Jeanne Lee e Il Pianoforte

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FRANCESCO FORGES "JEANNE LEE E IL PIANOFORTE" Analisi di 4 incisioni discografiche realizzate dalla grande cantante insieme a Ran Blake e Mal Waldron. Un dialogo ai confini del silenzio, tra tradizione e sperimentazione, oriente e occidente, musica afro-americana ed europea del '900. Esame di Storia del Jazz I Bienno Superiore di Jazz- Anno scolastico 2008/2009 Conservatorio "G. Verdi" di Milano

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FRANCESCO FORGES

"JEANNE LEE E IL PIANOFORTE" Analisi di 4 incisioni discografiche realizzate dalla grande

cantante insieme a Ran Blake e Mal Waldron.Un dialogo ai confini del silenzio, tra tradizione e

sperimentazione, oriente e occidente, musica afro-americana ed europea del '900.

Esame di Storia del Jazz IBienno Superiore di Jazz- Anno scolastico 2008/2009

Conservatorio "G. Verdi" di Milano

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E' difficile, a pochi anni dalla sua scomparsa, affrontare con il necessario distacco una figura di cantante ed artista come quella di Jeanne Lee.Difficile perché scarsi sono i materiali critici a disposizione a dispetto dell'importanza di questa musicista nello sviluppo del canto jazz ed è, allo stesso tempo, eccessivo il suo lascito discografico a dispetto di una certa discontinuità negli esiti artistici.Ho pensato dunque di concentrare la mia attenzione su 4 lavori discografici che vedono la cantante newyorkese nella dimensione del duo con pianoforte, dimensione che appare senz'altro la più congeniale per una voce che quasi mai oltrepassa il carattere del sussurro e che quasi sempre oscilla, dal punto di vista dinamico, tra il pianissimo e il mezzoforte.Il che suona assai bizzarro, in considerazione anche del fatto che il nome di Jeanne Lee è associato, in maniera a mio parere riduttiva, al free jazz (cfr. per esempio Paolo Vitolo in "Guida al jazz"), cioè un linguaggio preciso la cui dimensione sonora, decisamente espressionista e spesso ridondante, si muove spesso nei territori del fortissimo, dell'urlo, trovando a mio parere un'identificazione più corrispondente, in ambito vocale, nella concitazione rabbiosa espressa da una Abbey Lincoln (che, come vedremo, è certamente uno dei punti di riferimento della stessa Lee ma da un altro punto di vista) nella "Freedom Now Suite" di Max Roach o in certe espressioni più recenti, e prevalentemente maschili, della free music europea e americana (Phil Minton, Beñat Achiary, Dave Moss), senza dimenticare alcune performances di Diamanda Galas che, pur non essendo strettamente una cantante di jazz, è senz'altro debitrice nei confronti del movimento free di alcune sue modalità di emissione nonché di un aggancio, non casuale, con la dimensione blues o religiosa che può ricordare alcune produzioni di Albert Ayler.Jeanne Lee al contrario, pur aderendo all'idea del free come liberazione dai canoni formali e stilistici del jazz precedente, pare invece riportare sempre i suoi accompagnatori, e più in generale i musicisti e gli organici con i quali collabora, alla sua specifica dimensione sonora e, di conseguenza, espressiva e poetica.Scorrendo la sua discografia corposa quanto ricca di titoli rarissimi e per lo più fuori catalogo o introvabili si nota che, se la dimensione del duo è spesso praticata (prevalentemente in compagnia del secondo marito, il polistrumentista tedesco Gunter Hampel), sono solamente due i pianisti insieme ai quali la Lee incide ed anche loro, diciamo così, due "eccentrici" del pianoforte, due musicisti appartati e caratterizzati da uno stile molto personale che incorpora in entrambi casi alcuni elementi del free jazz senza mai aderirvi interamente, uno bianco e uno nero: Ran Blake e Mal Waldron.

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1 - Blake/Lee 1961

Nata nel 1939 a New York in una famiglia di musicisti, Jeanne Lee incontra Ran Blake al Bard College dove ha potuto studiare letteratura, psicologia e danza e si è laureata nel 1961.Proprio negli ultimi mesi di quell'anno il loro duo, già attivo alla fine degli anni '50, registra quello che sarà il primo disco della carriera di entrambi: "The Newest Sound Around", sotto l'egida di Gunther Schuller che aveva già conosciuto casualmente Blake un paio di anni prima e lo aveva introdotto nel mondo del jazz, portandolo a studiare, ai corsi estivi della Lenox School o privatamente, con alcuni grandi del jazz come John Lewis, Oscar Peterson, Bill Russo, Mary Lou Williams e, cosa assai importante ai fini di questa analisi, Mal Waldron. Questo disco, ancora oggi considerato un piccolo capolavoro e oggetto di numerose ristampe anche in cd, nasce dunque dall'incontro fra due musicisti eccentrici nonché giovanissimi (nel momento della registrazione Blake ha 26 anni e Lee 22).Jeanne Lee appare, dal punto di vista vocale, come completamente autodidatta e si può ipotizzare che la sua maggiore influenza sia quella del padre, S. Alonzo Lee, che Eric Porter, nel suo interessante saggio "Jeanne Lee's voice" - reperibile su Internet e da cui ho tratto molte informazioni per questa tesi - definisce "concert and church singer", dunque certamente un cantante, anche se non è chiaro esattamente in quale ambito musicale (ma Luciano Federighi, nel suo "Cantare il jazz" la definisce: "educata formalmente, figlia d'un cantante classico").La sua formazione, e più in generale il suo pensiero musicale e poetico, risultano invece molto determinati dalle altre discipline affrontate nel corso dei suoi studi e in particolare dalla danza che potremmo definire il suo mezzo di avvicinamento alla musica colta europea, attraverso le coreografie realizzate - sempre in ambito universitario - sulle musiche di Bartók, Bach, Ives, Schoenberg e Kodály.Un'attitudine questa che certamente le ha reso possibile avvicinarsi al mondo espressivo di Ran Blake che già a quel tempo andava chiarendosi nel senso di un dialogo fecondo fra le musiche e i linguaggi a lui più vicini - il jazz e il mondo della musica afro-americana in senso ampio - e il pensiero musicale dei grandi compositori europei del '900, tanto che nel suo pianismo possiamo trovare tracce di gospel come di Ravel e Debussy, di Monk come pure di Messiaen o Prokofiev e Scriabin oltre che una conoscenza approfondita, e neanche tanto celata, del repertorio degli standard di Broadway e delle musiche del cinema "noir", un'altra delle sue passioni.

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E del resto questa prima produzione discografica del duo Lee-Blake (con l'aggiunta del bassista George Duvivier in due brani), a differenza della seconda di cui ci occuperemo più avanti, è composta quasi interamente di standard e blues, con l'eccezione di un brano di Monk (anch'esso un blues) e un originale di Blake ispirato al gospel.Dunque sembra che l'intenzione dei due giovani musicisti sia proprio quella di utilizzare i temi dei musical allo stesso modo dei boppers, cioè per demistificarli rendendoli niente di più di una griglia di accordi sui quali improvvisare, ma con l'aggiunta di alcuni elementi in più che li rendono in qualche modo partecipi della scena musicale a loro contemporanea.In particolare l'uscita, almeno parziale, dalla pulsazione ritmica regolare e l'incessante rielaborazione armonica sono gli elementi che più avvicinano questi due musicisti al pensiero musicale e agli esperimenti portati avanti in quegli stessi anni da musicisti come Ornette Coleman e Cecil Taylor e che portano l'ascoltatore, in taluni casi, ad un vero e proprio senso di spaesamento arginato solamente dalla precisione e fedeltà della Lee nella dizione del testo di ciascuna canzone e, in parte, nell'esposizione della linea melodica originale.Va detto inoltre che dalla prima edizione discografica vengono esclusi quattro titoli che pur appartengono alle stesse sedute di registrazione, svoltesi a New York il 15 e 16 novembre e il 7 dicembre del 1961.Ed è curioso notare come due di questi titoli esclusi (gli altri sono un secondo brano orginale di Blake e uno spiritual intonato a cappella da Lee) siano proprio due temi di Mal Waldron su testi di Billie Holiday ed Abbey Lincoln, una scelta che rende immediatamente evidente l'importanza e l'influenza di questo musicista per entrambi e delle due cantanti per la Lee.

Il disco si apre su alcuni accordi di Blake, quasi presi di peso da qualche spartito di Messiaen, che introducono il tema di Laura tratto dall'omonimo film di Preminger di cui Blake si dichiara da sempre appassionato.Ma ad ascoltare attentamente la trama armonica costruita dal pianista intorno all'esposizione del tema si nota come gli accordi originali siano sempre presenti e allo stesso tempo continuamente modificati e alterati, con una scrittura quasi contrappuntistica che guarda certamente alla musica contemporanea europea per poi all'improvviso distendersi in un accompagnamento tradizionale subito smentito da improvvisi accordi dissonanti.Jeanne Lee in questo caso si impegna strenuamente a intonare il tema senza grosse variazioni e proprio questa sembra essere la funzione stabilita a priori

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dai due, se non che alla fine del primo chorus i ruoli si invertono ed è la cantante, quasi senza preavviso, che comincia ad improvvisare liberamente e senza parole sulle prime A e B, mentre Blake riprende quasi in maniera impalpabile il tema ma sempre trasformando gli accordi con continue dissonanze.Il tema dunque, nelle sue componenti sia melodica che testuale, sembra essere la bussola che entrambi usano per ritrovarsi in questa particolarissima versione, allucinata e ai confini del silenzio, di quella che Schuller definì la "third stream", un'etichetta che, come molte altre etichette, sembra essere un po' riduttiva per musicisti come questi.E' evidente che, ascoltati oggi, questi brani non sono altro che la prefigurazione di qualcosa che nel presente in cui viviamo è ampiamente praticato a tutti i livelli da moltissimi musicisti, americani ed europei, in taluni casi anche con esiti che potrebbero essere definiti di cattivo gusto o meramente commerciali ed a-problematici.Ma a me sembra che il tratto principale di questo progetto non sia la semplice giustapposizione di elementi jazzistici con altri presi di peso dalla musica colta europea e non, piuttosto invece la necessità di dar vita ad un mondo musicale e poetico del tutto nuovo e che sia la risultante di molti approcci e discipline diverse, non ultima una vera e propria messa in scena del testo, dove in questo caso l'atmosfera "noir" del film da cui è tratto è determinante nella scelta della veste espressiva da parte dei due artisti.E' decisamente un procedere, da parte di entrambi, mai ascoltato fino a quel momento in un disco di jazz e in particolar modo nel jazz vocale.

Un'ulteriore dimostrazione di questo aspetto progettuale la troviamo nell'esecuzione di un brano apparentemente semplice ed abusato come Summertime, il quale viene in qualche modo ricondotto alle sue origini - ninna nanna, aria d'opera, spiritual e blues allo stesso tempo - a dispetto della banalizzazione (swingante, latinizzante, rock, country e chi più ne ha più ne metta) cui è stato sottoposto da innumerevoli interpreti anche di un certo nome, sia prima che dopo la versione del duo Blake-Lee che stiamo per analizzare.Ci troviamo di fronte ad un approccio decisamente "colto" ma non nel senso che comunemente si dà a questa parola. No, questi giovanissimi studenti universitari, intendono affrontare la reinvenzione del brano utilizzando tutti gli strumenti culturali che hanno a disposizione: gli studi letterari e di psicologia, certamente, ma io direi anche una certa qual vocazione alla messa in scena, già in qualche modo influenzata dalle modalità espressive del teatro d'avanguardia e sicuramente

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premonitrice di alcune esperienze che poi vedranno protagonista Jeanne Lee nei decenni a venire, sia in veste di compositrice (l'oratorio jazz Prayer for our time) che di interprete (Escalator over the hill di Carla Bley o Apartment House 1776 di John Cage). Il loro arrangiamento, se così lo si può chiamare, nasce da un'attenta analisi del testo della canzone, apparentemente semplice ma con almeno un doppio livello di lettura che conduce ad una netta distinzione fra il modo in cui viene affrontata la prima strofa dalla seconda.Il brano inizia con una serie di lenti arpeggi del pianoforte, nella tonalità originale di La minore - Jeanne Lee ovviamente canta il tema nell'ottava bassa spingendosi con facilità nel registro di contralto che la caratterizzerà per tutta la sua carriera - che ricordano con molta evidenza alcuni accompagnamenti di sapore arcaico-modale che è facile trovare in molte Mélodies di Debussy o Ravel.Lee canta l'intera prima strofa su questo accompagnamento, quasi un carillon che proviene da chissà quale lontanissimo ricordo depositato nell'inconscio, e Blake non abbandona mai l'armonia modale, quasi neppure accenna il passaggio alla sottodominante minore che nell'originale segna il passaggio alla seconda frase e alla quinta battuta evocando la struttura del blues.E' una vera e propria ninna-nanna, naturalmente trasfigurata in una dimensione di ricordo e di immobilità che pur riprendendo la scena d'apertura di "Porgy and Bess" e il suo doppio livello di interpretazione (la balia nera che canta la ninna-nanna al bambino bianco figlio del padrone che la tiene in schiavitù e allo stesso tempo esprime la sofferenza che deriva dal suo stato cantando in qualche modo una ninna-nanna a sé stessa) riesce in qualche modo a portarla in una dimensione meno enfatica, più composta e, forse, universalmente comprensibile e condivisibile.Ma le cose cambiano all'improvviso con la seconda strofa che Blake introduce con alcuni ostinati ritmici della sinistra e un'armonizzazione per triadi che ci porta immediatamente nella dimensione religiosa della musica nera, quasi gospel (un'altra delle sue passioni neanche tanto nascoste, come dimostra il brano strumentale di Blake anch'esso presente nel disco, Church on Russell Street, che Schuller nelle note di copertina definisce "semi-improvised").E anche qui ci troviamo di fronte ad una sottolineatura, che forse potrebbe essere solamente tacciata di eccessivo didascalismo, del carattere religioso della seconda strofa, laddove la prefigurazione di un futuro radioso per il bambino cullato nasconde la speranza di una futura liberazione della balia e più in generale di tutti gli afro-americani ridotti in schiavitù, così come allo

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stesso modo la ripresa dei temi biblici e l'identificazione con la diaspora degli ebrei nello spiritual, e successivamente nel gospel, nascondono sempre lo stesso desiderio, da parte degli schiavi africani e successivamente dei loro discendenti, di libertà e di ritorno nel continente dal quale sono stati strappati con la violenza.

In sintesi possiamo riconoscere in questo disco, e anche nel secondo dello stesso duo come vedremo tra poco, due filoni di ricerca, uno più interiore e uno più legato ad un aspetto di impegno sociale.Impegno che nella musica della Lee si traduce, più che in parole e suoni di denuncia anche aspra della realtà dei neri americani, in un atteggiamento improntato a un forte senso di speranza e liberazione, più che altro interiore, attraverso le armi della poesia, della bellezza e del rispetto della natura, atteggiamento questo che la avvicina in molti aspetti ai movimenti della cosiddetta "contro-cultura" hippie e libertaria, non senza alcune punte in cui si avverte una forte tensione etica e religiosa, intesa in senso ampio e rivolta all'umanità in generale, senza distinzioni di razza o specifici riferimenti, se non sul piano delle radici culturali e musicali, al vissuto esistenziale degli afro-americani.Gli standard sono, a mio parere, il terreno privilegiato in cui si esplica il primo dei due aspetti che ho messo in evidenza.Le caratteristiche del brano che apre il disco, Laura, sono quelle che troviamo, più o meno in tutti gli altri standard presenti (Where flamingos fly che verrà ripresa - con evidente intento di omaggio - da Susanne Abbuehl, allieva negli anni '90 della Lee al Conservatorio dell'Aja, Lover man, When sunny gets blue e persino Blue Monk e i due brani di Waldron, Left alone e Straight ahead, esclusi, si suppone per ragioni di minutaggio, dalla prima edizione in vinile e pubblicati poi nelle ristampe in cd): una sorta di dilatazione dello standard e allo stesso tempo una sua trasfigurazione armonica e ritmica, quasi a voler scavare nel fondo più oscuro e meno spettacolare dei sentimenti espressi nel testo, ai confini sempre di una dimensione quasi onirica, certamente molto vicina al silenzio e all'immobilità.Potremo quasi dire che la Lee si pone, in questo primo aspetto, come una Billie Holiday più intellettuale e anche forse più distaccata e in pace col mondo. In questo disco se ne dichiara quasi erede, riprendendone alcuni cavalli di battaglia e anche una delle sue più celebri liriche, e sarà un po' con questa nomea che verrà accolta in Europa durante una tournèe del duo negli anni immediatamente successivi.

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Meno evidente, ma ugualmente presente, è l'influenza di Abbey Lincoln, anch'essa dichiarata nel brano che poi riprenderà proprio accompagnata da Waldron nel terzo disco che prenderemo in esame, che possiamo in vario modo associare al secondo aspetto che abbiamo evidenziato, quello dell'impegno sociale.Potremmo dire in questo caso che la Lee è una Lincoln più educata dal punto di vista musicale e vocale e, di nuovo, più in pace col mondo, meno rabbiosa e, come già abbiamo sottolineato in apertura, dalla vocalità più discreta e ai confini col sussurro.L'idea della liberazione è ben presente, l'impegno nel cantarla anche, ma certamente si esprime, oltre che nella lettura di Summertime che abbiamo già preso in esame, nella ripresa di due spiritual a cappella (Sometimes I feel like a motherless child e He got the whole world) e verrà maggiormente esplicitata in altre produzioni della Lee, negli anni a venire (per esempio nel disco "Blasé" inciso a Parigi nel 1969 con Archie Shepp, accompagnata, fra gli altri, da alcuni musicisti dell'Art Ensemble of Chicago).Vi è poi un terzo aspetto - potremmo definirlo ironico e leggero - che verrà fuori con più chiarezza nel secondo disco del duo, "You stepped out of a cloud", ma che già nel disco d'esordio trova realizzazione nei due brani col basso (Season in the sun e Evil blues) laddove i due titolari sembrano voler stemperare le atmosfere cool e intellettuali in alcuni momenti più rilassati e tradizionali, dove compare lo swing con grande chiarezza, così come pure nel breve Love isn't everything.Vi è poi un unico brano, una composizione di Blake intitolata Vanguard, che compare in entrambi i dischi del duo: nel '61 Lee lo accenna senza parole ma accompagnata dal pianoforte, ventotto anni dopo invece c'è un testo, scritto dalla stessa cantante, ma il brano è eseguito a cappella.

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2 - Blake/Lee 1989

Il contesto in cui immaginiamo sia stato registrato il secondo disco del duo Blake-Lee, l'11 Agosto del 1989, è completamente diverso, sotto molti punti di vista.I due musicisti, e in special modo la cantante, hanno ormai un ventennio di carriera musicale alle spalle, durante i quali hanno potuto collaborare con diversi musicisti senza perdere di vista quelli che abbiamo già evidenziato come i tratti specifici del loro pensiero musicale.Blake ha inciso prevalentemente in piano solo ma ha avuto modo di collaborare saltuariamente con vari musicisti di diversi ambiti stilistici, da Braxton a Lacy fino a Clifford Jordan, Enrico Rava, Jaky Byard e Houston Person.Jeanne Lee invece, a partire dalla fine degli anni '60, si è trasformata in una specie di icona, suo malgrado, del canto free, muovendosi all'interno delle produzioni discografiche e concertistiche più disparate e collaborando con decine di musicisti americani ed europei fra i quali vale la pena di ricordare, oltre ai già citati Shepp, Bley e Hampel, ancora Anthony Braxton, Marion Brown, Sunny Murray, Roland Kirk, Enrico Rava, Sam Rivers, Bob Moses, Andrew Cyrille, Peter Kowald, Reggie Workman, Marilyn Crispell.Entrambi sono poi impegnati nell'attività di insegnamento, tanto che sulla copertina del disco è scritto con grande chiarezza che "...sono Membri del Dipartimento di Third stream sudies al New England Conservatory of Music di Boston", in una sala del quale il disco viene registrato, quasi in presa diretta, su 2 tracce digitali.Il disco, prodotto dall'etichetta francese OWL, potrebbe dunque essere definito sia come un ritrovarsi dei due artisti dopo tanti anni, quasi a voler tirare un bilancio della loro attività e verificare la validità delle loro prime intuizioni degli anni '60, che come un commiato, sapendo, col senno di poi, che sarà il loro ultimo e che la Lee negli anni a venire, i conclusivi purtroppo della sua vita, privilegerà il rapporto con Waldron e l'attività di insegnamento in Olanda e Belgio.

Anche in questo disco troviamo brani che possono essere ricondotti ai vari sentieri espressivi evidenziati nell'incisione del '61: la rilettura interiorizzata e onirica degli standard (You stepped out of a dream, The wind, un brano di Russ Freeman, già inciso da Chet Baker, You go to my head, Corcovado e il piano solo di Where are you) non sembra però assumere più il posto centrale che aveva all'origine dell'attività del duo.Due terzi dei brani possono invece essere ricondotti agli altri due aspetti che

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avevamo già analizzato ma con venature e caratteristiche nuove.Il carattere ironico e disincantato è in generale più marcato e nei brani in cui lo ritroviamo, i due di Monk (Worry now later e Misterioso "Rose" con un testo tratto da Gertrude Stein) e Alone together, testimonia di una maturità artistica e personale dei due che quasi, in quest'ultimo titolo, si divertono a rovesciare il senso di una canzone in origine piuttosto cupa eseguendola su ritmi diversi e con lievi accenni di scimmiottatura di generi musicali di consumo.E' questo l'unico caso in cui i due cedono alla tentazione del citazionismo e più in generale dell'atteggiamento culturale che definiamo comunemente "post-moderno".Ma già la loro versione di Misterioso, solare e intrisa di sapori gospel, testimonia di una leggerezza per nulla cinica ma piuttosto orientata al manifestarsi della gioia di vivere pur nella percezione delle ragioni più misteriose, appunto, fra quelle che possono dare origine al gesto creativo.A questo filone possono essere ricondotti pure due dei ben quattro brani a cappella in cui la Lee si cimenta in questa registrazione: I like your style - con un suo testo quasi malizioso su una musica di Martin Bues, già membro della Galaxie Dream Band di Gunter Hampel - e il conclusivo Journal d'un folle, una composizione con testo bilingue (francese ed inglese) di Milene Bey, cantante e pittrice, allieva della Lee, di origine Martinicana.Questi due brani, come pure Newswatch, sembrano una rivisitazione personale dello stile di Bobby McFerrin con cui Lee ha collaborato qualche anno prima nel progetto "Vocal Summit"; vi troviamo accenni di percussione vocale, talora uno swing implicito e sottinteso, e una semplice griglia armonica (in questo caso potremmo dire armolodica, vista l'assenza del supporto, sia pur deformante, del pianoforte di Blake) di ispirazione blues e in taluni momenti quasi pop.Tuttavia Newswatch (tratto da un brano del clarinettista Perry Robinson, anch'egli membro della band di Hampel), una specie di gustosa presa in giro di vari luoghi comuni del blues con un lungo testo narrativo vagamente anti-militarista, ci riporta anche, insieme a Last days/Hands, alla tematica dell'impegno sociale e, si potrebbe dire, della tensione alla trasformazione di sé e del mondo.Ecco il testo di questo bellissimo brano che fu inciso dalla Lee per la prima volta nel 1979, nel disco "Nuba" (registrato tra l'altro a Milano ed edito dall'etichetta italiana Black Saint), insieme al batterista Andrew Cyrille e al sassofonista Jimmy Lyons, collaboratori storici di Cecil Taylor, con il quale alcune biografie dicono che abbia collaborato la stessa Lee ma senza lasciare registrazioni discografiche:

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In these Last Days of Total Dis-in-te-gra-tion, where every day Is a struggle against becoming An object in someone else’s nightmare: There is great joy in being Naima’s Mother and unassailable strength In being on the Way

(In questi Ultimi Giornidi TotaleDi-sin-te-gra-zione,dove ogni giornoè una lottacontro il diventareUn oggetto nell'incubodi qualcun altro:C'è una grande gioianell'esserela Madre di Naimae una forza inattaccabileNell'esseresulla Via)

Questo testo, come sostiene Porter nel saggio succitato che si occupa in gran parte proprio di questo brano visto come una sorta di manifesto filosofico della cantante newyorkese, "aiuta a situare lo sviluppo del progetto multi-disciplinare di Lee in un contesto storico...e prevede anche nel profondo una visione estetica che include un impegno verso il cambiamento sociale attraverso gli sforzi creativi in generale e la musica improvvisata in particolare".

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Naturalmente lo spazio di questa tesi non permette un ulteriore approfondimento di queste tematiche ma è certo che questo brano, che nella intensa e variegata versione in duo con Blake si conclude con un altro breve poema intitolato Hands (che conduce la cantante nel finale a cappella ad accompagnarsi con un delicato e commovente clapping in levare), mostra ancora una volta l'atteggiamento di Jeanne Lee nei confronti dell'impegno sociale: la presa di coscienza delle diverse condizioni di sofferenza e disumanità che ciascuno può vivere o nei confronti delle quali è necessario non chiudere gli occhi, la necessità di una lotta contro tutto questo attraverso, in primo luogo, la trasformazione di sé e la necessità di trovare una Via."La Via" sostiene ancora Porter, "può essere letto come il suo impegno in qualità di musicista professionista verso il cambiamento sociale...Più nello specifico il lavoro di Lee può essere situato nell'umanesimo interculturale, internazionalista e terapeutico che, superando il nazionalismo culturale, definiva i progetti di altri membri dell'Avanguardia musicale Afro-Americana in quell'epoca...Come Braxton, Smith e altri che avevano teorizzato la pratica dell'improvvisazione durante gli anni '70, Lee concepiva un nuovo immaginario sociale intonato con la liberazione dell'umanità. La sua visione andava oltre le limitazioni di nazione o di razza, mantenendo un impegno etico e politico che discendeva dall'immersione nelle sue comunità artistiche, mettendo in primo piano il ruolo che l'improvvisazione potrebbe giocare nel costruire nuovi gruppi sociali".

L'inserimento di questo brano dunque, può portarci a considerare questa seconda incisione in duo con Blake come la conclusione di un lungo percorso di maturazione della Lee, come artista ed educatrice, che da ora in poi troveremo impegnata in una serie di avventure musicali ad amplissimo raggio - la più significativa delle quali proprio in compagnia di Waldron - che la vedranno collaborare, nel decennio successivo, con musicisti appartenenti ai contesti più disparati e proseguire allo stesso tempo il suo impegno, come vedremo tra poco, nei modi e con le urgenze del tutto nuove del mondo così diverso in cui si è trovata a vivere l'ultma parte della sua vita.Vale la pena a questo proposito, chiudendo questa analisi del suo lavoro con Blake (che include tra l'altro un altro brano strumentale del pianista intitolato Kristallnacht che attraverso l'uso di scale in uso nella musica klezmer rievoca la tragedia della persecuzione nazista nei confronti degli ebrei) citare proprio alcune parole del musicista americano a proposito della sua

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compagna di esplorazioni musicali ed espressive in senso ampio: "In tutti gli anni in cui l'ho conosciuta - dice Ran Blake - fu un essere umano tra i più grandi. Aveva un calore meraviglioso con la gente ed era un'ottima ascoltatrice, quasi una musa. Non era Polyanna ma desiderava intensamente condurre i suoi amici alla ricerca di soluzioni ottimistiche. Sempre parlava dei suoi sogni e gradualmente essi cominciavano a dar forma a quello che faceva nella musica".

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3 - Lee/Waldron 1994

E' sufficiente invece ascoltare la prima traccia del disco "After hours", inciso da Jeanne Lee in compagnia di Mal Waldron, nel Maggio del 1994 a Parigi (e sempre edito dalla francese OWL) per capire non solo la grande differenza fra i due pianisti ma pure quale fosse il desiderio della cantante in quella fase della sua carriera che purtroppo, inaspettatamente, si rivelerà essere quella conclusiva.In breve si può dire: riappropriarsi della tradizione e riviverne il repertorio alla luce delle conquiste, espressive ed anche filosofiche, maturate nei decenni intensi (anni '60 e '70) del movimento free e contraddistinti dallo svilupparsi, contemporaneamente in America ed Europa, di diversi linguaggi espressivi che, se all'origine potevano essere considerati d'avanguardia, in quel primo scorcio degli anni '90 erano ormai noti, studiati ed assimilati anche da un gran numero di musicisti delle generazioni più giovani.Per far questo Lee va ad incontrare colui che possiamo immaginare essere stato, in virtù dell'antico apprendistato in qualità di accompagnatore dell'ultima Billie Holiday che lo renderà poi molto richiesto da decine di cantanti soprattutto europee (nonché italiane), uno dei suoi sogni di gioventù e che, per ragioni probabilmente casuali, si è coronato solo nella maturità di entrambi. Il brano che apre il disco, Caravan, è un tema celeberrimo, anche se non particolarmente presente nel repertorio dei cantanti.Siamo dunque immediatamente nell'ambito della tradizione, anche se questo disco privilegia i compositori del grande jazz a scapito degli autori di Broadway, infatti gli standard veri e propri sono solo 3 su 8 brani totali del cd. Waldron si presenta subito con le sue tipiche armonizzazioni - scarne, dissonanti, sempre nel registro medio del pianoforte - e il tempo è scandito in maniera tanto elementare quanto ferrea.Lee si adagia sopra questo accompagnamento con la consueta leggerezza timbrica - il suono sempre più profondo e pieno d'aria - e il suo caratteristico "tirare indietro" sul tempo che, se con Blake portava inesorabilmente alla dilatazione e alla perdita del senso esatto del timing, trova invece in Waldron un contraltare degno della tradizione che in lui è incarnata, una specie di roccia inamovibile, una certezza granitica.E' inutile in questa sede riepilogare le collaborazioni di questo musicista o riassumere la sua biografia e il suo percorso musicale ed umano che è noto e pluri-documentato.Piuttosto è significativo sottolineare il fatto che, insieme ad altre

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collaborazioni meno significative, è proprio il sodalizio col pianista newyorkese che caratterizza il decennio conclusivo della carriera e della vita di Jeanne Lee, sia nella versione in duo (a volte allargato a trio, come vedremo) che nella formula del quartetto che si esibirà anche in Italia (l'ultima volta al Festival Jazz di Fano qualche mese prima della scomparsa della cantante, avvenuta nell'ottobre del 2000) e che è in qualche modo documentato nel disco "Soul Eyes" del 1997 che vede anche la presenza di Reggie Workman, Andrew Cyrille e Steve Coleman.Almeno questo è quello che ci suggerisce la lettura della discografia della Lee che in quegli anni non registra altre collaborazioni significative a dispetto di una qualità sempre altissima della sua arte canora e improvvisativa.Ma torniamo al disco: come già sottolineato vi sono due temi di Ellington (oltre a Caravan anche lo scanzonato I let a song go out of my heart che la Lee affronta con la leggerezza ironica che già avevamo messo in evidenza come una componente, sia pur minoritaria, del lavoro con Ran Blake), il celeberrimo Good Bye Pork Pie Hat di Mingus e, per restare nell'ambito dei temi scritti da jazzisti, due brani dello stesso Waldron: Fire Waltz e Straight Ahead che dunque, insieme a You go to my head, è l'unico brano che la cantante esegue con entrambi i pianisti.Il confronto tra le due versioni di entrambi i brani comuni mette in evidenza in primo luogo l'esecuzione in tonalità molto più basse nel disco con Waldron (in Straight Ahead Lee si spinge fino a un Do2!) e mostra come la cantante, pur nell'inesausta ricerca di nuove soluzioni improvvisative, rimanga sostanzialmente fedele alle sue linee di canto e al suo suono confermandosi da un lato come l'erede più avanzata dell'arte della variazione melodica sul testo praticata da Billie Holiday (che mai in vita sua accennò un qualche tipo di scat). In altri brani invece, per esempio Caravan o Fire Waltz, ella si rivela ancora una volta l'originale creatrice di un nuovo modo di improvvisare senza parole - estatico, iterativo, privo di sillabazione e simile davvero al suono di uno strumento a fiato - che si concilia alla perfezione sia con le atmosfere oniriche e dilatate di Blake che con gli ostinati ritmici e la dimensione di trance rituale cui spesso Waldron si abbandona, quasi a voler recuperare una qualche radice africana in qualsiasi brano gli passi sotto le mani.Gli altri due standard presenti nel disco sono I could write a book e il commovente Every time we say goodbye, brano che compare anche in un breve filmato visibile in rete, corredato anche di alcune interviste ai due musicisti.

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4 - Lee/Waldron 1995

Ma è certamente l'ultimo disco, tra quelli che abbiamo preso in esame per questa tesi, che si rivela il più interessante ed originale di questo duo.Si tratta di una serie di registrazioni dal vivo, effettuate durante una serie di concerti tenuti in varie città del Giappone, dove i due si sono recati per un tour nel 1995 in occasione del cinquantesimo anniversario della bomba atomica e allo stesso tempo del settantesimo compleanno del pianista che, oltre ad aver sposato in seconde nozze una donna giapponese, vanta diverse collaborazioni ed incisioni con musicisti del Sol Levante. E' opportuno segnalare in questa sede che esiste un altro cd, registrato nello stesso periodo ma purtroppo pubblicato solo in Giappone e di assai difficile reperibilità.Quello che invece prenderemo in esame, pubblicato in Olanda dall'etichetta BVHaast, fondata dal sassofonista e compositore Willem Breuker (con il quale la Lee aveva già inciso il suo secondo disco nel 1968), si intitola "Travelin' in Soul-Time" e vede la partecipazione, in alcune tracce, del flautista giapponese Toru Tenda. Registrato a Tokyo, Kobuchizawa e Nagasaki questo disco testimonia di una immersione profonda e commovente dei due artisti nella cultura giapponese in generale e in particolare nella tragica vicenda che portò quel popolo, e nello specifico migliaia di cittadini inermi, ad essere l'unica vittima ufficiale della più mostruosa delle armi di distruzione di massa.E' evidente che questo vero e proprio crimine contro l'umanità non può lasciare indifferenti due artisti come loro e in particolare Jeanne Lee che, come abbiamo visto in precedenza, ha fatto dell'impegno sociale e in favore della realizzazione di un mondo migliore una delle ragioni della propria arte e, più in generale, della propria vita.E così, a differenza di molti altri artisti che hanno tratto spunto dalle loro tournée giapponesi per rinforzare un immaginario da cartolina fatto di geishe, sushi e sake, Lee e Waldron scelgono invece la via più difficile dello scambio fecondo, del dialogo fra culture e della testimonianza, anche creativa, nei confronti di un evento che in qualche misura li coinvolge - essendo entrambi alla fine concittadini di coloro che hanno sganciato gli ordigni atomici - e allo stesso tempo li porta, probabilmente in virtù del loro essere discendenti di chi è stato schiavo, a solidarizzare con le vittime indifese della violenza e di ogni umana follia generata dalla sete di potere o di profitto.L'inizio del disco, anche se ancora si mantiene nel carattere della presentazione di sé e della propria cultura originaria, è impressionante.

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Pochi accordi minori introducono uno dei temi più celebri di Waldron, The sea-gulls of Kristiansund, inciso per la prima volta in Germania nel 1977 da un quintetto comprendente, fra gli altri, Steve Lacy e Jimmy Woode.L'entrata di Jeanne Lee ci conduce subito in una dimensione che, ascoltata oggi dopo la scomparsa di entrambi, risulta commovente ed esaltante allo stesso tempo.Il brano (vedi partitura allegata in appendice), che alcuni dicono Waldron abbia scritto durante una sua permanenza in ospedale nel periodo del suo famoso crollo nervoso, è in tempo ternario ed ha una struttura molto semplice, evidentemente mutuata dal blues, un'armonia elementare che anch'essa evoca il blues minore e una melodia, basata su un'alternanza di intervalli ampi, quinta e settima minore, facilmente memorizzabile e di carattere elegiaco.Il testo, anch'esso scritto da Waldron, descrive dapprima il movimento dei gabbiani che si tuffano dal cielo verso l'acqua, successivamente canta la loro meravigliosa libertà (e viene in mente subito l'anelito alla liberazione della seconda strofa di Summertime:"...then you'll spread yo' wings and you'll take the sky...") ed infine invita implicitamente tutti coloro che ascoltano a vivere nel presente le libertà possibili che un giorno forse verranno negate, non si sa se da qualcuno o qualcosa che ci priva di queste libertà o dalla malattia e dall'invalidità.Jeanne Lee, dopo aver esposto il tema con grande partecipazione e delicatezza, si lancia in un'improvvisazione che, a mio parere, è uno dei punti più alti e coinvolgenti di tutta la sua carriera.In quei pochi minuti di solo Lee sembra sintetizzare le conquiste di un'intera vita di musicista: l'intonazione perfetta, il pathos misurato ma mai assente, il senso della tradizione incarnato nelle movenze blues, e poi via via la sperimentazione sul suono, il fraseggio free, l'assenza di sillabazioni stereotipate o di uno scat di maniera ed infine, assecondata in questo dal pianista, un senso della narrazione improvvisativa che lascia l'ascoltatore davvero a bocca aperta, quasi con un senso di gratidudine e la necessità di ascoltarne ancora, forse quasi desiderando quell'urlo, quella ridondanza, quel graffio dell'anima che invece, tutto sommato, la Lee non ha mai voluto dare, neanche negli episodi più accesi della sua carriera, preferendo invece modulare sempre, con infinita grazia e sincerità, la sua voce discreta, ai confini col silenzio eppure così dolcemente vicina a chi ascolta: la voce di una madre e allo stesso tempo di un'amante, un'amica, una compagna.Allo stesso tempo ferma e danzante, che intoni un sermone o invece un calembour, mai completamente drammatica, sempre necessariamente pragmatica.

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Il disco prosegue con un brano intitolato Circumambulation, di fatto un'improvvisazione swingante a firma di entrambi, che vuole rendere omaggio al rituale di deambulazione e canto dei monaci buddisti chiamato "nembutsu", così simile ad altri in varie parti del mondo, per esempio il "walkabout" degli aborigeni Australiani o il "ring-shout" degli Afro-americani. La parte centrale del cd, introdotta da un motivo tradizionale giapponese, è dedicata invece ai due brani scritti appositamente da Waldron in occasione di questa tournée e basati uno, White road, su una poesia di un giovane quattordicenne giapponese di Hiroshima, nato 40 giorni prima della distruzione della sua città, e l'altro, Black Rain, su un testo scritto dallo stesso pianista e ispirato naturalmente allo stesso episodio.Nonostante l'argomento tragico dal quale prendono spunto, questi due brani, organizzati in un'unica suite alla quale partecipa anche il flautista giapponese, mantengono sempre un'atmosfera di compostezza anche nei loro momenti più accesi, alternando momenti scritti con altri totalmente improvvisati.La Lee improvvisa più o meno liberamente sul testo e anche quando, per esempio nella seconda parte del primo brano, i due strumentisti si lanciano in una parte decisamente free e concitata lei sempre si mantiene, recitando il testo o vocalizzando liberamente, nell'espressione di un dolore composto anche se mai taciuto o evitato.I due brani hanno strutture opposte, il primo espone immediatamente il tema scritto per poi passare ad una parte centrale improvvisata, il secondo parte liberamente per poi esporre una coda composta sulla quale la Lee declama una sua semplice e conclusiva invocazione di pace.Dopo una versione in piano solo di un tema di Irving Berlin (che non a caso è Remember) il disco si conclude con un omaggio del duo, che si immagina concepito in quei giorni, alla cultura giapponese in senso ampio.Infatti il brano, intitolato At Kamenoi Besso (probabilmente in riferimento alla località in cui è stato composto) è basato su un testo di Jeanne Lee ispirato alla forma estesa dell'haiku, la poesia tradizionale giapponese, denominata "tanka".Ecco il testo che, come scrive Lee nelle note di copertina: "rende omaggio alla giustapposizione senza tempo degli opposti che si trova nell'arte e nell'architettura giapponese evocando un intero unito ed armonioso: quella illuminazione speciale della pace che tutti cerchiamo e che tutto contiene al centro del nostro essere".

Rock fountain trilling

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Bamboo dipper, bamboo spout.Thirsty flower-sprigPicked, and placed thereDrinks it's fill;Music for eye, ear and soul.

(Fontana di roccia vibranteBamboo che si immerge, bamboo che sgorgaUn ramoscello fiorito assetatoScelto, e messo lìNe beve a sazietà;Musica per l'occhio, l'orecchio e l'anima.)

La melodia (vedi partitura allegata in appendice), scritta da Waldron, è basata sulla scala pentatonica giapoponese: DO, RE, MI bemolle, SOL, LA bemolle.La cosa più sorprendente di questo brano, analizzando il quale concludiamo questa tesi, è che in esso si trova una sintesi mirabile, realizzata attraverso la massima semplicità, delle due culture implicate in questa esperienza, quella orientale e, naturalmente, quella afro-americana.Infatti a ben osservare la struttura del brano ed anche gli elementi melodici presenti ci rendiamo conto che non si tratta altro che di un blues.La struttura ternaria delle frasi melodiche che la compongono è evidente e, come nella struttura melodica e narrativa del blues, la melodia della prima frase viene ribadita, anche se il testo è diverso, anche nella seconda frase ed entrambe hanno una funzione descrittiva della realtà vissuta ed osservata in prima persona da colui che canta. E come sempre accade nel blues, la terza frase modifica la melodia (e implicitamente suggerisce l'armonia) e si pone come conclusione e riassunto del ragionamento esposto nelle due precedenti.Jeanne Lee espone il tema e poi improvvisa sostenuta solo dall'immobilità del pedale di Do suonato da Mal Waldron, un bordone variato discretamente da qualche accenno di movimento nei bassi, rispettando le caratteristiche della musica tradizionale giapponese che è priva di armonia.Siamo ritornati infine al silenzio e all'immobilità dei dischi con Ran Blake, forse ancora più accentuati.Jeanne Lee dunque è riuscita a portare dalla sua parte anche il vecchio maestro di una generazione precedente alla sua, in una estrema ricerca di bellezza frutto di un percorso di spoliazione che ricorda quello intrapreso da

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Miles Davis in ben altri contesti.

Viene fatto di osservare dunque che forse quella giustapposizione degli opposti di cui parla la Lee non è altro che quella raggiunta già nelle ultime quattro battute del blues, laddove la tensione delle otto precedenti trova in qualche modo una sua risoluzione, sia pur precaria, che sempre necessita di essere ritrovata nella circolarità della struttura che rimanda in qualche modo all'esperienza del vivere di ciascuno.E, da questo punto di vista, mi piace concludere questa modesta dissertazione con una frase della Lee, sempre tratta dal libretto di questo disco che è comunque uno dei lavori più significativi realizzati dalla cantante negli ultimi anni di vita, e che in qualche modo spiega e integra il ricordo di lei tracciato da Ran Blake che abbiamo riportato precedentemente:"Il cd è dedicato a rinforzare il nostro desiderio collettivo ed individuale di raggiungere soluzioni pacifiche ai nostri conflitti, da quelli personali fino a quelli globali, nella forma del lascito più sensibile che possiamo lasciare per coloro che ci seguiranno".

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Bibliografia:

Luciano Federighi: "Cantare il jazz - L'universo musicale afroamericano" Ed. Laterza 1986 Paolo Vitolo: "Guida al jazz - Gli autori e le musiche dal bebop alla creative music" Ed. Bruno Monddori 2002Eric Porter: "Jeanne Lee's voice" in Critical Studies in Improvisation, Vol.2, N°1 2006

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JEANNE LEE - DISCOGRAFIA

Jeanne Lee And Ran Blake-The Newest Sound Around RCA 2500 USA LP NYC, RCA Victor Studio A 11/15/61Jeanne Lee-voc Ran Blake-p

Gunter Hampel-Studio Reihe neuer MusikWergo 80001 D LP Soest 4/2/68Willem Breuker-bcl,ss,contra-as,ts,cl; Gunter Hampel-vib,fl,bcl; Arjen Gorter-b,harmonium; Pierre Courbois-perc; Jeanne Lee-voc

Carla Bley/Paul Haines-Escalator Over The Hill JCOA JCO USA LPx3 NYC, RCA Recording Studios NYC, The Cinematheque NYC, Public Theater 11/68 11/70 3/71 6/71 Roswell Rudd-tb,voc Perry Robinson-cl,voc Gato Barbieri-ts,voc Michael Mantler-tp,ring mod p,prep p,p,valve tb Enrico Rava-tp Bob Carlisle-frh Sharon Freeman-frh Sam Burtis-tb Jimmy Knepper-tb Jack Jeffers-btb John Buckingham-tu Jimmy Lyons-as Chris Woods-brs Bill Morimando-orchestra bells,celeste,as Sheila Jordan-voc Paul Motian-d,perc Carla Bley-org,p,voc Don Preston-syn Nancy Newton-vla John McLaughlin-el-g Jack Bruce-el-b,voc Michael Snow-tp Linda Ronstadt-voc Jeanne Lee-voc Howard Johnson-tu,voc Dewey Redman-as Karl Berger-vib Charlie Haden-b,voc Bob Stewart-voc Don Cherry-tp,ceramic fl,perc,voc Leroy Jenkins-vln Calo Scott-cel Ron McClure-b Sam Brown-g

Carla Bley/Paul Haines Escalator Over The Hill Steve Gebhardt USA VHS NYC, RCA Recording Studios NYC, The Cinematheque NYC, Public Theater 11/68 11/70 3/71 6/71 Roswell Rudd-tb,voc Perry Robinson-cl,voc Gato Barbieri-ts,voc Michael Mantler-tp,ring mod p,prep p,p,valve tb Enrico Rava-tp Bob Carlisle-frh Sharon Freeman-frh Sam Burtis-tb Jimmy Knepper-tb Jack Jeffers-btb John Buckingham-tu Jimmy Lyons-as Chris Woods-brs Bill Morimando-orchestra bells,celeste,as Sheila Jordan-voc Paul Motian-d,perc Carla Bley-org,p,voc Don Preston-syn Nancy Newton-vla John McLaughlin-el-g Jack Bruce-el-b,voc Michael Snow-tp Linda Ronstadt-voc Jeanne Lee-voc Howard Johnson-tu,voc Dewey Redman-as Karl Berger-vib Charlie Haden-b,voc Bob Stewart-voc Don Cherry-tp,ceramic fl,perc,voc Leroy Jenkins-vln Calo Scott-cel Ron McClure-b Sam Brown-g

Marion Brown-In SommerhausenCalig 10605 D LP Wurzburg, Bayerisches Staatskonservatorium der Musik 5/17/69Ambrose Jackson-tp; Marion Brown-as; Gunter Hampel-vib; Daniel Laloux-b; Steve McCall-d; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel-The 8th of July 1969Birth 001 D LP Nederhorst den Berg, Holland 7/8/69Anthony Braxton-as,ss,cbcl; Willem Breuker-as,ss,bcl,ts; Gunter Hampel-p,vib,bcl; Arjen Gorter-b,el-b; Steve McCall-d; Jeanne Lee-voc

Sunny Murray-Hommage To Africa BYG/Actuel 529.303 F LP Paris 8/15/69 Clifford Thornton-cor Lester Bowie-tp,flh Grachan Moncur III-tb Roscoe Mitchell-as,fl Kenneth Terroade-ts,fl Archie Shepp-ts Dave Burrell-p Alan Silva-b Sunny Murray-d Malachi Favors-balafon,bells Earl Freeman-tympani,bells Arthur Jones-gong,tambourine,bells Jeanne Lee-voc,bells

Archie Shepp-Blase BYG/Actuel 529.318 F LP Paris 8/16/69 Jeanne Lee-voc Archie Shepp-ts Chicago Beau-harmonica Julio Finn-harmonica Dave Burrell-p Malachi Favors-b Philly Joe Jones-d Lester Bowie-tp,flh

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Gunter Hampel-Ballet Symphony/Symphony No. 6Birth 003 D LP NYC 1970Gunter Hampel-vib; Jeanne Lee-voc; Jack Gregg-b; Maxine Gregg-cel; Bob Moses-d; Michael Waisvisz-synth

Various Artists-The Twelfth German Jazz Festival/Born FreeScout 11 NOR LP Frankfurt 3/21/70Lester Bowie-tp; Michael Sell-tp,flh; Frederic Robald-tp,flh; Herbert Joos-tp,flh; Paul Rutherford-tb; Albert Mangelsdorff-tb; Gunther Christmann-tb; Joachim Kuhn-as; Dieter Scharf-as; Michael Thielpope-as; Joseph Jarman-as,ts; Alfred Harth-ts; Heinz Sauer-ts; Gerd Dudek-ts; Axel Hernues-fl,ts; Gunter Hampel-bcl; Roscoe Mitchell-bs; Gerhard Konig-g; Claus Butler-b; Peter Stock-b; Malachi Favors-b; Rainer Grim-d; Karin Krog-voc; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel-People SymphonyBirth 005 D LP Frankfurt, Congresshalle 3/22/70Willem van Manen-tb; Willem Breuker-cl,sax; Gunter Hampel-bcl,vib,fl; Maxine Gregg-cel; Arjen Gorter-b; Jack Gregg-b; Jeanne Lee-voc

Marion Brown-Afternoon Of A Georgia Faun ECM 1004 D LP NYC, Sound Ideas Studio 8/10/70 Marion Brown-as,zomari,perc Anthony Braxton-as,ss,cl,cbcl,musette,fl,perc Chick Corea-p,bells,gong,perc Andrew Cyrille-perc Larry Curtis-perc William Green-top o'lin,perc Jack Gregg-b,perc Jeanne Lee-voc,perc Billy Malone-African d Bennie Maupin-ts,alto-fl,bcl,acorn,bells,wood fl,perc Gayle Palmore«-voc,p,perc

Gunter Hampel-Out of New YorkMPS/BASF 21.20900 D LP NYC 7/29/71Perry Robinson-cl; Gunter Hampel-vib,fl,bcl,p,acl,ocarina; Jack Gregg-b,vln,wood fl; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel-Spirits Birth 007 D LP NYC, WKCR Columbia U. radio station 8/26/71 Jeanne Lee-voc Gunter Hampel-p,fl,vib,bcl Perry Robinson-cl

Gunter Hampel-FamilieBirth 008 D LP Paris, Theatre du Mouffetard 4/1/72Gunter Hampel-vib,bcl,fl,p,ss; Anthony Braxton-as,fl,sopranino sax,cbcl,cl; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel and his Galaxie Dream Band-AngelBirth 009 D LP NYC, WKCR 5/5/72Enrico Rava-tp; Gunter Hampel-fl,vib,bcl,cbcl,ss; Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-as,acl; Daniel Carter-ts,as,fl; Paul Bouillet-g; John Shea-b; Murugar-d,perc; Jeanne Lee-voc

Anthony Braxton-Town Hall 1972Trio 3008/0 J LPx2 NYC 5/22/72Anthony Braxton-fl,cl,as,perc,cbcl; John Stubblefield-fl,bcl,ts,perc; Dave Holland-b; Barry Altschul-perc,mar; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel-Waltz for 3 Universes in a CorridorBirth 0010 D LP NYC, WKCR 6/6/72Gunter Hampel-vib,bcl,fl,p; Toni Marcus-vln,vla; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel and his Galaxie Dream Band-BroadwayBirth 0011 D LP NYC 7/12/72Gunter Hampel-bcl,vib,fl,cbcl; Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-acl,fl; Allan Praskin-as,recorder; Paul Bouillet-g; Toni Marcus-vln; David Eyges-cel; Jack Gregg-b,wood fl; John Shea-b; Jeanne Lee-vog

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Gunter Hampel and his Galaxie Dream Band-I Love Being with YouBirth 0012 D LP NYC 7/12/72Gunter Hampel-bcl,vib,fl,cbcl; Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-acl,fl; Allan Praskin-as,recorder; Paul Bouillet-g; Toni Marcus-vln; David Eyges-cel; Jack Gregg-b,wood fl; John Shea-b; Jeanne Lee-vog

Compost-Life is RoundColumbia 32031 USA LP ca. 1973Harold Vick-ts,fl,perc,el-ts; Jack DeJohnette-clavinet,org,d,chimes,p,Haitian d,voc; Roland Prince-g; Ed Finney-g,perc; Jack Gregg-b; Bob Moses-d,clavinet,org,vib; Jumma Santos-cga,perc,d; Lou Courtney-voc; Jeanne Lee-voc

Rahsaan Roland Kirk-Prepare Thyself to Deal with a MiracleAtlantic 1640 USA LP NYC 1/22/73Charles McGhee-tp; Dick Griffin-tb; Harry Smiles-Ehn,oboe; Rahsaan Roland Kirk-cl,nose-fl,fl,Eb sax,ts; Ron Burton-p; Henry Pearson-b; Selwart Clarke-vln; Sanford Allen-vln; Julien Barber-vln; Gayle Dixon-vln; Al Brown-vla; Kermit Moore-cel; Robert Shy-d; Sonny Brown-perc; Ralph McDonald-perc; Jeanne Lee-voc; Dee Dee Bridgewater-voc

Gunter Hampel and his Galaxie Dream Band-Unity Dance/European ConcertBirth 0013 D LP Gottingen, Junges Theatre 6/25/73Gunter Hampel-bcl,fl,p,cbcl; Allan Praskin-as,cl,fl; Mark Whitecage-as,acl,fl; Jonathan Kline-vln; David Eyges-cel; Jack Gregg-b; Jeanne Lee-voc

Enrico Rava-Pupa o CrisalideRCA/Vista 1116 I LP NYC 12/73Enrico Rava-tp; David Horowitz-p,el-p,synth; John Abercrombie-g; Herb Bushler-b; Jack DeJohnette-d; Warren Smith-perc; Ray Armando-perc; Jeanne Lee-voc

Enrico Rava-Quotation MarksJAPO 60010 D LP NYC 12/73Enrico Rava-tp; David Horowitz-p,el-p,synth; John Abercrombie-g; Herb Bushler-b; Jack DeJohnette-d; Warren Smith-perc; Ray Armando-perc; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel and his Galaxie Dream Band-Out from UnderBirth 0016 D LP NYC 1/74John D'Earth-tp; John Wolf-tb; Gunter Hampel-cl,p,bcl; Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-fl,acl; Thomas Keyserling-fl,ts; Allan Praskin-fl,as; Jeanne Lee-voc; Marty Cook-tb; Jonathan Kline-vln

Jeanne Lee-Conspiracy Earthforms 1 USA LP NYC, Sound Ideas Studio NYC, Blue Rock Studio NYC, Good Vibration Studio 2/74 4/74 5/74 Jeanne Lee-voc Gunter Hampel-fl,p,vib,alto cl,bcl Sam Rivers-ss,ts,fl Jack Gregg-b Steve McCall-d Perry Robinson-cl Allan Praskin-cl Mark Whitecage-alto cl Marty Cook-tb

Gunter Hampel And His Galaxie Dream Band-Journey To The Song Within Birth 0017 D LP NYC 2/12/74 Gunter Hampel-bcl,p,vib Jeanne Lee-voc Sunny Murray-d Perry Robinson-cl Jack Gregg-b Mark Whitecage-as,cl,fl Allan Praskin-as,cl,fl Thomas Keyserling-fl,ts Jonathan Kline-vln Marty Cook-tb John Wolf-tb

Grachan Moncur III/The Jazz Composers Orchestra-Echoes of Prayer JCOA 1009 USA LP NYC, Blue Rock Studio 4/11/74 Grachan Moncur III-comp,cond,tb,voc Pat Patrick-fl Perry Robinson-cl Carlos Ward-as,fl Leroy Jenkins-vln Ngoma-vln Hannibal Marvin Peterson-tp Stafford Osborne-tp Janice Robinson-tb Jack Jeffers-b-tb Mark Elf-g Carla Bley-p Cecil McBee-b Charlie Haden-b Beaver Harris-d Titos Sompa-perc Coster

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Massamba-perc Malonga Quasquelourd-perc Jakuba Abiona-perc Frederick Simpson-perc Jeanne Lee-voc Mervine Grady-voc Keith Marks-fl Toni Marcus-vla

Gunter Hampel and his Galaxie Dream Band-CelebrationsBirth 0021/22 D LPx2 NYC 6/30/74Frederic Rabold-tp,flh,cor,perc,bgo; Perry Robinson-cl,perc; Thomas Keyserling-fl,ts,bells,claves,stone-d; Allan Praskin-as,cl,perc; Gunter Hampel-p,vib,bcl,ss; Jack Gregg-b,African d; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc,tamb

Bob Moses-Bittersuite in the OzoneMozown 001 USA LP NYC 1975Randy Brecker-tp; John D'Earth-tp; Mike Lawrence-tp; David Liebman-ts,ss,fl,alto-fl,cl; Daniel Carter-ts,as,fl; Howard Johnson-tu,bs,bass sax; Bob Moses-vib,p,perc,voc; Stanley Free-p; Eddie Gomez-b; Jack Gregg-b; Billy Hart-d; David Eyges-cel; Jeanne Lee-voc

Andrew Cyrille-CelebrationIPS 002 USA LP NYC 2/26/75 5/14/75Ted Daniel-tp; David S. Ware-ts; Donald Smith-p; Romulus Franceschini-synth; Stafford James-b; Alphonse Cimber-Haitian d; Andrew Cyrille-d,perc; Jeanne Lee-voc; Elouise Loftin-poet

Gunter Hampel-Cosmic DancerBirth 024 D LP NYC 9/6/75Perry Robinson-cl; Gunter Hampel-vib,bcl,fl,p,steel-d; Steve McCall-d; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel-Enfant TerribleBirth 0025 D LP Woodstock, NY 9/23/75Perry Robinson-cl; Anthony Braxton-as,ss,cl,acl,bcl; Mark Whitecage-as,fl,alto-fl; Thomas Keyserling-fl,ts; Gunter Hampel-vib,fl,bcl,p; Jack Gregg-b; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel and his Galaxie Dream Band-TransformationBirth 0026 D LP Frankfurt Jazz Festival 9/19/76Manfred Schoof-tp; Frederic Rabold-tp; Perry Robinson-cl; Thomas Keyserling-fl,as,perc; Gunter Hampel-fl,bcl,vib,perc; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc

Marcello Melis-Free To Dance Black Saint 0023 I LP NYC, Downtown Studio 5/78 Sheila Jordan-voc Jeanne Lee-voc Lester Bowie-tp Enrico Rava-tp George Lewis-tb Gary Valente-tb Fred Hopkins-b Marcello Melis-b Don Pullen-p Nana Vasconcelos-perc Don Moye-sun perc

Gunter Hampel-Freedom of the UniverseBirth 030 D LP Woodstock, NY NYC 6/78 6/79Gunter Hampel-vib; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel/Jeanne Lee-OasisHoro HDP33/34 I LPx2 Rome 7/12/78 7/13/78Gunter Hampel-fl,cl,bcl,vib; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel & his Galaxie Dream Band-That Came Down on MeBirth 027 D LP Berlin, Philharmonic Hall 11/5/78Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-as,fl; Gunter Hampel-vib,bcl,fl; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel and his Galaxie Band-All is RealBirth 028 D LP Stuttgart 11/18/78Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-as,cl,fl; Thomas Keyserling-as,fl; Gunter Hampel-vib,bcl,ts,fl; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc

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Andrew Cyrille/Jeanne Lee/Jimmy Lyons-Nuba Black Saint 0030 I LP Milan, Fontana Studio 7 6/79 Andrew Cyrille-d,perc Jeanne Lee-voc,poetry Jimmy Lyons-as

Jeanne Lee/Gunter Hampel Duo-Freedom of the UniverseBirth 0030 D LP 6/79Jeanne Lee-voc; Gunter Hampel-vib

Gunter Hampel & Galaxie Dream Band-All the Things You Could Be if Charlie Mingus Was Your DaddyBirth 031 D LP Gottingen 7/7/80Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-as,fl; Thomas Keyserling-as,fl; Gunter Hampel-bcl,bs,fl; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel-A Place to Be With UsBirth 032 D LP Stuttgart 2/81Thomas Keyserling-as,fl; Gunter Hampel-vib,bcl; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc

Various Artists-Jazzbuhne Berlin '81Amiga 8.55.876 DDR CD Berlin 5/8/81 5/9/81 5/10/81Gunter Hampel-vib; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel-Life on This Planet-1981Birth 033 D LP Ludwigsburg 7/28/81Perry Robinson-cl; Thomas Keyserling-as,fl; Gunter Hampel-vib,bcl,bs,fl; Martin Bues-d; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel Big Band Vol. 1-CavanaBirth 034 D LP Ludwigsburg 12/15/81Perry Robinson-cl; Jens Frahm-cl; Ove Volquartz-ss,ts,bcl; Thomas Keyserling-as,fl; Ch. Walker-ts,fl; Otto Jansen-ts,as; Gunter Hampel-bs,bcl,vib,fl; Ingo Marmulla-g; Jurgen Attig-b; Martin Bues-d; Klaus Mages-perc; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel Big Band Vol. 2-GeneratorBirth 035 D LP Ludwigsburg 12/15/81Perry Robinson-cl; Jens Frahm-cl; Ove Volquartz-ss,ts,bcl; Thomas Keyserling-as,fl; Ch. Walker-ts,fl; Otto Jansen-ts,as; Gunter Hampel-bs,bcl,vib,fl; Ingo Marmulla-g; Jurgen Attig-b; Martin Bues-d; Klaus Mages-perc; Jeanne Lee-voc

Bob Moses-When Elephants Dream of Music Gramavision 8203 USA LP NYC, Vanguard Studio 4/11/82 4/12/82 Joe Bonadio-perc Marion Cowings-voc Ayieb Dieng-perc Michael Formanek-b David Friedman-vib,marimba Bill Frisell-el-g David Gross-as Doc Halliday-ts,ss Terumasa Hino-cor Howard Johnson-el-cbcl,tu Sheila Jordan-voc Jeanne Lee-voc Jahnet Levatin-voc Lyle Mays-synth Rahboat Ntumba Moses-d,humdrums,voc Jim Pepper-ts Paula Potocki-voc Barry Rogers-tb,btb Chris Rogers-tp Paul Socolow-el-b Jeremy Steig-bfl Steve Swallow-el-b Nana Vasconcelos-perc,voc Bob Weiner-d Toni Wilson-voc

Vocal Summit-Sorrow is not Forever, Love IsMoers Music 02004 D LP 1982Jay Clayton-voc; Ursula Dudziak-voc; Jeanne Lee-voc; Bobby McFerrin-voc; Lauren Newton-voc

Gunter Hampel/Jeanne Lee/Thomas Keyserling-CompanionBirth 036 D LP Ludwigsburg 11/21/82Thomas Keyserling-as,fl; Gunter Hampel-vib,bcl,fl; Jeanne Lee-voc

Bob Moses-Visit with the Great SpiritGramavision 8307 USA LP NYC 1983

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Tiger Okoshi-tp,flh,el-tp; David Liebman-ss; George Garzon-ss,ts; David Gross-as,fl; Bob Mintzer-ts,el-bcl; Howard Johnson-bs,tu,el-cbcl; Bill Frisell-g; Jerome Harris-el-b,g; Lincoln Goines-el-b; Bob Moses-d,perc,wood fl,synth,voc; Bill Martin-snare-d,perc; Manoel Monteiro-perc,voc; Claudio Silva-perc,voc; Jeanne Lee-vocSuite Bahia (Lee does not appear on other tracks)

Gunter Hampel All Stars-JubilationBirth 0038 D LP Ludwigsburg 11/8/83Manfred Schoof-tp; Albert Mangelsdorff-tb; Perry Robinson-cl; Marion Brown-as; Thomas Keyserling-as,fl,alto-fl; Gunter Hampel-vib,bcl,bs; Barre Phillips-b; Steve McCall-d; Jeanne Lee-voc

A. R. Penck-Going Through (none) D LP NYC, Fred Hirsch Recording Studio ca. 1984 Jeanne Lee-voc Billy Bang-vln Frank Lowe-ts William Parker-b Denis Charles-d A. R. Penck-p

Various Artists-Rising Tones Cross Ebba Jahn/Film Pals D VHS NYC ca. 1984 Charles Gayle-ts Marilyn Crispell-p Rashied Ali-d Peter Kowald-b John Betsch-d John Zorn-reeds Wayne Horvitz-keys,p Billy Bang-vln Kim Clarke-b Oscar Sanders-g Bobby Previte-d Ricardo Strobert-as,fl Masahiko Kono-tb Dennis Charles-d William Parker-b Lisa Sokolov-voc Jeanne Lee-voc Ellen Christi-voc Patsy Parker-dance Maria Mitchell-dance Carol Penn Muhammed-dance Frank Boyer-dance Keith Dames-dance A. R. Penck-scene Charles Tyler-as Roy Campbell, Jr.-tp Curtis Clark-p Wilber Morris-b Don Cherry-p Peter Brotzmann-ts Rudiger Carl-ts Daniel Carter-as Jemeel Moondoc-as Rahn Burton-p Irene Schweizer-p David S. Ware-ts Frank Wright-ts Ebba Jahn-director,camera

Archie Shepp-African MoodsCircle 61084/29 D LP Leverkusen, Germany 10/6/84Archie Shepp-ts,ss,voc; Siggi Kessler-p; Peter Bockius-b; Don Mumford-d; Jeanne Lee-voc

Gunter Hampel New York Orchestra- Vol. 1 Fresh Heat Birth 0039 D LP NYC, Sweet Basil 2/4/85 Stephen Haynes-tp Vance R. Provey-tp Curtis Fowlkes-tb Bob Stewart-tu Perry Robinson-cl Mark Whitecage-as,fl Thomas Keyserling-as,fl Bob Hanlon-ts,fl Lucky Ennett-ts Gunter Hampel-vib,brs,fl,comp,arr Jeanne Lee-voc Art Jenkins-voc

Peter Kowald-Duos AmericaFMP 1270 D LP NYC 3/31/86Peter Kowald-b; Jeanne Lee-vocHe Who Laughs Suite(Lee does not appear on other tracks)

Peter Kowald-Duos: Europa-America-JapanFMP CD21 D CD NYC 4/19/88Peter Kowald-b; Jeanne Lee-voc(Lee does not appear on other tracks)

Reggie Workman Ensemble-ImagesMusic & Arts 634 USA CD NYC, The Knitting Factory 1/31/89 7/8/89Don Byron-cl; Michele Navazio-g; Marilyn Crispell-p; Reggie Workman-b; Gerry Hemingway-perc; Jeanne Lee-voc

Marilyn Crispell-Live in San FranciscoMusic & Arts 633 USA CD NYC 7/8/89Don Byron-cl; Michele Navazio-g; Marilyn Crispell-p; Reggie Workman-b; Gerry Hemingway-perc; Jeanne Lee-voc

Page 29: Jeanne Lee e Il Pianoforte

Wha's nine?(Lee does not appear on other tracks)

Ran Blake/Jeanne Lee-You Stepped Out of a CloudOwl 055 F CD Boston 8/11/89Jeanne Lee-voc; Ran Blake-p

Various Artists- A Confederacy of Dances Vol. 1 Einstein 001 USA CD NYC, Roulette 10/21/89Jeanne Lee-voc; Wadada Leo Smith-tpBeauty is a Rarity (Wadada Leo Smith) 9:29(Lee does not appear on other tracks)

Various Artists- Songposts Vol. 1 Word of Mouth 1004 CND CD Bremen, Germany, Pro Musica Nova Festival 1990 Jeanne Lee-vocJourney to Edaneres (Gunter Hampel/Jeanne Lee) 8:51 (Lee does not appear on other tracks)

Gunter Hampel Galaxie Dream Band-Celestial GloryBirth 040 D CD NYC, The Knitting Factory 9/2/91Perry Robinson-cl; Mark Whitecage-as,ss; Thomas Keyserling-as,fl; Gunter Hampel-vib,bcl; Jeanne Lee-voc

Bob Moses-Wheels of Colored LightOpen Minds 2412 D CD Germany 1992Terumasa Hino-cor,wood fl,perc; David Liebman-ts,ss,alto-fl,wood fl,musette; Bob Moses-d,perc,voc; Jeanne Lee-voc

Jeanne Lee-Natural AffinitiesOwl 070 F CD NYC 1/13/92 1/14/92 1/24/92 7/6/92 7/7/92Jeanne Lee-voc; Dave Holland-b; Paul Broadnax-p,voc; Lisle Atkinson-b; Newman Baker-d; Gunter Hampel-fl,vib; Amina Claudine Myers-p,voc; Leo Smith-tp; Nadja Smith-newspeak; Mark Whitecage-as; Jerome Harris-g

Reggie Workman Ensemble-Altered SpacesLeo CD LR 183 E CD Swarthmore, PA, Swarthmore College 2/21/92Marilyn Crispell-p; Jeanne Lee-voc; Don Byron-cl; Jason Hwang-vln; Reggie Workman-b; Gerry Hemingway-d

Jeanne Lee/David Eyges-Here and NowWord of Mouth 1007 CND CD NYC 7/24/93 7/25/93Jeanne Lee-voc; David Eyges-el-cel

Jane Bunnett-The Water is Wide Evidence 22091 USA CD Reaction Sound 8/18/93 8/19/93 Jane Bunnett-ss,fl Larry Cramer-tp Don Pullen-p Billy Hart-d Kieran Overs-b Sheila Jordan-voc Jeanne Lee-voc

Jeanne Lee/Mal Waldron-After HoursOwl 077 F CD 1994Jeanne Lee-voc; Mal Waldron-p

Jeanne Lee/Mal Waldron/Toru Tenda-Travelin' in Soul-TimeBVHaast 9701 NL CD 1995Jeanne Lee-voc; Mal Waldron-p; Toru Tenda-fl

Page 30: Jeanne Lee e Il Pianoforte

Mal Waldron/Jeanne Lee/Toru Tenda-White Road Black RainTokuma 70782 J CD 1995Jeanne Lee-voc; Mal Waldron-p; Toru Tenda-fl

Gunter Hampel/Jeanne Lee-DuoBirth 0046 D CD 1996Gunter Hampel; Jeanne Lee-voc

Gary Bartz/Jeanne Lee/Jorgé Pardo/Repertory Quartet-Music for Ebbe TrabergPruducciones El Delirio ESP CD 1997Gary Bartz-as; Jeanne Lee-voc; Jorgé Pardo; Repertory Quartet

Mal Waldron-Soul EyesRCA/Victor 8355225 USA CD 1997Mal Waldron-p; Jeanne Lee-voc; Steve Coleman-as; Reggie Workman-b; Andrew Cyrille-d

Orchestre National de Jazz cond. by Didier Levallet-Deep FeelingsEvidence 2030 F CD 2000