L L’arte ’arte del far cresceredel far crescere L'arte... · conoscere da vicino la povertà e...

LL’arte ’arte del far cresceredel far crescere

TERESA GABRIELIEDUCATRICETERESA GABRIELIEDUCATRICE

TG crescere.qxp 05/02/2007 8.58 Pagina 1

"Coraggio e avanti… e fare senza timore tutto quello che si deve"

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LL’arte del far crescere’arte del far crescere

Amare non è solo fare qualche cosa perl'altro.

È prima di tutto rivelare all'altro ciòche di bello e di buono c'è in lui.

È l'essere umili ed appassionati servi-tori della sua crescita.

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Le pagine che seguono vogliono guar-dare Madre Teresa Gabrieli proprio da que-sto angolo di visuale, quello cioè della suafiduciosa ed instancabile dedizione al verobene dell'altro, del suo amore per la cresci-ta delle persone. Una dedizione la sua, cari-ca di rispetto e di paziente attesa, ma anchecoraggiosa e risoluta, capace di indicare esostenere scelte esigenti.

L'arte del far crescere è insieme capa-cità di intervenire e disponibilità a tirarsiindietro.

È l'arte di "fare da specchio", con veri-tà e trasparenza, perché l'altro possa "pren-dersi in mano".

È disponibilità ad "amare mettendosida parte", nell'umile consapevolezza cheogni persona è portatrice di risorse e chealtri possono anche "fare meglio" di noi.

"È una consolazione il vedere le giovinette tutte animate per la casa….”!

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RRadici umili e solideadici umili e solidedelle sue originidelle sue origini

Teresa nasce a Bergamo il 13 settembre1837, sesta di otto figli di una famiglia di orto-lani: umili origini, una vita dedita al durolavoro e alla numerosa famiglia, una vitasenza grandi pretese, ma non per questo privadi progetti e sogni che sanno "volare alto".

Cresce in un ambiente povero di benimateriali, ma ricco di fede e di rapporti umaniintensi e positivi. La sua casa è un andirivie-ni di persone: la gente viene per comperareortaggi, ma anche per "svuotare il sacco" delleproprie angosce e sofferenze. Teresa impara aconoscere da vicino la povertà e la fatica delvivere e si allena a guardare ogni persona consimpatia e larghezza di cuore.

La povertà è di casa anche nella famigliaGabrieli, ma la presenza di cinque figlie già inetà di lavoro consente un po' di respiro aigenitori, che non tralasciano di far frequenta-re a Teresa le scuole elementari. Non era cosascontata per quei tempi una tale opportunità!Nella Bergamo dell'800 infatti, i bambini e leragazze che erano costrette a lavorare anchedodici ore al giorno non erano una rarità!Tutt'altro!

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Casa Gabrieli è presto visitata dalla sof-ferenza: papà Giuseppe si ammala gravemen-te. Poco prima di morire vede in un sogno lasua Teresina intenta a curare i fiori di un bel-lissimo giardino, in una splendida giornata diprimavera. Un segno di Dio? Papà Giuseppe èun uomo di fede; anche un sogno può parla-re al suo cuore!

Chiamata la moglie Lucia, si fa da leipromettere che avrebbe venduto la mucca perpoter offrire a Teresa la possibilità di conti-nuare gli studi: un testamento davvero insoli-to in un tempo in cui la scuola era ancorariservata a pochi! Neppure le sorelle più gran-di avevano avuto una tale opportunità… Perlei una "preferenza" che nel tempo si riveleràprovvidenziale, quasi una profezia!

L'arte del far crescere comporta ilriconoscere la singolarità del percorso diogni persona e la capacità di offrire, con

creatività e coraggio, la giusta opportunitànel momento più adatto, perché ciascuno

sappia "volare alto" nella vita.

“Coraggio e lena nella via del Signore!

Che vi costi sacrificio, lo credo, ma selo farete con vero spirito di carità, il Signore saprà ricompensarvi”.


Il dono ricevutoIl dono ricevuto: : un talento trafficatoun talento trafficato

Il padre muore nel 1852; nell'ottobredello stesso anno, Teresa comincia a frequen-tare le scuole superiori presso le Canossiane;a soli diciassette anni ne uscirà col diploma dimaestra di grado superiore.

È un periodo questo in cui Teresa matu-ra la decisione di consacrarsi al Signore tra leFiglie della Carità Canossiane; le condizioni di

bisogno e di povertà del-la famiglia però non le

consentono di realiz-zare subito questo

suo sogno. Lei non siperde d'ani-mo ed atten-de fiduciosa;intanto puòaiutare ledue sorellepiù piccolenella loro

crescita ed

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occuparsi con la mamma nella vendita delleverdure: per ora può essere una commercian-te "in gamba"; poi si vedrà!

Nel 1861 il Vescovo Speranza, in una let-tera pastorale dai toni accalorati, invita tutti icristiani ad "arginare il male che minaccia lagioventù": immoralità e sfruttamento minanoalla radice le nuove generazioni, ponendo lepremesse di un modo di vivere ingiusto edemarginante.

Teresa sente come rivolto a sé tale appel-lo e riconosce che è giunto il momento di farfruttare il dono ricevuto. Con la decisione e ladisinvoltura che le sono proprie, si aggira trale varie scartoffie necessarie ad ottenere l'au-torizzazione ad aprire una scuola privata, inun rione povero della città: chi direbbe chequesta giovane è figlia di una povera famigliadi ortolani dell'800?

Da notare che non fa le cose tanto perfare: la sua scuola riceverà ben presto ricono-scimenti ed encomi dalle pubbliche autoritàper la solidità dei programmi e la serietà del-l'insegnamento.

Non ci sono dubbi: oltre che essere unainsegnante valida è una manager creativa ecompetente. Sa bene che "i gnocchi non cado-no dalla luna" come anche sa bene che lascuola è fatta per educare e non semplice-mente per istruire. Per questo si prodigasenza misura, con una attenzione tutta parti-


colare per quelle alunne che sono più sbanda-te e con meno risorse. Le accosta con rispettoed amorevolezza, ma quando ci vuole sa usareanche la parola forte, la solenne sgridata. Lavita che sono chiamate ad affrontare è unacosa seria; per poter "volare alto" occorreattrezzarsi di ali robuste e di buoni polmoni!

Quando nel 1863 muore la mammaTeresa deve pensare anche al futuro delle suesorelle più piccole; e non è un impegno dapoco! Gli scarsi proventi della scuola nonbastano a sopperire le spese della famiglia ecosì, terminate le lezioni Teresa, insieme allesorelle, cuce e ricama in casa fino a tarda ora.La realizzazione del suo sogno sembra allon-tanarsi ancora di più….

L'arte di educare si affina nell'assunzione di precise

responsabilità e nel "tener duro" nelle fatiche quotidiane: anche questo,

nella vita della giovane maestra, sarà esperienza preziosa

per i compiti futuri!

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"… stiamo umili e ringraziamo il Signore della carità che ci usa

nel servirsi di noi"

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Sola, su una Sola, su una “soglia senza casa“soglia senza casa””

Nel povero quartiere dove lei lavora, daalcuni anni un sacerdote si sta dedicando,corpo ed anima, ai ragazzi più poveri edabbandonati. Anche lui, Don Luigi Palazzo-lo, ha risposto all'appello del Vescovo Spe-ranza e, superando una sua naturale ritro-sia, ha cominciato a dedicarsi anche alleragazze, dando inizio alla Pia Opera di S.Dorotea.

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Ben presto Teresa ne viene a cono-scenza e, riconoscendo essere questa unamodalità buona per le giovani, nel 1866 nefa parte come "sorvegliatrice".

Nel novembre del 1868 un fatto inter-pella Teresa, "segno" di un Progetto che ilSignore, comunque, sta portando avanti.Don Luigi le consegna Molgori, una bimbaorfana, storpia e malata: è la prima di unalunga serie di "tesori” che entreranno apieno titolo nella vita di questa giovanemaestra! Teresa la porta in casa sua e lacura con amore materno, la fa dormire nelsuo letto malgrado le rimostranze delle duesorelle, stupite e disorientate da tale novità.Quando, nel gennaio del 1869, le due sorel-le si sposeranno, lei non potrà più dirsilibera: con questa accoglienza ha già inizia-to a "mettere su famiglia"! Una casa vera epropria ancora non c'è, ma c'è già chi dovràabitarvi!

Così va maturando, in Don Luigi e inlei la decisione di "fare famiglia" con i piùpoveri, i non raggiunti da altri, una decisio-ne certo non priva di incognite e la cui rea-lizzazione è tutta da inventare.

"Se si pensa a quel 22 maggio 1869,quando in una semplice stanzetta, la giova-ne Gabrieli offre a Dio la sua vita si è tenta-ti di dire: questa creatura o è folle o si muoveper una fiducia che ha dell'eroico! Teresa

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abbandona il suo sogno di entrare in unacongregazione già consolidata per mettersisu una 'soglia senza casa', oltre la quale nonc'erano che buone idee e belle aspirazioni.”

La gente del vicinato, che già diceva"pazzo" Don Luigi, non esita ad aggiungereanche la Gabrieli nell'elenco, creando intor-no ai due un clima di sospetto: ce n'è volu-to del coraggio per non mollare, per resiste-re in una strada così in salita!

L'amore e la dedizione di chi è consacrato alla Carità di Cristo

potenziano la ricchezza affettiva delle persone, rendendole

maggiormente capaci di gratuità e di finezza d'animo ed aprendo il cuore

ai vasti orizzonti dell'universalità.

"Sono più che sicura che Dio pensa, ma in grande, alle cose sue"

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Un confronto non facile,Un confronto non facile,ma fecondoma fecondo

Non è stato semplice per Madre Teresainiziare e portare avanti una esperienzacosì! Va ricordato che le sue origini eranoben diverse da quelle del Palazzolo e di altregiovani che man mano sarebbero venute a

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far parte di questa nuova "Famiglia". Donnavera e trasparente, Teresa esprime conchiarezza il suo pensiero sul modo di viveree di servire, accetta il confronto, è aperta avisioni un po' fuori dai propri schemi men-tali; da persona saggia sa trovare puntid'intesa, sa contemperare forza e soavità,sa donare e ricevere, in umiltà ed aperturaall'inedito.

In una intesa sempre nuovamente tro-vata nei solchi della fede, della fiducia edella stima reciproca, Madre Teresa sa"essere accanto" al Palazzolo, alle suore,agli orfani, agli ammalati che visita nellecase, valorizzando sempre il bene che, nellasua umiltà, sa scoprire in ogni persona.

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Ecco, ad esempio, come descrive l'ope-rato di una sua suora e collaboratrice:

"la nostra Giuditta vede gran bene le cose ese le prende con grande importanza.Mi piace il buon cuore che ha con le orfanel-le, senza smorfie".

Di Madre Teresa colpisce in particola-re la sua profonda umiltà, la sua capacitàdi amare, di essere dolce e forte insieme,declinando questo amore in una dedizioneconcreta e in una responsabilità obbedien-te e libera. Un amore il suo, capace di porreattenzione al particolare senza perdere divista il generale; disposto al sacrificio epronto a sottomettersi alla comune leggedel lavoro, come conviene a chi deve pensa-re ad una famiglia grande con risorse mini-me.

È una vera mamma, che ripete alla suefiglie "ci vuole cuore largo per fare il bene" ene dà lei per prima l'esempio. Guardando alsuo modo di relazionarsi con gli altri, inparticolare con coloro che erano umana-mente meno amabili o decisamente ingrati,si coglie bene cosa significasse in concreto"amare con cuore largo". La sua è caritàsquisita, generosa, gratuita.

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Il compito educativo richiede capacità di sostegno perchè l’altro possa costruirsi un’identità solida

e nello stesso tempo aperta.

“.. abbi prudenza, prendila con le buone,

perché è un carattere che ci vuole pazienza, e non prenderla d'affronto;tu poi sei brava a saper acquietarla"

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Educare con la vitaEducare con la vita

Madre Teresa riversa una ricchezzanuova, per così dire inedita, in un seme cheaveva già tutte le premesse per dare fruttibuoni ed abbondanti. Per l'opera che eraagli inizi ci volevano infatti cuore e mani di"madri tenerissime e pazientissime" peraccudire e far crescere quei ragazzi e ragaz-

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ze che già avevano conosciuto i volti amarie sconcertanti della vita. Madre Teresa siprodiga in prima persona e sostiene le gio-vani suore perché, nelle "nostre case dipovere tra i poveri", non manchi il calore el'affetto e perché ognuno possa trovare que-gli aiuti necessari per l'oggi e per un futuroonesto e dignitoso.

"Fare la mamma" nel senso pieno deltermine: dare tempo, passione, affetto, fidu-cia, speranza … a chi è meno fortunato, achi non ha voce e non conta nel viveresociale: questo il modo di esprimere l'esse-re donna, madre, persona consacrataall'amore di Dio; questo il "genio tutto fem-minile", la "grinta materna", il "coraggiofuori del comune" che dà ali all'incontro eforza alla relazione educativa. Questo lostile che Madre Teresa vive e propone, bensapendo che a incidere è soprattutto ciò chesi comunica con la vita.

"Io vi dico la verità, che se non sarete virtuose e buone voi,non concluderete mai niente di bene

neppure con le vostre giovani"

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Educare è sapersi esporre in prima linea,

praticando noi per primi quanto si chiede all'altro di fare.

Educare è "saper passare il mantello", fare in modo cioè che anche altri

desiderino e possano fare.Educare è capacità di godere

del bene che altri fanno, sostenendoli con discrezione

ed umiltà.

Madre Teresa può bene a ragione esse-re definita la "donna del Vangelo vissuto":umile ed intraprendente; concreta e saggia;ferma nelle cose essenziali e flessibile edaperta su quelle marginali.


È una donna che sa infondere sicurezzae sa lanciare verso percorsi inesplorati; saunire scioltezza e solidità, soavità e forza, sem-plicità e coraggio nel portare avanti progettiimpensabili.

La sua dedizione ha il sapore della gratui-tà, nello stile del "non sappia la tua destraquello che fa la tua sinistra". Nella sua genero-sità spicca una disponibilità dalle connotazio-ni proprie dell'organo che, come diceva ilPalazzolo: "canta o tace secondo che lo fannocantare o tacere" e tutto "con volontà pronta,contenta e semplice".

La vita di Madre Teresa può davvero dirsiil canto dell'amore misericordioso dell'Amabileinfinito. È il canto di chi, in atteggiamento digratitudine e stupore, conosciuta la musica,non solo dà voce lui alle note, ma "contagia"anche altri affinché insieme si possa realizza-re, là dove si vive, la polifonia di una vita spesanell'amore e per amore.

"Vivete in armonia e state allegre… Che gioia proveremo un giorno

quando avremo le stelle sotto i piedi!"

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Centro StudiSuore delle Poverelle

Bergamo, 6 febbraio 2007

testo: Sr Gabriella Lancinifotografie: Sr Mariagnese Decina

grafica: Anna Vidottotipografia: Litostampa


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