Itinerario per giovani sull’affettività alla luce delle ... · amore » e la tua esistenza ......

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Itinerario per giovani sull’affettività alla luce delle beatitudini Unione Mondiale Organizzazioni Femminili cattoliche

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Itinerario per giovani sull’affettività alla luce delle beatitudini

Unione MondialeOrganizzazioni

Femminili cattoliche

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Festa di accoglienza – Gmg Rio, 25 luglio 2013 Cari giovani, se vogliamo che la nostra vita abbia veramente senso e pienezza, come voistessi desiderate e meritate, dico a ciascuno e a ciascuna di voi: «metti fede» e la vita avràun sapore nuovo, la vita avrà una bussola che indica la direzione; «metti speranza» e ognituo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; «mettiamore» e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino saràgioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te. Metti fede, metti speranza,metti amore! Tutti uniti: «metti fede», «metti speranza», «metti amore». […] Oggi vi dico, aciascuno di voi: “metti Cristo“ nella tua vita e troverai un amico di cui fidarti sempre; «mettiCristo» e vedrai crescere le ali della speranza per percorrere con gioia la via del futuro;«metti Cristo» e la tua vita sarà piena del suo amore, sarà una vita feconda. Perché tuttinoi desideriamo avere una vita feconda, una vita che dona vita agli altri!

EG 101. Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore. Che buonacosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto! Sì, aldi là di tutto! A ciascuno di noi è diretta l’esortazione paolina: «Non lasciarti vincere dalmale, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). E ancora: «Non stanchiamoci di fare ilbene» (Gal 6,9).

Francesco

Forum Internazionale Azione cattolicaCoordinamento Giovani

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Introduzione«Fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave» (Cantico dei Cantici, 2,14)Amare ed essere amati. È questo il nostro sogno, il desiderio profondo di ogni persona. Perchéquesto sogno diventi realtà, abbiamo bisogno di trasformarlo in un progetto da costruire giornodopo giorno.Quello che ti proponiamo è un itinerario per conoscere questo progetto di amore per la tua vita,che ti indichi la strada facendoti tenere i piedi ben saldi per terra, nelle tue attività e relazioni ditutti i giorni, e gli occhi e il cuore alzati verso l’alto, verso il cielo, verso una luce che ti possa guidareanche nei momenti di buio e di difficoltà del cammino. È un itinerario in cui non sei solo: ci sonotanti amici, tanti testimoni che nella semplicità della loro vita hanno mostrato cosa significa amaredavvero, fino in fondo, e che ti illumineranno la strada con la luce della loro testimonianza. Il percorso che ti proponiamo è quello delle beatitudini dell’amore. Beatitudine significa per noigiovani vivere relazioni autentiche, fatte di sincerità, gratuità e libertà, e non di possesso ed egoi-smo; voler bene al nostro corpo, accettarlo senza essere schiavi del mito della bellezza a tutti icosti, rispettare e imparare a vederne il bello nel corpo e nell’anima della persona che abbiamodi fronte; scoprire la bellezza della castità, di un rapporto di amicizia e di amore fatto di gesti ditenerezza e di delicatezza, che mette al centro la verità della nostra relazione e la dignità dellepersone con cui ci relazioniamo. Beatitudini significa anche imparare a fare un percorso in cuici scopriamo fragili, in cui possiamo sbagliare e cadere tante volte, ma impariamo a rialzarci gra-zie alla misericordia e al perdono; un percorso in cui anche se si cade in basso si ha la forza dirialzare lo sguardo e di costruire un progetto di vita solido, guidato dall’amore vero, orientato almatrimonio o alla scelta di un amore che si dona agli altri nel servizio, nella dedizione, nellescelte di consacrazione. Il percorso, articolato in otto tappe, è fatto di meditazione, di testimonianza, di domande cheinterrogano la tua vita, di preghiera. In ogni tappa troverai infatti una beatitudine da assaporaree meditare, un brano di un bellissimo testo di Giovanni Paolo II dedicato all’amore, dal titolo La bottega dell’orefice, la testimonianza luminosa di amore di un compagno di viaggio checome te si è chiesto cosa significa amare davvero, una domanda per interrogare anche la tuavita, e una preghiera per aprire il cuore e la mente.È un percorso che vuole essere un punto di arrivo e non di partenza, un invito a metterci incammino, a lasciarci guidare dai tanti compagni di strada che ci hanno preceduto.

Buon cammino!

Omelia Domenica delle Palme – Gmg Buenos Aires, 1987 Cari giovani, celebrate sempre nella vostra vita il mistero pasquale di Gesù, accogliendonei vostri cuori il dono dell’amore di Dio: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Impregnati dalla forza divina dell’amore, impegnate le vostre energie giovanilinella costruzione della civiltà dell’amore.

Guidati dal “senso della fede” seguite, al contempo, la voce di ciò che nel cuore umanoe nella coscienza è la cosa più profonda e più nobile, di ciò che corrisponde alla verità in-teriore dell’uomo e della sua dignità. Così sarete capaci di capire la logica divina, capaci disuperare le povere ragioni umane, e penetrerete nella dimensione nuova dell’amore cheCristo ci ha manifestato.

Giovanni Paolo II

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I TAPPABeati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli

Amarsi e incontrarsi è l’esperienza più fondamentale di povertà che possiamo fare: facciamo l’esperienza che la nostragioia viene da un altro, non è più nelle nostre mani. Il nostro stesso corpo da solo non si basta… Siamo tentati distrumentalizzare l’altro, di manipolarlo, per mettere al sicuro la nostra felicità, di “costringerlo” ad amarci, perché vo-gliamo capitalizzare la gioia che ci dà. Continuamente chiediamo di essere rassicurati: davvero mi ami? Ma non èpossibile diventare ricchi: la beatitudine dell’amare riamati, viene dalla povertà di accettare che la libertà dell’altro miscelga e mi sorrida, che l’altro ogni giorno sia la presenza e il motivo della mia vita che non mi appartiene più.

Da La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla«Proprio questo mi costringe a riflettere sull’amore umano.

Non esiste nulla che più dell’amore occupi sulla superficie della vita umana più spazio, e non esiste nulla che più dell’amore sia sconosciuto e misterioso».

Santa Gianna Beretta Molla 4 ottobre 1922 - Magenta (MI) – 28 aprile 1962 - Ponte Nuovo (Magenta)

Canonizzazione Giovanni Paolo II – Roma, 16 maggio 2004 Memoria liturgica 28 aprile

Gianna trascorre una fanciullezza e un’adolescenza serena in una famiglia numerosa: è la penultima di otto figli. Dopo il liceo, si iscrive alla facoltàdi medicina, aderendo alla Fuci e continuando il suo impegno come responsabile Aci in parrocchia. Diventa medico chirurgo nel 1949. Si specializzain pediatria nel 1952. Vive la sua professione con spirito soprannaturale. Ama dire: «Chi tocca il corpo di un paziente, tocca il corpo di Cristo»;«Come il sacerdote può toccare Gesù, così noi medici tocchiamo Gesù nel corpo dei nostri ammalati: poveri, giovani, vecchi, bambini».Il Signore le fa incontrare l’8 dicembre 1954, l’ingegnere Pietro Molla. Si sposano il 24 settembre 1955, e vivono a Ponte Nuovo di Magenta.Gianna ama lo sport (sci) e la musica; dipinge, frequenta con il marito teatri e concerti. Come animatrice del circolo di Azione cattolica, dedica al-l’Associazione molto del suo tempo libero, preparando per le socie incontri, feste e ritiri per la loro formazione spirituale. Di questi, ci restanoappunti che rivelano la cura nella preparazione e, soprattutto, la sua intensa vita interiore. È presente anche nei momenti forti della vita parrocchialeche la vedono impegnata con lo stesso entusiasmo con cui vive la sua vita professionale e familiare.«Le lettere che Gianna mi ha scritto durante il periodo del nostro fidanzamento», ricorda Pietro Molla, «esprimono tutto l’entusiasmo, i progetti e leattese di una fidanzata ricolma di gioia. Sono ventate bellissime, di un amore straripante d’affettuosità e di tenerezza, sono un invito a godere il donodella vita e le meraviglie del creato, a vivere la fede con gioia e con fiducia nella Provvidenza: “… Ti amo tanto tanto Pietro, e mi sei sempre presente,cominciando dal mattino quando durante la S. Messa, all’Offertorio, offro con il mio, il tuo lavoro, le tue gioie, le tue sofferenze e poi durante tuttala giornata fino alla sera”».Sono lettere limpidissime, di progettazione dell’avvenire sugli orizzonti di quell’amore che non sente Dio come un intruso, ma lo desidera presente. Per Gianna, la fede non diminuisce e non fa ombra all’espansività e alla spontaneità dell’amore, anzi lo eleva, lo rende più intenso e attraente.Nascono tre figli. Alla quarta gravidanza, nel settembre 1961, si scopre un fibroma all’utero: o abortisce, o rischia la vita. Gianna decide di farnascere il figlio: sarà una bambina e si chiamerà Gianna Emanuela. Lei la potrà solo vedere, e poi morirà. Gianna è inserita nel Martirologioromano perché, in un atto d’amore, scelse la morte per far nascere un’altra vita.

http://www.giannaberettamolla.org/ – http://www.santuariosantagianna.it/http://www.fondazionesantiac.org/it/testimoni/santi/berettamollag/web

testimone

• Cosa significa per te essere “povero dispirito” nell’amore?

• Temi le rinunce? Ti è mai capitato didover rinunciare a qualcosa persperimentare la libertà in una relazionedi amicizia/amore?

• Cosa significa per te che l’altro non è“tua proprietà”?

Amae fa’ ciò che vuoi;se taci,taci per amore;se correggi,correggi per amore;se perdoni,perdona per amore;

abbi sempre in fondo al cuorela radice dell’amore;da questa radicenon possono che sorgerecose buone.

Sant’Agostino

per rifletterepreghiera

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II TAPPABeati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati

Amarsi è esperienza anche di pianto: la gioia che ci viene dall’amore ha con sé tempi di fatica, di delusione, di paura, di lacrime appunto. Ci sentiamo annientati, quando accade e ci sembra che nulla potrà mai più essere come prima.Ed è vero: il mondo intero, quello della nostra interiorità, non sarà uguale a come se non avessimo amato. Ma questabeatitudine ci insegna che possiamo essere consolati: che c’è altra vita ancora, altro amore, altro tempo. Non è una“soluzione” che cancella tutto: si è consolati perché si ha pianto e questo resta. Ma non siamo annientati: c’è la gioiadi altro, del nuovo possibile, c’è la consolazione che medica la ferita e ci fa vivere ancora.

Da La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla«Stefano mi ascoltava ma senza preoccuparsi molto di quello che dicevo. Così il mio rancore è aumentatoancora. Non mi ama più - ho dovuto riconoscere - se non si accorge più della mia tristezza. Non riuscivo a darmi pace e non sapevo come impedire la crepa…».

Maria Corsini e Luigi Beltrame Quattrocchi 24 giugno 1884 - Firenze – 26 agosto 1965 - Serravalle di Bibbiena

12 gennaio - 1880 Catania – 9 novembre - 1951 Roma

Beatificazione 21 ottobre 2001 Memoria liturgica 25 novembre

Nel 1899, Maria e Luigi si conoscono a Roma dove lui si era trasferito, per gli studi, in casa degli zii materni. Cominciano a frequen-tarsi. Lei mostra una buona preparazione culturale, certamente elevata per le donne del suo tempo. Nel 1901, Maria consegue ildiploma di ragioneria, mentre Luigi si laurea in giurisprudenza. I due si fidanzano nel marzo del 1905. Il matrimonio viene celebratoa Roma, il 25 novembre 1905, nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Poco meno di un anno dopo, viene alla luce il primo bambino,Filippo (poi don Tarcisio). Le nascite si susseguono rapidamente: nel marzo 1908 arriva la secondogenita, Stefania detta Fanny (poisuor Maria Cecilia); l’anno seguente nasce Cesare (oggi padre Paolino). Il 6 aprile 1914 nasce la quarta figlia, Enrichetta.Fin dal fidanzamento, vi è in loro la consapevolezza che l’amore è il senso stesso dell’esistere. Insieme ai figli, sperimentano lagrazia di un’unità familiare che si sostanzia non tanto nella vicinanza fisica, quanto in un legame spirituale, radicato saldamente inDio. La comunione è forte anche nel dolore, nei torti e negli insuccessi, «comunione di lacrime» dirà Maria nel suo testamento spi-rituale del 1919.La vita di fede è scandita da precisi, quotidiani impegni di preghiera, e dalla frequenza ai sacramenti. Così essi vivono l’ordinariostraordinariamente bene, guardando la realtà e i suoi problemi con gli occhi della fede. Entrambi vivono una vita lavorativa piena eappagante, lui come alto funzionario dello Stato, lei come scrittrice di temi pedagogici e spirituali, in rapporto alla sua esperienza econ la sua preparazione.Nel 1925 Maria, infatti, aveva conosciuto padre Agostino Gemelli, e Armida Barelli, che l’aveva invitata con la marchesa MaddalenaPatrizi Montoro a far parte dei dirigenti dell’Azione cattolica, come membro del Consiglio centrale dell’Unione femminile cattolicaitaliana. Maria svolge un’azione formativa di carattere essenzialmente spirituale. Diventa membro del Segretariato centrale di studio.Questo compito viene svolto attraverso conferenze e “l’apostolato della penna”.La coppia è stata beatificata da Giovanni Paolo II, il 21 ottobre 2001, a Roma.

testimoni

• Nella tua vita affettiva, nelle tuerelazioni, hai messo in conto delusioni,perdono e nuovi inizi?

Nulla ti turbinulla ti spaventi; tutto passa. Dio non cambia; la pazienza ottiene tutto; chi possiede Dio non manca di nulla. Solo Dio basta!

Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace.

Santa Teresa d’Avila

per riflettere preghiera

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testimone

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III TAPPABeati i miti, perché avranno in eredità la terra

La mitezza è virtù difficile: le nostre culture ci insegnano che dobbiamo essere vincenti, e se non lo siamo allora dob-biamo almeno sembrarlo. Ma quando amiamo facciamo l’esperienza che vincere non è così decisivo, che quando li-tighiamo a lungo per qualcosa e ci diciamo cose cattive, anche se alla fine l’altro ci dice «Hai ragione» ci resta unsapore amaro, perché non vogliamo aver ragione, ma vorremmo invece non aver mai litigato. Quando amiamo, inostri stessi corpi ci insegnano la mitezza: senza tempo per l’altro non c’è gioia, ma solo violenza. Nella mitezza cheaccoglie, riconosce e consola allora diventiamo padroni del mondo e ci pare che nessuno possa essere più felice dinoi, che abbiamo davvero tutto… ereditiamo la terra che i vincenti strappano con la forza, ma senza gioia.

Da La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla«Amare vuol dire donare la vita attraverso la morte,

amare vuol dire sprigionare dalle profondità dell’animal’acqua viva della sorgente, l’anima che brucia, arde senza fiamma,

ma non riesce a ridursi in cenere».

Francisco de Paula Castello y Aleu19 aprile 1914 - Alicante (Spagna) – 29 settembre 1936 - Lérida

Beatificazione 11 marzo 2001Memoria liturgica 29 settembre

La sua famiglia è catalana di origine e, per motivi di lavoro, si trasferisce ad Alicante dove nasce Francisco de Paula. La morte pre-matura del padre costringe la madre con i tre bambini, tra cui Francisco neonato, a ritornare a Lérida, in Catalogna.Francisco viene iscritto alla scuola dei Fratelli Maristi, poi passa all’istituto chimico tenuto a Barcellona dai padri gesuiti. Dopo ildiploma, si iscrive all’Università di Oviedo e frequenta i gruppi giovanili cattolici presenti nella città, in particolare la Federazione deigiovani cristiani della Catalogna, ramo dell’Azione cattolica spagnola. Laureato in scienze chimiche, lavora nel complesso chimicoCross di Lérida. In questa città, incontra Maria Pellegri, con la quale si fidanza. Svolge il servizio militare come soldato di leva e si trova nel mezzo dei tragici avvenimenti della guerra civile appena scoppiata.Viene incarcerato, in quanto cattolico militante, la notte tra il 21 e il 22 luglio 1936 dai miliziani repubblicani e, il 29 settembre suc-cessivo, sottoposto al giudizio del tribunale popolare, ove ribadisce la sua fede: «Se è un delitto essere cattolico, sono certamenteun delinquente e se avessi mille vite da dare a Dio, Gli darei mille vite così come non manca chi mi difenda».Le sue lettere dal carcere alla fidanzata mostrano tutta la sua vita di fede. Papa Pio XI, leggendole, sostenne che Francisco potevacostituire un valido modello per i giovani di Azione cattolica di tutto il mondo. Alla vigilia del martirio, scrive: «Le nostre vite sonounite, (ma ora sono divise)... Offro al Signore con tutta la sincerità possibile l’amore che ho per te; mi succede una cosa strana, nonsento nessun dolore per la mia morte imminente, ma una gioia interiore, intensa, forte... come un presentimento di gloria».È stato proclamato beato l’11 marzo 2001, da Giovanni Paolo II.

• Cosa puoi fare per metterti al servizio degliamici e delle persone a cui vuoi bene?Le tue relazioni sono una testimonianzaluminosa per chi ti incontra?

«Prendi, Signore, e ricevitutta la mia libertà,la mia memoria,la mia intelligenzae tutta la mia volontà,tutto ciò che ho e possiedo;tu me lo hai dato,a te, Signore, lo ridono;

tutto è tuo,di tutto disponisecondo la tua volontà:dammi solo il tuo amore e la tua grazia;e questo mi basta».

Ignazio di Loyola

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7testimone

IV TAPPABeati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati

«Non è giusto!», diciamo quando chi ci ama fa o dice qualcosa che ci sembra non corrispondere abbastanza al nostroamore. L’amore rende acuto e vigile il senso della giustizia, sappiamo bene cosa ci è dovuto… L’amore è una scuolaper imparare la misura della giustizia come “una fame e una sete”, un bisogno impellente e corporeo, non più ri-mandabile, una necessità assoluta. L’amore sazia se diventa il luogo dove impariamo che la fame e sete di giustiziasono anche dell’altro, sono il bisogno di giustizia per tutti. Non ci si nutre di sé e da sé: ci si nutre del cibo che vieneda fuori di noi, perché saziarsi impone la relazione con l’esterno, è un gesto reciproco. Per questo solo quando lagiustizia sarà per tutti potremo essere beati.

Da La bottega dell’orefice di Karol WojtylaAh, il peso proprio dell’uomo, il peso specifico d’un essere umano!Potrebbe essere ancora più gravoso e insieme — più inafferrabile?Ah, il peso specifico dell’uomo!Questa incrinatura, questo groviglio, questo fondo,questo appigliarsi, quando diviene tanto difficiledistogliere il cuore, il pensiero.

Maria Sagheddu (Maria Gabriella dell’Unità)17 marzo 1914 - Dorgali (Nuoro) – 23 aprile 1939 - Grottaferrata (Roma)

Beatificazione 25 gennaio 1983Memoria liturgica 23 aprile

Maria nasce da una famiglia di pastori. Fino ai diciotto anni, vive in maniera molto semplice, senza porsi troppe domande. Poi, al-l’improvviso, la sua vita spirituale, che fino ad allora è stata tiepida, cambia, si lascia prendere dall’amore di Dio. Da quel momento,si paragona al figliol prodigo e non fa che ripetere come un ritornello: «Come è buono il Signore!». In quel periodo si iscrive all’Azionecattolica, vivendo pienamente lo spirito del trinomio che Armida Barelli propone alla Gioventù femminile di Ac di tutta Italia: Eucaristia,apostolato, eroismo. È il programma di vita dei “circoli” in cui le giovani imparano anche a discernere la loro vocazione futura.In uno di questi circoli, matura la vocazione religiosa di Maria Gabriella che, a ventun anni, lascia la Sardegna ed entra nella Trappadi Grottaferrata (Roma), dove il Signore la chiama a seguirlo in una forma di vita monastica molto esigente, per la quale teme dinon essere all’altezza. Ma proprio nella Trappa, vissuta nell’abbandono totale alla volontà di Dio, sente come una seconda chiamata,quella di offrirsi vittima per l’unità dei cristiani, dopo aver dichiarato la sua intenzione al padre spirituale e alla madre badessa, PiaGiulini, figura di spicco tra i precursori del movimento ecumenico preconciliare.Il Signore accetta la sua offerta. Dopo poco, si ammala di tubercolosi e, malgrado le cure intense, muore dopo quindici mesi di sof-ferenza atroce. Ha venticinque anni. È vissuta nella Trappa solo tre anni e mezzo. Il suo corpo, trovato intatto in occasione della ri-cognizione nel 1957, riposa in una cappella accanto al monastero di Vitorchiano (Viterbo) dove si è trasferita la comunità diGrottaferrata, meta di tanti pellegrinaggi “ecumenici” e giovanili.Maria è presente nel Martirologio romano, perché ha offerto la sua vita per l’unità dei cristiani ed è conosciuta in tutto il mondo daicredenti anche di altre confessioni religiose.È stata beatificata da Giovanni Paolo II, il 25 gennaio 1983, nella basilica di San Paolo, a Roma.

• Qual è il sogno di Dio su di te? In chemodo puoi capire la sua volontà? Chipuò esserti d’aiuto?

Amore e giustizia voglio cantare,voglio cantare inni a te, o Signore.Agirò con saggezza nella via dell’innocenza:quando verrai a me?

Salmo 100

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testimone

per riflettere

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V TAPPABeati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

L’amore è esperienza di misericordia perché sono gli occhi che ci consentono di vedere anche il limite dell’altro comeamabile, perché i gesti e le parole dell’altro hanno per noi sempre un motivo, sappiamo (e vogliamo) metterci al suoposto, dalla sua parte, comprendere dall’interno le sue ragioni… c’è sempre una giustificazione possibile! E ci aspet-tiamo di trovare misericordia, che cioè l’altro comprenda le nostre ragioni come fossero le sue, sappia mettersi al no-stro posto. Per amarsi serve un cuore che abbia posto per l’altro, è l’esperienza di vivere con l’”altro dentro” che cidice ciò che lui o lei amano o no, senza bisogno di sentirlo con le orecchie… Esiste misericordia più grande?

Da La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla«Certe volte la vita umana sembra essere troppo corta per l’amore. Certe volte invece no — l’amore umano

sembra essere troppo corto per una lunga vita. O forse troppo superficiale. In ogni modo l’uomo ha a disposizione una esistenza e un amore — come farne un insieme che abbia senso?».

Antonia Mesina 21 giugno 1919 - Orgosolo (Nuoro) – 17 maggio 1935

Beatificazione 4 ottobre 1987Memoria liturgica 17 maggio

Seconda di nove fratelli, aiuta la mamma nei lavori domestici. Nel 1929, si iscrive all’Azione cattolica come beniamina, poi dal 1934come socia effettiva e diviene delegata delle beniamine. L’Eucaristia, il Sacro Cuore di Gesù e la Madonna sono i capisaldi della suaspiritualità. Oltre che nel lavoro casalingo e nell’Aci s’impegna nelle Figlie di Maria e nel Terz’ordine francescano. È molto riservata.Di lei abbiamo una foto che la ritrae con il costume tipico delle donne del suo paese che le fu scattata perché impostale dal padre.Dopo la canonizzazione di santa Maria Goretti, di cui aveva letto la vita, ripeteva che anche lei, in quelle circostanze, avrebbe fattola stessa cosa. D’altra parte, ad Orgosolo, la fondatrice della Gf, la venerabile Armida Barelli, aveva tenuto una “crociata della purezza”,di grande impatto sulle giovani del posto.Il 17 maggio 1935, dopo aver partecipato alla celebrazione della messa, si reca nel bosco per raccogliere la legna: quel giorno infamiglia si deve fare il pane. È insieme ad un’amica. Un giovane compaesano le segue e aggredisce Antonia per violentarla. Leicerca di fuggire, ma non vi riesce e, poiché non cede, il giovane comincia a colpirla con una pietra fino ad ucciderla. Poi nascondeil cadavere tra i cespugli. Si contano 74 ferite sul corpo della ragazza che ha soli 16 anni. L’uccisore ne ha 20. Condannato a morte,accetta di confessarsi solo all’ultimo minuto.È stata beatificata da Giovanni Paolo II, il 4 ottobre 1987 a Roma.Antonia è inserita nel Martirologio romano.

O Signore,nel mio cuore,si è acceso l’amore per una creaturache anche tu conosci e ami.Tu ci hai fatti incontrare l’uno all’altro,perché non restassimo soli.O divino Spirito,ti ringrazio di questo donoche mi inonda di una gioia profonda,mi rende simile a te che sei l’amore,e mi fa comprendere il valoredella vita che tu mi hai donato.Fa’ che io non sciupi questa immensa ricchezza,che tu mi hai messo nel cuore:

insegnami che l’amore è un donoe non può mescolarsi con nessun egoismo.Ti prego, Signore,per chi mi aspetta e mi pensa,per chi ha messo in me il suo avvenire,per chi mi starà accanto per tutta la vita:rendici degni l’uno dell’altro,rendici l’uno all’altro di esempio e aiuto.Preparaci al matrimonio,alla sua grandezza, alle sue responsabilità,così che fin d’ora le nostre animeposseggano i nostri corpie regnino nell’amore.

Papa Paolo VI

preghiera

• Riesci a essere fedele nelle relazioni diamicizia e di amore?

• Che cosa significa per te vivere lamisericordia nelle relazioni con lepersone a cui vuoi bene?

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testimone

per riflettere preghiera

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VI TAPPABeati i puri di cuore, perché vedranno Dio

La purezza di cuore è una parola che ha una strana storia: è così delicata che è stata spesso malcompresa, storpiata. Spessoè stata unicamente applicata alla dimensione sessuale e corporea, come se si potesse essere impuri solo a causa del corpo.La purezza è la capacità di vedere il meglio, il buono, il bello, il libero e il liberante in ogni cosa; a parole, possiamo ingan-narci ed essere un po’ ipocriti e fingere di dire il bene e intanto pensare il male. Ma i corpi non mentono, e chi si ama losa bene, e la sessualità è un luogo di grande verità. Per questo spesso oggi è così problematica: non siamo allenati allasemplicità sincera che rende poveri e indifesi, spesso ci nascondiamo o usiamo sotterfugi per evitare la schiettezza.Non è la sessualità che rende impuri, ma piuttosto l’incapacità a vedere il meglio che c’è e agire di conseguenza; se uno ci dice “stu-pido” dovremmo sentire che ha una bella voce, andare oltre l’insulto che ci rivolge, cogliere gli aspetti positivi di questa persona…ma serve grande esercizio per imparare ad essere così puri e a vedere Dio e la sua benedizione in ogni persona e in ogni amore.

Da La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla«E in mezzo a tutto questo — la libertà, una libertà, talvolta follia, la follia di libertà che si impiglia nel groviglio.E in mezzo a tutto questo — l’amore che sgorga dalla libertà come una sorgente dal suolo.Ecce homo! Non è limpido né solenne né semplice semmai — misero».

Manuel (Lolo) Lozano Garrido 9 agosto 1920 - Linares (Spagna) – 3 novembre 1971

Beatificazione 12 giugno 2010 Memoria liturgica 13 giugno

La sua famiglia è cattolica praticante e aperta alle necessità dei poveri, essendo anche agiata. Da piccolo, Lolo si ferma spesso a con-templare il cielo con tutte le sue stelle. Ama molto lo sport. Si iscrive al circolo di Ac nel 1931, a 11 anni. “Preghiera, studio e azione”diventano il suo programma di vita. Desidera “divorare” apostolicamente il mondo. Ripete che «L’Ac è tutto per lui». Frequentando ilcentro dei giovani Ac di Linares, impara ad amare la Vergine Maria. Su di Lei scriverà pagine piene di tenerezza e amore. Soprattutto,coltiva il suo fervore per l’Eucaristia. Nel periodo dell’adolescenza, diventa un nuovo san Tarcisio perché porta con sé l’Eucaristia clan-destinamente durante la guerra civile. A meno di vent’anni, pubblica il suo primo articolo sulla rivista dell’Ac di Linares, «Cruzada». Co-nosce bene i rischi dell’essere cattolico durante la guerra. Infatti, il 13 febbraio 1938, viene arrestato con altri suoi familiari. In prigione,passa la notte intera del Giovedì Santo adorando il Signore nel santissimo sacramento nascosto in un mazzo di fiori.A 22 anni si ammala di paralisi progressiva, che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle. La sua invalidità diviene totale. Negli ultiminove anni, perde anche la vista. Viene definito “sacramento del Dolore”. Conserva, comunque, una gioia interiore che si manifesta inun’allegria che contagia quanti lo avvicinano. Il suo segreto è l’Eucaristia: quando diviene paralitico, sul balcone della sua casa, situatoproprio di fronte alla parrocchia di Santa Maria di Linares, dove è stato battezzato e dove ora riposano i suoi resti mortali, ripete: «Adessofaccia a faccia con il tabernacolo, mi metto a scrivere un paragrafo».L’Eucaristia è per Lolo la forza nella debolezza e l’allegria nel dolore, sia per la Chiesa, sia nella vita di ogni cristiano. Ammalato, usa laradio e i libri come strumenti di evangelizzazione e fonda un’opera pia: Sinai, cioè un gruppo di preghiera per la stampa che eglisostiene attraverso la rivista mensile che scrive per loro.Gli associati sono come Mosè che prega con le braccia aperte sul Sinai per aiutare Israele, ossia per offrire un aiuto di preghiera aigiornalisti. Per questi ultimi scrive una preghiera e il “Decalogo dei giornalisti”. Sa parlare di tutto dal punto di vista della dottrina dellaChiesa: miniere, urbanismo; scuola, agricoltura, cronaca della città, evoluzione dell’universo... Di lui ci restano 9 libri di spiritualità, diari,saggi, una novella autobiografica e centinaia di articoli sulla stampa nazionale e provinciale. Segue le vicende della Chiesa che celebrail Concilio Ecumenico Vaticano II. Muore recitando l’Ave Maria.È stato proclamato beato da monsignor Angelo Amato, rappresentante di papa Benedetto XVI, il 12 giugno 2010 a Jaén (Spagna).

• Cosa fai quando una persona ti piacefisicamente: gestisci e cerchi dicomprendere, o l’approccio direttoprima di tutto?

• Come capisci se al di là dell’attrazionec’è qualcos’altro? Quali sono le cose importanti daconoscere di una persona?

Non permettere maiche qualcuno venga a te e vada viasenza essere migliore e più contento.Sii l’espressione della bontà di Dio.Bontà sul tuo voltoe nei tuoi occhi,bontà nel tuo sorrisoe nel tuo saluto.

Ai bambini, ai poverie a tutti coloro che soffrononella carne e nello spiritooffri sempre un sorriso gioioso.Da’ loro non solo le tue cure,ma anche il tuo cuore.

Madre Teresa

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testimone

per rifletterepreghiera

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VII TAPPABeati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio

Stiamo un po’ in pace… Ogni persona che ama ha questo desiderio: stare insieme senza che nulla turbi la gioia sem-plice e profonda di esserci, l’uno per l’altro. Eppure noi stessi siamo i primi a turbare la pace: riempiamo i giorni e leoccasioni con impegni, cose da fare, parole… tutte buone cose, purché non ci facciano sfuggire la pace dello stare ebasta, purché non siano il segno della paura del silenzio condiviso. Per essere figli di Dio non bisogna fuggire la pace,ma operare per essa, perché tutti possano “esserci” gli uni per gli altri. Guerra, violenza, povertà sono i segni enormidell’impossibilità di esserci e basta. Per questo occorre operare per sconfiggerli, per rimuovere gli ostacoli affinchéognuno possa stare nella propria vita nella pace.

Da La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla«L’amore può essere anche uno scontro nel quale due esseri umani prendono coscienza

che dovrebbero appartenersi, malgrado la mancanza di stati d’animo, e di sensazioni comuni.Ecco uno di quei processi che saldano l’universo, uniscono le cose divise,

arricchiscono quelle grette e dilatano quelle anguste».

Giuseppe Toniolo 7 marzo 1845 - Treviso – 7 ottobre 1918 - Pisa

Beatificazione 29 aprile 2012 Memoria liturgica 4 settembre

Laureato in giurisprudenza a Padova nel 1867, rimane nello stesso ateneo in qualità di assistente, fino la 1872, trasferendosi suc-cessivamente a Venezia, a Modena e, infine, a Pisa, dove rimane come professore fino alla morte. Nel 1878, sposa Maria Schiratti, dalla quale ha sette figli. La sua è un’esperienza di famiglia ricca di tenerezza e di preghiera, una famigliadove la parola di Dio è di casa. Comincia a interessarsi attivamente all’Opera dei Congressi. Nel clima culturale del tempo, si impegnaperché i cattolici siano presenti nella società civile. In quel momento essi cominciano a formare associazioni a tale scopo. Il 29 giugno 1867, nasce la Società della Gioventù cattolica italiana, primo nucleo dell’Azione cattolica italiana e, dopo la parentesi per lapresa di Roma del 1870, si giunge al settembre 1875, quando, durante il II Congresso generale dei cattolici italiani, si fonda l’Opera deicongressi e dei comitati cattolici, il cui primo presidente è Giovanni Acquaderni, fondatore, con il conte Mario Fani, dell’Azione cattolica. Sulla scia di questa organizzazione, il 29 dicembre 1889 a Padova, viene costituita l’Unione cattolica per gli studi sociali, il cui pre-sidente e fondatore è proprio Giuseppe Toniolo il quale, nel 1893, dà vita alla «Rivista internazionale di scienze sociali e disciplineausiliarie». Toniolo elabora una sua teoria sociologica, che afferma il prevalere dell’etica e dello spirito cristiano sulle dure leggi del-l’economia. Nei suoi numerosi scritti, propone varie innovazioni: il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa dellapiccola proprietà, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi. Dal punto di vista religioso, è fautore di un’azione più incisiva deicattolici in campo sociale. Dal 1894 in poi, diviene uno degli animatori del movimento della “democrazia cristiana”. Difende il valoreeconomico-sociale della religione, conciliando così fede e scienza. Nel 1908, pubblica il Trattato di economia sociale. Porta avantila sua professione e la sua famiglia con fedeltà alla Chiesa, stimato dai pontefici del suo tempo. Preoccupato della guerra in corso,elabora uno statuto di diritto internazionale della pace che affida al Papa. Muore nel giorno dedicato alla Madonna del Rosario, cheegli è solito invocare ogni giorno. Le sue spoglie mortali riposano nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Pieve di Soligo. A Pisa la suacasa porta ancora intatti i segni della sua vita santa e operosa. Visse tra il Veneto e la Toscana, ma di lui si può dire, come di pochialtri che non appartiene solo a questa o a quella diocesi, ma all’intera Italia cattolica. È stato beatificato dal cardinale De Giorgi, il 29 aprile 2012, a Roma nella basilica papale di San Paolo fuori le mura.

• Che posto ha Dio nelle tue relazioni diamicizia e di amore? E che postohanno gli altri?

• Quelle che hai accanto sono lepersona giuste? Condivideresti conloro tutta la vita?

Signore, tu sei l’infinito amoresorgente di ogni vita, di ogni bellezza, di ogni bontà: da te vengono e a te ascendono tutte le cose.Posa la tua mano sul mio capo, o Dioperché il male e il caos che è in me non mi travolgano.

O Signore,tu che sei al di sopra di noi,tu che sei anche in noi,tu che io non conosco,ma a cui appartengo,fa’ che io segua fino in fondola via delle tue segnalazioni interioriin amore e pazienza, in fedeltà e coraggio,in rettitudine e umiltà, in quiete.

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testimone

per riflettere preghiera

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VIII TAPPABeati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli

Amare ci insegna che ogni storia, per trovare la sua misura e la sua giustizia, ha dei costi: non ci si ama senza prezzi piccoli egrandi, di pazienza, di incomprensione, di errori di cui pentirsi e chiedere perdono. La persecuzione (che per alcuni e in alcuneoccasioni è una vera persecuzione in senso stretto, di violenza subita, di carcere, di morte…) ha un suo volto quotidiano chetutti sappiamo e viviamo quando amiamo: uno storia con un altro, una giustizia e una verità costano care. Troppo facilmenteabbiamo un’idea “televisiva” degli amori: se ti amo tutto sarà facile, spontaneo, se mi ami non avremo problemi.Semplicemente non è vero: c’è un prezzo da pagare, come per ogni cosa preziosa; a volte anche un prezzo molto caro…ma compriamo davvero la perla preziosa.Così ci ama Dio in Gesù, ogni giorno della nostra vita e per sempre, con fedeltà…

Da La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla«Creare qualcosa che rispecchi l’Essere e l’Amore assolutoè forse la cosa più straordinaria che esista».

Alberto Hurtado 22 gennaio 1901 Viña del Mar - 18 agosto 1952 Santiago del Cile

Canonizzazione 23 ottobre 2005 Memoria liturgica 18 agosto

Dopo un’infanzia segnata dalla morte del padre quando aveva 4 anni, Alberto entra nel collegio Sant’Ignazio e vi resta fino al comple-tamento degli studi, nel 1917. Studia diritto nell’Università cattolica del Cile, coniugando bene studi e servizio degli altri, organizzando,assieme ad altri studenti, un consultorio giuridico per operai. Alberto vuole fare la volontà di Dio e prega molto fino alla scelta di entrarenel noviziato dei padri gesuiti. La prima parte della sua formazione si svolge a Chillán, poi a Corduba. Il 15 agosto 1925 diventa religioso gesuita. Tra il 1927 e il 1931 studia filosofia e inizia il corso di teologia a Sarriá in Spagna; continuagli studi a Lovanio dove, tra il 1934 e il 1935, discute il dottorato in scienze pedagogiche. Il 24 agosto 1933 viene ordinato sacerdote. Prima di ritornare in Cile, visita alcuni paesi europei, con lo scopo di studiarne le varie istituzioni educative e si adopera per la fondazionedella facoltà di teologia dell’Università cattolica del Cile. Il 22 gennaio 1936, a 35 anni, fa ritorno in patria. È professore di etica e so-ciologia. A Santiago, nel febbraio 1936, inizia il suo apostolato con i giovani, soprattutto nel collegio Sant’Ignazio e nell’Università Cat-tolica: promuove il servizio verso i più poveri e gli esercizi spirituali. Agli inizi del 1941, viene nominato assistente dei giovani di Azionecattolica di Santiago dove l’Ac era nata nel 1923 per impulso di Pio XI per una partecipazione attiva dei laici nella vita della Chiesa. Inseguito, viene nominato assistente nazionale della stessa gioventù di Azione cattolica. In questa veste, percorre il paese, organizzandogruppi e predicando esercizi spirituali. Il suo lavoro non sempre viene compreso e, nel novembre 1944, si dimette.Un mese prima della sua rinuncia, come lui stesso racconta, in una notte fredda e piovosa, lo avvicina «una persona povera che nonha dove rifugiarsi». Questo povero lo impressiona profondamente. Nasce così il Focolare di Cristo, El Hogar de Cristo, un’opera vivaancora oggi in Cile. Alberto vuole «restituire ai poveri la coscienza del loro valore come persone, della loro dignità di cittadini, piùancora, di figli di Dio». Il 13 giugno 1947, giorno del Sacro Cuore, insieme a un gruppo di universitari, fonda l’Azione sindacale ed eco-nomica cilena (Asich). Tra il luglio 1947 e il gennaio 1948, visita la Francia, Lourdes, la Spagna e partecipa alla Settimana degli assistentiecclesiastici della Gioventù operaia cattolica. Poi si reca a Roma e parla con il padre generale della Compagnia di Gesù, con monsignorMontini e viene ricevuto in udienza speciale da Pio XII, che gli offre tutto il suo appoggio. Non senza critiche, continua il suo impegno,fino a quando non viene colpito da una grave malattia, che lo porterà alla morte, da lui accettata con coraggio e abbandono in Dio. È stato canonizzato da Benedetto XVI, il 23 ottobre 2005.

• Hai mai pensato che costruire unastoria d’amore significa anche cercareDio e la sua giustizia?

Maria Santissima, aiutaci ad essere fedeli alla nostra ora.È un’ora “drammatica e magnifica”,piena di sfide e di speranze. C’è bisogno di fedeli laici che vivanola santità del proprio battesimo e l’impegno apostolicodella cresima, che vivano

con semplicità quotidianail mistero pasquale, che non abbiano paura della crocené del martirio. Che solamente vivano con la gioiadella santità nella comunione missionaria della Chiesa.

Card. Eduardo Pironio

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Veglia – Gmg Buenos Aires, 1987Invito ciascuno di voi personalmente a rivolgere una fiduciosa e sincera preghiera a Dio, comequel cieco di Gerico che disse a Gesù: «Signore che io riabbia la vista» (Lc 18,41). Che io veda,Signore quale è la tua volontà per me in ogni momento, e soprattutto che veda in cosa consisteil disegno di amore per tutta la mia vita, che è la mia vocazione. E donami la generosità per dirtidi sì e per esserti fedele nel cammino che vorrai indicarmi: come sacerdote, come religioso o re-ligiosa, o come laico affinché io sia sale e luce nel mio lavoro, nella mia famiglia e in tutto il mondo.

Ponete questa preghiera nelle mani di santa Maria, nostra Madre.Giovanni Paolo II

Gmg Madrid, 2011 Se rimarrete nell’amore di Cristo, radicati nella fede, incontrerete, anche in mezzo a contrarietàe sofferenze, la fonte della gioia e dell’allegria. La fede non si oppone ai vostri ideali più alti, alcontrario, li eleva e li perfeziona. Cari giovani, non conformatevi con qualcosa che sia menodella verità e dell’amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo.

[...] Cari giovani, per scoprire e seguire fedelmente la forma di vita alla quale il Signore chiamaciascuno di voi, è indispensabile rimanere nel suo amore come amici. E come si mantienel’amicizia se non attraverso il contatto frequente, la conversazione, lo stare uniti e il condivideresperanze o angosce? Santa Teresa di Gesù diceva che la preghiera è «conversare con amicizia,stando molte volte in contatto da soli con chi sappiamo che ci ama» (cfr. Libro della vita, 8).

Benedetto XVI

Angelus – Gmg Rio de Janeiro, 28 luglio 2013 Quando l’angelo Gabriele annunciò a Maria che sarebbe diventata la madre di Gesù, del Salva-tore, lei, anche senza capire il pieno significato di quella chiamata, si è fidata di Dio, ha risposto:«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Ma immediata-mente dopo che cosa ha fatto? Dopo aver ricevuto la grazia di essere la Madre del Verbo incar-nato, non ha tenuto per sé quel regalo; si è sentita responsabile ed è partita, è uscita dalla sua casa ed è andata in fretta ad aiutare la parente Elisabetta, che aveva bisogno di aiuto (cfr. Lc 1,38-39); ha compiuto un gesto di amore, di carità e di servizio concreto, portando Gesùche aveva in grembo. E questo gesto l’ha fatto in fretta! Ecco, cari amici, il nostro modello. Coleiche ha ricevuto il dono più prezioso da parte di Dio, come primo gesto di risposta si muove perservire e portare Gesù.

Ai giovani argentini – Gmg Rio de Janeiro, 25 luglio 2013Le beatitudini. Che cosa dobbiamo fare, Padre? Guarda, leggi le beatitudini che ti faranno bene.Se vuoi sapere che cosa devi fare concretamente leggi Matteo capitolo 25, che è il protocollocon il quale verremo giudicati. Con queste due cose avete il piano d’azione: le beatitudini eMatteo 25.

Francesco