita. L’intenzionedegli USA Gospel Sin-gers è passo per passo,serata per serata, diunire l’umanità con laforza e l’energia cheviene emessa duranteogni concerto. È moltoimportante anche la par-tecipazione del pub-blico. Con tutte questeemozioni ogni spettatoresi ricorderà dell’evento

    per tanto tempo. Nellacultura afroamericana lecomunità sono dotate diun forte legame che aogni membro offre pro-tezione e casa, indipen-dentemente daprofessione, eredità ostile di vita personale. Aldi là di questo legamec’è un tipo di consangui-neità con tutti i fratelli esorelle di pelle scura.Trasmettono il lascitodei loro antenati conmolto rispetto e confi-denza. Ogni concertodegli USA Gospel Sin-gers è un evento vivace eintenso. Esuberanza edanza sono una partenaturale dell’espressionedi questo tipo di musicatrasmesso da entusiasmoinfettivo e avido.

    14, 16, 17 dicembre,Roma, Accademia Na-zionale Santa CeciliaAntonio PappanoRadu LupuBritten, Sinfonia da Re-quiemMozart, Concerto perpianoforte n. 23 K 488Brahms, Sinfonia n. 1

    Il rigore tecnico e ilsuono brillante delgrande pianista rumenoRadu Lupu per il con-certo in la maggiore K488, una delle perle delmeraviglioso corpus deiconcerti pianistici di Mo-

    zart. In apertura Pap-pano ripropone un’altracomposizione di Benja-min Britten: la Sinfonia

    da Requiem, scritta nel1939 su commissione delBritish Council per cele-brare i 2600 anni delladinastia Imperiale giap-ponese. La scelta di untitolo legato alla liturgiacristiana dei defunti fuvisto come estrema-mente offensivo dal go-verno giapponese cherifiutò la composizione;Britten la dedicò quindialla memoria dei suoigenitori, anche se nonpossiamo non conside-rare quanto questopezzo sia al tempo stessoun monito alle violenzedella guerra. Nella se-conda parte del concertola Prima monumentalesinfonia di Brahms.

    18 e 22 dicembre, Torino,Teatro RegioGala VerdiGianandrea Noseda, di-rettore

    A un ammiratore che loaveva definito “grandemusicista” dopo una re-cita di Falstaff a Romanel 1893, Giuseppe Verdi

  • aveva risposto: «No, no,lasci andare il grandemusicista, io sono unuomo di teatro». Defini-zione perfetta anche inquesto caso, perché lamusica di Verdi è teatro,sempre. Il Gala Verdi èofferto dagli Amici delRegio nell’ambito delleiniziative rivolte a dareun nuovo impulso alleattività del Teatro. In scena, sotto la guidadel Direttore musicaleGianandrea Noseda, unquartetto di grandi soli-sti indissolubilmente le-gati al nome di Verdi:Barbara Frittoli, indi-

    menticabile protagonistadei principali ruoli ver-diani nei più importantiteatri del mondo che de-buttò, a soli 22 anni, a Fi-renze, proprio nel ruolodi Ines nel Trovatore ac-canto a Luciano Pava-rotti e con la direzione diZubin Mehta. MarianneCornetti è un mezzoso-prano americano che hacantato Amneris, Azu-cena ed Eboli con i piùgrandi direttori del pa-norama lirico internazio-nale. C’è tanto Verdianche nel repertorio deltenore Marcelo Álvarez,all’apice di una straordi-naria carriera: nelle ul-time stagioni è statoapplaudito interprete diUn ballo in maschera,

    Aida, Il trovatore, La forzadel destino e della Messada Requiem. Difficile scrivere il nomedi Leo Nucci e non pen-sare immediatamente aRigoletto o a Miller, masono tantissimi i ruoliverdiani nel repertoriodel baritono. Il pro-gramma del Gala pre-senta le arie e le scenecorali più conosciute ditre titoli verdiani: Mac-

    beth (da Shakespeare, au-tore amatissimo daVerdi) del 1847, con ilcoro delle streghe, i bal-labili, il duetto del primoatto tra Macbeth e laLady, il coro dei profu-ghi scozzesi «Patria op-pressa», e l’aria diMacbeth «Pietà, rispettoe amore»; Il trovatore del1853, con «Tacea la notteplacida», il coro deglizingari (dove anche leincudini diventano stru-menti musicali), l’aria diAzucena «Stride lavampa» nonché «Diquella pira» l’aria diManrico, vero banco diprova per tutti i granditenori; e Aida del 1871,con le famosissime ro-manze di Aida «Ritornavincitor», di Radames«Se quel guerrier iofossi» e con la gran scenafinale del secondo atto.

    20 dicembre, Roma, Auditorium Parco dellaMusicaThe Big Bubbling BandFranco Micalizzi diret-tore

    E’ uno dei compositoripiù amati da Quentin Ta-rantino, che ne ha usatole musiche per due film(“Grindhouse” e il re-cente “Django Unchai-ned”). Maestroindiscusso della pulpmusic, Franco Micalizzitorna in grande stile epubblica un’autobiogra-fia, un nuovo disco,“Miele”, che presenteràin anteprima all’Audito-rium. Il nuovo disco del com-positore romano è fattodi dodici brani di di-versa impronta, doveMicalizzi mescola i co-dici, divertendosi aspiazzare l’ascoltatore,sempre in bilico fra lan-guidezza, passionalità emuscolosità musicale. Iltutto pervaso dal funk edal jazz di cui la suascrittura è ricca. Le intersezioni dei fiati,la compattezza ritmica,la varietà degli arrangia-menti, gli ammiccamentialle grandi orchestre sta-tunitensi conferiscono a“Miele” un carattere checonferma ancora unavolta la poliedricità di

    un musicista infaticabile,sempre proiettato versoil futuro. A testimonianza di tuttoquesto, in contempora-nea all’uscita discogra-

    fica, la pubblicazionedella sua autobiografiaC’est la vie d’artiste, unlibro che assolve brillan-temente il difficile com-pito di mettere ordinetra i ricordi di un’esi-stenza vissuta attraversole immagini e i suoni dimezzo secolo di storia.In un viaggio che s’in-treccia con alcuni degliavvenimenti più signifi-cativi degli ultimi de-cenni.

    21 dicembre, Roma, Auditorium Parco dellaMusicaThe Pace Sisters

    Storico gruppo di gospelamericano, le sorellePace rappresentano la

    90 FDS 216 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

  • 91APPUNTAMENTI D’ASCOLTO ▼ FDS 216

    vera tradizione in unaserie di successi in co-stante espansione in unaformula musicale chenon perde mai la propriamagia e magneticità.

    Brani di forte tensioneemotiva, sound bril-lante, notevole senso delritmo e un repertorioassai variegato dal tradi-tional al contemporary,l’espressione del talentodi ogni singola artista.Esse provengono da unsolido background di ta-lenti in una famiglia dimusicisti, cantanti e pre-dicatori e già nei primianni ‘70 hanno conqui-stato la fama come BestTraditional Female Go-spel Group. Piacevoli da ascoltare,pulite nell’orchestra-zione ed essenziali negliarrangiamenti, per darerisalto alle singole vocistupende e impreziositesoprattutto negli inter-venti corali.

    23 dicembre Roma, Auditorium Parco dellaMusica Fiorella Mannoia

    Il 23 dicembre, all’Audi-torium Parco della Mu-sica di Roma, FiorellaMannoia presenterà inconcerto non solo gli un-dici brani che ha inclusoin A Te, l’album uscito il29 ottobre, ma anchealtri brani del repertoriodi Lucio Dalla per un

    evento straordinario in-teramente dedicato alcantautore bolognese.Non poteva che intito-larsi A Te l’omaggio cheFiorella Mannoia ha vo-luto dedicare al grandecantautore. Un nuovo,importante progetto chenasce dal desiderio diFiorella di ricordare unartista che ha lasciato unsegno indelebile nellastoria della musica ita-liana, ma soprattutto unamico, una persona a cuiera legata da anni da unrapporto profondo distima e affetto reciproci.Una persona che ha mar-cato il suo percorso arti-stico e personale che hafortemente influenzato ilsuo modo di esprimersi.Per la serata-evento Fio-rella Mannoia sarà ac-compagnata sul palcodai 30 elementi dell’Or-chestra Sesto Armonico,alla cui direzione si al-terneranno i MaestriPeppe Vessicchio, PippoCaruso, Stefano Zavat-toni, Marcello Sirignanoe Paolo Buonvino e dalla

    sua band composta daCarlo Di Francesco, pro-duttore dell’album, allepercussioni, Davide Arualla chitarra, Fabio Val-demarin al pianoforte,Luca Visigalli al basso eDiego Corradin alla bat-teria.

    21 e 22 dicembre, Napoli, Teatro di SanCarloNicola Luisotti, diret-tore

    Ludwig van Beethoven,Sinfonia n.2 in re mag-giore op.36Pëtr Il’ič Čajkovskij, Sin-fonia n.4 in fa minoreop.36Natale in musica al SanCarlo con un concertodiretto dal Maestro Ni-

    cola Luisotti. Toscano,classe 1961, già allaguida dell’Opera di SanFrancisco, Luisotti èstato nominato nel feb-braio 2012 direttore mu-sicale del Teatro SanCarlo. Direttore ospiteprincipale della TokyoSymphony Orchestra,dal 2002, data del suo

    debutto sulla scena in-ternazionale, Luisotticontinua a suscitare l’en-tusiastico consenso dicritica e pubblico. Il suoimpegno nella direzioned’orchestra lo ha portatoalla guida dei più presti-giosi complessi sinfonicidel mondo: dall’Accade-mia Nazionale di SantaCecilia ai Berliner Phi-larmoniker, dalla Filar-monica di Amburgo allaNHK Symphony Orche-stra.

    27 dicembre la Prima, re-pliche 28, 29 dicembre, 3,4, 5 gennaio 2014, Ge-nova, Teatro Carlo FeliceOtelloDramma lirico in quattroatti su libretto di ArrigoBoito. Musica di Giu-seppe Verdi.Orchestra e Coro delTeatro Carlo FeliceAndrea Battistoni, diret-tore

    Una delle caratteristichepiù sorprendenti diVerdi è la sua capacitàininterrotta di rinnovarsidi opera in opera fino al-l’età più tarda. Otelloandò in scena alla Scalail 5 febbraio 1887,quando il compositoreaveva settantaquattroanni. E fu, per l’enne-sima volta, una sorpresa.Stimolato dall’amatis-simo Shakespeare, Verdi

  • concepì una partituratrascinante, fluida, soste-nuta da un’orchestradensa e ricca, tanto che ilprimo pubblico e i primirecensori parlarono diuna concessione di Verdialla moda wagnerianaallora dominante. In realtà Verdi, conOtello, raggiungeva ilculmine del rinnova-mento ottocentesco dellatradizione operistica ita-liana, una scelta consa-pevole e volontaria cherappresenta, forse, iltratto costante del suolavoro fin dagli esordi. Il tutto su figure dram-maturgiche che rara-mente il teatro d’operaha visto così plastiche: ipersonaggi shakespea-riani di Otello, Desde-mona e Jago, attorno aiquali ruota la tragica vi-cenda, rielaborati dalmagistrale libretto delmusicista-scrittore Ar-rigo Boito, non sono fi-gure convenzionali,maschere teatrali, sim-boli. Sono uomini e donne incarne e ossa vittime deiloro stessi sentimenti in-controllabili (la malva-gità di Jago, la gelosia diOtello, l’ingenuità di De-sdemona). La musica di

    Verdi si lascia guidaredalla forza viscerale diquesti caratteri a tuttotondo e assume accentidavanti ai quali lo stessocompositore sentì dipoter difficilmente an-dare oltre. E la carriera di Verdicome compositore serio,tragico, non a caso fini-sce con Otello. Dopo,non sarebbe potuto cheseguire il silenzio o unacommedia. Per fortunaVerdi scelse la secondavia e abbiamo Falstaff.

    20 gennaio Trieste, Politeama RossettiGlenn Miller Orchestra

    In The Miller Mood è lospettacolo che vedràprotagonista la GlennMiller Orchestra, l’en-semble jazz più impor-tante del mondo, chetrasporterà il pubblicoindietro nel tempo, di-

    rettamente nell’età delloswing. Il mito di GlenMiller, fondatore nel1938 dell’omonima or-chestra e scomparso conil suo aereo nel 1944 sulcanale della Manica,mentre andava a portarela sua musica ai soldatidell’esercito alleato sulfronte francese, rivivràcon questo spettacolo

    che riporterà a nuovavita la sua leggendariamusica. L’orchestra, di-retta da Will Salden ecomposta da eccellentimusicisti, riproporrà allaperfezione il sounddell’epoca, grazie anchealla partecipazione sulpalco della cantanteEllen Bliek e dei Moon-light Serenaders, piccologruppo corale che ag-giungerà ulteriore fa-

    scino allo spettacolo. Afare il resto ci pense-ranno le armonie pro-prie della swing era, cheporteranno l’immagina-zione del pubblico a rivi-vere romantiche scened’amore in perfetto stileanni ’40, in quello chevuole essere un tributoai grandi direttori d’or-chestra che resero indi-menticabile quell’epocamusicale. A comporre la scalettadello show i grandi clas-sici del genere come Mo-onlight Serenade, AString Of Pearls, LittleBrown Jug, Pennsylva-nia 6-5000, In The Mood,Somewhere Over TheRainbow.

    17 gennaio 2014 Roma,Auditorium Parco dellaMusicaVincent Peiranifisarmonica

    Vincent Peirani è un gio-vane fisarmonicista che,sulle orme del pioniereRichard Galliano, conti-nua giorno dopo giornoad allargare gli orizzontidi questo strumento. Il suo concerto in solo èun’esperienza accatti-

    92 FDS 216 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

  • vante e piena di sor-prese. Attraverso le sue com-posizioni e l’improvvisa-zione, offre una visionecosmopolita del jazz mo-derno, senza dimenti-care di rendere omaggio,con grande eleganza eformidabile virtuosismo,ad alcuni dei suoi mae-stri tra cui Duke Ellin-gton, Thelonious Monk eMiles Davis. Peirani hainiziato a studiare la fi-sarmonica in ambitoclassico; successiva-mente è stato il primo fi-sarmonicista a entrarenella classe di Jazz delconservatorio di Parigi,raccogliendo tra il 1994 eil 1998 numerose onorifi-cenze a livello interna-zionale. Nel 2003 ha ottenutocome riconoscimento ilprimo premio del “Con-cours National de Jazzde la Défense” per il suoprogetto in duo con Vin-cent Le Quang. Tra le sue collaborazionispiccano musicisti jazzcome Bruno Chevillon,Manu Codjia, DenisColin, Médéric Colli-gnon, Vincent Courtois,Lars Danielsson, Tho-mas de Pourquery, Mi-nino Garay, RenaudGarcia Fons, Yaron Her-

    man, Humair, Youn SunNah, Dominique Pifa-rély, Michel Portal, LouisSclavis, Henri Texier, UlfWakenius; ma sonomolte anche le liasonprofessionali con i prota-gonisti della chansonfrançoise, della worldmusic e della musicaclassica come RobertoAlagna, Le Cirque desMirages, Mireille De-lunsch, Kiko Ruiz, Lau-rent Korcia, LansanaKouyaté, Art Mengo,André Minvielle, Quain°5, François Salque,Sansévérino, Cheikh Ti-diane Seck, Les YeuxNoirs. In parallelo a tutte que-ste collaborazioni, il fi-sarmonicista ha portatoavanti i suoi progetti: ilsolo dal titolo L’ébrui-teur; il duo con VincentLê Quang da cui è natol’album Gunung Sebatudel 2009; l’altro duo conFrançois Salque con ilquale ha pubblicato ildisco EST nel febbraio2011; Living Being, quin-tetto rock elettrico conÉmile Parisien, YoanSerra, Tony Paeleman eJulien Herné, e Séjalanquintetto pop-world co-diretto insieme alla can-tante franco-indonesianaSerena Fisseau.

    Teatro Colosseo TorinoT. 011 6698034011 6505195www.teatrocolosseo.it

    Teatro della LunaT. 02 488577516www.teatrodellaluna.com

    Politeama GenoveseT. 010 8393589www.politeamagenovese.it

    Teatro OlimpicoT. 06.32.65.991teatroolimpico.it

    Nuovo Teatro Verdi - Monte-catini TermeT. 0572 78903www.teatroverdimontecatini.it

    Teatro Regio Di ParmaT. 0521 039393teatroregioparma.it

    Teatro Carlo Felicewww.carlofelice.itT. 010 53811

    Teatro delle MuseT. 071 207841 www.teatrodellemuse.org

    Barclays Teatro NazionaleT. 02 00640888www.teatronazionale.it

    Teatro Regio TorinoT. 011 881 5557www.teatroregio.torino.it

    Orion ClubT. 06 8901 3645 www.orionliveclub.com

    Teatro Manzoni BolognaT. 051 261303www.auditoriumanzoni.it

    Politeama RossettiT. 040 359 3511www.ilrossetti.it

    Teatro degli ArcimboldiT. 02 641142200www.teatroarcimboldi.it

    Teatro Europauditorium Bolo-gnaT. 051 372540www.teatroeuropa.it

    Teatro Duse BolognaT. 051 231836www.teatrodusebologna.it

    Teatro Corso MestreT. 041 986722www.mestrecityplex.it

    Teatro del GiglioT. 0583 465320www.teatrodelgiglio.it

    Pordenone PalasportInfo 800-101040T. 0434 224411www.azalea.it

    Auditorium Lingotto G. AgnelliT. 011 6313721www.lingottomusica.it

    Auditorium Parco della Mu-sicaInfoline 06 80241281 - Bi-glietteria 892982 (servizio a pagamento)www.auditorium.com

    Teatro alla ScalaInfoline 02 72003744www.teatroallascala.org

    Auditorium ConciliazioneT. 06 684391www.auditoriumconciliazione.it

    Atlantico Live (ex Palacisalfa)Infoline 06 5915727www.atlanticoroma.it

    Vidia ClubInfo: 0547 662211349 1914005335 6251500www.vidiaclub.com

    Unipol Arena051 75 87 58www.unipolarena.it

    Estragon ClubInfoline 051 323490www.estragon.it

    Hiroshima Mon AmourT. 011 3176636www.hiroshimamonamour.org

    Black Out Rock ClubT. 06 2415047www.blackoutrockclub.com

    Teatro Auditorium Manzoni BolognaT. 051 6569672www.auditoriumanzoni.it

    Gran Teatro GeoxInfo Live 049 8078685 – bi-glietteria 0490994614www.granteatrogeox.com

    93APPUNTAMENTI D’ASCOLTO ▼ FDS 216

  • 94 FDS 216 ▼ La Bacchetta Magica • JAZZ DISCHI • di Francesco Peluso

    JOHN ABERCROMBIE QUARTET

    “39 Steps” - ECM 2334

    Il sessantanovenne maestro della chitarrajazz d’oltreoceano John Abercrombie mo-stra, in questo elegante lavoro dal titolo“39 Steps”, ancora una volta la sua indub-bia abilità nel proporre produzioni disco-grafiche di notevole spessore jazzistico.Accompagnato in questo ennesimo pro-getto dal suo attuale alter ego Marc Co-pland al piano, dal solido groove di DrewGress al contrabbasso e dal fascinosodrummin’ di Joey Baron alla batteria, ilchitarrista statunitense tesse le fila di undisco dal contenuto tanto coinvolgente,quanto raffinato. La lunga e duratura col-laborazione con il pianista Marc Copland,iniziata negli anni ‘70/’80 e intensificatadai ’90 in poi con la realizzazione di al-cune significative opere in duo, in trio conKenny Wheeler e in quartetto con il sas-sofonista Dave Liebman e il batteristaBilly Hart, si conferma appieno in questarecente esperienza con il suo nuovo“Quartet”. La sezione ritmica, formatadalla coppia di autentici talenti del calibrodi Drew Gress e Joey Baron, ha permessola realizzazione di un lavoro che si lasciaascoltare tutto d’un fiato e con estremo in-teresse. Il repertorio, su cui si muovono inmodo egregio i quattro talentuosi prota-gonisti, si articola nei meandri delle am-bientazioni modern jazz, di cui la maggiorparte delle composizioni è a firma diAbercrombie, due di Copland, una scatu-rita dalla più totale e libera improvvisa-zione e la rivisitazione del datato standard“Melancholy Baby”. Via via che ci si ad-dentra nel fluire delle dieci tracce, ci sirende sempre più partecipi della musicaofferta dal band leader e dai suoi partner,immergendosi in una sequenza di atmo-sfere che piacciono per il loro delicato svi-luppo armonico, per il loro tratto lirico,per la disarmante facilità del come ven-gano impreziosite da espressioni di granclasse che non inciampano in virtuosismifini a se stessi. A partire dall’ammalianteandamento di “Vertigo” al trascinante in-cedere della successiva “LST”, dalla can-tabilità del tema di “Greenstreet” allacompleta destrutturazione della già citatacomposizione di Hernie Burnett, “39Steps” è un lavoro che lascia ammirati perla freschezza dei suoi contorni melodici ela compostezza delle fasi solistiche, en-trambi assolutamente rivolte al buongusto estetico e alla realizzazione di unpercorso tanto coerente, quanto grade-vole.

    L’album, prodotto da Manfred Eicher e regi-strato presso “Avatar Studio” di New Yorknell’aprile 2013, propone una riproduzioneaudio un tantino velata che, ahimè, non ponecompletamente in risalto l’escursione dina-mico-timbrica dei singoli, meglio assecondatadalla ricostruzione dell’ampia scena sonora .Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 8

    La pianista Carla Bley, il sassofonistaAndy Sheppard e il bassista Steve Swal-low sono i protagonisti di questo interes-santissimo lavoro dal titolo “Trios”.L’album, edito di recente dalla ECM delpatron Manfred Eicher, apre un ampiosquarcio sulla sensibilità compositivadella pianista statunitense, regalando unatoccante rivisitazione in trio di strutture apropria firma che affascinano per la lorodistaccata e naturale eleganza. Il tenore eil soprano di Andy Sheppard donanoemozioni a piene mani con un eloquio lin-guistico di grande classe e un timbro dal-l’intensa coloritura, mentrel’inconfondibile suono del basso elettricodi Steve Swallow offre un sostegno rit-mico e una straordinaria poeticità for-male, in grado di esaltare la scrittura e ilsofisticato tocco pianistico di Carla Bley.Per questo nello scoprire il succedersi deibrani scelti per confezionare “Trios” ci siimbatte in un immediato e palpabile coin-volgimento emotivo che attrae, ipnotizzae rapisce con una voluttuosa liricità d’in-dubbia bellezza. In tal senso, la tracciad’apertura “Utviklingssang” mostra il ser-rato procedere in trio ricolmo di quellapermeante descrittività che trova nel ca-lore del lessico di Andy Sheppard la suamassima espressione. Le composizioni,originariamente scritte per formazioni al-largate di tipo orchestrale, rivivono inquesta dimensione minimalistica unaconnotazione tanto essenziale, quanto raf-finata nel proprio manifestarsi. La succes-siva “Vashkar” si apre conun’introduzione del basso di Swallow e sidistende in seguito nell’ispanico pianismodi Carla Bley che, lascia ancor più stupe-fatti, nella lunga suite di “Les Trois Lagons(d’après Henri Matisse)” dedicata al trattopost-impressionistico del grande pittorefrancese. A seguire, anche nelle restantitracce del disco “Wildlife” e “The Girl WhoCried Champagne” si perpetua la triparti-zione estetica che vede i sassofoni diAndy Sheppard delineare sinuose lineemelodiche, il pianoforte di Carla Bley di-stillare note dalla cristallina purezza e ilbasso di Steve Swallow costruire unosfondo ritmico su cui imbastire trame eorditi di grande classe. In conclusione,“Trios” è un lavoro che racchiude in sé laconclamata padronanza linguistica di trefuoriclasse del jazz contemporaneo e laconosciuta e amatissima vena creativa diuna fra le più amate compositrici del ‘900qual è Carla Bley.

    La ripresa audio di questa nuova produzione diCarla Bley apporta un valore aggiunto ad unlavoro già di per sé di gran pregio: l’ottima ri-produzione dello spettro dinamico-timbrico deisingoli e d’assieme viene distribuito in unostage decisamente ampio e profondo.Qualità artistica 9 Qualità tecnica 9,5

    Il fuoriclasse statunitense del basso elet-trico Steve Swallow, autentica icona deljazz contemporaneo e indiscusso maestrodel suo strumento dagli anni ’70 in poi, ri-torna al suo affezionato pubblico con unnuovo lavoro per l’etichetta XtraWATT, incui sono presenti alcuni nomi già inclusinel prestigioso catalogo della tedescaECM. Con “Into The Woodwork” SteveSwallow conferma appieno la sua fama difine strumentista ed eccelso compositore,in un lavoro che si snoda in dodici strut-ture a propria firma. Il quintetto, che si av-vale della preziosa collaborazione diCarla Bley all’organo (per altro anchecompagna di vita di Swallow), di ChrisCheek al sax tenore, di Steve Cardenasalla chitarra elettrica e di Jorge Rossi allabatteria, permette al band leader di pro-porre un percorso tanto raffinato quantocoinvolgente nel suo originale fluire. Inapertura l’intimistica “Sad Old Candle” in-troduce una sequenza di composizionidalla fascinosa architettura che mette inrisalto l’estrema cura degli sfondi armo-nici e i delicati contorni melodici. A se-guire la suadente titletrack con il suoammaliante andamento ritmico e la poe-tica “From Whom It May Concern (for PaulHaines)”, in cui l’assolo di Chris Cheek altenore e il successivo di Steve Cardenasalla chitarra connotano il brano di una ra-refatta atmosfera dall’avvolgente bellezzaformale. Così l’album scivola via, branodopo brano, in un magico susseguirsi diesposizioni tematiche e convincentispunti solistici, che rivelano i perfetti equi-libri di un progetto di ampio respiro peruna formazione dalla velata articolazioneminimalista. Poi, in “Back In Action” si falargo l’ampio e variegato drummin’ diJorge Rossi con la sua conosciuta arte per-cussiva, mentre in “Exit Stage Left” si puòapprezzare l’inconfondibile marchio difabbrica della cifra stilistica e il suono delbasso di Steve Swallow. Fra gli altri braniproposti nel disco, si segnalano i garbaticontrappunti e le fasi corali in “UnnaturalCauses”, la peculiare veste blues di “TheButler Did It” e la struggente liricità dellaballad “Never Know”, a dimostrazione diun itinerario decisamente vario e coe-rente. Pertanto, “Into The Woodwork” è unlavoro in cui il buon gusto estetico e il raf-finato dialogo fra i cinque protagonistiimpegnati favoriscono la realizzazione diun nuovo capitolo discografico di uno deimaggiori protagonisti del jazz dei nostrigiorni.

    La registrazione di questo coinvolgente lavoro,avvenuta nel novembre del 2011, mostra unaluminosa riproduzione dello spettro dinamico,supportata dall’apprezzabile ricostruzionedella orizzontalità, verticalità e profondità del-l’immagine sonora.Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 8,5

    Il sassofonista salentino Raffaele Casa-rano, affiancato nell’occasione dal piani-sta Mirco Signorile, dal contrabbassistaEnzo Bardoscia e dal batterista MarcelloNisi, propone in questo “Noè” (secondoalbum per la TUK MUSIC di PaoloFresu), un percorso intriso di poetici ri-ferimenti che spaziano dal verbo tipica-mente jazzistico alla tradizione musicalepiù squisitamente mediterranea. Un bellavoro, questo “Noè”, in cui la vena crea-tiva di Raffaele Casarano si fonde allaperfezione con lo spirito di gruppo, snoc-ciolato (traccia dopo traccia) dalla piccolaformazione “Locomotive Quartet”. Iquattro protagonisti, sfoggiando unaconclamata e convincente espressivitàformale di gruppo, peraltro collaudata econsolidata con il suonare insieme dacirca dieci anni, si scorge nelle sinuose ecarezzevoli ambientazioni proposte neldisco. Pertanto, in stridente contrasto conil precedente lavoro “Argento” del 2010(caratterizzato dal prorompente uso del-l’elettronica), “Noè” (termine ebraico chevuol dire quiete, silenzio) si dipana inuna moltitudine di soffuse coloriture am-brate e tenui sfumature chiaroscurali,con un naturale susseguirsi di atmosferedalla connotazione onirica. In tal senso, illavoro si articola in otto strutture a firmadei vari componenti del quartetto, fra lequali lasciano decisamente il segno l’ini-ziale “Oriental Food”, “Gaia” di Bardosciae “Legend” di Casarano. A queste vale lapena aggiungere il toccante richiamo al-l’amato Sud della nostra Penisola, con larivisitazione in ballad della canzone tra-dizionale pugliese “Lu Rusciu De LuMare”, affidata nella seconda versionealla voce di Giuliano Sangiorgi. Inoltre,Il lavoro si fregia anche di alcune nota-zioni letterarie e accenni alla quotidianaattualità che trovano un significativoomaggio nella dedica al poeta VittorioBodini nella suadente (Ballata per Bodini)e nella doverosa e sentita dedica dell’in-tero disco alla giovanissima “MelissaBassi”, tragicamente uccisa nell’attentatodi Brindisi, avvenuto in concomitanzacon l’ultimo giorno delle sessioni di regi-strazione.

    La ripresa audio di questo lavoro è di apprez-zabile fattura: lo scintillio timbrico dei singolistrumenti e la discreta dislocazione deglistessi nello stage ne facilitano il cogliersi deisussurri e delle sfumate coloriture musicali.Qualità artistica 8 Qualità tecnica 8

    CARLA BLEY, ANDY SHEPPARD,STEVE SWALLOW

    “Trios”ECM 2287

    STEVE SWALLOW QUINTET“Into the Woodwork”XtraWatt/13 279 8380

    RAFFAELE CASARANO“Noè”

    TUK MUSIC CD 177

  • L’intrigante e originale power trio chepresenta questa brillante opera prima,edita di recente dall’etichetta RARENOISE RECORDS, si fonda esclusiva-mente sulla libera interazione e la fiam-meggiante espressività del tenorsassofonista Ivo Perelman, del bassistaJoe Morris e del batterista Balazs Pandi.La diversa provenienza geografica deitre musicisti che prendono parte al la-voro (rispettivamente originari del Bra-sile, degli Stati Uniti e dell’Ungheria)permette alla piccola formazione d’in-trecciare le proprie esperienze in un mixdi linguaggi che trova la naturale risul-tante nella più sfrenata e incontaminataimprovvisazione. Per questo, “One” puòconsiderarsi senza alcun dubbio un pro-getto dalla peculiare matrice free, in cuila creatività dei singoli sfocia di volta involta nell’imprevedibile manifestarsidelle strutture incluse nel disco. A talproposito, la completa assenza di schemiprecostituiti o riferimenti stilistici facilitail fluire di una diffusa e incontrollataenergia che, dalla traccia d’apertura“Freedom” di chiaro stampo aylerianoalla meditativa e riflessiva “What LoveCan Lead To”, propone un lessico dalleforti coloriture musicali in un rincorrersidi primi piani solistici che, attraverso unaragguardevole intesa d’assieme, conflui-scono in un incandescente magma so-noro. A seguire, ci si ritrova al cospettodi “To Remember What Never Existed”dalla iniziale connotazione swinganteche si trasforma via via in un travolgentevortice collettivo, “One” titletrack inon-data dalla possanza formale del tenore diIvo Perelman, “Universal Truth” impre-ziosita dall’irrefrenabile torrenzialità per-cussiva di Balazs Pandi e la conclusiva“Stigma” originale suite dalle moltepliciaccezioni formali. Pertanto, quest’operaprima di Ivo Perelman, Joe Morris e Ba-lazs Pandi, nata quasi per caso e forte-mente voluta dal prolifico sassofonistabrasiliano, mostra a chiare lettere la con-vincente empatia che intercorre fra i treprotagonisti coinvolti, ponendo le basiper una collaborazione dai futuri svi-luppi.

    L’ascolto di questa produzione RARENOISE RECORDS ha evidenziato qualchelieve défaillance sonica: alla prorompente ri-produzione delle robuste escursioni timbriched’assieme non corrisponde un’adeguata scenasonora che risulta decisamente sottodimen-sionata.Qualità artistica 8 Qualità tecnica 7,5

    Il felice e duraturo connubio artistico, cheintercorre da alcuni anni fra la pianistaStefania Tallini e l’etichetta ALFAMUSIC, giunge con questo nuovo lavorodal titolo “Viceversa” al suo settimo capi-tolo. L’album, che si fregia della signifi-cativa collaborazione del cantante,chitarrista e compositore brasilianoGuinga, annovera anche la partecipa-zione del clarinettista Corrado Giuffredi(noto nel vasto panorama della musicaclassica e crossover), a completamento diun trio dallo spiccato senso ritmico edalle accattivanti sinuosità melodiche. Latalentuosa solista romana, grazie allapropria padronanza tecnico-strumentalee alla sua versatilità stilistica, imprezio-sisce da par suo le architetture armoni-che delle composizioni a propria firma,realizzando i giusti equilibri per un con-vincente interplay con i partner coinvolti.Nel brano d’apertura che dà il titolo aldisco, Stefania Tallini propone un origi-nale duo di pianoforte con se stessa, esal-tando la giocosità della propria cifrastilistica. Guinga, dal suo canto, esprimein “Duke” e nel brano di chiusura “MãeDo Mar” (entrambi a firma della bandleader) quella malinconica espressivitàvocale che appartiene alla tradizione po-polare del suo Paese d’origine. Ed è pro-prio nelle quattro strutture a firma delcompositore sudamericano (“Dà o Pè.loro”, “Di Menor”, “Breve, Nò’ Na Gar-ganta” e “Cheio De Dedos”) che il piani-smo della Tallini mostra quella personalefantasia espressiva in grado di amma-liare, sedurre e rapire l’attenzione con unvortice di note dal fluire percussivo e in-tenso. Di contro, nei brani di sua compo-sizione in cui dialoga con CorradoGiuffredi, le atmosfere si ammantano diuna delicatezza e una struggenza noncomuni (vedi “Didala e Chittò” e “Soli-tango”) con un eloquio tanto sussurrato,quanto elegante, quale sintesi fra musicapopolare ed euro-colta. Pertanto, “Vice-versa” è un lavoro che dichiara senzamezzi termini l’amore di Stefania Talliniper la sua musica, assolutamente ricolmadelle contaminazioni latine e del suo farejazz a tutto tondo.

    La ripresa audio di questa produzione ALFAMUSIC risulta decisamente coerente al suocontenuto artistico. Alla buona riproduzionedella dinamica timbrica dei singoli si deve ag-giungere la corretta e ben dimensionata rico-struzione dello stage.Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 8,5

    Antonio Zambrini e Rita Marcotullidanno vita, in questo ammiccante lavorodall’emblematico titolo “La conversa-zione”, ad un duo pianistico di forte in-tensità emotiva ed espressiva, che li vedeamabilmente dialogare fra loro senzamai offuscare la personale impronta sti-listica. L’incontro pianistico, fondato inprevalenza sul target compositivo di An-tonio Zambrini, viene arricchito da al-cune note strutture tratte dal songbookdel Jazz-Latin, ma soprattutto dal raffi-nato e variegato pianismo di Rita Mar-cotulli che mostra la sua innatapropensione verso una musica scevra daschemi o barriere precostituite. Dotatientrambi di una spiccata sensibilità for-male e una rilevante creatività nella scrit-tura, Antonio Zambrini e Rita Marcotullicondividono la scena sonora con un pia-nismo ricolmo di una concreta duttilitàestetica che punta diretta a trasmettere ilproprio dialogo, ovvero, prende alla let-tera il modello della “conversazione” adue. Già dalle prime note del branod’apertura “Beatriz” di Edu Lobo e ChicoBuarque de Hollanda s’intuisce il per-corso battuto dalla coppia di pianisti che,senza indugio alcuno, veleggia versotranquilli approdi armonico-melodici.Nel fluire delle dieci tracce dell’album sidistinguono fra le altre: “Garrincha” diZambrini per la sua ariosità tematica, “Lastrada” in solo piano della Marcotulli perla sua esuberanza dinamico-ritmica, lapoetica suadenza di “Melampo” e la can-tabilità popolare di “Passato di Verdura”(ambedue a firma di Zambrini) e le con-clusive “Giant Steps” di John Coltrane inuna versione intimistica in solo di Anto-nio Zambrini e “Canto triste” della pre-miata ditta Edu Lobo & Vinicius DeMoraes, eseguita in duo con una strug-gente e palpabile emotività estetica.Dunque, questo lavoro dalla indubbia li-ricità espressiva e dal contenuto musi-cale “tout court” pone, all’attenzione deinumerosi appassionati del jazz e nonsolo, il fare musica di due pianisti e com-positori dagli ampi orizzonti, fra i più ap-prezzati del nostro vasto panoramamusicale.

    La ripresa audio di questo serrato dialogo pia-nistico, che vede Rita Marcotulli (on r. c.) eAntonio Zambrini (on l. c.), riproduce inmodo tanto dinamico, quanto realistico, i sus-surri chiaroscurali e gli slanci linguistici delpianismo dei due entusiastici protagonisti dellavoro.Qualità artistica 8 Qualità tecnica 8,5

    PERELMAN, MORRIS, PANDI“One”

    RARE NOISE RECORDS RNR 034

    STEFANIA TALLINI“Viceversa”

    ALFAMUSIC AFM CD 164

    ANTONIO ZAMBRINI & RITAMARCOTULLI“La conversazione”

    ABEAT RECORDS AB JZ 126

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