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  • ITINERARI A PIEDI E IN BICICLETTA

    IN VALNERINA

  • Coniugare la tradizione del pellegrinaggio con le moderne esigenzedi chi fa trekking o ciclismo, completare una giornata di visita alleantiche abbazie benedettine con la buona tavola: queste le finalit dellaguida agli itinerari sulle tracce di san Benedetto in Valnerina, la primadi una serie che interesser la figura del santo patrono dEuropain tutta lUmbria.

    Non solo descrizione dei luoghi, della cultura e delle attrazionida non perdere in questo angolo orientale della nostra regioneche famoso proprio per aver dato i natali a santi famosi, ma anchee soprattutto lindicazione di itinerari da percorrere in sicurezza, testatie segnalati per chi va a piedi e in bicicletta. Si tratta di un modo idealedi conoscere lUmbria: percorrere la natura, lasciarsi incantareda monumenti e chiese, assaggiare le famosissime norcinerie, scoprirela connessione che esiste fra monachesimo, artigianato e persinola chirurgia. Il tutto con ritmi lenti, a misura duomo e dambiente.

    Questa guida fa parte di un lavoro di pi ampio respiro, che puntaproprio a valorizzare le possibilit di mettere insieme un turismo slowcon le caratteristiche e lidentit dellUmbria, legata a tradizionispirituali e religiose, ma anche al richiamo alla pace come valore civilee laico.

    Sono stati infatti gi presentati i percorsi che, collegando la regionecon Roma, permettono di viaggiare a piedi, a cavallo e in biciclettasulle orme di san Francesco.

    Questo sforzo, accompagnato dallimpegno nella mappaturae manutenzione delle infrastrutture, vuole rendere la nostra regionesicura e aperta a quei turisti che, in numero crescente, non siaccontentano di viaggi standard, ma personalizzano il loro incontrocon il territorio dal punto di vista della fruibilit, dei tempi, dellascelta sul cosa fare e quando.

    In questo modo si potr svelare il volto autentico di una regione,lUmbria, dove ancora possibile fermarsi a parlare con gli abitantidei luoghi, scoprire angoli nascosti, entrare in abbazie accoglientie silenziose, assaggiare prodotti tipici di assoluta freschezza e qualit.

    Soprattutto, sar possibile conoscere la figura di san Benedettoe il suo legame fortissimo con la Valnerina e con tutta lUmbria:un legame che non si ferma allaspetto religioso e alle testimonianzedi fede e di spiritualit che esso ha lasciato, ma che ha toccato lambien-te e la sua tutela, le arti e i mestieri, persino le tradizioni enogastro-nomiche e che quindi un aspetto portante della nostra attuale comu-nit e identit.

    Maria Rita LorenzettiPresidente Regione Umbria

  • La Valnerina, caratterizzata dalla sua asprezza e dallisolamento dei suoi monti, fu luogo di un intenso movimento eremitico, che alcune antiche testimonianze agiografiche imputanoallazione missionaria di monaci siriani, fuggiti alle persecuzioni e alle lotte connesse ai concilidOriente. Questi monaci, uomini solitari, diffondevano lideale eremitico orientale anacoretico,tipico dei Padri del deserto, e quello organizzato in forme cenobitiche come prescritto nelleRegole di san Pacomio e san Basilio, che precorrevano la pi tarda Regola di san Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale.La valle del Nera divent, in breve tempo, sede di centri laboriosi di bonifica spirituale, agricola e civile. Per la solitudine che offriva la sua natura fu prescelta dagli eremiti del V e del VI secolo al pari del deserto degli anacoreti egiziani.Mauro e il figlio Felice furono, ad esempio, i bonificatori della paludosa valle, vissero nelleremo di San Fele (oggi San Felice) a Castel San Felice. Pi storicamente documentata da Gregorio Magno la valle Castoriana dove Spes, Eutizio eFiorenzo compirono numerosi prodigi. Questa valle, per la vicinanza con la terra di san Benedettoda Norcia, pu giustamente chiamarsi culla del movimento spirituale benedettino. Fu, infatti, dietro a queste esperienze, che san Benedetto contest, sul finire del V secolo, a Roma le scuolefanatiche.Per la valle del Nera risal la Regola di san Benedetto da Norcia per trasformare gli eremi in abbazie, come quelle di Farfa, di Sassovivo, di San Pietro in Valle e di SantEutizio.Prima della fondazione dei comuni, le abbazie estesero la loro importanza grazie alle donazionidei signori, che ne traevano vantaggio in quanto mettevano le loro terre al sicuro dai desideri di altri feudatari e potevano coltivarle a usufrutto. ormai riconosciuto che, nel rinnovamento delleconomia agraria, un posto preminente debbaessere assegnato ai monaci, specialmente i Benedettini, i quali, in materia di bonifiche, dissodamenti, canalizzazioni, piantagioni e, pi in generale dellorganizzazione del lavoro, avevano lunghe tradizioni. In molti paesi dEuropa i monaci benedettini, chiamati per restaurarele opere di culto, finirono per rinnovare anche le attivit umane ed economiche. Lo sviluppo dellecolture fu, ovviamente, variabile con il clima e la struttura dei terreni; in una regione collinarecome lUmbria, le bonifiche consistettero pi che altro nelle sistemazioni del terreno medianteterrazzamenti, di cui ancora oggi si scorgono gli esempi. A parte la vite, fu sviluppata la coltivazione del grano e dellolivo.

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    LA VALNERINA al tempo di san Benedetto da Norcia

    Nel V secolo, nel corso della decadenza dellimpero romano, molti cittadini abbandonarono lecitt per rifugiarsi nelle campagne e nelle valli, in cerca di una vita pi serena. La situazione in cui versava la regione Umbria, preda delle razzie dei Goti, era di generale desolazione: la sottrazione delle terre avveniva da parte dei barbari, il furto di ogni altro bene ad opera degli eserciti imperiali che tentavano di arginare linvasione. Allo spopolamento dellecitt faceva riscontro unintensa migrazione verso luoghi difficili da raggiungere, solitari e pocoappetibili per linvasore. Gregorio Magno inizia i suoi Dialoghi con uninfinita nostalgia del cenobio: Linfelice animo mio, debilitato dalle occupazioni del secolo, ricorda con rimpianto i giorni felici trascorsi nel cenobio [] ora so valutare il tesoro che ho perduto. Sono come una barca sbattuta dai flutti di un mare tempestoso [] rimpiangendo il lontano porto.

  • La Valnerina, abitata prima della conquista romana da una trib sabina chiamata Naharci, oltre la gola ternana verso i monti Sibillini, si dirama a triangolo collegando lUmbria alle Marchee allAbruzzo in un paesaggio ancora arcaico, ma sempre vario e suggestivo. La Valnerina fu il primo sentiero della transumanza appenninica verso la valle Tiberina, fin dallapreistoria. Questa pratica, contrastata solo nel XIII secolo dai comuni, prosegu sotto papaBonifacio IX nel 1402 con la tassa della dogana delle pecore, in vigore fino al 1923.Fu una via di passaggio di truppe in tutto il Medioevo. Guerre e alluvioni spinsero gli abitantidella zona a rifugiarsi sulle alture, cos i piccoli villaggi divennero communitas assorbite dal Comune di Spoleto (Arrone, Montefranco, Ferentillo, Ceselli, Scheggino, SantAnatolia, Caso e Gavelli, Vallo di Nera, Geppa, Cerreto, Sellano, Montesanto, Orsano, Monteleone). Restarono,invece, indipendenti: Visso e Castel SantAngelo, Norcia con la valle di Preci e Cascia con i suoitrenta castelli.Linsediamento nella valle costituito da antichi casali isolati, spesso in stato di abbandono:gruppi di poche abitazioni unite e abbinate agli annessi rustici, oppure tipiche case di pendio, con labitazione sovrapposta al fienile. Nella valle si ritrovano anche esempi notevoli di torricolombare (anticamente sorte per fini difensivi, riutilizzate per lallevamento dei colombi e successivamente adibite a fienili), che dominano gli edifici circostanti.Attira lattenzione anche la presenza sui pendii di relitti di vite maritata: una vite appoggiata a un sostegno vivo come lacero campestre e lolmo.

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    LA VALNERINA tra storia e natura

    Udilla de la Nera il bianco fiume, e di Velino i fonti, e tal ludiro,

    che ne strinser le madri i figli in seno.(Virgilio, Eneide, VII, 793, trad. di A. Caro)

    IL FIUME NERA

    Con queste parole, tratte dallEneide di Virgilio, si ricorda la discesa dei pastori nel 700 a.C. in aiuto a Turno re dei Rutuli e dei Latini contro i Troiani invasori. Nel 299 a.C. la Valle del Nerafu aperta alla conquista romana.

    Il suo corso stato modificato dallo sfruttamento idroelettrico che conduce parte delle risorseidriche direttamente al lago di Piediluco. La generosit delle sue acque, e la presenza di canalizzazioni allinterno di tutto il bacino fluviale, ha permesso lo sviluppo nei secoli di coltivazioni igrofile (le cosiddette canepine, piccoli appezzamenti di terreno adiacenti al fiume, sfruttati per la coltivazione della canapa). Si annovera, inoltre, la coltura dello scotano e del guado, essenze vegetali molto utilizzate, un tempo, per conciare le pelli e tingere i tessuti.

  • Generata dal fiume che si getta nel Nera allaltezza del paesino di Ponte Chiusita, la valleCastoriana si sviluppa in un alternarsi di spazi stretti e ampi tra boschi e campi. Volgendo lo sguardo in direzione dellabbazia di SantEutizio si possono scorgere incombenti cime, alcune superiori ai 1800 metri, tra cui monte Patino, incastonato allinterno dei monti Sibillini. Lo sguardo non pu che cadere sulla dorsale dei monti Sibillini che, attraverso la forca di Ancarano, collegano la valle Castoriana con ladiacente piano di Santa Scolastica. Strade ricche di storia si sviluppano lungo questi monti, antichi percorsi con sentieri e mulattiere,utilizzate un tempo per la transumanza e per gli intensi scambi commerciali tra lUmbria, la Sabina e il Piceno.La valle Castoriana si collega alla Valnerina seguendo il corso del fiume Campiano e dei suoiaffluenti, e si estende dalla forca di Ancarano a Ponte Chiusita, dove il fiume si getta nel Nera. una vallata aspra, ma mitigata da una rigogliosa vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea.Attraversando la valle Castoriana molto suggestive sono le grotte del V secolo dove vivevano gli eremiti. Un tempo, lungo questa vallata abbondavano anche le erbe medicinali, le cui propriet curative erano note ai monaci orientali che qui realizzarono i primi insediamenti, e successivamente ai Benedettini. La valle Castoriana trarrebbe il suo nome dal culto paganodegli dei Castore e Polluce, oppure da Castorius, ricco possidente della zona, ma viene anchedenominata Vallis Campli da Gregorio Magno, ed maggiormente conosciuta come valle di SantEutizio, dallomonima abbazia del cui feudo faceva parte la valle di Preci.

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    La valle Castoriana e i monti Sibillini

    La trota domina il fiume Nera, un pesce che per vivere ha bisogno di acque pure, limpide e ricche di ossigeno. La specie autoctona che da sempre popola il fiume la trota fario, la piapprezzata in cucina e oggetto di una pesca sportiva che, dallultima domenica di febbraio finoalla prima di ottobre, la insegue lungo le sponde del fiume.

    La Valnerina stata scavata dal fiume, lantico Nar, che trae il suo nome o dal popolo dei Naharci, che abitarono la valle oltre 2.000 anni fa; o da nar, termine sabino che indica lo zolfo; o ancora da nar, parola greca che indica la sua naturaforte e impetuosa; o addirittura da un muschio,che crescendo sul fondo del fiume gli conferisce quella tipica colorazione verde scuro, quasi nera.

    Il fiume Nera nasce nellanfiteatro morenico dei ghiacciai pedemontani del monte Cornaccioneper risorgenza dai bacini idrici sotterranei dei Sibillini. Scaturisce da uno scoglio a duplice apertura, in cui gli storici vedevano la figura di un muso di vitello con due narici, dando il significato di narici al nome Nar.

  • IL TARTUFOLa Valnerina il pi importante luogo di produzione del tartufonero. il frutto di un fungo che vive sotto terra con uno scambio simbioticocon alcune radici di piante legnose, come quercia, carpino e nocciolo. molto usato anche nellericette pi popolari: crostini,spaghetti al tartufo, frittata e filetto ai tartufi, trota einsalata tartufata, agnellotartufato e persino dessert al tartufo.

    LA NORCINERIALa Valnerina la patria della norcineria, ovvero larte della lavorazione della carne suina. Grazie al particolare clima fresco e asciutto, da sempre diffusa la tradizione dellallevamento del maiale e della trasformazione dellesue carni, attraverso la salagione e la stagionaturadi prosciutti, spallette, capocolli, salsicce, salami,ciauscoli, pancette, cotechinie guanciali, ognuno con ungusto diverso e particolare.

    IL FARRO un cereale che veniva coltivato fin dallantichit sia in Egitto che in Grecia.Per i Romani era uno degli elementi base dellalimentazione.Recentemente nei terrenidella frazione di Gavelli una cooperativa del luogo ha riscoperto tale coltivazione con una speciemolto pregiata: il Triticumdurum dicoccum, con una produzione limitata e di altaqualit.

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    LA VALNERINA i prodotti tipici

    LO ZAFFERANONegli antichi documenti si fa espresso riferimento alla citt di santa Rita in cui produttori e mercanti avevano conquistato moltepiazze dellItalia centrale con questa preziosa spezia.Allepoca lo zafferano venivacoltivato in gran partedellUmbria. una pianta erbacea perenne di colore rosso vermiglio, dalla quale si ricava la sostanza colorante gialla.

    FORMAGGI I pascoli, ricchi di erbe selva-tiche, conferiscono un sapore particolare ai formaggi di queste zone. Il patrimonio ambientalenaturale ancora incontaminato e puro anche alla base della genuinit dei formaggi: la caciotta, la mozzarella, il pecorino, la scamorza, il burro, i formaggi al tartufonero, la ricotta e la ricottasalata.

    LE LENTICCHIEGi famose nei tempi antichi, quelle coltivate nei piani di Castellucciosono sicuramente le pi rinomate al mondo.Ricca di ferro, proteine e saliminerali, la lenticchia di Castelluccio unica anche per il suo aspetto policromo (tigrata, giallognola, marroncina) e per le sue dimensioni piuttosto ridotte.

  • LA BASILICA DI SAN BENEDETTOA Norcia nacque san Benedetto nel 480 d.C., da unagiata famiglia romana, insieme allasorella gemella Scolastica e qui visse il suo periodo giovanile fino allet di 12 anni, quandosi allontan dalla sua terra natale per andare a studiare a Roma e per non farvi pi ritorno.Sui monti della vicina valle Castoriana il giovane Benedetto ebbe modo di entrare in contat-to con i monaci siriani giunti dallOriente, che frequentavano labbazia di SantEutizio a Precie le grotte circostanti. Nella piazza principale di Norcia, dedicata a san Benedetto, intorno alla statua eretta in onoredel santo nel 1880, si affaccia la basilica. Sorge sopra i ruderi di un edificio romano del I-IIsecolo d.C. identificato, secondo la tradizione, come la casa dove nacquero i santi gemelli. Labasilica, eretta tra il 1290 e il 1338, stata rimaneggiata varie volte in seguito ai danni pro -vo cati dai vari terremoti, e restaurata in occasione del Giubileo del 2000. Ledificio presenta allesterno una facciata a capanna della fine del XIV secolo in stile gotico,

    con un portale sovrastato da una lunetta raffigurante la Ma -donna con Bambino tra gli angeli. Alla fiancata destra dellachiesa stata addossata, intorno al 1570, la Loggia deimercanti, o Portico delle misure, per creare una sorta dimer cato coperto dei cereali: ancora oggi sono visibili i reci -pienti in pietra utilizzati per le misurazioni. Allinterno, alpiano superiore, si trova la chiesa principale che mescolaelementi romanici, gotici e barocchi a testimonianza dellevarie modifiche subite nei secoli. Le pareti sono decoratecon preziosi affreschi del 1500 e tele del 1600, tra cui quel-la che racconta una storia curiosa della vita di san Be ne det -to: quando il santo ricevette un fante travestito da sovrano,inviato al suo posto da Totila, re dei Goti.

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    NORCIA: LA CITT DI SAN BENEDETTO

    Alla luce splendente di codesta fiaccola possano, quanti incontrerete lungo le strade del vostro pellegrinaggio, sentirsi fratelli e comporre le ragioni dei dissidi e dei conflitti che fanno gli uomini nemici tra loro, e diventare capaci di perdono reciproco, di rispetto, di concordia e di collaborazione. Sia la vostra davvero la fiaccola della pace.(Giovanni Paolo II)

    LA CHIESA DI SANTA SCOLASTICAPoco distante da Norcia, la chiesa di Santa Scolastica ubicata su un fertile altopiano, fondodi un antico lago, inserito nel comprensorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Secondola tradizione, in questo luogo santa Scolastica riun le prime consorelle e vi dimor fino al tra-sferimento a Cassino. Il primitivo nucleo della chiesa risale al periodoaltomedievale, ristrutturazioni e rifacimenti siebbero sia tra la fine del XIV secolo e gli inizi delXV, che nei secoli XVII e XVIII. Come risulta dalle cronache locali, il luogo neisecoli sempre stato oggetto di culto e meta dicontinui pellegrinaggi, soprattutto in caso di sic-cit. Santa Scolastica , infatti, invocata dalla tra-dizione popolare per la difesa dai fulmini e perottenere la pioggia.

  • Il fascino di Norcia risiede soprattutto nel suo fitto reticolo di vie e stradine punteggiate da piazze con fontane, disseminato di orti e giardini interni, dove i palazzi gentilizi si affiancano a conventi o edifici civili. Interessanti sono anche le torri e le porte dislocate lungo il perimetrodelle mura urbiche medievali, perfettamente conservate con la loro caratteristica forma a cuore.

    La piazza San Benedetto,realizzata nel 1869, al fine di

    dare un nuovo assetto urbanistico alla citt.

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    Anticamente chiamata Nursia, fu importante centro strategico sabino che trasse il nome daNorthia, divinit propiziatrice di fortuna, venerata dagli Etruschi.Lantico villaggio sabino sorgeva sulla parte pi alta dellodierno abitato, la cosiddetta aerea di Capo la Terra ma, intorno al 300 a.C., i Romani arrivarono in questo territorio e in breve tempolo conquistarono, nonostante la resistenza del popolo sabino.Al crollare dellimpero romano, mentre alcune regioni dEuropa sembravano cadere nelle tenebree altre erano ancora prive di civilt e di valori spirituali, san Benedetto e i suoi monaci portaronoil progetto cristiano a tutte le popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dallIrlandaalle pianure della Polonia. Verso il 572, i Longobardi insediatisi a Spoleto distrussero Norcia. Nel 1200 si costitu liberoComune. Fatti i conti con la peste del 1300, nel secolo successivo, il Comune guelfo di Norcia fu spesso in lotta con i castelli circostanti e, per acquisire maggiore autonomia politica, ebbe lunghi e accesi contrasti con i legati pontifici di Spoleto. Nel 1484, infine, pass direttamente sotto la Legazione pontificia di Perugia. Nel 1600 conobbe,per la prima met, un notevole rinnovamento edilizio e artistico. Il 1700 secolo viene ricordato unicamente per i due terremoti che cancellarono di colpo quantoera stato costituito dopo il 1328. Nel 1809 Norcia entr a far parte dellimpero francese, ma ben presto venne restaurato il governo pontificio e ripristinato anche lantico vescovado. Venne annessa al Regno dItalia nel 1860.

    NORCIA

    Situata tra la catena dei monti Sibillini, le valli e gli altipiani densamente punteggiati di antichi insediamenti, Norcia

    si mostra nellintreccio tra natura e cultura. Ne sono testimonianza le Marcite. Aree di interessenaturalistico, non distanti dalla citt, sono i piani carsici di Castelluccio (il Pian Grande, il Pian Piccolo e il Pian Perduto) e il monte Vettore, la cima pi elevata dei monti Sibillini. Al suo interno, giace il lagodi Pilato, il cui nome legato alla leggenda del proconsole romano, reo della morte di Cristo, trasportato da un carro trainato da due buoi sullacima del monte e scaraventato nelle sue gelide acque.

  • Del palazzo Comunale,originario del XIII secolo,rimangono la scalinata con i due leoni in marmo e lintero prospetto superiore, tutto frutto del rifacimento portato a termine nel 1876. La torre campanaria venneriedificata in seguito al terremoto del 1703.Allinterno del palazzo si trovano la sala delConsiglio, la sala Sertoriana(o dei Quaranta conservatoridella pace, dove si riun, nel 1532, un consesso per mantenere la pace e la giustizia allinterno delterritorio) e la cappella deiPriori (dove erano conservati il reliquiario del dente di san Benedetto, il codiceminiato del XV secolo con episodi della vita di san Francesco, detto la Franceschina, e un esemplare degli Statuti di Norcia).

    1569 venne istituita laPrefettura della montagna, la Castellina ne divenne lanaturale sede. Restaurata nel XVIII secolo a seguito dei frequenti terremoti, a partire dal 1860accolse gli uffici del Comune,fino a quando nel 1967divenne sede del museo.Dal 2003 vi si pu visitare la mostra archeologica permanente Partire perlAldil, con esposte alcunedelle tombe di epoca ellenistica con relativi corredirinvenuti tra Norcia e la vicina frazione di Popoli.

    Il criptoportico (galleriasotterranea), in via Roma, situato nellarea urbana del municipio, presso portaAscolana, del I secolo a.C.Delledificio si conservanoparte del braccio corto e ilmuro di fondo. Mancano letracce di incassi per perni o battenti, poich lingressoal foro era, probabilmente,libero e non chiuso da porte.Parte delledificio situato

    accanto al portico ospitaoggi una mostra archeologica permanenteche raccoglie gran parte dei materiali rinvenuti durante gli scavi in localitCampo Boario.

    La chiesa di SanGiovanni, in via Gioberti, frutto di rifacimenti settecenteschi (dopo il terremoto del 1703), anche se lantica fondazionerisale al XIV secolo.

    La chiesa di Santa MariaArgentea, in piazza del Duomo, fu edificata tra il 1560 e il 1574 in sostituzione di una pievealtomedievale, e demolitaper far posto alla rocca della Castellina. Secondo la tradizione, lantico edificio era statoeretto su un precedente tempio pagano consacratonel III secolo d.C. da san Feliciano, vescovo di Foligno, con il nome di basilica Argentea.

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    Ledificio che ospita il Museo civico e diocesano La Castellina statorealizzato nel 1554 dalVignola per volont di papaGiulio III. Nacque come residenza fortificata per igovernatori apostolici e fuutilizzato, sin dallorigine, per il controllo dei territoriperiferici da parte della Statodella Chiesa. Quando nel

  • Da visitare sono anche: la chiesa della Madonnaaddolorata che custodiscela miracolosa immagine dellaMadonna raffigurata su unatela dipinta nel XVIII secolo;la chiesa del Crocifisso, a ridosso delle mura urbiche,nella parte alta della citt e la chiesa di San Lorenzo,la pi antica di quelle presenti a Norcia; il palazzo Fusconi, in viaFoscolo, dove venne invitatoBenvenuto Cellini che rimase stupito dalla sua collezione di antichit;il palazzo Passerini, in piazza Carignano.Edificato nel XVIII secolo, ha un portale che immettenel giardino dove si trovauna statua ottocentesca di Sertorio, tribuno militare e governatore in Spagna, che foment la popolazione locale contro Roma; il palazzo Colizzi, in viaAnicia, del XVIII secolo. Al suo interno si pu ammirare un ampio giardino;il palazzo Battaglia,in via Cappellini. Edificatonel XVI secolo, il nome gli deriva dalla famigliaBattaglia che ne divenneproprietaria nellOttocento;il palazzo Bucchi-

    Corazzini, in piazzaMargherita. Del XVII secolo,nellala est sono conservatila lastra tombale di Boccamaggiore di Ancona,capitano di Norcia mortoallinizio del XIV secolo, e i resti di colonne quattrocentesche inseritenelle murature;la Mostra della civiltcontadina, presso il palazzodei Cavalieri di Malta in piazza Patrizi Forti. Si trattadi una collezione privata di oggetti legati ad antichimestieri: ci sono gli strumentidegli artigiani, dal falegnameal fabbro, dal calzolaio albottaio, quelli del boscaiolo e del vignaiolo. La raccolta arricchita con oggetti cheriguardano il mondo dellascuola, dal banco alla cartella, dai quaderni ai libri,dalla penna al calamaio.

    EVENTIMostra mercato del tartufofebbraio-marzoUnimportante rassegnaagroalimentare finalizzata a valorizzare le produzionitipiche locali, nazionali e internazionali.Celebrazioni benedettinemarzo-luglio

    La chiesa diSantAgostino in viaAmadio. Domina la porta un affresco del XVI secolo, raffigurante san Nicola daTolentino con una colombasulla spalla, la Madonna col Bambino benedicente al centro e santAgostino,dottore della Chiesa.

    Loratorio diSantAgostinuccio, in viaAnicia, del XVI secolo, conun ricco soffitto dorato e glistalli lignei riservati ai confratelli.

    La chiesa del Crocifisso nella piazzetta diCapolaterra. Rifacimento del 1747 di una struttura pi antica, conserva il portale in pietra del XVI secolo.

    Il complesso monumentale SanFrancesco si trova in Piazza Garibaldi. Del secolo XIV, oggi sededellAuditorium, dellaBiblioteca comunale e dellArchivio storico. La facciata esternadellAuditorium si deve alla ricostruzione portata a termine dai Francescaniconventuali.

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  • ABBAZIA DI SANTEUTIZIO, PIEDIVALLESiamo sul finire del 400 d.C. Il monaco Eutizio, trascorse diversi anni nella vita solitaria di uneremo, in compagnia di un rozzo fratello che custodiva un piccolo gregge, e provvedeva aipasti quotidiani.Eletto superiore generale, Eutizio riusc ad addomesticare un giovane orso, che fu il fedelecompagno del religioso e del suo amico pastorello. Alcuni confratelli per non tolleravano labestia am man sita, e di nascosto la uccisero. Poco tempo dopo quegli stessi monaci che ave-vano com messo il delitto si ammalarono e morirono di lebbra. Il fatto dei frati della valle Castoriana fu notizia oggetto di commento degli abitanti della zona.Erano questi gli anni dellinfanzia di san Benedetto e santa Scolastica da Norcia: le immagi-ni di quei solitari si impressero nella loro mente.Si deve agli esempi dei venerati asceti della regione se san Benedetto, inviato a Roma a com-piere gli studi, ben presto se ne allontana per ritirarsi nelle vicinanze di Subiaco, abbraccian-do un modo di vivere eremitico simile a quello che conducevano i religiosi della valle Ca sto -riana. Il regime eletto da questi monaci, dopo la scomparsa dei primi fondatori, fu la Regola di sanBenedetto e tale rimase finch vi fu osservata la vita regolare monastica, alla fine del XV secolo.

    PRECI: CITT DI SANTEUTIZIO E DEI CHIRURGHI

    Se a Preci volgi i passi, o pellegrino, tendi lorecchio, quando sei vicino;

    sussurrer, passando per la valle, di pietra in pietra, sullacqua, nelle stalle,

    voce di storie antiche mai perdute, di storie vere, di storie non vissute.

    Labbazia si trova nella valle Castoriana, sopra labitato di Piedivalle, alle pendici di monteColle scille, su un terrazzamento posto tra la scogliera (dove sono le antiche grotte degli ere-miti) e la ripida vallata. Piedivalle una piccola frazione del Comune di Preci, nel territoriodella valle Oblita. Il nome deriva dal tardo latino pes che, nel XIV secolo, indicava la parteinferiore, della valle. Piedivalle doveva svolgere la funzione di borgo commerciale dellinte-ro sistema di insediamenti a monte della stessa abbazia. Si presenta chiusa come un castello, immersa nello scenario della montagna appenninica.

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    considerata la culla del monachesimo occi den ta le di tipo cenobitico, cio comunitario, basatosul la preghiera, sul lavoro e su unorganiz zazio ne familiare della comunit diretta da un pa -dre (abbah), in contrasto con quello orientale pra ti cato dal singolo (monos) e fondato solo sul -la sce tismo, la contemplazione e la preghiera.Le origini dellabbazia sono molto antiche. La tradizione la vuole fondata verso la fine del V seco-lo d.C. proprio dal monaco siriano Eutizio, successore di Spes, alla guida dei numerosi ere mi esi-stenti a quellepoca in val Castoriana. Il nucleo principale si stabil in un costone di pietra, dove si aprivano delle grotte che diven nerodimora dei primi eremiti che seguivano Re gole ispirate a quelle dei grandi monaci dOrien te, maadattate alle mutate situazioni e sempre pi per meate della concretezza romana.Quando la crisi demografica, che invest lim pero romano nella tarda antichit, e i guasti causa-ti dalle invasioni barbariche resero questi luoghi dei veri deserti, lantica citt di Cample fu annien-tata e labbazia rimase lunico punto di riferimento per le smarrite popolazioni della zo na. Labatedivenne il maestro, il padre e lu nica autorit del luogo.

    Politicamente, come tutta la Montagna, eracompresa nella giurisdizione del gastaldato diPonte, presso Cerreto di Spoleto. probabile che prima dellanno Mille fosse giil maggior centro di potere economico e poli-tico della zona, grazie proprio alle donazioni ealle concessioni di privilegi imperiali e papali.La prosperit di cui godeva permise ai frati dimigliorare gli edifici del complesso monasticoe di dotarsi di una buona biblioteca. Il nomedel labbazia di SantEutizio legato, infatti,anche a un importante documento letterario:

    un monaco vi scrisse uno dei pi antichi testi in volgare, la Confessio eutiziana (prima met dellXIsec.). Inoltre, i monaci arricchirono le loro conoscenze con lesperienza della vita di ogni giornoe dettero origine a unimportante scuola chirurgica. Successivamente, mutando la sensibilit e lecondizioni storiche, agli ecclesiastici fu proibito di esercitare larte medica. Cos i monaci trasmi-sero, probabilmente, agli abitanti dei paesi circostanti le cognizioni di cui erano depositari: quel-le derivate dalla tradizione letteraria, quelle acquisite con lesperienza di generazioni, la cono-scenza delle erbe medicamentose e luso delle acque curative, creando cos lambiente favore-vole allo sviluppo dellattivit chirurgica empirica conosciuta come Scuola chirurgica preciana.

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    In tutti i monasteri esistevano dei parti-colari ripostigli (armarium pigmentario-rum) dove venivano conservate piantemedicinali. Certamente in questa abba-zia la pratica della medicina dovevaessere discretamente sviluppata, favori-ta dal fatto che nella zona era presente,come lo tuttora, una grande varietdi piante officinali, oltre ad alcune sor-genti di acque curative di eccezionaleefficacia. Alla fine del XII secolo ebbe inizio la de -cadenza dellabbazia e con essa il po -tere politico ed economico di San tEu -tizio. Ciononostante la scuola darte, lafarmacia e la ricca biblioteca continua -rono a operare una notevole in fluenzacome centri di cultura. Nel XIV secolo, lenumerose mire e lalternarsi dei deten-tori del potere la ridussero in condizio-ni economiche disastrose. Fu, quindi,sot toposta a regime commendatario. Labbazia oggi priva del ricco patrimo-nio artistico acquisito durante i secoli.

    Lisolamento e lassenza di religiosi hanno causatoil trasferimento, forzato, delle opere superstiti nellaparrocchiale di Piedivalle. Linsediamento monastico com prende: le grotteeremitiche alla base del campanile, la chiesa, il cor-tile interno, il complesso delle fabbriche mona ste -riali con le cel le affacciate a valle, la dimora del -labate sul braccio trasversale, lingresso e il sagra-to sorretto da arconi e il ruscelletto che scende indiagonale dietro labside.Si presenta con un lungo pro spet to su cui si apronodue ordini di finestre; le pi basse duecen te sche, lepi alte quattro-cin que centesche. Sei arcate del1599 (epoca dellabate commen data rio GiacomoCrescenzi) so sten go no il piazzale pensile anti stan te(gi adibito ad area cimi te ria le).La primitiva chiesa altomedievale, sorta dopo la rifor-ma benedettina, fu rinnovata nel 1190. Linterno a navata unica e conserva resti di decorazione a fre-sco che in an tico la ornavano (dal XIV al XVII seco-lo). Entrando sulla sini stra si trova il fonte battesi-male, rica va to da un marmo romano (per se coli fulunico di tutti i territori cir costanti). Di fronte allaporta la te rale collocata la grande tela com mis -sionata a Niccol Circi gna ni, detto il Poma rancio,dal la ba te Giacomo Crescenzi nei pri mi anni delXVII secolo.Sul muro che separa laltare dal sepolcro dei SantiEutizio e Spes collocata una croce sagomata diepoca tardogotica.

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    PRECI

    Il primo documento dal quale si rileva il nome dellabitato di Preci risale al 1232: era costituito da un piccolo insediamento non distante da un oratorio

    benedettino da cui, probabilmente, ne assunse il nome Preces,preghiera. Nella seconda met del XIII secolo, a protezione del villaggio, sorse il castello. Inizialmente fece parte dei possedimenti di Spoleto per poi passare, nel 1276, sotto lautorit comunale di Norcia. Nel 1533 il pontefice Paolo IIIacconsent alla ricostruzione di Preci a condizione di una definitiva riconciliazione con Norcia. Preci vanta lorigine della protochirugia. I medici, chiamatiempirici, perch non avevano frequentato universit, divennero espertissimi. I ferri, presumibilmente appartenenti alla Scuola chirurgica, si possono osservare presso labbazia di SantEutizio e presso la sede municipale. Nel 1817, per volont di papa Pio VII, Preci, fu erettaa Comune, titolo che conserv anche nel 1860, quando entr a far parte del Regno dItalia.

    Sostanzialmente, labitato di Preci ha mantenuto il suo aspettocinquecentesco, tipico dei villaggi fortificaticostruiti sulle alture. Labitato attraversato da una ragnatela di stradineche, tortuosamente, confluiscono nella piazza principale sulla quale si erge la pieve di Santa Maria, edificata nel XIII secolo dai monaci di SantEutizio.

    Il castello di Preci. Originariamente Preci era un piccolo villaggio rurale sulla sinistra del torrente Campiano, vicino a un oratorio benedettino, da cui probabilmente deriva quel nome; gi menzionata nei Dialoghida Gregorio Magno, per la presenza di numerosi eremi prebenedettini.

    La chiesa di Santo Spes(fraz. Saccovescio) la piantica della frazione,documentata in una bollavescovile del 1350.

    La chiesa di SantAndreafu edificata insieme al primoospedale dedicato allapostolo per iniziativa del Comune che, nel 1421,ottenne lautorizzazione dal vescovo di Fermo. La presente sistemazionerisale alla seconda met del XVIII secolo.

    EVENTIFesta di SantEutizio, 23 maggioFesta di Santa Mariadella piet, 7 giugnoFesta di SantAntonio da Padova, 13 giugnoFesta di San Giovanni, 24 giugnoPane, prosciutto e fantasia, luglioValle Castoriana PorteAperte, luglio-agostoFesta della Madonnadella peschiera, 15 agostoFesta di San Martino, 11 novembreFocone della venuta,8 dicembre

    La chiesa della Madonnadella peschiera sorse su un antico oratorio probabilmente nel 1243.Successivamente la costruzione fu ampliata e abbellita nel XVI secolo, in forme rinascimentali, ad opera della comunit che ne aveva il patronato.

    La chiesa dei Santi Nicola ed Egidio, documentata nel 1393, fu concessa alla comunit in patronato nel 1514.

    La chiesa di San GiovanniBattista (fraz. Piedivalle)doveva esistere gi prima del XIII secolo, ma sub una radicale trasformazionenel 1520, con relativoampliamento che ne ha raddoppiato la superficie. La piccola facciata a capanna ha un portale del 1535.

  • SAN LAZZARO: TRA IL LEBBROSARIO E IL FOSSO LU CUGNUNTU

    Non solamente serviva volentieri a cancerosi, ma oltre questo avea ordinato che li frati del suoOrdine, andando o stando per lo mondo, servissero ai leprosi per amor di Cristo, el quale volseper noi essere reputato leproso.(Francesco dAssisi, Fioretti)

    Era comune nel Medioevo la costruzione, lungo le strade principali, di locali destinati ad ac -co gliere i lebbrosi.Percorrendo la strada statale della Valnerina, poco prima dellaltezza di Preci, in direzione diVisso, si trova la localit di San Lazzaro dove, secondo la tradizione, fu eretto un lebbrosarioin torno al 1218, quando il feudatario del castello di Roccapazza, Razzardo, concesse al pre -sbi tero Bono (probabilmente monaco eutiziano) un vasto territorio boschivo e pascolato, af -finch edificasse una chiesa e un ospedale per accogliere i pellegrini, e per alloggiare i leb-brosi e gli infermi. A testimonianza di ci esiste una pergamena presso larchivio storico comu-nale di Norcia.Per oltre cento anni i frati francescani si dedicarono alla cura dei bisognosi e dei poveri e sem -bra che lo stesso Francesco dAssisi fece visita pi volte al lebbrosario. Quando il luogo fu ab -bandonato dai monaci, lospedale fu annesso ai possedimenti del Comune di Norcia e suc -cessivamente pass sotto il controllo dellordine gerosolimitano di san Lazzaro. Da allora fusempre dato in commenda finch i marchesi di Sorbello, nel 1914, vendettero la propriet aiMas si di Poggio di Croce e ai Betti di Belforte.Il complesso comprendeva la chiesa, lospedale e alcune abitazioni che, purtroppo, nel corsodei secoli hanno subito profonde modificazioni che ne hanno alterato larchitettura antica. Lachiesa risale al XIV secolo, ma attualmente solo la navata anteriore destra ne parte, il resto occupato da una cantina.Nei pressi di San Lazzaro, alla congiunzione delle vallate di Poggio di Croce e Montaglioni, pos sibile ammirare il fosso detto lu Cugnuntu, caratterizzato da una piccola cascata di circa20 metri al termine di un percorso escursionistico molto affascinante, tipico dellalta Valnerina.

  • La chiesa di San Lorenzo,parrocchiale, si trova presso il ponte sul Nera.Fra i numerosi centri francescani della valle, fu certo uno dei piimportanti. Nello stessoluogo sembra esistesse in precedenza una chiesaintitolata a san Basso,vescovo martire vissutonel III secolo, le cui reliquie erano veneratenella diocesi di Fermo. Sul terreno pianeggiantelungo il fiume e al latodella strada per Ponte, la chiesa e ledificio conventuale che vi si congiunge con un unicolungo braccio, conservanoquasi intatto il decoro che possedevano quandovi sorsero quasi settesecoli fa.

    La facciata, in pietra conciadi colore rossastro, non presenta altri ornamenti chequelli finemente scolpiti nel portale. Linterno quello tipico delle chiese degli ordiniminori mendicanti: composto da una spaziosanavata rettangolare, e da un coro. Leliminazione dei numerosi altari e di altreaggiunte del XVII secolo ha restituito solo in partelinterno originale e la suadecorazione a fresco. Dellepale dellaltare, rimastasolo una Madonna con i santiAntonio da Padova, FilippoNeri, Francesco di Sales e Francesco dAssisi. La paladellaltare maggiore, con il Martirio di san Lorenzo, si trova, in pessime condizioni di conservazione,

    nei locali dellex convento.Nella controfacciata, a destra, una Madonnadella misericordia dei primidel XV secolo. Nella parete di fondo del coro gli affreschi si distinguono, secondo la cronologia, in tre gruppi. Il pi antico, riferibile ai primi anni del XIV secolo, comprendele due grandi immaginidel Crocifisso. Il secondo, in basso ai lati,comprende il San Ludovicoe la Madonna del XV secolo. Il terzo, ornato di una ricca cornice e di candelabri, raffigurala Madonna in trono con san Francesco e unaltro santo francescano.

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    CERRETO DI SPOLETO: LA CITT DEI CIARLATANI

    CHIESA DI SAN LORENZO, BORGO CERRETOBorgo Cerreto un antico castello sito alla confluenza del fiume Vigi con il Nera, nel ter rito-rio di Norcia. Il centro, sviluppatosi nel periodo tardomedievale, sorse su un crocevia di fondamentale im -portanza fin dallepoca preromana e romana; qui correva infatti il confine tra le antiche regio-ni della Sabina e dellUmbria. Nel Medioevo labitato si snodava lungo la via che sale al castello di Cerreto. Presso gli attua-li ponti si riconoscono alcune strutture murarie a torre, che dovevano vigilare su due antichiponti levatoi. Il sistema difensivo di Borgo Cerreto si completava sui lati nord ed est con lacinta muraria, dove si apriva la porta verso Cerreto, e con la torre presso la chiesa di SanPaterniano. Faceva parte del sistema di castelli e torri di avvistamento che formavano il reticolo fortifica-to a difesa dellaccesso al nursino. Borgo Cerreto era un avamposto con funzione di difesa del castello di Cerreto e di quello diPonte (con le cui torri comunicava a vista) e controllava lattraversamento dei fiumi e la via-bilit di due arterie principali (lungo il Nera e verso Sellano-Colfiorito).

    Me, dopo la morte, si vanti lUmbria dannoverarmitra i suoi illustri figli, io che con i miei carmi lhoonorata: lUmbria, cultrice delle Muse, patrianobile di Properzio e che ridente mi diede alla luce sullalto colle, cui intorno scorrono il Vigi con lacque sue placide e gelate e il fiumeNera, sempre caldo per sulfuree sorgenti.(G. Pontano, Partenopeo o Amori, I, 18, vv. 23-28)

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    XVII secolo nella trapanazionedel cranio, che operava pres-so la chiesa di Ges e Mariaa Borgo Cerreto e la curacon le erbe, illustrata nellorto del Ciarlatano. Degni di nota il monasterodi San Giacomo, del XII secolo e lorto del Ciarlatano,

    Linsediamento di Cerreto di Spoleto, costituito dalcastello e dal suo borgo, sorgealla confluenza del fiume Neracon il Vigi e il Tissino, dovesincrociano le principali vie di comunicazione che attraversavano, e attraversanoancora oggi, il territorio dellaValnerina.

    La Chiesa di San Lorenzorisale al XIII secolo. Al suo interno conservato il reperto lapideo che documenta lesistenza di Balnea Cerretana, la protochirurgia con le testimonianze delle attivitdel medico folignate BaronioVincenzi specializzatosi nel

    CERRETO DI SPOLETO

    Una leggenda localenarra che il paese sia stato fondato

    nellOttocento dai Franchi cheerano scesi al seguito di CarloMagno per contrastare il potere del potente gastaldatolongobardo di Ponte. Il suo nome deriva dalla diffusa presenza di piante di cerro e, tra laltro, fino al secolo scorso si poteva ammirare una quercia centenaria nella piazza principale del paese. Il cerro anche presente nello stemma comunale.Le prime notizie storiche si hanno intorno al XII secolo, ma la nascita di Cerreto risale sicuramenteal 290 a.C. quando avviene la romanizzazione del territorio ad opera delle legioni del consoleMario Curio Dentato. Nellalto Medioevo, in epoca longobarda, Cerreto fece parte del fondo rustico (amministrazione giuridica, economica e militare, gestita da funzionari del sovrano longobardo) di Ponte. Continue discordie si alternarono tra i cerretani, desiderosi di autonomiapolitica e amministrativa, e il Comune di Spoleto che nomin frate Elia ministro dei frati minori,per calmare i dissensi. Per un periodo venne affidato al governo di Norcia che ne fece richiesta,ma poi torn sotto il ducato di Spoleto. Le continue lotte fra Spoleto e Norcia finirono per dividere Cerreto in due fazioni. Nel 1569 fu definitivamente aggregato alla prefettura della montagna, con sede a Norcia. Solo nell800, con i francesi, torn a far parte della giurisdizione spoletina e con il Regno dItaliaacquist la sua autonomia amministrativa.

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    il monastero di SanNicola, del XIII secolo, contenente la documentazione sul Ciarlatano, e la chiesadi Santa Maria de Libera,del XVI secolo, con il centrostudi sul Pontano.

    EVENTI Fiera della Befana, 2 gennaioCanto della Pasquetta,5 gennaioFesta della Madonnadelle grazie, Triponzo, domenica precedentelAscensioneFesta della Madonna, Bugiano, domenica dellAscensioneFesta della Madonna dei miracoli, domenica di PentecosteFesta della Madonna di Costantinopoli, Collesoglio, domenica della Santissima TrinitFesta dei Santi Pietro e Paolo, Nortosce, 29 giugnoRievocazione storica deimestieri tradizionali, Macchia, La carbonaia,luglioFesta della Madonna del verde, Rocchetta, prima domenica di luglio

    Festa della Madonna delmonte,terza domenica di luglioFesta del perdono, Collesoglio, 2 agostoFesta di San Lorenzo, Borgo Cerreto, 10 agostoSagra del fungo,Borgo Cerreto, met agostoSagra del Ciarlatano,met agostoRievocazione storica deimestieri tradizionali, Rocchetta, La trebbiatura, agostoRievocazione storica deimestieri tradizionali, La vendemmia, settembreRievocazione storica deimestieri tradizionali, Borgo Cerreto, Carri e carrettieri, settembreFesta a Monte Maggiore,prima domenica di settembreFesta della Madonnaaddolorata, Macchia, quarta domenica di settembreFiera di San Nicola,6 dicembreFuochi della venuta, grandi fal accesi la notte del 9 dicembre per ricordare il passaggio della Santa Casadella Madonna trasportatada angeli della Palestina a Loreto.

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    SANTANATOLIA DI NARCO: CITT DELLA CANAPA

    San Mauro, insieme al figlioletto Felice e alla nutrice si ritir nella valle di Narco, dove edific un piccolo eremo.

    (L. Iacobilli, Vite dei Santi e Beati dellUmbria, 1645)

    ABBAZIA DI SAN FELICE DI NARCO, CASTEL SAN FELICETra SantAnatolia e Vallo di Nera si estende un promontorio, antico terrazzo fluviale preisto-rico, habitat umbro, poi colonia romana. Al tempo di Teodorico (VI secolo d.C.) si form lere-mo di San Fele: una cella monastica agricola attorno a un oratorio.Nel XII secolo la colonia agricola si raccolse sullaltura formando Castel San Felice, ceduto adInnocenzo III. Scrive lo Iacobilli nelle Vite dei Santi e Beati dellUmbria, nel 1645: San Maurofu uno dei trecento compagni che da Laodicea e Cesarea di Siria emigrarono in Italia al tempodi Teodorico e di Anastasio imperatore dOriente, ariano. Giunsero a Roma e, essendo gli altriandati per lItalia centrale, Mauro, insieme al figlioletto Felice e alla nutrice si ritir nella valledi Narco, dove edific un piccolo eremo. Mauro era umile e voleva trascorrere la vita nellapenitenza e nei digiuni, educando il figlio a questo genere di vita. La gente chiese loro di essere liberata da un drago che infastidiva gli abitanti del luogo. I duesi armarono di un bastone e di un arnese di ferro. Mentre Mauro affront il drago, Felice pian-t in terra il bastone, che subito germogli. la metafora della bonifica di un territorio, oltre a quella bonifica spirituale dovuta alloperadi evangelizzazione dei due santi. Questo episodio illustrato nel bassorilievo sotto il rosone della chiesa: il drago che esce dallagrotta rap pre senterebbe il fiume Nera. La fantasia popolare colloca la grotta del drago in un anfratto, oltre il ponte. La memoria dizone paludose , infatti, presente nella tradizione orale lungo tutta la Valnerina. Felice mor prematuramente e Mauro, rimasto solo, depose il suo corpo insieme con quellodella nutrice, in un oratorio che poi divenne la chiesa dedicata a san Felice, e anche il vicinocastello ebbe il suo nome. Per lafflusso di altri giovani alleremo di san Mauro, questi costru, attiguo alla chiesa, unmonastero di cui fu eletto abate, e lo diresse secondo la Regola di san Benedetto da Norcia.Mauro vi mor nel 555. Come san Benedetto, giungendo a Montecassino, distrusse il tempio di Apollo per impiantar-vi un oratorio, sacro al vero Dio, cos Mauro, Felice e i loro successori fugarono la malaria dellapalude e la peste del paganesimo che, allinizio del VI secolo, ancora dominava le campagnecircostanti.

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    Castel San Felice sorge su un col -le isolato che, anticamente, con -trollava un ponte sul Nera e la vallea nord (lantico percorso, pro ve -nien te da Spoleto, attraversava ilfiume alle spalle della chiesa perdirigersi a nord verso Vallo e a sudverso SantA na to lia).Limpianto urbano tipico dei ca -stelli arroccati sulla sommit di uncolle. Fra i pi interessanti esempi dellascultura romanica umbra sono il ro -sone, con i simboli evangelici, i rilie-vi sottostanti che raffigurano le Sto -rie di san Felice (Risuscita il figlio dellavedova, Langelo guida i santi, San Fe -lice uccide il drago), e lAgnus Dei neltimpano, depoca medie vale (se -con do la tradizione orale lo sguardodellagnello indicherebbe il luogodove sepolto un tesoro). Linterno una sola navata. Qui siconserva il sarcofago che la tradi -zione attribuisce al santo titolare.Nella piccola abside, in fondo, si trova il Cristo maestro tra angeli atterriti, affresco del XIV seco-lo di influsso orientale.Sotto al presbiterio si apre la cripta, con al centro il sarcofago in pietra contenente i resti disan Felice, san Mauro e la nutrice siriaca. Nei pressi dellabbazia si trova un ponte medievale che attraversa il fiume Nera immettendo-si nella vecchia strada della Valnerina; poco lontana c losteria, un tempo usata dai viandan-ti, attualmente ristrutturata.

  • SANTANATOLIA DI NARCO

    Unipotesi fa derivare il suo nome dal fatto che SantAnatolia fu il centro dei primi popoli sabini Naharci. Secondo unaltra ipotesi, invece, il nome

    deriverebbe dal fiume Nar (Nera). Altri lo fanno derivare dalla presenza dei monaci siriaci, o dal nome di un nobile francese, Narco, che avrebbe avuto il dominio della Valnerina e avrebbe edificato Castel San Felice.SantAnatolia di Narco si colloca al centro della Valnerina, nel punto in cui la valle si allarga dando origine ad ampi terrenialluvionali pianeggianti nominati Canapine, dal nome dellapianta di canapa, che qui si coltivava fino a qualche tempo fa. Abitato gi nellepoca preistorica, nel Medioevo sub il dominiodi Spoleto. Dal XV secolo fu coinvolta in vicende di lotta con i centri vicinie con i domini pontifici. La sua autonomia fu definitivamente conquistata solo nel1930, quando ottenne la separazione dal territorio del Comunedi Spoleto che il Regno dItalia del 1860 aveva ridisegnato conconfini pi vasti degli attuali.

    Il centro storico mantiene le caratteristiche di un antico borgo fortificato,con mura di cinta, torrioni e tre porte di accesso,una delle quali ancora oggiben conservata.

    Il castello diSantAnatolia di Narco ubicato sulla sinistra delfiume Nera, lungo lanticastrada della Valnerina. Di origine medievale, sorgeai margini di una terrazza

    fluviale, gi abitata dallantico popolo deiNaharci, con mura di cinta, torrioni e tre porte di accesso. Dentro le mura sipu ammirare la disposizioneurbanistica, molto originale,data la presenza contigua dicase comuni e di palazzettigentilizi, divisi tra loro da vie molto strette.

    La chiesa parrocchiale di SantAnatolia, contiguaal palazzo, sorge in una piazzetta. Conserva al suointerno una decorazione pittorica dei secoli XIV e XV.

    La chiesa di San Martino,sullantica strada perSpoleto, un edificio del XIIIsecolo a navata unica, concampanile.

    Nella chiesa di SantaMaria delle grazie sidistinguono tre diverse fasidi costruzione corrispondentirispettivamente alledicola,alla parte presbiteriale e allanavata. Allinterno, sullaltaremaggiore raffigurata laMadonna tra i santi Giacomo e Antonio abate, affrescodatabile alla met del XVsecolo e riferibile al Maestrodi Eggi.

    La chiesa di Santa Mariadi Narco dedicata asantAnatolia. lanticapieve, pi volte ricostruita,situata dentro il castello.Non si conosce lepoca esatta della sua fondazione.La sua struttura interna, cosantica e cos cara al culto deifedeli, e la sua pianta a crocelatina creano unatmosferadi raccoglimento e di preghiera, un senso di umilt, soddisfano un bisogno di serenit e di pace, che rigenerano e rinnovano lanimo di coluiche la visita.

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  • COLLEPONTE(Comune di Ferentillo)

    Il centro abitato di origine altomedievale

    diviso in due nuclei,Macenano e Colleponte,dalla strada stataleValnerina. La chiesa parrocchiale di SantAntonio del XVI secolo conserva affreschirinascimentali che decoranole pareti laterali. La chiesa di SantaCaterina, a Sambucheto,risalente al XIV secolo, al suointerno presenta un ciclo diaffreschi eseguiti da PierinoCesarei nel XVI secolo.

    26 giugnoFesta di SantAnatolia, 9 luglioFesta di San Pietro, Grotti, luglioFesta di San Michelearcangelo, Gavelli, agostoFesta della Madonnadelle grazie, agosto

    CESELLI (Comune di Scheggino)

    Nel XII secolo il territorio era dominato da un

    castello feudale del duca diSpoleto. Nel 1190 il castellodivenne parte del feudoabbaziale di San Pietro inValle. di questepoca lachiesa principale di SanSabino; era la pieve dellacomunit di Ceselli, primache fosse costruito il castello comunale. Nel XIII secolo la valle nonpot resistere allespansionecomunale di Spoleto checerc di fortificare il colleattorno a unaltra chiesadedicata a san Michelearcangelo e a sanSebastiano. Il castello rimasefedele a Spoleto anche dopola ribellione della Valnerinadel 1522, tanto che i castellani tagliarono il ponteai banditi Petrone e Picozzo.Stando Ceselli sulla via brevedi Spoleto, non doveva mancare una taberna convino a buon mercato e il necessario per ospitare qualche passante. Era quilaccesso al gioco della ruzzola: ruzzole di legnovenivano fatte rotolare per conquistarsi quelle di formaggio. Il gioco, date legrida che lo caratterizzano,doveva svolgersi lontanodalle ultime case del borgodel 1522.Nel 1527 lanzichenecchi

    GROTTI

    Il nome deriva dalla morfologia del luogo, in cui

    sono evidenti grotte e picchirocciosi. A monte dellattualeabitato si scorgono i resti dellantico castello, di epocamedievale, con molti elementinaturali, dominati dal fortilizio chiamato la Torre.

    La chiesa parrocchiale diSan Pietro sorge in uno deinuclei del paese, di anticaorigine, ma oggetto di diversiinterventi, nel cui interno seicentesco si conservanoalcune tele della stessaepoca e un organo del 1857.Ha una sola navata con tre altari. Nel 1603 fu pubblicatauniscrizione sepolcrale in versi, di et cristiana, qui rinvenuta.

    La chiesa dellaConfraternita delSantissimo Sacramento,o dellAddolora ta, inposizione centrale rispettoallabitato. Vi si conserva uninteressante ciclo pittoricodei secoli XV e XVI.

    La chiesa della Madonnadelle Scentelle pocodistante dal paese, lungo la strada per Spoleto. Il suo nome, Centum celle,ricorda gli antichi stanziamenti eremitici. Conserva, nella sua dedica,la memoria di questa presenza religiosa.

    EVENTI Canto delle Pasquarelle,gennaioFesta della Madonna del buon consiglio o Festa delle Santesse, ultima domenica di maggioFesta di San Felice, Castel San Felice,

    e colonnesi, reduci dal sacco di Roma, transitarono per questo territorio, devastandolo. Lo statuto del Comune di Ceselli del 1546. Di notevole interesse sono lachiesa extra castrum di SanVito, edificata nel 1080, con affreschi rinascimentaliraffiguranti i santi martiri e la chiesa di San Sabino(del XII secolo). LedicoladellOsteria di Ceselli, importante nodo viario, ornata con affreschi del 1500 di pittori dellaValnerina. In questa osteriaha sostato il 26 marzo 1831larcivescovo Mastai Ferrettiin fuga da Spoleto verso lo Stato borbonico. Nel 1875 il Comune di Ceselli stato soppresso e annesso al Comune di Scheggino.

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  • ABBAZIA DI SAN PIETRO IN VALLE, MACENANO DI FERENTILLOLa leggenda narra che due eremiti siriaci, Giovanni eLazzaro, diretti verso lo Spoletino in cerca di un luogore condito e mistico, arrivassero in Valnerina e qui co stru is -sero un eremo divenuto luogo di culto tra le genti locali.Dopo la morte di Giovanni, Lazzaro, afflitto, preg ilSignore di consolarlo e questi fece apparire in sogno aFaroaldo II, duca di Spoleto, san Pietro, che lo invit acostruire una chiesa e un monastero in suo onore. Pi tardi Faroaldo, recatosi a caccia in Valnerina, in di -vidu nel piccolo oratorio il posto adatto alla co stru -zione della chiesa dedicata a san Pietro (VIII sec.) e la -dia cente monastero che adott la Regola di san Be ne -detto.Pri mitivo cenobio benedettino, assunse unimportanzafondamentale nellevoluzione religiosa, politica, econo-mica e sociale di tutta larea. Si trova allinterno del Parco Fluviale del Nera, a 13 chilometri dalla Cascata delle Marmore.Labbazia di San Pietro in Valle inoltre una delle testimonianze pi significative del ducatodi Spoleto. Costruita sul luogo in cui si erano ritirati gli eremiti Lazzaro e Giovanni nel VI seco-lo, la chiesa una ricostruzione del X-XI secolo: le pareti erano coperte di affreschi, dei qualisi pu osservare qualche resto.Allinterno si trovano un cippo votivo, frammenti scultorei e architettonici anche romani, varisarcofagi romani e medievali, tra i quali quello di Faroaldo. Laltare maggiore composto divari resti marmorei recuperati nella zona. Labside decorata da un grande affresco: nellaparte superiore un Cristo benedicente, sotto una Madonna col Bambino, angeli e santi e ancorapi in basso i Santi Benedetto, Placido, Marziale, Eleuterio e Lazzaro. Il campanile, eretto nel XII secolo, presenta molti frammenti pi antichi e interessanti de co -razioni.Le testimonianze di epoca romana pi importanti conservate nella chiesa di San Pietro inValle sono i cinque sarcofagi: Amore e Psiche, della fine del III secolo; Faroaldo II, del II seco-lo (si dice che accolga le spoglie del duca longobardo fondatore); Santi Giovanni e Lazzaro, delIV secolo; Psiche su tre barche, del III secolo e un Sarcofago con scene di caccia.

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  • PONTE (Comune di Cerreto di Spoleto)

    Fuit olim fortilium munitum, sed nunca bellorum

    et terremotorum ictibus est fere dirutum.

    La frazione di Ponte ha origini di epoca longobarda,quando vi aveva sede un potente gastaldato che estendeva la sua giurisdizione su tutto il territorio della Valnerina.Si adagia su un colle a formadi cono, a 441 metri, lungoununica strada, che untempo raggiungeva la rocca. Della strada oggi restanosolo poche tracce. Il nome della localit legato, quasi sicuramente,alla presenza nelle vicinanzedi un ponte romano, che campeggia sul suo stemma.

    Linsediamento attuale sidivide in diversi nuclei: Il castello fuit olim fortilium munitum, sed nunca bellorum et terremotorumictibus est fere dirutum.Con queste parole vienericordata lantichit e larobustezza del castello diPonte. Presso la curtis, centrodi mercato curtense, sede deitribunali e dei magazzini diraccolta, sorse la pieve diSanta Maria. Il castello fufortificato per difendersidalle incursioni dei Saracenie dei comuni rivali. Il castello segu le vicendemovimentate di Cerreto capitolando al Comune di Spoleto nel 1221, ma, a differenza di Cerreto ditendenze ghibelline, Ponteresta fedele alla santa sedeapostolica.Nel 400 vi dominano i Trincie nel secolo successivo farparte del breve ducato diCesare Borgia.

    La pieve di Santa Mariaera lantica pieve fuori del castello. Divenne poi il centro della comunit. La struttura romanica, come per San Felice di Narco, prova lappartenenza a un monastero benedettino, di cui si pu immaginare il piccolo chiostro presso la casa parrocchiale. La chiesa dedicataallAssunta incoronata. Nella parte superiore domina il rosone, agli angoli sono i quattrosimboli degli evangelisti in altorilievo come aSantEutizio. Alcune statue lignee arricchiscono la chiesa, una delle quali rappresentala Vergine con il Bambinoche sostiene la mano della mediatrice di graziasulla quale appoggiato il mondo, mentre con laltra stringe il rotolo della legge.

    La chiesa di San Pietro si trova dentro il castello, inparte incassata nel terreno.Di piccola mole quadrata,custodiva una statua ligneadella beata Vergine, definitaindecente. quella che si venera nella pieve, che fu ritoccata per renderladecorosa.

    La chiesa della Madonnadella porta, allinterno delcastello di Ponte. Eretta nelXVI secolo, se ne possonoammirare le mura perimetralia monte della strada che si snoda lungo la collina per raggiungere la rocca.

    Da visitare anche la chiesadi San Martino, edicoladevozionale del XVI secolo, e la chiesa di SanGiuliano, romanica campestre del XII secolo.

    EVENTIFesta della Madonnadella porta, secondadomenica di settembre

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    POGGIODOMO: IL PI PICCOLO COMUNE DELLUMBRIA

    Ognuno di noi percorre dei sentieri, reali o ideali, per ascoltarli e farsi ascoltare, i passi si fannomemoria e una pietra, una pianta, una siepe si lasciano sfogliare in molatura di ricordi e sogni,camminare e smarrirsi per ritrovare storia e storie, passato di una comunit che ritorna con lorgoglio di appartenervi e la voglia di non lasciarlo passare. La sera sar pi ricca dopo il riposonegli eremi, i piedi bagnati nei fossi, la striatura di una lumaca sul palmo della mano e i tronchicavi delle querce saranno colmi di altre voci che qualcuno, domani, avr la pazienza di ascoltare.Questo e altro Poggiodomo, tratturi e campi falciati, edicole e chiese campestri, lacqua di golestrozzate, mulini, carezze di albe e tramonti su paesi di pietra che la pazienza dei vecchi protegge. Venire a Poggiodomo percorrere un sentiero, perch i pensieri nascono sui passi che ognuno percorre. (Egidio Spada)

    EREMO DELLA MADONNA DELLA STELLA, ROCCATAMBUROLe vicende storiche delleremo della Madonna della Stella risalgono allVIII secolo quando, allaconfluenza di valle Noce e valle Marta, lungo gli antichi itinerari che confluivano verso il ga -stal dato pontano e quindi verso Spoleto, sorse il monasterium Sancti Benedicti in Faucibus o in

    Vallibus, soggetto allabbazia di San Pietro di Fe -ren tillo. La costruzione del monastero si lega siaalla politica di controllo del territorio esercitatadai duchi di Spoleto, sia allopera di evangelizza-zione e di espansione del monachesimo nellamontagna. Il declino dei Benedettini in tutto il territorio, veri-ficatosi dal 1200, favor linsediamento degli A -go stiniani, che pren devano possesso dei beni edei monasteri abbandonati dai Benedettini. Dueeremiti, Andrea da Cascia e Gio vanni da Norcia,diedero tuttavia inizio allopera di edificazionedelleremo attuale che poi prese il nome di SantaCroce in Valle. Alla nuova chiesa, in parte ricava-

    ta scavando nella roccia, si aggiunsero una decina di celle monastiche. Sorgeva cos una sortadi laura, dove lesperienza cenobitica si fondeva con quella pi antica degli eremiti orien-tali. Alla vita comunitaria intorno alla chiesa e al refettorio, dislocato sul piazzale, si affianca-va quella del silenzio e della meditazione nellalveare di celle scavate nella roccia.

  • Nel 1416 la chiesa di Santa Croce fu ornata da unaraffigurazione della Madonna in trono con il Bambinopoppante tra san Pietro e san Paolo. Con il passare deglianni anche gli Agostiniani di Cascia cominciarono adisertare questo luogo di culto. Persa quasi la memo-ria del luogo, nel 1833 due pastorelli di Roccatamburone rinvennero il dipinto in mezzo ai rovi. Riprese, allo-ra, il culto da parte delle popolazioni dei paesi vicini econ le offerte ricavate dai fedeli fu restaurata la chie-sa che da allora prese il nome di Madonna della Stella. Da allora il culto mariano rimasto vivo in tutta lapopolazione della montagna e ogni anno, nel mese dimaggio, numerose processioni provenienti dai paesivicini si inerpicano per il ripido sentiero a rinnovare ladevozione tramandata attraverso le generazioni. Il complesso di grotte aperte nella rupe della Madonnadella Stella evoca lidea di un colombario, o di certisepolcreti etruschi scavati nelle pareti rocciose.Il santuario della Madonna della Stella e le grotte ere-mitiche, aperte nella parete rocciosa, sono ubicati inuna strettoia ombrosa, valle Noce, compresa tra le for-mazioni orografiche del monte Maggio e del Porretta.Un ruscello che nasce sui versanti orientali del montePorretta, percorre langusta strettoia formando unapiccola cascata a poca distanza dal santuario. Quegliantichi eremiti scelsero di vivere in mezzo a due altis-

    simi monti, dove non si vede altro che due palmi di cielo, scrive Marco Franceschini. Forseproprio questa caratteristica fu determinante per la scelta del luogo: il fatto dessere un postoin cui nulla distoglie lattenzione perch lo sguardo non ha dove vagare, n alcun panoramagrandioso spalanca le finestre del cuore s da indurre a celebrare le lodi del Creatore. Un luogo umile e raccolto, valle Noce, lontano dai cammini transitati, anche se non troppodistante da unantica e importante via di comunicazione, come a dire: nel mondo, ma non delmondo.

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  • POGGIODOMO

    Poggiodomo stato negli anni meta di monaci,

    eremiti, mistici, fuoriusciti del ghibellinismo medievale,fino ai ribelli partigiani, chenellultima guerra fondaronoqui le brigate pi operative. Esempio di questo isolamento leremo dellaMadonna della Stella,sempre conteso fraPoggiodomo e Cerreto, frequentato, da centinaia di anni, da grandi mistici che vi hanno trovato rifugioe ne hanno fatto luogo privilegiato di vita contemplativa. Gli ultimi eremiti furono VincenzoZolfanelli di Fabriano, sepolto allinterno della chiesa e Luigi Crescenzi di Poggioprimocaso.Questultimo fu eremita per trentanni, fino al 1949,anno nel quale mor cadendodal ripido piazzale di frontealle celle monastiche.

    Poggiodomo sorge su un picconaturale di 974 metri a strapiombo sulla vallata sottostante, ed il Comunepi piccolo della provincia di Perugia, con i suoi 187 abitanti. Il paese deriva il suo nome da poggio, dal latinopodium e dal greco podion, che significava originariamentepedana; e da domo, riferito, probabilmente, sia alla forma a cupola, derivato da dme, sia dadomo, cio messo a coltura.

    Da sempre sotto la dominazione delle altrecittadine circostanti, la suastoria non molto diversadalle altre del comprensoriodella Valnerina: barbari e terremoti la devastarononel corso di alterne vicende.

    Fece parte del ducato diSpoleto e, dopo il XVI secolo,appartenne alternativamentea Leonessa, a Cascia e aSpoleto, di cui segu le sorti.Fu sotto lo Stato pontificio,durante il papato di UrbanoVIII, che il villaggio conobbeil suo periodo pi florido. II Comune vero e proprio fu istituito nel 1809, sotto il governo napoleonico, e fu confermato dallo Statoitaliano nel 1860.

    Il centro storico costituitoda un castello fondato nel XIII secolo, tipico degliinsediamenti edificati su unosperone di roccia. Lunicachiesa del villaggio SanPietro che contiene cicli pittorici, come gli affreschidel 1400 e del 1500. Da visitare anche la chiesadi San Carlo Borromeo,del 1633, con allinternonove altari lignei barocchidel XVII e del XVIII secolo.

    Non lontano daPoggiodomo, a Usigni,noto come paese-palazzoper la qualit dei suoi edifici,si possono visitare la chiesa di San Salvatore, fatta costruire dal cardinalePoli tra il 1631 e il 1644 e la cisterna delCardinale, nei pressi del palazzo Poli. A Mucciaforasi trova la chiesa di San Bartolomeo, metamistica, luogo di rifugio e di vita contemplativa.

    EVENTILa Pasquarella, 5 gennaioFesta del patronoSantAntonio abate, 17 gennaioFesta dei giovanotti, agostoFesta degli sposati o ncamata, agosto

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    FONTEVECCHIA (Comune di Giano dellUmbria)

    O tu che passi per questa via non ti scordar di salutar Maria

    La tradizione vuole che tutti coloro che passavano davanti alledicola sacra sita nei pressi dellafonte, da cui il nome Fontevecchia, si fermassero qualche istante per venerare la Madonna deimiracoli. La stessa tradizione ricorda il motto, simile a quello di altre antiche dediche allaVergine: O tu che passi per questa via non ti scordar di salutar Maria.

    Fontevecchia unantica fontana del 1585, successivamente trasformata in maest a usodevozionale, nel 1756. realizzata in pietra cinerea e rosata, ha il nicchione affrescato, la voltaa sesto ribassato in laterizio ed illuminata da ceri votivi. ubicata ai margini di una delleantiche strade di accesso al castello di Giano dellUmbria. Il manto dintonaco armato relati-vo allultimo restauro ha completamente coperto loriginaria cortina in pietra. Attualmente haun uso puramente devozionale. Conserva laffresco con la Madonna del rosario, completato dalla raffigurazione di SantAntonio da Padova, a sinistra, e di SanGiuseppe da Copertino, a destra. Laffresco attuale sostituisce quello originario raffigurante la Madonna della Fonte, risalenteprobabilmente al 1585, del quale ci restano solo alcuni frammenti.

    ABBAZIA DI SAN FELICEPoco lontano da Giano si trova labbazia di San Felice, tipico esempio di architettura romani-ca. La chiesa mostra ancora la sua originaria struttura romanica risalente al XII secolo, men-tre il chiostro e le costruzioni, che si sviluppano sul fianco destro della chiesa, vennero edifi-cati e completati in un lasso di tempo che va dalla seconda met del XVI secolo al XVIII seco-lo. Una scalinata in travertino conduce al presbiterio e alle tre absidi. La cripta risale alla stessa epoca della chiesa e conserva larca con le reliquie del santo. Il chiostro, di pianta rettangolare, ha le arcate sorrette da robusti pilastri quadrangolari a mat-toni vivi; sopra ogni pilastro sono dipinti busti di santi e beati. Gli affreschi sulle pareti raffi-gurano le storie della vita di san Felice. Allinterno del quadrato del chiostro si trova una cister-na per la raccolta delle acque piovane.

  • MONTELEONE DI SPOLETO: IL LEONE DEGLI APPENNINI

    LA CHIESA-FORTEZZA DI SAN FRANCESCO

    Oratorio dei Benedettini e successivamente di propriet dei frati dellordine dei Minori con-ventuali, fu ingrandito intorno al 1285. Furono costruiti il convento e il chiostro con allinter-no una cisterna. Inizialmente il chiostro era a un solo porticato con tetto, poi fu sopraelevatoe adibito, in parte, ad abitazioni per il convento. Tra il 1395 ed il 1398 la chiesa fu tagliatanella sua altezza da una volta a tutto sesto. Con questo intervento, le chiese divennero due.Quella superiore, dedicata a san Francesco, a due navate, ha la sacrestia e un corridoio late-rale con le porte di accesso al convento. Allinterno sono presenti affreschi dei secoli XV e XVI,tele, sculture lignee e dipinti dei secoli XVII e XVIII. Al di sopra della chiesa si erge la torre campanaria. Quattro sono le campane, ognuna dellequali reca incisa uniscrizione. Di pregio il portale esterno in pietra; in una delle sue fasce, con fiori, frutti, foglie, animali,santi, angeli, draghi, sole, luna e perfino la morte, raffigurato il Cantico delle Creature di sanFrancesco. Nella parte esterna sta un leone che afferra un cervo con un ramoscello in bocca, forse a signi-ficare la severit della chiesa contro coloro che si ostinano a disconoscere la sua autorit, nelprimo incavo il giglio guelfo e un volto di uomo, nel successivo incavo laquila ghibellina eancora un volto duomo completano la decorazione.

  • MONTELEONE DI SPOLETO

    La sua posizione di castello di pendio gli ha fatto

    guadagnare nei secoli lappellativo di Leone degliAppennini. Il paese, che siapre nella massiccia strutturacalcarea appenninica, il pielevato capoluogo di comunedella montagna. Il territorio nel Parco NaturaleCoscerno-Aspra, caratterizzatoda rilievi montuosi, ricoperti daboschi intervallati da pascoli epiccoli campi separati tra loro.Queste recinzioni naturali, giin essere nel Medioevo, oltre a difendere dai ladruncoli che si aggiravano nei dintornidei borghi, sostenevano e rafforzavano, nei terreni accidentati, i ciglioni e i fossi,frenandone lerosione; in prossimit delle proprietcollettive, proteggevano ancheda occupazioni abusive e dalvago pascolo del bestiame. Dal punto di vista insediativo il territorio organizzato intorno a quattro nuclei abitati(Ruscio, Rescia, Trivio eButino), legati da sempreallagricoltura e alla pastoriziao a storiche attivit industriali,come le miniere di ferro e dilignite di Ruscio.

    La presenza umana risale a pi di 3000 anni fa, come ci dicono le tracce di un insediamento trovate poco distanti dal capoluogo. La popolazione appartenevaal gruppo etnico dei Naharci,identificabili con le popolazioni autoctone della media Valnerina. Nel 1265, il Comune di Spoleto ricevette in donazione il castello di Brufa, sulle cui rovine fu edificato il castello di Monteleone. Occupato nel XVI secolo daSciarra Colonna, Monteleonevede la sua sottomissione allimpero romano.Raggiunse lindipendenzanel 1560 per concessione di Pio IV. Nel 1634, ad opera di Urbano VIII, si attivano leminiere del ferro e del fornoper la fonderia di Ruscio. Nel corso del secolo successivo, a causa dei terremoti si avvi il declino e la crisi dellindustria mineraria. Monteleone vide il passaggiodi Giuseppe Garibaldi nel1849, ed entr a far partedel Regno dItalia nel 1860.

    Il castello, cinto da solidemura, baluardi, torri di vedetta, porte, antemurali e diviso in terzieri, San Nicol, SantaMaria, San Jacobo, conserva al suo interno lurbanistica tipica dei fortilizi di epoca medievale e rinascimentale con palazzigentilizi, case e chiese che siaffacciano su vicoli e piazze.Oltre alla fortificazione esterna, sono in pietra latorre dellOrologio, le chiese,le abitazioni, i portali, gli archi, i muri a secco e le macine di mulino.Varcate le mura con sguardorivolto allentroterra, possibile scoprire attraverso piacevoli percorsiun mondo che racchiude,quasi mimetizzate, altre ricchezze storiche e artistiche: la necropoliproto-villanovianacon 44 tombe; larea delritrovamento della biga(secondo quarto del VI sec.a.C.); i santuari protostorici daltura; i giacimenti ferriferi; i castellieri (VII-VIII sec.a.C.); i ruderi dei templipagani e delle ville romane.

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  • La biga, carro da parata e da corteo, in legno di noceinteramente rivestita di lamine di bronzo dorato, fu rea-lizzata intorno al secondo quarto del VI secolo a.C. Furinvenuta in ottimo stato di conservazione, in una tombain localit Colle del Capitano nel febbraio del 1902 dagliabitanti del posto, durante lavori di sterro. Sepolti con labiga cerano i corpi di un uomo e di una donna e un ric-chissimo corredo funerario datato intorno al 530 a.C. Dal1903 la biga esposta al Metropolitan Museum of Artdi New York.

    La chiesa di San Nicolafu distrutta dal terremoto del 1703. I primi documentirisalgono al 1310, era la chiesa castellana. Ha ununica porta, e un unico altare. Alcuni frammenti scultorei provenienti dalla costruzione originalesono conservati nel chiostrodella chiesa di SanFrancesco.

    La chiesa di San Giovanni dedicata ai due Giovanni,battista ed evangelista.Sorge presso la porta del borgo, detta porta di San Giovanni. Al suo interno una tela rappresenta i santi titolari.

    La chiesa della SantaCroce invece fuori porta.

    La chiesa della Madonnadella Quercia, situata sotto il monastero di SantaCaterina, cosi chiamata da una grande quercia. Ha un unico altare conimmagine della Madonnainsigne per molte grazie.

    Dellex convento e chiesa di Santa Caterinasi conoscono le origini daalcuni documenti autenticiconservati nellarchivio dellacomunit e del monastero,dai quali si desunto che nel 1310, al tempo diClemente V, dieci monache si riunirono a professare laRegola di Chiara di Norciaper propagarne lOrdine. Le mura castellanerisalgono ai secoli XIII, XIV e XV.

    I baluardi del XV secolo:baluardo della Macchia,baluardo dellAnnunziata,baluardo di Catosa, porta della Fonte e baluardodi San Giovanni.

    Le porte: porta delleMonache, porta della Fonte o di San Giacomo, portaVecchia, porta Spoletina e porta San Pietro.

    I palazzi: palazzo Bernab,palazzo Rotondi (sede delComune), palazzo Ranaldi-Bernabei, ex palazzo deiPriori, ex palazzo Sinibaldi-Congiunti, ex palazzo Cesi,ex palazzo Moriconi.

    Gli archi: arco delle Coppe,arco in via San Francesco,arco in vicolo del Giglio, arco in vicolo dello Scarico,arco in vicolo Baciadonne,arco in vicolo del Moro e arco in via di Pago.

    EVENTILa Pasquarella, giorni dellEpifaniaFesta di SantAntonioabate, 17 gennaioFesta della Santa Croce,3 maggioLe Agnelle diSantAntonio, 13 giugnoFiera di San Felice, prima domenica di luglio

    Festa di SantAnna,Rescia, ultima domenica di luglioFesta della Madonnadegli angeli, Butino, prima domenica di agostoRiambientazione storica-rinascimentale e Festadella Madonna assunta,15 agostoSagra degli strascinati,16 agostoFesta della Madonnaaddolorata, Ruscio, terza domenica di agostoFesta dei SantissimiCuori di Ges, Trivio, ultima domenica di agostoFesta della Madonnadella misericordia, prima domenica di settembreFesta di Santa Gemma,seconda domenica di settembreFarro di San Nicola,5 dicembreFesta di San Nicola, 6 dicembreFocone della venuta,9 dicembre

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    CASCIA: CITT DELLE ROSE

    O beata con fermezza et con virtude / che meritu sci grande adtribuisti / che sopra ogni donna fudonata / che una delle spine de xpo recepisti / et non te parve esser munda / per andare a la vitapi iocunda.

    IL SANTUARIO DI SANTA RITALa basilica-santuario di Santa Rita offre una significativa occasione di riflessione e dipreghiera. Lamore e il perdono sono stati la forza vitale della santa delle rose, cos come ilsuo desiderio di pace e la sua capacit di vivere la sofferenza. Chiunque si avvicini al suo mes-saggio rimane affascinato dalle virt che Margherita, questo il suo nome di battesimo, ap presealla scuola spirituale del suo protettore santAgostino.La basilica-santuario stata rinnovata e arricchita dalla beata Maria Teresa Fasce, supe rio radel monastero, venerata anchessa accanto a Santa Rita.

    Il santuario fu eretto nel 1937-47 sul luogo dellantica chiesa agostiniana annessa al mona-stero dove mor santa Rita, nel 1457. Si trova nella parte pi alta del nucleo abi tativo di Casciae si inserisce nel contesto urbano. Ai lati del portale sono due pilastri divisi in dieci riquadri scolpiti con rilievi che si ri feriscono agliepisodi salienti della vita della santa, con iscrizioni in volgare, tratte dalla cassa lignea quattro-centesca nata per accogliere la prima sepoltura di santa Rita: O beata con fermezza et con virtude / che meritu sci grande adtribuisti / che sopra ogni don -na fu donata / che una delle spine de xpo recepisti / et non te parve esser munda / per an darea la vita piu iocunda.

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    SANTA RITA DA CASCIA (1381-1457)Fu proclamata santa da papa Leone XIII il 24 maggio1900.Figlia unica, nacque a Roccaporena e fu battezzataa Cascia con il nome di Margherita. Educata nel-lamore di Cristo, a sedici anni si spos ed ebbe duefigli maschi. Con una vita semplice, ricca di preghie-ra e di virt, tutta dedita alla famiglia, Rita aiut ilmarito a convertirsi e a condurre una vita onesta e la -boriosa. La sua esistenza di sposa e madre fu sconvoltadallassassinio del coniuge, vittima dellodio tra le fazioni.Rita riusc ad essere coerente con il Vangelo, perdonando pie-namente, come Ges, chi le stava procurando tanto dolore. I figliinvece, influenzati dallambiente e dai parenti, erano tentati dallavendetta. La madre, per evitare che si rovinassero umanamente e spiritualmente, chiese a Diopiuttosto la loro morte che saperli macchiati di sangue: entrambi morirono di malattia in gio-vane et. Vedova e sola, Rita pacific gli animi e riconcili le famiglie con la forza della pre-ghiera e dellamore. Quindi entr nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena aCascia, dove visse per quarantanni, servendo Dio e il prossimo con generosit, attenta aidrammi del suo ambiente e della Chiesa del suo tempo.Negli ultimi quindici anni Rita ebbe sulla fronte la stigmata di una delle spine di Cristo, com-pletando cos nella sua carne i patimenti del Salvatore.Fu venerata come santa subito dopo la sua morte, come attestato dal sarcofago ligneo edal Codex Miraculorum, documenti risalenti entrambi al 1457.Le sue ossa, dal 18 maggio 1947, riposano nel santuario in unurna dargento e cristallo.Recenti ricognizioni mediche hanno affermato che, sulla fronte a sinistra, vi sono tracce di unapiaga ossea aperta. Il piede destro ha segni di una malattia sofferta negli ultimi anni, forseuna sciatalgia. Il viso, le mani e i piedi sono mummificati, mentre sotto labito di suora ago -stiniana vi lintero scheletro. Di lei non ci sono pervenuti libri, n lettere o diari da lei composti. II suo messaggio la suavita semplice ed eroica. Rita fu una grande evangelizzatrice: non annuncia se stessa, ma GesSignore e la forza del suo mistero pasquale di croce e resurrezione.

    Laltare maggiore decorato da rilievi con lUltima cena e custodisce il Corpus Christi porta-to a Cascia dal beato agostiniano Simone Fidati; ne fu riconosciuto il culto da Bo nifacio IX.Il miracolo avvenne nel 1330 a Siena: un sacerdote, mentre andava a portare la comunionea un infermo, pose lostia nel breviario. Giunto a casa del malato vide che lostia era diventa-ta sangue, e le macchie di sangue avevano la forma di un profilo di volto umano.La cappella di Santa Rita, in cui custodito il suo corpo, si apre dietro una grande can -cellata in ferro battuto. Sotto laltare della cappella della Consolazione invece con -servato il corpo del beato agostiniano Simone Fidati (1285 ca-1348). Nellaprile 1988 stata inaugurata anche una basilica inferiore, molto moderna, semprecon la pianta a croce greca, nata su una vecchia cripta. Tra la basilica superiore e quella in -feriore, scendendo, a sinistra, collegata con le due chiese, si trova la penitenzieria.

    IL MONASTERO DI SANTA RITASituato a sinistra della basilica, conserva memorie legate alla vita della santa e alla devozio-ne ritiana: il coro interno dove santa Rita fu introdotta miracolosamente, la vite da lei pian-tata, la dimora delle api, la cella dove mor e dove collocato il sarcofago nel quale vennedeposta nel 1457; il roseto trapiantato qui, secondo la tradi-zione, dallorto della nativa Roccaporena.

  • CASCIA

    Situata nella parte sudorientale dellUmbria, Cascia

    sorge nella zona pi montuosadella regione, vicino al ParcoNazionale dei Monti Sibillini. Adagiata sul colleSantAgostino, circondata da rilievi che scendono fino al fiume Corno.

    La prima volta che la cittviene menzionata in undocumento ufficiale inoccasione della guerra traBizantini e Goti, quando nel 553 il generale Narseteimpose ad Aligerno di recarsia Cascia per contrastare ilpassaggio dei soldati goticiche si stavano dirigendodallUmbria verso laCampania.Lorigine della citt si fa risalire a qualche secoloprima della fondazione diRoma. Il territorio era abitatoda popolazioni italiche chevennero in contatto con la nascente civilt romana.Limperatore Vespasianotraeva le sue origini familiariproprio da qui. Nel 63 a.C. Cascia fu distrutta e ricostruita e, con la caduta dellimperoromano inizi una lungaserie di dominazioni, di saccheggi e distruzioni.

    Turbata dai contrasti traguelfi e ghibellini, per porrefine alle lotte papa Paolo IIfa erigere nel 1465 unarocca sulla sommit del colle SantAgostino, che viene smantellata nel 1517 per ordine di papaLeone X per non offrire rifugio ai ribelli.La prima met del 1500 vide a Cascia lavvicendarsidi sconvolgimenti politici e,nello stesso tempo, il protrarsi della fioritura delle arti figurative. Il 28 gennaio 1849 Casciaospit Giuseppe Garibaldi, di passaggio nella citt,diretto a Roma; lepisodio ricordato da due lapidi nellapiazza principale.La collocazione di Cascia aiconfini con il regno di Napoline ha fatto un caposaldodello Stato pontificio, di cuiCascia stata presidio finoal 1860.

    La chiesa di SanFrancesco si trova in piazzaGaribaldi. I Francescani, insediatisi a ridosso dellacinta muraria, ormai distrutta, riedificarono lachiesa nel 1339 e nel 1424. Delledificio colpiscono,soprattutto, la bellezza delrosone e il portone ogivale.

    La chiesa diSantAgostino nei pressidella rocca di Cascia, sulpunto pi elevato del colle.Edificata nel 1059 su unapreesistente cella monastica,che accoglieva un tempiopagano, con oratorio intitolato a san Giovanni battista, fu ampliata nel 1380. Ledificio citato in una bolladi papa Nicol II datata1059, quando venne promossa la costruzione dellannesso convento agostiniano.

  • Sotto lattuale si trova un vano della primitiva chiesa dellXI secolo, decorata da maestranze umbro-marchigiane.

    Il palazzo Carli in via del Plebiscito. Sede della Biblioteca comunale che conserva, oltre ai circa cinquemila libri,rari incunaboli manoscritti e numerose cinquantine.Edificato nel XVI secolo, il suo interno forse lesempio pi rappresentativo dellarchitettura civile della citt.

    Il palazzo Santi sede del Museo civico, in piazza Aldo Moro. Il museo notevole da un punto di vista sia archeologico che storico-artistico. Di particolare interesse la sezione dedicata allascultura, che raccoglie esemplari per lo pi provenienti dal territorio circostante.

    La chiesa di SantAntonioabate, in via portaOrientale, oggi adibita a museo di propriet comunale, con annesso ex monastero benedettino.Originaria del 1400 maristrutturata e modificata in epoca barocca, allinterno presenta un ciclo di tele sulla storia del santo. Il ciclo delle Storie disantAntonio abate si ispiraalle Vite dei Santissimi Padri,opera probabilmente dovutaal beato Simone Fidati diCascia (1285 ca-1348).

    La collegiata di SantaMaria uno degli edifici pi vecchi di tutta la citt. Di epoca longobarda, conserva un ricco patrimoniodi dipinti e di arredi sacri. Si trova accanto alla portaLeonina. Al suo interno possono essere ammirate opere darte come il Crocifissoligneo del 1400 e il fonte battesimale dove secondo la leggenda, nel 1381, fu battezzata santa Rita.

    La villa di San Silvestrocon le rovine del Tempiopagano (II sec. a.C.) in localit La Villa pressoChiavano, che dista circa 16 chilometri da Cascia, in unarea che riveste un interesse panoramico e naturalistico per le estensioni boschive.Lingresso al tempio era sul lato breve sudorientale e avveniva tramite una gradinata di cui si conservano tracce. Anche larticolazione internadel tempio stata restituitagrazie alla sovrapposizionedei muri perimetrali dellachiesa sulle fondazioni dei muri interni delledificioantico.

    EVENTI Le Pasquarelle, seconda domenica di gennaio.Antichi canti e strumentidella tradizione popolaredella Valnerina, che andandodi casa in casa, annuncianola nascita del Messia.Festa di SantAntonioabate, 17 gennaioFesta delle rose e delleRite, santuario diRoccaporena, terza domenica di giugno. Un rito collettivo sulle traccedella Via Crucis che si snoda,nel pieno della notte, allinterno del piccolo centroe si conclude allalba con la distribuzione di pani benedetti. Mostra mercato dellozafferano, ultimo fine settimana di ottobre

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    Il centro di Roccaporena ricco di ricordi legati a santa Rita: la casa dove visse la santa, lorto del miracolo, lo scoglio e il roseto.

    Degni di nota i ruderi delcastello di San Giorgioe la pieve del XV secolo.

  • SPOLETO

    FOLIGNO

    Cerretodi SpoletoBorgo Cerreto

    Macchia

    Meggiano

    PiedipaternoGeppa

    Grotti

    Castel S. Felice

    S. Anatoliadi Narco

    Monteluco

    Scheggino

    Collefabbri

    Colleponte

    Contaglia

    Ceselli

    Abb.S. Pietroin Valle

    Ponte

    Poggiodomo

    U

    Monteledi Spolet

    Trevi

    efalco

    Ferentillo

    Monterivoso

  • Norcia

    ForcadAncarano

    Capodel Colle

    Campi Vecchio

    Piedivalle

    AbbaziaS. Eutizio

    Pi d. Colle

    Preci

    Acquaro

    S. Lazzaro

    S. Vito

    Triponzo

    Bagni diTriponzo

    Castelvecchio

    Madonnad. Stella

    Usigni

    eoneto

    FonteVecchia Colle

    Capitano

    Ocosce

    Cascia

    Colforcella

    S. Giorgio

    AgrianoOspedaletto

    Avendita

    S. Scolastica

    Roccaporena

    Visso

    Castelluccio

    Rocchetta

    Campi

    Pontechiusita

    Abeto

    Ruscio

    NORCIA-PRECI

    PRECI-CERRETO DI SPOLETOCERRETO DI SPOLETO-SANTANATOLIA DI NARCOSANTANATOLIA DI NARCO-SAN PIETRO IN VALLECERRETO DI SPOLETO-POGGIODOMOPOGGIODOMO-MONTELEONE DI SPOLETOMONTELEONE DI SPOLETO-CASCIACASCIA-NORCIAFONTE VECCHIA (Poggiodomo)-CASCIA

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    Litinerario sulle tracce del benedettino

    Aleggia ancora, tra i pochi abitanti, la calma meditativa dei monaciche vi risiedevano. Un viaggio in Valnerina non si fa solo per lincontro leggendario con la ninfa Nerina che presso le Marmore accolse il pastorello Velino, si tratta piuttosto di un pellegrinaggio singolare, di una ricerca di valorispirituali che il misticismo eremitico, la storia dei piccoli comuni e larte ci hanno trasmesso. Per cogliere lanimo di antichi popoli, ricercare eremi prebenedettini e per raggiungere, ad esempio, lascetismo della Madonna della Stellasul Tessino, serve una particolare passione e uno spirito desideroso di ritrovare se stesso a contatto con una natura pressoch incontaminata.La statale 209 e le ramificazioni che solcano le valli raggiungono i piantichi casolari, dalle balze di Monteleone, con la vicina edicola sacra di Fonte Vecchia, ai castelli di Cascia, con il villaggio di Roccaporenae il vicino piccolo Comune di Poggiodomo, dalla piana di Norciaallabbazia di SantEutizio, dai terrazzi fluviali alle alture di Gavelli dove la valle del Nera apre il suo prezioso passato. Colpisce chi percorrelitinerario la prima rocca dello spirito: labbazia di San Pietro in Valledi epoca longobarda, tra le pi antiche dellUmbria. Poco prima di Preci, in direzione di Visso, si trova la localit di San Lazzaro dove secondo la tradizione fu eretto un lebbrosario intorno al 1218. Sui pendii si possono scorgere le elci sempreverdi e i filari di olivi che incorniciano i terrazzi fluviali di SantAnatolia, di Macenano e Colleponte e, pi in basso, si erge la chiesa romanica di San Felice di Narco. Da SantAnatolia si pu raggiungere Ceselli, frazione del Comune di Scheggino. A questo punto la valle si snoda tra filari di pioppi e di salici vigilati dai ruderi di vecchi castelli aggrappati a promontori rocciosi. A destra sorge il castello longobardo di Ponte con la pieve romanica di Santa Maria, a sinistra il castello di Cerreto di Spoleto. A pochi chilometri si trova Triponzo con le sue sorgenti solforose. Da Preci si arriva a Cerreto di Spoleto, posto sulla cima di uno sperone a dominare la valle del fiume Nera.

  • Partenza: NorciaArrivo: abbazia di SantEutizio

    Distanza: 14,2 kmDislivello: +550/-520Difficolt: E (escursionistico)

    Tempo di percorrenza: 5 hFond