Job Orienta, Verona, 22.11 - EVT Network · A cura di Arduino Salatin (IUSVE, Venezia) 1 Lo sguardo...

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Social innovation: formazione ed impresa. Integrazioni e sinergie. Verso l’impresa formativa in Italia. Pedagogia e impresa formativa Job Orienta, Verona, 22.11.2013 A cura di Arduino Salatin (IUSVE, Venezia) 1

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Social innovation: formazione ed impresa. Integrazioni e sinergie.

Verso l’impresa formativa in Italia. Pedagogia e impresa formativa

Job Orienta, Verona, 22.11.2013

A cura di Arduino Salatin (IUSVE, Venezia)

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Lo sguardo pedagogico sulla formazione, sul lavoro e sull’impresa

L’impresa formativa come opportunità educativa

Sommario

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1. Lo sguardo pedagogico sulla formazione, sul lavoro e sull’impresa

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Rappresenta il filone di studi che piùdirettamente ha sviluppato una riflessione suquesti temi, a partire dall’educabilità dellapersona e dal suo protagonismo nei contestilavorativi.

Il lavoro viene visto qui da almeno dueprospettive:

come uno dei luoghi utili per l’educazionepermanente della persona,come un ambiente con una valenzadirettamente educante.

La pedagogia del lavoro

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Nel XVII secolo A. Comenio vedeva nel "fare delle mani”il contributo allo sviluppo armonico dell’uomo, unamodalità di apprendimento e di espressione personale,in continuità con l’azione del mastro artigianomedioevale;

la spiritualità della Riforma cattolica si orientò allaall’educazione dei poveri e degli orfani attraverso laformazione al lavoro manuale;

il movimento delle scuole attive (XIX secolo) proponecurricoli formativi costruiti sul lavoro in concorrenzacon la scuola umanistica, riconoscendo il lavoromanuale come necessario per l’educazione di baseattraverso una specifica didattica;

a) L’educazione attraverso il lavoro manuale

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Georg Kerschensteiner (1854 – 1932), fonda nel 1925 a Monaco diBaviera la prima arbeitschule. Il lavoro, secondo Kerschensteiner, nonè solo un’attività necessaria alla sopravvivenza, ma è anche un mezzoper esprimere la propria umanità. In questo senso, l’istruzioneprofessionale rappresenta un luogo per la promozione dell’educazionecivica, intesa come occasione per sviluppare la capacità di crescere,lavorare con altri, negoziare. Kerschensteiner ritiene poi che non siapossibile completare la propria formazione (Bildung) se le abilitàacquisite non trovano un impiego diretto nel mercato del lavoro e ireciproci interessi e di realizzare, così, il bene comune.

Egli è molto influenzato dalle idee di John Dewey (1859-1952) che vedenell’educazione al lavoro una condizione della stessa educazione alledemocrazia, agli antipodi della tradizione settecentesca di G.W. Leibniz(1646-1716) secondo cui la cultura “libera dal lavoro”

b) l’educazione al lavoro nei curricoli scolastici e formativi

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Più recentemente, H. Gardner ha proposto lacategoria dell’ “educazione di transizione” cheinterpreta l’evoluzione dei sistemi di trasmissionedelle conoscenze, attraverso tre modalità:

- la trasmissione informale di abilità nelle societàpreletterate, dai Riti di iniziazione, alle Scuole nellaboscaglia,

- i sistemi di apprendistato, a partire dall’epocamedievale

- la formazione scolastica formale tramite unavarietà di istituzioni (dalle Scuole tradizionalireligiose alla scuola laica moderna)

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La scuola deve preparare i giovani ad una “attiva, intelligentepartecipazione nella costruzione e ricostruzione (…) di unasocietà genuinamente democratica”. (J.DEWEY, Democracyand education in the world of today, 1938)In uno scritto del 1939 “Creative Democracy”, Deweysottolinea che la democrazia non si perpetuaautomaticamente ma richiede, per vivere, “sforzo inventivo eattività creativa”. La democrazia non è infatti un“meccanismo”, ma un modo di vita (a way of life) ancheindividuale.Bisogna rendersi conto infatti “che la democrazia è un modopersonale di vita individuale (a personal way of individuallife); che questo significa il possesso e continuo uso di certiatteggiamenti, che formano il carattere personale edeterminano desideri e scopi in tutte le relazioni di vita.Invece di pensare alle nostre disposizioni e abitudini comeadattate a certe istituzioni, dobbiamo imparare a pensare aqueste ultime come espressioni, proiezioni ed estensioni diatteggiamenti personali abitualmente dominanti.”

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c) Il lavoro produttivo come educante

Per Friedrich Fröebel (1782-1852), lo scopodell’attività lavorativa, grazie alla quale ilsoggetto si rende co-creatore del mondosimile a Dio, è consentire alla persona diprodurre non già degli oggetti, bensì se stessa;“perfezionarsi nel senso etimologico, svelaregradatamente la propria essenza perautoaffermarsi e servire una duplice finalità: ilmiglioramento individuale e comunitario”(Fröebel, trad. it. 1993).

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Criticando il taylorismo, il pedagogista russoSergej Hessen (1887 – 1950), ha proposto l’ideadi un "secondo mondo del lavoro" come assiemedi elementi sociali e culturali, nella tensione allapiena realizzazione umana del lavoratore. Illavoro riveste un ruolo fondamentale anche nellapedagogia, in quanto presenta una valenzacreativa e polivalente.

La valorizzazione della risorsa umana - e quindidella competenza come aspetto essenziale dellavoratore - delinea un quadro di riferimento aiprocessi educativi visti come un continuum fraistruzione, formazione professionale e lavorodirettamente agito nelle imprese.

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Il pensiero di don Bosco1.L’uomo, miei giovani, è nato per lavorare, Adamo fucollocato nel Paradiso terrestre affinché lo coltivasse.L’Apostolo S.Paolo dice: è indegno di mangiare chi nonvuole lavorare;

2. Per lavoro s’intenda l’adempimento dei doveri delproprio stato, sia di studio, sia di arte o mestiere.

3. Mediante il lavoro potete rendervi benemeriti dellaSocietà, della religione, e per far bene all’anima vostra,specialmente se offerite a Dio le quotidiane vostreoccupazioni” (Don Bosco, Regolamento per le case)

4. Miei cari giovani: Non vi raccomando penitenza ediscipline, ma lavoro, lavoro, lavoro! (IV,216).

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«E’ possibile concepire il lavoro come ‘educatoreimplicito’ nel senso che, attraverso il continuumformazione-lavoro, la persona è chiamata a:

rapportarsi alla realtà organizzativa e sociale;tradurre la propria vocazione e attitudini in una‘passione lavorativo-professionale’;delineare un progetto personale di vita e dilavoro;acquisire le competenze;entrare a far parte di una cerchia professionaleassumendo una precisa responsabilità» (Nicoli,2004)

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G.W. Friedrich Hegel nella “Fenomenologia delloSpirito” teorizza il ruolo del lavoro nella formazionedella coscienza e un’educazione dell’uomo attraversoil lavoro come essenza dell’uomo (Bildung)

Al contrario, per K.Marx il lavoro moderno nelcapitalismo è anzitutto alienazione.

Hannah Arendt critica Marx e l’identità dell’uomo conl’animal laborans. Mentre infatti il labour e il worksono legati al mondo della necessità, l’action è legataal mondo della libertà. La condizione umana ècaratterizzata dalla “vita activa” autentica che sioppone alla riduzione dell’azione al lavoro.

d) Lavoro moderno e formazione

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L'esperienza può «essere considerata l’origine, il terreno di applicazione, nonché la destinazione dell’apprendimento; è l’esperienza stessa che consente di sviluppare e promuovere l’apprendimento formativo» (Di Nubila, 2004).

Rivolgere l'attenzione all'esperienza in ambito formativo significa nondimeno riconoscere i formandi come «soggetti attivi, costruttori, co-gestori di esperienze educative, cooperatori di apprendimento, in una relazione di ‘reciprocità esigente’» (Di Nubila, 2005).

e) Il valore formativo dell’esperienza

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«Formazione è attività educativa.Dunque il suo obiettivo è il sapere: la promozione, ladiffusione, l’aggiornamento del sapere. Nonché lapromozione, diffusione e aggiornamento dei modi diutilizzo di tale sapere: come dire un sapere di tipo 1e un sapere di tipo 2.Ma la finalità sottesa a un tale obiettivo va oltre: essaha a che vedere con il significato profondodell’azione educativa come momento di crescita deisoggetti a cui si rivolge, volta a volta culturale,sociale, professionale e personale. È in questi terminiche l’attività educativa lega inestricabilmenteapprendimento e cambiamento a un primo piùgenerale livello» (Quaglino, 2005, 11).

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La pedagogia del lavoro si impone comecompito basilare - a partire dalla centralitàdella persona - la promozione di :

una “personalizzazione” dell’esperienzalavorativa,un’umanizzazione efficace dei contestiproduttivi.

f) Personalizzazione e umanizzazione

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Secondo Emmanuel Mounier (1905-1950), percontrobilanciare gli effetti della “civiltà dellatecnica” e l’“abbandonarsi alla schiavitù delle cose”(Mounier, 1981), nonché per far sì che la personache lavora non venga «considerata come unsemplice strumento dell’efficienza e dellaproduzione», schiacciata dal peso del profitto quale“fine quantitativo, impersonale ed esclusivo”, sidovrebbe ripartire dal “primato del lavoro”.Essendo l’«unico agente propriamente personale efecondo dell’attività economica», solo esso, infatti,è nella possibilità di far «esercitare al massimo leprerogative della persona: responsabilità, iniziativa,padronanza, creazione e libertà» (Mounier, 1975).

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2. L’impresa formativa come opportunità

educativa

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stage

Impresa simulata

Impresaformativa

Modelli e metodologie di avvicinamento e all’esperienza lavorativa

Inserimento lavorativo

Real business

Work based learning

apprendistato

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Creazione d’impresa

impresa «formativa»

Azienda-organizzazione (for profit o non) cheha i requisiti per essere un ambiente predispostoa favorire l’apprendimento e lo sviluppo dellesingole persone o gruppi che lavorano per essa

«impresa formativa»

Azienda-organizzazione con finalità sociali chesta sul mercato ed è «partecipata» da organismiformativi e dai loro attori principali (docenti,allievi, …)

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Una possibile distinzione

Nell’ambito della filiera dell’Istruzione e FormazioneProfessionale lo stage ha progressivamenteassunto, in termini di durata, di obiettivi e dispecificità, una valenza altamente significativa.

All’interno dei percorsi di IFP, lo stage può esseredefinito come:un’esperienza di apprendimento che l’allievosvolge all’interno di una specifica realtà aziendale,parte di un percorso formativo più ampio con cuiquesta esperienza si deve raccordare, integrando earricchendo il “set” delle competenze sviluppatedall’allievo.

Lo stage come prima esperienza formativa d’impresa

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La scelta delle realtà aziendali di inserimentodeve rispondere a caratteristiche organizzativee dotazione di personale interno tali daconnotare l’azienda come un “ambienteformativo” in grado di generare sul percorsodell’allievo un valore aggiunto in termini diorientamento, consapevolezza, autonomia eresponsabilità personale, ai fini di farconseguire e/o incrementare efficacemente leabilità e competenze tecnico professionalidell’allievo.

L’azienda come ambiente formativo

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Il Cedefop ha curato recentemente uno studiodal titolo Trends in VET policy in Europe2010-12 Progress towards the Brugescommuniqué , Luxembourg, 2012 in cuivengono analizzati tra gli altri anche iprogressi in materia di formazione al e sullavoro. Tra questi, si possono ricavareinteressanti elementi dalla sezione dedicata a:

Work based learning

Fostering innovative and entrepreneurialskills.

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Il Work-based learning rappresenta un pontetra istruzione, formaziome e lavoro.

E’ un approccio che ha una lunga tradizionein Europa, anche se le modalità organizzativee formative di riferimento sono moltodifferenziate.

Esso può essere ricondotto oggi alle teoriedell’ “apprendistato cognitivo” e alle pratichedella “didattica professionale”.

Il work-based learning

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La formazione alla creatività e l’innovazione stannodiventando sempre più un aspetto decisivo dei nuovicurricoli di VET, orientati a formare skill e attitudiniimprenditoriali.

L’Austria, la Danimarca, la Francia, la Sloveniaincludono ad esempio specifici insegnamenti di“business/industry projects”. In Austria questecompetenze sono parte dell’esame finale di qualifica.

L’Irlanda del nord ha lanciato nel 2011 il programma“Skills Strategy 'Success through skills - Transformingfutures' finalizzato alla popolazione giovanile a piùbassa qualificazione . Questastrategia includel’iniziativa ‘Made not Born programme’, cheincoraggia lo sviluppo di competenze di leadership ele management skills in un ambiente aziendale reale.

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Rappresenta un’evoluzione e insieme unsuperamento delle modalità formative della“simulazione” d’impresa, in quanto:

deve misurarsi ancor di più con il mercatoreale, obbligando i giovani allaresponsabilizzazione e all’iniziativaimprenditoriale,

si apre al superamento dello status di“studenti” (ad esempio con possibilità diremunerazione).

L’impresa formativa

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Per concludere …

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In questo scenario di tipo concettuale emetodologico, e rispetto al ritardo generale chesi registra nel contesto italiano, la nuovanormativa sull’ «impresa formativa» approvatadalla Regione Veneto costituisce unainnovazione e un importante passo in avantiche, pur confrontandosi con i limiti giuridiciesistenti in materia fiscale, di diritto di impresae del lavoro, può allinearci alle esperienzeeuropee più avanzate e soprattutto aprire unanuova opportunità ai giovani più svantaggiati.

La nuova normativa della Regione Veneto sull’ “impresa formativa”

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