ITINERARIC DELL'ISCLA DI SARDEGNA - ampcapocaccia.it · antichi geografi; ed d molto probabile che...

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In copertina: Anonimo, Fontana cagliaitana, 1'812 circa Alb"tt" D"11" Marrnora ITINERARIC DELL'ISCLA DI SARDEGNA VOI-UME SECONDO traJuzione " .rr.u Ji Maria Graziu Lo.roLi ILISSC

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In copertina:Anonimo, Fontana cagliaitana, 1'812 circa

Alb"tt" D"11" Marrnora

ITINERARIC DELL'ISCLADI SARDEGNA

VOI-UME SECONDO

traJuzione "

.rr.u Ji Maria Graziu Lo.roLi

ILISSC

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Capitolo W

storico dell'lsola, questa citt) sarebbe stata edificata dai Sido-ni; l'autore della cronaca aggiunge che Calmedia era bella edi considerevole grandezza. Nei primi tempi della Chiesa sot-to il regno di Diocleziano e sotto il governo di un praeses dinome Alburnio un gran numero di abitanti della citti avreb-bero subito il martirio, cosa che coincide col racconto del me-morialista citato sopra.

E ceno, aggiunge il canonico Spano, che in questa localitdesistesse una cittd che non pud essere che la Bosa uetus degliantichi geografi; ed d molto probabile che nel Medioevo abbiapreso i1 nome di Calmedia, ricordato nel manoscritto e citatoda diversi storiografi locali. Aggiungerd a mia volta che il nomedi Calmedia o Calameda d usato ancora ai giorni nostri per de-signare la valle in cui si trovano queste rovine e che nelle dueiscrizioni trasmesseci dall'anonimo di Bosa si oarla di una chie-sa costruita nel 1722 e di un'altra restaurata nel 1162; egli con-ferma anche la fondazione della chiesa di San Pietro nel 1073.La citti di Calmedia doveva essere ancora in piedi e la sua de-cadenza deve rapportarsi a un'epoca posteriore a quelle inquestione. Ora, siccome i Malaspina fondarono la nuova Bosanel 1112, d chiaro che mentre si edificava quest'ultima \a pnrnaesisteva ancora. A maggior ragione credo quindi che quei no-bili marchesi italiani si siano limitati anzitutto a erigere un ca-stello destinato a difendere I'imboccatura della valle e chiamatopercid Serravalle; solo gradualmente e a distanza di tempo gliabitanti di Calmedia si trasferirono dall'altra oarte del fiume.E se, diversamente dalle abitudini dell'epoca, cosr' facendo siar.wicinarono al marc, fu sia perch€ avrebbero avuto meno datemere che in passato gli attacchi dei Musulmani, sia perch6,andando a stabilirsi pii vicino alla costa, risultava loro pir) faci-le dedicarsi al commercio. con la Drotezione del castello.

Si leggerd in un altro capitolo quanto riguarda le comuni-cazioni che adesso si svolgono lungo la grande strada nazio-nale tra Bosa e Macomer. Per non interromDere l'esolorazionedella costa occidentale, I ' i t inerario proseguird lungo la costafino alla citD di Alghero, a 35 chilometri di distanza in linearetta da Bosa verso nordovest. A tale scooo si lascia la cittd

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ITINERARIo DETL,ISOTA DI SARDEGNA

dalla parte opposta al fiume e subito si trova una strada abba-st^nza ripida che bisogna risalire per pii di mezz'ora; poi ilcammino si divide in due: uno prosegue nella stessa direzio-ne e conduce a San Cristoforo di Montresta; l'altro si dirige aovest dalla parte del mare.

Prenderemo prima quest'ultimo, come per arrivare alla co-sta, ma tenendoci sempre a un'altirudine di circa 200 metri sul li-vello del mare. Si lasci sulla sinistra i1 capo Marargiu e si passa aipiedi di un monte dalle forme singoiari, il Monte diTaratta. La ci-ma di questa montagna, chiamata Sa Pittada, d a7l9 metri sul li-vello del mare; si compone di due vette gemelle, rotondeggiantie in gran parte coperte di bei lecci che formano anche la forestavicini; In questo posto doveva tenersi un tempo un deposito dineve, dal momento che vi si d conservato il toponimo Sa Neuie-ra. La cima d I'babitat favorito e abituaie di una grande quantiDdi awoltoi che h nidificano e passano le ore della giornata ne-cessarie alla digestione quando sono ben sazi; io non ne ho maicontato meno di una quarantina ogni volta che ci sono passatovicino: e devo afiunettere d'esser stato sempre alquanto scorTettonell'andare a disturbarli a colpi di fucile nella loro fortezza. Aypartengono alle due specie di ar.woltoi, Accipiterfulutts e Accipi-ter cinereus,la prima conta un maggior numero di individui.

E facile descrivere la narura geologica dei monti deila zo-tts:17, perchE, ̂ partte dal punto in cui si arriva a Bosa dallastrada nazionale, dopo la discesa di Suni fino alla Scala pic-cada, molto vicino ad Alghero, il terreno non cambia na|t)raid sempre la stessa roccia delle isole di San Pietro e di Sant'An-tioco e di molte altre iocalitd dell'Isola, che ho chiamato tra-chite antica per distinguerla da un'altra pii recente. Questatrachite E una roccia d'origine ignea, gran parte della qualesembra ruftavia essere stata compressa e rimaneggiata in unliquido; di conseguenzaha assunto forme curiose in banchi opiani paralleli, e l'aspetto di tufo o di argillolite; i banchi sonostati poi ricoperti da una colata di lava feldspatlca: rutto cid d)ai monti delle forme a tefiazze e scale.

317. Viaggio, vol. III, pp. 186-187, fig.94

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CaPitolo W

Dopo aver fatto il giro della Pittada, a occidente si pene-

tra in un terreno boscoso, ai piedi di un grande monte an-

ch'esso a tercazze, detto Monie Manno, ciod "Grande"; i i l

pir) alto di tuttct il sistema e ad ovest degrada sul mare Da Ii si

oassa in una valletta con boschi di lecci e qualche quercia or-

dinaria; il luogo si chiama Minutadas, dal nome di un antico

villaggio gid distrutto ai tempi del Fara E ancora in piedi Ia

chieii ai San Michele, di cui dice lo storico: Oppidumque Mi-

nutades, ubi est insigne templum Sancti Micbaelis de Turri-

gbesos in iisd'em codicibus menxoratum3ls. Anche in un altro

f,unto egli cita il villaggio di Minutadas, al quale dd il nome

"lt..tt"ti ro di Alimotasa (Alintotasae seu Minotate)319; infine

dice che oeir 1435 il paese fu donato in feudo a Bernardo Sol-

lera per i servigi da lui resi durante l'assedio di Monteleone'bu qt,"tt" .egione si giunge, semPre su un terreno bo-

scoso e disabitato, ai piedi del Monte Cuccu, che sembra da

identificare con il Monte Curteo del Fara, e da li, senza che

cambi la natLlra del suolo, si arriva infine in un altipiano da

cui comincia una discesa ripida e molto faticosa, detta Scalapiccad.a, che conduce ad Alghero. Dalf inizio della discesa,

iontano pii di cinque chilometri dalla cittd, si schiude una vi-

sta imponente, che costiruisce un piacevole diversivo rispetto

alla monotona solitudine della regione che si d percorso per

otto ore di seguito. Da questo punto si vede la citd di Alghe-

ro su una specie di promontorio circondato per tre quarti dai

mare e uniio con un istmo a una magnifica pianura, coltivata

come un giardino e in parte coperta di olivi Pii lontano, su

un altro piano, si distingue molto bene tutta l'entrata e il fon-

do dello splendido Porto Conte, affiancato a ovest dal colos-

sale capo Caccia, dar pendii ripidi, mentre a est si erge 1l

Monte Doglia, dalle forme rotondeggianti. Ma per ora fermia-

moci in cima alla Scala piccada, dove ritorneremo subito,

dopo aver percorso l'altro cammino che avevamo lasciato a

un'ora da Bosa.

318. G3T9, G

F. Fara, De Chorograpbia Sardiniae, cit., p

F.Fara, De Rebus Sardois, cit., P 302.

7<O

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Caqitolo W

altro alloggio accettabile, ero costretto a bussare alla porta diun'altra classe di feudatari ancora intrisi di spagnolismo. Nonche marchesi, conti, baroni non mi riseryassero l'ospitalitd conla stessa cortesia e la faciliti che E caratteristica di rune le classisociali dell'Isola nel momento in cui ricevono un quaiunqueospite sotto il loro tetto; ma non mi riusciva di trovare in loro lacordialid e la franchezza cametatesca e soDratfutto alla manodel conte deila Minerva; a questo proposito dird che un giorno,dooo avermi accolto e sistemato come se fossi io il oadrone dicasa, si fece aiutare a montare a cavalIo, gottoso come era, sene andd a caccia, e non ritornd che a sera. Dagli altri, al contra-rio, non mi sarei porLlto sottrarre a un cerimoniale affettato; ingenerale, non capivano troppo bene lo scopo dei miei viaggi,delle mie ricerche, delle mie fatiche. Ai loro occhi ero uno diloro, che pii o meno infrangeva le regole; percid mi goardava-no con un senso di compatimento, quando mi vedevano corre-re, tutto sudato,

"ppr.so a una fariaIla, sezionare e preparare

un uccello, tagliare delle pietre, riempire ia borsa, e soprattuttoportare costantemente da me, sulle spalle, il mio fragile e in-gombrante barometro. Il solo merito che potessi avere agli oc-chi di qualcuno di loro era di avere dei parenti a Corte e di por-tare il nome di uno dei loro antichi vicer€!

II cammino che conduce da Vilianova Monteleone ad Al-ghero passa per \a Scala piccada, dove ho interrono la descri-zione dell ' i t inerario compiuto in precedenza; vi si arriva inun'ora di strada, da una regione molto accidentata e su unsuolo trachitico che forma pianoi e tenazze. A ovest dell'ulti-mo altipiano, quello da cui parte \a Scala piccada, sulla costasi vede una torre abbandonata dena "di Poglina", e non lonta-no da li c'd un'ansa presso la quaie sorge la chiesa rurale dellaSperanza. La piccola ansa d precisamente il luogo d'apprododei pirati barbareschi che nel 1582 sorpresero il villaggio diVillanova e che furono sbaragliati vicino alla chiesa da Pietrodi Boyl. Sempre in questa zona un certo signor Terraneo di Al-ghero una ventina o trentina d'anni fa raccolse dei campioni diuna concrezione di calcedonio bluastro a forma di stalattite estalagmite, di grande bellezza; d lui che ha fornito i magnifici

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ITTNERARTo DELL'lsoL{ Dl SARDEGNA

irarnmenti che si ammirano nei musei di cagliari e di Torino e

quelli spediti ad analoghi Istituti all'estero' Alla sua morte, egii

t, potLto nella tomba il segreto che .manreneva attorno al

luogo preciso in cui trovava quelle belle concrezioni silicee. '

pe#tt.o, in questa localiti335 d possibile trovare altre concre-

zioni della stessa natura senza the perd abbiano ia magnifi-

cenza di quelle raccolte dal signor Terraneo'Discendendo la Scala piccada ci si trova sul cammino

da Alghero a Valverde, dov-e c'E una specie di santuario *9L r.,to pJpolare nella zona' Una volta esisteva anche il villaggio rr

ornoni-o, che adesso tende a rinascere' La chiesa d dedica-

ta alla Yergine Maria e dipende dal capitolo di Alghero; vi si

ceiebra tut"ti gli anni una festa molto fiequentata, soprattutto

dalla gente Jella cittd che dista solo sette chilometri ed d

collegita per mezzo di una strada in pianura L'estremitd in-

feriol d€lla Scala piccada raggiunge la strada alia metd cir-

ca della sua lunghezza, per cui, dalla fine di questa faticosa

discesa e fino ad Alghero, ci sono appena quattro chltometrl

di distanza.Fino a tempi assai recenti Alghero d stata la sola fortezza

esistente nell'lsola, ma da una decina d'anni la si d quasi com-

pletamente sguarnita, privandola anche del personale d'arti-

glleria che vlera destinato in passato Aggiung-erd ̂ che una

ipecie di galoppatoio che faceva parte delle fortif icazioni

"rt"..r" fu'in parte demolito per farvi passare una strada e

creare una comunicazione laterale delia porta dei mare con la

campagna. La cittd d circoscritta nell'area di una penisola; a

est d c5llegata alla terta mediante un istmo abbastanzalargo;

la parte della ciui b^gnata dal mare d protetta da bassifondi e

da scogli a fior d'acqua, talvolta emer$enti: d accessibile alle

navi e llle piccole imbarcazioni solo dalla parte del molo, for-

tificato con bastioni La parte rivolta a lerta d ugualmente

inforzata con bastioni e protetta da un fossato e da un'opera

avanzata; tutta questa parte della citta d dominata dalle colli-

ne vicine e soprattutto da quella detta di San Giuliano'

C'apitolo W

. Se questa piazzaforte, che Cado V defini bonita por mi fe,y bien asi.entada("buona, in fede mia, e molto solidaD, porJ*avere ai suoi tempi una certa importanza, questa d notevol_mente.diminuita per i progressi che ha fano e continua a fareogni giorno l'arte della guE.ra, soprartuno percid che riguardale bocche da fuoco. Senza dubbio d per qir"rto motivo che ilGoverno l'ha, per cosi dire, abbandonata'a se sressa; tuttaviasarebbe prudente mantenere nell'Isola una postazione in cui ri_fugiarsi nel caso di un colpo di mano, ,ron iJrr,^tt o .t

" p"i r^i_vare l'onore delle armi e quello della tandierla naztonale.per ta_19 ragione penso che sarebbe prudente non abbanere le mura,della citD e che sarebbe oppofuno adeguarla, in caso di neces_

:lA, " r:ry[" da rifugio alleiutoriri e agTi archivi, arto .n" runtr resro ctefi Isola sarebbe alla merc6 del prrmo occupante,

Alghero ha soio due porre, una cii reffa e t,atti ii-lmar.; tuprima si trova ad est, l,altra a nordovesr. euella di terra da'ai_cesso a una delle strade pii lunghe, rettiliirea e in discesa ver_1o..il

marl,c.on una pendenza aZsai dolce; le ult.. ,ono q,rarirutte parallele o perpendicolari a quest,ultima, di modo.t-r" t"crita e attraversata abbastanza regolarmente da vie in granparte reftilinee. Le case sono costruite abbastanza bene]manonostante i prog.ressi fani da quando la conosco, anche sottolit?i?.ir,p^"i:.della

pulizia ta cittA d lonrana dall,aver raggiun_ro rr lrvello otrimale al quale potrebbe arrivare.

Per esempio, d interamente lastricata con pietre, quasi tut_te ovali, conficcate in terra solo a meta, per cui l,aitra met).sporg.e, a disperto della sabbia che vi si aggiunge sopra ma:T-1ll

prima pioggia un oo' forte viene f,onuru via, cosi la_scranoo Woti gli spazi ta le pietre; c\ come se si camminasse

::"::Ii ?l"j:ifi:oo. piantate net senso det toro asse maggiore.

"ssenoo 'e strade quasi tutte orzzontari ed essendo Ie altle so-lo leggermente inclinate, non ci sarebbe niente di pii facileche provvedere Alghero di una parrient-^zione f-atta congranol iastre o con sanpietrini tagliati espressamente. Cid che

191tt" si fa a Cag.liari,.dove si lasilica ."rir"npi"t.ini o lastroni

cr grantto te strade del Castello, molto pir) in pendenza rispet_to a quelle di Alghero, dovrebbe indurre il Comune a segulrne335. Viaggio, vol. III, PP 67-187

L / )

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Ilxtne-ruo DELL'ISoLA oI S,+noecNa

l'esemoio. Ma si did: nei dintorni di A-lghero non c'e il granito,

mentre Ie citta di Cagliari e di Sassari ce l'hanno nelle imme-

diate vicinanze, la prima alla Torre del Mortorio, I'altra all'Asi-

nara. Non consigiierei agli Algheresi di servirsi della roccia tra-

chitica ordinarii (che hinno a San Giuliano), ma vorrei che

Dtovassero con i'arenaria secondaria quarzosa' di origine giu-

iassica, che compone quasi interamente il Monte Gena a 15

chilometri dalla cittd. Si potrebbe anche provare l'arenaria del-

le assise superiori del Monte del Caporone, che d vicino al ma-

re e ai cui piedi si trova un piccolo approdo detto "Porto Fer-

ro", con la sua torre spagnola, Se, cosa di cui sono pressoch€

sicuro, nei diversi strati ai questa montagna si trova ogni for-

ma di arenaria quarnfeta. in pafiicolare un banco.pii duro di

quello della parte inferiore336, non dubito che per la pavimen-

tizione delle vie questa arenaria risulterebbe molto pii adatta

del granito, in quanto molto meno scivolosa per i cavalli'"Dato

che stb proponendo dei miglioramenti ai responsabi-

li dell'edilizia ad Alghero, mi permenerd inoltre di richiamare

la loro attenzione sull'acqua potabile; quella che si beve in

citti d piovan a, raccolta in cisterne, ed d impossibile .sperare di

trovare buona acqua sotterranea in pozzi arlestani E vero co-

munque che, a un quarto d'ora di distanza dalla Porta di Ter-

,u, .'e r.rrr^ sorgente d'acqua eccellente e abbondante, detta "il

Cantaro": .toJho misuralo il livello relativo aile due localiti,

per sapere se l'acqua della sorgente potrebbe arrivare da s€

in citti; d certo perd che con una macchina di piccola poten-

za e un serbatoio di meno di otto o dieci metri di altezza sr

potrebbe trasportare l'acqua del Cantaro-dentro I'abitato, e

lnche impiantare delle fontane a zampiIlo. Per quanto sia

molto abbondante, questa sorgente non sarebbe in grado di

darc alla cittd dei getti d'acqua continui per cui si dovrebbero

collocare fontanelle del t ipo a colonna con rubinetto, che

permetterebbero di reintegrare di notte il consumo d'acqua

iano nel corso della giornata; si potrebbe in questo caso for-

nire anche l'acqua afle navi, che sono costrette ad andare a

Capitolo W

rifornirsene lontano. I vantaggi che ne risulterebbero per l,igie_ne e la salute degli abitanti sono facilmente inruibili.

Aighero d i l capoluogo della provincia e della diocesiomonima, ed d sede di un comandante militare Drovinciale:quanto all'amministr azione giudiziar ia, dipende dil Trlbu naledi Sassari. Naturalmente ospita un capitolo e una cattedraleche allo stesso tempo funge da parroc-hiale. La chiesa d stataquasi integralmente ricostruita e restaurata, ma il coro d anco_ntale e quale era una volta nell,antico edificio dei Doria. Le fi_nestre a ogiva con arabeschi e fogliami datano certamente apartire dal )OI secolo337. All,esterno dell,abside si vede ancoraIo scudo dei Doria, con un'aquila eseguita nello stile dell,epo_ca. Il resto della canedrale d pii recente; vi si contano sedicialtari..Fra i pii notevoli sono anzifutto I'altare maggiore, quel-lo del Santissimo Sacramento, in marmo biancoZ forma ditempio con colonne, e quello della cappella di San Filippo. Sipud ammirare anche il puipito in marmo e sopratrLrtto il-mau_soleo del duca di Monferrato, morto ancora giovane nel 1799,quando era governatore della provincia e della citt) di Sassari;anch'esso marmoreo, comprende figure allegoriche di esecu_zione abbastanza buona. Il campanile della cattedrale, antico,d altissimo, motivo per cui sono salito spesso in cima durantele.mie operazioni trigonometriche; la vista d perd piuttosto li_ffitata, perch€ si ha da una parte il mare mentre'da\I'altra, eciod ad est, si elevano non lontano dalla citti le colline che se_parano il territorio di Alghero da quello di Sassari.

Oltre alla cattedrale, nella cinta della cittd sono comDresemolte chiese, alcune delle quali non sono prive di interesse: ci_terd quelle del vecchio collegio dei Gesuiti, di Sanu Croce, cheun tempo era una sinagoga ebraica, e della Misericordia. primadell'ultima legge sui conventi, ce n,erano otto ad Alghero e duefuori, uno dei quali era il Convento dei Cappuccini'che si rovavicino ai mare, a un chilometro dalla cini in direzione nord.

Nell'abitato sono compresi un piccolo teatro e un casinddi leffura; il vescovado non ha niente di notevoie, eccettuata

336. Viaggio, vol. III, P. 70. 337. Viaggio, vol. III, p. 142, fig.64

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IINERARIo DIILL'lsolA Dl SARDEGNA

una r:iazza abbastanza r"gol^it sul davanti Di fronte all'epi-

scooio c'E una casa di atpttto abbastanza piacevole che mi

ha lasciato un cttrioso ricordo'Tra le cuindici o sedici volte, almeno' che sono stato ad

Alshero, di sicuro ho alloggiato a due riprese in questa casa'

i;?;i;; t"r"i-s1q, l, seconJa nel 1855: sono precis-a-meit:.fl]tu.r.,i d"l mio primo e del mio ultimo viaggio nell'Isola L'ultl-

-ulrottu ci andai perch€ vi si era aperto un albergo' sul meri-

to del quale d inu-tile che mi soffermi; ma quando vi alloggiai

nel 1819 rni accadde ben altro.Allora mi occupavo in particolare di ornitologia' e visitavo

il paese da rurista; mi ero unito ad uno scienziato norvegese' il

o.Lf.rro. Keyser di Cristiana, venuto nell'Isola per i sttoi studi

ii g"tf,rgl". iia il mese di aprile; eravamo partiti da Bosa e do-

Do una qlornam tremenda i cavallo, passando per Minutadas'

;;J;#; ad Alghero al rramonro. Siccome allora ia cind era

considerata alla itregua di una piazzafotte, fummo invitati a

Dresentarci imme<liatamente dal governatofe; il mio compagno

ii "1"ggio

in qualitd di straniero, io come militare' Furnmo rice-

*lti .6iai^ttnente, poi dopo le formule d'uso il governatore ci

chiese se ci fossimo procurati un alloggio, cosa che ci era stato

i"'rp"iiUtf. fare e chl sarebbe stata difficilissima, perch€ allora

i, .i ta di Alghero non era doata, pit di quanto non lo fosse

Caeliari, di rin albergo. Siccome dal governatore era in visita

-Ffr" ""

^U"r", egli"fu pregato di volerci gentilmente accoglie-

re a casa sua. L'a6ate, Che .ra arciprete di un'altra diocesi' ma

nativo di Alghero, e proprietario della casa in questione' ac-

cettd volentiEri, ci conduise a casa sua, ci assegnd Llna camera

plr.i"t.ttto, e dopo aver dato le disposizioni perchd ci siste-

massero converuentemente e c1 preparassero il letto' ci disse

che il governatore ci aspettava all-e nove per la cena: ci augurd

la buona notte e ,.o-p"-". Questo annuncio ci fu fun'altro

che gradito, perch€ dopo aver fatto dodici ore di viaggio a ca-

vallo] avendo ingerito iorne unico alimento del pane inzuppa-

to nel caffe prepirato sotto un albero con una macchina ad al-

.tol, urr",rr-o bitogtlo di mangiare immediatamente qualcosa

cli solido e di coricarci. 11 mio compagno di viaggio' che nei

Capitolo W

confronti deile autoriG, militari sarde non era tenuto alle miestesse formaliti, dichiard di non accettare i'invito; mandd subi-io a comprare pane, formaggio, frutta e vino, e mangid, bevettee se ne andd a letto. Io non osai fare altrettanto; i riguardi chenella mia qualiti di semplice capitano33s credevo di dovere al-l'invito del signor colonnello govematore non mi permisero,con grande rarnmarico, di prendere la stessa decisione. Dovettiobbedire e, mentre ii mio compagno si rifociilava a piacere, ri-rar fuod il rasoio, lavarmi, indossar I'uniforme e aspeftare concalma le nove. Alle nove in punto mi recai dal governatore, manon era in casa; tornai alle dieci, poi alle undici, stessa risposta;finalmente, yerso mezzanotte, ci andai di nuovo; mi feceroaspettare in strada prima di aprire, e ancora di pir) nell'antica-mera, perch€ il governatore stava andando a dormire; poi ar-rivd, col berretto da notte in testa, in pantofole e vesraglia, perchiedermi con aria sorDresa cosa volessi a un'ora cosi insolita:una vergogna infonda{a e sopraffutto l'abitudine al rispeno deimiei superiori mi impedi di dirgli francamente di cosa si trattas-se; dissi soltanto che mi avevano mandato a chiamare a suonome e mi congedai facendogli le mie scuse.

A casa dell'arciprete dormivano rufii; nrfte le pone interneerano chiuse; andai ancora un istarlte in cittd per cercare dicomprare del pane, perch6 il mio compagno e il mio cane dacaccia avevano divorato fino all'ultima briciola e ronfavanotutti e due tranquillamente; le botteghe erano chiuse; comeero uscito, cosi ritornai. Che fare? Dovetti andare a dormire,senza che dalle dodici del giorno prima mi fosse entrato incorpo il minimo alimento, e al cattivo umore di un uomo affa-mato si aggiungeva il dispeno d'essere stato forse ingannato,o dal canonico che non volle invitarci a cena come si usa, odal governatore. Il fhtto d che passai, come si dice, una nottein bianco, nonostante ia grande stanchezza della cavalcatadel giorno prirna. E siccorne nella stanza c'era soltanto una

338. Nel 1819 ero capitano dei Granatieri alle Guardie, non essendo sta-to ancora destituito, cosa che avvenne nel 7822 per la piega assunta da-gli awenimenti politici in Piernonte.

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IlxEnearo Df:LL'lsot-q. ol SeloecN,q

caraffa d'acqua, messa sul comodino, cercai cli tanto in tanto

di calmare le crisi e Ie proteste del mio stomaco introducendo-vi dei sorsi d'acqua come riempitivo. Al primo apparire del-

l'aurora, mi vestii e uscii in cerca di un qualche venditore di

pane, ma trovai qualcosa solo moito tardi; infine, dopo aver

prolweduto al piripressante dei bisogni, inzuppando unpo'.il

bane nel resto della caraffa d'acqua, corsi a svegliare il mio

itloruegese e, ridendo e bestemmiando come un soldataccio,gli raciontai la mia meschina awentura. Facemmo immedia-

iamente e senza far rumore seliare i cavalli, e uscimmo lnsa-

lutato bospite, in modo che mentre il padrone di casa e i suoi

dormivano, noi eravamo gii in cammino per Sassari, non sen-

za ^ver mandato al diavolo il signor arciprete V., in compa-

gnia del signor governatore S.!Oltre il palazzo del vescovo e alla cattedrale, ad Alghero,

come d giusto, c'd un seminario. I1 municipio non manca di in-

teresse, sopramlfto esternamente, ma la casa vicina, che certa-

mente non brilla per la sua architetnlra, conserya ancora oggi

un ricordo storico. Una volta eta i palazzo d'Albis, ora apparte-

nente agli eredi del conte Maramaldo della Minerva, di cui hogid detto; qui si conserva la memoria del soggiorno di Carlo ̂ Viuando visitd, nel 1541',Ia sua cara cini di Alghero. I fani verifi-

iatisi durante le due giornate 'metd festa meLi saccheggio', co-

me dice il Valery, hanno un sapore d'epoca tutto particolare.Il primo pensiero dei cinadini d'Alghero all'annuncio del-

l'arrivo del sovrano fu di raccogliere la maggiore quantiti possi-

bile di viveri da mandare in dono alla flotta che accompagnavaI'imperatore; prima di sbarcare il principe accettd una battuta di

caciia sul vicino Monte Doglia, dove subito un cinghiale ebbeI'onore di perire per le sue auguste mani. Dopo tale exploit si

diresse in cini, ma prima ancora volle fare con la nave i-l giro

della parte coi bastioni che di sul mare Davanti al molo erastato predisposto un ponte mobile perch6 Sua Maest) Imperia-le potesse scendere comodamente a terra, e lo si era addobbatocon ricchi drappi. Le persone che aspettavano ii principe, inquel luogo, credettero che avesse f intenzione di sbarcare in un

altro pr-,nto della riva, e per un istante si spostarono da li; allora

Capitolo W

i soldati imperiali, si precipitarono sul ponte, lo spogliarono e siponarono via tufti i tendaggi che lo ricoprivano e l,ornavano. Lascena non solo non fece adirare Sua Maest), ma anzi la divertimolto.. Il principe montd subito dopo su un magnifico cavalloche gli era stato appena offerto e con il quale feJe ail,interno ilgiro delle fortificazioni; poi entrd nela Casa in questione, cheallora apparteneva a un certo pietro de Ferrera. Li, essendosiaffacciato a una finestra che dd su una piazza, Carlo fu l,allegrotestimone di una scena, degno complemento di quella del sac_cheggio del ponte, che l'aveva divertito tanto. Loid"ti spagnoli,scesi a tena con l'imperatore, si misero a inseguire e a-t frlzatecon le spade, sotto i suoi occhi, gli animali che erano stati nunitinella piazza e neile vie adiacenti; cosi, tutto il bestiame che erastato destinaro in dono allaflotta fini sprecato daunasoldatagliasfrenata e avida di saccheggio, libera di commettere quegli"attidi barbarie davanti agli occhi del sovrano. Si racconta inoltreche un ufficiale deiia corte dell'imperatore si rivolse al suo si-gnore per sapere se fosse permesso togliere dalle pareti le ric-che tappezzerie di seta che decorava.rJl'inte.no delia casa do_ve era stato.ospitato, e si aggiunge che Carlo V, rivolgendosi almagistrato che l'accompagnava, gli disse ridendo: ,,Juiado, miraque no bagan dafios estos luegos" ("Giurato, stai attento chequesti luoghi non abbiano a soflfrire alcun danno,)339. Tali eranoaliora I'estrema indulgenza dei capi, a partire da quello supre_mo, e la licenza delle truppe imperiali.

Non appena una simile scomoda Maesti fu partita, Ia fine_stra in questione venne accuratamente murata, come d ancoroggi, perch€ non venisse profanata da altro mortale. La casa incu per quarantott'ore soggiomd il principe, da allora fino a tem_pi,abbastanza recenti, ha goduto Oet atido d'asilo. Una catena diferro, con due paracarri piazzati davanti alla porta d,ingresso deipalazzo, serviva da confine e da rifugio alil persone ricercatedalla giustizia o sul punto di essere arrestate dalle forze dell,ordi-ne; iI tempo ha fano tinalmente sparire tutte queste idiozie.

339. G.,Manno, Stona di Sardegna, cit., vol. II, pin Sardegna, cit., p.243.

166 ss.;Valery, Viaggio

278 )7q

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ITINERARIO DELT,ISOLA DI SARDEGNA

Sul bastione affacciato sul porto, ad Alghero, c'e una ter-razza dove sono stati piantati degli alberi e dove gli abitanti sirecano a passeggiare. La passeggiata fa quasi il giro dei ba-stioni, all'altezza delle batterie. Ad est si trova la torre delloSperone, molto antica, anche chiamata torre Sulis. E il nomedi un sardo che prese parte ai moti politici del 1794; egli fu ilreggitore e I'arbitro dei destini dell'Isola fino al1'arrivo dellacorte di Sardegna nel 1799; nonostante le sue convinzionimonarchiche, i nemici riuscirono a rovinarlo; fu presto rin-chiuso nella torre in questione, dove rimase prigioniero permolti anni; in seguito fu esiliato neil'Isola aela tvtiaaalena, difronte alla Corsica, dove mori in etA. avanzatissima.

Il porto di Alghero non d fra i migliori; pieno di scogli e dibassifondi, d esposto ai venti e al mare forzaT di ovest e di nor-dovest; non d quindi troppo frequentato dalle navi di una cer-ta stazza, sia a causa di quanto appena detto, sia perch€ daqualche anno subisce ia concorrenza di Porto Torres. In cam-bio vi abbondano le piccole imbarcazioni, soprattutto quelleche si occupano della pesca del corallo, di cui questo mare dricchissimo; nella stagione adatta, ci sono anche i pescatori disardine. In certi anni si sono contate nel porro pii di trecentobarche coralline di diverse nazioni. In generale, i pii numero-si per la pesca del corallo sono i napoletani; vengono poi i to-scani, i genovesi e gli algheresi. Il porto, quando tutte le bar-che vi sono riunite, assume un aspetto molto animato. Ma lospettacolo pii suggestivo ha luogo il sabato sera al rramonro,quando le si vede, con le loro vele latine, accorrere tutte daidiversi punti dell'orizzonte e dirigersi in massa verso il porto;vi rimangono una parte deiia domenica e ne ripartono la serastessa per trovarsi l'indomani, allo spuntar del giorno, ciascu-na al proprio posto di lavoro. I diritti riscossi su queste barchea favore della citt) costituivano una rendita abbastanza im-portante per il Comune; ignoro cosa ne sia adesso.

Quanto alla pesca delle sardine e delle acciughe che si fain questi mari, essa d meno remunerativa e soggetta a fasi dialterna fortuna a seconda degli anni; il rendimento di queiladel corallo d invece Diu c-r meno cosranre.

Il pesce di mare viene pescato quasi tutto dai napoletanimentre quello del vicino sragno dai iocali; i pescatori riforni_scono abbondantemente il rnercato di Algirero; posso artesta_re.inoltre che, negli Stati sardi, il mercato?ei peici di Aigherod in proporzione il meglio fornito, e quello in cui quesio ali_mento d pii abbondante e a buon oreizo.^ ,Un a l imento vegeta le che s i consuma anche a l t rove in)ardegna, ma che d partic.olarmenre apprezzato dagli alghere_si, consiste nel cuore della palma lanvs+o abbon-iantissimonei dintorni della cittd, dove gli si di il nome di margaghi;senza arrlare a consigliarlo come una squisiterru, igg:i"n_gerd soltanto che lo si mangia alla fine dell,inverno e ai,iniztodella primavera.

Jl 1-: di AJghero sembra provenga da aliga (,,alga, erbamarina"), che sarebbe sraro rrasformat6 in szninir"Vlii"i"dellAIga"), che d il nome delia citti nella lingua d'ei paesani ieldrntomi. Costoro padano ordinariamente liai"tetto sardo delLogodoro, un po, alterato; ma gli abitanti della cittA, ,..rr"

"r_sere ormai dei Catalani ,.purosangue", ne hanno nondimeno

:,t::"^11:? il,linguaggio piD o meno inratto; d questa lingua,

clrcoscntta alle mura di Alghero, _che parlanoira loro,"purcomprendendo e conoscendo tutti la lingua sarda.

Alghero ha dato i natali a moite p"".rorr. che si sono di_stinte nelle lettere e nelle scienze, ma siccome non ho inten_zione di palay qui degli aurori defunri, sui quali sl posso.,tconsultare Valery e le opere dei biograii sard^i, ml limiterd aolre cne quesra cittd d patria deil'iliustre autore derla storia ctiSal.degna, pii volte da me citato, il barone Giuseppe Uun"",collega in Senato e all,Accademia delle Scienze di^Torino, pri_mo Presidente della Corte di Cassazione del Regno.. .

La storia di Alghero occuperebbe troppo spazio, se doves_si riportarla per intero e _con tutti i particolan per cui ne dardsolo una sintesi. La cittd fu fondata nei 1102 a"i Oo.i", se.o.r-do il Fara. Nel 1283 Andreotto Sarracino I'assedio con l,aiuto

Capitolo W

140. Cbamaerops bumilis L.,,,palma nana,, o ,,palma ventaglio,,, in sardopalmitzu.

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I11NERARTo DELL'ISot-4. DI SARDECNA

del giudice d'Arborea e in capo a ventotto giomi gli assediati

.uoiiol"to.to. Nel 1345 Ia fortezza, come anche Castelgenove-

t"j ..u occupata dai Doria. Nel 1350 Nicold Doria e i suoi rifiu-

tarono la pace con I'Aragona e chiesero aiuto alla repubblica

di Genova che invid loro un governatore. Nel 1353 ebbe Iuogo

la grande battaglia navale nelle acque di Porto Conte, vicino

adalghero, tra Nicola Pisano, ammiraglio delle forze venete

congiunte a quelle aragonesi comandate da Cabrera, e Antonio

Gririaldi, ammiraglio genovese, che subl una disfatta e riusci a

malapena a mettersi in saivo con alcune galere; poco tempo

aopo (ii 7 marzo) la piazzaforte si arrese agli Aragonesi' Nel

mese di dicembre delio stesso anno, quando Mariano d'Arbo-

rea si alled con gli algheresi ribellandosi al vicerE Cabrera, alla

Dafienzadi quesl'ultiiro rufti gli Aragonesi che si trovavano nel

oresidio furono eliminati. Nel 1354 la cin) fu assediata per ma-

i" . p". terra da Pietro IV d'Aragona detto."il Cerimonioso";-" dr.,t".tt" l'assedio Cabrera mori mentre il re, sua moglie e

una gran parte dei suoi si ammalarono di febbri malariche' Sic-

com6 l'asiedio si trascinava a lungo soprattutto per la forza di

resistenza degli assediati, in capo a quattro mesi si arrivo a un

accordo in viii.i del quale ia citti di Alghero avrebbe aperto le

porte alle truppe del re; fu anche convenuto che gii.abitanti't.oppo manifbitamente partigiani dei Genovesi avrebbero Ia-

sciito Ia cittd; il re cedette al giudice d'Arborea e a Matteo Doria

molte fortezze tra cui quelle di Monteieone e di Castelgenove-se, e si ritird con la moglie a Sassari per curarsi dail"'intempe-rie". Al posto dei vecchi abitanti, insedid ad Alghero una colo-

nia di iatalani, ed d da quell'epoca che li si parla la lingua

catalana. Nel 1355 Pietro il Cerimonioso venne in visita alla

nuova colonia e s'imbarcd ad Alghero per recarsi in seguito a

Cagliari. Nel 1374 Brancaleone Doria, che si trovava nella piaz-.

tu{ott ,la difese validamente contro quaranta navi genovesi

assoldate da Mariano d'Arborea. Nel 1391, di nuovo, si evacua-

rono dal presidio tutti i Sardi che ci vivevano e furono lasciati

solo i Catalani. Nel 1392 Lo stesso Brancaleone Doria che ave-

va difeso Alghero contro il giudice d'Arborea, essendo divenu-

to suo genero sposando la celebre Eleonora, e quindi nemi-

co del re, prese d'assedio Ia piazzaforte' ma senza successo'

Capitolo W

Nel 1397 Martino il Vecchio, re d,Aragona, approdato a Caglta-ri, restd ad Aighero per quasi un mese. Nei 140g, Uartinb ilGiovane, re di Sicilia, vi si recd anche lui con dieci galere pri-ma di tomare a Cagliari, e subito dopo riportd la grande vino-ria di Sanluri. Nel 1412 le truppe del visconte di Narbona, con300 cavalli e 150 balestrieri in parte francesi, in parte sassaresi,entrarono nella cin) e si impadronirono della torre dello Spe-rone, ma furono tutti uccisi o fani prigionieri. I vincitori mac-chiarono la loro vittoria facendo decipitare il capo di questetruppe, nato,.da parte cli padre, da illusire famiglia regnante; fu'rna vinoria_che gli Algheresi festeggiarono a lungo, ogni annoalla stessa data; veniva bruciato in pubblico un manichino chedoveva rappresentare un soldato del visconte di Narbona, e sicantavano, soprattutto in questa occasione, delle strofe offensi-ye.pgr i sassaresi alcuni dei quali erano am:oiati nelle truppedel visconre. E soprattutto da li che ebbe origine quell'inimici_zia,che, per cosi lungo tempo, divise gli algheresi e i sassaresie che d cessata da pochissimo tempo. La nuorra strada divisio-nale recentemente aperta tra Ie due cifta mise tennine a questerivalit)". municipa_li da medioevo. Nel 1420 Alfonso V approdd1d A-lghero con la floua. Nel 1424 la popolazione fu decimatadalla peste e poi reintegrata con un cenlinaio di nuovi colonicatalani. Nel 1503 papa Alessandro M trasferi ad Alghero la se-de episcopale di Onana. Nel 1504 Alghero riceverti il ritoio dicind. Nel 7541 Carlo V approdd a porro Conre e passd qualchegiorn_o ad Aighero. Nel 1619 Fil iberro Emanuele di Savoia,grande ammiraglio di Spagna, sbarco anche lui ad Alghero; fufesteggiato e tra gli altri divenimenti gli si offri una ciccia'sulMonte Doglia. Nel 1660 i Francesi renta.ono di impadronirsidella citti, ma senza successo. Nel 1717 A_lghero si arrese agliimgerfali, per rientrare subito sotto Ia domtnazione spagnola.Nei 1829 il principe di Carignano (poi re Carlo Alberto), cheebbi l'onore di accompagnare in rutto il suo giro di visite nel-l'Isola, si.recd ad A.lghero nel mese di maggio; gli si offri, tra glialtri svaghi, una caccia sul Monte Doglia, iome al suo antenaloEmanuele Filiberto, € una magnifica escursione alla grotta diNettuno illuminata per l'occasione. Nell'aprile 1841 lo stessoprincipe visitd la citta come re assieme al primogenito, I'attuale

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Vittorio Emanuele II. Nel 1843 vi ritornd, accompagnato dal se-condo figlio, il defunto duca di Genova.

La roccia su cui sorge I'abitato di Alghero d un calcare com-patto grigiastro, che contiene noduli di silice bru1a; iro porutoraccogliere solo un piccolo numero di fossili, sufficienti perd adedurre l'ed geoiogica del calcare, che deve essere ricondottoal livelio superiore del Lias, o all'Oolite inferiore. Questi fossili sitrovano solo nei banchi batn-rti dal mare, che erode \a pietra e faemergere in rilievo il calco delle forme organiche; non li ho tro-vati da nessun'altra parte salvo che vicino al bastione dello Spe-rone341. Questi banchi di roccia calcarea sono ricoperti vicino almare da un grande deposito di arenaria qualernarias4z'

Il Monte Agnese, vicino alla citD, aI pati del Monte Carbiache E un po'piD lontano, sono entrambi formati da roccia cal-carea compatta; ma d un calcare bianco, tendente al gialla-srro, privo di fossiii, cosa che mi ha impedito di individuarneI'eD. Tuttavia credo di non essermi sbagliato, classificandolanel Cretaceo343,Derch( questo calcare sembra continuare ver-so Olmedo dove racchiude certe specie d\ Rudistes; d'altron-de ha anche molte analogie con quello di capo Caccia, cheappartiene senza alcun dubbio al Cretaceo.

Il Monte Carbia prende ii nome sicuramente dali'anticacitti. o per lo meno dali'antica stazione di Carbia, indicatanell'kinbrario di Antonino come intermedia tra Nure (la Nur-ra attuale) e Bosa, provenendo da Torres. Non c'd pir) alcunatraccia deil'antico abitato, ma in questo luogo esiste ancorauna chiesa detta Santa Maria de Carvia.

Nei frammenti della storia di Sardegna pubblicati molto direcente dal canonico Spans3aa si legge il seguente passo:

Calbia seu Carbia eodem Setterino teste fundata fuit a Fe-nicis. Hec ciuitas fuit etiaTn faTnosa banuit multa edificia

Capitolo W

rylriflc7 ac templa satis populata ac Calmedie proximaVandalis ac Gothis multim obstitit ob suam diuitiam ac

fortitudinem suorum babitantium qui a temporibus anti-quis ante ronlanos Baraxsnses345 iontrn iuales disperxe_n4nt et eorum ciuitc4tem etiaTn a Fmicisfundatam post ma-gnam guerram famosaque in bistoricis ab unaquaqueparte discrintina XX annorunx destruxentnt. Tand.em-hecinclita ciuitas Carbie a nepbandis sacrilegisque Saracenisdepredata depopulata ac incensa fuit ino- cum ciuitateNurre siue Nura eis uicina ac dextera Corbos que etiam (. . .)ut idem Seuerinus ait fenicia fuit contra (. ..) Seuerinus su_prallictw autor Sardts345 uiuebat tempore lucii Aureli Ore_stis et Obiit anno Rorne DCIX. Hic Sernestis istoriam co?rti_nuauit et multa adjunxit de origine factis et actis omniumpopulorum Sardinie et ma:rinxefactis illontm llietutum sutnxemorati sunt (...) ac lnonumenta producta (...) tabutaseneas ac alia similia eorumfacta probantia.

34L Viaggio, vol. III, pp.66-67.342. Viaggio, vol. III, p. 142.343. Viaggio, vol. III, pp. BB-89.344. tAnilie in questo caso si raffa di un falso, costruito sulla veriti storica diun Costandno de Carbia menzionato in documenti autentici del )ilI secolol.

345. La cittir di Baraxe non d q.ella dt Bioru, bensi un'artra che un rem-po si trovava a 16 chilornetri da Carbia, verso nordovest, vicina allo sta_gno detto ancora oggi Baruc.e.346. L'identitd di quelto Severino d precisata nella nota apDosta al mano-l!r]fl".: j

proposiro degli antichi stoiici deil'tsol u, S"rr"rtLi lrit tri"iirr^sat?trtdelt: quia multafacta ab eodern relata con\probatafuerunt ab in_scrip.tionibus aliisque monumentis.repertis quod Lilam pr:obat quod fuitualde diligens ac accuratus in cortigendx dbcumentis itt pateiex piuLri-mis corumdem citacionibus. Huni auctorem secutus est'seuerinis quifloruit tempore r. Aurelii orestis anno ab u. c. DCL{. sernesti bistoriam?r1:r::"!r,

et adjuTxxit bistoriam omnium Sardiniae populorum tamfi_dehter quam acurale omnia eorum facta memorans mulrumque scriisitde Iliensibus quia cornensis erat atque ex Amsicorae.fra,riai iii"ii":-bat qui ad llienses confugerunt potius quarn in Romanorum serartutemuenirent. Sed Sirnpborus Seueini pater od Cornurn se transtulit. post Se_uenntlm scnpsentnt Macrobius Bosensis Diocletiatnni tempore. Fuluiuset Melcbiades Sulcitani post I annos circa. Valentiannus 7.uryensis sicr-y o",?o Domini D quasi omnes poete et tandern Diad.umenus et VinolusLarantanl qutJloruetunt circa dimidium WI seculi de quorum omniumIrbris et sciptis usi sunt aucotres posteriores et supredi"tr.ts Antoniu.sTbarensis in eorurn bistoriis corrreitis uel relacionibus que a postenori-bus coprobata ac diligiter examinata in coram bistons rnenrorata suntpreserinx ab Jorgio de Incono et Episcopo ptouacej8i.

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Nella storia medioevale della Sardegna si incontra la noti-zia di un certo Costantino di Cawia che fece donazione diuna chiesa di San Ptetro in Sirnbrano verso l'anno 7223; crdsembra indicare che a quell'epoca il luogo non era del tuttodisabitato come d invece oggi; vi si vedono solo tre grotte se-polcrali, dette "grotte di San Pietro" probabiimente a causadella chiesa cui si riferisce Costantino di Cawia nella sua do-nazione, ma se ne sono completamente perse le tracce.

La roccia trachitica, che non si d smesso di notare a partl-re da Bosa fino ai piedi della Scala piccada, continua ancoraad apparire nei dintorni di Alghero, dove forma il colle di SanGiuliano, che d, per cosi dire, alie porte della citt) e che ladomina. La stessa roccia si osserva anche nei vicini monti Ric-cio, Sant'Eimo e altri, oltre in gran parte delle colline versoUri e Olmedo; poi la si rincontra verso nord, nelia valletta delrio di Porto Torres, dove appare di tanto in tanto sotto il Ter-ziario; la si perde solo al ponte romano di Porto Torres, vici-nissimo al mare.

I1 Terziario manca del rutto nel territorio di Alghero; si co-mincia a riscontrarlo vicino alla cantoniera di Scala Cavallo,da dove partono le due diramazioni della strada nazionale,una per Sassari e |'altra per Torralba. Per contro c'd un depo-sito di arenaria quaternaria considerevole e molto istruttivo.Ecco una veduta geologica generaie dei monti di Alghero:

17. Dintorni di Algheroa: cittd dr Alghero; h Monte Doglia; c: Monte del Timidone; d torredella Pegna; e: torre del Giglio; I imboccatura di Porto Conte; g:capo Caccia; b: estremili nord di Porto Conte; l: stagno di Caliche;&: Monte del Caporone; /: monti trachitici della Scala piccada

Usciti da Alghero e_ superato il convento dei Cappuccini,si segue la spiaggia in direzione nord; interamente formata dadune di sabbia, dove vegetano facilmente le siepi di palmanana.(Cbamaeryps bumilis L.). Si lascia questo terreno a circasei chilometri dalla cittd, dov,d un grandie ponte con diverseatcate, alia foce dello stagno di Caliche veiso il mare: lo sta_gno d denominato anche ,,delle peschiere", a causa delle pe-schiere che vi si sono impiantate. Forse lo si potrebbe pro_sciugare.in gran parte, poich6 procura ai dintoini di Algherol'aria malsana che fece si che pietro il Cerimonioso e la mo_glie si ammalassero durante l,assedio della citti da parte degiiAragonesi nel 1.354. Superaro il ponte si trova la pietra calta_rea che forma il suolo della regione, in pane montuosa, inparte del tutro pianeggianre.

E Ii che si eleva il Monte Doglia, conico e rotondeggiante,formato da banchi calcarei a pianlparalleli; su questa cima, iso_lata e aIa 438 meti, ho fatto un tempo, e pir) di una volia, lemie operazioni trigonometriche. Non senza sorprendermi, os_servai allora sul monte, a pii di 100 metri sulia pianura, ungrande deposito di arenaria e di sabbia quaternaG, che ripo_sano sulla roccia calcarea; questa appartiene alla formazioneoolitica, ma sulla cima si trova un tbrnno di calcare cretaceo.Un tempo la montagna era rinomata per le battute di cacciagrossa. A notevole intervallo di tempo, gli Algheresi offrironoin questo luogo il divertimento della caccia a dlue principi delia.,?r1 d] Savoia, la prima voka a Filiberto Emanuele, terzo tlgtiodi.Cado Emanuele I, duca di Savoia, allora grande'ammiralliodella flona spagnola; la seco.nda, 270 annipi-n tardi, al prrnc"ipedi C.arignano, poi re Cario Alberto , caccia aila quale enbi t,orro-re di partecipare; ma quest,ultima non fu tanto abbondantequanto.la pt-",perch6 da qualche anno la selvaggina d moltodiminuita sul monte, probabilmente per la cacciiintensiva cuiC.softoposta. Ai piedi del Monte Doglia, in basso verso ovest, lapianura d sassosa e ricoperta di arbusti di lentisco e corbezzo_lo, tra i quali crescono cespugli di palma nana; d soprattutto in?::y.

zona che gli Algheresi prendono il cuore d^ella ptantacne chramano margaglid e di cui sono molto shiotti.

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Ai piedi del monte c'd una grande.pianura che si estendea est verso il villaggio di Olmedo e che quasi senza interru-

zione arriva fino alhare, verso Porto Torres: Ia pianura d in-terrotta a nord da alcuni monticelli che costituiscono in qual-

che modo la continuazione del gruppo del Monte Doglia: traquesti citerd il Monte Gera o Gerra, Questa collina si compo-ne delle stesse rocce segnalate nel Monte Doglia mal'arenarra

che supporta il calcare d molto pii diffusa;. d questa la pietra

che propongo agli abitanti di Alghero per la pavimentazionedelie vje con lastre, come detto sopra.

A sud <lel Monte Doglia continua a comparire la roccia cal-

carea, formando Ia piccola catena a est di Porto Conte Ai-piedi

del versante orientale della piccola catena sorge l'atnralelazza-retto, di cui qualche volta ci si serve quando si impone una

quarantena per chi sbarchi in questa parte dell'Isola' Anzich6farli approdire a Porto Torres dove mancano ambienti idonei,

si mandano navi e passeggeti allazzaretto di Alghero, anche se

quest'ultimo d angusto e moito scomodo per un simile uso' Un

tempo la quarantenaveniva fatta subire in un isolotto, detto "la

Maddaleni", situato nel golfo di Alghero a est del lazzatetto at'

ruale, e di fronte quasi al convento dei Cappuccini; vi d ancora

una chiesetta dedicata alla santa che ha dato il nome all'isolot-to, adesso abbandonata. A sud dellazzatetto si incontra la torre

cli Galera, poi si giunge all'entrata di Porto Conte, passando

sotto la torie del Cigtio, che domina il passaggio da est; anche

cueste torri sono in stato di abbandono.L'apertura di Porto Conte pud contare un miglio e mezzo

dilarghezza; a partire da qr.resto punto, il golfo - o piuttosto il

porto - si sviiuppa e si esiende alf interno in lungo e i1 largo,hormando un baiino naturaie di notevole importanza' E l'anti-

co Nympbaeus Porlus di Tolomeo, detto oggi, non so benepe.c[6,-"Porto Conte" o "Conti"; ha,quasi sei chilometri diprofonditA e tre di larghezza media; il suo asse segue il meri-ii^rro, mentre I'ingresio d rivolto a sud. E senza dubbio il pii

bel porto narurale dell'Isola, ma presenta degli inconvenientiper i bastimenti a vela che vi si rifugiano e che spesso vi sonoirattenuti a lungo dai venti dominanti; per esempio, una naveche entri nel porto per evitare le raffiche del maestrale, vento

da nordovest quasi costante su tutta la costa, vi si trova ben alrtparo; ma quando quel vento cessa e lo sostifuisce il libeccio(da sudovest), lo stesso vento che d favorevole all,entrata delporto impedisce l'uscita della nave; in una Darola. quando sirana di bastimenti a vela, porto Conte d solo un luogo di rifu-gio sicuro conuo il cattivo tempo. D,altta parte d troppo lon_tano da Alghero, che d l'unico centro abitato della zona e dacui dista oltre se.i miglia, perch€ vi si possono tenere opera-zioni commerciali convenienti e di una certa rilevanza.

. . A g.uardia del porto si innalzar-ono le torri del Tramariglio,del Bollo e la Torre grande, che ora d stata destinau fors.-e alservizio della dogana. Prima della soppressione del serviziodelle torri, in questo luogo solitario viveva almeno qualchesoJdalg preposro al servizio della costa; oggi questo luogo dpii abbandonato che mai.

Porto Conte e noto neila storia dell'Isola per la grande vit_toria che la flotta aragonese, comandata da Bernaido de Ca-b,rera e congiunra alle forze navali dei veneziani agli ordini diNicoia Pisano, riportd nel 1353 su quella di Genova, compo-sta da 60 vele e comandata cla Antonio Grimaldi; trentatr€'ga-lere caddero in mano ai vincitori, il resto fuggi a fatlca.IJnin-no dopo, ciod nel 1354,pietro il Cerimonioio vi sbarcava conle truppe di terra e i cavalli, per assediare Alghero. Nel 1541anche Carlo V vi approdd con la flotta prima di andare aMahon, ed d allora che soggiornd in citD.

In fondo a Porto Conte ci sono delle rovine romane, in unluogo detto Sant'Imbenia e non Saltimbenia come dice il Va-lery; d il Sancti Imbeni del Fara. Sono visibili dei mosaicigrossolani, che non sono in grado di attestare un buon livellotecnico degli autori, n6 un tenore di vita lussuoso deeli abi-tanti; tuttavia, i resti di case e di altri edifici che vi si osrE*unoindicano chiaramente che vi si trovava un insediamento ro-mano. Aveva probabilmente il nome del porto. e cjod. Nym-pbaeus Portus.

A Sant'Imbenia si innalza repentinamente, verso ovest. ilMonte del Timidone3aT; la forma conica e la roccia cli cui si

)47. Viaggio, vol. III, p.70

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IttNnneruo nr.Lr'rsoLA or SelotcN,q

compone sono uguali a quelle del vicino Monte Doglia. Nonho potuto raccoglievi che una piccola quantiD di fossili; tutta-via diversi esemplari di Lima bector da me rinvenuti bastanoa caralterizzare questi terreni.

Il Monte del Timidone si unisce verso sud a una piccola ca-tena, ugualmente calcarea, che costituisce il fianco occidentaledi Porto Conte e finisce a capo Caccia; ma tra la torre del Bolloe il capo si trova una grotta naturale di grande interesse. Ci sipud arrivare solo per mezzo di una barca che deve portare il vi-sitatore ai piedi di una ramp^ ripidissima che dall'alto sprofon-da in mare con inclinazione di quasi 60 gradi; una volta sbarca-ti, dopo aver faticato per circa un quarto d'ora lungo questasaiita, non senza pericolo, si trova la grottz che, dalla parte op-posta alf ingresso, ciod a ovest, presenta una discesa ripida,pressappoco come la salita fana per arrivare. Vicino ail'aperturasi vedono i resti dell'altare che ha dato il nome alla grotta3+8.L'altarc, di cui parla il Fara, era dedicato a Sant'Erasmo (da luidetlo Sa.n Teramus), che un tempo dava il nome al capo vicino.I-a grotta d notevole per ie magnifiche stalagmili, che hanno as-sunto una forma pii o meno simile a quella di un cipresso e,per perfezionare in qualche modo la similirudine, sono rivestitedi un muschio verde che d) loro dawero l'aria di alberi conici.Ci sono altre concrezioni calcaree, che evito di descrivere per-ch€ questi giochi delia natura presentano sempre forme diversea seconda della fantasia di colui che le guarda. In fondo a que-sta discesa interna c'd dell'acqua, probabilmente quella dei ma-re, che vi penetra da un crepaccio inferiore o sotterraneo.

Siccome questa grotta corrisponde pressappoco, a est delmonte, a quella dena "di Nettuno" che si trova a ovest del mon-t€ stesso, si d pensato che non sarebbe impossibile praticareuna comunicazione interna tra le due: e siccome nel porto leacque del mare sono sempre tranquille, mentre quelle al difuori sono quasi sempre agitate, cosa che permette raramentedi entrare nella grotta di Nettuno, si d pensato che a quest'ulti-ma si potrebbe accedere passando dalla grotta dell'Aitare o di

348. Viaggio, vol. III, p. 88.

Capxolo W

Sant'Erasmo, e visitarla^cosi con qualunque tempo. Ma ci saran_no sempre grandi difficolti da superaie,

"..h" supponendo

che realmente si possano mettere in comunicazione dail,inter_no le due grotte; perch€_non d facile aprire la via per salire allagrotta di Sant'Erasmo, e la salita.ron pld essere fana ,"rrru p._ricolo; d'altra pafie tufto cid esigerebbe delle spese considere_voli, del tufto sproporzionate al iisultato.

Superata la grona di Sant,Erasmo, la roccia calcarea formauno strapiombo di pii di 100 metri d'altezza che diventa sem-pre piD alto fino al capo, che aveva un tempo il nome diSanfErasmo; gli si d daro anche quello di ,,albo,i *;rth.;iDpertinente del nome odiemo, in quanto il promontorio d forma_to da roccra bianca; anche per il iolore, le forme, l,altezza, qiue_sto capo ricorda la rocca di Gibilterra. Rimpiango di non averar.rrto l'occasione di andare sulla vera cima'del "morrt

, _".rt[facevo le mie rlevazioni barometriche nell,Isola, p.r.t e ,onoquasi sicuro che I'altezza di 175 metri attribultagfubail,ammira_glio Smyh non sia esafta.-penso che quesro illistre ia."gr"i;,come gli d successo per il Monte santo di Baunei, abbia sEntitopaflare sottanto della dma dello strapiombo che si trova alla fi_n9- d9l prgmontorio, senza prendere in consid erazione la c,r apii alta del massiccio calcareo. Io mi ci recai nel 1g51, e patiitune le pene del mondo per arrivarci; penso che debba contareper lo meno 300 metri d,jltirudine sul livello del mare,

Se si avesse mai l,intenzione di installare un faro su que_sta cima, l'ingegnere incaricato del progetto incontrerebbedalwero molte difficoiti da supera..; irrf"fti non bisogna lgnt_rare che un faro collocato in un luogo simile, oltre irisul"tarecostosissimo come installazione, sa.ebbe difficilmente riforni-biie dell'olio e dei viveri per il guardi".ro, u .uur" della gran_ll jauc.a cg1 la quale lo ii ,rggft,.,g"rebbe ogni volta. Io sol_Iecrterer grr ingegneri incaricati della costruzione del faro acominciare a recarsi su quella cima prima di fare i loro srudi.La stessa difficoltd esiste se si vuole'piazzare un fanale pli inbasso, e ciod sulla sommiti del granie,tr"plo-Uo; in questocaso bisognerebbe aprire un cairmino a firza ai -i". i""!oquesto muro verticale, oppure fare un lunghissimo giro p?r

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ITNERA.RTO DELL,ISOLA DI SARDEGNA

ar'rlvarci da un altro punto. Tutte le difficolri potrebbero esseresuperate solo con enormi spese, che a mio parere sarebberosproporzionate al valore e alla utilid di un faro in questo punto.

Vicino alla cima si trovano delle ippuriti (Hippurites cor-nu uaccinunl.) nella roccia calcarea erosa dagli agenti atmo-sferici. Questi fossili, che hanno resistito di pin all'erosione,fuoriescono dal terreno come fossero dei denti d'elefante: mihanno guidato nel classificare il calcare di questa montagnanell'ambito della formazione detta " cretacea ippuritica"349.

Dopo aver doppiato il capo a ovest, si vedono gli stra-piombi innalzarsi sempre di piD formando una parete a piccosul mare, dell'altezza di diverse centinaia di piedi,

c4

18, Capo Cacciaa, estremita del promontorio; h ingresso alla grotta di Nem;no; c:isola della Foradada

L'entrata della grotta detta "di Nettuno" si trova ai piedidella parete verticale, pii o meno nel punto &, segnato quisopra. Questa sorta di atrio consiste in una caviti o passaggionafurale, e siccome si trova quasi a livello del mare, in tempodi calma d abbastanza difficile approdare: quanti visitatori,compreso il Valery3s0, dovettero ritornare ad AJghero comeerano partiti, dopo aver navigato per pir) di dodici miglia conuna oessima barca e aver inutilmente con s6 una pror.'vista di

349. Viagio, vol. III, p. 83 ss.350. Valery, Viaggio in Sardegna, cit., pp. 249-251. Dopo tre noni di atte-sa, nel mese di giugno, e dopo aver bivaccato nltta una giornata sotto ilsole e la pioggia, egli non riusci a penetrarvi.

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Capitolo W

diverse centinaia di candele, proporzionalmente al numero dicuriosi quotatisi per tale spesa. Ma non sempre Ia difficoltimaggiore d data dall'entrare in questo antro; qualche voltasuccede che, dopo essere penetrati con una certa facilit) conmare calmissimo, sia. poi difficile uscire e anzi rn certi casi pe-ricoloso e impossibile se il mare sia diventato anche solo unpo' mosso; perch6 bisogna che la barca con Ia quale si arrivao il canoffo pii adatto per imbarcarsi possano al'vicinarsi al-l'apgrnrr.a in questa parete rocciosa tagliata a picco.

L'unica volta che visitai l,interno della grofta di Nettuno eb_bi l'ono.re di accompagnare il principe di Larignano, fitturo reCarlo A.lberto; allora (era il 10 maggio 1g29) fummo abbastanzaforn-rnati nel trovare una giornata propizia. Una volta divenutore, il principe volle rornarci in compagnia del figlio VittorioFmanuele; furono ancora piD fornrnati, perch€ livisita ebbeluo_go il 28. aprile 1841, cioE durante la stagione non favorevo_Ier I locali lo interpretarono come ,rn,"gno della benevolenzadivina e in effetti la sola sragione nela luare sia consigriabirepartire da Alghero per visitare la grona con una possib=illd dientrarci e di uscirne d quella delle grandi calure estive:sr.

Oltrepassata la soglia d,ingresso si trova un vestibolo in cuisono state apposte le iscrizioni colrrrlemorative delle due visitefaue da Carlo Alberto. Riprodurrd solo quella incisa in occasio_ne dell'ultima visita; e stata composta dai barone Manno:

RTTORNATO rN QWSTO LUOGOCARLO ALBERTO RE.ADD| 28 APRILE 1841,MOSTRAVANE AI SUO PRIMOGENITO WTTOR]O EMA-NT]EIE, DT]CA DI SAVOIAIE NATUMI,I MERAWGAE.NEL GIORNO IIVNANZI AVEAGU MOSTMTOCOME IN TANTA ESULTAZIONE DEI POPOLI SARDI AICOSPETTO DEI LORO PzuNCIPI,RESTASSE PUR MOLTO DA SEGNAIARE

351. In genere almeno una volta all'anno, in esate, i Sassaresi e gti AJ_gheresi vanno in gita alla grotta.

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ITINERARIO DELL'ISOT-{ DI SARDEGNA

NEL GIUBILO, E NEGLI OMAGGI DEI CITTADINI D'AL-GHERO,I CONSOU DELLA CITTA POSERO ATLORA QWSTO MO-NUMENTO DI RICORDOPER GLI STRAAIIERIAGA AIGHERESI BASTAVA LA POPOLARE TRADIZIONECHE DURERA WVA E CARA NEI TEIVIH I PIO LONTAM,ANCHE QUANDO LA GROTTA E LA LAPIDAVEMSSERO A SPROFONDARE IN QWSTI GORGHL

Va da s6 che dopo aver percorso l'intera lunghezza del ve-stibolo, stimabile in venti metri, ci si trova nella pii profondaoscuritd, ed B solo a forza di torce e di candele che si pud ve-dere l'interno. Nelle due visite fatte dal re Carlo Alberto si con-tavano a migliaia le luci che i marinai, arrampicandosi dapper-tutto, avevano sistemato con grande arte; era una visionemagica. L'ammiraglio Smyth, al quale sono debitore del dise-gno che ho riprodotto nella parte geologica del Viaggio inSardegna35z, visitd l^ grofta nel 7824 e per iliuminarla uttlizzdi bengala. La cosa fu imitata, nello stesso anno, dai suo com-patriota duca di Buckingham: quest'ultimo, mentre si trovavanel Mediterraneo, si recd ad Alghero appositamente per visita-re la grotta, allo scopo di confrontarla con gli ipogei di Mahon,Antiparos e Fingal: si dice che i.l nobile lord abbia espresso Iasua preferenza per quella di Alghero.

Dopo aver percorso abbastaoza facilmente il primo corri-doio del vestibolo si trova anzitufto un lago interno che riflet-te nelle acque calme sia le mille luci nella grande sala, sia leforme varie e grandiose delle colossali stalagmiti pii o menoallineate, rn mezzo allago, come le colonne di un portico.

Per aftraversare questo lago interno bisogna munirsi di unpiccolissimo battello da trascinare per tutto il vestibolo prima dicalailo in acqua; tuttavia, esso non potra e non dovrd contenereche due sole persone, compreso il battelliere, perchE in certipunti il lago d profondo e un po' dappernrtto d pieno di scogii.

352. Viaggio, vol. III, pp. 85-88, e la tav. VIII dell'Atlante

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Capitolo W

La taversata con un solo passeggero e un solo rematore, dallafine del vestibolo alla spiaggia che si trova alla parte opposra, lavista di tutto I'interno, le profonde tenebre vinte grazie alle pic-cole luci e i riflessi delle colonne naturali hanno suggerito a tuftii visitatori della grona il paragone fra questo passaggio atrraver-so il lago e quello delle anime r.raghettate in barca da Caronre.

Dopo aver percorso cosi, non senza qualche difficoiti, unadistanza di oltre cento metri in mezzo alle colonne e alle rocceche spuntano dall'acqua, sovrastati deile stalagmiti che minac-ciano di schiacciarvi e si acconrentano di gratificarvi di qualchegoccia d'acqua, si arriva finalmente in fondo alla parte oppostadel lago. Li il vostro Caronte vi fa sbarcare per anda.e j b.".r-dere un altro individuo, e vi lascia su una spiaggia in leggerapendenza, formaa interamente da piccoli sassi bianchi comt ianeve e tondi come confetti. Essi devono la loro forma di ciofto-li arrotondati dai fano che l'acqua del lago, di solito calma, vie-ne agitata, anche con violrenza, da moti ondosi trasmessi dalmare vicino con il quale, senza alcun dubbio, il lago comunica.

Dal bordo del lago questa spiaggia inclinata vi conduce,sempre in salita, auna sala immensa che misura circa cinouan-ta metri di lunghezza e trenta dr larghezza, una vera e propriaanticamera del dio Plutone, la cui altezza d incommensurabile.E piena di concrezioni di tutte le forme, nelle quali ciascunocrede di riconoscere una somigliaoza con l,oggeno che gli dpii familiare: per esempio, un ecclesiasrico vede in una Certastalagmite un pulpito; un architetto una colonna col capitello:un gastronomo un immenso cavolfiore. Non si finirebbe di darsfogo all'immaginazione attribuendo a oggefti conosciuti le di-verse forme che neile mani della nafura assumono ie concre-zioni delle grotte, prodotte dalle acque ricche di materiale cal-careo, che esse abbandonano attraverso l,evaoorazjone e chesi accumula stratificandosi nel corso dei secoli.

Continuando a salire si segue un lungo corridoio che sirestringe tanto che un uomo pud passarci a stento; in un,altrazona si finisce per arrivare in un punto dove il suolo viene amancare e ci si trova sul bordo di un precipizio il cui fondonon e stato ancora misurato; forse d da questo Dunto che si

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Irtneneruo DnrL'rsoLe u SenDncNe.

potrebbe creare, con appositi lavorl, un passaggio di comuni-cazione con la grotta di Sant'Erasmo.

Mi resta da segnalare Llno o due atti di vandalismo com-messi nella grotta, perch€ suppongo e spero ancora che le dueversioni raccontate a questo proposito si possano imputare aLrna sola persona. L'al>ate Masala di Alghero, autore di sonettisuli'Isoia, ha iniziato a descrivere la grotta; egli ricorda che ilvecchio comandante di una fregata sarda, il signor di F.353, circasessant'anni fa si diverti a introdurre un cannone nell'apernrradella grotta e ad abbattere con i proiettili le colonne naturaliche guarnivano la prima sala, per ornare Ia sua casa di campa-gna a Nizza. Il Peretti, anch'egli di AJghero, ha fatto a sua voltauna descrizione della grotta, dicendo che un capitano dellaMarina Reale inglese avrebbe distruno a colpi di cannone mol-te colonne i cui frammenti giacciono adesso vicino al vestibolo,oppure dentro l'acqua del lago interno; pertanto, l'aspeno dellago doveva essere una volta ancora piir stupefacente di quan-to non sia oggi.

La grotta di Netnrno fu descritta anche dal Valery, dal Tyn-dale e dall'Angius, oltrech6 da Edouard Delesserl. Quest'uitimoviaggiatore35a, che ha visto la grofta iliuminata certamente conminore profusione di luci che in occasione delle due visite di reCarlo Alberto, -si credette non di meno invitato al bailo di Pro-serpina". Come mtti i suoi predecessori nelia descrizione, il bril-lante Deiessert non ntanca di paragonare alla barca di Caronteil piccolo banello con Ia quale si anraversa il lago interno.

Non lontano dall'ingresso delia grotta si vede emergeredal mare un'isoletta cui si d) il nome di, Foradada ("Forata") acausa di un'apertura o piuttosto di un buco naturale esistentequasi in cima e che attravers a la roccia da parte a parte.

Continuando a costeggiare per mare la base di questa lun-ga e imponente scogiiera, sulla cima del monte si vedono i restidi un'antica torre chiamata "della Pegna"; d crollata da lungo

353. Il Valery (Viaggio in. Sardegna, cit., p. 250) sbaglia nell'identificarlocon un Intendente di Alghero.354. E. Delessefi, Sei setti'r7ane in Sardegna, Parigi, 1854,

Capitolo VI

tempo e spaccata in due, cosa che la rende pittoresca e in-confondibile. E il rifugio preferiro dell'aquila di mare (Falcoalbicilla), Pii lontano, sotto lo stesso monre si trova un isolot-to detto "le Gessiere", e ancora pii a nord il capo omonimo,cosi chiamati per le cave di gesso che vi si trovano. Esclusoun altro giacimento di gesso poco lontano e di scarsa impor-tanza che si trova all'interno della Nurra, le Gessiere rappre-sentano la sola localiti dell'tsola in cui si sfrutti il gesso che,d'aItra parte, non d neppure di buona qualiti. Sembra debbala sua origine a una penetrazione di emissioni solforose, chesi sarebbero prodotte sul posto attraverso il calcare seconda-rio. Non sarebbe impossibile che tale penetrazione sia awe-nuta nell'epoca in cui le trachiti antichb fuoriuscirono dal se-no della terra e dalle acaue35s.

Dopo aver oltrepassato, sempre per mare, i l capo delleGessiere, si vede vicino aila costa la torre di porticciuolo ades-so abbandonah; e costruita suil'arenaria stratificata color fec-cia di vino che d visibile allo scoperto da questa parte. allaba-se del Monte Doglia.

Questa arenaria forma anche il suolo nel quale si trovanof insenatura di Porto Girato e quella di porto Ferro. alla cui en-trah si eleva l'omonima torre in rovina. Sembra che ai tempidelio storico y'7y2356 in questo luogo ci fosse una specie di for-tezza (arx) appartenente ai sassaresi; Ia regione faieva gii par-te, come oggi, della Nurra e dipendeva da Sassari.

In fondo a Porto Girato si vede una torre di eti oii recentema ugualmente abbandonata, detta "di Spagna"; d siruata ai pte-di di un monte abbasranza alto chiamato"ifc^po.o.re,,, formatoda banchi altemati di arcnaia secondaria del Giurassico35T, eue-sta roccia d sufficientemente dura, tanto che ne ho proposto l,uti-lnzo per la pavimentazione in lastre della citta di Alghero.

355,. Viaggio, vol. IIi, p. 88.356. A Tune Gagnis ad stationeru nnontis Girdti, ubi est arx Sassaren,s,tun1, ,n eo rnari piscantium, et non procul tul7:is antiqua speculatoria(G. F. Fara, De Cborograpbia Sardiniae, cit., p. 20).357. Viaggio, vol. I I I , p.70.

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[TNERARIo DELL'ISoLA. DI SARDEGNA

Non lontano dalla torre di Spagna si incontra un lagheftonaturale, isolato dal mare vicino, detto Barace ed anche Barce;d il lago Barasis del Faraals. E formato dalle acque che discen-dono dal vicino Monte Forte, ffanenute da uno sbarramento diarenaria quaternaria e dune di sabbia. Nel paese si racconta cheI'area occupata dal lago fosse occupata un tempo da un'anticacitd che sarebbe stata inghiottita dalle acque per punizione di-vina. In ogni caso d certo che in questa stessa regione esistessein passato la ciri di Baraxe, che ho menzionato qui sopra par-Iando della cini di Carbia. In proposito ho citato un passo cherappofiava la distruzione di Baraxe alle guerre che i suoi abi-tanti sostennero per vent'anni con i vicini e rivali di Carbia.

Ii lago di Barace d abbastanza vicino alia collina isolatachramata "Monte Gerra"; da qui attraversando la pianura si arri-va a Olmedo. Segnalo questo villaggio al geologo per i bei fos-sili cretacei che vi si trovano, appartenenti rufti ai generi Rudi-s/es e agli Hippurites, cosa che assimila questi terreni a quelli dicapo Caccia. Si incontrano inoltre i terreni trachitici che abbia-mo cominciato a segnalare a Bosa e che continuano a mostrar-si in direzione sud-nord fino al mare di Porto Torres. Olmedoera gid un villaggio tristo e gramo quando vi passava la stradada Sassari ad AJghero; d ancora pii povero da quando la nuovastrada che collega queste due cittd passa da un altra parte.

Adesso quando si voglia uscire da Alghero sulla nuovastrada, si deve prendere la direzione est; questa strada d chia-mata naztonale, perchC e l'inizio della grande trasversale chepassa da Torralba e che in seguito devia nuovamente dallacentrale per raggiungere Olbia; ma non appena, arrivando daAlghero, si arriva alla prima cantoniera detta "di Scala Caval-lo", se si voglia andare direttamente a Sassari si deve prende-re il raccordo della strada divisionale; siccome avrd subito do-po l'occasione di parlare di queste due strade, mi fermo allacantoniera e metto fine al caoitolo.

358. Stagnutn elgarertse, Barari, Barasis, (De Cborograpbia Sardiniae, cit., p.4$.

) regionis Nurrae(G. F. Fara,

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