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Siciliano (Sicilianu) Parlato in Italia e comunità di emigranti Regioni Sicilia Persone 8.000.000 Classifica non nelle prime 100 Scrittura Alfabeto siciliano (basato sul latino) Tipo SOV Filogenesi Lingue indoeuropee [1] Italiche Romanze Italo-occidentali Italo-dalmate Siciliano [2] Statuto ufficiale Regolato da Centro di studi filologici e linguistici siciliani [3] Codici di classificazione ISO 639-2 scn (http://www.loc.gov/standards/iso639- 2/codechanges.html) ISO 639-3 scn (http://www.sil.org/iso639- 3/documentation.asp?id=scn) (EN) SIL SCN (http://www.ethnologue.com/show_language.asp? code=scn) (EN) Estratto in lingua Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, art. 1 Tutti li òmini násciunu lìbbiri e avali ntâ dignitati e ntî dritti. Iddi sunnu addutati di raciuni e di cuscenza e hannu a travagghiari nzèmmula cû spìritu dâ fratirnitati. Distribuzione geografica del siciliano Lingua siciliana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine lingua se riconosciute tali nelle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Per gli altri idiomi viene usato il termine dialetto. (LA) « Et primo de siciliano examinemus ingenium, nam videtur sicilianum vulgare sibi famam pre aliis asciscere, eo quod quicquid poetantur Ytali sicilianum vocatur [...] » (IT) « Indagheremo per primo la natura del siciliano, poiché vediamo che il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri: che tutto quanto gli Italici producono in fatto di poesia si chiama siciliano [...] » (Dante Alighieri, De vulgari eloquentia, I,XII,2) Il siciliano (nome nativo sicilianu) è una lingua romanza della Sicilia, classificata nel gruppo siciliano al pari del salentino e del calabrese centro-meridionale. Vari filologi [4] e l'organizzazione Ethnologue descrivono il siciliano come «abbastanza distinto dall'italiano tipico tanto da poter essere considerato un idioma separato», il che risulta ovvio da qualsiasi analisi dei sistemi fonologici, morfologici e sintattici, nonché per quanto riguarda il lessico [5] . Peraltro il siciliano non è una lingua derivata dall'italiano, ma - al pari di questo - direttamente dal latino, e costituì la prima lingua letteraria italiana. Anche l'UNESCO riconosce al siciliano lo status di lingua madre e lo inserisce tra le lingue europee non a rischio di estinzione [6] . Alcuni studiosi, come Joseph Privitera [7] e Ignazio Sucato [8] , asseriscono che il siciliano sia la più antica lingua romanza, ma tale ipotesi non è diffusa nel mondo accademico e, talvolta, è fortemente criticata. Indice 1 Distribuzione geografica 1.1 Lingua ufficiale 1.2 Dialetti e lingue derivate 2 Rapporto di Ethnologue sulla lingua siciliana 2.1 Nomi alternativi 2.2 Altre osservazioni 3 Storia 3.1 Antiche parlate indigene della Sicilia 3.2 Fenici, greci e romani 3.3 Sviluppo linguistico dal Medioevo 4 La letteratura 5 Alfabeto e segni grafici Pagina 1 di 17 Lingua siciliana - Wikipedia 17/02/2013 http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_siciliana

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Siciliano (Sicilianu)Parlato in Italia e comunità di emigranti

Regioni Sicilia

Persone 8.000.000

Classifica non nelle prime 100

Scrittura Alfabeto siciliano (basato sul latino)

Tipo SOV

Filogenesi Lingue indoeuropee[1]

Italiche

Romanze

Italo-occidentali

Italo-dalmate

Siciliano[2]

Statuto ufficiale

Regolato da Centro di studi filologici e linguistici siciliani[3]

Codici di classificazione

ISO 639-2 scn (http://www.loc.gov/standards/iso639-2/codechanges.html)

ISO 639-3 scn (http://www.sil.org/iso639-3/documentation.asp?id=scn) (EN)

SIL SCN (http://www.ethnologue.com/show_language.asp?

code=scn) (EN)

Estratto in lingua

Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, art. 1

Tutti li òmini násciunu lìbbiri e avali ntâ dignitati e ntî dritti. Iddi sunnu addutati di raciuni

e di cuscenza e hannu a travagghiari nzèmmula cû spìritu dâ fratirnitati.

Distribuzione geografica del siciliano

Lingua siciliana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine lingua se riconosciute tali nelle norme ISO

639-1, 639-2 o 639-3. Per gli altri idiomi viene usato il termine dialetto.

(LA)

« Et primo de

siciliano

examinemus

ingenium, nam

videtur

sicilianum

vulgare sibi

famam pre aliis

asciscere, eo

quod quicquid

poetantur Ytali

sicilianum

vocatur [...] »

(IT)

« Indagheremo

per primo la

natura del

siciliano, poiché

vediamo che il

volgare

siciliano si

attribuisce fama

superiore a tutti

gli altri: che

tutto quanto gli

Italici

producono in

fatto di poesia si

chiama siciliano

[...] »

(Dante Alighieri, De vulgari eloquentia,

I,XII,2)

Il siciliano (nome nativo sicilianu) è una

lingua romanza della Sicilia, classificata

nel gruppo siciliano al pari del salentino e

del calabrese centro-meridionale. Vari

filologi[4] e l'organizzazione Ethnologue

descrivono il siciliano come «abbastanza

distinto dall'italiano tipico tanto da poter

essere considerato un idioma separato», il

che risulta ovvio da qualsiasi analisi dei

sistemi fonologici, morfologici e sintattici,

nonché per quanto riguarda il lessico[5].

Peraltro il siciliano non è una lingua

derivata dall'italiano, ma - al pari di questo

- direttamente dal latino, e costituì la prima

lingua letteraria italiana. Anche l'UNESCO

riconosce al siciliano lo status di lingua

madre e lo inserisce tra le lingue europee

non a rischio di estinzione[6].

Alcuni studiosi, come Joseph Privitera[7] e Ignazio Sucato[8], asseriscono che il siciliano sia la più antica lingua romanza, ma

tale ipotesi non è diffusa nel mondo accademico e, talvolta, è fortemente criticata.

Indice

1 Distribuzione geografica

1.1 Lingua ufficiale

1.2 Dialetti e lingue derivate

2 Rapporto di Ethnologue sulla lingua siciliana

2.1 Nomi alternativi

2.2 Altre osservazioni

3 Storia

3.1 Antiche parlate indigene della Sicilia

3.2 Fenici, greci e romani

3.3 Sviluppo linguistico dal Medioevo

4 La letteratura

5 Alfabeto e segni grafici

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6 Fonologia

6.1 Vocali

6.2 Consonanti

7 Grammatica

7.1 Articoli

7.2 Nomi

7.3 Aggettivi

7.4 Pronomi

7.4.1 Personali

7.4.2 Possessivi

7.4.3 Relativi

7.4.4 Indefiniti

7.4.5 Interrogativi

7.4.6 Dimostrativi

7.5 Verbi

7.6 Avverbi

7.7 Preposizioni

7.8 Congiunzioni

8 Vocabolario

8.1 Influenza mediterranea e indoeuropea antica

8.2 Influenza greca

8.3 Antichi nomi propri di persona e cognomi siciliani

8.4 Influenza araba

8.5 Influenza franco-normanna

8.6 Altre influenze galliche

8.7 Influenza delle lingue iberiche

8.7.1 Prestiti dal catalano

8.7.2 Prestiti dal castigliano

8.8 Influenza dall'inglese-americano

8.9 Influenze e assonanze con altre lingue

9 Esempi

9.1 Preghieri (preghiere)

9.2 Estratto di Antonio Veneziano

9.2.1 Celia, Lib. 2

9.3 Altro di Antonio Veneziano

9.4 Estratto di Giovanni Meli

9.4.1 Don Chisciotti e Sanciu Panza (Cantu quintu)

9.5 Estratto di Eco della Sicilia - Francesco Paolo Frontini

9.6 Estratto di Nino Martoglio

9.6.1 Briscula 'n Cumpagni

9.7 Frasi base

10 Film girati in siciliano

11 Note

12 Bibliografia

13 Voci correlate

14 Altri progetti

15 Collegamenti esterni

Distribuzione geografica

Per approfondire, vedi la voce Siculofonia.

Il siciliano nelle sue varietà è correntemente parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia, oltre che da un numero

imprecisato di persone emigrate o discendenti da emigrati delle aree geografiche dove il siciliano è madrelingua, in particolare

quelle trasferitesi nel corso dei secoli passati negli USA (dove addirittura si è formato il Siculish), in Canada, in Australia, in

Argentina, in Belgio, in Germania e nella Francia meridionale.

Lingua ufficiale

La lingua siciliana si deve ritenere una Lingua Regionale o minoritaria ai sensi della Carta europea per le lingue regionali e

minoritarie, che all'Art. 1 afferma che per "lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue... che non sono dialetti della

lingua ufficiale dello stato". La "Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie" è stata approvata il 25 giugno 1992 ed

è entrata in vigore il 1º marzo 1998. L'Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ma non l'ha ancora ratificata.

I comuni di Caltagirone e Grammichele, nel catanese, riconoscono ufficialmente nei loro statuti la lingua siciliana, che

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assumono "come valore storico e cultura inalienabile"[9][10].

Pur essendo milioni le persone che lo parlano, buona parte delle quali madrelingua, e pur essendo stata elencata dall'UNESCO

tra le lingue europee non a rischio di estinzione, né immediato né futuribile, il siciliano non viene insegnato nelle scuole, non

viene utilizzato come lingua ufficiale nemmeno in Sicilia, venendo però utilizzato nella vita pubblica tra persone in stretta

relazione, affiancato spesso dall'Italiano di Sicilia, il quale può essere considerato una via di mezzo tra la lingua siciliana e

quella italiana.

L'uso del siciliano è altresì molto diffuso sia come lingua familiare che come lingua conviviale tra persone in stretta relazione,

e presenta una produzione letteraria piuttosto viva, soprattutto nel campo musicale e poetico.

Dialetti e lingue derivate

Siciliano proprio

■ Occidentale (tra le province regionali di Palermo e Trapani si contano 1 milione e 600 mila circa di parlanti)

■ Centro-Occidentale o agrigentino (nella provincia regionale di Agrigento 450 mila circa)

■ Metafonetica centrale (tra le province regionali di Enna e Caltanissetta, inclusi i comuni "gallo-siculi", 400 mila circa)

■ Metafonetica sudorientale (provincia regionale di Ragusa, zone meridionali delle province regionali di Siracusa e

Catania, 350 mila circa)

■ Non metafonetica orientale (tra le province regionali di Siracusa e Catania 1 milione e 450 mila circa)

■ Messinese (nella provincia regionale di Messina, inclusi i comuni "gallo-siculi", 650 mila circa)

■ Pantesco (isola di Pantelleria) influenzato dall'arabo

■ Eoliano (Eolie)

Rapporto di Ethnologue sulla lingua siciliana

Nomi alternativi

I nomi alternativi del siciliano sono: Calabro-Siciliano, Sicilianu, Siculo. Il termine "Calabro-Siciliano" si riferisce al fatto che

una forma del siciliano, o un dialetto collegato con il siciliano, è parlata nella parte centrale e meridionale della Calabria. Il

termine "Siculo" (o siculu) descrive uno dei più grandi gruppi etnici preistorici che occuparono la Sicilia prima dell'arrivo dei

Greci nell'VIII secolo a.C. (si veda sotto). Può anche essere usato come aggettivo per qualificarsi o definire le origini di una

persona, per esempio "Siculo-Americano" (siculu-miricanu) o "Siculo-Australiano".

Altre osservazioni

La maggior parte dei siciliani è descritta come bilingue. Da notare un'influenza forte del francese e del castigliano

(sottolineata anche in seguito); in genere tale lingua può essere classificata meglio come "Romanzo Meridionale" piuttosto che

"Italo-Occidentale".

Storia

La ricchezza di influenze della lingua siciliana (greco, latino, arabo, francese, provenzale, tedesco, catalano, castigliano e

italiano) deriva dalla posizione geografica dell'isola, centrale nel Mar Mediterraneo, visitata durante i millenni da molte delle

popolazioni mediterranee dai cui idiomi ha ereditato il vocabolario e le forme grammaticali.

Antiche parlate indigene della Sicilia

Per approfondire, vedi le voci Lingua sicana e Lingua sicula.

Prima della conquista greca e fenicia, la Sicilia era occupata dalle popolazioni autoctone: Sicani, Elimi e Siculi (fra il secondo

e il primo millennio a.C.).

L'élimo, lingua parlata dal popolo siciliano della Sicilia sud-occidentale, era probabilmente di ceppo indoeuropeo, più

precisamente di tipo anatolico. Lo studio di questa lingua è relativamente recente e risale agli anni sessanta[11]. Non si sa quasi

nulla del sicano, lingua del popolo della Sicilia centro-occidentale. Vengono considerate sicane tutte le iscrizioni non

indoeuropee rinvenute nell'isola, ma si tratta solo di supposizioni[12]. Per quanto riguarda il siculo, idioma dell'antico popolo

egemone della Sicilia, è quasi sicuramente una lingua vicina al latino[13], appartenente alla famiglia delle lingue latino-

falische.

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Fenici, greci e romani

Successivamente l'isola fu occupata da fenici (fra decimo ed VIII secolo a.C.) e greci (dall'VIII secolo a.C.). Élimi, Sicani e Siculi si ritirarono all'interno dell'isola, conservando lingua e tradizioni. Sulle coste occidentali, le colonie parlavano la lingua cartaginese, con la presenza delle città fenicie di Mozia, Lilibeo, Palermo e Solunto. Su quelle orientali, si diffuse invece il greco. Quest'ultima lingua per secoli fu quella della cultura dell'isola, anche dopo la conquista da parte dei romani nel III secolo a.C. In questo periodo, nella zona dello Stretto, si stanziò anche una popolazione italica, i Mamertini, che portarono con sé la propria lingua del ceppo Osco-Umbro affine al Sannita.

L'arrivo del latino intaccò fortemente l'identità linguistica siciliana. Il punico-cartaginese si estinse nel primo periodo dell'Impero romano, le parlate indigene andarono poco a poco scomparendo, il greco sopravvisse ma fu prevalentemente la lingua delle classi povere della città. I ceti urbani più ricchi e la popolazione delle campagne adottarono invece la lingua dei nuovi dominatori, che fu favorita anche dalla cristianizzazione.

Sviluppo linguistico dal Medioevo

Verso l'anno 1000 la Sicilia era dominata dai Saraceni. Il sud della penisola italiana era diviso fra il dominio bizantino, che comprendeva l'estremo sud della Calabria e il Salento, e da cui dipendevano formalmente alcune città della costa, come Napoli, Gaeta, Sorrento e Amalfi, che si erano nel tempo guadagnate una situazione di pressoché totale autonomia. Il resto del territorio era controllato dai longobardi, divisi fra il Ducato di Benevento, il Principato di Salerno e la Signoria di Capua. Era in questo contesto che i normanni entravano nella storia dell'Italia meridionale.

La letteratura

Per approfondire, vedi la voce Letteratura siciliana.

Alfabeto e segni grafici

Per approfondire, vedi la voce Alfabeto siciliano.

L'alfabeto siciliano si compone delle seguenti 23 lettere in caratteri latini:

A B C D DD E F G H I J L M N O P Q R S T U V Z

I segni grafici usati in siciliano sono l'accento grave, il circonflesso e la dieresi (nelle vocali i e u). L'accento grave va messo quando l'accento cade nell'ultima vocale (come in italiano), come accento tonico e quando una parola finisce in "-ia" (es.: catigurìa, camurrìa, etc.). Il circonflesso è usato per indicare che la parola è stata contratta, in particolare nelle preposizioni articolate: di lu = dû. La dieresi è usata nei rarissimi casi dove occorre separare un dittongo (es.: sbrïugnatu).

Fonologia

Vocali

Per approfondire, vedi la voce Sistema vocalico siciliano.

La lingua italiana ha il sistema eptavocalico cioè ha sette vocali, le vocali in siciliano hanno il sistema esavocalico siciliano, cioè sei vocali: a, e, i, o, u, ll (il gruppo "ll" comprende le microvocali: d, dd, ddr) Le principali caratteristiche fonetiche sono:

■ La i è pronunciata i come in italiano e ɪ come in inglese big.■ La u è pronunciata u come in italiano e ʊ come in inglese good.

Consonanti

■ La d si pronuncia normalmente d.■ La dd, derivante dal nesso latino -LL-, è pronunciata retroflessa: ɖɖ. Esempi: beddu, cavaddu.■ La r si pronuncia retroflessa (ɽ) solo se seguita da vocale.■ Il gruppo tr si pronuncia sempre retroflesso: ʈɽ. Esempi: strata, trenu.■ La z si pronuncia quasi sempre sorda (ts), raramente sonora.■ La j si pronuncia j come la i italiana di ieri.

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■ La h non è muta, ma comporta un'aspirazione, la fricativa velare sorda come in tedesco "ich". Tale fono è rappresentato

dal gruppo hi, per gli altri gruppi ha l'aspirazione normale (glottale). Fa eccezione quando è usata per distinguere il

verbo avere: in questo caso è muta.

In siciliano sono presenti molte parole con le consonanti duplicate a inizio parola. Le più comuni sono: cci, nni, cchiù, ssa, ssi,

ssu, ccà, ddòcu, ddà.

Grammatica

Articoli

Gli articoli determinativi sono lu, la, li, (l'), u, a, i. Gli articoli lu, la, li, perdono la "L" iniziale e diventano come detto prima

u, a i dipende la parola che segue, la parola che precede, il contesto in cui viene utilizzato per rendere la frase più comoda.

Quelli indeterminativi sono un o nu, na (n'). In siciliano non esiste la forma plurale di questi (ovvero dei e delle): al posto di

questi viene usato "na pocu di", na para di, "un paio di", na trina di, ma anche n'anticchia di ecc.

Nomi

I generi sono due: maschile e femminile, ma sono rimasti sostantivi di genere neutro, classificati secondo il genere neutro del

greco antico. Il neutro non ha però un suo articolo come in greco perché le parole vengono appoggiate da articoli maschili o

femminili. Alcune di queste parole neutre sono:

■ (in italiano: l'oliva) che in siciliano ha tutti e due i generi quindi: lo oliva o la aliva

■ (in italiano: l'animale) cioè: lo armalu o la armalu; nel gergo comune n'animali

■ (in italiano: le persone) cioè la genti o li genti

Esistono molti plurali irregolari (la manu, li manu,i mani).

Aggettivi

Pronomi

Personali

■ Singolare: Iu/Jo/Ju/Jè, mi; tu, ti; iddu, idda, ci/si

■ Plurale: Nuàutri/nuavutri/nanddri, ni; Vuàutri, vi; iddi, ci/si

Possessivi

■ Singolare: mè, tò, sò/di iddu o idda

■ Plurale: nostru, vostru, sò/di iddi

Gli aggettivi e i pronomi possessivi vanno sempre prima del nome a cui si riferisce.

Relativi

Chi, Ca, Cui, Cu, Cuali

Indefiniti

Nuddu, cirtuni, certi, quali, qualegghiè, zocchegghiè, cuegghiè, ecc.

Interrogativi

chi? comu? quantu? quali? di cu? quannu?

Dimostrativi

■ Maschile: chistu, chissu, chiddu

■ Femminile: chista, chissa, chidda

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Verbi

In siciliano l'unico ausiliare è il verbo avere. I verbi possono essere: regolari, irregolari, transitivi, intransitivi, riflessivi,

difettivi, servili. Il futuro esiste solo in forma perifrastica ("jiri" + "a" + infinito).

Avverbi

Di luogo:

sutta supra susu iusu ccà ddà unni ntunnu dintra fora avanti vicinu arrassu agghiri allatu

Di tempo:

doppu ora ajeri òi dumani quannu mai mentri nzinu

Di quantità:

bastanti menu cchiù picca assai tantu

Di maniera:

comu bonu accussì ammatula ammucciuni

Altri avverbi:

siccomu dunca macari avanti prìmisi mmenzu mmeci

Preposizioni

Le preposizioni semplici sono:

a cu n di pi nna nni nta ntra sinza supra sutta

Queste preposizioni possono essere usate anche come articoli determinativi:

Preposizione: + Articolo: lu = + Articolo: la = + Articolo: li = + Articolo: un =

a ô â ê ôn

cu cû / cô câ chî / chê c'un

di dû / dô dâ dî / dê d'un

pi pû / pô pâ pî / pê p'un

nna / nni nnô / nnû nnâ nnê / nnî nn'un

nta / nti ntô / ntû ntâ ntê / ntî nt'un

ntra ntrô ntrâ ntrê ntr'un

Congiunzioni

i/e puru sparti pirò mancu ancora videmma ma picchì sippuru mmeci

Vocabolario

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Analisi etimologica di 5.000 termini tratte

dal Dizionario etimologico siciliano di

Salvatore Giarrizzo:[14]

lingua latina 2.792 (55,84%)

lingua greca 733 (14,66%)

lingua spagnola 664 (13,28%)

lingua araba 303 (6,06%)

lingua francese 318 (6,36%)

lingua provenzale 83 (1,66%)

lingua catalana 107 (2,14%)

Influenza mediterranea e indoeuropea antica

Le influenze più antiche, visibili in siciliano ancora oggi, esibiscono sia gli

elementi mediterranei preistorici che gli elementi indoeuropei preistorici ed

occasionalmente un punto d'incrocio di entrambi. Si può dire con certezza che

rimangono parole preindoeuropee in siciliano di un'origine mediterranea antica. Si

può talvolta ritenere che una certa parola abbia derivazione preistorica, ma non è

sempre certo se i siciliani l'abbiano ereditata direttamente dalle popolazioni

autoctone o se il termine sia arrivato per un'altra via.

Le parole con una derivazione mediterranea preistorica si riferiscono spesso alle

piante della regione mediterranea o ad altre caratteristiche naturali.

■ alastra - generica di alcune specie di leguminose spinose

■ ammarrari - costruire un canale, un passaggio e simile; fermare, bloccare,

ad esempio una corrente d'acqua

■ calancuni - onda alta e impetuosa di fiume o di torrente in piena

■ racioppu - raspollo, da tema mediterraneo rak

■ timpa - una pietra grande, poggetto, balza (ma notate greco týmba, tumolo,

latino tumba e tumulus, da cui anche catalano timba, dirupo).

Ci sono inoltre parole siciliane con un'origine indoeuropea antica che non sembrano derivare dai gruppi di lingue principali

connesse normalmente con il siciliano, cioè si sospetta che siano passate al siciliano da una fonte indoeuropea molto antica. Il

Siculo è una fonte possibile come fonte di tali parole, ma esiste inoltre la possibilità di un punto d'incrocio fra le parole

mediterranee antiche e le forme indoeuropee introdotte. Alcuni esempi delle parole siciliane con un'origine indoeuropea

antica:

■ dudda - mora; come indoeuropeo roudho, gallese rhudd, serbo rūd, lituano rauda significando il colore "rosa"; Romeno

"dudă"

■ scrozzu - infermiccio, venuto su a stento, imbozzacchito; come lituano su-skurdes arrestato nella sua crescita.

■ sfunnacata - moltitudine, indoeuropeo und/Fund acqua

Influenza greca

L'influenza greca rimane fortemente visibile. Per una parola di origine greca non è facile capire a partire da quale periodo

greco i siciliani iniziarono ad usarla (se in occupazione pre-romana o in periodo bizantino) o, ancora, se la stessa parola non

sia arrivata in Sicilia per vie diverse. Ad esempio, per quando i romani avevano occupato la Sicilia nel III secolo a.C., la

lingua latina aveva già preso in prestito diverse parole dalla lingua greca.

Le seguenti parole siciliane sono di origine greca (sono inclusi alcuni esempi dove è poco chiara se la parola derivi

direttamente dal greco o attraverso il latino):

■ appizzari - appendere, attaccare, sprecare (da (eks)èpeson)

■ babbaluciu - lumaca (da boubalàkion)

■ babbiari - scherzare (da babazo, da cui abbiamo: babbazzu e babbu - stupido; ma notate latino babulus e castigliano

babieca, da baba, e anche bobo, stupido, dal latino balbus, balbuziente)

■ bucali - boccale (da baukalion)

■ bùmmulu - piccola brocca per l'acqua (da bombule; ma latino bombyla)

■ càntaru (cantaru anche in salentino) - tazza (da kantharos)

■ cantunèra - angolo (da kanduni)

■ cartedda - grande cesta intessuta di canne o altro materiale legnoso (da kartallos; ma latino cratellum)

■ carusu - ragazzo (da kouros; ma latino carus - caro, sanscrito caruh - amabile)

■ casèntaru - lombrico (da gâs ènteron)

■ chìanca - macelleria (chìancheri macellaio - dal verbo greco kiankeo macellare)

■ cirasa - ciliegia (da kerasos; ma latino cerasum, e castigliano cereza)

■ ciciulìu - dolce pasquale di forma circolare, chiacchierare (da kyclos)

■ cona - icona (da eikona; ma latino icona)

■ crastu - montone (da kràstos)

■ macàri - beato, anche (da macàri)

■ màrmaru - marmo (da màrmaro)

■ cammisa - camicia (da poucamiso)

■ tumazzu - formaggio stagionato (da tumassu)

■ crìu - setaccio (da krino)

■ cuddura - pane di forma circolare (da kollyra; ma latino collyra)

■ rasta (crasta in salentino) - vaso per piantarvi fiori (da gastra; ma latino gastra)

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■ liccu - ghiotto (da liknos).

■ naca - culla (da nake)

■ nicu - piccolo (da nicròs o micròs)

■ ntamari - sbalordire (da thambeo)

■ pistiari - mangiare (da esthìō)

■ piricòcu (pircòca in salentino) - albicocco (da praicòcchion)

■ pitrusinu - prezzemolo (anche in salentino) (da petroselinon)

■ timogna - cumulo di grano (da themoonia)

■ tabbutu - bara (da tapto seppellire, rendere gli onori funebri)[15][16][17][18]

■ tuppiàri o tuppuliari (tuzzàri in salentino) - bussare (da typtō).

Il termine partuallu - arancia (da alcuni considerato derivante dal greco portokali) è invece di derivazione araba ("burtuqal").

Antichi nomi propri di persona e cognomi siciliani

Gli antichi nomi propri di persona di origine siciliana, di provenienza greca, di influenza dorica, si vennero a formare per il

passaggio del th greco in lettera (f): th greco = θ = f, suffisso greco αἰος = eo, caratteristica dei Dori di Sicilia. Nel Medioevo i

seguenti nomi propri di persona divennero cognomi Siciliani:

■ dal greco dorico Aλθαἰος = Alfeo nome proprio di persona = cognome Alfeo o Alfei

■ dal greco dorico Θαἰος = Feo nome proprio di persona = cognome Feo o Fei

■ dal greco dorico Γρἰθθαἰος = Griffeo nome proprio di persona = cognome Griffeo o Griffei

■ dal greco dorico Μαθθαἰος = Maffeo nome proprio di persona = cognome Maffeo o Maffei

■ dal greco dorico Νυνζἰος = Nunzio nome proprio di persona = cognome Nunziato o Nunzi

■ dal greco dorico Oρθαἰος = Orfeo nome proprio di persona = cognome Orfeo o Orfei

Influenza araba

Per approfondire, vedi la voce Lingua siculo-araba.

Nel 535, l'imperatore Giustiniano I di Bisanzio fece diventare la Sicilia una provincia dell'Impero bizantino e, per la seconda

volta nella storia siciliana, la lingua greca risuonava forte attraverso l'isola. Mentre il potere dell'impero di Bisanzio iniziava a

diminuire, la Sicilia venne conquistata progressivamente dai Saraceni dell'Africa del nord, dalla metà del IX secolo alla metà

del X secolo. Durante il periodo di governo degli emiri arabi la Sicilia poté godere di un periodo di continua prosperità

economica e di una viva vita culturale e intellettuale. L'influenza araba si trova in circa 300 parole siciliane di notevole

importanza, la maggior parte delle quali si riferiscono all'agricoltura e alle attività relative. Ciò è comprensibile perché i

saraceni introdussero in Sicilia un sistema di irrigazione moderno e nuove specie di piante agricole, che rimangono tutt'oggi

endemiche nell'isola.

Alcune parole di origine araba:

■ bagghiu - cortile (da bahah) oppure tardo latino ballium (cortile circondato da alti edifici o muri).

■ balata - pietra o per estensione tomba (da balat, pietra)

■ burnia o brunìa - giarra (da burniya; ma latino hirnea)

■ capu-rrais - capo, capobanda (da raʾīs; capo)

■ cafìsu - misura per l'acqua (e, soprattutto, per l'olio) (da qafīz, in realtà misura per aridi)

■ carrubba - frutto del carrubo (da harrubcfr. castigl. algarroba)

■ cassata - una torta tipica siciliana, con ricotta (da qashata; ma latino caseata – qualcosa fatta di formaggio; castigliano

quesada o quesadilla)

■ ciolla - volg. per "pene" (dal persiano "cholòn", idem)

■ dammusu - soffitto (dal verbo dammūs, "cavità, caverna")

■ favara - sorgente d'acqua (da fawwara fonte)

■ coschina - ombra (da coschin ombra) a volte ombra viene detto: ùmmira, ma anche coschina

■ jarrùsu - giovane effeminato (da ʿarùsa, sposa)■ gebbia - vasca di conservazione dell'acqua utilizzata per l'irrigazione (da jabh, cisterna)

■ giuggiulena - seme di sesamo (da giulgiulan)

■ giurana - rana (da jrhanat)

■ limmìccu - moccio (da al-ambiq)

■ maìdda - recipiente in legno usato per impastare la farina (da màida, mensa, tavola)

■ mischinu - poverino (dall'arabo miskīn, cfr. castigl. mezquino, sardo mischinu)

■ noria - ruota idraulica (dall'arabo n'r, vociare, zampillare)

■ saia - canale (da sāqiya, irrigatrice, cfr. castigl. acequia)

■ sciàbaca o sciabachèju - rete da pesca (da sabaka)

■ taliàri - guardare, osservare (da ṭalaʿa ;́ castigliano atalaya, torre, altura, e atalayar, registrare il campo da una torre o

altura, osservare, spiare, dall'arabo ispanico attaláya´)

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■ tannùra - cucina in muratura (da tannūr, forno)

■ tùmminu- tumolo (misura agraria) (da tumn)

■ vaddara - ernia (da adara)

■ zabbara - agave (da sabbara)

■ zaffarana - zafferano (da zaʿfarān e questi dal persiano; castigliano azafrán, dall'arabo ispanico azza f́arán)

■ zagara - fiore dell'arancio (da zahr, fiore; casigliano azahar, dall'arabo ispanico azzahár)

■ zaccànu- recinto per le bestie (da sakan)

■ zammù - anice (da zammut)■ zibbibbu- tipo di uva a grossi chicchi (da zabīb, "uva passita") da cui deriva il vino

■ zìrru- recipiente (da zir)

■ zuccu- tronco dell'albero (da sūq; ma aragonese soccue castigliano zoquete, quest'ultimo forse dal celtico tsucca)

Numerosi sono anche i toponimi arabi:

■ Alcàntara deriva da al-qantar (il ponte, identico toponimo si registra in Spagna)

■ Alia deriva da yhale (viale, identico toponimo si registra in Spagna)

■ Calascibetta, Calatabiano, Calatafimi, Caltagirone, Caltanissetta, Caltavuturo, derivano da qalʿa (cittadella,

fortificazione)

■ Marsala, Marzamemi da marsa (porto)

■ Mongibello, Gibellina, Gibilmanna, Gibilrossa da gebel (monte)

■ Racalmuto, Regalbuto, Ragalna, Regaleali da rahl (luogo di soggiorno, quartiere)

■ Giarre, Giarratana da giarr (contenitore o giara di terracotta)

■ Misilmeri, da Menzel-el-Emir ( ريمألالزنم ) (villaggio dell'Emiro)

Nonché alcuni cognomi:

■ Butera - possibile che derivi da un'italianizzazione del nome arabo Abu Tir (padre di Tir), o anche dal mestiere del

capostipite espresso dal vocabolo arabo butirah (pastore) o una possibile origine greca (vedi influenza greca)

■ Buscema - "abu-samah-dal grande neo" - tipico della Sicilia Sud-Orientale e toponimo in provincia di Siracusa

■ Caruana - dall'arabo che a sua volta proviene dal persiano kārwān "carovana" convoglio di cammelli, dromedari e altri

animali da trasporto

■ Cassarà - da qasr castello - "castello di Allah (o Ali)"

■ Fragalà - "gioia di Allah"

■ Gebbia - gebihja vasca o cisterna

■ Gedda - Jeddha toponimo in Arabia Saudita

■ Sciarrabba, Sciarabba - da sarab bevanda (di solito vino o altri alcolici) - "bevitore, beone, crapulone". Da sarab viene

la parola italiana sciroppo e sorbetto

■ Taibi - tayyb "molto buono"

■ Vadalà, Badalà - "servo di Allah"

■ Zappalà - "forte in Allah"

Influenza franco-normanna

Quando i due condottieri normanni più famosi dell'Italia meridionale, Ruggero I di Sicilia e suo fratello, Roberto il Guiscardo,

iniziarono la conquista della Sicilia nel 1061, controllavano già l'estremo sud dell'Italia (la Puglia e la Calabria). A Ruggero

sarebbero stati necessari altri 30 anni per completare la conquista della Sicilia (Roberto morì nel 1085). Durante questo

periodo, la Sicilia si latinizzò e cristianizzò per la seconda volta. Un gran numero di parole normanne vennero assorbite dalla

lingua siciliana, per esempio:

■ accattari - comprare (dal normanno acater, francese moderno acheter)

■ accia - sedano (da ache). Più probabilmente dal latino "accium"

■ ammintuari o muntuari - accennare, nominare (dal normanno mentevoir)

■ armuarruo armaru- armadio (da armoire)

■ appujari - appoggiare (da appuyer)

■ àutru- altro (da autre)

■ bucceri (vucceri) - macellaio (da bouchier)

■ buatta - latta, barattolo (da boîte)

■ custureri - sarto (da coustrier, francese moderno coutourier)

■ nzajari - provare (da essayer)

■ firranti - grigio (da ferrant)

■ foddi - pazzo (da fol)

■ giugnettu- luglio (da juignet)

■ lariu- brutto (da laid)

■ largasìa - generosità (da largesse)

■ magasinu- magazzino (da magasin)

■ mustàzzu- baffi (da moustache) anche inglese mustache

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■ puseri - pollice (da poucier)

■ quasetti - calze (da "chausettes")

■ racìna - uva (da raisin)

■ raggia - rabbia (da rage)

■ rua - via (da rue)

■ stujari - asciugare, strofinare (da essuyer)

■ travagghiari - lavorare (da travaller, francese moderno travailler, ma in castigliano trabajar dal latino. tripaliāre, da

tripalĭum)

■ trippari o truppicari - inciampare (dal normanno triper; ma anche provenzale trepar)

■ tummari o attummuliari - cadere (da tomber)

■ giarnu- giallo (dal francese jaune)

Altre influenze galliche

Per approfondire, vedi le voci Dialetto gallo-italico di Sicilia e Lombardi di Sicilia.

L'influenza lombarda ci interessa particolarmente. Anche oggi, ritroviamo i cosiddetti dialetti galloitalici nelle zone dove

l'immigrazione lombarda fu più consistente, vale a dire a San Fratello, Novara di Sicilia, Nicosia, Sperlinga, Valguarnera

Caropepe, Aidone e Piazza Armerina. Il dialetto galloitalico non è sopravvissuto in altre importanti colonie lombarde, come

Randazzo, Bronte e Paternò (anche se ha influenzato il vernacolo siciliano locale), ma anche nella lingua siciliana parlata in

altre parti della Sicilia. L'influenza lombarda inoltre si ritrova nelle seguenti parole della lingua siciliana comuni a tutti i

dialetti:

■ soggiru- suocero (da suoxer - latino socer)

■ cugnatu- cognato (da cognau- latino cognatum)

■ figghiozzu- figlioccio (da figlioz - latino filiolum)

■ orbu- cieco (da orb - latino orbum)

■ arricintari - risciacquare (da rexentar, notare insubre resentà)

■ unni - dove (da ond - latino unde)

■ i nomi dei giorni della settimana:

■ lunniri/lunniria - lunedì (da lunes)

■ martiri – martedì (da martes)

■ mercuri - mercoledì (da mèrcor)

■ joviri - giovedì (da juovia)

■ venniri - venerdì (da vènner)

■ sàbbatu- sabato (da sabàt)

■ duminica - domenica (da domenixàn)

Un'altra influenza gallica, quella del provenzale antico, ha tre possibili cause.

1. il numero di normanni in Sicilia (provenienti dalla Normandia vera e propria) è difficile da definire. A questi si

aggiungono i soldati di ventura di origine lombarda dall'Italia settentrionale e dall'Italia meridionale, ma è inoltre

possibile che quest'ultimi siano nati in regioni ancora più lontane, come la Francia meridionale. Durante i primi anni

dell'occupazione della parte nord-orientale della Sicilia, i Normanni costruirono una cittadella a San Fratello. Ancora

oggi a San Fratello si parla un dialetto gallo-italico influenzato chiaramente del vecchio provençal, che porta a dedurre

che un numero significativo di soldati chiamati a difendere la cittadella provenisse dalla Provenza. In realtà, ciò può

spiegare il dialetto parlato soltanto a San Fratello, ma non chiarisce del tutto l'importazione di molte parole provenzali

nella lingua siciliana. Su questo punto si possono formulare altre due ipotesi.

2. alcune parole del provençal potrebbero essere entrate a far parte del Siciliano durante il regno della regina Margherita

fra il 1166 e il 1171 quando suo figlio, Guglielmo II di Sicilia fu incoronato all'età di 12 anni. I consiglieri più vicini

della regina provenivano dal sud della Francia e molte parole del provençal si sono aggiunte alla lingua durante questo

periodo.

3. la scuola siciliana poetica (discussa sotto) è stata influenzata fortemente della tradizione provenzale dei trovatori

(troubadours). Questo elemento è una parte importante della cultura siciliana: per esempio, la tradizione delle

marionette siciliane (l'òpira dî pupi) e la tradizione dei cantastorî. Non c'è dubbio che i trovatori provenzali erano attivi

durante il regno di Federico II del Sacro Romano Impero e che alcune parole del provençal siano state assimilate nella

lingua siciliana in questo modo. Alcuni esempi di parole siciliane derivate dal provençal:

■ addumari – accendere (da allumar; notare sardo logudorese allumare)

■ aggrifari – rapinare (da grifar)

■ banna - lato, parte (da banda)

■ burgisi – cittadino, proprietario (da borges)

■ lascu- sparso, largo, sottile, raro (da lasc)

■ lavanca - precipizio (da lavanca) da cui proviene il verbo allavancari/cadiri: (in italiano) cadere

■ paru- uguale (da paratge)

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Influenza delle lingue iberiche

L'influenza delle lingue iberiche (aragonese e catalano prima, castigliano poi) è, probabilmente, la più importante e la più evidente. Agisce su tutti gli aspetti linguistici, dal lessico (che è quello più facilmente influenzabile) alla grammatica e alla sintassi. Per esempio, sono peculiari del siciliano le terminazioni verbali dell'imperfetto (-ìa, come in dicìa, facìa) e del condizionale (-ìa, es.: dirìa, farìa). Riguardo a quest'ultimo, il siciliano ha ereditato dalle lingue iberiche l'uso di sostituire il condizionale dell'apòdosi nel periodo ipotetico, sia di secondo che di terzo tipo (nel castigliano solo in quello di terzo tipo), col congiuntivo passato o trapassato (es.: "Si me hubiera llamado, no hubiera ido" in castigliano; "Si m'avissiru chiamatu, nun

cc'avissi jutu" in siciliano). Un'altra regola grammaticale di derivazione iberica è quella dell'uso nel complemento oggetto della preposizione "a" con nomi propri o comuni di persone (es.: "Esperamos a tu hermano" o "Llamamos al doctor" in castigliano; "Aspittamu a tò frati" o "Chiamamu ô dutturi" in siciliano). Queste costruzioni sintattiche molte volte vengono scambiate per delle inesattezze dovute all'ignoranza e al paragone con la lingua italiana.

Ancora dal castigliano, forse, derivano numerose perifrastiche; un esempio è la costruzione "havi" + complemento di tempo + "ca" + verbo (es.: "Havi dui anni ca nun niscèmu nzèmmula" in siciliano; "Hace dos años que no salimos juntos" in castigliano); per non parlare della tipicissima costruzione del verbo "aviri" + "a" + infinito (es.: "Tengo que ir" in castigliano; "Haju a jiri" in siciliano) anche se il siciliano l'ha fatta "propria" cambiando la preposizione. Infine, sopravvivono degli autentici "relitti" linguistici, come l'esclamazione "Vàja!" che, anche se estranea alle strutture esistenti della lingua, viene utilizzata comunemente. L'influenza che la lingua castigliana ebbe sul siciliano nei secoli passati è probabilmente riscontrabile nella cosiddetta metafonesi di alcune parlate dell'isola:

Siciliano → Castigliano → Italiano

tiempu → tiempo → tempovientu → viento → vento(Dittongazione della e tonica breve latina)

così come della palatalizzazione e perdita dei gruppi latini pl-, cl-

chianu → llano → pianochiavi → llave → chiavechiamari → llamar → chiamare

Prestiti dal catalano

È interessante notare come dal catalano il siciliano abbia ereditato il verbo "dunari" ("donar" appunto in catalano; "dare" in italiano) e come la sua coniugazione si sia 'fusa' con quella dell'analogo termine italiano (es.: "dugnu, duni, duna, etc...", presente indicativo; "dunava, dunavi, dunava,etc...", imperfetto indicativo; ma "detti, dunò, etc..." passato remoto). Inoltre, la formazione di alcune parole derivanti dal latino è praticamente identica tra i due idiomi, alcuni dialetti ripropongono la scrittura della "e" atona originaria come "a" (es.: "asempiu", "alittronica") e non è da escludere che il pronome relativo e congiunzione "ca" sia un prestito derivante dalla "que" catalana, in cui la "e" si pronuncia come vocale neutra (nel dialetto mallorquino tendente più alla vocale "a").

■ abbuccari - cadere, capovolgere, inclinare (da abocar, "capovolgere", "versare")■ accabbari - concludere, finire (da acabar presente sia in catalano che in castigliano)■ acciaffari - schiacciare (da aixafar)■ accupari - soffocare (da acubar)■ addunarisi - accorgersi (da adonar-se)■ affruntàrisi - vergognarsi (da afrontar-se, "confrontarsi")■ anciova - acciuga (da anxova', 'anche dall Arabo)

■ arricugghìrisi - rientrare, ritirarsi (da recollir-se)■ arriminari - mescolare (da remenar)■ banna in forme composte come ddabbanna, ccabbanna - di là, di qua (da banda nel significato di "parte", sia in

catalano che in provenzale)■ capuliari - tritare (da capolar, presente sia in catalano che in castigliano)■ cascia - cassa (da caixa)■ fastuchi - pistacchi (da festuc)■ fastunnachi - carote (da pastanagues)■ muccaturi - fazzoletto (catalano: mocador; voce presente anche in castigliano, ma molto meno usata)■ nzirtari - indovinare (da encertar)■ pila - lavello, vasca (da pila)■ priàrisi - rallegrarsi (da prear-se)■ sgarrari - sbagliare (da esguerrar)■ stricari - strofinare (da estregar)

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Prestiti dal castigliano

■ accurdàrisi - accontentarsi (da acordar)

■ agghicari - arrivare (da llegar)

■ ajeri - ieri (da ayer)

■ arrivintari - ansimare (da reventar)

■ asciari - trovare, ritrovare (da hallar, in portoghese achar)

■ assira - ieri sera (da anoche)

■ attrassari - ritardare (da atrasar)

■ basca - malessere (da basca, "nausea")

■ criàta - serva (da criada)

■ cucchiara - cucchiaio (da cuchara)

■ currìa - cinghia (da correa)

■ curtigghiu - cortile, pettegolezzo (da cortijo, ma anche cotorrear)

■ dimmura - ritardo (da demora)

■ firraru - fabbro (da herrero)

■ isari - alzare (da izar)

■ làstima - lamento, fastidio (da lástima)

■ liscìa - lisciva, ridarella (da lejía)

■ manta - coperta (da manta)

■ mpanatigghi - impanatelle (dolce tipico modicano) (da empanadillas)

■ nzajari - provare (da ensayar)

■ ntonzi - allora (da entonces)

■ scupetta - fucile (da escopeta)

■ paracqua/paraccu - ombrello (da paraguas)

■ palumma - colomba (da paloma)

■ percia - gruccia (da percha)

■ pigghiari - prendere (da pillar)

■ pignata - pentola (da piñata)

■ pinzeddu - pennello (da pincel)

■ sartania - padella (da sartén)

■ simana - settimana (da semana)

■ struppiarisi - farsi male, rompersi (da estropear, "guastare")

■ taccia - chiodo (da tacha)

■ vàia! o avàia - ma và! (da ¡vaya!)

■ zotta - frusta (da azote)

■ zita - fidanzata (probabilmente da cita, "appuntamento")

Influenza dall'inglese-americano

Alcune parole della lingua siciliana derivano dal contatto col mondo americano. Questo è dovuto alla grande migrazione di

massa post-Risorgimento, quando dalla Sicilia sbarcarono ad Ellis Island, fra il 1892 ed il 1924, un gran numero di siciliani. Il

secondo grande periodo di contatto fra le due lingue è inevitabilmente legato alla fine della seconda guerra mondiale e

all'avvento della globalizzazione che ha portato l'inglese a influenzare in maniera massiccia molte lingue indoeuropee.

■ firrabbottu - traghetto (da ferry boat)

■ piscipagnu - pino rigido (da pitch-pine)

■ mustazzu - baffi (da mustache) anche francese moustache

■ bissinìssi - affare da (business)

■ friggider - frigorifero da (fridge)

Influenze e assonanze con altre lingue

■ saimi - strutto (da sahimir strutto,grasso) Turco Antico

■ dudda - mora (da roudho) indoeuropeo, (da rhudd) gallese, (da rūd) serbo, (da raunda) lituano che significa "rosa", (da

dudă)

■ scrozzu - infermiccio,venuto su a stento, imbozzacchito, arrestato nella sua crescita (da su-skurdes) lituano

■ sceccu - asino (escek in turco)

■ pintaiota - carrozza (pentzaiota, carrozzone, antico Greco-Ciprioto)

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Esempi

Preghieri (preghiere)

Patri nnostru

(Padre Nostro)

Aviu Maria

(Ave Maria)

Salvi o'Rigina

(Salve Regina)

Angelu ca ni custudisci

(Angelo Custode)

Patri nostru, ca si nò celu,Aviu maria, china di

grazia,Salvi o'Regina, Angelu di Diu

Santificatu sia lu nomu vostru, u'signuri è cu tia,matri di misericordia, è vita, è

duci, spiranza nostraca sì u'me custodi,

Vinissi prestu lu vostru regnu,tu sì a biniditta 'menzu i

donni,

salvi, a tia ricurremu, naddri

figghi di Eva

alluminami, custudiscimi,

tenimi e guvernami

Sempri sia faciuta la vostra

Divina Vuluntati

e binidittu è u'fruttu dò

tò senu Gesù,a tia sospiramu, chiangennu, ca ti vinni datu da pietà celeste

comu n celu accussì n terra.Santa Maria, matri di

Diu,

ne sta valli di lacrimi, allura

abbucata

Dàtannillu a sta jurnata lu

panuzzu cutiddianu

prega pì nanddri

piccatura,

nostra talinani cu chiddri occhi tò

misericurdiusi,

E pirdunàtini li nostri piccatiora e nò momentu da

nostra morti.

e fanni abbidiri doppu, stu esiliu

Gesù

Accussì comu nanddri li

rimintemu ê nimici nostri u'fruttu binidittu dò tò senu

E nun ni lassati cascari ntâ

tintazzioni,O clemente, bona

ma scanzàtini dû mali. o duci Virgini Maria

Amen. Amen. Amen.

Estratto di Antonio Veneziano

Celia, Lib. 2

(~1575 - 1580)

Siciliano Italiano

Non è xhiamma ordinaria, no, la mia Non è fiamma ordinaria, non la mia

è xhiamma chi sul'iu tegnu e rizettu, è una fiamma che sol'io tengo e rassetto,

xhiamma pura e celesti, ch'ardi 'n mia; una fiamma pura e celeste che arde in me;

per gran misteriu e cu stupendu effettu. per gran mistero e con stupendo effetto.

Amuri, 'ntentu a fari idulatria, Amore, intento a fare idolatria,

s'ha novamenti sazerdoti elettu; si è nuovamente a sacerdote eletto;

tu, sculpita 'ntra st'alma, sì la dia; tu, scolpita dentro quest'anima, sei la dea;

sacrifiziu lu cori, ara stu pettu. il mio cuore è il sacrificio, il mio petto è l'altare.

Altro di Antonio Veneziano

Siciliano Italiano

« Omeru nun scrissi pi grecu chi fu grecu, o Orazziu pi latinu

chi fu latinu? E siddu Pitrarca chi fu tuscanu nun si piritau di

scrìviri pi tuscanu, pirchì ju avissi a èssiri evitatu, chi sugnu

sicilianu, di scrìviri pi sicilianu? Haiu a fàrimi pappagaddu di

la lingua d'àutri? »

« Non scrisse Omero che fu greco in greco, o Orazio che fu

latino in latino? E se Petrarca che fu toscano non si peritò di

scrivere in toscano, perché dovrebbe essere impedito a me,

che son siciliano di scrivere in siciliano? Dovrei farmi

pappagallo della lingua d'altri? »

Estratto di Giovanni Meli

Don Chisciotti e Sanciu Panza (Cantu quintu)

(~1790)

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Statua di Giovanni Meli presso il

Palazzo Pretorio (Palermo)

Siciliano Italiano

Stracanciatu di notti soli jiri; travestito di notte suole andare

S'ammuccia ntra purtuni e cantuneri; Si nasconde fra portoni e angoli di strade

cu vacabunni ci mustra piaciri; con i vagabondi gli fa piacere stare;

poi lu so sbiu sunnu li sumeri; poi il suo svago sono i somari

li pruteggi e li pigghia a ben vuliri, ; li protegge e li prende a ben volere

li tratta pri parenti e amici veri; li tratta da parenti ed amici veri

siccomu ancura è n'amicu viraci poiché è ancora un amico verace

di li bizzari, capricciusi e audaci. di quelli bizzarri, capricciosi e audaci.

Estratto di Eco della Sicilia - Francesco Paolo Frontini

Siciliano Italiano

Ciuri di paparina! Fiore di paparina!

Moru di sonnu pri na signurina. Non dormo mai per una signorina.

Ciuri di camumidda! Fiore di camomilla!

Astanotti mi nzunnai d'amari a Pidda. Stanotte mi sognai d'amare Pilla.

Ciuri di chistu ciuri! Fiore di questo fiore!

Ti l'haju pirchì si lu primu amuri. Io l'ho con te perché sei'l primo amore.

Ciuriddu di granatu! Fioretto di granato!

Cu campa senza mugghieri è scunzulatu. Chi vive senza sposa è sconsolato.

Ciuriddu di patata! Fioretto di patata!

Quantu beni cci vogghiu a na criata. Voglio un gran bene a una servetta amata.

Ciuri di tuttu l'annu! Fiore di tutto l'anno!

Lu meli siti e lu pani cci abbagnu. Voi siete il miele dove'l pane io bagno.

Estratto di Nino Martoglio

Briscula 'n Cumpagni

(~1900)

Siciliano Italiano

—Càrricu, mancu? Cca cc'è 'n sei di spati!... —Nemmeno un carico? Qui c'è un sei di spade!...

—E chi schifiu è, di sta manera? —Ma che schifo, in questo modo?

—Don Peppi Nnappa, d'accussì jucati? —Signor Peppe Nappa, ma giocate così?

—Misseri e sceccu ccu tutta 'a tistera, —Messere e asino con tutti i finimenti,

comu vi l'haju a diri, a vastunati, come ve lo devo dire, forse a bastonate,

ca mancu haju sali di salera! che non ho nemmeno il sale per la saliera!

Frasi base

■ Se = Sì

■ No, Nonzi = No

■ Ni videmu! = Ci vediamo!

■ Salutamu! = Arrivederci!

■ A biatu! = A presto!

■ Grazzî assai! = Tante grazie!

■ Bon jornu = Buongiorno!

■ Bona sira = Buonasera!

■ Bona notti = Buonanotte!

■ Pi faùri = Per favore!

■ Pi piaciri = Per piacere!

■ Mi scusassi = Mi scusi

■ Amunì! = Andiamo!, Forza!, Dai!

■ Amuninni = Andiamocene

■ Accura! = Attenzione!

■ Addunati! = Accertati!

■ Sapìddu... = Chissà...

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■ M'havi a scusari = Mi deve scusare

■ Chi voi? = Cosa vuoi?

■ Vulissi nu cafè = Vorrei un caffè

■ Vulissi nu cannolu câ ricotta = Vorrei un cannolo con la ricotta

■ Li bagni unni sunnu? = Dove sono i bagni?

■ Dunni s'havi a pigghiari pi jiri â stazzioni? = Per dove si deve prendere per arrivare alla stazione?

■ La frimmata di l'autubussu unn'è? = Dov'è la fermata degli autobus?

■ Risturanti ccà a furriari tunnu cci nn'è? = Ci sono ristoranti qui intorno?

■ Cci sunnu risturanti ccà? = Ci sono ristoranti qui?

■ Scusassi, pô Cursu Sicilia dunni è ca haju a pigghiari? = Scusi, per Corso Sicilia che direzione devo prendere?

■ P'attruvari nu chiancheri ca cc'havi carni di cavaddu unn'haju a jiri? = Dove devo andare per trovare un macellaio

che abbia carne di cavallo?

■ Cumminasti na chianca! = L'hai fatta grossa!

■ Unni l'attrovu na putìa? = Dove lo trovo un negozio?

■ Si na camurrìa! = Sei uno scocciatore!

■ Arrassati! = Allontanati!

■ Ssabinidica o Assabinidica = Ella mi benedica, da vossia (mi) benedica

■ Vossia s'abbinirica = "Vostra signoria (mi) benedica"

■ Voscenza s'abbinirica = "Vostra eccellenza(mi) benedica"

■ si risponde con Santu (Santo) ,Binidittu (Benedetto), santu e riccu nzinu a Pasqua (Santo e ricco fino a

Pasqua), Santu, riccu, e ccu bonu distinu (Santo, ricco e con buona fortuna), oppure con Binidittu Iddiu (Dio)

Film girati in siciliano

■ Respiro di Emanuele Crialese

■ Nuovomondo di Emanuele Crialese

■ Baarìa di Giuseppe Tornatore

■ La bella società di Gian Paolo Cugno

■ Le buttane di Aurelio Grimaldi

■ Il dolce e l'amaro di Andrea Porporati

■ Mery per sempre di Marco Risi

■ Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore

■ Ragazzi fuori di Marco Risi

■ Il ritorno di Cagliostro di Ciprì e Maresco

■ Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca

■ Rosso Malpelo di Pasquale Scimeca

■ Salvatore Giuliano di Francesco Rosi

■ La Terramadre di Nello La Marca

■ La terra trema di Luchino Visconti

■ Totò che visse due volte di Ciprì e Maresco

■ Lo zio di Brooklyn di Ciprì e Maresco

■ La lupa di Gabriele Lavia

■ L'infernale Litterio di Nicola Calì

■ Salvatore - Questa è la vita di Gian Paolo Cugno

■ La terra trema di Luchino Visconti

Note

1. ^ Linguistic Lineage for Sicilian (http://www.ethnologue.com/show_lang_family.asp?code=scn)

2. ^ Pellegrini, 1977, op. cit..

3. ^ Secondo il suo statuto, il CSFLS «si propone di promuovere gli studi sul siciliano antico e moderno, considerato in tutti i suoi

aspetti e correlazioni, realizzando ogni iniziativa al detto fine attinente. Particolarmente si propone: a) la pubblicazione di una

«Collezione di testi siciliani dei secoli XIV e XV»; b) la pubblicazione di un grande vocabolario delle parlate siciliane; c) la

pubblicazione di collane e di ogni altra opera, in cui trovino organica sistemazione le attività di ricerca nel campo degli studi

filologici e linguistici siciliani, programmate dal Consiglio direttivo; d) la edizione di un «Bollettino» che, oltre ad illustrare i

programmi e le attività del Centro, accolga studi filologici e linguistici riguardanti la Sicilia, nonché l'edizione di eventuali altre

pubblicazioni periodiche dirette a illustrare i programmi e le attività del Centro».

4. ^ Moseley-Asher, 1994, op. cit., 249.

5. ^ Secondo il Bonner, studioso americano autore di una grammatica siciliana, il siciliano «non dovrebbe essere considerato un dialetto

ma una vera e propria lingua, in quanto ha un suo proprio vocabolario, grammatica e sintassi, nonché una storia e influenze storiche

diverse dall'italiano».

6. ^ UNESCO Red Book on Endagered languages: Europe (http://www.helsinki.fi/~tasalmin/europe_index.html) . URL consultato in data

21-08-2010. (EN)

7. ^ Privitera, 2004, op. cit..

8. ^ Sucato, 1975, op. cit., 9-10.

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9. ^ Statuto del Comune di Caltagirone (http://win.comune.caltagirone.ct.it/public/UserFiles/File/statuto%20definitivo%

2018_06_2010.pdf) . URL consultato in data 21-08-2012. (PDF)

10. ^ Statuto del Comune di Grammichele (http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g05-28s/g05-28s-p1.htm) . URL consultato in data 21-

08-2012.

11. ^ Ambrosini, 1968, op. cit..

12. ^ Schmoll, 1958, op. cit..

13. ^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, p. 478.

14. ^ Privitera, 2004, op. cit., 47.

15. ^ Etimologia Greco-Latina di Vocaboli Dialettali (http://www.old.consiglio.basilicata.it/pubblicazioni/rossi/Rossi.pdf)

16. ^ Riti funerari Arabi (http://www.arabismo.it/?area=costume&menu=religione&pag=ritofunebreislamico)

17. ^ Riti funerari Arabi (http://www.onoranzafunebre.com/rito-funebre-islamico.html)

18. ^ Riti funerari Arabi (http://www.oltremagazine.com/index.html?id_articolo=1364)

Bibliografia

■ U. Schmoll, Die vorgriechischen Sprachen Siziliens, Wiesbaden, 1958.(ISBN non disponibile)

■ Giovan Battista Pellegrini, La Carta dei Dialetti d'Italia, Pisa, Pacini editore, 1977.(ISBN non disponibile)

■ C. Moseley; R.E. Asher, Atlas of the World's Languages, London & New York, Routledge, 1994.(ISBN non

disponibile)

■ R. Ambrosini. Italica o anatolica la lingua dei graffiti di Segesta?. Studi e saggi linguistici VIII (1968): 160-172.

■ M. Pasqualino, Vocabolario siciliano etimologico italiano e latino,Palermo 1875-95 [1] (http://books.google.it/books?

id=b_YlAAAAMAAJ)

■ Joseph Frederic Privitera, Sicilian. The oldest romance language (in inglese), Canada, Legas, 2004. ISBN 978-

188190141-9

■ Ignazio Sucato, La lingua siciliana. Origine e storia, 2a ed., Palermo, Edizioni La Via, 1975.(ISBN non disponibile)

Voci correlate

■ Lingua siciliana e lingua italiana

■ Siculofonia

■ Sistema esavocalico siciliano

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Collegamenti esterni

■ Carta europea delle lingue regionali o minoritarie

(http://www.coe.int:80/t/e/legal_affairs/local_and_regional_democracy/regional_or_minority_languages/)

■ Wikipedia siciliana (http://scn.wikipedia.org/wiki/P%C3%A0ggina_principali)

■ (SCN, IT, EN, ES, FR) LinguaSiciliana.org (http://www.linguasiciliana.org/)

■ Storia della lingua siciliana (http://www.csfls.it/?id=21)

■ Il sito della lingua siciliana (http://www.linguasiciliana.it/)

■ Dizionario siciliano - italiano (http://www.linguasiciliana.it/sicita.htm)

■ (EN) Scheda Ethnologue sul siciliano (http://www.ethnologue.com/show_language.asp?code=scn)

■ (EN) Sicilian - English Dictionary (http://www.websters-online-dictionary.org/definition/Sicilian-english/)

■ (EN, SCN) Arba Sicula (http://arbasicula.org/)

■ Informazioni ed esempi parlati di diversi dialetti siciliani (http://www2.rz.hu-berlin.de/vivaldi/index.php?

id=m1000&lang=it)

■ I dialetti galloitalici di Sicilia (http://www.itispiazza.it/galloitalico/)

■ Raccolte canti siciliani (http://frontini.altervista.org/canti_siciliani.htm) di Francesco Faolo Frontini - 1883/1938

■ Salviamo il siciliano (http://www.salviamoilsiciliano.com)

■ Arca dei Suoni (http://www.arcadeisuoni.org) Archivio sonoro digitale on-line del CRICD - Centro Regionale per

l'Inventario, la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali della Regione Siciliana

■ Quando la Sicilia sbarcava a Ellis Island (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/03/quando-

la-sicilia-sbarcava-ellis-island.html) di TANO GULLO

■ Musiche comisane del XXI secolo (http://comiso2.altervista.org)

■ Dizionario siciliano italiano Pasqualino (http://books.google.it/books?id=b_YlAAAAMAAJ)

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■ Nuovo dizionario siciliano italiano Mortillaro (http://books.google.it/books?id=4FMCAAAAQAAJ)

■ Fraseologia sicola toscana Castagnola (http://books.google.it/books?id=3-MlAAAAMAAJ)

■ Dizionario tascabile familiare siciliano italiano (http://books.google.it/books?id=FsUDAAAAQAAJ)

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