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L’infanzia“Dove tutto ha inizio”

Esame di stato a.s. 2017/2018 Tesina di: Alessia Pasta

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Indice:

Prefazione: 5

La poetica del fanciullino: 7

Kandinskij e Bruno Munari: 11

Sigmund Freud: 17 Charles Dickens: 21

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Prefazione:

L’infanzia è il periodo della vita dell’essere umano che sviluppa dalla nascita alla pubertà. Viene solitamente divisa in tre fasi: prima infanzia, seconda infanzia e terza infanzia.

Prima infanzia: Si estende dal momento della nascita fino all’uso della parola. Compren-de il periodo neonatale e quello di allattamento.

Seconda infanzia: Viene denominata anche come periodo dei giochi, nel quale il bambino passa dal gioco singolo, dove sperimenta singolarmente le proprie capacità, al gioco di gruppo, dove entra in vigore la socializzazione.

Terza infanzia: Rappresenta la fase durante il quale il bambino sviluppa le proprie capa-cità cognitive.

Ho scelto di approfondire questo argomento, perché suscita in me un forte interesse cominciato fin da piccola. Mi piacerebbe proseguire i miei studi intraprendendo la facoltà universitaria di Scienze Infermieristiche, per diventare ostetrica.

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GIOVANNI PASCOLI

LA POETICA DEL FANCIULLINO

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In epoca contemporanea il poeta Giovanni Pascoli si occupa del tema dell’infanzia, de-scrivendolo tramite la poetica del fanciullino. La poetica pascoliana trova così la sua formulazione nel saggio il Fanciullino, pubblicato sul Marzocco nel 1897. Si tratta di un fanciullo che vede tutte le cose come se fosse la prima volta con ingenuo stupore e mera-viglia. Guarda il mondo con l’ingenuità, l’innocenza e l’intelligenza, proprie di quell’età, emozionandosi per motivi che non si possono comprendere con la sola ragione. In ogni uomo c’è un “fanciullo” che se si risveglia fa sognare a occhi aperti, fa scoprire il lato attraente e misterioso di ogni cosa, facendoci sprofondare nell’abisso della verità, ma normalmente viene soffocato dalla ragione. L’intento di Pascoli è di sottolineare come, per cogliere il reale nella sua pienezza, si debba tentare di retrocedere verso un linguaggio infantile, dove il suono assume maggiore forza e significato.

«Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose, egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario»

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Riprendendo un antico mito platonico,esposto nel Fedone, in particolare la parte del dia-logo tra Socrate e Cebete, il poeta afferma che, quando nasciamo siamo due fanciulli, non uno: il primo è quello interiore che è destinato a non crescere mai e a rimanere sempre ingenuo ed innocente. Il secondo è quello esteriore che invece cresce e diventa successi-vamente bambino, ragazzo, giovane e adulto. All’inizio i due fanciulli coincidono l’uno con l’altro, corrono, giocano e si esprimono in un solo linguaggio. Ma man mano che si cresce, il primo fa sentire la sua voce sempre più raramente, fino a scomparire del tutto e a morire perché ormai costretto al silenzio dall’altro.Questo vale per la maggior parte degli uomini. Il poeta invece si distingue, perché mantiene vivo dentro di sé quel fanciullino, che è la fonte d’ispirazione di colui che detta la poesia. La differenza tra il fanciullino del mito platonico e quello di Pascoli è che lo scrittore di San Mauro di Romagna attribuisce al fanciullino anche la capacità di provare gioia e dolore e non solo paura.

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VASILIJ KANDINSKIJPRIMO ACQUERELLO ASTRATTO

BRUNO MUNARI

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Kandinskij, artista franco-russo, va alla ricerca di una nuova strada artistica che possa esprimere il suo sentimento interiore. Decide così di partire dalla rappresentazione di un segno elementare, proprio come fa il bambino quando inizia a tracciare i suoi primi dise-gni, che appaiono decisamente stilizzati. Intuisce che ogni bambino molto piccolo, prova una forte emozione quando traccia un semplice segno su un foglio di carta, capendo così che ogni segno ottenuto e realizzato ha un proprio valore. L’opera dell’artista, “Primo acquerello astratto”, si ricollega precisamente al concetto espresso sull’importanza e sul valore del segno. In questo dipinto dispone segni e macchie colorate con assoluta libertà. Ogni elemento rappresentato sembra fluttuare all’interno di uno spazio indefinito. No-nostante la confusionaria composizione degli elementi, nasce un senso di armonia nella mente dell’artista, dettato dal proprio valore che dona ad ogni singolo oggetto.

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“Conservare l’infanzia dentro di sé per tutta la vita, vuol dire conservare la curiosità di cono-scere, il piacere di capire, la voglia di comunicare ”.

“I bambini di oggi sono gli adulti di domani, aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi, aiutia-moli a sviluppare tutti i sensi, aiutiamoli a diventare più sensibili, un bambino creativo è un

bambino più felice.”

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L’artista Munari ha deciso di mettere a disposizione la propria capacità nel fornire mate-riali con cui il bambino potesse liberare la propria curiosità, proponendo un diverso modo di porsi nei confronti dei bambini. Decide inoltre di analizzare tutti i cinque sensi del corpo umano adottando nuovi linguag-gi. Quello che approfondisce maggiormente è il linguaggio tattile, che definisce come prima forma di comunicazione del bambino. E’ un linguaggio di conoscenza, che a differenza degli altri sensi, comporta un contat-to diretto con corpi e materie. Secondo Munari, l’arte e la creatività, svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito dell’evoluzione infantile. Gli obiettivi del suo nuovo metodo, sono finalizzati a coltivare la spontaneità e la curiosità di un bambino, che utilizzando la fantasia diventa il protagonista principale del gioco. Decide la storia, la inventa, la crea scegliendo gli elementi che più si adattano a ciò che vuole raccontare.

L’artista consiglia di lasciare al bambino la possibilità di avere una partecipazione attiva al gioco. Un individuo è capace di capire ogni forma d’arte, di comunicare sia verbalmen-te che visivamente. Tutto ciò si può ottenere se il bambino inizia a giocare con i giocattoli giusti già a tre anni, in quanto memorizza il frutto delle sue esperienze sensoriali sull’am-biente che lo circonda. Incomincia a conoscere i colori delle cose proprio attraverso il tatto.

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SIGMUND FREUD

LA SESSUALITA’ INFANTILEIL COMPLESSO DI EDIPO

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Freud definisce il bambino come un essere perverso, perché la sua pulsione sessuale non tende alla procreazione e al soddisfacimento della genitalità. Freud parla anche di poli-morfismo riferendosi al fatto che il bambino nei primi anni di vita prova piacere attraver-so varie parti del corpo importanti per il suo sviluppo psicosessuale. Nella prima, la fase orale, il piacere si identifica con la bocca. In quella anale, che si sviluppa da 1 a 3 anni circa, la zona erogena è costituita dall’ano. In quella genitale invece, che inizia alla fine dei 3 anni di età, la zona erogena è presente negli organi sessuali. Nella fase fallica il bam-bino prende conoscenza del possesso del pene e tale organo diventa oggetto di attrazione, ma al tempo stesso provoca paura per la sua perdita definita nel complesso di castrazione. Con la pubertà, la sessualità torna ad esplodere e si consolida il primato erogeno della sfera genitale.

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All’analisi delle tre zone erogene è connessa la teoria relativa al complesso di Edipo. Con questo termine, Freud indica il particolare sentimento che unisce il bambino ai suoi genitori. Si manifesta nella fase fallica, tra i tre e i cinque anni, e si presenta come un attaccamento erotico del bambino verso il genitore di sesso opposto. Il maschio infatti sviluppa sentimenti ostili verso il padre, considerato il rivale, in quanto desidera avere la madre tutta per se. La femmina al contrario, si sente attratta verso il padre da un senti-mento d’amore, tendendo così ad escludere la madre. Freud nell’indicare il complesso, si ispira alla tragedia Edipo Re di Sofocle, il quale aveva narrato le avventure dell’eroe gre-co, costretto a sposare la madre e ad uccidere il padre. In ognuno di noi c’è un desiderio nella fase infantile, l’impulso di uccidere il padre e di possedere la madre. Il complesso di Edipo riveste una funzione essenziale, ogni uomo deve superare l’impulso per poter maturare. Coloro che non riescono a superare tale complesso, si portano dietro per tutta la vita un senso di colpa che impedisce di vivere una sessualità matura.

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CHARLES DICKENS

CHILD EXPLOITATIONWORKHOUSES

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In Inghilterra la figura letteraria che si impegnò maggiormente dell’aspetto infantile fu Charles Dickens. He was born in England and he lived an unhappy childhood. His father was imprisoned along with his brother and his mother, and he was sent to work in a factory. Dickens was obsessed with children because they were innocent and pure and they were corrupted by adults. The children were obliged to work in a factories and mines, or as domestic ser-vants and chimneysweeps. Other just became criminals. His most famous novel “Oliver Twist” was published in instalments. In this novel the author described the terrible condi-tion in workhouses, public institution in which poor people received an accommodation and a small portion of food. The poor on their arrival were divided in three categories: able to work, unable to work for old and sick and the children.

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This three categories were separated in different parts and the poor were unhappy because a lot of family were divided. They carried a uniform and they could leave the workhou-ses since a job. We have studied an extract of Oliver Twist, in particular “ Oliver wants some more”, which describes the terrible condition in the workhouses, and the problems between Oliver and his friends. Dickens described the moment when Oliver Twist wants more gruel. This event caused a great scandal and the children suffered a punishment. He was put up for sale for only five pounds.

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Sitografia:

www.rossellagrenci.com/2010/08/19/la-pedagogia-di-bruno-munari/

www.viv-it.org/schede/poetica-del-fanciullino

https://kigeiblog.myblog.it/

Bibliografia: Da cosa nasce cosa, Bruno Munari, editori Laterza

L’attualità della letteratura, dall’età postunitaria ai giorni nostri Comunicazione filosofica

Performer Culture & Literature 2

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