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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI MAGNA GRAECIA CORSO DI LAUREA Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia CATANZARO LA RADIOPROTEZIONE IN AMBIENTE SANITARIO A cura dellesperto qualificato dott. ing. Francesco Di Capua

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI

MAGNA GRAECIA

CORSO DI LAUREA

Tecniche di Radiologia Medica

per Immagini e Radioterapia

CATANZARO

LA RADIOPROTEZIONE

IN AMBIENTE SANITARIO

A cura dell’esperto qualificato dott. ing. Francesco Di Capua

2

LE RADIAZIONI IONIZZANTI

INTRODUZIONE E GENERALITÀ

Per radiazioni ionizzanti si intendono le radiazioni elettromagnetiche (raggi X e ), le par-

ticelle cariche (elettroni, protoni, alfa, ioni, ecc.) e neutre (neutroni) emesse dagli atomi di

alcune particolari sostanze, dette perciò radioattive, o prodotte da apparecchi o impianti

ideati dall'uomo (tubi a raggi X, acceleratori, reattori): tali radiazioni sono in grado di pe-

netrare nella materia e di crearvi delle ionizzazioni, ovvero, in parole povere, di strappare

elettroni agli atomi.

La ionizzazione prodotta da queste radiazioni all'interno della materia vivente induce vari

processi chimici responsabili della formazione di radicali liberi (H+ e OH-): questi ultimi

possono attaccare le molecole complesse che compongono le cellule e dare luogo, quindi,

ad alterazioni cellulari quali morte della cellula stessa, arresto o rallentamento del suo

processo di divisione, oppure modificazione cromosomica permanente che viene trasmes-

sa alle cellule figlie (mutazione).

Poiché il danno biologico finale è funzione della ionizzazione locale prodotta nel tessuto,

ovvero della quantità di energia ceduta dalla radiazione per unità di massa di tessuto, tale

danno dipenderà dalla grandezza fisica dose assorbita, definita come l'energia assorbita

per unità di massa, la cui unità di misura è il gray (1 Gy = 1 joule/kg). Inoltre poiché l'ef-

fetto biologico dipende non solo dalla dose assorbita, ma anche dalle modalità con cui la

radiazione cede energia al tessuto, ai fini radioprotezionistici un campo di radiazioni vie-

ne definito mediante la dose equivalente, ovvero la dose assorbita moltiplicata per un

fattore di ponderazione wR, che tiene conto del diverso effetto biologico prodotto dai vari

campi di radiazione e che dipende dal tipo e dall'energia della radiazione. Ad esempio, il

fattore di ponderazione wR è pari ad uno per la radiazione elettromagnetica (raggi X e )

e gli elettroni ed è invece pari a 5 per i protoni. L'unità di misura della dose equivalente è

il sievert ( Sv ).

Nelle attività sanitarie sono normalmente utilizzate a scopo diagnostico o terapeutico

radiazioni elettromagnetiche od elettroni per cui wR = 1 e la dose equivalente coinci-

de numericamente con la dose assorbita (1 Sv = 1 Gy).

3

EFFETTI BIOLOGICI DELLE RADIAZIONI

Gli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti possono essere di due tipi: somatici e gene-

tici. Gli effetti somatici si riferiscono ai danni che si osservano nell'individuo esposto e si

esauriscono con lui; gli effetti genetici sono riferiti alle conseguenze dei danni prodotti

sulle cellule germinali e trasmessi ai discendenti; tali conseguenze si manifestano solo

nelle generazioni future.

Gli effetti biologici, inoltre, possono essere suddivisi in "stocastici" e "deterministici". Gli

effetti stocastici sono di tipo probabilistico, ovvero la loro frequenza di comparsa, co-

munque molto piccola, è funzione della dose; non hanno gradualità di manifestazioni con

la dose assorbita, cioè sono del tipo tutto - o - niente quale che sia la dose. Gli effetti de-

terministici sono viceversa prevedibili, nel senso che è possibile predire se una persona

irradiata con una data dose svilupperà questi effetti. Presentano un valore soglia di dose al

di sopra del quale colpiscono tutti o quasi tutti gli irradiati e mostrano un aggravio di sin-

tomi con l'aumentare della dose. Possono manifestarsi entro qualche giorno o qualche

settimana dall'irradiazione (effetti immediati) o dopo mesi o anni (effetti tardivi). I valori

soglia al di sopra dei quali compaiono effetti rivelabili clinicamente sono dell'ordine del

sievert o anche più.

Gli effetti somatici possono essere di tipo stocastico o deterministico. Tra gli effetti soma-

tici deterministici, oltre all'esposizione globale acuta di un individuo a dosi elevate, di cui

viene riportato in Tab.I un quadro schematico e semplificato della sintomatologia in rap-

porto alla dose, rientrano:

le radiodermiti, dal semplice eritema cutaneo immediato alla "radiodermite del radio-

logo", che insorge dopo diversi anni di latenza, ma che non regredisce più, fino ad e-

volvere, potenzialmente, in epitelioma spinocellulare;

le alterazioni ematologiche, essenzialmente rappresentate da manifestazioni di aplasia

midollare, con riduzione del numero di granulociti, linfociti e piastrine, e da anemie;

le alterazioni a carico dell'occhio, essenzialmente rappresentate dalla cataratta, che

può insorgere, anche a distanza di diversi anni, a seguito dell'esposizione ad una dose

unica di 5-8 Sv;

danni agli organi genitali, quali la riduzione della fertilità o la sterilità per dosi supe-

riori a 1 Sv.

4

Tab. I - Sintomatologia a seguito di esposizione globale acuta di un individuo ad

alte dosi

Dose equivalente (Sv)

Settimane dopo

l'esposizione

1-3

(subletale)

4

(letale)

> 6

(sopraletale)

1 fase latente nausea e vomito

(1 giorno)

nausea e vomito,

malessere, diarrea,

febbre

2

depilazione, malessere

generale

bocca e gola in-

fiammate, ulcera-

zioni, deperimento,

morte

3 perdita appetito, depi-

lazione, infiammazio-

ne gola, emorragie

perdita appetito, emor-

ragia, diarrea, febbre,

deperimento, MORTE

EVENTUALE

4 diarrea, GUARIGIO-

NE

Sopravvivenza Certa salvo complica-

zioni; (2.5 Sv sono

mortali nel 5% dei ca-

si)

possibile nel 50% dei

casi

impossibile

Gli effetti somatici stocastici sono quelli più importanti dal punto di vista radioprotezioni-

stico in quanto, almeno in via teorica e come vedremo più avanti, si possono verificare

anche per livelli di dose molto bassi; viceversa gli effetti deterministici si verificano solo

per valori di dose elevati e sono quindi da escludere in attività ospedaliere comportanti

l'impiego di radiazioni ionizzanti.

Gli effetti somatici stocastici sono rappresentati da lesioni neoplastiche, quali le leucemie

e altre forme tumorali solide (cancro del polmone, tumore della mammella, carcinoma

della tiroide, tumori dello scheletro, etc.). Tali effetti hanno tempi di latenza piuttosto

lunghi: il tempo di latenza minimo varia da tre anni per le leucemie e i tumori ossei a die-

ci anni per gli altri tumori solidi.

Vanno inoltre considerati i danni embrionali e fetali: infatti, a seguito dell'azione delle

radiazioni sul prodotto del concepimento, si possono osservare sia la morte fetale, sia al-

terazioni dello sviluppo con rischi di malformazioni. Nel primo mese di gravidanza dosi

dell'ordine di 0.1 Sv ricevute dall'embrione possono provocare l'aborto. Dalla fine del

primo mese fino al terzo si possono produrre diversi tipi di malformazione, mentre dalla

fine del terzo mese si possono indurre effetti tardivi, a carattere probabilistico, manife-

stantisi nei primi anni di vita del bambino. Tra i danni al feto è inoltre da citare il rischio

di ritardo mentale grave a seguito di irradiazione nel periodo compreso tra l'ottava e la

quindicesima settimana di gestazione e, con minor intensità, tra la sedicesima e la venti-

5

cinquesima settimana; l'aborto e le malformazioni fetali sono effetti a carattere determini-

stico con un valore soglia di circa 50 mSv.

Gli effetti ereditari, almeno a livello delle dosi considerate a livello radioprotezionistico,

sono di tipo stocastico. Essi sono dovuti a due componenti principali: le mutazioni geni-

che e le aberrazioni cromosomiche. Le mutazioni geniche si distinguono in dominanti e

recessive in rapporto alle modalità di trasmissione. Anche le aberrazioni cromosomiche

sono di due tipi: aberrazioni numeriche, in relazione alla presenza di cromosomi in più o

in meno rispetto al numero caratteristico della specie; aberrazioni strutturali quando, pur

mantenendosi questo numero invariato, i geni presenti su uno o più cromosomi sono in

eccesso o in difetto rispetto alla norma. Vi sono infine molte condizioni di origine eredita-

ria aventi trasmissibilità irregolare; esse riguardano, per esempio, le predisposizioni a ma-

lattie particolari di grande rilevanza sociale, oppure condizioni non rivelabili nel singolo

individuo, ma sulle popolazioni nel loro complesso (fertilità, durata della vita).

STIMA DEL RISCHIO (PER EFFETTI STOCASTICI)

Le stime di rischio relative agli effetti stocastici indotti dall'azione delle radiazioni ioniz-

zanti possono essere ricavate unicamente dai dati relativi agli effetti osservati su alcuni

gruppi di individui irradiati ad alte dosi; infatti gli studi epidemiologici eseguiti su popo-

lazioni o gruppi di individui irradiati a livelli bassi di dose, dell'ordine di quelli di interes-

se radioprotezionistico, non hanno finora portato ad alcuna conclusione statisticamente

significativa. I dati su cui si basano pertanto le stime di rischio sono quelli relativi a:

popolazione giapponese esposta alle radiazioni a seguito dei bombardamenti nucleari

di Hiroshima e Nagasaki;

lavoratori a contatto con vernici contenenti sali di radio;

minatori impiegati nell'industria estrattiva di sostanze radioattive;

pazienti sottoposti a radioterapia;

pazienti sottoposti a indagini radiologiche con mezzo di contrasto contenente sali di

torio;

animali da esperimento.

In Tab.II sono indicate le stime di rischio di malattie neoplastiche mortali ricavate dai dati

più recenti relativi ai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki pubblicati nel rapporto del

Comitato sugli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti del 1988 (1). Il rischio è espres-

so come aumento della probabilità di morte lungo tutto l'arco della vita indotto da una

dose equivalente di 1 Sv. Tali dati si riferiscono, ovviamente, ad effetti dovuti a dosi ele-

vate, mentre, come già detto, i dati relativi alle basse dosi sono statisticamente non signi-

ficativi e tali da non consentire, non solo di stimare i livelli di rischio, ma neanche di sta-

bilire se esiste un valore soglia al di sotto del quale l'effetto delle radiazioni possa definir-

si nullo. Alcuni dati sembrerebbero addirittura mostrare un'azione stimolante del sistema

immunitario a basse dosi di radiazioni (effetto ormesi) (2).

In ogni caso e in via conservativa si ipotizza che le radiazioni siano comunque dannose e

che non esista una dose soglia, vale a dire che qualsiasi dose di radiazione possa aumenta-

re l'incidenza delle malattie maligne sopra i livelli di spontaneità. Poiché, però, studi ef-

fettuati su animali indicano una efficacia maggiore delle alte dosi rispetto alle basse dosi

6

di un fattore compreso tra 2 e 10, è possibile stimare in modo cautelativo il rischio dovuto

alle basse dosi, dividendo per 2 i dati di Tab. II.

Tab. II Stima del rischio percentuale di mortalità per tumore maligno indotta da una

dose equivalente di 1 Sv ( 1 ).

organo o tessuto entità del rischio

midollo rosso 0.97

vescica 0.39

mammella (*) 0.60

colon 0.79

polmoni 1.50

mieloma multiplo 0.22

ovaio (*) 0.31

esofago 0.34

stomaco 1.26

altri organi 1.10

Totale 7.10

______________________________________________________________ (*) solo per le femmine - questi valori vanno divisi per due per il calcolo totale

Va inoltre sottolineato che i dati di Tab. II si riferiscono alla popolazione nel suo insieme,

mentre è dimostrato che l'effetto delle radiazioni è maggiore sugli individui più giovani

della popolazione. Considerando separatamente il gruppo dei lavoratori, che hanno età

compresa tra 18 e 65 anni, rispetto alla popolazione nel suo insieme, si possono stimare i

seguenti livelli di rischio cautelativi:

popolazione totale: 5 x 10-2

Sv-1

lavoratori : 4 x 10-2

Sv-1

ovvero la probabilità di induzione di un tumore maligno mortale, a seguito dell'assorbi-

mento di una dose equivalente di 1 Sv distribuita uniformemente su tutto il corpo, è pari

rispettivamente a 5 e 4 probabilità su 100 per un individuo della popolazione nel suo in-

sieme e per un lavoratore. Per quanto riguarda il rischio genetico, in Tab. III sono presen-

tate le stime di rischio di danno genetico indotto da 1 Sv per generazione (1). Tali dati

sono ricavati da esperienze su animali, in quanto tutti gli studi relativi all'uomo, compresi

quelli sui sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, non hanno mai messo in evidenza danni

genetici. Il rischio relativo per i lavoratori, tenendo conto che si tratta di individui di età

compresa tra 18 e 65 anni, può essere stimato pari a circa la metà di quello indicato, ovve-

ro pari a circa 0.6 x 10-2

Sv-1

.

7

Tab.III Stima del rischio di danno genetico indotto da una dose equivalente di 1 Sv per

generazione ( 1 ).

effetto di 1 Sv/generazione

Malattie Geniche Incidenza Naturale Prima Generazione All’equilibrio

Dominanti autosomi-

che

1 x 10-2

15 x 10-3

1 x 10-2

Recessive 2.5 x 10-3

Aberrazioni cromo-

somiche strutturali

4 x 10-4

2.4 x 10-4

4 x 10-4

Aberrazioni cromo-

somiche numeriche

3.4 x 10-3

molto ridotto

Condizioni ereditarie

a trasmissibilità irre-

golare

6.6 x 10-1

non stimato

Totale 1.7 x 10-3

1.2 x 10-2

8

PRINCIPI GENERALI DELLA RADIOPROTEZIONE

Gli attuali principi della radioprotezione sono contenuti nella pubblicazione 60 della

Commissione Internazionale per la Radioprotezione, ICRP, (3) e possono essere così rias-

sunti:

a) prevenzione totale degli effetti "deterministici";

b) riduzione a livelli considerati accettabili della probabilità di accadimento degli effetti

"stocastici" secondo un sistema di limitazione delle dosi avente le seguenti principali

caratteristiche:

giustificazione: nessuna attività umana deve essere accolta a meno che la sua intro-

duzione produca un beneficio netto e dimostrabile;

ottimizzazione: ogni esposizione alle radiazioni deve essere tenuta tanto bassa quan-

to è ragionevolmente ottenibile, facendo luogo a considerazioni economiche e sociali;

limitazione delle dosi individuali: la dose equivalente ai singoli individui non deve

superare determinati limiti appropriatamente sicuri.

L’applicazione del principio di giustificazione è un atto squisitamente politico, in quanto

si tratta di bilanciare necessità e problematiche di natura eterogenea, ovvero di ordine sa-

nitario, economico, sociale, industriale, strategico, ecc..

Per quanto riguarda invece il principio di ottimizzazione è estremamente difficile decide-

re, in presenza di risorse sempre limitate, fino a che punto è ragionevole spingere l'inter-

vento radioprotezionistico. Pertanto esso non si presta ancora, in molti campi, ad una ap-

plicazione quantitativa generalizzata. Ciò è dovuto anche al fatto che, tra le metodologie

utilizzate per l'applicazione di questo principio, quella che ha avuto la maggior diffusione

è l'analisi costi-benefici basata sull'assunzione che tutti i parametri in gioco possano esse-

re quantificati in termini monetari con la conseguente necessità di dare un valore alla vita

umana, la cui definizione diventa ovviamente oltremodo critica.

Nella pratica radioprotezionistica, sul posto di lavoro, l'ottimizzazione è largamente di

tipo qualitativo e si basa su un idoneo addestramento del personale e sull'uso di norme di

buona tecnica, oltre che su adeguati mezzi di protezione e strumentazione.

Aiutano a raggiungere questo scopo l'esperienza maturata e la professionalità nonché gli

studi e le raccomandazioni degli organismi nazionali ed internazionali che operano in

questo campo.

A) Protezione dei lavoratori

Al fine della protezione dei lavoratori, la Commissione Internazionale, sulla base dei ri-

schi stimati, raccomanda limiti di dose il cui superamento è da considerarsi inaccettabile.

Essendo i rischi di induzione di effetti stocastici diversi a seconda dell'organo o tessuto

irradiato, la Commissione Internazionale, al fine di uniformare il rischio sia quando il

corpo è irradiato uniformemente, sia quando è irradiata solo una parte di esso, ha intro-

dotto una nuova grandezza, detta dose efficace, definita come:

H = TwTHT

dove HT è la dose equivalente nell'organo o tessuto T e wT è un fattore di ponderazione

che rappresenta la frazione di rischio stocastico da irradiazione dell'organo o tessuto T

9

rispetto al rischio stocastico totale da irradiazione uniforme del corpo intero. I valori di

wT sono mostrati in Tab. IV.

Tab. IV - Valori di wT raccomandati dall'ICRP ( 3 ).

organo o tessuto wT

gonadi 0.20

midollo osseo rosso 0.12

colon 0.12

polmoni 0.12

stomaco 0.12

vescica 0.05

mammelle 0.05

fegato 0.05

esofago 0.05

tiroide 0.05

pelle 0.01

superficie ossea 0.01

rimanenti organi o tessuti 0.05

Il valore raccomandato di dose efficace come limite di dose per i lavoratori è di 20 mSv

per anno, mediato su 5 anni, con l'ulteriore condizione che la dose efficace assorbita in un

singolo anno non sia superiore a 50 mSv; tale limite è sufficiente a prevenire l'occorrenza

di effetti deterministici in quasi tutti i tessuti e gli organi del corpo umano, ad eccezione

del cristallino, che non viene considerato nel calcolo della dose efficace, e la pelle, che

può essere soggetta ad irradiazioni localizzate. La Commissione Internazionale di Radio-

protezione raccomanda, pertanto, oltre al limite sopra indicato per quanto riguarda la dose

efficace, i seguenti limiti di dose equivalente:

150 mSv per anno per il cristallino;

500 mSv per anno per le mani ed i piedi;

500 mSv per anno per la pelle, per il valore medio su 1 cm2, indipendentemente

dalla superficie esposta.

I limiti di dose raccomandati dalla Commissione devono intendersi come il livello di dose

al di sopra del quale il rischio è da ritenersi non più tollerabile, ovvero come il limite su-

periore da raggiungere solo in casi particolari. È evidente, quindi, che l'esposizione media

dei lavoratori deve essere pianificata in modo da garantire un valore medio sicuramente

inferiore. La scelta di tale valore dipende dal tipo di lavoro e dalla possibilità di mettere in

atto con maggiore o minore facilità adeguati sistemi di protezione.; in ambiente ospeda-

liero le modalità di lavoro sono tali per cui è possibile garantire livelli di esposizione per

cui la dose efficace massima risulti essere dell'ordine di 5 mSv.

Al fine di una valutazione più completa del rischio di esposizione alle radiazioni ioniz-

zanti è inoltre utile aver presente, per confronto, l'esposizione degli individui della popo-

lazione alla radiazione dovuta al fondo naturale. In Tab. V sono mostrati i contributi all'e-

sposizione di un individuo della popolazione a causa del fondo naturale di radiazioni (1).

10

Tab.V - Esposizione media di un individuo dovuta a fonti di irradiazione presenti

nell'ambiente (1).

Fonte esposizione media*

(mSv/anno)

raggi cosmici 0.355

radionuclidi presenti in natura prodotti dalla ra-

diazione cosmica

0.015

radionuclidi primordiali

irradiazione esterna 0.41 40

K, 0.18

Famiglie radioattive (238

U e 232

Th ) 1.42 (**)

Totale 2.4

(*) equivalente di dose efficace

(**) estremamente variabile ( dipende dal contributo dovuto alla inalazione di radon, gas radio-

attivo naturale emesso sia dal terreno, sia dai materiali di costruzione degli edifici; è mag-

giore se il materiale è granito o tufo ).

Per un più diretto confronto fra il rischio dovuto all'esposizione alle radiazioni ionizzanti

ed il rischio dovuto ad altre attività lavorative in Tab.VI è mostrata la riduzione media

della durata di vita dovuta ad incidenti in diverse attività lavorative ( 5 ), mentre in Tab.

VII è mostrata quella associata a varie cause di tipo non lavorativo ( 4, 5 ). Per confronto

viene indicata la riduzione media della durata di vita dovuta all'esposizione alle radiazioni

ionizzanti valutata utilizzando i fattori di rischio sopra indicati e considerando che la per-

dita media di spettanza vita, in caso di tumore, risulta rispettivamente, di 13.4 anni per un

individuo della popolazione e di 12.7 anni per un lavoratore. Il confronto è effettuato

per una esposizione continua di 5 mSv/anno, ovvero l'esposizione massima che si ri-

scontra normalmente nei lavoratori in ambiente sanitario, e di 1 mSv/anno, ovvero il

limite raccomandato dall'ICRP per le persone del pubblico ( 3 ).

Tab. VI Riduzione media della durata di vita dovuta ad incidenti in diverse atti-

vità lavorative.

Attività lavorativa Riduzione media della du-

rata di vita (giorni)

Commercio 27

Industria manufatturiera 40

Servizi 27

Trasporti 160

Agricoltura 320

Costruzioni 227

Valore medio 60

Esposizione alle radiazioni (5 mSv/anno) 40

11

Tab. VII - Riduzione media della durata di vita associata a varie cause di tipo non lavo-

rativo (4,5).

Causa Riduzione media della

durata di vita ( giorni )

abuso di alcool 4000

essere celibe, vedovo o divorziato 3500

fumo (1 pacchetto di sigarette/giorno) 2250

essere nubile, vedova o divorziata 1600

essere sovrappeso ( + 20% ) 1040

incidenti con veicoli a motore 207

alcool 130

incidenti in casa 74

fumo passivo 50

esposizione alle radiazioni lavoratori 5 mSv/anno 40

cadute 28

esposizione alle radiazioni individui della popolazione

(1 mSv/anno )

18

esami RX-diagnostici 6

caffè 6

bevande dietetiche 2

acqua potabile 1.3

B) Protezione del paziente

L'esposizione del paziente è soggetta ai principi generali della radioprotezione, ovvero al

principio di giustificazione e a quello di ottimizzazione. Poiché in questo caso il paziente,

che riceve la dose, è colui che direttamente riceve il beneficio che consegue all'esame o al

trattamento, l'analisi rischi - benefici va fatta sul singolo paziente; per questa ragione non

è appropriato utilizzare per le esposizioni mediche i valori dei limiti di dose raccomandati

per i lavoratori. Infatti, nel caso di alcune esposizioni mediche, un elevato livello di ri-

schio può di fatto essere giustificato dal beneficio che può derivare da esse. Al fine della

giustificazione di un esame diagnostico è pertanto d'obbligo che la decisione sia fondata

su una corretta valutazione delle indicazioni mediche a favore dell'esame, sui risultati at-

tesi e su quanto i risultati sono promettenti ai fini di un contributo alla diagnosi e alla suc-

cessiva terapia. Per quanto riguarda l'ottimizzazione delle esposizioni mediche, in linea

generale le tecniche e le attrezzature impiegate dovrebbero consentire:

la riduzione delle dosi ricevute dai tessuti nella regione corporea sotto esame al valore

minimo compatibile con l'ottenimento dell'informazione necessaria per il paziente

considerato;

la somministrazione alla regione corporea sotto trattamento di quella dose terapeutica

che più verosimilmente assicura la risposta desiderata;

la limitazione per quanto è possibile dell'esposizione di altre parti corporee.

12

Occorre inoltre prestare speciale attenzione nell'effettuazione di esami diagnostici in si-

tuazioni particolari. Ad esempio, a causa del rischio di danni da radiazioni all'embrione o

al feto, la possibilità di una gravidanza in atto è uno dei fattori da considerare nella deci-

sione di effettuare un esame radiologico sul basso addome d'una donna in età riproduttiva.

In ogni caso si dovrebbe sempre porre attenzione a quelle modalità della tecnica radiolo-

gica impiegata che siano in grado di assicurare la riduzione al minimo dell'esposizione ad

ogni embrione o feto eventualmente presente, si sappia o no se la donna è gravida.

Nelle donne in accertato stato di gravidanza le indagini diagnostiche utilizzanti radiazioni

ionizzanti sono da praticarsi eccezionalmente e, salvo casi di emergenza, previa consulta-

zione con il medico specialista e valutazione preventiva, quando possibile, della dose as-

sorbibile dall’embrione da parte del Fisico Specialista; adeguate cautele devono essere

portate altresì alla effettuazione di accertamenti radiologici in età pediatrica.

Gli esami radiologici di massa devono essere epidemiologicamente e socialmente giusti-

ficati: devono essere valutati periodicamente secondo un'analisi rischio beneficio, in con-

siderazione dell'incremento della dose collettiva associata allo svolgimento dell'indagine

stessa, nonché dei relativi costi.

13

N O R M A T I V A

In Italia l'impiego delle radiazioni ionizzanti, dal punto di vista della sicurezza, è regola-

mentato dal Decreto Legislativo 17.3.1995 n. 230 e s.m.i. (6), che ha sostituito il DPR

185/64 a partire dall'1.1.1996.

Tale decreto recepisce le Direttive della Comunità Europea in materia di radiazioni ioniz-

zanti ed, inoltre, tiene conto dei limiti di dose raccomandati nella pubblicazione 60

dell'ICRP del 1990 ( 3 ). La protezione sanitaria dei lavoratori è, in particolare, regola-

mentata dal Capo VIII di tale decreto.

Si puntualizzano, di seguito, alcuni aspetti relativi agli adempimenti cui sono tenuti i da-

tori di lavoro, nonché gli obblighi dei dirigenti, dei preposti e degli stessi lavoratori.

Per una migliore comprensione si riportano alcune definizione di legge:

Lavoratori esposti: soggetti che, in ragione dell'attività lavorativa svolta per conto del

datore di lavoro, sono suscettibili di una esposizione alle radiazioni ionizzanti superiore

ad uno qualsiasi dei limiti fissati per le persone del pubblico.

Sono classificati in categoria A i lavoratori esposti che, sulla base degli accertamenti

compiuti dall'esperto qualificato, sono suscettibili di un'esposizione superiore, in un anno

solare, ad uno dei seguenti valori:

6 mSv per esposizione globale o di equivalente di dose efficace;

i tre decimi di uno qualsiasi dei seguenti limiti di dose:

a) 150 mSv per il cristallino;

b) 500 mSv per la pelle;

c) 500 mSv per mani, avambracci, piedi, caviglie.

Sono classificati in categoria B i lavoratori esposti non classificati in categoria A.

Zona Controllata: ambiente di lavoro, sottoposto a regolamentazione per motivi di pro-

tezione dalle radiazioni ionizzanti, in cui sussiste per i lavoratori in essa operanti il ri-

schio di superamento di uno qualsiasi dei valori di dose per cui è prevista la classifica-

zione dei lavoratori esposti in categoria A.

Zona Sorvegliata: ogni area di lavoro in cui sussiste per i lavoratori in essa operanti il

rischio di superamento di uno dei limiti di dose fissati per le persone del pubblico.

Medico autorizzato: medico responsabile della sorveglianza medica dei lavoratori espo-

sti, la cui qualificazione e specializzazione sono riconosciute secondo le procedure e le

modalità stabilite per legge.

Esperto qualificato: persona che possiede le cognizioni e l'addestramento necessari sia

per effettuare misurazioni, esami, verifiche o valutazioni di carattere fisico, tecnico o ra-

diotossicologico, sia per assicurare il corretto funzionamento dei dispositivi di protezio-

ne, sia per fornire tutte le altre indicazioni e formulare provvedimenti atti a garantire la

sorveglianza fisica della protezione dei lavoratori e della popolazione.

I medici autorizzati e gli esperti qualificati devono essere iscritti in appositi elenchi nomi-

nativi presso l'Ispettorato medico centrale del lavoro .

Gli adempimenti più importanti cui sono tenuti i datori di lavoro, i dirigenti e i preposti

possono essere così riassunti:

14

art. 61

1) I datori di lavoro, i dirigenti e i preposti devono attuare le cautele di protezione e sicu-

rezza previste per legge.

2) I datori di lavoro, prima dell'inizio dell'attività debbono acquisire da un esperto quali-

ficato una relazione scritta contenente le valutazioni e le indicazioni di radioprotezio-

ne inerenti alle attività stesse.

3) In base alle indicazioni fornite dall'esperto qualificato nella relazione di cui sopra, i

datori di lavoro, i dirigenti e i preposti devono:

a) provvedere affinché gli ambienti di lavoro in cui sussiste un rischio da radiazioni

vengano individuati, delimitati, segnalati, classificati in zone e che l'accesso ad essi

sia adeguatamente regolamentato;

b) provvedere affinché i lavoratori interessati siano classificati ai fini della radiopro-

tezione;

c) predisporre norme interne di protezione e sicurezza adeguate al rischio di radiazio-

ni e curare che copia di dette norme sia consultabile nei luoghi frequentati dai la-

voratori, ed in particolare nelle zone controllate;

d) fornire ai lavoratori, ove necessari, i mezzi di sorveglianza dosimetrica e di prote-

zione, in relazione ai rischi cui sono esposti,

e) rendere edotti i lavoratori, nell'ambito di un programma di formazione finalizzato

alla radioprotezione, in relazione alle mansioni cui sono addetti, dei rischi specifici

cui sono esposti, delle norme di protezione sanitaria, delle conseguenze derivanti

dalla mancata osservanza delle prescrizioni mediche, delle modalità di esecuzione

del lavoro e delle norme interne di cui alla lettera c);

f) provvedere affinché i singoli lavoratori osservino le norme interne di cui alla lette-

ra c), usino i mezzi di cui alla lettera d) ed osservino le modalità di esecuzione del

lavoro di cui alla lettera e);

g) provvedere affinché siano indicate, mediante appositi contrassegni, le sorgenti di

radiazioni ionizzanti, fatta eccezione per quelle non sigillate in corso di manipola-

zione;

h) fornire ai lavoratori i risultati relativi alla sorveglianza dosimetrica che lo riguar-

dano direttamente.

art. 72

Il datore di lavoro è tenuto ad attuare tutte le misure di sicurezza e protezione idonee a

ridurre le esposizioni dei lavoratori al livello più basso ragionevolmente ottenibile, tenen-

do conto dei fattori economici e sociali. A tal fine gli impianti, le apparecchiature, le at-

trezzature, le modalità operative debbono essere rispondenti alle norme specifiche di

buona tecnica, ovvero garantire un equivalente livello di radioprotezione.

15

art. 73

I datori di lavoro, i dirigenti ed i preposti devono adottare i provvedimenti idonei ad evi-

tare che vengano superati i limiti di dose fissati, nonché ad assicurare il rispetto delle

condizioni di esposizione per le lavoratrici, le apprendiste e le studentesse in età fertile.

Per quanto riguarda i lavoratori, essi devono

art. 68

a) Osservare le disposizioni impartite dal Datore di Lavoro o dai suoi incaricati, ai fini

della protezione individuale e collettiva e della sicurezza, a seconda delle mansioni al-

le quali sono addetti;

b) usare secondo le specifiche istruzioni i dispositivi di sicurezza, i mezzi di protezione e

di sorveglianza dosimetrica predisposti o forniti dal Datore di Lavoro;

c) segnalare immediatamente al Datore di Lavoro, al dirigente o al preposto, le defi-

cienze dei dispositivi e dei mezzi di sicurezza, di protezione e di sorveglianza dosime-

trica, nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui vengano a conoscenza;

d) non rimuovere né modificare, senza averne ottenuta l'autorizzazione, i dispositivi e gli

altri mezzi di sicurezza, di segnalazione, di protezione e di misurazione;

e) non compiere, di propria iniziativa, operazioni o manovre che non sono di loro com-

petenza o che possono compromettere la protezione e la sicurezza;

f) sottoporsi alla sorveglianza medica ai sensi del presente decreto;

2. I lavoratori che svolgono per più datori di lavoro, attività che li espongano al ri-

schio da radiazioni ionizzanti, devono rendere edotto ciascun datore di lavoro del-

le attività svolte presso gli altri, ai fini di quanto previsto all’art. 66 del D.Lgs

230/95. Analoga dichiarazione deve essere resa per eventuali attività pregresse. I

lavoratori esterni sono tenuti ad esibire il libretto personale di radioprotezione

all’esercente di Zone Controllate prima di effettuare le prestazioni per le quali so-

no stati chiamati.

Le infrazioni all'art. 68 sono punibili ai sensi dell'art.139 del D.Lgs con l’arresto

fino a 15 gg o con l’ammenda da L. 200.000 a L. 800.000

È fatto altresì obbligo alle lavoratrici di notificare al datore di lavoro il proprio stato di

gestazione non appena accertato ( art. 69 ).

16

LIMITI DI DOSE

A) Limiti di equivalente di dose per esposizione globale e di equivalente di dose efficace

per i lavoratori esposti

Il limite di equivalente di dose per esposizione globale e di equivalente di dose effica-

ce è stabilito in 100 mSv in cinque anni solari consecutivi qualsiasi, con l'ulteriore

condizione che non venga superato il limite di 50 mSv in un anno solare.

Devono, altresì, essere rispettati, in un anno solare, i seguenti limiti:

a) 150 mSv per il cristallino;

b) 500 mSv per la pelle;

c) 500 mSv per mani, avambracci, piedi, caviglie.

L'esposizione delle lavoratrici, nonché delle apprendiste e delle studentesse, che siano

in età fertile, deve inoltre essere tale da assicurare che l'equivalente di dose all'addome

ricevuto in un trimestre solare qualsiasi non superi 13 mSv.

Le donne gestanti non possono svolgere attività che le espongono al rischio di supera-

re i limiti di dose stabiliti per i lavoratori non esposti.

B) Limiti di equivalente di dose per esposizione globale e di equivalente di dose efficace

per le persone del pubblico

Il limite di equivalente di dose per esposizione globale e di equivalente di dose effica-

ce è stabilito in 1 mSv per anno solare.

Devono, altresì, essere rispettati, in un anno solare, i seguenti limiti:

a) 15 mSv per il cristallino;

b) 50 mSv per la pelle;

c) 50 mSv per mani, avambracci, piedi, caviglie.

B I B L I O G R A F I A

1. F.A. Mettler, W.K. Sinclair, L. Anspaugh, C. Edington, J.H. Harley, R.C. Ricks,

P.B. Selby, E.W. Webster e H.O. Wyckoff: "The 1986 and 1988 UNSCEAR reports:

findings and implications", Health Physics, 58-3, 241-250, (1990).

2. A. Sagan ( Ed.): "Radiation Hormesis", Health Physics, 52-5, 519-680, (1987).

3. Annals of the ICRP, volume 21 n. 1-3 I.C.R.P. Publication 60 "1990 Recommen-

dations of the International Commission on Radiological Protection", Pergamon

Press, Oxford, 1991.

4. B.L.Cohen e I-Sing Lee: "A catalog of risks", Health Physics 36-6, 707-722, (1979).

5. B. L. Cohen: "Catalog of risks extended and updated", Health Physics 61-3, 317-335,

(1991).

6. Decreto Legislativo 17.3.1995, n. 230: “Attuazione delle direttive Euratom

80/836, 84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di radiazioni ioniz-

zanti.” Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 136 (Serie generale) del

13.6.1995

17

PRINCIPI GENERALI DI PROTEZIONE CONTRO

LE RADIAZIONI IONIZZANTI

RISCHIO DA IRRADIAZIONE ESTERNA

La definizione e la quantificazione del rischio da irradiazione esterna non può prescindere

da tre elementi fondamentali:

tempo (durata dell’esposizione): ad esempio l’esposizione a una certa distanza ad una

sorgente di radiazioni per 2 ore implica un assorbimento di dose (e quindi un rischio)

doppio rispetto all’esposizione alla stessa sorgente e alla stessa distanza per un’ora

distanza: la dose di radiazione segue la legge dell’inverso del quadrato della distanza

rispetto al punto di emissione:

D1 x r12 = D2 x r2

2

dove D1 è l’intensità di dose alla distanza r1 dalla sorgente e D2 è l’intensità di dose al-

la distanza r2 dalla sorgente (esempio: passando dalla distanza di 1 m a quella di 2 m,

l’intensità di dose si riduce di un fattore 4)

schermature: la radiazione viene attenuata a seguito dell’interazione con il materiale

con cui viene a contatto; pertanto, la dose di radiazione in un punto viene ridotta inter-

ponendo del materiale tra la sorgente e il punto d’interesse; la quantità di materiale ne-

cessaria dipende dal tipo della radiazione: ad esempio:

le particelle alfa vengono schermate facilmente, con un sottile foglio di carta,

le particelle beta sono più penetranti e richiedono schermature dell’ordine di 1 cm di

plexiglas;

le radiazioni X e sono molto più penetranti e, nel caso di energie elevate, possono

richiedere spessori considerevoli di piombo.

18

RADIOPROTEZIONE NEGLI AMBIENTI IN CUI VENGONO UTILIZZATI I

RAGGI X A SCOPO DIAGNOSTICO

Durante molte fasi dell'utilizzo dei raggi X a scopo diagnostico in ambiente ospedaliero è

presente il pericolo di irradiazione esterna del corpo intero o di alcune sue parti (es. ma-

ni).

Al fine di una valutazione del rischio reale di irradiazione esterna si considerino attenta-

mente tabelle e grafici successivi.

LE NORME COSTRUTTIVE DEI TUBI RX RICHIEDONO CHE LA RADIAZIO-

NE DI FUGA DAL COMPLESSO TUBO-GUAINA DEBBA ESSERE < 1 mGy/h

ALLA DISTANZA DI 1 m DAL FUOCO

DOSE ASSORBITA NEL FASCIO PRIMARIO A 1 m DAL FUOCO RADIO-

GENO PER DIVERSE TENSIONI E TIPI DI GENERATORE

tensione

(kVp)

mGy/mA min

(generatore a potenziale

costante)

mGy/mA min

(generatore a mezza

onda)

50 2.6 1.7

75 6.1 2.2

100 9.6 2.8

125 13 3.9

DOSE DOVUTA ALLA RADIAZIONE DIFFUSA DAL PAZIENTE A DIVERSE

DISTANZE DALLO STESSO

distanza

GRAFIA

Gy per radiografia

(90 kVp, 100 mAs)

SCOPIA

Gy per minuto di scopia

(90 kVp, 1.6 mA)

in vicinanza del fascio 200 idem

a 30 cm 40 "

a 65 cm 20 "

a 1 m 10 "

a 2 m 2 "

19

PRINCIPALI MEZZI DI PROTEZIONE

- SCHERMATURE: barriere fisse e mobili, indumenti protettivi

FATTORI DI ATTENUAZIONE DELLA RADIAZIONE X PER DIVERSI SPES-

SORI DI Pb E DIVERSE TENSIONI DI LAVORO

Spessore in Pb 50 kV 75 kV 100 kV

0.25 mm Pb 250 20 10

0.50 mm Pb 10000 200 50

1 mm Pb >10000 3000 300

2 mm Pb >>10000 >>10000 5000

L’uso di un grembiule in gomma piombifera di spessore equivalente a

0.25 mm, riduce da 10 a 20 volte la dose assorbita e conseguentemente il ri-

schio professionale.

20

IL RISCHIO IN ATTIVITÀ RADIOLOGICA

Radiologia tradizionale

Un progetto ottimizzato di una sala radiologica garantisce che la Dose Efficace assorbita

da un Tecnico Sanitario di Radiologia Medica è mediamente minore di 0.1 Sv/film.

Esami su pazienti allettati

Per esami su pazienti allettati si può stimare un campo di radiazioni a 1 m variabile da 0.5

a 3 Gy/film

Tomografia Computerizzata

In tomografia computerizzata le dosi al paziente possono essere elevate (dipendentemente

dallo spessore dello strato e dal numero di strati) ma le dosi efficaci assorbite dal persona-

le in sala comandi sono di solito estremamente basse e prossime a 0 mSv/anno: pertanto

per il personale alla console di comando, la tomografia computerizzata non rappresenta

una significativa fonte di rischio; solo in esami particolari, in cui è necessario lo stazio-

namento di personale nelle vicinanze del gantry, il personale è interessato a campi di ra-

diazioni rilevanti (da 5 a 20 Gy/strato).

Mammografia

Con apparecchiature dedicate, le esposizioni lavorative dovute ad esami mammografici

sono di assoluta irrilevanza radioprotezionistica.

La riduzione delle esposizioni in Radiologia Tradizionale può essere ottenuta:

1. Con l'uso di accoppiamenti Pellicola/Schermi di rinforzo rapidi.

2. Attraverso l'ottimizzazione delle condizioni di utilizzo delle sviluppatrici.

3. Attraverso una analisi sistematica degli scarti delle pellicole al fine di ridurli il più pos-

sibile.

Nella pagina successiva sono indicati i campi di radiazione tipici relativi all’esecuzione di

un radiogramma e all’interno di una Sala T.A.C.

21

22

FLUOROSCOPIA

L'uso di Intensificatori di Brillanza (I.B.) rappresenta la maggiore fonte di esposizione

professionale in ambito sanitario.

È POSSIBILE CONTENERE IL RISCHIO DI IRRADIAZIONE ESTERNA

NELL'USO DI FLUOROSCOPIA?

SI

IN CHE MODO?

La riduzione della esposizione professionale in generale passa attraverso la riduzione del-

la Dose al Paziente; ciò è particolarmente vero nelle attività che comportano lo staziona-

mento dell'operatore in prossimità del paziente durante l'erogazione raggi.

La riduzione delle esposizioni in fluoroscopia può essere ottenuta:

Attraverso l'uso di tempi di scopia brevi.

In cine-fluoroscopia usando velocità non superiori a 25 fotogrammi/secondo e riprese

di soli 3 - 5 secondi.

Attraverso l'uso di stop di immagine o di sistemi “a memoria”.

Attraverso l'uso del sistema automatico di controllo della luminosità.

E’ inoltre importante sapere che:

Se il Tubo Rx è posizionato in alto l'esposizione professionale può aumentare di un

fattore 3.

Se il Tubo Rx è posizionato in alto aumenta la possibilità di esposizione degli arti su-

periori al fascio diretto.

Pertanto è importante, ogni volta che è possibile, tenere il tubo Rx al di sotto del

tavolo.

Di seguito e nelle pagine successive sono contenute le informazioni relative all’entità dei

campi di radiazione in gioco in alcune tra le più diffuse procedure radiologiche compor-

tanti l’utilizzo della fluoroscopia.

24

25

Raccomandazioni relative al corretto uso dei dosimetri personali

1. Il dosimetro deve essere portato durante lo svolgimento delle attività nelle zone con-

trollate e/o sorvegliate.

2. Il dosimetro a film-badge va portato in corrispondenza dell'emitorace sinistro (taschino

del camice) avendo cura che non venga schermato da alcun oggetto metallico (penne,

spille, monete, etc).

Dovendo indossare il grembiule protettivo in gomma piombifera:

Se si è dotati di un unico dosimetro, il dosimetro al torace deve trovarsi al di fuori

del grembiule in gomma piombifera.

Se si è dotati di due dosimetri:

il dosimetro al torace va portato al di sotto del grembiule in gomma piombi-

fera

Il dosimetro al cristallino va portato in corrispondenza dell’omero mag-

giormente esposto

Il dosimetro ad anello e/o al polso va portato in corrispondenza dell'arto mag-

giormente esposto, al di sotto dei guanti in gomma piombifera

3. Il dosimetro è personale e non può essere utilizzato al di fuori dell’Ente.

4. Il dosimetro deve essere impiegato al solo scopo di registrare l'esposizione professiona-

le e quindi non va usato durante controlli radiologici o sedute di radioterapia personali.

5. Il dosimetro non deve essere esposto a sorgenti di calore o in luoghi umidi (stufe, ter-

mosifoni, sterilizzatrici, lavelli, macchine da laboratorio etc.).

6. Il dosimetro personale non va in alcun caso manomesso: ogni deterioramento deve es-

sere immediatamente segnalato alla Direzione Sanitaria che provvederà alla sua even-

tuale sostituzione.

7. I dosimetri devono essere sostituiti nei giorni del mese prefissati, ritirando con-

temporaneamente quello nuovo.

8. Assentandosi per un lungo periodo, il dosimetro deve essere riconsegnato all’addetto

alla sostituzione. Alla ripresa dell'attività lavorativa il dosimetro dovrà essere ritirato

nuovamente a cura dell'interessato.

9. Ciascuno è responsabile del/i proprio/i dosimetro/i .

26

Raccomandazioni Relative alla Protezione Anti-X nei servizi di

radiodiagnostica

1. Non iniziare l'attività lavorativa senza avere prima controllato che tutti i dispositivi di

sicurezza (eventuali interruttori alle porte, luci di segnalazione, sistemi di blocco alle

porte dove esistenti, cartelli di segnalazione pericolo, ritorni automatici delle porte etc.)

siano in perfetta efficienza.

2. Non entrare nelle Sale di Radiologia senza avere prima controllato che le luci di sicu-

rezza non indichino esame in corso.

3. Non soggiornare nella sala Radiologica durante l'esecuzione di un esame senza un mo-

tivo di carattere professionale. In questo caso indossare tutti gli indumenti protettivi a

disposizione (grembiuli in gomma piombifera, guanti e, se disponibili, occhiali anti-X).

4. L’assistenza a pazienti non autosufficienti durante l’esecuzione di un esame radiologico

prioritariamente deve essere effettuata da un parente del paziente opportunamente istru-

ito e protetto con gli indumenti protettivi di cui al punto 3. In ogni caso il paziente non

deve essere assistito da donne in stato di gravidanza o da minori di anni 18. Presta-

re attenzione che durante le suddette manovre nessuno, oltre il paziente, sia interessato

dal fascio primario.

5. Nel caso in cui non sia possibile seguire la procedura di cui al punto 4, l’assistenza al

paziente deve essere effettuata da personale classificato lavoratore esposto ai fini della

radioprotezione, munito di grembiule anti-X e dotato di un dosimetro da portarsi al di

fuori del grembiule in gomma piombifera.

6. Non porre le mani sul fascio primario. Quando tale operazione risulta indispensabile,

calzare i guanti anti-X ed indossare al di sotto dei guanti il dosimetro per la determina-

zione dell'esposizione alle estremità.

7. Durante l'esecuzione di esami radiografici, le porte della sala devono tassativa-

mente e inderogabilmente restare chiuse.

27

Raccomandazioni Relative alla Radioprotezione del Paziente in

Radiodiagnostica

1. Non eseguire radiografie a diaframma tutto aperto e limitare l'esposizione alla sola zona

di interesse mediante opportuna diaframmazione del campo.

2. Non eseguire esami radiologici della regione pelvica addominale prima di aver scher-

mato le gonadi del paziente. Quando possibile proteggere, soprattutto nel caso dei

bambini, le gonadi mediante grembiuli piombati.

3. Non eseguire esami radiologici alle pazienti, senza prima essersi accertati del loro e-

ventuale stato di gravidanza. Avvertire nel caso il Medico Responsabile che provvederà

alle opportune misure radioprotezionistiche.

4. E’ vietato eseguire esami radiologici su pazienti gravide se non in casi strettamen-

te necessari, fortemente giustificati, e in assenza di indagini diagnostiche alternati-

ve: in tal caso avvisare il Fisico Sanitario per le valutazioni dosimetriche del caso.

5. Non eseguire esami in corsia o in stanze a più letti senza avere prima, ove possibile,

allontanato i pazienti deambulati o avere spostato i letti ove siano degenti che sarebbero

interessati dal fascio primario. Là dove possibile, utilizzare gli schermi mobili anti-X.

6. Non eseguire radiogrammi a diaframma tutto aperto. Limitare alla sola zona di interes-

se il campo di radiazioni.

28

Raccomandazioni Relative alla Radioprotezione nell'impiego di

Apparecchiature Rx Endorali

a) Protezione dei lavoratori 1. Nel caso in cui il comando dell’apparecchiatura non sia esterno alla sala, durante l'ese-

cuzione di radiogrammi allontanarsi dal paziente alla massima distanza consentita dal

cavo che connette il pulsante di erogazione raggi all'apparecchiatura; in tale caso, tutto

il personale non indispensabile, è tenuto ad uscire dalla sala.

2. La pellicola radiografica deve essere sostenuta dal paziente; in caso di impossibilità da

parte di quest'ultimo (ad esempio nel caso di bambini), la pellicola deve essere sorretta

dall'accompagnatore, munito di grembiule in gomma piombifera e utilizzando una pin-

zetta al fine di non intercettare il fascio diretto con le estremità.

3. L'assistenza di cui al punto precedente non deve in nessun caso essere affidata a donne

gestanti.

4. Durante l'erogazione raggi, l'operatore non deve mai sostenere il tubo Rx.

5. Durante l'erogazione raggi, in sala deve essere presente esclusivamente il paziente ed

eventualmente l'accompagnatore incaricato dell’assistenza e il medico odontoiatra solo

se il comando di erogazione raggi non è esterno alla sala.

b) Protezione dei pazienti

1. Durante l'esecuzione dell'esame radiografico, fornire al paziente gli opportuni indumen-

ti protettivi (collare paratiroideo e grembiule).

2. Tutte le donne in età fertile devono essere interrogate sull'eventuale stato di gravidanza;

in caso di gravidanza dichiarata, il radiogramma deve essere eseguito solo in caso di

inderogabilità, garantendo la massima protezione possibile con gli indumenti protettivi.