Kyoss Concept - neroarchitetture 2011

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NERO ASSOLUTO EDIZIONI SRL VICENZA Secondo trimestre 2011 Anno 4 - n. 1 Poste Italiane S.p.a. Spedizione in abbonamento postale - 70% CNS VI euro 8,00 IL PROGETTO - L’ORTO BOTANICO A PADOVA REPORT - VIAGGIO IN BIENNALE DOMOTICA - CUCINA INTELLIGENTE IL VIAGGIO - YEMEN, GRATTACIELI DI TERRA PORTFOLIO - NEWS E LIBRI L’INTERVISTA - MARIO BOTTA IL DESIGNER - KARIM RASCHID IL RESTAURO - LA CHIESETTA DI SAN MARTINO LE ENERGIE E IL DESIGN - PHILIPPE STARCK IL CONCORSO - GIO PONTI A VALDAGNO

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IL PROGETTO - L’ORTO BOTANICO A PADOVA

REPORT - VIAGGIO IN BIENNALE

DOMOTICA - CUCINA INTELLIGENTE

IL VIAGGIO - YEMEN, GRATTACIELI DI TERRA

PORTFOLIO - NEWS E LIBRI

L’INTERVISTA - MARIO BOTTA

IL DESIGNER - KARIM RASCHID

IL RESTAURO - LA CHIESETTA DI SAN MARTINO

LE ENERGIE E IL DESIGN - PHILIPPE STARCK

IL CONCORSO - GIO PONTI A VALDAGNO

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www.kyossconcept.it

Rivista per tutti gli appassionati del bello edel buongusto. Arte, design, architettura,interior, moda, libri e letture, green e natura,sapori e molte notizie sugli appuntamentied eventi da non perdere. Uno sguardosempre attento sul nostro territorio esul mondo, alla ricerca del “bello”.

La rivista professionale specializzata per i geometri,gli architetti, gli ingegneri, i geologi, i periti industriali,i costruttori e per tutti i professionisti dell’edilizia.Uno strumento di settore per comunicare e farconoscere materiali, strumenti e tecnologieper il mondo dell’edilizia.

La rivista dedicata all’architettura intutte le sue forme. La creatività, laprogettualità e le nuove idee. Interviste agrandi architetti e viaggi neiprogetti del nuovo millennio.Appuntamenti ed eventi dedicatida non perdere.

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con una nuova veste graficae dei contenuti editoriali innovativi perché non abbiamomai smesso di essere curiosi e di interessarci a quello che accade nel mondo. Colore, immagine e fotografia per un nuovo spazio visivoBuona visione

Loris Barcaro

un annodi riflessioneper raccoglierenuove idee

NerO architetture ritorna

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nero A R C H I T E T T U R ETrimestrale2011 - Vicenza - anno 4 - n. 1

nero A R C H I T E T T U R ERegistrato presso il Tribunale di Vicenzaal n. 1139 del 14 dicembre 2006

SOCIETÀ EDITRICENERO ASSOLUTO EDIZIONI SRLContrà Canove 9 - 36100 [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEANNA CHIARA BRIGHENTI architetto

DIRETTORE EDITORIALELORIS BARCARO architetto

PROGETTO GRAFICOSIMONE PAVAN [email protected]

REDAZIONELORIS BARCARO ANNA CHIARA BRIGHENTISIMONE PAVANEVA DALLARIELENA PRÀ NICOLETTA RIGONMARZIA BARCAROMARIO BRUNETTIUfficio Stampa ArtiVisive e ArchitetturaFondazione La BIENNALE di Venezia

GRAFICA E PUBBLICITÀKYOSS CONCEPTAgenzia di Pubblicità e MarketingVia Vecchia Ferriera 22 36100 VicenzaTel. 0444 [email protected]

STAMPAPAPERGRAF SPAPiazzola Sul BrentaPadova - Italia

CONTRIBUTORS

Salvo accordi scritti o contratti di cessioni di copyright, la collaborazionea questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita.In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione.Senza preventiva autorizzazione è vietata ogni riproduzione integraleo parziale dei testi, grafica, fotografie, immagini, disegni e spazi pubblicitarirealizzati da NERO Assoluto Edizioni srl.

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5neroSOMMARIO

L’INTERVISTA 4MARIO BOTTA

IL DESIGNER 15KARIM RASCHID

IL RESTAURO 20LA CHIESETTA DI SAN MARTINO

LE ENERGIE E IL DESIGN 26PHILIPPE STARCK

IL CONCORSO 30GIO PONTI A VALDAGNO

IL PROGETTO 40IL NUOVO ORTO BOTANICO A PADOVA

REPORT 42VIAGGIO IN BIENNALE

DOMOTICA 50CUCINA INTELLIGENTE

IL VIAGGIO 54YEMEN, GRATTACIELI DI TERRA

PORTFOLIO 60NEWS E LIBRI

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Mario Botta e il Mart

Il Mart si sviluppa alle spalle di due palazzi di pregio del ‘700, Palazzo Alberti e Palazzo dell’Annona. Questi edifici si affacciano lungo Corso Bettini, “nascondendo” l’ampiezza della piazza d’accesso del museo.Da questa posizione privilegiata si nota bene come la struttura insista su un’area arretrata rispetto al fronte strada, lasciando inalterato il valore del linguaggio storico dei Palazzi. Solo da qui, sospesi nel vuoto, ci si rende conto del-la grandiosità della piazza circolare che si apre davanti a noi. L’impatto è forte, la sensazione è quella di essere al di sopra di una scena teatra-le, cuore baricentrico di un museo che si orga-nizza tutt’intorno. Se si ha la fortuna di visitare il Mart in una bella giornata di sole, soltanto a questo livello si apprezzeranno particolarmen-te i giochi di luce che crea la grande cupola di

copertura che ha una superficie 1300 mq con un’altezza di 25 m per un diametro di 40 m. La pietra gialla di Vicenza, che riveste il museo, sembra armonicamente integrata con le strut-ture storiche confinanti, e la piazza progettata apposta per accogliere le splendide sculture di Mimmo Paladino.Scrisse Mario Botta, poco prima dell’inaugu-razione del Mart: “La nuova piazza, coperta da una cupola vetrata, diviene il “cuore” bari-centrico del nuovo complesso e nel contem-po anche immagine dell’insieme museale che si organizza tutto intorno. É quindi lo spazio “vuoto”, la piazza coperta, la vera matrice della composizione architettonica che proprio nella sua centralità focalizza l’idea primaria di questo progetto”.La grande cupola in acciaio e vetro che sovra-

sta la piazza è frutto di particolari studi statici, in quanto priva di una capriata in coincidenza con l’area pedonale d’accesso al Museo. Lo spazio è scandito dalla maglia quadrata dei pi-lastri circolari e dalla fitta serie di lucernari, che hanno una superficie vetrata a falde inclinate da cui penetra la luce zenitale che viene am-pliata attraverso la superficie curva che funge da riflettore e diffusore. Un sofisticato sistema di controllo a distanza, tramite un computer, è in grado di regolare l’intensità luminosa che pe-netra nelle sale per mantenerla costante duran-te le ore di esposizione solare. La luce zenitale concentra l’attenzione dei visi-tatori verso l’interno più che all’esterno, le ope-re d’arte sono protagoniste degli interni.“L’architettura deve fare un passo indietro” per dirla con Mario Botta •

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costruire è di per sé

un atto sacro,

è un’azione che trasforma

una condizione di natura

in una condizione di cultura

Io, un architetto del passato

Mario Botta • una visione dell’architettura che si staglia nel tempo

Cosa significa per lei “costruire”?costruire è di per sé un atto sacro, è un’azione che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura. La storia dell’architettura è la storia di queste trasformazioni. il bisogno che spinge l’uomo a confrontarsi con la dimen-sione dell’infinito è una necessità primordia-le nella ricerca della bellezza, che ha sempre accompagnato l’uomo nella costruzione del proprio spazio di vita. Per l’architetto penetra-re forme espressive sconosciute nel tentativo di rispondere alle esigenze della casa di Dio, diviene anche un modo per ripensare la casa dell’uomo.

Cosa vuol dire quindi disegnare uno spazio architettonico?Disegnare uno spazio architettonico è un atto che mira a predisporre le forme ambientali af-finché le attività, i sentimenti e le emozioni pos-sano trovare una loro adeguata espressione. certo è che l’architettura, come altre forme cre-ative, tocca unicamente gli animi predisposti ad indagare le suggestioni e le attese offerte dalla costruzione dello spazio perché, come diceva Le corbusier. “Lo spazio è dentro di noi e l’ope-ra di architettura può evocarlo ed esso può solo rivelarsi a coloro che lo meritano”.

È uno degli architetti contemporanei più noti al mondo. apprendista disegnatore presso uno studio di architettura a Lugano, ha realizzato la sua prima costruzione all’età di 16 anni. e davvero la sua è una storia di passione e di continua riflessione sulle tematiche del progetto.

• Visuale del cortile interno del MART.

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Tra le Sue opere ci sono ben dodici Chie-se e, a ragione, Lei è riconosciuto come un grande architetto del Sacro: che ne pensa?costruire una chiesa oggi in una società forte-mente secolarizzata risuona temerario, una sfi-da estrema. eppure è anche un compito urgen-te e vivo dal quale non possiamo sottrarci se ancora crediamo nella possibilità di affermare alcuni valori fondamentali. Disegnare uno spa-zio rivolto al sacro può risultare allora anche un modo per riappacificarsi con il nostro tempo e riconoscere una nuova diversa legittimità alla città sociale e civile. un modo per far propri i valori collettivi “dell’habitat” delle diverse cultu-re nel marasma del grande villaggio globale, un modo per riaffermare il primato della memoria in un lavoro apparentemente tecnico, una for-ma di riferimento indispensabile per affrontare le incognite che ci riserva ogni progetto.

Lei come si relaziona ad un progetto?La lettura critica del contesto è il primo atto progettuale, fa già parte del progetto: come si leggono le relazioni, le gerarchie degli spazi e quali sono gli obiettivi che si danno a questo progetto. Poi avviene il progetto. Ma il dialogo con il contesto, magari talvolta serrato talvol-ta aperto, è già parte del progetto. il progetto non è un oggetto che lei può spostare. Se lei lo sposta di un metro cambia totalmente perché l’orizzonte è diverso, la luce è diversa, il sole arriva in un altro modo e così via. L’architettura è qualcosa che è radicata alla terra. in questo senso parlo di unicum. È irripetibile, se si spo-sta si cambia il significato, non può più dare un plusvalore alla città.

• Immagini della Chiesa di San GiovanniBattista, Mogno (Chieti).

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• Il battistero della Chiesa di Santa Maria NuovaaTerranuova Braccialini (Arezzo).

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Lo stile degli architetti si riconosce nelle loro opere?il fatto che si riconosca un linguaggio proprio e personale di per sè non è negativo, non è un male. Bisogna utilizzare il proprio linguaggio per dire delle determinate cose anche alla città e non solo a se stessi. L’architettura è la con-nessione continua con la città. Quindi qualun-que edificio noi realizziamo diventa una parte della città. Questa è la nostra responsabilità morale, civica e anche poi estetica.Se dovesse autodefinirsi, che tipo di archi-tetto è Lei?io sono un architetto del passato. Mi sembra che ci siano delle gerarchie molto forti e prima dell’oggetto sono certo che valgono le relazioni spaziali che questo oggetto definisce con l’in-torno. Se c’è una strada, un viale o una piazza, cerco di fare in modo che questi edifici conso-lidino valori sociali e collettivi che sono propri della città.

Oggi gli architetti come si rapportano al contesto?ci si rapporta male. Basta guardare le nostre periferie e il giudizio è presto detto. Manca la consapevolezza della città: questo è il grosso problema. Le architetture sono diventate degli slogan, delle grida, dei manifesti, degli oggetti, invece di essere dei contesti che si relazionano con la città. il grosso problema dell’architettu-ra contemporanea è che non è più fatta per la città, ma è fatta contro la città. La città è sta-ta la matrice dell’architettura fino alla metà del XX secolo e poi via via il tessuto ha perso la sua compattezza e siamo entrati in un conte-sto di agglomerazione continua invece che di tessuto edilizio. e l’ambiente isolato è proprio l’ambiente e non è l’architettura. Le architetture sono le relazioni spaziali che si definiscono con l’intorno.

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• Cleto Munari contempla l’architettura di Mario Botta.

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Qual è il progetto a cui tiene di più?Forse l’area ex appiano a treviso, il più grande intervento fatto in italia, un lavoro di vent’an-ni. e anche il progetto, poi realizzato, del Mart di rovereto dove, tra l’altro, proprio in questi mesi, c’è una mia mostra personale. Oltre agli edifici, Lei si è spesso dedicato anche a progetti di design. Pensiamo ai vasi e agli ar-genti creati con cleto Munari.La mia forma mentis mi impone di progettare, sempre. ed è per questo che progetto anche oggetti di design. Dimostrando come lo spirito artistico si possa esprimere ad altissimi livelli anche in discipline non proprie. 12 chiese, 68 opere costruite e chissà quanti progetti nel cassetto: qual è il progetto che ancora Le manca?il prossimo •

Cosa ne pensa delle cosiddette “archistar”?Ogni tanto chiamano anche me “archistar”. io non mi riconosco assolutamente, lo trovo un termine persino offensivo. tra quelli che sono chiamati con questo nome ci sono anche ar-chitetti che lavorano con grande saggezza sul territorio. Penso ad alvaro Siza. Ma anche ra-phael Moneo, tadao ando. Mi sembra che la vorino tutti con una consapevolezza della città. Perché?Perché l’architetto è il top, il massimo della di-sciplina e della capacità di sintesi. ci sono gli architetti buoni e gli architetti cattivi. archistar è un termine di consumo. carlo Scarpa diceva “Se uno è bravo può costruire anche in piazza San Marco”. ciò dipende da come lo si fa. Non si può discutere sull’idea in sè, bisogna vedere come verrà fatto.

disegnare spazi architettoniciè un atto che mira a predisporrele forme ambientali affinchéle attività, i sentimenti e le emozioni possano trovare una loro adeguata espressione.

• A sinistra, l’altare della chiesa di Santa MariaNuova a Terranuova Braccialini (Arezzo).• Sopra, SEDIA QUINTA 1985.• A destra, casa unifamiliare a Breganzona (Chieti).

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la bellezza nella sua forma più raffinata

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KARIM RASHID

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il prodotto di design è il frutto di una perfetta intesa tra azienda e progettista; il negozio, un’espe-rienza multimediale; le relazioni, l’essenza stessa della vita: questo il “pensiero” di Karim rashid, di sicuro il designer più eclettico, geniale e produttivo di questo decennio, un “archistar” acclamata ovunque nel mondo grazie ad oltre 3000 progetti realizzati o in fase di realizzazione, e innumerevoli premi e riconoscimenti prestigiosi, tra cui svariati red Dot award-chicago athenaeum, vari i.D. Magazine annual Design review e iDSa industrial Design excellence award. un creativo globale. Di origine anglo-egiziana, cresciuto in canada, dove studia industrial Design.Si specializza con ettore Sottsass in italia.

Karim RashidUn creativo globale • il suo stile sfugge a semplici classificazioni

il design è il nostro paesaggio intero costruito, è plasmare la contemporaneità

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il prodotto di design è il frutto

di una perfettaintesa tra azienda

e progettista;il negozio,

un’esperienza multimediale;

le relazioni,l’essenza stessa

della vita

Vive e lavora a New York. La sua ambizione: cambiare il mondo. Naturalmente attraverso i suoi oggetti, disseminati in tutti i continenti. Si è conquistato una posizione da leader in molti campi: de-sign di prodotto, interior design, moda, arredamento, illuminazione e arte. impossibile citare tutte le collaborazioni e le aziende con cui lavora. Nomi stellari che vanno da alessi, Georg Jensen, estée Lauder, cappellini, umbra, Prada, Miyake, Method, horm, Kenzo, Magis, Giorgio armani, Foscari-ni, Sony, coca cola, unilever. ha disegnato e realizzato circa 2000 oggetti. Si è occupato dell’inte-rior design di spazi quali il ristorante Morimoto a Philadelphia e l’hotel Semiramis ad atene, vincitore dell’european hotel Design award. “in ogni progetto cerco di sperimentare - afferma rashid - La questione primaria non è la forma, è l’idea, il concetto. io lavoro sui i punti di forza del cliente. L’arte del vetro soffiato, la lavorazione del legno e della fibra di vetro, lo stampaggio ad iniezione o a rota-zione: è questo il patrimonio culturale di un’azienda, di cui il design deve tener conto. il design non è un atto egoistico, ma una forma di collaborazione. Se decido di lavorare con un’azienda, quindi, l’aspettativa è che vi sia sorta di “matrimonio” tra il la mia visione, le mie idee, il mio brand e la loro cultura aziendale. Generalmente le società con cui collaboro, o chiedono di collaborare con me,

KARIM RASHID

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19KARIM RASHID

• Tide by Karim Rashid

• Bureau direction uno

• Gorenje

• Bureau direction uno

hanno una filosofia molto simile alla mia, e questo fa sì che il lavoro funzioni davvero bene. È sola-mente un mito quando si dice che il progettista ha un’idea e l’azienda la produce. il vero lavoro è la collaborazione, la fusione di menti, di visioni e di ideologie. Mi ci sono voluti molti anni per imparare che una collaborazione può funzionare solo quando si hanno buone relazioni, e le relazioni sono tutto nella vita, nell’amore, negli affari, nell’amicizia”.Le sue creazioni fanno parte delle collezioni permanenti di 14 musei nel mondo tra i quali il MoMa di New York. il suo approccio al progetto riguarda la sfera emozionale. Le sue creazioni, accessibili e democratiche, devono essere in grado di offrire esperienze estetiche, poetiche, sensoriali. in una parola devono essere sensuali: “ho sempre definito il mio lavoro come minimalismo sensuale, ma anche tecno-organico e info-estetico. cerco sempre di mantenere un certo livello, anche solo una sfumatura di originalità o d’innovazione, sia che si tratti di un nuovo materiale, di un nuovo comportamento umano o di una forma, di un metodo di produzione. Se posso inserire più di uno di questi elementi in un progetto, sono doppiamente soddisfatto... il design è il nostro paesaggio intero costruito. il design è plasmare la contemporaneità” •

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…per un paesaggiodomestico contemporaneo

nelle forme e nelle linee

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LA CHIeSeTTA DI SAn MARTInO22

• Parete esterna di meridione, San Cristoforo, primo sec. XIV, particolare.

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i lavori di restauro iniziati nel 2000 che erano volti al

consolidamento strutturale

dell’edificio e alla conservazione

dei dipinti murali, sono proseguiti

nel 2008 per volere del

Lyons Club Garda benacus

un particolare intervento di restauro con recupero del corredo pittoricodi Anna Chiara Brighenti

LA CHIeSeTTA DI SAn MARTInO

La chiesetta di San Martino a Pazzon di Caprino Veronese

• San Martino, particolare dell’affresco risalente agli inizi del 1300.

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• Oratorio di San Martino, lato di meridione con in evidenza il portico di fine ‘400. • L’interno della Chiesetta durante i lavori di restauro.

• Particolare di un graffito: permette di affermare che i dipinti checircondano l’abside erano visibili nel febbraio 1481.

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Nel tardo pomeriggio di martedì 9 novembre 2010 ho partecipato con grande emozione alla cerimonia di riapertura della chiesetta di San Martino chiusa nel 1998.i lavori di restauro iniziati nel 2000, sotto la di-rezione dell’architetto Licinio cristini e volti al consolidamento strutturale dell’edificio e alla conservazione dei dipinti murali che decorano la parete del portico esterno alla chiesa, sono proseguiti nel 2008 per volere del Lyons club Garda Benacus. il service, fortemente voluto e coordinato dall’attuale Presidente, l’architetto Pio Domenico Brighenti, e dedicato al comple-tamento del restauro dell’interno della chiesa, ha permesso il recupero del corredo pittorico dei dipinti a fresco affiorati durante i sondaggi sulle pareti e dei dipinti su tavola. L’intervento di restauro approvato, diretto e sorvegliato dalla Soprintendenza di Verona nel-

le persone della dottoressa anna Malavolta e dell’architetto Federica Grazi, è stato affidato al restauratore Maurizio tagliapietra.ciò che è emerso in seguito a questi ultimi la-vori di restauro con la demolizione delle malte sovrammesse nel 1785 che coprivano l’intera superficie interna, è un ciclo pittorico di grande qualità e bellezza (che forse fu preceduto da un altro ciclo del quale rimangono tracce di disegni preparatori): brani di affreschi sull’arcata e sul catino dell’abside maggiore, tracce di decora-zioni e di sinopie nella cappella di sinistra, un tondo con la raffigurazione della Vergine nel mezzo del fronte dell’arcata absidale maggiore.il soggetto principale rappresentato intorno all’arco absidale è l’annunciazione. La Madon-na è raffigurata inginocchiata davanti ad un leg-gio su cui poggia il libro delle preghiere, aperto. Maria tiene le braccia incrociate sul petto.

all’esterno, sulla parete del portico vi sono tre distinti affreschi. il più antico, posto sopra la porta maggiore, rappresenta San Martino, nell’atto di dividere il proprio mantello con un povero. a sinistra campeggia, su sfondo azzur-ro, un affresco di grandi dimensioni raffigurante San cristoforo, in manto viola, con Gesù sulla spalla sinistra e un bastone nella mano destra.il terzo affresco, il più maestoso, posto fra le due porte, si sovrappone in parte al precedente e rappresenta la Madonna, in manto celeste, con il Bambino Gesù nudo ritto sulle ginocchia. ai lati sono raffigurati i santi rocco e Sebastia-no; nel mezzo due putti sostengono lo stem-ma dei Montagna, il tutto è incorniciato da due pilastri e un piccolo timpano triangolare pure affrescati. La chiesetta di San Martino, posta nell’omonima contrada, così come oggi si mo-stra, appare la risultanza di vari interventi che

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• L’Annunciazione: particolare della Madonna dell’affresco nell’arco absidale.nero architetture

25LA CHIeSeTTA DI SAn MARTInO

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2626 LA CHIeSeTTA DI SAn MARTInO

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riportano ad almeno sei momenti distinti: il pri-mo risale all’epoca della fondazione intorno ai primi anni del secolo Xiii - al 1228 risale il docu-mento più antico in cui troviamo citata la località di San Martino. il secondo alla fine del secolo XV, primi anni del XVi; il terzo intorno agli ultimi decenni del secolo XViii; il quarto nel 1913; il quinto negli anni 1983-1990; il sesto e ultimo a più riprese nel primo decennio del Duemila.L’edificio originario, di notevole qualità artistica - lungo metri 12, largo metri 6 - rigorosamente orientato con la fronte ad ovest, mostra i segni noti di un’architettura romanica minore con fac-ciata a capanna, un’unica navata rettangolare e un’abside semicircolare ad est. il tetto doveva essere, come ora, a capriate.La chiesetta ebbe cappellani propri sin dal 1530; nel 1534 la troviamo sotto il patronato dei nobili Montagna e nel 1595 sotto quello dei no-bili Brenzoni; nel 1568 venne incorporata alla parrocchia di Pazzon.alla chiesetta si accede dalla via pubblica attra-versando una piccola area erbosa rettangolare sul lato meridionale che era l’antico cimitero.L’aspetto esteriore che la caratterizza in modo inconfondibile, è il portico “rustico” di fine Quat-trocento che corre lungo tutta la parete con una profondità di circa tre metri, sostenuto da tre pilastri in mattoni a sezione rettangolare; la soffittatura a travature lignee si allinea con lo spiovente del tetto di fatto prolungandolo.Sotto il portico si collocano i due ingressi: il pri-mo da ovest, a sesto ribassato, risale alla fab-brica romanica, mentre il secondo, con arco a tutto sesto, viene aperto sul finire del Quattro-cento, dopo la costruzione dell’edificio adibito ad abitazione addossato alla facciata con la conseguente chiusura della porta romanica.Sempre sul finire del Quattrocento, antonio Montagna fa costruire sul lato settentrionale una cappella sporgente a pianta semicircolare.in occasione dei rifacimenti settecenteschi, vie-ne aperta una finestra rettangolare con inferria-ta sul lato meridionale a destra dei due ingressi.Settecentesca è anche la torre campanaria.Sul lato ovest, di difficile percezione per la presenza di un moderno fabbricato attiguo, si trova l’abside romanica a pianta semicircolare. L’interno propone un’unica navata conducente all’abside e all’altare maggiore (dedicato a San Martino); sul lato di settentrione una seconda abside di dimensioni minori. il tetto è a capriate a vista lungo la navata, mentre le due absidi sono coperte a volta. Oltre che per l’indiscutibi-le “storicità” la chiesetta di San Martino appas-siona lo studioso per la bellezza degli affreschi e dei dipinti in essa presenti •

• Da sinistra: l’architetto Pio Domenico Brighenti in piedi, l’architetto Federica Grazi,la dottoressa Anna Malavolta e l’avvocato Stefano Maurizio Sandri, sindaco di Caprino Veronese.

LA CHIeSeTTA DI SAn MARTInO

• Un momento della cerimonia del 9 novembre.

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Micro pale da giardino e da città per produrre energia dal vento

Philippe Starck presentale mini-pale eolichedomestiche

Nei secoli passati il vento è stato oggetto di studi circa il suo impiego per la produzione di energia. Le immagini romantiche delle vallate olandesi contrappuntate dall’inserimento di mu-lini a vento provvisti di grandi pale, resta ormai un ricordo legato a storie del passato.Oggi il vento è ritornato prepotentemente al centro del dibattito in materia di energia pulita, con la conseguente realizzazione di torri eoli-che presenti ormai in molti paesaggi europei , italia inclusa. Sulla presenza di tali “mostri eoli-ci”, non tutti hanno espresso il loro gradimento, e ciò in particolar modo in quelle aree dove il paesaggio per la sua naturale bellezza, sop-porta con grande sofferenza la presenza non affatto discreta di tali torri.riprendendo comunque il concetto di capta-zione eolica da parte di elementi estranei al naturale paesaggio, un grande designer come Philippe Stark ha ideato un micro generatore eolico per risparmiare l’80% dell’energia utiliz-zata per le abitazioni. il progetto nasce dalla necessità di consentire a chiunque, con una spesa modesta, di partecipare al grande sfor-zo collettivo, teso alla ricerca e sfruttamento di energie pulite a costo zero.

eOLIenne e ReVOLUTIOnAIRed ecco che nel bel mezzo dell’era dell’ecolo-gia rivalutata, il designer, utilizzando materiali estremamente leggeri e poco impattanti come policarbonato o simili, sorprende tutti con la re-alizzazione di eolienne.

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da oggi abbiamo la migliore arma per iniziare questa guerra: il design democratico e a costo

contenuto produce un’energia democratica

Questo il nome del mulino domestico da di-sporre sul tetto della nostra abitazione o magari in più punti dei nostri giardini, pronto a forni-re una parte di energia necessaria ai bisogni domestici. L’oggetto del desiderio è prodotto da un’azienda toscana, la Pramac, e venduto normalmente nei centri commerciali o nei su-permercati ad un prezzo variabile tra 500 e 800 euro. Starck ha creato anche revolutionair, una sorta di mulino a vento ipertecnologico che, con un vento della forza media di 8 miglia al secondo, è capace di generare ben 1.600 Kwh in un anno. revolutionair è prodotto sempre dalla Premac, funziona indipendentemente dalla direzione del vento ed è realizzato in plastica, per un’integra-zione più armonica con il paesaggio urbano. L’uso della plastica trasparente e dell’essenzia-lità delle forme è in linea con il concetto a cui Philippe Stark si è ispirato per la sua ideazione: “Desidero che l’ecologia sia alla portata di tutti. rappresenta, infatti, la democratizzazione dell’ ecologia. Sarà contenuto in una scatola e ven-duto nei supermercati, a costi contenuti, per-ché chiunque possa decidere di comprarlo e, in pochi minuti, montarselo sul tetto di casa!”.ipotizzando di avere un vento con una forza media di 6 metri al secondo, la microturbina più piccola, eolienne, alta 90 cm è capace di pro-durre 450 Kw in un anno e costa 2.500 euro. con analoga forza del vento, revolutionair, la turbina più evoluta, alta 140 cm, è capace di produrre con i suoi 3 rotori, 960 Kw in un anno e costa 3.500 euro. La strada è quella giusta: energia pulita a portata di tutti.

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Le MICROPALeLe microturbine, che hanno una potenza compresa fra 400 watt e 1 kW, saranno prodotte da Pra-mac nello stabilimento di Siena, con l’obiettivo di venderle in tutto il mondo. L’azienda guidata da Paolo campinoti, fino a oggi produttore in particolare di pannelli fotovoltaici per aziende del settore, come ternienergia, sbarca anche nell’eolico, vendendo le pale direttamente al piccolo consumatore e alle famiglie. “Vogliamo trasformare l’eolico in qualcosa di bello, in un qualcosa in cui tutti noi possiamo parteci-pare. il mio sogno è che ognuno di noi possa avere una pala, magari sul tetto o in giardino, in modo da creare energia a larga diffusione. Si tratta di una grossa rivoluzione”, ha sottolineato il presidente e ad di Pramac.Le turbine, che sono molto più basse - fra tre e sei metri - rispetto a quelle installate soprattutto nel Sud del Paese e in Sardegna, potranno essere installate non solo nei giardini o nei tetti delle abita-zioni private, ma anche nelle strade, come le rotatorie.

IL MeRCATO DeL MInIeOLICO In ITALIAil mercato del minieolico sta nascendo in italia grazie ai decreti attuativi della Finanziaria approvata a fine 2007, arrivati - in forte ritardo - all’inizio del 2009. L’incentivo da 30 centesimi di euro per l’energia messa in rete dagli impianti eolici fino a 200kw (sul modello del conto energia fotovoltaico) ha mosso il mercato. La prima buona notizia riguarda l’accordo stipulato tra Blu Mini Power e Jonica impianti, che rappresentano le due realtà di punta del minieolico italiano. L’obiettivo delle due azien-de, come dichiarato nel comunicato stampa, è quello di “accompagnare alla maturità il settore del minieolico italiano, che dalla iniziale fase pionieristica aspira oggi a diventare una realtà industriale consolidata”. il primo passo dell’accordo prevede l’impegno di Blu Mini Power a commercializzare, attraverso i propri canali distributivi, la turbina JiMP25 progettata e realizzata da Jonica impianti. JiMP25 è una turbina eolica tripala da 25 kW di potenza, dotata di generatore sincrono, multipolare a magneti permanenti, con flusso assiale ed attacco diretto al mozzo. il rotore ha un diametro di 10 metri e l’altezza al mozzo può andare dai 18 ai 24 metri.in questi giorni ha visto la luce un altro nuovo importante accordo industriale: l’azienda italiana iti-group in partnership con la francese Nheolis, ha creato la società itieolis, interamente dedicata allo sviluppo e alla produzione di miniturbine eoliche per il mercato italiano e straniero. L’azienda stima di raggiungere a breve una capacità produttiva di circa 6mila turbine l’anno. Le miniturbine itieolis, che si basano sui brevetti sviluppati dalla Nheolis, sono dotate di particolari pale di forma conica, ancorate su una staffa orizzontale. Merita infine una segnalazione il progetto Wi.co (Wind of the coast), promosso dalla Provincia di ravenna e finanziato con 224 mila euro attraverso il Programma europeo interregionale Power. Wi.co prevede che 7 regioni costiere europee, tra cui l’emilia romagna, sviluppino metodologie comuni per verificare le potenzialità di applicazioni minieoliche diffuse lungo le coste.in definitiva, sembra che il mercato italiano del minieolico, dopo anni di grande incertezza, sia pronto a giocare il proprio ruolo nelle sfide energetiche che ci attendono. certo, siamo ancora ben lontani da Paesi come l’inghilterra, che vede oltre una dozzina di aziende produttrici e dove le mi-croturbine domestiche da 1 kW si possono acquistare anche nei negozi di ferramenta. in italia inol-tre restano da risolvere i numerosi ostacoli autorizzativi, a causa soprattutto della frammentazione normativa che prevede regole diverse tra regione e regione. Ma forse i piccoli grandi passi compiuti in questi giorni suggeriscono che il futuro del minieolico italiano potrebbe essere molto meno “mini” di quanto si è finora immaginato •

• Momenti della presentazione ufficiale con Starck.

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Oscar Wilde sosteneva che “un’idea che non sia pericolosa è indegna di chiamarsi idea”. Sono ben 87 le “idee pericolose”, pervenute grazie al concorso Progetto in evoluzione. Le proposte progettuali dovevano illustrare delle soluzioni per la progettazione e il riuso delle fondamenta della villa incompiuta nel Parco La Favorita, il cui progetto era stato affidato da Ga-etano Marzotto a Gio Ponti. 25 di queste idee, le migliori secondo la commissione di esperti istituita per giudicarle, sono state racchiuse an-che in un catalogo. il concorso di idee ha rap-presentato il nucleo di “Progetto in evoluzione” ed è stato accompagnato da un lungo percorso di eventi - un concorso, due mostre ed altre at-tività collegate, da ottobre scorso a febbraio -

centrati sul Parco La Favorita e su alcuni luoghi annessi come le fondamenta della incompiuta villa padronale. “La Fondazione ha voluto cre-are, nel mondo dell’architettura, un’importante occasione di dibattito culturale sulla questione posta dalle fondamenta dell’incompiuta Villa Favorita, chiedendo di reinterpretarle all’interno della realtà del parco e delle sue nuove funzio-ni cittadine - spiega ugo rigo, presidente della Fondazione dell’Ordine degli architetti di Vicen-za - il tema era sicuramente affascinante ed ha avuto risposte numerose e di grande qualità, giunte da tutte le regioni d’italia, dal Piemonte fino alla Sicilia, con lo sviluppo di ipotesi inter-pretative fra loro molto diverse ma ugualmente apprezzabili”.

GIO POnTI

…con lo spirito di Gio PontiProgetto in evoluzione • un percorso costruito attorno al “luogo possibile” del Parco La Favorita

GIOPOnTI

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34 GIO POnTI

entro il 30 novembre sono stati presentati 87 progetti, di cui uno subito escluso perché arri-vato fuori tempo massimo. Per un vizio formale sono stati poi esclusi dai lavori della giuria al-tri due progetti. Nei giorni successivi la giuria, composta dai seguenti membri: Bruno Dolcet-ta, Marco romanelli, Maria Grazie eccheli, Gio-vanni Perazzolo e Diego Peruzzo, ha iniziato l’esame degli 84 progetti rimasti in gara, chiu-dendo i lavori il 12 di gennaio.“Molto impegnativi sono stati quindi i lavori del-la giuria - spiega ancora l’architetto rigo - a cui è stato chiesto di entrare nel merito dei tanti nodi critici che il concorso ha posto, e che alla fine ha inteso riconoscere la qualità di molte

delle soluzioni presentate e la loro capacità di esprimere soluzioni coerenti e dotate di forza espressiva, attraverso la concessione di ben tre menzioni e cinque segnalazioni”. i primi classificati sono risultati essere Maurizio Dalla Valle, alessandro Dalla Valle e Daniele cappelletti, architetti trentini; secondi classifica-ti eleonora cecconi, alessio Bovini e alessan-dro cossu, toscani; terzo classificato il bassa-nese alessandro Baldo. tenuto poi conto che molte erano le proposte interessanti, si è ritenuto indispensabile, ac-canto ai tre progetti premiati, rendere esplicito l’apprezzamento della Giuria anche per altre proposte, adottando la forma della menzione e

della segnalazione per mettere in evidenza la significativa risposta del progetto di architettura ad un tema affascinante quale era quello del concorso. “La nostra soddisfazione è triplice - dice rigo - innanzitutto per la partecipazione che è uscita dal confine prettamente provinciale e regionale e anche per la qualità dei progetti, complessi-vamente molto buona. il progetto vincitore era il più pulito, semplice, praticabile e razionalisti-co. Proprio perché abbiamo voluto dare un’idea tangibile al comune di Valdagno. il ventaglio delle soluzioni offerte costituisce ora un impor-tante patrimonio di idee, capace di orientare le scelte future dell’amministrazione” •

la Fondazione ha voluto creare, nel mondo dell’architettura, un’importante occasione di dibattito culturale sulla questione posta

dalle fondamenta dell’incompiuta Villa Favorita, chiedendo di reinterpretarle all’interno

della realtà del parco e delle sue nuove funzioni cittadine

• Un momento della premiazione. • L’Architetto Ugo Rigo.

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GIO POnTI

il progetto propone uno spazio continuo ed orizzontale, dove la natura acquista un’importanza stra-ordinaria. i corpi di vetro diventano scatole opache se osservate dall’interno, mentre si trasformano in volumi completamente trasparenti se osservati da un punto di vista prospettico ad essi perpen-dicolare. L’edificio è costituito da un basamento/piano terra dove si sviluppano le seguenti funzio-ni: punto informazioni, sala lettura, spazio espositivo, depositi, internet point, guardaroba, ufficio, cucina-bar-caffetteria e servizi. L’accesso al piano terra avviene tramite un vialetto in pendenza sul prolungamento ideale dell’asse della città Sociale. il volume emergente al di sopra la sala lettura ospita una sala polivalente con tribuna e cento posti a sedere. La caffetteria si sviluppa anche nel volume emergente posto sopra di essa e accede al terrazzo del podio con tavolini all’aperto. il vo-lume emergente previsto sulla verticale dello spazio espositivo è vuoto •

primo premio

• Il progetto di Maurizio Dalla Valle, Alessandro Dalla Valle e Daniele Cappelletti.

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GIO POnTI

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secondo premioSvolgendosi nella stessa direzione scelta da Ponti e Bonfanti, per il disegno del giardino, un lungo scavo segna, attraverso vuoti e pieni, una direzione. il disegno di questa direzione è affidato a una coppia di lunghi muri, scabri e privi di finiture. il primo e più alto ricalca la traccia della corte della Favorita e da qui attraverso una scala esigua si accede alla quota della Favorita, prima stanza del progetto. Da questo luogo si aprono le due direzioni del progetto: ad ovest il percorso della musi-ca, ad est quello dell’arte. La sala della musica è aperta su tre lati e segue la quota della rovina. allo stesso modo la sala espositiva si inclina lievemente e si apre alla vista della corte dell’arte. Quest’ultimo luogo è una stanza a cielo aperto, un quadrato con alti muri che esclude la vista del tutto. L’ultimo luogo ospita l’accesso per un bar-ristorante •

38 GIO POnTI

• Il progetto di Eleonora Cecconi, Alessio Bovini e Alessandro Cossu.

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terzo premio39GIO POnTI

L’ipotesi del progetto si sviluppa intorno al rudere del piano interrato di Villa Favorita. una circonfe-renza descrive i limiti dimensionali del nuovo fabbricato. L’idea si basa sul recupero dei coni visuali verso il parco, ipotizzati già da Ponti. i due edifici pensati a nord e a sud sono disegnati in pianta e in sezione come due cannocchiali ottici. tutto l’edificio è sviluppato come una immagine al nega-tivo della pianta di Ponti. L’edificio si sviluppa principalmente nel piano seminterrato, dal quale si accede alla struttura. Nel seminterrato vi sono i servizi del parco quindi spogliatoi, servizi, un bar e ampi spazi che possono essere allestiti con grande libertà. Negli edifici multi-piano ci sono sale polivalenti di varie dimensioni •

• Il progetto di Alessandro Baldo.

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AUTOVEGAConcessionaria Automobili - Via Bottego 20 - Arzignano - VI - Tel. 0444 477 625 - www.autovega.com

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Nulla ispira di più dell’autenticità.Nuova Audi A7

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42 IL PROGeTTO

Nell’anno internazionale della biodiversità si apre il cantiere del nuovo Orto Botanico di Padova. L’orto più antico del mondo, attraverso un ampliamento dei suoi confini storici, si doterà di un’av-veniristica struttura dove saranno ricreati gli ambienti naturali della superficie terrestre. elaborato dall’architetto Giorgio Strappazzon dello studio VS.associati, il progetto si inserisce nel contesto già esistente e ne rappresenta una naturale continuazione, che nell’arco di due anni porterà alla creazione di un atlante di tutta la biodiversità del pianeta. innovazione nella continuità: è questo il filo conduttore delle scelte progettuali.Seguendo un tracciato ideale lungo un meridiano terrestre in direzione nord-sud, il visitatore si troverà ad attraversare gli ecosistemi del nostro pianeta che si susseguono dalle regioni tropicali a quelle subartiche. L’estensione di ogni zona climatica e quindi di ogni serra corrispondente racconta come cambiano i livelli di temperatura, luce e acqua attraverso le zone bioclimatiche, fino a giunge-re alla piccola superficie dedicata al clima sub-artico, in cui la biodiversità raggiunge livelli minimi. il percorso si conclude con le nuove frontiere della scienza botanica: la pianta nello spazio. un ambiente che si propone di illustrare come sia possibile esportare la vita oltre la superficie terrestre, ricreando le condizioni per l’innesto della fotosintesi. i visitatori potranno immergersi in un ambiente dove sono riprodotte le diverse situazioni che gli enti aerospaziali internazionali stanno studiando, una navicella, una colonia lunare e una marziana, e verificare le condizioni di vita extraterrestre.

il nuovo Orto Botanico di Padovaaperto il cantiere • l’orto più antico del mondo, attraverso un ampliamento dei suoi confini storici, si doterà di un’avveniristica struttura dove saranno ricreati gli ambienti naturali della superficie terrestre

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IL PROGeTTO

il nuovo orto ha il compitodi integrare l’aspetto storico-culturale dell’antica istituzione a quello sperimentale-espositivo del nuovo edificio,conferendo a questoluogo una fisionomiapeculiare e unicaal mondo

L’intervento propone una fusione armonica tra natura e spazio architettonico. il percorso attraverso la biodiversità terrestre si snoda senza soluzione di continuità tra spazi aperti e chiusi, sempre filtrati da elementi trasparenti come il vetro e l’acqua, garantendo una totale immersione nella flora del pianeta attraverso gli spazi espositivi e i percorsi didattici collegati. i progettisti hanno interpretato con grande coerenza il tema della relazione tra natura e architettura, orientando le scelte con decisione verso la sostenibilità. impianti di climatizzazione, areazione, ventilazione, condizionamento e irrigazione sono tutte questioni risolte scegliendo materiali e so-luzioni impiantistiche e costruttive altamente innovative. il tetto è ricoperto in etFe, una sorta di nylon leggero e trasparente che lascia penetrare i raggi solari, inoltre è composto da cuscinetti pieni d’aria, che fungono da isolante termico. infine è stato progettato un sistema che attraverso un poz-zo estrae acqua calda di origine termale a 300 metri di profondità. Questo “giardino delle zone climatiche”, il cui bando ha anticipato i temi dell’expo di Milano - svi-luppo sostenibile e biodiversità - si integra pienamente anche con le traiettorie che uniscono alcuni punti di riferimento della città, valorizzando la posizione strategica dell’Orto, situato a pochi passi da Prato della Valle e dalla Basilica del Santo. Nel passaggio tra l’area storica e la nuova ala i visitatori sono coinvolti da un forte impatto sceno-grafico proposto dall’accostamento tra nuove e antiche serre, dalla capacità della realizzazione architettonica di integrarsi pienamente con il luogo, offrendo anche una visione inedita sulle cupole della Basilica benedettina di Santa Giustina. La presenza dell’Orto nel circuito turistico patavino, già forte di 80.000 visitatori l’anno, sarà cer-tamente qualificata dalle nuove serre. il dato europeo riporta che negli oltre 450 Orti Botanici nel territorio dell’unione transitano più di 50 milioni di visitatori l’anno •

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amateur architecture Studio - Decay of a dom, 2010 - Wood, made specially for the Biennale

Berger & Berger - Ça va (a prefabricated movie theatre), 2006Photo: Guillaume Ziccarelli

renzo Piano Building Workshop - Zentrum Paul Klee, 2005Photo: Michel Denancé

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La Grecia & L’arcaLa Grecia si preoccupa di censire l’architettura a partire dallo stomaco, dalle forme della socia-lità e della sopraffazione. in particolare la mo-stra si è concentrata sui vecchi sementi e sulle varietà biologiche esistenti ma dimenticate ed a rischio estinzione, dato che nuove colture stan-no prendendo piede (non sempre buone, ma spesso invasive e opprimenti). La cultura del networking, la varietà, l’edonismo, la simbiosi ed il nutrimento scambievole sono tutti i temi esplorati per abitare la terra. il progetto the ark evidenzia il legame che esiste tra il prodotto e i semi che coltiviamo, il tipo di paesaggio in cui viviamo e come entrambi vengano da noi me-tabolizzati. Metabolismo non inteso come pro-

cesso biologico, ma come processo culturale. il peggioramento della nostra alimentazione è sintomo di un deterioramento culturale, della storia e della memoria.L’arca è un contenitore, che custodisce mate-riale da tramandare e da conservare. L’arca è una cucina, uno spazio dove trasformare i semi e le piante in cibo. L’arca è una “reminiscen-za dell’antico significato di salvazione, ma non nell’accezione biblica”, spiega l’architetto Pho-ebe Giannisi. L’idea gerarchica di paternità è sostituita da quella di networking. il progetto è stato sviluppato da un ampio gruppo di persone che hanno raccolto semi, piante e frutti da tutta la Grecia, con l’intento comune di riavvicinare lo spettatore alla terra.

viaggio in Biennalebilancio veneziano su quello che c’è stato di nuovo, di particolare, di innovativo

RePORT

atelier Bow-Wow + tokyo institute Of technology tsukamoto Lab. - Nora house - Sendai, Japan

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L’aBBeceDariO DeL BeLGiOil Belgio è stato come un abbecedario degli errori nell’utilizzo di materiali comuni (maniglie, pavi-menti, linoleum etc) nei luoghi ad alta frequentazione come università, stazioni, biblioteche. Non senza ironia (in un certo punto del padiglione una porta ha sbeccato la parete con la maniglia e l’errore involontario è stato messo in mostra spiegandolo con una didascalia), i curatori hanno evi-denziato come spesso nell’attitudine a progettare nessuno considera adeguatamente l’interazione come parametro fondamentale.

SiSMYcitY e L’aBruZZOalla Biennale c’è stato spazio anche per il terremoto dell’abruzzo, grazie a Sismycity, un progetto fotografico, realizzato nell’arco di un anno, sulle conseguenze del sisma che ha colpito L’aquila e il suo territorio. Sviluppato dall’associazione Fuori_vista, Sismycity racconta i danni che il terremoto ha provocato e le ferite profonde che la popolazione, a sedici mesi dalla scossa del 6 aprile 2009, porta dentro, avendo visto sbiciolarsi, insieme agli edifici, il tessuto sociale e i rapporti con la col-lettività.

37 VOLte MaLeSiaLa Malesia, invece, partecipa per la prima volta alle artiglierie dell’arsenale, con il progetto espo-sitivo re/Mixed, organizzato da Malaysia external trade Development corporation (MatraDe) in collaborazione con Malaysian institute of architects (PaM). Seguendo il tema generale dell’esposi-zione People Meet in architecture, sono stati presentati per la prima volta a Venezia i risultati della ricerca attuale in ambito urbanistico e architettonico di alcuni dei più interessanti studi di architettura Malesi, attraverso 37 progetti, in fase di realizzazione, completati, oppure idee che sono state sele-zionate per diversi concorsi internazionali. i progetti selezionati sono esempi di singole visioni di un’architettura che rappresenta l’interazione tra ambiente e società, in un Paese come la Malesia con una peculiare morfologia ambientale, dal rapido quanto progressivo sviluppo economico e da una multiculturalità, risultato dalle diverse in-fluenze di popoli asiatici e occidentali che si sono avvicendati nel corso della sua storia. Ognuno di questi progetti in particolare propone l’interpretazione della necessità attuale di riesa-minare e ridefinire il rapporto tra architettura e Natura, in relazione ad un’esistenza sempre più tecnologicamente satura, nella quale il legame tra uomo e natura sta diventando molto labile in maniera preoccupante. al progetto re/Mixed hanno partecipato attivamente anche alcune università della Malesia come university Putra Malaysia e university Kebangsaan Malaysia, con il coinvolgimento di alcuni stu-denti delle Facoltà di architettura che partecipano al Mobility Programme, offrendo loro la possibilità di presentare a Venezia tre progetti di studio, per confrontarsi attivamente con gli architetti profes-sionisti coinvolti nel progetto e con il pubblico internazionale della Biennale.

Selgascano - Office in the woods; Madrid, 2008 Photo: iwan Baan

aldo cibic - La piazza mercato in periferia

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BPt e DOMOtica itaLiaNail Gruppo BPt, invece, leader nel settore delle tecnologie Domotiche, della Sicurezza e dell’il-luminazione, ha partecipato al workshop & spe-cial event “Soluzioni per il pensiero sostenibile”. BPt è intervenuta sul tema “efficienza energe-tica/design/progettazione”, presentando due case history rappresentative dello spirito green del Gruppo: la realizzazione della nuova sede BPt di Sesto al reghena (PN) e la partnership con Le Ville Plus per l’installazione del sistema domotico “home Sapiens” di BPt all’interno di casa Zero energy di Felettano (uD). L’azienda si impegna da sempre nel perseguire il con-cetto di sostenibilità: sostenibilità di prodotto, in quanto BPt produce soluzioni tecnologiche volte al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e al risparmio energetico, e sosteni-bilità di sistema, in quanto il principio viene ap-plicato anche a tutti i processi aziendali interni, sia produttivi che gestionali.Questa filosofia aziendale si è concretizzata nella realizzazione del centro Direzionale BPt Group, una tra le palazzine uffici più innovative e tecnologiche d’italia. Nelle soluzioni adotta-te è presente il know-how più evoluto di BPt: impianto videocitofonico sistema 300 di BPt, impianto antintrusione B2 e impianto videosor-veglianza con sistema di supervisione Ydra di Brahms. La palazzina è stata automatizzata mediante il sistema domotico “home Sapiens”: ogni comando, accesso o fonte luminosa è completamente controllato dal sistema. Per casa Zero energy, l’innovativo progetto di ri-cerca volto alla progettazione e realizzazione di un edificio di nuova concezione che garantisca il massimo benessere, comfort e vivibilità con il minor impatto ambientale possibile, BPt ha

“La 12ª Mostra Internazionale di Architetturaè una riflessione sull’architettura. Questa mostra è l’occasione per sperimentare le molteplicipossibilità dell’architettura e per dar contodella sua pluralità di approcci” - Kazuyo Sejima, curatrice della biennale 2010 -

RePORT

Grecia: the arK. Old Seeds for New cultures

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invece messo a disposizione e customizzato il suo sistema domotico “home Sapiens” per la gestione di tutte le fonti energetiche alternative di casa Zero energy, al fine di favorire il be-nessere psicofisico abitativo, ovvero l’insieme di condizioni sensoriali (tattili, uditive, visive, termoigrometriche, respiratorie e olfattive) che soddisfano l’individuo all’interno della casa.

ecO FrieNDLYin laguna per la Biennale 2010 c’è stato molto fermento anche per quanto riguarda la bioedili-zia e l’architettura eco friendly. al padiglione della repubblica ceca e della re-pubblica Slovacca presso i Giardini, il designer Martin raijnis propone un particolare allesti-mento tutto giocato sul legno.

Si tratta, infatti, una una riflessione su questo materiale e sulla progettazione umana in accor-do con la natura, rifiutando sprechi e esaspera-te sofisticazioni tecnologiche.L’architetto ceco dopo trent’anni di carriera e dopo avere viaggiato nel cosiddetto terzo e quarto mondo, ha deciso di chiudere il suo Studio (autore di grandi progetti di fama mon-diale e di significative partecipazioni a Saloni internazionali come l’expo del 1986 dove si distinse con un’installazione multimediale) per intraprendere la via della sostenibilità in archi-tettura. il legno, infatti, è particolarmente utile nelle co-struzioni perchè permette di ridurre i consumi nelle strutture ed è in grado di assorbire e ri-lasciare calore. anche il comparto architettura

può migliorare a favore dell’ambiente, iniziando ad impiegare materiali naturali nelle costruzio-ni, in modo da evitarne l’uso di altri più dannosi. a conferma di questa linea che potrebbe diven-tare un’ottima tendenza e abitudine di lavoro da seguire, si è creato particolare clamore e curio-sità per la Biennale 2010 per quanto riguarda la bioedilizia e l’architettura eco friendly.

GreeNLaNterN aL FuOriSaLONeL’ultima creatura di romolo Stanco è Green-Lantern, una lampada/vaso in legno liquido presentata al Fuorisalone 2010 in anteprima presso edizioni Galleria colombari. Si tratta del primo oggetto di design al mondo realizzato in Legno Liquido (Liquidwood).GreenLantern è un oggetto atipico che oltre a

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• Kazuyo Sejima, curatrice della Biennale 2010

rappresentare una “tipologia” assolutamente nuova (vaso e lampada...) esalta al massimo le caratteristiche di questo materiale. contiene una pianta (come un vaso) ed è una sorgente luminosa ed unisce le due “funzioni” con un segno sintetico che prende forma con un materiale “vivo” il legno utilizzato in modo “plastico”. L’oggetto è infatti realizzato in scoc-che vuote con una tecnologia ad iniezione in stampo come si fa con una normale plastica! Solo che il materiale impiegato è legno, legno allo stato liquido.il materiale è stato creato ed inventato dal Fraunhofer institute nel 2007 e sviluppato dallo spin-off tecnaro con il nome commerciale di ar-boform. Nel 2008, insieme a Politec Valtellina, romolo Stanco ha iniziato a concepire un og-

getto che esprimesse le potenzialità di questo materiale al massimo senza tralasciare il valore concettuale dell’uso radicalmente nuovo di una materiale tradizionale. Non una seduta o un tavolo, formalmente pen-sati come oggetti normali e realizzati con que-sto materiale, ma un “oggetto manifesto” che rappresentasse il “senso” di un nuovo modo di usare il legno.così è nata GreenLantern, un oggetto che con-tiene la vita, realizzato in un materiale biologico con una forma organica e naturale che emette luce simbolicamente segno della vita bagnando con questa la pianta che dalla luce stessa trae energia per crescere attraverso la fotosintesi. un metaforico cerchio che si chiude grazie all’energia (luce) che torna ad essere “vita”. un

ibrido naturale/artificiale che nella sua dicoto-mia trova l’esaltazione del suo senso più pro-fondo. Dalla sinergia con il laboratorio di ricerca spe-rimentale Politec Valtellina, guidato dal fisico già direttore del del cNr-ieNi di Lecco Stefa-no Besseghini e l’appoggio tecnico e il know-how produttivo di tecnoplastica Valtellinese, romolo Stanco ha concepito un oggetto unico, tipologicamente inesplorato, formalmente teso a esaltare il concetto che sta alla base di que-sto nuovo modo di concepire il design: rendere possibile e reale ciò che fino ad oggi non lo è stato.

toyo ito & associates, architectsDesign Process of the taichung Metropolitan Opera house, 2010

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www.kyossconcept.it

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la domoticasbarca in cucina

una cucina intelligente, in grado di garantire un consumo energetico sostenibile,sia per l’utente che per l’ambiente

il termine domotica nasce dal neologismo francese “domotique”, il quale a sua volta ha origine dalla parola latina “domus” (casa) e dall’altro neologismo francese “telematique” (telecomunication-informatique). con domotica si indica abitualmente l’automatizzazione della casa nei suoi aspetti più completi che compren-dono i sistemi di automazione e telecontrollo/rilevamento degli impianti, il controllo delle ap-parecchiature domestiche, i sistemi audiovisivi, il trattamento delle informazioni interne/esterne all’alloggio.Le origini della domotica si radicano intorno agli anni Settanta, quando cominciarono ad essere studiati e realizzati i primi progetti che permette-vano l’integrazione di più sistemi (es. l’impianto di illuminazione e quello di sicurezza), dando all’utente finale la possibilità di automatizzare alcune funzionalità. a questo punto, grazie a tale possibilità di integrazione di più sistemi, è per noi preferibile definire l’impianto domotico come impianto integrato. La “domus” (casa) automatizzata è una casa dotata di dispositivi e impianti; tali impianti sono integrati median-te una rete di comunicazione costituente un

DOMOTICA

sistema aperto, flessibile, personalizzabile, di-namico e semplice per l’uso; il sistema è capa-ce di interagire con l’utente in modo diretto ed efficace. un impianto intelligente, diversamente da un impianto tradizionale, è da considerarsi flessibile in quanto dinamico e non statico. La flessibilità di un impianto intelligente consiste nel fatto che, a tale impianto può essere in ogni momento data la possibilità di modificare la pro-pria funzionalità (personalizzazione), rispetto a quanto programmato in origine. infatti tutte le utenze elettriche e elettroniche sono collegate alla centralina elettronica. tale centralina può in ogni momento essere riprogrammata, mutando i comandi delle utenze in relazione alle nuo-ve esigenze dell’utente finale. Solitamente, il prevedere le funzioni dell’impianto (presenti e future) in base alle necessità dell’utente finale, è condizione quasi impossibile. L’utente stes-so non sempre a priori conosce la totalità delle proprie necessità all’interno della propria abita-zione. L’avere quindi un impianto intelligente, significa avere la possibilità (tramite successive programmazioni) di implementare e modificare le funzionalità dell’impianto stesso.

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54 DOMOTICA

DOMOTICA e DeSIGn In CUCInA: LA GRe-en CUISIne DI PHILIPSPer chi l’ha potuta vedere al Simplicity event di Mosca, si tratta della cucina del futuro, in cui la funzionalità si sposa con la domotica. È stata pensata per essere una cucina intelligente, in grado di garantire un consumo energetico so-stenibile, sia per l’utente che per l’ambiente. L’ispirazione per il lato estetico è stata presa, dal designer Stefano Marzano, dalla tipica ste-akhouse teppanyaki giapponese, cogliendone appieno il lato minimalista e funzionale. Si tratta di una cucina interattiva, dove la cucina e la sala da pranzo sono unite e visibili solo quan-do servono: nel grande tavolo, utilizzabile come piano per pranzare, sono posti dei sensori invisi-bili, che riconoscono padelle, bollitori e vaporie-re e li scaldano, in qualunque punto li si appoggi. Sono in grado anche di raffreddare, nello stes-so spazio, con una sola energia, come ad esempio la glacette, che tiene il vino al fresco.Si può passare istantaneamente dal caldo al freddo e viceversa in modalità touch; cot-tura e raffreddamento condividono la stessa interfaccia luminosa, attivabile con il sem-plice tatto e si presenta come cerchi con-centrici e barre di scorrimento: un tocco per

decidere temperatura e tempi di cottura. il piano è composto di due strati, uno è a indu-zione e serve per la cottura, l’altro è quello a Led luminosi, che permette di spostare liberamente gli elettrodomestici e di controllarli tramite l’inter-faccia visiva, che li segue su tutta la superficie. La Green cuisine di Philips oltre ad essere tecnologica e interattiva è anche ecologica: il rubinetto intelligente eroga l’acqua necessaria e alla temperatura desiderata, impostata gra-zie al termostato digitale, evitando consumi in eccesso di energia e acqua; il bollitore è intel-ligente, perché è in grado di riconoscere il nu-mero di tazze e scalda solo la quantità di ac-qua necessaria; il composter Bokashi, sotto il piano intelligente, converte i rifiuti organici pro-dotti in cucina, in pastiglie fertilizzanti. Quando si ha finito di cucinare e la cucina non serve più, scompare e il piano diventa un tavolo da cucina dal design minimalista e impeccabile.

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55DOMOTICA

L’avere un impianto intelligente significa avere la possibilità di implementare e modificare le funzionalità dell’impianto stesso

eLeTTRODOMeSTICI InTeLLIGenTI, ARRI-VA IL FRIGORIFeRO WI-FIÈ stato presentato al ceS 2011 di Las Vegas da Samsung, l’innovativo frigorifero rF4289 dotato di un piccolo computer touch integrato. L’elettrodomestico, dotato di scomparti separati con temperature differenti, super-congelatore, distributore di ghiaccio e tutte le altre comuni funzioni di ogni frigorifero, dispone inoltre di un’antenna Wi-Fi grazie alla quale può connet-tersi ad internet. Samsung ha dunque ideato un frigorifero in grado di fornire servizi degni dei migliori tablet Pc, tutto regolabile dall’ampio schermo LcD touchscreen da 8’’ presente su uno dei suoi portelloni. in questo modo è possi-bile rimanere costantemente aggiornati su pre-visioni del tempo, calendario di Google, web ra-dio, block notes digitale, ricette di cucina online e soprattutto sui social network come twitter.Oltre a queste innovazioni tecnologiche, l’elet-trodomestico risulta davvero intelligente poi-chè consente di avere un controllo automatico della data di scadenza dei cibi che ci sono al suo interno e di regolare in remoto la tempe-ratura tramite il proprio smartphone. in caso di alimenti scaduti, ci penseranno i relativi allarmi ad avvisarvi.

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• Elaborazione grafico-pittorica da un’originale fotografia danneggiata.

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alla scoperta dello Yemen, terra leggendaria. Forse è la meta meno conosciuta del mondo arabo, ma è uno di quei paesi capaci di esercitare un fascino irresistibile su chi ama viaggiare. raggiun-gerlo significa scoprire il silenzio del deserto, la dolcezza delle oasi, i colori della natura, le sue aspre montagne e le fertili pianure, gli oltre 2000 km di costa, Sana’a con le sue bellezze e tanto altro. Lo Yemen vive con le sue tradizioni e affascina chi vi si avventura per la ricchezza dei suoi tesori. L’architettura yemenita è una delle sorprese più belle di questa terra: unica nel suo genere, è fatta di antiche abitazioni a torre, edifici di pietra, mattoni e fango alti fino a otto piani, dove vivono intere famiglie suddivise nei vari spazi. Qui tutto è un universo di colori, sensazioni ed emozioni che coinvolgono piacevolmente il viaggiatore per permettergli di conoscere una cultura basata ancora su antiche tradizioni che si tramandano inalterate da sempre.

Yemen, grattacieli di terra

un paese capace di esercitare un fascino irresistibile su chi ama viaggiare • l’architettura yemenita è una delle sorprese più belle di questa terra

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• Elaborazione grafico-pittorica da un’originale fotografia danneggiata.

di Marzia Barcaro e Mario Brunetti

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È il tramonto. Lentamente la luce trasforma in oro la terra delle case facendo risaltare i mer-letti di calce bianca che le adornano quale pre-zioso ornamento, mentre il rincorrersi del canto degli inviti alla preghiera dei muezzin riempie di magia l’aria. Quello che sicuramente colpisce maggiormen-te in questo Paese è l’architettura che qui può essere a giusta ragione considerata una vera arte, un’esaltazione delle capacità edificatorie e di abbellimento delle popolazioni della mon-tagna che ancora oggi costruiscono nel mille-nario stile architettonico e decorativo della casa antica. Sana’a è un miraggio medievale di case d’argilla prive di fondamenta, dalle vetrate mul-ticolori (Ghamariye), e di bianche cupole e mi-nareti, dove le voci dei muezzin si confondono

col frastuono dei clacson. La leggenda la vuole fondata, dopo il biblico diluvio universale, da Sem, figlio del mitico Noè. Sana’a si trova fra le montagne, ai piedi del Gabal Nuqum, con le sue caratteristiche ed elaborate “case a torre” costruite con mattoni di argilla cotti al sole, quin-di di un caldo colore bruno ambrato, abbellite ed arricchite, quasi traforate, da innumerevoli finestre dai vetri policromi, tutte riquadrate da candide cornici di calce mista a polvere di mar-mo ed impreziosite da pezzetti di alabastro e di vetri colorati: questo è uno dei migliori esempi della fantasiosa architettura yemenita. La visio-ne del centro storico di San’a, da uno dei suoi alti grattacieli di terra, è un’esperienza intima, una forte emozione e si comprende come tale fascino avesse inspirato anche Pasolini. Paso-

VIAGGIO In YeMen

sono tanti gli appellativi dati allo Yemen: Arabia Felix,

terra della Regina di Saba, gioiello del deserto, paese

delle Mille e Una notte. Probabilmente il paese forse meno conosciuto

del mondo arabo, ma terra dal fascino straordinario

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lini si innamorò della città yemenita di Sana’a e decise di filmarla, cercando di denunciare quella che già all’epoca si stava delineando come la distruzione di un mondo. il documentario - girato alla fine delle riprese effettuate per la lavorazione de il fiore delle Mille e una notte, percui Pasolini trascorse lunghi periodi in india, Nepal, iran, eritrea, etiopia, in arabia e nello Yemen - si presenta infatti in forma di appello all’unesco, un grido d’allarme per l’antica e straordinaria città capitale dello Yemen del Nord, minacciata con crescenti modifiche e abbattimenti.al proposito così dichiarò lo stesso regista:“era l’ultima domenica che passavamo a Sana’a, capitale dello Yemen del Nord. avevo un po’ di pellicola avanzata dalle riprese del film [...]La leggenda la vuole fondata da Sem, il primogenito del patriarca Noé, ma gli incredibili palazzi che la adornano risalgono al Medioevo. Le abitazioni in terra cruda vengono costantemente manutenzionate cosicché possiamo godere di quest’incredibile spettacolo a distanza di centinaia di anni dalla loro creazione. Questi antesignani dei moderni grattacieli, veri e propri gioielli architettonici e capolavori di ingegne-ria edile, hanno ciascuno non meno di cinque - sei piani. Mura lavorate in gesso immacolato, porte di legno massiccio con grandi chiavistelli incassati nella parete, che serrano le stanze dall’esterno, e, come se non bastasse, in aggiunta le grandi serrature, dove gli uomini girano pesanti chiavi di

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metallo, a nascondere, occultare, tutelare gelosamente un’intimità posseduta. Porte dai bassi stipiti ad arco, scalinate dagli alti gradini, di pietra. ci si arrampica fino al terrazzo che sovrasta, sovra-no, giardini e minareti. il richiamo del muezzin rompe il ritmo cadenzato delle gocce d’acqua sulle lastre lucide e fangose delle strade. al-Jamaa-al-Kabir, una delle moschee più antiche dell’islam, si popola di fedeli oranti. i “palazzi” case-torri possono arrivare anche agli otto piani fuori terra, ma generalmente sono di 5-6 e, in considerazione dell’esigua profondità delle fondamenta, ci si chiede come facciano a restare in piedi!Siamo ospiti di una famiglia proprietaria di una di queste meraviglie e così possiamo verificare “dall’interno” la disposizione dei vari ambienti accompagnati nella nostra perlustrazione dalla dispo-nibilità dei proprietari ad illustrarci la loro abitazione. La struttura architettonica si sviluppa attorno ad un asse centrale, costituito il più delle volte da un nucleo di pietra, sul quale si avvolgono le rampe delle scale.La forma a tronco piramidale - con lo spessore dei muri che vanno via via degradandosi passando dal metro ai 30 centimetri - permette alle fondamenta poco profonde (per problemi di consistenza del terreno) di sostenere senza problemi l’intera struttura.a pianta quadrata, presentano ambienti stretti e lunghi attorno alle scale, mentre le aperture strette

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mura di fango e stupendecostruzioniin pietra e

mattoni, grattacieli di mattoni

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61VIAGGIO In YeMen

ai piani inferiori si allargano e si arricchiscono di decorazioni con il salire dell’edificio, contribuendo così ad alleggerire, non solo visivamente, l’intera struttura portante.L’impasto di calce “nurah”, prodotta manualmente da rocce calcaree, crea fantasiose decorazioni attorno alle finestre. Nella parte superiore della casa ha non solo una funzione estetica, ma anche quella di preservare dall’acqua il sottostante strato di terra. inoltre, il suo colore bianco allontana gli spiriti malevoli che detestano, secondo la tradizione del luogo, la luce del giorno e quindi anche i colori chiari. il tutto è spesso arricchito da motivi simbolici dal significato apotropaico. Ovviamente viene richiesta una manutenzione annuale per questa importante funzione protettiva dalle intemperie. Non esistendo tubature interne un aspetto importante è dato dal problema dello smaltimento dei ri-fiuti liquidi. La cucina ed il bagno, luoghi dove si producono tali rifiuti, sono incolonnati nella struttura e presentano pavimenti impermeabilizzati ed in pendenza verso un foro nel muro, così da favorire, grazie ad una grondaia esterna, la fuoriuscita verso un canale o pozzo esterno di proprietà.La ripartizione abitativa si sviluppa in altezza con i seguenti segmenti: al pianterreno stalle per ricoveri animali e luogo dove vengono raccolti gli escrementi, per caduta anche quelli umani, che, ricoperti di cenere, vengono periodicamente scaricati ed utilizzati quali fertilizzanti.

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La costruzione di edifici, la produzione di arre-damenti e dei relativi complementi rappresen-tano attività di grande rilievo in tutto il Veneto, il cui territorio è caratterizzato da una ricca e di-namic presenza di aziende dalle medie e picco-le dimensioni. Per questa ragione nasce il Pre-mio recam per l’innovazione, che si propone di sostenere, promuovere e divulgare la cultura ecocompatibile nell’arredamento e nelle costru-zioni. Per ulteriori informazioni: www.recam.it •

cina, andata e ritorno. elena Maria teresa cal-ligaro quando parla dell’estremo Oriente parla della sua vita: nata ad arzignano, architetto d’interni, ha vissuto 8 anni in asia, lavorando tra cina e indonesia, Shanghai e Jacarta. “L’architetto che adatta il made in italy alle esi-genze è un esempio di positiva collaborazione tra italia e cina. L’immagine dell’italia viene proposta a clienti cinesi promuovendo la cre-atività e i prodotti italiani”: questa la motiva-zione con la quale elena calligaro ha appena ricevuto il Premio Globo tricolore all’eccellen-za italiana “iWW nel Mondo” a Bologna il 18 settembre. un premio dedicato ad artisti, ricer-catori, imprenditori, giornalisti di origine italiana che hanno avuto successo all’estero, ma poco conosciuti in italia •

Premio recam 2010

elena calligaro tra i sette profili eccellentidi iWW nel Mondo • l’architetto vicentino che adatta il made in italy alle esigenze asiatiche

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L’azienda di elettrodomestici electrolux ha lan-ciato il concorso internazionale di design elec-trolux Design Lab 2011. il concorso annuale si rivolge ai giovani designer di tutto il mondo, chiamati in questa nona edizione a sviluppare idee per gli elettrodomestici del futuro seguen-do il tema della “Mobilità intelligente”: portabi-li, gestibili da ogni luogo e con grande facilità d’utilizzo. Per partecipare è necessario propor-re progetti che trattino il tema della “Mobilità intelligente” con lo sviluppo di soluzioni focaliz-zate sul modo in cui le persone preparano i cibi, puliscono e lavano i piatti, garantendo una ge-stione flessibile dell’elettrodomestico sia dentro che fuori l’ambiente domestico. i partecipanti

dovranno anche tenere conto della storia e dei valori di electrolux. in questo senso, i progetti che verranno presentati dovranno riflettere i va-lori tradizionali del design scandinavo quali la sensibilità alle tematiche ambientali, la facilità d’uso e l’appeal estetico.all’ideatore del concept vincitore verrà offerto uno stage retribuito di sei mesi in uno studio dei global design center di electrolux e un premio in denaro del valore di 5mila euro. al secondo e al terzo classificato andranno rispettivamente 3mila e 2mila euro. La scadenza ultima per la presentazione dei progetti è fissata per il pros-simo 1 maggio 2011. Per ulteriori informazioni: www.electroluxdesignlab.com •

electrolux Design Lab 2011

il marmo è un elemento “essenziale” del pro-getto perché offre struttura e soluzioni a chi vuole confrontarsi con gli spazi e la materia: non è solo un materiale di rivestimento ma il materiale per eccellenza al quale i grandi ar-chitetti affidano il segno che identifica l’opera da ricordare e che caratterizza un quartiere o, spesso, una città.Da venticinque anni il Premio internazionale di architettura - Marble architectural awards, organizzato premia gli architetti che hanno sa-puto usare la pietra in maniera “eccellente” e, nella sua “Silver edition” ha scelto di individua-re i lavori più belli e significativi degli ultimi anni. La caratteristica che rende speciale il premio

sta nel fatto che, dopo la proclamazione dei vincitori viene realizzato il catalogo ufficiale e, nell’ambito di carraraMarmotec viene allestita una mostra mentre i vincitori, dopo avere ritirato il premio tengono una conferenza per illustrare le caratteristiche dell’opera e degli impieghi del marmi. il primo premio assoluto è stato attribui-to all’Opera house di Oslo progettata dallo Stu-dio Norvegese Snohetta, una struttura utilizza-ta per ospitare spettacoli perfettamente inserita nel contesto urbano anche grazie all’uso “ec-cellente “ del marmo bianco. riconoscimento anche a richard Mayer per l’ara Pacis per l’uso del travertino declinato in tutte le sue possibili espressioni •

Marblearchitectural awards

Silver edition

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al via “verso ruralcity”www.provincia.bologna.it

un progetto per una nuova alleanzatra città e campagnafino al 15 luglio

La Provincia di Bologna ha istituito urbania, contenitore culturale per progettare e pensa-re la città ed il territorio. Lo scorso 7 maggio si è conclusa la sesta edizione di urbania nella quale, attraverso convegni e workshop interna-zionali, si è approfondito il tema di una nuova alleanza tra città e campagna. in quest’ambito l’Ordine degli architetti Pianificatori Paesaggisti e conservatori di Bologna ha lanciato un concor-so di idee dal titolo “verso ruralcity” finalizzato ad approfondire ed investigare le problemati-che connesse alla dispersione insediativa e al consumo di territorio agricolo, che sono causa di una compromissione dei paesaggi periurba-

ni, ed effetti dello sviluppo della città occidentale contemporanea. il concorso mira a promuovere idee e suggestioni sui nuovi rapporti tra città e campagna e ha lo scopo di raccogliere e mette-re a confronto progetti, per ragionare su diversi approcci alle tematiche individuate. il concorso invita a presentare proposte, che possono es-sere liberamente articolate attraverso il ricorso a disegni, fotografie, collage, visualizzazioni gra-fiche, promuovendo nuove idee di integrazione tra città e campagna, specificando una possibile visione verso ruralcity. termine ultimo per la re-gistrazione e l’invio degli elaborati è fissato per il 15 luglio 2011 •

in mostra i 52 progetti per il Museo Nazio-nale dell’ebraismo italiano e della Shoah FerraraPalazzo dei Diamantifino al 12 giugno

il Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita in que-sti giorni la mostra “MeiS. architetture per un museo”, una mostra interamente dedicata ai cinquantadue progetti che hanno partecipato al concorso di Progettazione per il Museo Nazio-nale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Fer-rara. La competizione, promossa dalla Direzio-ne regionale per i Beni culturali e Paesaggistici

MeiS • architetture per un museowww.comune.fe.it

dell’emilia romagna, si è conclusa nel gennaio scorso con la vittoria del gruppo composto dagli studi arco (Bologna), Scape (roma), Michael Gruber e Kulapat Yantrasast. La struttura, che occuperà una superficie pari 7.900 mq e vedrà la rifunzionalizzazione dell’ex casa circondariale di Ferrara, costerà 30 milioni di euro •

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centro culturale San GaetanoPadovadal 15 al 17 giugno

Mettere a confronto alcune aree metropolitane europee come Barcelona, la randstad olande-se, Monaco e il Veneto centrale e cercare dal confronto tra queste di capire la realtà della condizione contemporanea, proporre scenari futuri per il Veneto centrale e per Padova entro questo sistema, capire come l’economia possa

la città mutantewww.tarch.com

cambiare nel cambiamento: questi i motivi che hanno portato il Laboratorio aZ (anfione Zeto e tarch) ad organizzare con il comune di Pado-va e con il patrocinio di tutte le istituzioni inte-ressate dell’area veneta, il meeting di tre giorni chiamato “La città mutante” •

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workshop di auto-costruzione performativaromacasa dell’architetturadal 27 giugno al 7 luglio

L’istituto Nazionale di architettura organizza quest’anno per la prima volta una Summer School intensiva di due settimane dedicata ad esplorare il rapporto tra tecniche di proget-tazione avanzata (in particolare: tecniche di modellazione parametrica e di simulazione di performance ambientali) e strategie di auto-

eco_logic habitatwww.archinfo.it

costruzione (ovvero: costruzioni realizzabili in tempi brevi, con poche risorse e senza mae-stranze specializzate) •

evento interno al Salone internazionaledella casa-Macef MilanoFiera Milanodall’8 all’11 settembre

La qualità, lo stile, la creatività e l’innovazio-ne espressi nella sfera della casa e dell’abita-re trovano in italia le loro vette d’eccellenza e, a Milano, il loro centro di diffusione su scala mondiale. Perciò, a Milano, nasce aBitaMi, un progetto fieristico nuovo e distintivo, un origina-le salone-laboratorio organizzato da Fiera Mila-no che avrà luogo in concomitanza con il Ma-cef d’autunno nel polo espositivo di rho-Pero. L’obiettivo è quello di creare un nuovo appun-tamento di livello internazionale con l’abitare e i suoi temi nel secondo semestre dell’anno, particolarmente centrato sul binomio “decor & design”, ossia sul dialogo virtuoso fra tradizione e innovazione, sulla convergenza tra discipline progettuali e mestieri artigiani capace di forni-

abitamiwww.abitami.it

re validi spunti di ricerca e di sperimentazione a tutto il settore e ai suoi attori di riferimento. un laboratorio, dunque, ma anche un’esposizio-ne commerciale che sappia rappresentare un’of-ferta integrata ampia e trasversale al mondo del “living”. abitaMi occuperà quattro padiglioni con-tigui al Macef: il 9, l’11, il 13 e il 15 settembre. ampie aree longitudinali di ciascuno di questi padiglioni saranno dedicate al progetto dell’abi-tare, in interni ed esterni, con mostre e contributi speciali di architetti, designer, artigiani e creativi che indagheranno il passato, il presente e il fu-turo della casa, dell’accoglienza e dell’ospitalità, offrendo un’opportunità unica ed esclusiva per approfondire questi temi •

Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagnoBolognaBologna Fieredal 20 al 24 settembre

cersaie 2011 si terrà dal 20 al 24 settembre, una settimana prima della canonica data a metà tra settembre ed ottobre. Dall’eden cera-mico, tema dell’edizione di quest’anno, si pas-sa a “ceramic evolution”, una sfida ancora una volta per la ceramica italiana che ha dimostrato con questo cersaie la capacità di rinnovarsi ab-

cersaie 2011www.cersaie.it

binando tradizione e innovazione, funzionalità e design e mantenendo, anche in questi anni difficili, la leadership assoluta nel mondo per valore delle esportazioni •

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Questo libro presenta oltre 80 fra gli architetti più quotati del mondo. come si evince dal titolo ognuno di loro fa parte della costellazione dei vip dell’architettura.Ogni progetto è corredato da planimetrie, foto-grafie e disegni e per ogni architetto vengono presentati da due a sei progetti. i progetti sono stati selezionati per importanza, interesse e at-tualità. Ogni architetto selezionato è corredato dalla propria foto, dalle informazioni sullo stu-dio, da una breve biografia •

archistareditore: Logos

Prezzo: 29 euro

Nuova edizione riveduta e corretta della guida pubblicata nel 1954 da edizioni Domus, con l’aggiunta della Postfazione di Lodovico Mene-ghetti. a ogni progetto sono state dedicate due pagine. Le tipologie di realizzazione sono le più svariate, dagli edifici pubblici alle case private, agli interni •

antologia di edifici moderni in Milanoeditore: Lampi di Stampa

Prezzo: 30 euro

in questa fluida densità formativa, gli accenti dei suoi lavori si collocano proprio nel rapporto con le mille sfaccettature dei luoghi, nellmin-cessante dialogo tra permanenza e modifica-zione: per questo grande attenzione si dà alle connessioni, alle giunture, alle cerniere, alle te-ste, ai coronamenti, agli angoli; ovvero al come queste forme si rapportano fra loro, dimostran-do come la vera essenza del fare progetto stia nella non comune magia dellminvisibile, nelle variabili sonorità dei propri accenti •

achille Michelizzi • architectseditore: alinea

Prezzo: 22 euro

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suggestioni da esterno