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La Verità Anno II - Numero 269 www.laverita.info - Euro 1 O Quid est veritas? O QUOTIDIANO INDIPENDENTE FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 12 novembre 2017 y(7HI1B4*LMNKKR( +/!=!#!#!? Nelle edicole del Veneto il libro di Lorenzetto sui veneti «Cuor di veneto» di Stefano Lorenzetto a 9 euro (più il prezzo del giornale) in Veneto È prenotabile nelle edicole di tutta Italia LA BEFFA DELLA TASSA SUI RIFIUTI GONFIATA Come fare ricorso contro la fregatura Tari Tutti i calcoli per sapere se avete pagato più del dovuto e il modulo per chiedere il rimborso. Da domani partirà anche la class action Il capo dell’Agenzia delle entrate ai cittadini: «Non siamo vostri amici, dovete controllarci» di CLAUDIO ANTONELLI e GIANLUCA BALDINI Il governo cerca di correre ai ripari sulla beffa Tari: ecco il modulo per fare ricorso con- tro la tassa «gonfiata» sui ri- fiuti. Intanto il capo dell’Agen- zia delle entrate, Ernesto Ma- ria Ruffini, illustra il piano di abolizione del 730 e spiega: «Non siamo amici del contri- buente, dovete controllarci». a pagina 7 ALTRO CHE SCAVARE NEI CRAC BANCARI LA COMMISSIONE SERVE A FAR FUORI MARIO DRAGHI di MAURIZIO BELPIETRO A questo pun- to è chiaro a che cosa serva la c o m m i s s i o ne d’inchiesta sulle banche. Di certo non ad appurare chi abbia mandato in fumo i risparmi degli italiani, ma solo a rego- lare un po’ di conti politici. Fino a ieri avevamo sospetta- to che la ragione per cui Mat- teo Renzi avesse riesumato il comitato interparlamentare, affidandone la presidenza a Pier Ferdinando Casini, fos- se un modo come un altro per rifarsi una verginità, cioè per ergersi a paladino dei ri- sparmiatori contro i cattivi banchieri. Forse il motivo che lo ha spinto a presentare una mozione contro il gover- natore Ignazio Visco è anche questo, ma c’è dell’altro. E l’altro si chiama Mario Dra- ghi. È lui il vero obiettivo del segretario del Partito demo- cratico. Il presidente (...) segue a pagina 5 IL BESTIARIO Guardo oggi la Sicilia Ed era meglio Ciancimino di GIAMPAOLO PANSA Non era affatto brutto come mol- ti sostenevano. Lo ricordo picco- lo di statura, asciutto, profilo arabo, dentatura perfetta, bar- ba bianca corta e un po’ rada, il sosia di Arnoldo Foà, un attore di teatro e di cinema davvero bravo. Sto parlando di Vito Ciancimino, uno dei capi della Dc siciliana a partire dagli an- ni Sessanta, molto chiacchie- rato, molto intervistato, molto temuto. Democristiano (...) segue a pagina 11 Giletti si vendica «Da stasera sono in guerra con la Rai e Fabio Fazio» CARLO PIANO a pagina 21 Nell’indagine sui Renzi c’è lady Leopolda L’inchiesta parte da un giro di soldi sospetti. Nelle carte il nome della donna che organizza l’evento PAROLA DI UN FONDATORE Attenti a Facebook Vi rende imbecilli di GIACOMO AMADORI e FABIO AMENDOLARA Spunta pure la Leopolda nel l’inchiesta sui coniugi Renzi svelata dalla Verità . Nelle carte che ricostruisco- no un giro di soldi poco chia- ro, infatti, c’è il nome di Li- lian Mammoliti, proprieta- ria dell’agenzia di comunica- zione che organizza l’evento clou del renzismo. Emerge anche un socio d’affari in co- mune tra il clan dei Mallardo e l’entourage dei Renzi. alle pagine 2 e 3 Basta Butungu Arriva la legge per impedire il rito abbreviato se c’è l’ergastolo L’ALLARME SICUREZZA ALESSIA PEDRIELLI a pagina 8 Come il perfetto sconosciuto di «The Place» sa tirare fuori il nero dell’anima IL REGISTA PAOLO GENOVESE MAURIZIO CAVERZAN a pagina 19 di FRANCESCO BORGONOVO Facebook? Come una droga. Parola di Sean Parker, finanziatore del social. a pagina 13 LA ROVINA DELLA MELEGATTI, CHE BREVETTÒ IL DOLCE NATALIZIO Il pandoro tramonta in Italia e risorge in India La Bauli produrrà in Oriente i croissant nati dopo la vittoria del 1683 sui turchi a Vienna di STEFANO LORENZETTO Il triangolo ret- tangolo del gusto ha perso un cate- to, il pandoro Me- legatti. Regge be- none l’ipotenusa, e cioè Rana, tortellini, un lato così lungo da essere arrivato da Verona fino agli Stati Uniti, con uno stabilimento a Chicago. E resiste l’altro cateto, Vicenzi, biscotti e sfogliatine, che sorge di fronte alla Melegatti, in Co- mune di San Giovanni Lupato- to, l’unico in Italia a vantare una simile concentrazione di prelibatezze. In realtà non è neppure un triangolo, bensì una linea retta di 2.700 metri, lungo la quale sorgono le tre unità produttive della golosità. Il teorema di Pitagora ne soffre, il codice del palato pu- re. Eppure a me il pandoro Melegatti non piace, o forse dovrei dire non piaceva, con- siderato che hanno smesso di farlo (liti tra soci, debiti per una trentina di milioni, sti- pendi non pagati, cassa inte- grazione, scioperi, libri in tri- bunale, richiesta di concor- dato, tentativo di far ripartire la produzione dal giorno 20 solo per quattro settimane). Ma ci fu un tempo in cui ne ero ghiotto. A casa nostra veniva ammesso solo quello. L’incar- to blu scuro era un presagio di notte santa. Un mio fratello che studiava da perito elettro- tecnico ogni volta lo ripiegava con cura e lo metteva da parte. Gli involucri oleati un Natale diventarono la volta celeste di un presepe animato che occu- pava mezza cucina, nel quale il giorno trascolorava nel tra- monto e infine si spegneva n el l’oscurità. A quel punto nel firmamento marchiato Melegatti si accendevano de- cine di stelle traforate, un prodigio ottenuto con alcuni pendoli del Meccano tuffati lentamente in una soluzione idrosalina. (...) segue a pagina 15 ZOMBIE Ogni giorno milioni di clic sulla app

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LaVer itàAnno II - Numero 269 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O

QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 12 novembre 2017

y(7HI1B4*

LMNKKR( +/!=

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Nelle edicole del Veneto il libro di Lorenzetto sui veneti «Cuor di veneto» di Stefano Lorenzettoa 9 euro (più il prezzo del giornale) in VenetoÈ prenotabile nelle edicole di tutta Italia

LA BEFFA DELLA TASSA SUI RIFIUTI GONFIATA

Come fare ricorso contro la fregatura TariTutti i calcoli per sapere se avete pagato più del dovuto e il modulo per chiedere il rimborso. Da domani partirà anche la class action

Il capo dell’Agenzia delle entrate ai cittadini: «Non siamo vostri amici, dovete controllarci»di CLAUDIO ANTONELLIe GIANLUCA BALDINI

n Il governo cerca di correreai ripari sulla beffa Tari: eccoil modulo per fare ricorso con-tro la tassa «gonfiata» sui ri-

fiuti. Intanto il capo dell’Agen -zia delle entrate, Ernesto Ma-ria Ruffini, illustra il piano diabolizione del 730 e spiega:«Non siamo amici del contri-buente, dovete controllarci».

a pagina 7

ALTRO CHE SCAVARE NEI CRAC BANCARI

LA COMMISSIONE SERVEA FAR FUORI MARIO DRAGHIdi MAURIZIO BELPIETRO

n A questo pun-to è chiaro a chec o s a s e r va l ac o m m i s s i o n ed’inchiesta sullebanche. Di certo

non ad appurare chi abbiamandato in fumo i risparmidegli italiani, ma solo a rego-lare un po’ di conti politici.Fino a ieri avevamo sospetta-to che la ragione per cui Mat-teo Renzi avesse riesumato ilcomitato interparlamentare,

affidandone la presidenza aPier Ferdinando Casini, fos-se un modo come un altroper rifarsi una verginità, cioèper ergersi a paladino dei ri-sparmiatori contro i cattivibanchieri. Forse il motivoche lo ha spinto a presentareuna mozione contro il gover-natore Ignazio Visco è anchequesto, ma c’è dell’altro. El’altro si chiama Mario Dra-ghi. È lui il vero obiettivo delsegretario del Partito demo-cratico. Il presidente (...)

segue a pagina 5

IL BESTIARIO

Guardo oggila SiciliaEd era meglioCianciminodi GIAMPAOLO PANSA

n Non era affattobrutto come mol-ti sostenevano.Lo ricordo picco-l o d i s t a t u r a ,asciutto, profilo

arabo, dentatura perfetta, bar-ba bianca corta e un po’ rada, ilsosia di Arnoldo Foà, un attoredi teatro e di cinema davverobravo. Sto parlando di VitoCiancimino, uno dei capi dellaDc siciliana a partire dagli an-ni Sessanta, molto chiacchie-rato, molto intervistato, moltotemuto. Democristiano (...)

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Giletti si vendica«Da staserasono in guerracon la Raie Fabio Fazio»

CARLO PIANOa pagina 21

Nell’indagine sui Renzi c’è lady LeopoldaL’inchiesta parte da un giro di soldi sospetti. Nelle carte il nome della donna che organizza l’evento

PAROLA DI UN FONDATORE

Attenti a FacebookVi rende imbecilli

di GIACOMO AMADORIe FABIO AMENDOLARA

n Spunta pure la Leopoldanel l’inchiesta sui coniugiRenzi svelata dalla Ve rità .Nelle carte che ricostruisco-no un giro di soldi poco chia-ro, infatti, c’è il nome di Li-lian Mammoliti, proprieta-ria dell’agenzia di comunica-zione che organizza l’eve ntoclou del renzismo. Emergeanche un socio d’affari in co-mune tra il clan dei Mallardoe l’entourage dei Renzi.

alle pagine 2 e 3

Basta ButunguArriva la leggeper impedireil rito abbreviatose c’è l’e r g asto l o

L’ALLARME SICUREZZA

ALESSIA PEDRIELLI a pagina 8

Come il perfettos c o n os c i u todi «The Place»sa tirare fuoriil nero dell’anima

IL REGISTA PAOLO GENOVESE

MAURIZIO CAVERZAN a pagina 19

di FRANCESCO BORGONOVO

n Facebook? Come una droga. Paroladi Sean Parker, finanziatore del social.

a pagina 13

LA ROVINA DELLA MELEGATTI, CHE BREVETTÒ IL DOLCE NATALIZIO

Il pandoro tramonta in Italia e risorge in IndiaLa Bauli produrrà in Oriente i croissant nati dopo la vittoria del 1683 sui turchi a Viennadi STEFANO LORENZETTO

n Il triangolo ret-tangolo del gustoha perso un cate-to, il pandoro Me-legatti. Regge be-none l’i p ote nu s a ,

e cioè Rana, tortellini, un latocosì lungo da essere arrivato daVerona fino agli Stati Uniti, conuno stabilimento a Chicago. Eresiste l’altro cateto, Vicenzi,biscotti e sfogliatine, che sorgedi fronte alla Melegatti, in Co-

mune di San Giovanni Lupato-to, l’unico in Italia a vantareuna simile concentrazione diprelibatezze. In realtà non èneppure un triangolo, bensìuna linea retta di 2.700 metri,lungo la quale sorgono le treunità produttive della golosità.

Il teorema di Pitagora nesoffre, il codice del palato pu-re. Eppure a me il pandoroMelegatti non piace, o forsedovrei dire non piaceva, con-siderato che hanno smesso difarlo (liti tra soci, debiti per

una trentina di milioni, sti-pendi non pagati, cassa inte-grazione, scioperi, libri in tri-bunale, richiesta di concor-dato, tentativo di far ripartirela produzione dal giorno 20solo per quattro settimane).Ma ci fu un tempo in cui ne eroghiotto. A casa nostra venivaammesso solo quello. L’i n c a r-to blu scuro era un presagio dinotte santa. Un mio fratelloche studiava da perito elettro-tecnico ogni volta lo ripiegavacon cura e lo metteva da parte.

Gli involucri oleati un Natalediventarono la volta celeste diun presepe animato che occu-pava mezza cucina, nel qualeil giorno trascolorava nel tra-monto e infine si spegnevan el l’oscurità. A quel puntonel firmamento marchiatoMelegatti si accendevano de-cine di stelle traforate, unprodigio ottenuto con alcunipendoli del Meccano tuffatilentamente in una soluzioneidrosalina. (...)

segue a pagina 15

ZOMBIE Ogni giorno milioni di clic sulla app

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LaVer ità 15DOMENICA12 NOVEMBRE 2017

ZLA MELEGATTI IN ROVINASegue dalla prima pagina

di STEFANO LORENZETTO

(...) C’erano anche i ruscelli d’ac qu acorrente e il muschio vero. Primopremio al concorso parrocchiale:macchina fotografica Ferrania, conflash e 10 bulbi azzurrati inclusi.

Poi qualcosa si ruppe. Accadde nel1984. La Melegatti inventò il Grandeconcorso Natale d’oro, con testimo-nial Franca Valeri. Spot in tv, pubbli-cità sui giornali. In palio una Ferrari348 Tb. Che c’entrava con la nascitadel Bambino nella stalla? Quando an-dai sul lago di Bracciano a intervista-re l’attrice, che ha 97 anni e vive cir-condata dai suoi sette cani, non ebbi ilcoraggio di dirglielo. Però che la ro-mana sora Cecioni avesse prestato ilvolto al dolce simbolo della mia città ame parve un sacrilegio. Perché il pan-doro è figlio di un riscatto sociale, èstato concepito in antitesi al panetto-ne, è lievitato per rivalsa contro laspocchia dei milanesi (Franca MariaNo r s a , alias Franca Valeri, è nata aMilano), i quali credono di saper faretutto loro.

Ne l l ’albo (d’oro anche quello) dellaMelegatti si rintracciano le testimo-nianze fotografiche di questo campa-nilismo. Due incursioni alla Fieracampionaria di Milano: una con la

consegna di un pandoro al capo delloStato, Luigi Einaudi, seduto sulla Fiat2800 presidenziale decappottabileche il 9 settembre 1943 era stata usatada re Vittorio Emanuele III per la fugaa Brindisi; l’altra con lo stesso omag-gio all’arcivescovo Giovanni BattistaMo nti ni, prima che partisse per ilconclave dal quale sarebbe uscito pa-pa con il nome di Paolo VI.

Pare che tutto abbia avuto originedall’esclamazione dialettale di stupo-re - «L’è propio un pan de oro!» - usci-ta dalle labbra del pasticciere Dome -nico Melegatti mentre estraeva dalforno il dolce a forma di stella tronco-conica con otto punte. S’ignora chifurono i testimoni dell’evento acca-duto nel laboratorio al numero 21 dicorso Porta Borsari, l’antico decuma-no della Verona romana, di fronte allachiesa di SanGiovanni in Fo-ro (fateci caso:accanto alla ca-sa di Dio quasisempre c’è unartigiano chevuole farti san-tificare la festacon le sue pa-stine). Correval’anno 1892. O1893? L’u n ic acertezza è chei l 2 1 m a r z o1894 comparvesu ll’Are na u napubblicità incui M el egattiinformava «labenevola e numerosissima sua clien-tela di aver allestito un nuovo dolceche per la sua squisitezza, leggerezza,inalterabilità e bel formato l’autore loreputa degno del primo posto no-mandolo Pan d’oro». Roba da perdo-nargli l’a n ac o luto.

L’invenzione ebbe subito successo,ta nt’è che M el egatti il 14 ottobre pre-sentò al ministero di Agricoltura, In-dustria e Commercio una domandaper ottenere un «attestato di privativaindustriale della durata di anni treper un brevetto designato col titoloPandoro (dolce speciale)», come silegge nel decreto rilasciato dal Regnod’Italia il 20 marzo 1895.

All’epoca Domenico Melegatti e ragià cinquantenne. Passati altri dueanni, il settimanale satirico Can da laS c al a gli riconobbe in rima il titolo di

profeta in patria: «El sta de fassa a SanGiovani in Foro / e l’à inventà el pan-doro / e i pastisseri da la rabia muti / il’à voludo simiotarlo tuti».

L’accusa di aver scimmiottato ilsuo concorrente faceva montare ilsangue alla testa a Ruggero Bauli, fon-datore dell’omonima dinastia dolcia-ria, morto nel 1985 all’età di 90 anni.Egli contestò fino all’ultimo la primo-genitura di M el egatti . Diceva di es-sersi rifatto al libum citato dallo stori-co latino Tito Livio, al Kougelhopfd’Alsazia, alla brioche di Nanterre, al-la seicentesca ricetta del pane reale disuor Celeste Galilei. Per concludere,stizzito, che «non si sa chi abbia in-ventato il pandoro, ma il pandoroBauli l’ha inventato Ruggero Bauli edè il più buono, lo scriva ben chiaro».

Se poi chiedevi a B au l i quale fossela sua formulamisteriosa, tirispondeva: «Èquestione dimettere un po’più, un po’ me -no, un po’ pri -ma, un po’ do -po».

L u i g i S o r-mani Moretti,senatore delRegno origina-rio di ReggioEmilia, prefet-to di Veronad a l 1 8 8 8 a l1897, nel suoultimo annotrascorso in ri-

va all’Adige annotava che «offelleried’ogni sorta, talune con laboratoriofornito d’impastatrici e di trituratricia sistema moderno, trovansi beneprovviste e rinomate anche oltre ilcircuito daziario di Verona». E, dagran gourmet come tutti gli emiliani,soggiungeva: «Ricercasi e vantasi qui:il natalino, simbolico e tradizionalequanto l’analogo e più famoso panet-tone di Milano; la sfogliatina di Villa-franca; la brassadella pasquale; la tor-ta di paparelle (tagliatelle) e il cosìdetto pan d’oro che recentementeprese voga incontrando nel gusto delpubb l ic o » .

Che cosa rimane di quella fulgidaepopea? Poco. Domenico Melegattimorì nel 1914. Il suo matrimonio conAdele Carlini non aveva assicuratoun erede in fabbrica, per cui il suo

patrimonio passò a una nipote, IrmaB a r bie r i , sposata con Virgilio Turco,stretto collaboratore del siór Ménego(gestiva il negozio che M el egatti ave vaaperto in corso Vittorio Emanuele aMilano). Oggi l’azionariato dell’a-zienda vede i figli di Carolina Turcoconiugata Ro n ca in lotta perenne coni figli di A nto n io e G iu s e p p e Tu rc o.Emanuela Perazzoli, che siede sullapoltrona di presidente prima occu-pata dal marito Salvatore Ronca,morto nel 2005, confessò candida-mente a Maria Silvia Sacchi del Cor -riere della Sera: «Litigavano i nonni,poi hanno litigato i padri e ora conti-nua questa contrapposizione».

Al che ti chiedi: e i B au l i , che sonogiunti alla quarta generazione, comeavranno fatto a non baruffare? Aven-doli conosciuti tutti e quattro, credodi poter dire che gliene sia mancato iltempo: troppo impegnati a lavorare,Alber to, Ad r i a n o e C a rl o, o ad aiutareil prossimo, Rosa Maria, vedova delcompianto professor Antonio Squas-s a bi a , medico radiologo all’antica chein ogni paziente scorgeva un riflessodel Creatore, forse perché da piccoloaveva dormito ai piedi del letto di SanGiovanni Calabria.

Questione di geni. Il capostipiteCarilao Bauli, fornaio a Nogara, nellaBassa, aveva insegnato ai figli ad an-dare d’accordo con un metodo assaisemplice: ne mise al mondo 13 (unafemmina, Azzina, sarebbe diventatala madre del banchiere Giorgio Za-n otto ). Quello di Rug ge ro B au l i per lafarina fu un amore precoce. A 9 anniera già piccolo di bottega da Bertoldi,in piazza Erbe, a Verona. A 13 lo man-darono a imparare come si fanno lepaste a Tione, in Trentino. Tornatonella sua città, fu assunto all’Olivo, difronte all’Arena. Poi andò a cercarefortuna in Argentina. Si arrangiò co-me tassista. Rimpatriò dopo un anno.E ricominciò con i dolci.

Sotto Natale, passava intere setti-mane senza dormire. Una notte, nonvedendolo rincasare da 24 ore, la mo-glie Rita corse trafelata al laboratoriodi vicolo Disciplina. Temeva che fossestato stroncato da un infarto. Invecetrovò il marito addormentato per lastanchezza sui gradini.

Ruggero Bauli lasciò l’Italia una se-conda volta quando B e n i to Mu s s ol i n ilimitò l’uso di uova, zucchero e fari-na. S’imbarcò sul piroscafo Princi-pessa Mafalda, portandosi appresso

macchinari, stampi, matterelli. Ma a200 miglia dalle coste brasiliane per-se tutto: il transatlantico, salpato daGenova con 977 passeggeri e 282 uo-mini d’equipaggio, colò a picco. Fuu n’ecatombe. B au l i si salvò per mira-colo. Sulla prima pagina di O Globo,quotidiano di Rio de Janeiro, il 28 ot-tobre 1927, sotto un titolo che spiega-va come le scene del «formidável nau-frágio» superassero qualsiasi imma-ginazione, erano fotografati 17 super-stiti. Occhi atterriti su facce da emi-granti affamati. Il quarto da destraera un allampanato Ruggero Bauli.Teneva le mani sui fianchi, come sefosse reduce da una passeggiata.Svettava su tutti, quasi volesse saltarfuori dal giornale, impaziente com’e-ra di ricominciare. Aveva lo sguardofiero, a dispetto dei pantaloni bagnatiche si erano ri-t i r at i f i n o amettere in mo-stra i calziniproletari. «Nonsapeva neppu-re nuotare»,s ’ i nt e n e r ivasuo figlio A-driano. «Rima-se per ore nellegelide acqued e l l ’ o c e a n oAtlantico, ag-grappato a unlegno. Fu ripe-scato, strema-to, dai marinaid i u n a n a v eolandese».

Adriano Bauli, capo della holdingdi famiglia, morì un sabato di maggiodel 2014, consumato da un male per-fido. Quattro giorni prima, racco-gliendo le ultime forze, volle tornarenello stabilimento di Castel d’A z za n oper congedarsi dai suoi dipendenti.Li salutò a uno a uno, ringraziandoli.Molti avevano le lacrime agli occhi.Degli unici due incontri che ebbi conlui, uno per il libro Fatti in casa e unaltro per una cena nella tenuta del-l’imprenditore agricolo Guido FinatoMar tinati, ricordo soprattutto il se-condo. Avevo espresso a tavola le mieansie di padre, che penso siano assaicomuni fra i genitori d’oggi: due figliche non volevano saperne di mangia-re la frutta. E Adriano Bauli, da lau-reato in farmacia con lunga esperien-za maturata sul campo nella scienza

dell’alimentazione, mi rincuorò conbonomia: «Non si preoccupi. Sono ar-rivato sino alla mia età comportando-mi esattamente come i suoi bambini,senza mai mangiare mele, pere, pe-sche o altri frutti della terra».

Mentre l’emblema del pandoro, in-carnato dal suo inventore M el egatti ,in terra scaligera declina, succedeche i B au l i vadano invece ad aprireuno stabilimento a Baramati, in In-dia. Un segno dei tempi. Il sole, daquando esiste la terra, è sempre sortoa Oriente, mai a Occidente, parola cheinfatti deriva dal latino occid e re, tra-montare. Che in Oriente stia albeg-giando, mentre lo stanco Occidentebrancola in un tramonto che non èsoltanto dolciario, mi pare evidenteper chiunque.

Sì, dev’essersi davvero capovolto ilmondo se nello Stato federato delMaharashtra sono più interessati dinoi alle 17.000 tonnellate di croissantche l’impianto dei B au l i sfornerà ognianno. Un ritorno alle origini, a benvedere: il croissant ha la forma dellamezzaluna islamica e Alan Eaton Da-v id s o n , defunto diplomatico britan-nico vissuto tra Egitto, Tunisia e Laos,nonché storico del cibo autore del-l’enciclopedia The Oxford Compa-nion to Food, accredita la leggendache attribuisce la paternità dell’at -tuale cornetto italico a un pasticciere

austriaco, desideroso di festeggiare lafine dell’assedio di Vienna a opera deiturchi, durato due mesi, e la sconfittadell’Impero ottomano nella battagliadel settembre 1683. Una vittoria chefu propiziata da un frate francescano,il beato Marco d’Avi ano, con unamessa celebrata sul monte Calvo pri-ma dello scontro finale tra gli invasoriislamici e la Lega Santa. Il che spiegaperché da secoli la brioche si sposicosì bene con il cappuccino.

Oggi gli indiani cercano la qualità,mentre noi ci accontentiamo delleschifezze. Parlo con cognizione dicausa. Mai assaggiati i croissant pre-lievitati e congelati che ormai tutti ibar fanno rinvenire nel forno a mi-croonde appena alzata la saracine-sca? Per anni, girando l’Italia, sonostato costretto a uscire dalle autostra-

de pur di sot-trarmi a quelloc h e m i s e m-brava un atten-tato alle libertàpersonali, unsequestro del-le papille gu-stative. Nellearee di servizioservono solocedevoli fagot-tini che al pri-mo morso ti la-sciano una pa-tina di marga-rina sul palato.Nelle loro vi-scere s’a n n id auna cremina

gialla insopportabilmente acidula ouna passata di marmellata che aderi-sce alla pasta come il muco alle paretidello stomaco nelle gastroscopie. Lasfoglia trasuda un’untuosità da strac-cio di autofficina. Di solito, nell’ad -dentarli ti ustioni. Ricordo ancora lamattina in cui, mentre salivo versol’altopiano di Asiago per un’intervi -sta a Stoccareddo, la salvezza mi rag-giunse in un’osteria, sotto forma dicroissant Bauli alla ciliegia.

Per fortuna nostra, e degli indiani, iB au l i continuano ad applicare la ri-cetta di papà Ruggero: «Ragazzi, ri-cordatevi che il primo giorno si vendeil dolce più bello, perché l’occhio vuo-le la sua parte. Ma il giorno dopo sivende soltanto quello buono. Mi rac-comando, voi fatelo sempre buono».

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“Ruggero Bauli, sopravvissutoal naufragio del PrincipessaMafalda, aveva una ricetta:«È questione di mettereun po’ più, un po’ meno,un po’ prima, un po’ dopo»

”“Nel Maharashtra produrrannoi croissant a mezzaluna chericordano la vittoria sui turchidopo l’assedio di ViennaA noi restano quelli congelatiserviti nelle aree di servizio

PRIMO Domenico Melegatti con la moglie e i suoi pandori donati al presidente Luigi Einaudi e all’arcivescovo Giovanni Battista Montini

L’Italia non merita più il pandoro, l’India sìGli eredi hanno mandato a remengo il dolce inventato dal siór Ménego nel 1894 in antitesi al panettone. Trent’anni fa venivareclamizzato da Franca Valeri e metteva in palio le Ferrari. Per fortuna resistono i Bauli, che ora si stanno espandendo in Oriente