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  • 7/25/2019 karim madjidi

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    Domenica 28 Marzo 2004

    PROTAGONISTIT O S C A N A

    l apos ta @i l t i r reno . i t

    Cos don Karim Magidi, parroco del Sacro cuore a Livorno, conquista i giovani

    I l sorriso. Per sdrammatiz-zare, per parlare di cosegrandi con lumilt di chisi sente piccolo, per inseguirecon entusiasmo obbiettivisempre nuovi. Avvolge il sor-riso di Karim Magidi, comequelle due braccia lunghe dagiocatore di basket. Il basket,la passione di giovent, primadella scelta di farsi sacerdote,unico prete cattolico iraniano.Un sacerdozio nel nome diDon Bosco, incontrato nellaterra dellIslam e ritrovato aLivorno nella fuga dopo la Ri-voluzione di Khomeini.

    Quel sorriso ha conquistatoi fedeli della chiesa del SacroCuore di Colline, nella rossaLivorno, e loratorio di DonMagidi uno dei luoghi pifrequentati dai giovani.

    In questo oratorio ha mes-so piede a 16 anni. Che ri-cordi ha?

    Era il 1980, io ero un allie-vo salesiano, cos mi avvicinaiallistituto. Giocavo a pallaca-nestro, entrai nella squadradella Don Bosco. Feci anchelallenatore del mini basketfemminile delle suore. Due an-ni e mezzo passati qui ad ore,con una palla in mano.

    Gli oratori sono morti, sidice spesso. Come le casedel popolo, le sezioni deipartiti. Poi, guardando sot-to la crosta, non ovunque cos. Qui i giovani ci sonoancora. Ma come cambia-to questo spazio?

    I ragazzi hanno i rientri ascuola, la piscina, il calcio, lefamiglie li seguono ovunque.Dunque loratorio non pupi essere il punto di riferi-mento quotidiano. Anzi, quan-do un ragazzo sta qui dalle 3alle 7, spesso ha disagi familia-ri. Pochi casi per fortuna mala logica, appunto, ribaltata.Ma loratorio non morto.

    Come ha ricostruito lasua identit?

    Intanto, facendo da dopo-scuola dalle 15 fino alle 16,30.Poi, fino alle 19, diventa il cor-tile dei giochi con basket, cal-cetto, calciobalilla, tennis ta-volo. I ragazzi iscritti sono al-meno 150. Ma la cosa pi im-portante sono i gruppi formati-vi che si riuniscono una voltaa settimana. Sono momenti disocializzazione che poi porta-no a feste, gite, campeggi, coin-volgendo pure i genitori. Cos,abbiamo 400 ragazzi tra gli 8 egli 11 anni e altri 350 ragazzidai 12 ai 18 anni.

    Ma cos la formazione,cosa fanno questi gruppi?

    Per i pi piccoli, ovviamen-te, la fede. I pi grandi, inve-ce, scelgono loro i temi chepreferiscono. C chi si ritrovaper confrontarsi sulla politi-ca, chi sullamicizia e il rap-

    porto ragazzo-ragazza, chi sul-la solidariet partecipandomagari ad iniziative di servi-zio in citt. Lo stile comune di creare unoccasione di cono-scenza e confronto. Spesso sidice che i giovani non sannocon chi parlare: ecco, in que-sti gruppetti di 20 o poco menopossono discutere tra loro me-

    diati da due- tre animatoriadulti. Il risultato che1200-1300 ragazzi ruotano in-torno allistituto.

    In pi ci sono le societsportive.

    Certo. Non sono pi diret-tamente coinvolte nellOperasalesiana ma collegate. Nelcentro sportivo - un palazzettocon 300 posti, tre campi di cal-cetto in erba sintetica - abbia-mo squadre di pallacanestro,di pallavolo e presto una scuo-la calcio forse in collaborazio-ne con una societ cittadina.Poi il cinema, gestito con i vo-lontari, con una programma-zione per ragazzi e famiglie.

    Ma quanti di questi giova-ni si avvicinano davvero an-che alla fede? E questo, pervoi, quanto importante?

    Dentro il cuore ( sorride ) sicuramente importante. Manon una condizione. Se la fe-de viene, bene, altrimenti noi,comunque, stiamo dando deivalori al ragazzo. Insomma,misurata con il linguaggio ec-clesiastico la risposta picco-la, in termini di partecipazio-ne invece alta come in pochealtre citt in Italia: ogni dome-nica a messa ci sono dai 600agli 800 ragazzi. Una cosa bel-lissima.

    La messa rock, con ungruppo musicale fatto digiovani, un altro modo ditrovare linguaggi che parli-no alle nuove generazioni?

    Gi prima di me la comu-nit aveva fatto questa sceltaed stata arricchita. Alle10,30, i giovani trovano unamessa che si misura con alcu-ne loro espressioni. Magari, cisono adulti che non ci vengo-no pi perch, dicono, c trop-pa confusione. Ma anche allealtre messe del mattino la par-tecipazione buona, vuoi perla presenza degli scout, vuoiper qualche altro gruppo. In-somma, tutti questi canali di

    incontro alla fine coinvolgonoi giovani, fanno arrivare deimessaggi. Anche se in estate -sorride ancora - vanno tutti almare e la chiesa si svuota!

    Nella terra dei guardianidella Rivoluzione islamicalei diventato cattolico. Co-me accaduto?

    Mia madre era italiana ecattolica, cos in Iran frequen-tava la parrocchia dei Salesia-ni. Io ho fatto le elementari daloro e fui affascinato dalla fi-

    gura di Don Bosco. La rivolu-zione del 1979 fu un momentoforte nella mia formazione.Dopo aver occupato lamba-sciata americana, i pasdaranpresero in mano la scuola diDon Bosco; tutti i confratellifurono tenuti prigionieri e poicacciati del paese. Pi tardi nesono stati riammessi solo tre. unesperienza che mi hamolto colpito. Una volta in Ita-lia proseguito il mio avvici-namento alla fede e la scelta

    del sacerdozio.Cosa rimane oggi del Cri-

    stianesimo in Iran?Ventanni fa cerano pi di

    200mila cristiani in una nazio-ne di 42 milioni di abitanti; og-gi la popolazione di 65 milio-ni e i cristiani sono scesi a120mila. Non sono perseguita-ti o martirizzati, ma la loro vi-ta resa difficile, specie alledonne visti i diversi costumi.Cos, molti, in particolare gliarmeni che erano il gruppopi numeroso, sono fuoriusci-ti verso gli Stati Uniti o il Ca-nada.

    Lei ha fatto diverse volteda interprete tra il Papa ele massime autorit irania-ne. Incontri ufficiali duran-te i quali lo stesso presiden-te Khatami ha invocato ilcolloquio tra le religioniper far crescere le civilt.Ma oggi tra questi due mon-di sembra parlare solo il ter-rore.

    Ai livelli istituzionali cuna sincera ricerca di dialogotra le due religioni ma anchetra le due culture, che signifi-ca accoglienza e reciprocit.Poi - chiaro - le risposte diogni cultura sono diverse, co-s come le stesse democrazieoccidentali, in fondo, rispondo-no ciascuna a modo suo al ter-rorismo. LIslam, per, ha unforte interesse ad avere una-pertura di dialogo con Giovan-ni Paolo II, dopo che nei secolipassati un filo di collegamen-to non c stato.

    Alcuni intellettuali so-stengono che lOccidente eil Cristianesimo sono cultu-re vecchie, stanche e perquesto intrise di desideriodi pace. LIslam, dove nonesiste distinzione tra politi-ca e religione, invece unacultura giovane, animatada spirito di conquista, dauna forte volont di impor-re la propria fede. LOcci-

    dente cattolico destinato asoccombere?

    LIran prima della rivolu-zione di Khomeini era uno Sta-to che aveva lIslam come reli-gione ufficiale ma praticavatolleranza e libert per gli al-tri culti. Lo stesso avviene og-gi in alcuni paesi a maggioran-za musulmana come la Tur-chia, lEgitto, la stessa Siria.C poi un Islam fondamentali-sta, a partire dallArabia Sau-dita che pure politicamentevicina allOccidente. Insom-ma, il quadro complesso. An-che perch mentre lOcciden-te secolarizzato, nellIslamla vita intrisa della fede. Fac-cio solo un esempio. Se salia-mo su un aereo per il Cairosentiamo la hostess allatter-raggio dire: Signori e signori,ci auguriamo che il viaggiosia stato di vostro gradimen-to, vi ringraziamo di aver scel-to la nostra compagnia e spe-riamo di potervi riavere pre-sto a bordo. Pi o meno lestesse parole ripeter in ingle-se. In arabo la frase diventa co-s: Nel nome del Signore sia-mo arrivati a destinazione.Siamo contenti, per grazia diDio, di essere arrivati al Cairoe di avervi accolto bene. Ci au-guriamo, nel nome di Dio, diriavervi a bordo. E una quo-tidiana riprova di quanto il ri-ferimento religioso sia deter-minante nella cultura islami-ca, come lo era in Occidentepi di un secolo fa quandoDon Bosco aveva i suoi ragaz-zi e tutti, attraverso le preghie-re, avevano una loro visionedi Dio. NellIslam poi moltoforte il desiderio di diffonderela propria religione. Questo fapaura e porta ad irrigidimentiesagerati. Ma il dialogo lastrada maestra per la pace.

    Basta il dialogo per favo-rire lIslam pi moderato,quello non fondamentali-sta, che in questo scontro diculture rischia a sua voltadi soccombere?

    Io sono fiducioso: pensoche la globalizzazione del pia-neta aiuter la distensione.Nei popoli islamici c una ri-gidit di fede ma anche unagrande cordialit nei rapportiumani, una spiccata capacitdi accoglienza. Conoscerci, in-contrarci, aiuter a superare ifondamentalismi. LOccidentenon deve aver paura di questoconfronto, anche perch daquei paesi, che sono il nucleogiovane del mondo, inevita-bile unimmigrazione verso lenostre civilt che sono vec-chie. Allora, aiutiamole a cre-scere, a svilupparsi economi-camente e socialmente, risol-viamo alcuni storici conflitticome quello palestinese. Il fon-damentalismo avr meno ter-

    reno per conquistare i giova-ni. Senza illusioni per: sarun processo lungo e potrebbecostare altro sangue. Per ca-pirlo basta guardare alla sto-ria dellItalia: ancora ci sonole Brigate rosse, nonostantesiano state sconfitte, politica-mente, almeno da un venten-nio.

    In alto la messa in musicaal Sacro cuore, don Madigidurante una messa e festeggiatodai ragazzi dopo una partita

    Don Magidi giocaa pallacanestro con i ragazzinel cortile dellOratorio(Pentafoto)

    UNICO PRETE CATTOLICO CHE ARRIVA DALLEX PAESE DELLO SCI

    Don Karim Magidi havissuto in Iran fino allet di 16anni. Poi nel 1980 la famigliafugge dal paese trovandoaccoglienza a Livorno dainonni materni. Un anno dopo liraggiunge il padre, lingegnerShoan Magidi, che era statovice capo di Stato maggioredelle Forze armate sotto lo sci.

    Shoan Magidi si era formatoin Italia: laureandosi a Genovae frequentando lAccademiamilitare di Livorno. Quilincontro e il matrimonio conuna figlia di emigranti arrivatida Fiume.

    Nel 1958 Magidi torna in Iraned inviato in missione adAbadan. La moglie si avvicinaai Salesiani che erano lunicapresenza cattolica nel paese.

    Quando la famiglia sitrasferisce a Teheran, lasignora Magidi frequenta laparrocchia dei Salesiani chehanno anche una scuola per iragazzi iraniani alla qualeKarim viene iscritto.

    Poi, un anno dopo laRivoluzione e la fuga aLivorno. La casa di mia nonnaera piccola, noi eravamo 4fratelli ma ci accolse con tantocalore, ricorda il sacerdote.

    Il padre apre in citt un

    negozio di tappeti, ma lartedella tessitura per lui unacultura, forse la sublimazionedel rapporto con la madrepatria.

    LIran nel cuore anche didon Magidi. Vorrei tornarcima proprio pochi giorni fa hoincontrato uno dei tre salesianiche laggi e mi ha detto: Nondevi venire, sei pi utile inItalia, l oggi possiamo soloresistere alla scomparsa.

    Cos per Don Magidi lIran

    tutto negli incontri tra il Papa ele massime autorit iranianedove viene chiamato comeinterprete, forse perch sonolunico prete cattolico iranianoe si preferisce avere unrappresentante della Chiesache un interprete che pureparlerebbe meglio il persiano.

    La prima volta fu nel 1999 peril faccia a faccia tra GiovanniPaolo II e il presidente iranianoKhatami, lultima neanche unmese fa per lincontro con ilministro degli esteri KamalKharrazi nellambito dellecelebrazioni del 50anniversario delle relazioni traSanta Sede e Iran.

    Sono emozioniindimenticabili, dice donMagidi con uno dei suoi sorrisi.

    I canestri e le messe rock del salesiano fuggito dallIslam

    di Roberto Bernab

    Interprete del Papa durante gli incontri

    con i leader della Rivoluzione

    A. MANZONI & C. SpA

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