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L’Empowerment della persona affetta da DCA e dei familiari:
Tecniche di accoglienza L’Empatia
L’Intervista Motivazionale
Romana SchumannCentro Gruber - Bologna
Coinvolgimento dei familiari
I familiari hanno bisogno di competenze per gestire i cambiamenti a lungo termine della cura dei DCA
La loro complicità risulta incisiva anche per motivare il paziente alla terapia
Scopi
• Fornire indicazioni efficaci alle famiglie nella gestione di problemi corresponsabili allo sviluppo di un DCA
• Fornire le competenze ai genitori per gestire i cambiamenti a lungo termine della cura del DCA.
• Supportare le famiglie nell’ apprendere e sviluppare abitudini alimentari sane ed efficaci e per ripristinare un’alimentazione naturale
Aspetti da gestire in famiglia
• Commenti spregevoli, derisioni, esclusioni, umiliazioni, critiche e controllo per il DCA da parte di coetanei e di familiari
• Costruzione e mantenimento di una bassa autostima, di un’immagine corporea negativa, di un senso di impotenza, di rabbia e di vergogna nell’ambito familiare
• Esordio di stati depressivi, che possono evolvere in pensieri suicidiari e tentativi di suicidio conclamati, risultano difficilmente gestibili in famiglia:
– I sintomi di una sofferenza emotiva possono manifestare una riduzione di interesse verso se stessi e verso il mondo, una riluttanza ad entrare in relazione con altri quindi pochi contatti ed attività sociali, isolamento, ritiro emotivo e cognitivo, rimuginio
– Il paziente può risultare triste, solo, arrabbiato o preoccupato,
avere pochi amici, avere paura di ferire se stessi o gli altri, ipersonnia o insonnia, pensare continuamente al cibo, sviluppare un Disturbo d’Ansia secondario
Il Counselling Genitoriale (secondo il modello teorico della terapia cognitiva e cognitiva-
comportamentale)
• costruire e mantenere una motivazione al cambiamento per
tutta la famiglia•per il comportamento alimentare familiare complessivo, dei genitori stessi, in quanto modelli del figlio in trattamento ed eventuali fratelli•per le attività e l’organizzazione del quotidiano familiare
• valutare e migliorare la comunicazione nella coppia genitoriale e concordarsi su un progetto terapeutico condiviso
• valutare e migliorare la comunicazione in famiglia• gestire i vissuti fallimentari ed i vissuti emotivi disfunzionali dei
genitori, aiutare loro a riconoscere e gestire simili vissuti nel figlio
• gestire i sintomi depressivi e quelli collegati ai Disturbi d’Ansia associati oltre che rimuovere eventuali vissuti traumatici
• ripristinare le competenze della coppia genitoriale e della famiglia
Procedura
Il Medico nutrizionista e lo Psicoterapeuta incontrano i genitori per avviare un percorso motivazionale e di analisi comune :
• abitudini scorrette a riguardo dei comportamenti alimentari attuati nell’ambito della famiglia
• comportamenti e convinzioni dei genitori in merito al problema di peso del figlio
• comprensione e condivisone del progetto terapeutico per poter rimuovere gli istigatori all’assunzione del cibo disfunzionale, incrementare le competenze per rispondere più adeguatamente alle esigenze, bisogni ed emozioni
• come ripristinare un clima familiare favorevole per un recupero di autostima nel figlio
• per garantire una sua uscita da comportamenti di controllo e di rimprovero, per aumentare la comunicazione e le attività familiari, per rimuovere i fattori predisponenti, gli istigatori ed i fattori di mantenimento del DCA nel nucleo familiare nel suo complesso
3 sedute 3 sedute
CUSCINO RAZIONALE MEDICO-NUTRIZIONALE
• Spiegazione del razionale della RN
• Spiegazione del razionale per l’(auto-)osservazione del introito alimentare
• Spiegazione degli aspetti del circolo vizioso Restrizione – Disinibizione
• Definizione del razionale per gli obiettivi di peso e “Intake” nutrizionale
• Definizione delle distorsioni cognitive su peso, cibo, fisiologia
CUSCINO RAZIONALE PSICOTERAPICO
•Spiegazione del razionale della CBT
•Definizione del significato della psicopatologia
•Recupero delle potenziali competenze motivazionali e decisionali
•Elaborazione della decisione familiare al cambiamento
•Analisi degli stimoli determinanti il circolo vizioso restrizione-disinibizione
RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE
• Percorso d’identificazione di passi di cambiamento relativamente ai comportamenti collegati alla restrizione cognitiva alimentare e alla disinibizione
• Percorso di guida all’ascolto e alla decodificazione di fame e sazietà, sintomi fisici legati a restrizione e disinibizione, sintomi fisici legati al peso , all’ansia e al panico
• Training per il ripristino di un’alimentazione fisiologica (programma di regolarizzazione dei pasti, di sensibilizzazione ai bisogni qualitativi e quantitativi di cibo)
• Ristrutturazione cognitiva personalizzata sui temi cibo, corpo, fisiologia
COUNSELLING GENITORIALE NELL’AMBITO DELLA TERAPIA COGNITIVA-COMPORTAMENTALE
•Avvio della gestione delle emozioni e della loro intolleranza e definizione di strategie e competenze per la gestione dei vissuti fobici, ossessivi, depressivi e per la gestione di tensioni e stati di iperarousal
•Avvio della ristrutturazione cognitiva attraverso:
Disvelamento delle cognizioni di mantenimento ( circoli patogeni) Identificazione delle credenze di base disfunzionali e delle attribuzioni disfunzionali
•Avvio della ricostruzione della autostima attraverso:
Costruzione delle competenze nelle relazioni interpersonaliCostruzione di competenze di comunicazioneCambiamento dello stile di vita
I TERAPEUTInel
Team Interdisciplinare
• Prima impressione• L’intuito dipende dallo spessore dei
vissuti del terapeuta stesso• Ridurre al minimo i pregiudizi e essere
consapevoli dell’eventuale presenza di altri
• Avere la competenza al rispetto
• Elaborare il conflitto e sensibilizzare al senso di impotenza, di ambiguità e di ambivalenza
• Tollerare gli effetti della sensibilizzazione
• Conoscere l’importanza della tempistica nella seduta
• Creare tensione, suspense• Dare fiducia• Istigare alla fantasia• Condividere il senso dell’humor e
dell’ironia
• La dimensione umana viene "castrata" a favore del metodo
• Senza l’incontro umano il paziente si sente ridotto ad oggetto.
• Il pericolo di "reduzionismo" puo’ scaturire dalla diagnosi patogena: il paziente diventa la malattia e non viene più considerato come essere umano che è molto di più delle sue difese o restrizioni.
• Considerare il "potere professionale" utilizzarlo e renderlo funzionale.
• Sviluppare altresì la capacità di non utilizzarlo quando la situazione lo necessita.
La diagnosi differenziale psicologica-psichiatrica
La diagnosi di Disturbo del Comportamento Alimentare necessita di una diagnosi differenziale psicologica-psichiatrica per la valutazione di:
• aspetti depressivi • vissuti traumatici antecedenti• apprendimenti disfunzionali• conoscenza di costrutti e credenze di base con le loro
conseguenze cognitive ed emotive disfunzionali• Disturbo dell’ Alimentazione durante l’infanzia con
abbuffate conclamate o mangiare di nascosto• Disturbi d’Ansia
Il colloquio programmato
Un colloquio programmato ( interviste strutturate e semi-strutturate) diagnostico-terapeutico deve essere condotto con l‘abilità necessaria per renderlo naturale, altrimenti è preferibile farne a meno.
LA MOTIVAZIONE
– L’ingrediente energetico di ogni azione– Non può essere valutata dall’esterno– Indica l’intensità del comportamento– Riduce la distrazione– Indica la fatica, le energie, il tempo e/o i
costi investiti– Indica l’iniziativa personale e la libera scelta
– I motivi personali, le necessità, i bisogni, gli obiettivi ed i valori personali guidano il comportamento motivato
– Indicatori per la motivazione possono essere le aspettative, le preoccupazioni, essere emozionato in maniera positiva e negativa, obiettivi e pianificazioni espressi
– La motivazione è variabile, sotto continua fluttuazione, influenzabile
– I presupposti per una motivazione alla terapia devono essere costruiti di continuo
– Elaborare i bisogni e gli interessi personali attuali tra loro diversi che si attivano continuamente e anche contemporaneamente (alcuni in superficie, alcuni nel retro, alcuni per breve tempo, alcuni a lungo tempo)
– I problemi umani e gli obiettivi umani sottostanno ad una fluttuazione dinamica
– Guidare l’attenzione verso le motivazioni personali centrali, affinche’ il paziente non si debba perdere nella multitudine dei suoi problemi ed interessi
– Ogni interesse personale comincia con uno stato di bisogno, con uno squilibrio, ossia con una discrepanza tra come sono le cose e come dovrebbero essere, quindi mira a ridurre questa discrepanza ed a raggiungere un equilibrio
– All’inizio di ogni percorso di costruzione della motivazione conviene occuparsi delle mete da raggiungere
– Per tutte le dimensioni del vissuto devono essere individuati nuovi "sogni"
– Il paziente può necessitare dell’aiuto professionale per essere messo in contatto con le sue possibilità di cambiamento e di miglioramento
Gli interessi umani
– Desiderio di intimità psichica– Potere ed influenza– Interessi finanziari– Crescita personale– Sollecitare le competenze intellettive– Altruismo– Autonomia ed efficienza nel lavoro
Motivazione del terapeuta
– Una motivazione continua nel voler diventare un bravo terapeuta, competente ed efficiente.
– Stimolare la creatività soprattutto nell’affrontare i compiti difficili.
– Avere come necessità di vita quella di voler riflettere su se stessi, di voler evolversi con prospettive esterne e di volere apprendere continuatiamente.
– Esperienze di vita positive aumentano la curiosità e favoriscono un comportamento esplorativo.
– Avere un sano interesse professionale, senza fare un servizio che si limita “secondo orario” ma senza sovraccaricarsi eccessivamente. Queste sono le fondamenta per una motivazione professionale che si mantiene nel tempo
IL COLLOQUIO DI MOTIVAZIONALE
• Una seduta di colloquio motivazionale viene sempre avviata secondo un approccio “centrato sul cliente”, tuttavia l’operatore deve mantenere un forte senso propositivo e direttivo, scegliendo attivamente il momento giusto per intervenire in modo incisivo.
• In questo senso combina elementi propri degli approcci direttivi con quelli non direttivi.
• Le basi teoriche del colloquio motivazionale si fondano su due principi fondamentali. Uno si riferisce al concetto di “ambivalenza” e l’altro a quello del conflitto tra desiderio di soddisfare un impulso e capacità di esercitare il controllo sul proprio istinto.
• Evitare ogni tipo di persuasione razionalistica• Esaltare la validità delle esperienze e delle
prospettive soggettive dell’utente
I FATTORI NON SPECIFICI O
I PRINCIPI NON SPECIFICATI
• Il modo in cui lo psicoterapeuta interagisce con l’utente sembra quasi altrettanto importante (e forse è più importante) dell’approccio specifico o della scuola di pensiero nel cui ambito il terapeuta opera.
• Lo stile del terapeuta, una variabile spesso ignorata negli studi di ricerca sui risultati di efficacia, è uno dei fattori più importanti nel determinare il successo del trattamento.
• Circa 2/3 della varianza nei risultati di un programma terapeutico possono essere previsti sulla base del grado di empatia mostrato dal terapeuta.
• Il rapporto terapeutico tende a stabilizzarsi piuttosto in fretta, e la natura del rapporto utente-operatore nelle prime sedute predice l’accettazione del trattamento e il suo risultato.
• Il terapeuta dovrebbe manifestare un’accurata empatia, un calore non possessivo e la genuinità, fornendo così l’atmosfera ideale per il cambiamento
• L’accurata empatia implica abilità di ascolto riflessivo in grado di chiarire e amplificare le esperienze e i significati propri dell’utente, senza imporre il punto di vista del terapeuta.
• Nel contesto di una simile atmosfera protettiva e rincuorante, gli utenti riescono a esplorare apertamente le loro esperienze e a trovare la soluzione per i loro problemi
• Non pensare alla motivazione come un problema di personalità o come un tratto che una persona porta con sé nello studio dell’operatore
• La motivazione è uno stato di buona disposizione o desiderio di cambiamento che può fluttuare da un momento all’altro, da una situazione all’altra. Questo stato è suscettibile di influenzamento
• Una persona che si trovi allo stadio di “pre- contemplazione” ha bisogno di feedback e di informazioni che accrescano la sua consapevolezza sul problema e sulla possibilità di un cambiamento (importanza della condivisione del razionale diagnostico-terapeutico)
• La terapia motivazionale è particolarmente utile nella fase della contemplazione, caratterizzata da alternanze ed ambiguità
• Nello stadio della determinazione, la persona non deve motivarsi al punto di misurarsi, bensì essere aiutato a trovare una strategia di cambiamento che sia accettabile, accessibile, appropriata ed efficace
• L’azione non è sempre legata alla terapia
• Richiede nuove competenze • Le loro caratteristiche emergono
durante i cedimenti o le ricadute• Le ricadute sarebbero meglio ridefinite
“accadute informative”
I diritti del paziente
Il diritto di ricevere rispettoIl diritto di ricevere stimaIl diritto di avere le ottime condizioni per la sua crescita e per il suo sviluppoIl diritto di vivere nel presenteIl diritto di essere se stessoIl diritto di fare degli erroriIl diritto di avere segretiIl diritto di ricevere rispetto per il suo doloreIl diritto di comunicare con un suo dioIl diritto di avere una educazioneIl diritto di opporsi ad influenze educativeIl diritto di essere preso sul serioIl diritto di pronunciare i suoi pensieriIl diritto di non essere scambiato per un’altro
Riflessioni
• Sintomi e pesci non hanno voce• Ci si aspetta da quelli che fanno terapia che si
alzano sulle punte dei piedi per raggiungere l’altezza dei pazienti
• Il paziente comprende miracoli e fa miracoli come la primavera
• Non conosciamo il paziente, anzi peggio lo conosciamo tramite pregiudizi
Indicazioni bibliografiche
Chanut F, Brown TG, Donguier M. (2005). Motivational interviewing and clinical psychiatry. Can J psychiatry. Oct. 50 (11): 715-21.
Westra HA. (2004). Managing resistance in cognitive behavioural therapy: the application of motivational interviewing in mixed anxiety and depression. Cogn Behav Ther.. 33(4):161-75.
Hecht J., Borelli B., Breger RK, Defrancesco C, Ernst D, Resnicow K. (2005). Motivational interviewing in community-based research: experiences from the field. Ann Behav Med. Apr. 29 Suppl:29-34.
Moyers TB, Miller WR, Hendrickson SM. (2005). How does motivational interviewing work? Therapist interpersonal skill predicts client involvement within motivational interviewing sessions. J Consult Clin Psychol. Aug; 73(4):590-8.
Todisco P. (2003). Insuccessi terapeutici nei disturbi del comportamento alimentare. L’esperienza ci insegna. Collana di Psicologia. McGraw-Hill, Milano.
Finke J. (1994). Empathie und Interaktion. Methodik und Praxis der Gesprächspsychotherapie. Stuttgart; New York: Thieme.
Safran JD, Muran JC. (2003). Teoria e pratica dell’alleanza terapeutica. Scienze della mente, Editori Laterza, Bari.
Miller, W.R. e Rollnick, S.(1994). Il colloquio di motivazione. Trento: Erikson.
Manuale di lavoro con i genitori
AUTORIVELAZIONI MESSAGGI-IO
LA COMUNICAZIONE RAPPRESENTATIVA Definizione: E’ una rivelazione che vi descrive, descrive le vostre esperienze interiori. I messaggi di autorivelazione fanno sapere agli altri cosa provate e in che situazione vi trovate. Un messaggio in prima persona è una comunicazione riguardante l’io, è onesto, autentico, congruente nella misura in cui riflette la vera natura e intensità dei vostri pensieri e/o sentimenti. E’ un messaggio chiaro, comprensibile, non mascherato da un linguaggio indiretto o vago, è una dichiarazione agli altri sulle vostre opinioni, idee, preferenze e avversioni, dei vostri sentimenti, pensieri, reazioni, un’affermazione che aiuta gli altri a conoscervi meglio e a capirvi. Messaggio in seconda persona: “Che bravo bambino sei quando aiuti la mamma!” Messaggio in prima persona: “Sono contenta che tu mi abbia aiutato, mi hai fatto proprio un piacere!” Messaggio in seconda persona: “Patrizia, sei maleducata ed egoista!” Messaggio in prima persona: “Patrizia, non mi va che gridi in quel modo durante il telegiornale, non riesco a sentire una parola”. Messaggio in seconda persona: “Avete intensionedi continuare tanto con questo chiasso?” Messaggio in prima persona: “Vorrei che stasera mi lasciaste tranquillo, ho un lavoro che mi preme finire”. Messaggio in seconda persona: “Se non mi dite che intenzioni avete per il fine settimana, resterete tutti a casa!” Messaggio in prima persona: “Vorrei sapere che progetti avete per il fine settimana, così posso organizzare i miei impegni”. Messaggio in seconda persona: “Taci!” Messaggio in prima persona: “Ho paura di non finire il mio lavoro se continuo ad ascoltarti”.
Manuale di lavoro con i genitori Il brano seguente è tratto da una conversazione fra un padre e sua figlia di 8 anni. Leggete la frase della bambina, poi segnate la lettera corrispondente alla risposta del padre che pensate rifletta più accuratamente i sentimenti e i contenuti di ciò che esprime la figlia, riformulandoli. Può essere utile provare a immedesimarsi nella figlia e sperimentare l’effetto che fanno su di sé le varie risposte: Figlia:” vorrei che una volta tanto mi venisse un raffreddore, come a Barbara, lei sì che è fortunata”. Genitore:
1. “ti senti un po’ sfortunata” 2. “non devi desiderare di ammalarti” 3. “sei invidiosa di Barbara”
Figlia:” Sì, lei può saltare la scuola e io mai”. Genitore:
1. “ti piacerebbe ogni tanto saltare la scuola” 2. “andare a scuola dovrebbe piacerti” 3. “non ottieni mai quello che vuoi”
Figlia:”Sono proprio stufa di andare a scuola tutti i giorni, odio i compiti, le lezioni e le maestre” Genitore:
1. “tanto sai che devi andare” 2. “non imparerai mai niente con questo at teggiamento
negativo” 3. “ti sembra proprio che la scuola non ti piaccia per niente, sei
stanca di andarci” Figlia:” Non è che non mi piaccia per niente, ma c’è una maestra, la Bianchi, che è veramente odiosa. Sai cosa fa? Tutti o giorni si alza in piedi con un bel sorriso (imita) e ci dice come dovrebbe comportarsi un bambino responsabile, e poi si mette a elencare tutte le cose che devi fare se vuoi prendere un bel guidizio nella sua area”. Genitore:
1. “faresti meglio ad ascoltarla, vai a scuola per questo” 2. “non ti piace come vi propone le regole, ti sembra che vi
faccia delle prediche” 3. “se fossi più assennata capiresti quanto sono importante le
regole”
Manuale di lavoro con i genitori Leggere attentemente il seguente elenco di messaggi
1. Messaggi positivi per esistere che si possono inviare tramite il linguaggio, importanti in tutto l’arco della vita
a. Sono contento di averti conosciuto b. Sei importante c. Mi fa piacere vederti/abbracciarti/stare con te d. Ti voglio bene e. Sono felice che tu sia qui f. Mi piace lavorare con te g. Ti ho pensato h. Credo che tu sia un’ottima persona i. È bello incontrarti j. Ecc.
2. Messaggi positivi per esistere che si possono inviare tramite
azioni, importanti in tutto l’arco della vita a. Sorridere b. Abbracciare c. Stringere la mano d. Ascoltare e. Guardare negli ochhi f. Chiamare per nome g. Baciare h. Accarezzare i. Ecc.
1. Messaggi positivi rispetto al fare che si possono inviare
tramite il linguaggio, importanti in tutto l’arco della vita a. E’ bello questo lavoro b. Mi piace il modo in cui l’hai fatto c. Sei un ottimo cuoco d. Come leggi bene! e. Sei bravissimo! f. Grazie del regalo g. Mi piace come sai ascoltare le persone h. Ciò che hai detto è veramente interessante i. Il tuo sostegno è importante per me j. Sono orgoglioso di ciò che hai fatto oggi k. Ecc.
L’accettazione incondizionata Regalare l’amore anticipata
Messaggi positivi rispetto all’esistere che un bambino non si deve guardagnare in nessun modo, ma che sarebbe opportuno gli venissero regalati dai genitori e dagli adulti di riferimento
1. E’ bello che tu ci sia 2. Sei importante 3. Tivoglio bene 4. Vai bene così come sei
Messaggi positivi rispetto al fare
1. Sei bravo a fare questo e quest’altro 2. Sei capace, sei in grado di 3. Ecc., qualunque lode, apprezzamento, gratificazione
Altri esempi
1. E’ bello che tu ci sia, sono contento/a che tu sia nato, sono felice di averti, hai il diritto di essere qui (permesso di esistere)
2. Sono contento/a che tu sia maschio/femmina 3. Puoi essere un bambino, divertiti, giocare e fare cose
infantili, non c’è fretta 4. Puoi crescere, diventare grande e separarti da noi 5. Puoi riuscire, avere successo, essere competente in ciò che fai 6. Puoi essere importante, puoi chiedere ciò che vuoi e
mostrare i tuoi bisogni 7. Puoi appartenere, sei parte integrante di questa famiglia 8. Puoi entrare in intimità, essere emotivamente vicino alle
persone, fidarti 9. Puoi pensare, conoscere e capire 10. Puoi sentire, mostrare le emozioni e i sentimenti, sentire le
sensazioni fisiche
CONSIDERAZIONI TEORICHE SUI LIVELLI MANIFETI E QUELLI NASCOSTI DELLA COMUNICAZIONE
INTERPERSONALE
In generale e in particolare rifertito al mondo dell’alimentazione e del nutrimento in famiglia
1. La negoziazione delle regole
2. La disciplina
3. Il rapporto tra autorità e libertà
4. Il confronto
5. Il diritto del bambino al rispetto (la diversità tra interpretare e dare informazioni)
6. L’incidenza delle aspettative genitoriali sui comportamenti
dei figli
7. Come affrontare il conflitto fondamentale tra il bisogno di appartenenza e quello di separazione e autonomia che in alcuni momenti della crescita si rende particolarmente evidente
8. I vissuti dei genitori rispetto ai primi tentativi di separazione
dei figli preadolescenti e, soprattutto, come continuare a essere prottetivi con loro senza invaderli o opprimerli
9. Conflitti e la loro gestione
10. Conflitti tra fratelli
11. Problemi nella coppia genitoriale
12. Il tema sessualità in famiglia, fisicità e carezze
COMUNICAZIONE
1. È impossibile non comunicare (mimare il niente) 2. La sfera del non verbale è vastissima: i messaggi non verbali
sono più veritieri, più efficaci e più diretti di quelli verbali (paradosso, doppio legame)
3. La percezione dipende anche da fattori soggettivi (costrutti e
credenze di base, assiomi, regole assunzioni, pensieri automatici)
4. Ognuno invia e riceve una molteplicità di messaggi che
codifica e decodifica soggettivamente e che non sempre sono “puliti”(sottolineare interpretazioni, moralizzazioni, generalizzazioni, diagnosi, giudizi negativi)
5. Si può apprendere a comunicare (messaggi-io, esprimere il
proprio stato d’animo e i propri sentimenti (come distinguere tra ciò che è “proprio” e ciò che non lo è), feedback, riformulazione, richiedere, parafrasare, ascolto attivo, chiarificazione, domande aperte, ascoltare s enza giudicare, empatia, accettazione incondizionata,)
6. Appuntare l’attenzione sulle risorse dell’altro, piuttosto che
sulle sue difficoltà. La prima abilità richiesta e pertanto quella di saper vedere i punti di forza dell’altro in modo da poterli riflettere come uno specchio grande e luminoso, rendendo così l’altro stesso capace di vederli e riconoscerli e, quindi, di potenziarli per metterli a frutto pienamente.
AVERE CURA DEI PROPRI BISOGNI
1. Inserire gli aspetti dei propri bisogni fisici 2. Competenze nella percezione degli stimoli enterocettivi 3. Quando e come si rispondono in maniera inadeguata ai propri
bisogni E’ importante che i genitori si occupino dei propri bisogni per poter soddisfare quelli dei loro figli, che si prendano cura di se per poter prendersi cura dei figli. Per i b isogni fondamentali si intendono (A.Maslow,1973, Motivzione e personalità ) bisogni fisiologici, di sucurezza, di appartenenza e di affetto, di stima e di autorealizzazione. Avere cura di sé puo voler dire :
1. ristrutturare il proprio tempo (pianificarlo per avere sempre tempo per sé, per conservare le proprie energie e il proprio umore)
2. imparare a chiedere sostegno e aiuto 3. riconoscere le proprie competenze e risorse 4. stimarsi positivamente 5. chiedere confronti e conferme al proprio agire 6. individuare altri genitori con cui condividere le esperienze 7. stimolarsi mantenendo o cercando di seguire i propri interessi 8. mantenere sempre degli spazi di coppia 9. coltivare amicizie e relazioni “dense” dal punto di vista affettivo 10. ecc
I bisogni dei ragazzi
1. Bisogno di essere ascoltati (da parlati a parlanti) e accettati per ciò che si è (bisogno di essere guardati dentro, per ciò che si è davvero, non per ciò che appare fuori: distinzione fra ciò che il ragazzo è e ciò che mostra, cosa c’è dietro l’aggressività che si vede?, la noia che si vede?, l’insoddisfazione che si vede?, l’inquietudine che si vede?, l’iperattività che si vede?, la mancanza di concentrazione che si vede?), compresi nel difficile compito che si sta affromtando di costruzione della propria identità (accettazione come conferma dell’identità, accoglienza di ciò che si è più che i ciò che si fa e empatia come atteggiamenti educativi fondamentali)
2. Bisogno di trovare uno spazio per differenziarsi dai genitori. Cenni sul concetto di simbiosi. Difficoltà per i genitori (la paura del “nido vuoto”)
3. Bisogno di autorevolezza autentica per superare la confusione, bisogno di guida e di punti di riferimento: bisogno di Adulti con la “A” maiuscola: i genitori come porto sicuro
4. Bisogno di ricevere dei permessi fondamentali
Primo incontro diagnostico-anamnestico
Creare una alleanza con il genitore che viene come richiedente d’aiuto quindi in una posizione di debolezza e pronto a recepire informazioni, anche se scientifiche, capaci di aumentare il suo spirito di confronto, di auto-misurazione, quindi autocritico, pronto a sentirsi in colpa, impotente, insicuro e ansioso, poco fiducioso di poter collaborare o di compiere lui stesso il cambiamento necessario.
Primo incontro diagnostico-anamnestico
Non sottolineare il proprio ruolo come esperto ma come persona che grazie alle sue competenze può facilitare la ricerca personale, a spolverare le proprie competenze come genitore, a ricomporre gli elementi in una forma creativa che ripristina un’apertura alla conoscenza reciproca.
Primo incontro diagnostico-anamnestico
Il punto centrale è la valorizzazione dei singoli genitori in qualità di competenti e conoscitori della propria famiglia e dei propri membri, per poter aiutare il team a offrire in forma più adeguata le informazioni utili ai genitori.
Primo incontro diagnostico-anamnestico
L’incontro deve essere caratterizzato da intenzionalità (volontà di/ tensione a/ chiarezza di fini ed obiettivi/ coscienza del proprio compito e del proprio ruolo/ presenza della dimensione di progettualita), da consenso, dalla disponibilità ad entrare in un rapporto con il genitore che faciliti la propria conoscenza e la sua crescita personale tramite l’ascolto attivo, informazioni e domande attinenti, rispettose; si manifesta con modalità assai diverse tra loro (esempi, metafore, rinforzi, raccolta di competenze del genitore), soprattutto non verbali.
Primo incontro diagnostico-anamnestico
La relazione fra i professionisti ed i genitori è sistematica, anche se l’occasione in cui si verifica l’evento (la seduta diagnostica-terapeutica) ha un suo peso e un suo significato (attribuzione di speranze, di delega di cura, di responsabilità da parte del genitore ossia di vergogna, di difesa, di senso di impotenza o di colpa, di imbarazzo, mascherando o tralasciando informazioni importanti; da parte del professionista invece l’obbligo professionale di raccolta di informazioni necessari per la programmazione delle proposte di intervento e di trasmissione di informazioni per una possibile condivisione di un razionale di un progetto di cambiamento e cura).
GLI OBBIETTIVI DEL COUNSELLING GENITORIALE
1. Sensibilizzare i genitori in quanto adulti alla relazione con il figlio / i
figli
2. Dare delle informazioni scientifiche come cuscino protettivo, per non sentirsi gli unici genitori che hanno un problema, facilitando così la condivisione di un progetto di apprendimento, di cambiamento e di crescita
3. Rassicurare e aumentare la fiducia e la stima in se stessi come genitori,
per ogni singolo genitore e come coppia genitoriale
4. Risvegliare le forze della riflessione, elaborando un clima rilassato che permette di accogliere i contenuti proposti con sincera e tranquilla curiosità, informando e suscitando una raccolta d’informazioni per acquisire nuove conoscenze
5. Indurre ad interrogarsi su di sé (dal fare domande al farsi domande)
6. Indurre a rendersi consapevoli di sé, delle conseguenze dei propri
comportamenti, dei modelli cognitivi che influenzano il proprio sentire ed agire
7. Indurre a stabilire il “contatto” con i propri bisogni e con le domande
latenti, per essere aperti per i bisogni e le domande dei propri figli
8. Attivare la creatività, la capacità di analisi e di soluzione dei problemi, partendo dalle competenze già approvate nei singoli genitori e nella coppia di genitori
9. Aumentare la conoscenza di pratiche educative, imparando nuovi
approcci verso i propri figli, esplorando alternative
10. Diminuire il senso di colpa e sdrammatizzare
11. Rinforzare le tendenze positive ed incoraggiare
12. Facilitare la comunicazione nella famiglia: acquisire abilità nell’ascolto attivo, nella risoluzione dei conflitti, nell’espressione dei sentimenti, sostenere la capacità di entrare in empatia con i figli
13. Offrire a loro stessi e di conseguenza ai loro figli la possibilità di
esprimersi, di dire e “dirsi”
ASPETTI DI TECNICHE TERAPEUTICHE
• Non chiedere ai membri della famiglia se hanno la speranza di poter cambiare ma partire dalla premessa che ciò fosse cosi, chiedendo che cosa desiderano come cambiamento specifico. Puntare l’attenzione sul come non sul se.
• Il terapeuta usa forme linguistiche come presunzioni: invece di “ha delle speranze” si usa “quali sono le sue speranze”.
• Il terapeuta deve entrare in contatto con ognuno dei membri della famiglia, attenzione alla non accettazione di un portavoce familiare.
• Riconoscere l’integrità di ogni membro della famiglia, stipulando un contratto terapeutico con giascuno.
• L’arte del terapeuta sta nella integrazione delle esigenze individuali nell’insieme del sistema familiare.
• L’efficacia terapeutica si misura nel modo della conformità delle proposte al cambiamento con le aspettative ed esigenze di sviluppo della famiglia.
• Fondamentale importanza viene dato al modo prudente, lento, rispettoso di raccogliere le informazioni da parte del terapeuta.
• Coinvolgere i genitori in un percorso di almeno qualche mese, nel quale fosse assicurata quella sistematicità cosi fondamentale per l’atto educativo
• rendere l’idea dell’importanza, della serietà, della continuità con quale anche loro dovranno applicarsi a casa con i loro figli e con la malattia
• Offrire ai genitori delle informazioni a loro utili e scientificamente corrette
• Offrire ai genitori uno spazio di contatto con se stessi, di accoglienza delle loro esperienze e dei loro vissuti
• Offrire ai genitori uno spazio di condivisione, di rielaborazione, di confronto delle loro pratiche educative con altri genitori
in modo che le loro esperienze, la loro creatività di persone prima e di genitori poi possano essere messe in primo piano e non “offese” dall’offerta di soluzioni preconfezionate da parte di esperti dell’educazione o della psicologia
questo come approccio, come modello, per facilitare una loro applicazione a casa con i loro figli
Educazione
• Realizzare se stessi, realizzando l’altro• Asimmetria ma reciprocità• Colui che educa viene anche educato
dall’educando, crea e si crea• Situarsi in una relazione d’interdipendenza e
circolarità con l’altro• Relazione nella quale i due soggetti possono
evolvere ciascuno verso un indefinito “meglio” sempre possibile e mai definitivamente raggiunto, in virtù degli scambi attivati tra loro
FILOSOFIA DEL COUNSELLING GENITORIALE
Nel ambito dell’educazione alimentare
• Arricchire la persona e offrire uno spazio di crescita e di accettazione: il coniuge “felice” e la persona psichicamente “sana” sono, con più probabilità, “buoni genitori”
essere prima di fare
• il genitore è partner competente, non destinatario passivo dell’azione educativa, mentre l’operatore professionale è catalizzatore delle risorse del genitore
partire dalle risorse piuttosto che dalle difficoltà delle famiglie
permettere che le persone crescano e abbiano gli strumenti per risolvere le difficoltà
l’intervento si fonda sul sentimento di competenza e di fiducia del genitore, sulla valorizzazione del suo ruolo
• I professionisti devono poter utilizzare un approccio interdisciplinare ed integrato d’intervento, indipendentemente dai propri modelli, valori e credenze
• è necessario che vi sia identità tra forma e con tenuto, in quanto i professionisti devono permettere il “modellamento”, l’identificazione con una “corretta” figura parentale, aiutare ai genitori di riorganizzarsi, i professionisti devono essere consapevoli che il loro aiuto può avere conseguenze positive o negative sulla relazione genitori- figli
• Per evitare di generare sentimenti di incompetenza e di ansia nei genitori conviene evitare proporrsi come professionisti e come esperti, che elaborano diagnosi e prognosi imponendo le decisioni ai genitori e renderli reticenti dinanzi a questo tipo di intervento.
• Alla base si trova un approccio umanista-esistenziale che riconosce il saper- fare della famiglia, rispettando ed attivando le sue risorse.
• Avendo fiducia nella sua capacità di auto-gestirsi e nel suo potere, le si possono proporre decisioni ma le si lascia la possibilità di auto-determinarsi. L’ascolto empatico e l’espressione dei sentimenti del genitore caratterizzano il tipo di interazione genitore- professionisti, quali riflettono le emozioni e il vissuto del genitore singolo e saranno così modelli rispettosi per un percorso di miglioramento della comunicazione nella coppia genitoriale tra loro stessi e di conseguenza anche tra loro e il loro figlio con le sue esigenze ancora mascherati.
• Al centro viene privilegiata l’idea di interdipendenza e di reciprocità nell’apprendimento e nello sviluppo di tutti e di ciascuno, genitori e professionisti. La gestione del potere è condivisa. I professionisti si mettono in autentico ascolto per meglio comprendere la realtà particolare del singolo genitore. Il genitore è invitato a reagire in modo propositivo alle ipotesi di intervento del singolo professionista quale si propone come partner competente, avendo chiaro e trasparente tutte le proposte e il loro modo di interazione nel modello socio-bio-psicologico