J2501_IL PRINCIPE INNAMORATO

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L'ELEGANZA DEL CAPPELLO Sin dai tempi più antichi il cappello è stato uno degli oggetti più utilizzati, soprattutto per necessità. Ma si sa, il passaggio dal necessario all'accessorio può av-venire in un batter di ciglia e la Francia, in questo, non è seconda a nessuno, anzi insegna. Con Luigi XIV il cappello diventa un vero e proprio oggetto di moda da ostentare: per gli uomini il modello fu il classico a falda larga ma con una novità: una profu-sione di piume, fiocchi, spille e gioielli che vi veniva-no applicati sopra. Il monarca francese poi obbligò tutti a indossarlo nelle sale della reggia di Versailles, nessuno ne poteva essere privo e chiunque arrivasse sprovvisto di un copricapo proprio doveva affittarlo all'ingresso. Un discorso a parte vale per le donne, che perdono interesse per i cappelli per tutto il Sei-cento - troppo occupate ad acconciarsi i capelli nelle fogge più strane - ma tornano a interessarsene nel secolo successivo tanto che le modiste si cominciano a prodigare in virtuosismi sartoriali degni di nota. Il più spettacolare fu sicuramente quello creato apposi-tamente per coprire le famose acconciature a impal-catura durante le trasferte in carrozza: si chiamava a calesse ed era costituito da semicerchi in legno od osso di balena che sostenevano e rendevano rigida una cuffia di seta. I bizzarri cappelli che si vedono oggi alle corse ad Ascot al confronto impallidiscono!

Arrivederci alla prossima curiosità!

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Rebecca Winters

Il principe innamorato

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Bride for the Island Prince

Harlequin Mills & Boon Romance © 2012 Rebecca Winters Traduzione di Silvia Paci

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Harmony Serie Jolly marzo 2013

Questo volume è stato stampato nel febbraio 2013

presso la Rotolito Lombarda - Milano

HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390

Periodico settimanale n. 2501 del 26/03/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Il Principe Alexius Kristof Rudolph Stefano Valleder Constantinides, Duca di Aurum e secondo in linea di successione al trono di Hellenica, aveva lavorato nel suo ufficio tutta la mattina, quando sentì bussare alla porta. «Sì?» chiese. «Sua Altezza? Se possibile, potrei scambiare una parola con lei?» «Cosa c'è, Hector?». Il devoto assistente alla corona fece capolino dalla porta. Hector, che era stato il brac-cio destro del padre e del nonno di Alex, era parte del-lo staff amministrativo di palazzo da più di cinquan-t'anni. Sapeva bene di non dover disturbare Alex a me-no che non fosse urgente. «Sto esaminando alcuni im-portanti contratti. Non possiamo rimandare a dopo pranzo?» «Il presidente dell'associazione nazionale degli o-spedali è qui e desidera ringraziarla per l'aiuto straor-dinario che ha loro offerto con la costruzione dei quat-tro nuovi ospedali di cui il paese aveva estremo biso-gno. Crede sia possibile concedergli un po' del suo tempo?» Alex non dovette neppure pensarci. Quelle strutture avrebbero dovuto essere costruite molto tempo prima. Una migliore assistenza sanitaria per tutti era una que-stione che gli stava particolarmente a cuore. «Sì. Certamente. Lo faccia accomodare nella sala da

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pranzo, Hector, lo raggiungerò tra breve.» «Ne sarà onorato. E poi, ci sarebbe un altro proble-ma, Altezza.» «In questo caso entri, Hector.» L'uomo, dall'aspetto robusto e i cui capelli sale e pepe si stavano diradando, ubbidì. «La regina mi ha dato ordine di informarla che questa mattina la princi-pessa Zoe ha avuto un altro dei suoi momenti.» In altre parole, aveva fatto di nuovo i capricci. Alex sollevò la testa scura. La figlia di quattro anni significava per lui più della sua stessa vita. Per questa ragione era allarmato dai cambiamenti nel suo com-portamento, che rendevano sempre più difficile occu-parsi di lei. Sfortunatamente, la regina non stava bene, e Alex doveva farsi carico delle responsabilità di corte mentre suo fratello maggiore Stasio si trovava all'estero. Sa-peva che tutto questo non era di aiuto alla figlia. Negli ultimi quattro mesi le sue crisi erano andate peggiorando. Aveva passato in rassegna tre tate negli ultimi tempi. Al momento, Alex non ne aveva nessuna che potesse occuparsi di lei. Per la disperazione si era rivolto alla regina Desma, la sua dispotica nonna che, dalla morte del marito, re Kristof, era sovrana nomi-nale di Hellenica, un paese formato da un gruppo di i-sole del mar Egeo. La regina aveva un debole per la pronipote e aveva chiesto a una delle sue dame di compagnia, Sofia, di occuparsi di lei fino a quando non si fosse trovata una nuova tata. Ciò che voleva davvero, in realtà, era che Alex prendesse di nuovo moglie. Poiché per decreto reale poteva risposarsi solo con una principessa, invece di poter scegliere una sposa di qualsiasi origine, lui a-veva deciso di non risposarsi mai più. Un matrimonio combinato era stato sufficiente. Ultimamente Zoe aveva trascorso gran parte del suo

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tempo negli appartamenti della bisnonna, che aveva cercato senza molto tatto di prepararla all'arrivo di una nuova madre. La regina era stata l'artefice dell'incontro tra Alex e la sua defunta moglie, Teresa. Entrambe ap-partenevano al Casato dei Valleder. Ora, con la morte di Teresa, la nonna stava nego-ziando con il Casato di Helvetia un matrimonio tra il nipote e la principessa Genevieve, ma le sue macchi-nazioni erano sprecate con Alex. «Ho fatto colazione con lei questa mattina e sem-brava stesse bene. Cos'è accaduto perché esplodesse con Sofia?» «Non si tratta di Sofia» chiarì Hector, «ma sono sor-te due nuove questioni. Se mi è concesso parlare fran-camente...» Solo due? Alex strinse i denti per la preoccupazione e la frustrazione. Aveva sperato si trattasse di una fase di passaggio, ma la situazione stava peggiorando. «Lo fai sempre.» «Il nuovo insegnante americano, il signor Wyman, ha presentato le dimissioni, e quello greco, Kyrie Co-stas, minaccia di dimettersi. Come sa, erano in disac-cordo sul programma di studi adatto alla principessa. Il signor Wyman è nell'ingresso e chiede una breve u-dienza con lei.» Alex si alzò in piedi. Due settimane prima era stato costretto a ritirare Zoe dalla scuola materna che fre-quentava tre volte a settimana, perché l'insegnante non riusciva a coinvolgerla nelle attività della classe. Te-mendo che avesse qualche problema fisico, Alex aveva chiesto al suo medico personale di visitarla attenta-mente. Ma il dottore non aveva trovato nulla di strano. Ora l'insegnante di inglese aveva dato le dimissioni? La moglie di Alex, che aveva trascorso parte dell'ado-lescenza in America, era morta per un grave problema di cuore. Prima di andarsene, gli aveva fatto promette-re che Zoe avrebbe parlato un inglese fluente. Alex a-

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veva fatto tutto quanto era in suo potere per mantenere la promessa, aveva persino assunto un precettore ame-ricano. Lui stesso si era sforzato di parlare in inglese con la figlia ogni giorno. Prese un profondo respiro. «Lo faccia entrare.» Il quarantenne insegnante americano era stato viva-mente raccomandato dopo che aveva lasciato il suo impiego presso il cugino di secondo grado di Alex, re Alexandre Philippe di Vallader, sovrano di un princi-pato confinante con il cantone svizzero di lingua ro-mancia. Non avendo più bisogno di un precettore per suo figlio, il re, che era il migliore amico del fratello di Alex, aveva raccomandato Wyman come insegnante per Zoe. «Altezza.» Fece un inchino. «Professor Wyman? Hector mi ha riferito che avete dato le dimissioni. Mia figlia è davvero così difficile per voi da indurvi a rinunciare all'incarico?» «Ultimamente scappa ogni volta che mi vede» ri-spose onestamente l'uomo. «Ritengo sia spaventata da qualcosa e quasi non parla affatto. E quando lo fa non capisco cosa dice. Il signor Costas ritiene sia il mio metodo io, ovviamente, non sono d'accordo. Qualcosa non va, ma sono solo un insegnante.» Dopo la visita medica di Zoe, Alex aveva preso in considerazione la possibilità di rivolgersi a uno psi-chiatra infantile per un consulto. Wyman diceva che era terrorizzata. Alex era d'accordo. Quel comporta-mento non era normale. Finora aveva pensato si trat-tasse di un ritardo dello sviluppo, perché Zoe era nata prematura. Ma forse non avere una madre aveva causa-to dei problemi psicologici non riconoscibili fino a quel momento. «Se fosse sua figlia, cosa farebbe?» «Be', prima di portarla da uno psichiatra infantile, cercherei di scoprire se c'è un problema fisiologico che le impedisce di parlare quanto dovrebbe. In tal caso, si

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scoprirebbe che cosa realmente la terrorizza.» «A chi potrei rivolgermi per un consulto in tal sen-so?» «L'Istituto Stillman a New York. La loro clinica ha alcuni dei migliori logopedisti degli Stati Uniti. Porte-rei mia figlia lì per una valutazione.» «Prenderò in considerazione la possibilità. Grazie per il suo suggerimento e il suo aiuto con la principes-sa Zoe. Lascerà il palazzo con le migliori referenze.» «Grazie, Altezza. Spero abbia presto delle risposte. Le sono molto affezionato.» Anche io. Dopo che il dottor Wyman se ne fu andato, Alex controllò l'orologio. Per l'ora in cui avesse terminato il pranzo con il capo dell'associazione degli ospedali, la clinica di New York sarebbe stata aperta. Alex avrebbe chiamato e parlato con il direttore. Dottie Richards non era mai salita su un elicottero prima di allora. Dopo che il jet era atterrato ad Atene, le era stato detto che per raggiungere Hellenica c'era solo un breve tragitto. Il capo dell'Istituto Stillman aveva scelto lei per oc-cuparsi di un'emergenza. Doveva trattarsi di sottoporre il prima possibile a test diagnostici un'importante bam-bina di quattro anni. Dottie aveva ricevuto un visto provvisorio per lasciare il paese senza dover aspettare i tempi abituali per il passaporto. Per ragioni di sicurezza non le era stata comunicata l'identità della bambina, fino a quando non era stata accolta ad Atene da un portavoce di palazzo di nome Hector. Pareva si trattasse della principessa Zoe, unica figlia del principe Alexius Constantinides, vedovo e con funzioni di reggente su Hellenica. «Funzioni di reggente, dice?» «Sì, signora. L'erede al trono, il principe della coro-

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na Stasio, è all'estero per affari. Al suo ritorno, sposerà la principessa Beatriz. Il matrimonio è fissato per il cinque luglio. In quel momento la regina Desma, bi-snonna di Zoe, rinuncerà alla corona e il principe Sta-sio diventerà re di Hellenica. Nel frattempo il principe Alexius si sta occupando degli affari di stato. Ha mes-so a disposizione il suo elicottero privato per offrirle una vista panoramica durante il viaggio fino al palaz-zo, che si trova sulla maggiore delle isole, anche que-sta chiamata Hellenica.» Dottie capì che era un privilegio riservato a pochi. «È molto gentile da parte sua.» Salì a bordo e l'elicot-tero decollò, ma nel momento in cui si staccò da terra, Dottie si sentì stordita e cercò di opporsi a quella sen-sazione. «Sa dirmi cosa c'è che non va esattamente nel-la principessa Zoe?» «Questo è un argomento di cui dovrà parlare con il principe in persona.» Wow. «Certamente.» Dottie stava entrando in un mondo, dove il silenzio era molto più che semplice discrezione. Senza dubbio questo era il motivo per cui Hector era stato scelto per quel compito. Dottie non riusciva a immaginare che quel vecchio fosse tipo da lasciare la famiglia reale e scrivere un libro in cui rivelare gli oscuri segreti della centenaria Casata Constantinides. Dottie ammirava la sua lealtà e glielo avrebbe detto, ma in quel momento iniziò a soffrire il mal d'aria e aveva troppa nausea per poter continuare a parlare. Molti anni prima, aveva visto delle immagini dei fratelli Constantinides in diversi programmi televisivi. Entrambi avevano una reputazione da playboy, come molti altri giovani nobili. Apparivano attraenti, ma vi-sti all'interno di una limousine o a bordo di uno yacht era difficile coglierne davvero l'aspetto. Dottie non si era mai avvicinata a un membro di una famiglia reale e non conosceva nulla del loro mondo, a

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parte il continuo essere esposti ai media, che non sem-pre ne davano un'immagine positiva. Se fosse nata in un'altra famiglia, avrebbe potuto essere una principes-sa. Chiunque avrebbe potuto esserlo. I nobili erano es-seri umani, dopotutto. Venivano al mondo, mangiava-no, dormivano, si sposavano e morivano come il resto dell'umanità. Era ciò che facevano, dove lo facevano e come lo facevano che li distingueva dalla massa. Allevata da una zia ormai deceduta, che non si era mai sposata ed era, oltre che una libera pensatrice, do-tata di grande senso pratico, Dottie non aveva mai tro-vato posto per molte fiabe nella sua vita. Tuttavia, c'e-rano stati momenti durante i quali, crescendo, aveva provato curiosità su cosa significasse essere una regina o una principessa. Ora le si presentava un'occasione per scoprirlo. Dottie aveva visto e sentito storie di reali coinvolti in avventure e scandali quanto bastava per dispiacersi per loro. Il fatto di essere costantemente esposti dove-va essere ben peggiore di una fama che aumentava grazie all'adulazione e alla curiosità pubblica, per poi scemare fino a sparire. Un nobile restava tale per tutta la vita, ed era con-trollato fino alla nausea. Un principe o una principessa non potevano neppure nascere o morire senza che ci fosse una folla presente. Ma, come Dottie aveva impa-rato presto nella sua vita, anche i problemi più comuni potevano diventare così terribili da attirare l'attenzione del pubblico. Come per il re Giorgio VI d'Inghilterra... i suoi problemi di balbuzie erano stati una vera agonia. In ogni caso, essere dei regnanti metteva doppiamente in pericolo. A ventinove anni e ormai da tempo libera dai propri problemi di comunicazione, Dottie amava il suo ano-nimato. In questo senso, provava compassione per la piccola principessa che ancora non aveva incontrato. La poverina era già sotto la lente di un microscopio e

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ci sarebbe rimasta per il resto dei suoi giorni. Che si trattasse di un problema di linguaggio, o di qualcosa di più grave, alla fine avrebbe parlato. Un giorno, quando la principessina fosse stata ab-bastanza grande, avrebbe capito che il mondo parlava di lei e che non l'avrebbe mai lasciata in pace. Se ave-va un problema fisico o un problema psicologico, la stampa sarebbe stata impietosa. Dottie promise a se stessa che avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per aiutare quella piccola. Ma al momento il viaggio in elicottero le stava di-struggendo lo stomaco e la bella gita panoramica era andata sprecata. Non appena atterrarono e le furono mostrati i suoi appartamenti nello splendente palazzo bianco, Dottie rigurgitò tutto quello che aveva man-giato e andò dritta a letto. Era imbarazzante, ma quando era pallida come un cencio e non riusciva a riprendersi, niente come una buona notte di sonno la aiutava a ristabilirsi. Una volta finito il suo lavoro e lasciato il paese per tornare negli Stati Uniti, avrebbe preso un volo dall'aeroporto di Hellenica fino ad Atene prima di imbarcarsi per New York. Niente più viaggi in elicottero. Alex fissò la nonna sofferente, i cui capelli argentei erano ancora folti all'età di ottantacinque anni. Si stan-cava più facilmente in quei giorni e rimaneva nei suoi appartamenti. Alex sapeva che attendeva il ritorno di Stasio per essere così sollevata dalle fatiche del co-mando. Nessuno aspettava il suo arrivo con più impazienza di Alex. Quando era partito il primo di aprile, aveva promesso di tornare a casa a maggio, invece mancava-no solo cinque settimane al matrimonio e lui non era ancora arrivato. Alex aveva bisogno di liberarsi dalle sue responsabilità temporanee per trascorrere più tem-po con Zoe. In lui era cresciuta la speranza che questa

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logopedista potesse dargli delle risposte definitive. Sa-rebbe stato un passo nella giusta direzione; sua figlia stava diventando ogni giorno più infelice. «Grazie per la colazione» disse in greco. «Scusate-mi, ho alcune cose da fare, ma tornerò.» Salutò con un bacio la piccola figlia, che stava giocando con il suo panino invece di mangiarlo. «Fa' la brava con Yiayia.» Zoe annuì. Dopo aver salutato la nonna con un inchino, Alex lasciò la stanza e scese di corsa nel suo ufficio nell'al-tra ala del palazzo. Avrebbe voluto incontrare la signo-ra Richards la sera precedente, ma Hector gli aveva ri-ferito che non aveva mai viaggiato in elicottero prima e che si era sentita male durante il volo. Alex non ave-va potuto fare altro che aspettare il giorno seguente e domandarsi se quel malessere fosse già un brutto se-gno. Sapeva bene di non poter chiedere a Hector del suo aspetto. L'assistente avrebbe semplicemente risposto: «Non sta a me dirlo, Altezza». La sua tendenza alla di-screzione era una qualità eccellente che Alex ammi-rava, ma che a volte faceva impazzire Stasio. Per anni, il fratello maggiore aveva rimproverato a Hector di non sembrare umano. Secondo la teoria di Alex, il motivo per cui Hector irritava Stasio era che quest'ultimo era cresciuto sapendo che un giorno sa-rebbe dovuto diventare re. Hector era un memento co-stante al fatto che il dovere più grande di Stasio era nei confronti del paese, con l'obbligo si sposare la princi-pessa Beatriz e dare eredi al trono. Come la regina, che desiderava altri pronipoti per la gloria di Hellenica, Alex non vedeva l'ora che suo fra-tello desse dei cugini a Zoe. Sua figlia sarebbe stata fe-lice di avere vicino altri bambini. Aveva chiesto ad A-lex una sorella, ma lui le aveva risposto che lo zio Sta-sio avrebbe avuto un figlio molto presto. Dopo aver raggiunto rapidamente il suo ufficio, A-

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lex si accigliò nel momento in cui lesse il fax inviatogli dal fratello, che si trovava ancora a Valleder. Scusa, fratellino, ma le attività bancarie mi trattengo-no qui un'altra settimana. Di' a Yiayia che torno pre-sto. Abbraccia Zoe da parte mia. Tieni duro. Stai fa-cendo un buon lavoro. Stasi. «Altezza? Posso presentarle la signora Richards.» Alex sollevò di scatto la testa. Hector era entrato nell'ufficio senza che lui se ne fosse accorto, e ora si stava schiarendo la voce. Una donna dall'aspetto tipi-camente americano – stando a come si comportava – era entrata con Hector. Era più alta della media, con i capelli castano chiaro raccolti in una morbida coda. Alex era così deluso, addirittura arrabbiato per le paro-le di Stasio, che per un momento si dimenticò di Hec-tor. Stasio stava approfittandosi del loro accordo. «Un mese, fratellino» aveva detto quando era parti-to. «È tutto quello che mi serve per portare a termine delle trattative finanziarie vantaggiose. Philippe mi sta aiutando.» Ma Stasio era via da molto più tempo e A-lex non ne era felice. E non lo erano la regina, il primo ministro e l'arcivescovo, che erano ansiosi di conferire con lui riguardo all'incoronazione e alle nozze che si sarebbero svolte di lì a poco. Mettendo da parte quei pensieri, Alex si alzò in piedi. «Benvenuta a Hellenica, signora Richards.» «Grazie, Altezza.» Dottie fece una maldestra riverenza, istruita senza dubbio da Hector. Alex odiava dover ammettere che aveva un aspetto piacevole, addirittura affascinante. Se ne stava lì in piedi con indosso una camicetta blu pallido e una gonna che evidenziava la vita sottile, atti-rando la sua attenzione su quelle dolci curve femmini-li. Non era sua intenzione fissarla, tuttavia i suoi occhi sembravano essere dotati di una volontà propria, men-

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tre osservava le gambe lunghe e tornite. Alex spostò rapidamente lo sguardo sul suo viso e fu catturato dalla visione di una bocca carnosa e dal blu dei suoi occhi. Gli ricordavano i fiordalisi che cre-scevano insieme alle speronelle sull'isola di Aurum, dove viveva di solito. Sentiva la mancava del suo palazzo privato dove si occupava delle attività minerarie del regno, lontano da Hellenica. La grande isola attirava orde di turisti, men-tre Aurum molti meno. Non avrebbe dovuto sentirsi disturbato, visto che rappresentavano una delle risorse economiche principali del paese, ma con la figlia che soffriva tanto, in quei giorni tutto lo infastidiva. So-prattutto la donna che gli stava di fronte. Una logopedista poteva avere un fisico e un aspetto qualsiasi. Ma lui, semplicemente, non si era aspettato quella donna. Innanzitutto, sembrava troppo giovane per il compito che l'aspettava. Non c'era da meravi-gliarsi che Hector non si fosse lasciato sfuggire una pa-rola su di lei. «Mi è stato riferito che si è sentita male durante il viaggio in elicottero. Spero si senta meglio.» «Molto meglio, grazie. La vista era magnifica.» Alex rimase perplesso. «Avrà visto poco nelle sue condizioni.» «Poco è la parola giusta» ammise Dottie con i suoi modi diretti. «Mi dispiace che il suo generoso tentativo di mostrarmi luoghi d'interesse non abbia avuto il ri-sultato sperato.» Il suo modo di parlare schietto lo sor-prese. «Vedrò sua figlia stamattina?» «Sì.» Si rivolse a Hector: «Chiederebbe a Sofia di portare Zoe da noi?». L'anziano uomo fece un breve inchino e uscì con di-screzione dall'ufficio, lasciando i due soli. Alex si av-vicinò e la invitò a sedersi. «Gradisce del tè o del caffè?» «Per me niente. Ho appena preso del tè. Mi calma lo

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stomaco, ma la prego, ne prenda pure, se vuole.» Se voleva? Era molto più che sorprendente e sem-brava a suo agio, cosa che non accadeva spesso agli sconosciuti che incontravano Alex. «Il mio superiore, il dottor Rice, mi ha detto che sua figlia ha dei problemi di comunicazione, ma non mi ha fornito alcun dettaglio. Da quanto tempo è morta sua moglie?» «Da due anni.» «E ora Zoe ne ha quattro. Ciò significa che non ha alcun ricordo della madre fatta eccezione per quanto le ha raccontato lei, e ovviamente per le fotografie. Sua moglie ha portato a termine la gravidanza?» «No. Zoe è nata con sei settimane d'anticipo ed è stata in ospedale quasi un mese. Temevo che l'avrem-mo persa, ma alla fine si è ripresa. Pensavo che questo potesse essere il motivo delle sue difficoltà nel farsi capire.» «Ha avuto un ritardo del linguaggio fin dalla prima infanzia?» «Non so quale sia la regola. Non avendo avuto altri bambini, non ho potuto fare confronti sui suoi pro-gressi. So solo che è difficile capire ciò che dice. La regina e io siamo abituati, ma negli ultimi mesi il suo comportamento è diventato così impegnativo che gli insegnanti di arte, inglese e danza, e tre tate se ne sono andati. L'insegnante di greco ha minacciato di di-mettersi e l'insegnante della scuola materna fatica a ge-stirla.» «Di solito è la persona che si occupa del bambino la prima a notare se c'è un problema. Era sua moglie?» «Sì, ma soffriva di cuore e la tata ha dovuto prende-re il suo posto. Io me ne occupavo la sera, ma non mi sono seriamente preoccupato per Zoe fino a due setti-mane fa, quando ho dovuto ritirarla dall'asilo. Come le dicevo, credevo che essendo nata prematura non aves-se ancora recuperato.»

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«Ha fatto i normali controlli dal pediatra?» «Sì.» «Nessun problema di cuore.» Alex scosse la testa. «L'ho addirittura portata dal mio medico per un secondo parere. Entrambi i dottori non hanno trovato niente che non vada dal punto di vi-sta fisico, ma mi hanno dato il nome di uno psichiatra infantile per vedere se c'è qualcos'altro che ritarda l'uso del linguaggio. Prima di contattarlo, però, ho deciso di seguire il consiglio del professor Wyman. Mi ha sug-gerito di contattare l'Istituto Stillman per una diagno-si.» «Capisco. Che tipo di comportamento manifesta?» «Ultimamente, quando è ora delle lezioni, Zoe fa i capricci e piange in modo convulso. Vuole solo na-scondersi nel suo letto, oppure corre negli apparta-menti della bisnonna in cerca di consolazione.» «E il suo appetito?» Quella mattina Zoe aveva mangiato solo qualche boccone, altra cosa che aveva allarmato Alex. «Non è come dovrebbe.» Dottie studiò i suoi lineamenti, come se stesse cer-cando di guardargli dentro. «Deve sentirsi impazzire.» Impazzire? «Sì.» mormorò. Era la parola perfetta per descrivere il suo stato mentale. La signora Ri-chards era molto perspicace, ma a differenza di chiun-que altro, a eccezione della regina e di Stasio, diceva ciò che pensava in sua presenza. «Immagini che sua figlia provi lo stesso tipo di e-mozione e lo moltiplichi per cento.» Alex fu sorpreso. L'osservazione di quella donna dimostrava che sapeva molto bene ciò di cui parlava. Mentre rifletteva attentamente, apparve Zoe, aggrap-pata alla mano di Sofia. «Zoe?» disse Alex in inglese. «Vieni avanti.» Lei fece un passo incerto. «Questa è la signora Richards. È venuta da New York per incontrarti. Vuoi salutarla?»

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Zoe diede un'occhiata all'ospite e contrasse il viso in una smorfia di dolore. Alex conosceva quello sguardo. Era pronta a scappare. Con una stretta allo stomaco, le rivolse la stessa domanda in greco. Questa volta Zoe rispose dicendo che voleva la sua Yiayia, poi scoppiò in lacrime e corse fuori dalla stanza. Sofia la seguì. Alex la richiamò e si avviò verso la porta, ma la si-gnora Richards inaspettatamente disse: «La lasci anda-re». Il contrordine di Dottie lo sorprese. Fatta eccezione per il suo defunto padre, nessuno lo aveva mai sfidato in quel modo, per non parlare della figlia. Era come se i ruoli si fossero invertiti e Dottie stesse dando ordini. Quella ironia lo irritò. «Probabilmente crede che io sia la sua nuova tata» osservò Dottie in tono più gentile. «Non la biasimo per essere scappata. Capisco che si senta disperata. Per prima cosa vorrei che la portasse da un otorino e poi da un audiologo.» Alex corrugò la fronte nel tentativo di contenere la collera. «Come le ho detto un minuto fa, Zoe è già sta-ta visitata due volte.» «Non mi riferisco a quel tipo di esami» replicò lei, sempre controllando la propria voce. «Chi ha problemi di linguaggio potrebbe avere un accumulo di cerume non rilevabile durante un normale controllo. Non è colpa dei dottori. Non sono specialisti in questo cam-po. Se le sue orecchie non presentano problemi e io non sarò in grado di aiutarla, allora dovrà essere visita-ta da uno psichiatra infantile per capire perché sta re-gredendo. Per ora cerchiamo di scoprire se si tratta di questo. Se così fosse, i suoni potrebbero essere attutiti o distorti, impedendole di imitarli.» Aveva senso. Alex strinse i pugni. Perché non ci a-veva pensato? Dottie sollevò le sopracciglia ben disegnate. «Nep-pure un principe può sapere tutto.» Gli aveva letto nel

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pensiero e quel commento gli aveva fatto salire la pressione. «Se ne occuperà? Sarebbe bene non a-spettare, perché non posso iniziare i miei test finché non è stata completata la procedura. Questa bambina ha urgente bisogno di aiuto.» Come se lui non lo sapesse. Perché mai l'avrebbe fatta convocare, altrimenti? Non gli piaceva sentirsi colpevole di aver lasciato che il problema si protraesse così a lungo senza avere vagliato ogni possibilità. Non gli piaceva neppure che le sue mosse venissero anticipate o che gli venisse det-to cosa fare. Ma poiché era di Zoe che stavano par-lando, decise di lasciare perdere per il momento. «Farò in modo che uno specialista la veda oggi stesso.» «Bene. Mi faccia sapere i risultati e da lì partiremo.» Si voltò per andarsene. «Non le ho ancora dato il permesso di andarsene, si-gnora Richards.» Dottie si girò. «Mi perdoni, e la prego, mi chiami Dottie.» Attraverso le ciglia scure e setose, i suoi in-nocenti occhi blu lo guardavano con franchezza. «Non ho mai lavorato con un genitore che fosse un re. È un'esperienza nuova.» Infatti, lo era. Sembrava che Alex fosse qualcosa di non familiare, di inaspettato. Non era un uomo pre-suntuoso, ma questo fatto sollecitava una domanda: se lei nutrisse antipatia nei suoi confronti. «Re o no, lei abbandona sempre una conversazione prima che sia finita?» «Pensavo lo fosse» dichiarò inflessibile. «Lavoro continuamente con bambini in età prescolare e sua fi-glia è davvero adorabile, spero di andare subito al noc-ciolo del problema. Temo di essere troppo concentrata sul mio lavoro... Altezza» aggiunse in ultimo, incerta se dirlo. Era diversa da chiunque altro Alex avesse mai in-contrato. Non proprio sgarbata, eppure l'esatto opposto

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di ossequiosa. Non sapeva cosa pensare di lei. Ma gli era sembrata assolutamente sincera riguardo a sua fi-glia. Doveva seguire il consiglio che sua madre gli a-veva dato da ragazzo. Mai reagire alla prima impres-sione, per non rimpiangerlo tutta la vita. «Sono felice che sia concentrata» disse con fran-chezza. «Zoe è la luce dei miei occhi.» Un breve bagliore di dolore attraversò lo sguardo di Dottie. «È un uomo fortunato ad avere lei, anche se è un principe.» Alex si accigliò. «Anche se sono un principe?» Lei scosse la testa. «Mi dispiace. Intendevo... Be', volevo dire che si presume che a un principe sia stato concesso tutto dalla vita, e sia molto fortunato. Ma es-sere anche il padre di una bambina deliziosa la rende ancora più fortunato.» Nonostante sorridesse, Alex avvertì della tristezza nelle sue parole. Molto dopo averla congedata e aver fissato l'appun-tamento con il dottore, l'ombra che aveva visto in quei profondi occhi blu non l'aveva ancora abbandonato.

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Questo mese

2498 - Allenamento al bacio di M. McCloneLucy deve trovare un nuovo allenatore per la squadra di calcio del suo adorato nipotino Connor. Il compito sembra impossibile sino a quando in città non arriva un famoso giocatore, Ryland, suo amico di infanzia. È la persona che fa per lei, e non solo sul campo di pallone!

2499 - Sarai per sempre mia di L. GordonMarcel è considerato dai suoi fratelli il più bello e il più raffina-to, il ragazzo capace di far cadere ai propri piedi ogni donna. Lui, però, sa che il suo cuore apparterrà per sempre solo a una ragazza: Cassie. Secondo appuntamento con i FRATELLI FALCON.

2500 - In vacanza con il capo di B. McMahonStacey ha un desiderio: girare il mondo. Per farlo si improvvisa babysitter per genitori in vacanza. Tutto fila liscio sino a quando non diventa la tata di due adorabili gemelli, che di adorabile hanno anche il padre single, Luis.Primo appuntamento con IL MIO DOLCE CAPO...

2501 - Il principe innamorato di R. WintersIl principe Alexius non immaginava che la logopedista di sua figlia, la dottoressa Dorothy Richards, potesse essere così bella e affascinante. Che fare? Lui è il principe reggente e ha delle responsabilità verso il suo popolo. Come uomo, però, deve ri-spondere solo a se stesso.

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Il prossimo appuntamentodal 2 aprile

2502 - Confessioni di una principessa di J. BraunLa principessa Hollyn sa di doversi sposare con l’uomo impo-stole dalla regina madre Olivia, ma prima vuole riprendersi un po’ la sua vita e può farlo solo nell’isola dove ha trascorso estati indimenticabili e dove ha conosciuto il suo unico, grande amore, Nathaniel.

2503 - Protagonista del mio cuore di L. GordonTravis è il divo del momento. Tutte le donne lo vorrebbero nel proprio letto e lui, fedele alla sua immagine di libertino, non si tira indietro. Le cose si complicano quando sul set piomba una ragazza disperata, Charlene.Ultimo appuntamento con i FRATELLI FALCON.

2504 - Bacio il capo, poi lo lascio? di B. McMahonSavannah gestisce con sua sorella una società di babysitter. Tutto fila per il meglio sino a quando non viene contattata dal suo ex fi-danzato e suo unico grande amore Declan, che ha bisogno di lei.Ultimo appuntamento con la miniserie IL MIO DOLCE CAPO...

2505 - Una seducente intervista di C. ColterOliver ha appena salvato un cane dall’annegamento e questa è la notizia che aspettava Sarah per poter far decollare il suo Sum-mer Festival. Ora si tratta di convincere Oliver a farsi intervista-re. E se lo seducesse? Anche tra amici a volte scatta la scintilla!

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piena Borgogna o sulle coste incontaminate della Bretagna.

Ovunque si incontrino due cuori solitari sul suolo francese,

la loro storia d’amore è destinata all’eternità.

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