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GNGTS 2014 SESSIONE 2.3 305 LA “CARTA DEGLI ELEMENTI” DELLA CONDIZIONE LIMITE PER L’EMERGENZA (CLE): UNA METODOLOGIA SPEDITIVA DI REDAZIONE PER LA REGIONE LOMBARDIA B.Badiani, C.Confortini, D.Trioni DICATAM, Università degli Studi di Brescia L’analisi della condizione limite per l’emergenza: alcune considerazioni preliminari. La gestione dell’emergenza post-sisma è un sistema complesso di operazioni che richiede, per essere svolta in modo adeguato, la verifica dell’efficienza di una serie di elementi del sistema urbano, indicati nel Piano di emergenza comunale (o intercomunale), efficienza che dipende, non solo dal loro grado di vulnerabilità, ma anche dal contesto morfologico ed urbanistico nel quale sono inseriti. L’analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) è uno strumento operativo che, con l’analisi della microzonazione sismica (MS), è stato introdotto a livello nazionale per la messa in sicurezza degli insediamenti umani a seguito degli eventi sismici del 2009 in Abruzzo 1 . Ha come obiettivo l’individuazione del funzionamento dell’attuale sistema di gestione dell’emergenza, in modo da individuarne la “distanza” rispetto al livello da raggiungere indicato nel Piano di emergenza 2 . Secondo gli indirizzi e gli obiettivi ministeriali entrambi tali strumenti debbono essere recepiti - si auspica nel più breve tempo possibile – a livello regionale ed integrati con gli strumenti di pianificazione di livello locale. Allo stato attuale, dopo quattro anni dai primi finanziamenti per la microzonazione sismica e dopo due da quelli per la costruzione delle analisi della CLE, è possibile tracciare una prima verifica dell’applicazione a livello locale di tali strumenti. Per quanto riguarda la microzonazione sismica, per l’annualità 2010 l’adesione è stata totale, 432 comuni 3 che nell’annualità 2011 sono saliti a 501 4 . Di questi comuni, 396 avevano avviato anche un’analisi della CLE 5 . Considerando anche l’ultima annualità finanziata, i comuni sono saliti a 444, ai quali vanno aggiunti circa una ventina che hanno avviato le analisi grazie ad altri finanziamenti 6 . Al Dipartimento della protezione civile, a maggio 2014, sono pervenute solo 75 analisi di CLE, di cui 34 validate 7 . Anche se i dati riportati sono solo indicativi emerge che, ad oggi, meno dell’8% dei comuni ha completato la procedura. Inoltre, non si hanno dati rispetto alla valutazione del sistema di gestione dell’emergenza locale rispetto alle analisi della CLE validate ed alla programmazione degli eventuali interventi di adeguamento. Non si conoscono, infine, né le modalità, né l’avanzamento del processo di integrazione con la pianificazione in corso nelle diverse amministrazioni. 1 Con l’OPCM 4007/2012, lo Stato ha regolamentato la seconda di sette annualità di finanziamenti previsti dal Piano nazionale di prevenzione del rischio sismico, ed ha introdotto l’analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) quale strumento per la verifica dei sistemi di gestione dell’emergenza post-sisma, previsti nei Piani di emer- genza locali, da condurre in concomitanza con gli studi per la microzonazione sismica (MS), finanziati con la prima annualità, regolamentata con l’OPCM 3907/2010. 2 F.Bramerini, “Una strategia di prevenzione del rischio sismico per gli insediamenti”, in AA. VV., Strategie di mitigazione del rischio sismico e pianificazione, Dossier Urbanistica n. 130, maggio 2013, p.5-7. 3 M. Dolce, “Politiche di prevenzione del rischio sismico a scala nazionale”, in AA. VV., Strategie di mitigazione del rischio sismico e pianificazione, Dossier Urbanistica n. 130, maggio 2013, p. 3. 4 Castenetto (DPC - Ufficio Rischio sismico e vulcanico), “Art.11: stato di attuazione degli studi di MS e introdu- zione alle giornate di lavoro”, presentato nel “Workshop sulla microzonazione sismica”, Roma, 22-23 maggio 2013. 5 Ibidem. 6 Si tratta di 16 comuni dell’Emilia Romagna che hanno ricevuto un finanziamento specifico dopo l’evento sismico del 2012 (Ordinanza n.71 del 13 novembre 2012) e 4 comuni della regione Umbria che hanno utilizzato fondi struttu- rali. 7 F. Bramerini, Dipartimento della protezione civile.

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LA “CARtA dEGLI ELEMEntI” dELLA CondIzIonE LIMItE PER L’EMERGEnzA (CLE): UnA MEtodoLoGIA SPEdItIvA dI REdAzIonE PER LA REGIonE LoMbARdIAB.Badiani, C.Confortini, D.TrioniDICATAM, Università degli Studi di Brescia

L’analisi della condizione limite per l’emergenza: alcune considerazioni preliminari. La gestione dell’emergenza post-sisma è un sistema complesso di operazioni che richiede, per essere svolta in modo adeguato, la verifica dell’efficienza di una serie di elementi del sistema urbano, indicati nel Piano di emergenza comunale (o intercomunale), efficienza che dipende, non solo dal loro grado di vulnerabilità, ma anche dal contesto morfologico ed urbanistico nel quale sono inseriti.

L’analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) è uno strumento operativo che, con l’analisi della microzonazione sismica (MS), è stato introdotto a livello nazionale per la messa in sicurezza degli insediamenti umani a seguito degli eventi sismici del 2009 in Abruzzo1. Ha come obiettivo l’individuazione del funzionamento dell’attuale sistema di gestione dell’emergenza, in modo da individuarne la “distanza” rispetto al livello da raggiungere indicato nel Piano di emergenza2.

Secondo gli indirizzi e gli obiettivi ministeriali entrambi tali strumenti debbono essere recepiti - si auspica nel più breve tempo possibile – a livello regionale ed integrati con gli strumenti di pianificazione di livello locale.

Allo stato attuale, dopo quattro anni dai primi finanziamenti per la microzonazione sismica e dopo due da quelli per la costruzione delle analisi della CLE, è possibile tracciare una prima verifica dell’applicazione a livello locale di tali strumenti.

Per quanto riguarda la microzonazione sismica, per l’annualità 2010 l’adesione è stata totale, 432 comuni3 che nell’annualità 2011 sono saliti a 5014. Di questi comuni, 396 avevano avviato anche un’analisi della CLE5. Considerando anche l’ultima annualità finanziata, i comuni sono saliti a 444, ai quali vanno aggiunti circa una ventina che hanno avviato le analisi grazie ad altri finanziamenti6. Al Dipartimento della protezione civile, a maggio 2014, sono pervenute solo 75 analisi di CLE, di cui 34 validate7.

Anche se i dati riportati sono solo indicativi emerge che, ad oggi, meno dell’8% dei comuni ha completato la procedura. Inoltre, non si hanno dati rispetto alla valutazione del sistema di gestione dell’emergenza locale rispetto alle analisi della CLE validate ed alla programmazione degli eventuali interventi di adeguamento. Non si conoscono, infine, né le modalità, né l’avanzamento del processo di integrazione con la pianificazione in corso nelle diverse amministrazioni.

1 Con l’OPCM 4007/2012, lo Stato ha regolamentato la seconda di sette annualità di finanziamenti previsti dal Piano nazionale di prevenzione del rischio sismico, ed ha introdotto l’analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) quale strumento per la verifica dei sistemi di gestione dell’emergenza post-sisma, previsti nei Piani di emer-genza locali, da condurre in concomitanza con gli studi per la microzonazione sismica (MS), finanziati con la prima annualità, regolamentata con l’OPCM 3907/2010. 2 F.Bramerini, “Una strategia di prevenzione del rischio sismico per gli insediamenti”, in AA. VV., Strategie di mitigazione del rischio sismico e pianificazione, Dossier Urbanistica n. 130, maggio 2013, p.5-7.3 M. Dolce, “Politiche di prevenzione del rischio sismico a scala nazionale”, in AA. VV., Strategie di mitigazione del rischio sismico e pianificazione, Dossier Urbanistica n. 130, maggio 2013, p. 3.4 Castenetto (DPC - Ufficio Rischio sismico e vulcanico), “Art.11: stato di attuazione degli studi di MS e introdu-zione alle giornate di lavoro”, presentato nel “Workshop sulla microzonazione sismica”, Roma, 22-23 maggio 2013.5 Ibidem.6 Si tratta di 16 comuni dell’Emilia Romagna che hanno ricevuto un finanziamento specifico dopo l’evento sismico del 2012 (Ordinanza n.71 del 13 novembre 2012) e 4 comuni della regione Umbria che hanno utilizzato fondi struttu-rali.7 F. Bramerini, Dipartimento della protezione civile.

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Da queste considerazioni e con l’obiettivo di facilitare la diffusione dell’analisi della CLE, nel presente lavoro viene verificata la possibilità di utilizzare un sistema GIS (Geographical Information System) e la cartografia topografica vettoriale in dotazione alle amministrazioni comunali per costruire in modo speditivo la Carta degli elementi della CLE e realizzare una base sulla quale impostare le indagini sugli elementi individuati come richiesto dal Dipartimento della protezione civile. Conducendo una simulazione su un caso studio, il comune di Brescia (Regione Lombardia), s’intende individuare in che modo sarebbe opportuno integrare la cartografia topografica attualmente adottata, e con quali contenuti, per facilitarne l’uso nella costruzione di una analisi della CLE.

La metodologia per l’analisi della CLE secondo le prescrizioni del Dipartimento della Protezione Civile del Ministero. Il Dipartimento della Protezione Civile ha previsto la predisposizione di una procedura da seguire per l’analisi della CLE, secondo quanto indicato nell’OPCM 4007/2012, allo scopo di ottenere risultati quanto più possibile omogenei a livello nazionale, sia per quanto riguarda le indagini che la restituzione dei risultati8.

Il processo di analisi si articola in tre fasi:1. la raccolta, attraverso una schedatura, di una serie di informazioni su manufatti (edifici

e infrastrutture strategiche per la gestione dell’emergenza) con indagini dirette ed indirette;

2. l’impiego di SoftCLE, il software predisposto dal Dipartimento della protezione civile per l’informatizzazione delle informazioni raccolte nelle schedature e la loro organizzazione in un database (esportabile in formato ACCESS);

3. la costruzione della Carta degli elementi della CLE, redatta secondo standard grafici codificati.

Schematicamente, le categorie di elementi da valutare per garantire una corretta e funzionale gestione dell’emergenza, sono:

- edifici strategici;- aree di emergenza;- infrastrutture di accessibilità e connessione;- unità strutturali interferenti;- aggregati strutturali interferenti.La principale fonte dalla quale desumere gli elementi essenziali per l’analisi della CLE è il

Piano di emergenza comunale o intercomunale. Per l’individuazione delle unità strutturali interferenti e degli aggregati strutturali

interferenti, invece, è necessaria una verifica in sito con la quale valutare la condizione che definisce “l’interferenza” con le infrastrutture di connessione ed accessibilità, che mette in relazione l’altezza dell’edificio, la sua posizione rispetto all’infrastruttura e le caratteristiche dimensionali di quest’ultima.

Solo dopo aver individuato tali elementi, si passa alla campagna di approfondimenti con la raccolta dati, la compilazione delle schede e l’implementazione sul software SoftCLE appositamente predisposto. Infine, con la redazione della Carta degli elementi per l’analisi della CLE si costruisce la sintesi dello stato attuale del sistema di gestione dell’emergenza di livello locale rispetto alla quale verificare le prestazioni del sistema indicato nel Piano di emergenza.

L’uso della cartografia digitale e del GIS per l’analisi della CLE: un caso applicativo per il Comune di Brescia. Un modo per facilitare l’individuazione degli elementi essenziali per l’analisi della CLE può essere quello di sfruttare le potenzialità dei GIS e la cartografia topografica di base in formato vettoriale che già molte amministrazioni locali dispongono. Si può 8 Art.18, comma 4, OPCM 4007/2012. La Commissione tecnica per la microzonazione sismica ha predisposto i seguenti documenti: “Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE). Standard di rappresentazione e archi-viazione informatica”, versione 1.0. Roma 2012 e successivi aggiornamenti e “Analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) dell’insediamento urbano. Istruzioni per la compilazione delle schede” versione 1.0 e 2.0”.

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operare con programmi che gestiscono la cartografia digitale ed i database associati (ArcGIS, MapInfo, ecc.) per individuare gli elementi della CLE, non attraverso una mappatura manuale condotta elemento per elemento a partire dal Piano di emergenza (che rimane comunque il riferimento ufficiale rispetto al quale desumere le informazioni) ed i Piani urbanistici, ma con l’interrogazione dei database associati alla cartografia topografica di base.

Una verifica della possibilità di procedere in questo modo, in particolare per l’individuazione degli edifici strategici, delle aree di emergenza e delle unità interferenti, è stata fatta per il Comune di Brescia che è dotato di una cartografia digitale di base redatta nel 20069, secondo le specifiche tecniche che sono state stabilite a livello regionale in conformità a quelle definite dall’intesa Stato-Regioni-Enti locali sul sistema cartografico da adottare.10

L’idea è quella di individuare in che modo sarebbe opportuno integrare la cartografia topografica di base, e con quali contenuti, per facilitarne l’uso nella costruzione di una analisi della CLE.

Si è operato sui database attraverso: 1. una semplice verifica della definizione delle classi di elementi cartografati; 2. una o più interrogazioni del database associato alle sole classi di interesse per isolare gli

elementi da includere nell’analisi sulla base di attributi specifici; 3. una elaborazione dei dati contenuti in uno o più database associati a differenti classi,

attraverso funzioni logiche e matematiche, per isolare elementi con le caratteristiche tali da rispettare i criteri dimensionali e/o funzionali richiesti nell’analisi della CLE.

Edifici strategici. Per quanto riguarda gli edifici strategici è possibile estrarre i principali a partire dalle informazioni che appartengono al database che caratterizza l’”edificato”. In particolare, sono stati utilizzati i dati che riguardano la categoria d’uso, la tipologia edilizia e lo stato di utilizzo.

L’informazione relativa alla categoria d’uso consente di estrarre, oltre agli edifici residenziali, anche: i servizi amministrativi, tra cui il municipio; i servizi pubblici, tra cui la sede dell’ASL, gli ospedali, le caserme ed in particolare quelle dei carabinieri, della polizia e dei Vigili del Fuoco. Non è invece possibile individuare la sede della Prefettura.

Aree di emergenza. Vengono individuate le aree di ammassamento e le aree di ricovero attraverso l’individuazione dei seguenti elementi:

1. dalla classe “edificio”, l’attributo della categoria d’uso include, tra i servizi pubblici, le scuole e, tra le sedi di attività sportive, le palestre e, tra le altre attività ricreative, le strutture legate alle aree per campeggio; mentre l’attributo della tipologia edilizia include il palazzetto dello sport;

2. dalla classe “unità insediative”, che appartiene al tema relativo alle “pertinenze”, l’attributo della tipologia include, tra le strutture ricreativo/sportive, anche le aree per campeggio;

3. dalla classe delle “aree a circolazione veicolare”, l’attributo della tipologia include le aree a traffico non strutturato adibite a parcheggio per le quali è definita la finitura del fondo (pavimentata/non pavimentata). Non sono presenti altre informazioni utili a valutarne l’efficienza, come l’accessibilità, o le caratteristiche morfologiche, ma si può ricavare la dimensione attraverso la funzione di calcolo dell’area.

Anche se non strettamente richiesto nell’analisi della CLE, con i contenuti del database della cartografia del comune di Brescia è possibile condurre una verifica, assolutamente preliminare, 9 La cartografica del Comune di Brescia è stata realizzata dalla R.A.T.I, società incaricata per il rilevo (2006). La cartografia, consegnata nel 2007, è stata eseguita seguendo le prescrizioni stabilite dalla regione Lombardia, come previsto nella legge regionale 12/2005. 10 IntesaGIS, sottoscritta da Stato e Regioni il 26 settembre 1996. In particolare si è fatto riferimento al documento redatto da regione Lombardia, sezione Territorio e Urbanistica “Specifiche di contenuto e schema fisico di consegna del Data base topografico”, versione 4.0, 1 marzo 2009. Essa prevede una articolazione dei contenuti in tre livelli gerarchici: stato, tema e classe.

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della presenza e della localizzazione di luoghi che potrebbero avere le caratteristiche adatte a costituire aree di attesa, anch’esse da prevedere nei Piani di emergenza comunali o intercomunali, ovvero i punti di raccolta sicuri dove le persone possono radunarsi appena terminata la scossa sismica per riceve informazioni dagli organi preposti.

Dal database della cartografia del Comune di Brescia è possibile estrarre tre classi di elementi areali, da considerare come “aree aperte”, che possono essere prese in considerazione come aree di attesa: le “aree verdi” che appartengono allo strato “vegetazione” ed al tema “verde urbano”; le “aree a circolazione veicolare” e le “aree a circolazione pedonale” che appartengono allo strato “viabilità, mobilità e trasporti” ed al tema “strade”.

La loro individuazione avviene operando una verifica degli elementi cartografati rispetto:1. alle dimensioni minime, per escludere le aree di dimensioni troppo limitate che sarebbero

inadeguate;2. alla tipologia, per escludere quelle non adatte alla funzione di raccolta delle persone (ad

esempio vanno escluse le tipologie “siepi e filari” o “alberi”). È inoltre possibile procedere ad una verifica dell’adeguatezza, considerando il parametro

di 1 mq di area per l’attesa per abitante, valutando la quantità di mq complessivi di aree libere presenti in ciascun quartiere rispetto alla popolazione residente, ricavata dal dato della densità di popolazione media per quartiere11.

Unità strutturali interferenti. Le unità strutturali interferenti sono quegli elementi della classe “edificio” che si trovano lungo un’infrastruttura di connessione o di accesso e soddisfano la condizione di interferenza: l’edificio deve avere un “fronte la cui altezza (H), misurata all’imposta della copertura, sia maggiore della distanza (D) tra l’edificio e il limite opposto della strada, o il punto più prossimo del perimetro dell’area di attesa”12, ovvero H>D.

L’estrazione degli edifici che soddisfano questa condizione dalla cartografia del Comune di Brescia viene condotta per tutto il tessuto costruito e non solo per gli edifici propriamente interferenti.

Per come è strutturata la cartografia, si è reso necessario un lavoro preparatorio con il quale attribuire a ciascun edificio (rappresentato da un oggetto grafico contenuto nella classe “edificio”), oltre al dato quantitativo dell’altezza (H) misurata in gronda (già incluso nel database associato alla classe “unità volumetrica”), anche il dato della distanza (D) rispetto alla quale deve essere verificata la condizione H>D.

Dal momento che il dato della larghezza della strada non è incluso nel database topografico della regione Lombardia, si è fatto ricorso alle informazioni presenti nel Catasto strade del comune di Brescia13 e si è proceduto all’attribuzione del valore della larghezza della strada antistante a ciascun edificio contenuto nella classe “edificio”14.

Al dato della larghezza della strada, che comprende la sede stradale e gli spazi accessori - ed è quindi esterna al perimetro del confine di proprietà -, deve essere sommata, se è necessario, la distanza dell’edificio da tale confine, che è un’informazione non presente in alcun database a disposizione e dovrebbe essere quindi appositamente rilevata in sito.

11 Sono stati utilizzati i dati relativi alla popolazione residente al 31 dicembre 2012. Fonte: Ufficio di diffusione dell’informazione statistica del comune di Brescia.12 Presidenza del consiglio dei ministri - Dipartimento della protezione civile, “Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano. Istruzioni per la compilazione delle schede” versione 2.0, Roma, 2013.13 Il Catasto strade del Comune di Brescia è un documento redatto per scopi manutentivi, fondato su un sistema GIS. Le informazioni utilizzate per la sperimentazione sono aggiornate all’anno 2013.14 Il lavoro è consistito nella preparazione di uno shapefile che contenesse tutti gli oggetti grafici della classe “edifi-ci” ai quali sono stati associati, oltre ai dati già presenti, quelli relativi all’altezza misurata in gronda, alla dimensione in pianta, alla larghezza della strada antistante ciascun edificio, desunta dagli attributi degli elementi lineari di cui si compone il catasto strade, operando attraverso il comando join sulla base di condizioni geometriche di adiacenza e/o inclusione.

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Può essere però ricavata, almeno approssimativamente, utilizzando il GIS con una procedura di tipo grafico. La procedura consiste nell’associare a ciascun edificio un valore dell’arretramento pari alla distanza tra il confine di proprietà ed un perimetro ideale che lo contiene (costruito attraverso un comando di offset). La scelta della distanza di offset è definita a priori sulla base della conoscenza del tessuto edilizio esistente15.

Le potenzialità del GIS per l’individuazione delle aree di attesa e delle unità strutturali interferenti. Applicazione ad un comparto urbano nel Comune di Brescia. L’applicazione della procedura per l’estrazione delle unità strutturali interferenti tramite GIS è stata applicata ad una porzione del territorio del Comune di Brescia e si è verificata, in particolare, l’accuratezza rispetto al risultato ottenuto con un rilievo in sito delle dimensioni H e D. Il contesto a cui è stata applicata la procedura è localizzato a nord del centro storico, ed è racchiuso tra via Crocifissa di Rosa e via San Rocchino, in posizione adiacente al Monte Maddalena16. Negli studi per la MS, l’area è stata definita “ad elevata pericolosità simica locale”17.

Il tessuto edilizio che caratterizza la zona è stato costruito prevalentemente tra gli anni 1950 e gli anni 1970, caratterizzato da un’edilizia residenziale con tipologia a palazzina multipiano (fino ad un massimo di 10 piani) con piano terra commerciale nella parte più a nord e a villa singola con giardino nella zona a sud-est che affaccia sulle colline. Vi sono anche una scuola primaria di primo grado con la palestra, una chiesa con oratorio e due campetti sportivi, una sede dell’ASL, un distaccamento di ambulatori dell’Ospedale civile e la sede dell’archivio di Stato di Brescia. Complessivamente sono presenti 176 edifici.

Gli edifici strategici, individuati dal Piano di Protezione Civile comunale, situati nelle immediate vicinanze sono l’Istituto Clinico “Città di Brescia” e la struttura ospedaliera degli Spedali Civili, entrambe poste a nord dell’area. Mentre le infrastrutture di connessione per questa porzione di tessuto edificato sono state desunte da uno studio di caso condotto per il Comune di Brescia18 e coincidono con via Pusterla, Via San Rocchino, Via Crocifissa di Rosa e via Monte Mario.

La procedura di estrazione delle unità interferenti utilizzando il database topografico è stata condotta considerando tutto il tessuto edificato incluso nel comparto analizzato – non limitandosi ai soli edifici che si affacciano sulle infrastrutture di connessione – e ipotizzando due condizioni di emergenza post-sisma: l’interruzione totale dell’infrastruttura di connessione (H>D) e l’interruzione parziale (H>D/2).

Dal rilievo in sito dei parametri di altezza e di distanza tra l’edificio ed il lato opposto della strada (situazione A) si è ottenuto un numero di unità interferenti, rispettivamente pari a 98, ovvero il 56% del totale, nel caso di interruzione totale, e di 133 edifici, ovvero il 76%, nel caso di interruzione parziale.

L’applicazione della procedura utilizzando il GIS e la cartografia topografica di base (situazione B) ha permesso di individuare un numero di unità interferenti pari a 102, ovvero il 58%, nel caso di interruzione totale, e pari a 145, ovvero all’82%, nel caso di interruzione parziale.

I risultati sono schematizzati in Tab. 1 ed in Figg. 1 e 2.Si osserva che l’accuratezza nell’individuazione degli edifici interferenti attraverso l’uso

del GIS, rispetto alla misurazione in sito, dipende essenzialmente da due fattori: dal valore dell’arretramento dalla strada attribuito all’edificio, valutato per classi di distanze, e dalla 15 In particolare, si sono scelte per la zona in studio delle distanza che riescano a intercettare anche situazioni ecce-zionali: sono state utilizzate le distanze di 2 m, 5 m e 10 m. 16 Altura che appartiene al sistema delle Prealpi bresciane e che si estende nella parte nord-orientale del territorio comunale. Raggiunge gli 874 m.s.l.m: costituisce un elemento che amplifica la risposta sismica del terreno.17 Studi di microzonazione sismica compiuti nel 2007 dalla Dott.ssa Geol. Carola Di Alessandro e dall’Ing. Sergio Trapenscovino. Fonte Comune di Brescia, Assessorato alla Protezione civile, 2007.18 Donati F., “Emergency limit condition analysis of the urban settlement and vulnerability assessment”, tesi di laurea, relatore Prof. Tira, Università degli Studi di Brescia, A.A. 2012/2013.

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Tab. 1 - Confronto tra il numero di unità interferenti valutando le dimensioni con un rilievo in sito (situazione A) e con l’utilizzo del GIS (situazione B).

Condizione Numero di unità interferenti

Situazione A Situazione B

Rilievo in sito dei parametri H e D Valutazione tramite GIS

Interruzione totale H>D 98 102

Interruzione parziale H> D/2 133 145

Fig. 1 – Rappresentazione cartografica delle unità interferenti nel caso di interruzione totale dell’infrastruttura nella situazione A.

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posizione dell’edificio nel lotto che include anche gli edifici molto alti, ma interni al lotto, e quindi non direttamente prospicenti alcuna infrastruttura di connessione.

Considerazioni conclusive. Il lavoro svolto ha mostrato in che misura sia possibile utilizzare i dati a disposizione oggi dell’amministrazione di Brescia, in particolare la cartografia topografica di base in formato vettoriale con aggiornamento al 2006 ed il catasto strade con aggiornamento al 2013, per individuare alcuni degli elementi necessari per la costruzione di una analisi della CLE e di restituirli attraverso l’uso di un software GIS (MapInfo, ArcGIS, ecc.) in mappe tematiche. L’implementazione sul GIS, realizzata a partire dall’utilizzo della cartografia topografica in dotazione alle amministrazioni comunali, ha i seguenti vantaggi:

1. favorisce una maggiore diffusione dell’analisi della CLE, aiutando le amministrazioni

Fig. 2 – Rappresentazione cartografica delle unità interferenti nel caso di interruzione totale dell’infrastruttura nella nella situazione B.

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l1. favorisce una maggiore diffusione dell’analisi della CLE, aiutando le amministrazioni

locali alla sua costruzione con l’uso di strumenti e fonti di riferimento già in loro possesso;

2. limita e rende più efficaci le operazioni di approfondimento dal momento che contiene già una serie di informazioni che sono richieste nella compilazione delle schede da informatizzare tramite SoftCLE;

3. facilita l’individuazione di eventuali altri elementi utili al sistema della gestione dell’emergenza da includere nel Piano di emergenza (ad esempio le “aree di attesa”);

4. facilita l’integrazione con la pianificazione locale, come è richiesto dall’OPCM 4007/2012;

5. favorisce la collaborazione tra enti coinvolti sia nella gestione dell’emergenza post-sisma, sia nella pianificazione, che nella gestione della cartografia19;

6. può costituire una base per l’organizzazione di una serie di informazioni e di approfondimenti relative agli elementi strategici della CLE (ad esempio parametri che consentono valutazioni sulla vulnerabilità strutturale degli edifici o delle infrastrutture) che aiutano a definire l’efficienza del sistema di gestione dell’emergenza ed a programmare gli eventuali interventi per il suo miglioramento.

L’applicazione al caso studio del Comune di Brescia ha messo in evidenza, oltre a considerazioni di carattere generale rispetto alla necessità di una diffusione delle competenze tecniche necessarie alla gestione dei GIS all’interno delle amministrazioni e alla necessità di disporre di fonti informative sempre aggiornate e complete (Piani di emergenza efficienti ed aggiornati), anche alcune difficoltà che suggeriscono specifiche riflessioni circa la possibilità di percorrere oggi questo metodo in modo efficace con gli strumenti attualmente a disposizione.

In particolare, è emerso come:1. l’articolazione delle classi in cui è organizzata la cartografia consente di individuare solo

una parte degli edifici strategici. Manca, ad esempio, la possibilità di individuare la sede della Prefettura;

2. alla classe “edificio” sarebbe utile associare anche le informazioni dimensionali degli oggetti grafici che attualmente appartengono ad una classe diversa, denominata “unità volumetriche”, in modo da gestire tutte le informazioni utili all’analisi della CLE in un unico database;

3. alla classe “edificio” sarebbe interessante poter associale anche altri tipi di informazioni dimensionali, come la dimensione del lotto nel quale è inserito l’edificio;

4. l’individuazione delle aree a parcheggio, attraverso l’attributo che definisce la tipologia degli elementi della classe “aree di circolazione veicolare”, può essere resa più efficace se fossero incluse anche informazioni sulla dimensione, sull’accessibilità, sulla morfologia (acclività), ed una maggiore dettaglio nella definizione delle tipologie di fondo, che consentirebbe di qualificarla e di valutarne l’efficienza;

5. la definizione della classe “aree verdi” include nella tipologia elementi che non sono elementi areali. Sarebbe utile separarli istituendo una classe apposita per altri elementi verdi nei quali inserire “siepi e filari”, “alberi”, ecc.;

6. l’individuazione di aree libere selezionandole dalla classe “aree a circolazione pedonale” dovrebbe essere resa più efficiente includendo informazioni relative alle dimensioni;

7. il tema relativo alle strade, ed in particolare la classe “area stradale” prevede ipo

19 Le amministrazioni locali, come previsto dalla Legge regionale della Lombardia n.12/2005, sono tenute al costan-te aggiornamento dei contenuti della cartografia di base e a fornire gli elaborati dei piani urbanistici e dei progetti di interesse locale, relativi al loro territorio, inserendoli in tali basi secondo precisi standard di rappresentazione.

7. il tema relativo alle strade, ed in particolare la classe “area stradale” prevede una definizione geometrica che non è utilizzabile per individuare la dimensione della larghezza di ciascun tratto. Sarebbe utile inserire anche questa informazione, oltre al tipo di fondo, alla pendenza, ed allo stato di manutenzione.

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