Itinerari_Archeologici

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Itinerari Guida ai siti, musei, collezioni nel comprensorio perugino CORCIANO DERUTA PERUGIA TORGIANO sistema turistico locale del perugino

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CORCIANO DERUTA PERUGIA TORGIANO Guida ai siti, musei, collezioni nel comprensorio perugino sistema turistico locale del perugino 3

Transcript of Itinerari_Archeologici

I t inerari

Guida ai siti, musei, collezioninel comprensorio perugino

CORCIANO DERUTA PERUGIA TORGIANO

sistema turistico locale del perugino

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La presente guida vuole essere uno strumento divulgativo per la conoscenza efruizione del notevole patrimonio archeologico della città di Perugia e del suocomprensorio. Propone ai visitatori interessati alle testimonianze dell’epoca antica itinerari tematici, da realizzare autonomamente o accompagnati da guide turistiche, a piedi, con mezzi pubblici o privati, per la durata di una o più giornate. Naturalmente tali percorsi possono collegarsi e integrarsi con altri itinerari storico-artistici, per una lettura completa della città e del territorio. Si consiglia al visitatore, prima di iniziare gli itinerari, di verificare le necessarie informazioni pratiche (parcheggi, viabilità, orari, accessibilità,eventuali prenotazioni, tariffe d’ingresso) presso i punti informativi e di accoglienza del Servizio Turistico Territoriale di Perugia.

Progetto e testi Lorena Rosi Bonci

Collaborazione scientificaPaolo Braconi

Realizzazione Quattroemme, Perugia

Si ringraziano particolarmentela Soprintendenza ai Beni Archeologicidell’Umbria e Simonetta Stopponi

In copertinaUrna dalla tomba dei Cutu. Museo Archeologico Nazionale di Perugia,III sec. a.C. (foto archivio Sopr. Beni Arch. Umbria)

A pagina 3 in altoTratto delle mura etruschein via della Canapina a Perugia(foto G. Aglietti-Quattroemme)

A pagina 3 in bassoUrna di Arunte Volumnio, Ipogeo dei Volumni(foto G. Aglietti-Quattroemme)

In questa paginaUrna con Sacrificio di Ifigeniadalla necropoli di Ponticello di Campo,Ponte San Giovanni, Perugia(foto A. Scaleggi)

A pagina 5Arco etrusco, da U. Tarchi, L’arte etrusco-romana nell’Umbria e nella Sabina, Bergamo 1936

Referenze fotograficheArchivio Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, Perugia: nn. 13,16, 21.1-4,6,7,9-14, 23, 30.1-4

Fototeca del Servizio Musei e Beni Culturalidella Regione dell’Umbria, Perugia: nn. 33, 34Museo del Vino. Fondazione Lungarotti,Torgiano: nn. 31.1-3

Museo dell’Olivo e dell’Olio. FondazioneLungarotti, Torgiano: n. 32Giovanni Aglietti-Quattroemme: nn. 1, 2,5-8, 11, 13, 14, 17, 19.a, 20, 21.1, 22, 24-28,30.1,3,4Paolo Braconi: nn. 10, 12.1-4

Simona Cortona: n. 3Adamo Scaleggi: nn. 21.5,8

Enrico Chianella: n. 7.a

Il territorio in esame riguarda la parte centrale dell’Umbria, organizzata,sin dall’età arcaica, attraverso centri etruschi e insediamenti fortificati um-bri, in seguito trasformati in municipi e colonie dal processo di romanizza-zione.L’area rappresenta il punto di confluenza di due ambiti etnicamente e cul-turalmente distinti, quello umbro e quello etrusco, rispettivamente collo-cati a sinistra e a destra del Tevere. Il corso del fiume infatti per lungo trat-to rappresentò il confine tra i due territori, seppure con flessibiliità, nel cor-so delle varie epoche, finchè in età augustea fissò la frontiera tra regio VI(Umbria) e regio VII (Etruria). Piuttosto che vero e proprio confine, il Te-vere fu in realtà un fondamentale veicolo di comunicazione e di scambi, siacommerciali che culturali, tra i popoli rivieraschi e con Roma. Il fiume erainfatti navigabile, pur con diversi mezzi, da Tifernum Tiberinum (Città diCastello) a Ostia.Fin dall’epoca più antica Perugia svolse un ruolo egemone sul territorio cir-costante, grazie proprio alla sua eminente posizione topografica (a quota493 m sul livello del mare), a dominio del Tevere, nel tratto in cui si apresulla Valle Umbra, controllata dalle antiche città di Assisi, Spello e Spoleto.Al di là del dibattito sulle sue origini, se umbre o etrusche, in epoca arcai-ca (VII-VI a.C.) e con maggiore documentazione a partire dal V-IV secolo a.C.,Perugia è uno dei più importanti centri dell’Etruria interna, insieme alle vi-cine Chiusi, a ovest, e Orvieto a sud. Grazie agli avamposti territoriali di Ar-na e Vettona, alla sinistra del Tevere, ben presto si assicurò il controllo dientrambe le rive del fiume e dei suoi guadi. Verso ovest, attraverso un pro-lungamento della via Amerina da Perusia a Clusium e le sue numerose di-ramazioni, Perugia era strettamente collegata con il lago Trasimeno, con l’a-gro chiusino e Cortona.

Il territorio nell’antichità

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A giudicare dalla sua crescita economico-sociale e culturale, dal III secoloa.C. Perugia assunse in Etruria il ruolo dominante rivestito da Orvieto pri-ma della conquista romana (264 a.C.). La cinta muraria, risalente alla se-conda metà del III secolo a.C., fu monumentalizzata con la realizzazione del-le due porte principali. Un esteso programma edilizio vide, tra l’altro, la rea-lizzazione del Pozzo Sorbello e di una serie di edifici templari urbani ed ex-tra urbani. Intorno alla città e nel territorio aumentò il numero delle ne-cropoli, caratterizzate dal rito dell’incinerazione entro urne in travertino,tipica produzione di serie perugina. Con il bellum perusinum (guerra di Pe-rugia, 41-40 a.C.), in cui la città, sostenitrice della fazione di Marco Anto-nio, fu assediata e conquistata da Ottaviano, il futuro Augusto, si concludela fase della romanizzazione. La completa eliminazione o la cooptazione neiranghi romani delle aristocrazie locali etrusche fu seguita dalla confisca edistribuzione delle loro terre ai veterani dell’esercito vittorioso e alla re-strizione del territorio di Perugia a un solo miglio dalla cinta muraria.

L’impianto urbanistico etrusco-romano di Perugia si imposta sull’incrocio didue assi viari, di cui la via principale (cardo maximus) aveva un anda-mento nord-sud, dall’Arco di Augusto alla Porta Marzia, attraverso l’attua-le corso Vannucci e piazza IV Novembre. Qui era il centro della città anticacon il Foro di età romana. Un’altra strada (da identificare con il decumanomaggiore) percorreva la città da est a ovest, dall’Arco dei Gigli all’Arco diPorta Trasimena attraverso via dei Priori (dove, all’altezza del civico 69, so-no visibili resti del basolato). Altri tracciati viari sono stati individuati gra-zie a sporadici ritrovamenti o dedotti da altri elementi topografici.

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I due seguenti itinerari tematici riguardano le mura e le porte (I)

e i resti archeologici all’interno della città e nei suoi immediati

dintorni (II). Naturalmente si possono integrare o intersecare tra di loro:

al visitatore la scelta di comporre un itinerario compatibile con le

proprie esigenze e disponibilità di tempo.

Si tenga presente che per una “minima” cognizione delle mura non si

potrà prescindere dalle due porte principali e da almeno uno dei due

tratti meglio conservati di via Battisti o di via della Cupa (pp. 9 e 10).

Per quanto riguarda gli altri monumenti, si segnalano in particolare

il Pozzo Sorbello per l’epoca etrusca, il mosaico di Santa Elisabetta

e il tempio di Sant’Angelo per l’epoca romana (vedere la Carta degli

Itinerari e le Informazioni utili alle pagine iniziali).

L’itinerario può iniziare dalcentro storico di Perugia, rac-chiuso entro la cinta murariaetrusca. Quest’ultima, princi-pale monumento archeologicodella città, è espressione dellaricchezza e della potenza rag-giunta dalla metropoli etrusca,ed è un esempio tra i più impo-nenti e antichi dell’Italia cen-trale. Il tracciato delle mura siestendeva per circa 3 km, se-guendo all’incirca una stessacurva di livello. L’andamentoplanimetrico a “trifoglio” è do-vuto all’accidentata conforma-zione delle due alture racchiu-se nella cerchia (il colle del So-le, a nord, e il colle Landone, asud) e dai profondi avvallamen-ti che ne incidono i fianchi. I blocchi squadrati di traverti-no locale (probabilmente dallecave di Santa Sabina), sonomessi in opera a secco, in fila-ri piuttosto regolari e ben rifi-niti in facciata, più rozzi nellaparte interna, addossata alterrapieno. Si discute ancorasulla cronologia delle mura edelle porte. L’ipotesi più accre-ditata è che la fase monumen-tale oggi visibile risalga allametà del III secolo a.C., con in-terventi effettuati su una cintaoriginaria preesistente (dellametà del IV sec. a.C.).

Sono visibili tratti considerevo-li lungo i lati nord e sud-est e seiporte, di cui la principale è l’Ar-co Etrusco o di Augusto (1).

Alto 11 m e con una luce di piùdi 4, rappresenta l’ingresso mo-numentale della città, a nord,in piazza Braccio Fortebraccio,posto al termine settentrionaledel cardine massimo (attualecorso Vannucci-via Rocchi).Due possenti torrioni, rastre-mati verso l’alto, delimitanol’arco a tutto sesto, costituitoda due serie di conci radiali,sormontati da una cornice.

L’iscrizione ‘AUGUSTA PERUSIA’fu apposta, oltre due secoli do-po la sua edificazione, a ricor-do delle ristrutturazioni voluteda Augusto, a seguito del bel-lum perusinum sopra citato.Più in alto corre una secondaiscrizione, ‘COLONIA VIBIA’, a ri-cordo dello ius coloniae con-cesso dall’imperatore romanodi origine perugina C. VibioTreboniano Gallo (251-253). Ailati dell’arco sono inseriti i re-sti di due sculture, in pietraarenaria, assai logore. Un fre-gio di scudi alternati a triglifi(decorazione a gruppi di trescanalature verticali) separa

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I - PerugiaCircuito delle mura e delle porte

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Si prosegue fino all’altezza del-l’Arco medievale di via Appia,nei pressi del quale doveva es-sere ubicata la seconda portadella cinta etrusca. Dalla scali-nata è possibile raggiungere ilcunicolo medievale dell’acque-dotto, collegato sin dal mo-mento della sua costruzione al-la postierla (piccola porta),detta della Conca (3), accessopedonale su un percorso in for-te pendenza.

la porta da un arco a tutto se-sto, ora tamponato, inserito tradue pilastri ionici. Tale apertu-ra, secondo una recente ipotesi,doveva servire per le armi dagetto in caso d’assedio. Un’altraipotesi vede nell’arco superioreil ricordo di una porta preesi-stente, di cui le sculture in are-naria sarebbero le divinità tute-lari, trasferite nella nuova. Laparte superiore dell’arco è sta-ta rimaneggiata in epoca rina-scimentale, come attesta il log-giato a coronamento della torreorientale.

Si procede a destra della portaseguendo uno dei più bei trat-ti di mura, lungo via CesareBattisti (2), che fu costruitaagli inizi del 1900; il tratto, benconservato, rende visibile unacornice marcapiano, segno delcamminamento di ronda. Lacornice sale in contropenden-za rispetto al piano stradale,sostenuta da conci in calcarecompatto, nettamente diversidagli altri. La fascia alta e obli-qua del muro evidenzia la sal-datura tra la cinta più antica el’aggiunta della porta turrita inepoca più recente.

Le mura riaffiorano a ovest ne-gli orti sottostanti via del Verza-ro e in piazza Ermini, all’inter-no dei locali della Facoltà diScienze della Formazione, doveè visibile l’unico tratto internodella cinta; la superficie deiblocchi è irregolare in quantooriginariamente in fondazione eaddossata al terrapieno. Le mu-ra proseguono quindi in via delPoggio per interrompersi e ri-comparire all’imbocco di via delPiscinello nella Porta Trasime-na o di San Luca (4), in fondoa via dei Priori; della costru-zione originaria etrusca si con-servano solo i piedritti, su cuiora si imposta l’arco medievale.

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Si seguono le mura in via Tor-netta e della Canapina (pressoporta Santa Susanna, con unpercorso da via della Sposa apiazza del Drago) e successiva-mente, piegando verso sud-ovest, in via della Cupa, dove sipuò ammirare uno dei trattimeglio conservati. Da segnala-re qui la cornice marcapiano,che indica la probabile quotainterna di frequentazione del-la città.Scendendo alla base del muro,si può osservare la postierladella Cupa (5), ritenuta un se-condo passaggio pedonale perl’ingresso in città. Tale mode-sta apertura si trova a ugualedistanza tra le porte Trasime-na e della Mandorla, nel puntoin cui le mura s’incuneavanoprofondamente nell’incisionecreata dal fosso della Cupa, di-segnando un percorso in ripidapendenza e in diretta comuni-cazione con il centro.

originali fino all’imposta dellacopertura, sostituita da un ar-co a sesto acuto. A sinistra continua un bel trat-to, anche se molto rimaneggia-to, lungo le scalette di via delParadiso; da notare alcune i-scrizioni frammentarie relati-ve alla colonia romana. Seguo-no resti ben conservati sotto laTorre Donati.Le mura proseguivano tra viaBonazzi e via del Pozzo, oranon più visibili.Continuando per viale Indipen-denza, si raggiunge la secondaporta monumentale, la PortaMarzia, inglobata in un bastio-ne della Rocca Paolina, per vo-lere di Antonio Sangallo nel1540 (7).

Resti di una porta etrusca sitrovano nell’Arco della Man-dorla (6), tra via Bruschi e viaSan Giacomo, che sul lato de-stro conserva ancora i conci

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La porzione superiore della por-ta, destinata a essere distruttadai lavori della fortezza, fusmontata e ricomposta nellafronte del bastione. La posizio-ne originaria, arretrata di quat-tro metri, risulta dai resti deglistipiti all’interno della rocca. Costruita in travertino, come ilresto delle mura, nella sua for-ma attuale presenta un arco atutto sesto, costituito da un fi-lare di conci a raggera, sottoli-neato da una cornice aggettan-te. Al di sopra corre una balau-stra scandita da quattro pila-strini in stile italo-corinzio, dal-la quale sporgono cinque scul-ture, interpretate come Giovetra i Dioscuri (7a), Castore ePolluce, e i rispettivi cavalli al-le due estremità.

La decorazione è racchiusa en-tro due alti pilastri italo-corin-zi, che partono dalla base del-l’arco e supportano la cornicesuperiore dove è incisa l’iscri-zione ‘COLONIA VIBIA’, che, come‘AUGUSTA PERUSIA’, posta alla ba-se della balaustra, ripete gliepiteti della città già visti sul-l’Arco Etrusco.

Si raggiunge facilmente la chie-sa di Sant’Ercolano, al cui in-terno è un bel sarcofago roma-no in marmo, decorato da leoni(vedi II itinerario, p. 17); lungol’omonima via, a fianco dellachiesa, è visibile un tratto dimura, piuttosto deteriorato, sucui si addossano gli edifici co-struiti in varie epoche. Accan-to si apre l’Arco di Sant’Erco-lano (8), che conserva la strut-tura originaria etrusca solo ne-gli stipiti, su cui fu impostatol’arco gotico.

Si prosegue per via Oberdan,dove resti di murature sonoconservati all’interno dellachiesa di Santa Maria della Mi-sericordia (annessa all’ex O-spedale, che poggiava diretta-mente sulla cinta muraria) enei locali sottostanti al numerocivico 52. Proseguendo per via Oberdan,all’interno del numero civico28, vi è un bel tratto con filariperfettamente rettilinei. La cinta, originariamente se-

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Ben conservato fino a una cer-ta altezza, fu modificato in e-poca medievale dall’arco goti-co, su cui furono apposti i gigliin onore dello stemma di PaoloIII Farnese.

guiva il margine occidentale dipiazza Matteotti, lungo il pro-spetto dell’attuale Palazzo del-le Poste. La piazza era dettadel Sopramuro (9), a indicarela sua posizione a ridosso delmuro medievale che la conte-neva. La cinta antica proseguelungo le vie Cartolari e dellaViola e riappare in alcuni trat-ti in via Alessi, ai numeri civici26 e 30 e in via della Pazienza.Per la via Sdrucciola si rag-giunge un angolo delle murache si aprono obliquamentenella porta di via Bontempi,detta Arco dei Gigli (10).

Si raggiunge nuovamente l’Ar-co di Augusto, risalendo versoPorta Sole e scendendo per labella scalinata di via delle Pro-me (11), che immette sulla di-scesa di via Bartolo, al terminedella quale si può ammirarel’ultimo tratto contiguo allaporta. In alternativa si puòscendere per via del Roscettoin via Pinturicchio e da qui tor-nare in piazza Fortebraccio.

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Quando un centro urbano antico si perpetua nei secoli, normalmente sistratificano i segni delle varie epoche e il suolo sale di livello così che,scavando, si trovano le vestigia delle “città” che furono. Nel caso di Pe-rugia, invece, a ben guardare, ci si accorge che i livelli medievali sonospesso al di sotto di quelli più antichi.È opportuno ricordare che l’originaria conformazione dell’altura che ospi-ta Perugia si articolava in due rilievi, il colle del Sole (a nord) e il colleLandone (a sud), separati da una valle. Oltre alla grande opera di muni-zione e terrazzamento costituita dalle mura di cinta, dovevano perciò es-sere presenti altri apprestamenti che regolavano la distribuzione dellospazio urbano in gradoni terrazzati e rampe di accesso. Ma le grandi ope-re di sistemazione urbanistica intraprese dal libero Comune hanno alte-rato notevolmente sia l’originario andamento del suolo che la sua anticamodellazione. Uno degli esempi più evi-denti è proprio nel cuore della città, dovela “Platea Magna” medievale si sovrappo-se in parte all’antico Foro. Qui, sotto le“Logge di Braccio”, la fondazione delcampanile della più antica cattedrale(12.1) riutilizza materiali (se non fonda-menta) antichi e mostra chiaramente chefino al XIII secolo la piazza aveva conser-vato un piano di frequentazione all’incir-ca coincidente con l’attuale pavimentodel duomo. Prova di questo antico livellopiù alto sono anche le porte, oggi tampo-nate e “sospese”, a circa due metri d’al-tezza, sopra i civici 1 e 3 di via della Gab-bia (12.2). Nella stessa via, un attento os-servatore potrà notare che il piede dellatorre di Madonna Dialdana, inglobata nelPalazzo dei Priori, oggi mostra le fonda-menta scalzate e le aperture palesemen-te ribassate: segno evidente che furonoconcepite in rapporto ad un esterno piùelevato di quello tardo-duecentesco, an-cora oggi praticato.Si può, insomma, dedurre che l’anticoForo occupava un vasto terrazzamento,in parte coincidente con la platea dellacattedrale e che in origine si spingevaben oltre, verso sud. All’angolo nord-oc-

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La città delle porte sospesePaolo Braconi

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cidentale della terrazzaforense, noto grazie agliscavi della Soprintenden-za Archeologica dovevanocorrispondere altrettantoimponenti sostruzioni ver-so sud, a prospettare sullavalle tra i colli del Sole eLandone, oggi sepolta sot-to corso Vannucci. Se-guendo proprio l’asse via-rio nord-sud verso l’Arcodi Augusto, si trova un al-tro esempio di “scavo” della città antica, in via Ulisse Rocchi. Qui altreaperture oggi “sospese” e rifoderature delle fondamenta di alcuni edifi-ci medievali indicano un drastico ribassamento dei livelli antichi. Provafinale di questo continuo lavorio al “ribasso” è il monumento principedella città: l’Arco Etrusco. Qui si vede nettamente (a ben guardare) co-me la quota della “soglia” antica sia oltre 2 m al di sopra dell’attuale(12.3-4). Alla diffusa attività di erosione dei livelli antichi all’interno della cittàcorrisponde la creazione di nuovi livelli, che proprio da quell’erosionedevono avere tratto materia: oltre alla citata colmatura della “valle” trai due colli, lo smantellamento della platea dell’antico Foro sarà senz’al-tro servito alla grande colmata del Sopramuro, la piazza che il potenteComune medievale volle giustapporre alle mura etrusche. È difficile, in-fatti, separare questi due eventi che, sotto la guida di fra Bevignate, cam-biarono radicalmente il volto della città. Questi apprestamenti permise-ro, tra l’altro, di abbassare sensibilmente il piano di posa della nuovaFonte di Piazza e, di conseguenza, di favorire (o permettere?) la “mo-stra” del sospirato acquedotto...

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Oltre il percorso delle mura, invarie parti della città si incon-trano i resti del centro etruscoe romano, per i quali si cerche-rà di seguire una direzione danord a sud.Coevo alla cinta muraria, co-struito con lo stesso travertino,risulta il Pozzo Etrusco o Poz-zo Sorbello (13), ubicato inpiazza Danti, all’interno delPalazzo Ranieri di Sorbello. Sitrova circa 4 m al di sotto del-l’attuale livello stradale; è sca-vato nel cosiddetto “tassellomandorlato”, conglomerato ti-pico della città, ed è alimenta-to da acqua sorgiva. Strutturaunica nel suo genere, sia per lamonumentalità, che l’originali-tà della doppia funzione di poz-zo e di cisterna, ha una profon-dità di circa 35 m e un diame-tro di 5,6 m nella parte supe-riore della canna. Questa è ri-vestita da blocchi di travertino,per 17 filari, fino a circa 5,3 mdi profondità, e va restringen-dosi verso il basso fino a 3 mcirca di diametro.

Da sottolineare il sistema dicopertura, realizzata da duepossenti capriate, formate cia-scuna da cinque grandi blocchidi travertino (due monoliti oriz-zontali, due monoliti trasversa-li e una chiave di volta), comebase di appoggio dei lastronipavimentali sui quali poggiavala vera quadrata, entro cui eraricavata l’apertura per l’attin-gimento dell’acqua. Aveva unacapacità fino a 424.000 litri e sipuò considerare il principaleserbatoio idrico della città an-tica. Altri pozzi e cisterne (co-me quella assai simile al PozzoSorbello, in via Caporali, inglo-bata dopo l’età etrusca in unacasa romana) si trovavano al-l’interno della città antica e ri-masero in uso fino alla costru-zione del primo acquedottopubblico nel XIII secolo.Da piazza Piccinino si prose-gue in piazza IV Novembre, do-ve si può visitare (con ingressoa pagamento) il Museo Capito-lare della Cattedrale di San Lo-renzo, nei cui sotterranei re-centi scavi hanno riportato al-la luce strutture murarie etru-sche (14), tra cui un probabileedificio sacro. 13

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II - Perugia Archeologia urbana

A breve distanza, in via delleCantine, all’interno degli edifi-ci ai numeri 12, 14, 16 è statoscoperto il possente tratto dimuro di sostruzione del Foro,ortogonale al tratto già da tem-po noto visibile in via Maestàdelle Volte (n. 10). Si raggiun-ge infine l’Area archeologicadi piazza Cavallotti (15), inte-ressante frammento della sto-ria urbanistica di Perugia. Èvisibile al di sotto della piazzadove, nel 1984, a seguito di la-vori di ripavimentazione, sirinvennero strutture pertinen-ti a varie fasi edilizie. Di epocaromana, e forse preesistente, èl’incrocio di due tratti di stra-da, lastricati da basoli in cal-care bianco, recanti le traccedei solchi di usura dei carri.Adiacenti alla strada sono i re-sti di una fontana monumenta-le, a pianta semicircolare, ori-ginariamente rivestita in mar-mo, quindi ripavimentata conuna decorazione musiva a tes-sere rosa. Si conservano inol-tre opere di canalizzazione, aessa collegate.Da piazza Cavallotti, girandoin via Baldeschi, scendendoper via Appia, si fiancheggia ilpercorso pedonale del vecchioacquedotto, fino a via Pascoli,

dove si trova il Dipartimento diScienze Biologiche. All’internoè visibile il Mosaico romanodi Santa Elisabetta (16), cosìdenominato dalla chiesa, in se-guito demolita, costruita suiresti di un edificio termale, dietà imperiale. Nel mosaico atessere bianche e nere è raffi-gurata una scena con Orfeo: ilmitico cantore greco suona lacetra, seduto su una roccia,mentre quaranta animali divisiin due gruppi, disposti su fileparallele, avanzano attrattidalla sua musica. Il mosaico,pertinente a un vasto comples-so termale pubblico, può esse-re datato al II secolo d.C.; fuprobabilmente riutilizzato inetà cristiana, come attestano iresti di un’abside e i segni didue croci sul pavimento.

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Un altro importante sarcofagoromano è conservato dentro lachiesa di Sant’Ercolano (attual-mente chiusa per lavori di ri-strutturazione), utilizzato co-me base dell’altare maggiore.Al suo interno sono conservatele reliquie di sant’Ercolano,protettore di Perugia; il sarco-fago in marmo, di forma ovale,presenta una decorazione astrigilature (scanalature on-dulate, a forma di strigile, lostrumento curvo con cui gliatleti antichi si detergevano);ai lati sono scene di caccia(due leoni che azzannano uncerbiatto e un cavallo) e duefigure umane. Il tipo di sarco-fago, proveniente dall’area del-la chiesa di Sant’Orfeto, appar-tiene a una tipologia piuttostorara nel territorio perugino.Tale esemplare è databile al IIIsecolo d.C.

Si scende verso corso Cavour evia Podiani, per una breve so-sta al Museo di Palazzo DellaPenna dove, al primo piano se-

Da via Pascoli, a sinistra, si sa-le nella piazza di San France-sco al Prato (raggiungibile an-che da via dei Priori) all’Orato-rio di San Bernardino (XV sec.).All’interno si conserva, riutiliz-zato come altare, il cosiddettosarcofago romano del “BeatoEgidio” (17), rinvenuto a nonmolta distanza, fuori le mura.Notevole esempio di arte paleo-cristiana, fu probabilmenteeseguito a Roma nel 360 d.C.Sul coperchio, tra due teste diprofilo, sono scolpite scene del-l’Antico Testamento (Giona earca di Noè). Sulla fronte sonosette nicchie, contenenti cia-scuna un personaggio; al centroCristo in trono; a sinistra una fi-gura femminile, probabile rap-presentazione della Chiesa, eai lati personaggi vestiti di tu-nica e mantello (pallium), for-se raffiguranti la comunità deisanti.

Per via dei Priori, si riprendecorso Vannucci, via Oberdan,fino a via Sant’Ercolano.

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nord, al termine di corso Gari-baldi, sorge la chiesa paleo-cristiana di Sant’Angelo (20),della fine del V secolo d.C. È unraro edificio a pianta circolare,originariamente ubicato lungol’importante “via regale” cheproveniva dall’Arco Etrusco. Iltamburo, che sorregge la co-pertura “a tenda” della chiesa,poggia su 16 colonne di mar-mo con capitelli in stile corin-zio, di recupero da monumentiromani. Nella chiesa è conser-vato anche un cippo romanocon dedica all’imperatore Mar-co Aurelio.

minterrato, sono visibili gliunici resti dell’anfiteatro ro-mano (18). Si riprende corso Cavour in di-rezione di San Pietro, oltrepas-sando il Museo Archeologico(vedi p. 19). La basilica di SanPietro (19), di straordinariointeresse storico e artistico,conserva importanti testimo-nianze delle precedenti fasi ro-mane e paleocristiane. Pressol’ingresso si trovano i resti diun monumento a pianta circo-lare, in blocchi di travertino. Sitratta del nucleo di un mauso-leo di età romana, in seguitoutilizzato come base per la tor-re campanaria. L’interno infat-ti è diviso in tre navate da 18colonne di epoca romana, inmarmo e granito; i capitelli so-no di tipo ionico (tranne l’ulti-ma coppia). Dall’interno dellachiesa è possibile accedere,sotto l’abside, alla cripta alto-medievale (19.a), scoperta nel1979, a pianta circolare, coninteressante ambulacro e pa-reti intonacate e dipinte conmotivi geometrici e figurativi.Dall’altra parte della città, a

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Il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria

L’attuale allestimento èprovvisorio. Il museo hasede dal 1948 nell’ex-convento di San Dome-nico (21.1). Nel cortiled’ingresso, sotto il por-tico, sono esposti mate-riali lapidei, facenti parte della sezione etrusco-romana, che si articolanel piano superiore. Da segnalare nella sala piano terra marmi romanidi grande pregio, come il sarcofago con il mito di Meleagro e la vera dipozzo con lotta tra Greci e Amazzoni, entrambi provenienti da Farfa Sa-bina, e il sarcofago, restaurato recentemente, con scena dionisiaca scol-pita ad altorilievo, inquadrata tra due protomi leonine.Dal portico si accede anche alle sedi espositive sotterranee, dove, dal2000, è possibile visitare la tomba dei Cai Cutu (21.2), scoperta fortui-tamente nel 1983 nella necropoli di Monteluce. La tomba è stata qui ri-costruita anche con ricollocazione del corredo funerario. Sul fondo del-la cella centrale è il sarcofago in arenaria con i resti dell’inumato, il ca-postipite. Ai lati 50 urne in travertino con iscrizioni pertinenti alla fa-miglia di origine orvietana dei Cai Cutu, gentilizio etrusco di origine ser-vile, poi semplificato in Cutu, e, nelle urne più recenti, latinizzato in Cu-tius. La tomba mostra una continuità d’uso dal III al I secolo a.C.

21.1

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disegno di C

. Ponzi

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Sul lato nord si accede alla sala espositiva delle lamine in bronzo sbal-zato (21.4) e delle statuette in bronzo fuso, da Castel San Mariano (Co-mune di Corciano). Si tratta di elementi del rivestimento e della deco-razione di tre carri da parata, databili tra il 570-520 a.C., considerati trale opere più rilevanti della bronzistica etrusca arcaica. I carri provengo-no da una tomba principesca, ricca di altri pregiati materiali, ora di-spersi in vari musei europei.

Nel loggiato superiore, attorno al chiostro, sono raggruppate le urne ditravertino provenienti dalle necropoli perugine. Si tratta di una caratte-ristica produzione in serie dell’artigianato etrusco di Perugia in età el-lenistica (21.3).

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in arenaria, raffigurante dueguerrieri affrontanti, e il sar-cofago dello Sperandio (21.7):si tratta di un importante ma-nufatto in pietra tenera (co-siddetta fetida), di produzionechiusina, databile intorno al510-500 a.C.; sulla fronte è raf-figurato un lungo corteo, varia-mente interpretato, e sui latibrevi scene di banchetto.

Dal loggiato, lungo la galleriache prende luce dal chiostrominore, sono vetrine con cor-redi di tombe etrusche, espostisecondo il tema della cosmesie dell’ornamento nel mondoantico (come i balsamari d’ar-gento da Civitella d’Arna)(21.5).

In fondo alla galleria, nell’alaseicentesca, sono i materialipiù arcaici, quali la stele fune-raria di monte Gualandro (fi-ne VII-inizi VI sec. a.C.) (21.6),

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Nella stessa sala sono altre im-portanti basi e cippi di etàetrusco-arcaica. Di grande in-teresse i corredi e le urnettedalle necropoli etrusche delFrontone, di Monteluce, del Ci-mitero; in particolare si segna-lano quelle pertinenti all’ipo-geo della famiglia Satna daPonticello di Campo, che, gra-zie anche a un recente restau-ro, presentano policromia benconservata (21.8).

Un percorso didattico introdu-ce la Sezione Preistorica, co-stituita dai materiali apparte-nenti alla ricca Collezione Bel-lucci (21.10,11), ordinata concriterio in parte tipologico e inparte topografico. Si tratta dimateriali d’epoca paleolitica eneolitica, provenienti dall’Um-bria, dalla Toscana, dalle Mar-che e dall’Abruzzo, raccolti dalchimico, paletnologo, etnogra-fo perugino Giuseppe Bellucci(1844-1921).

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Di notevole importanza per ladocumentazione epigrafica è ilcippo perugino (21.9), con unlungo testo inciso, che regolarapporti giuridici di proprietàtra due famiglie etrusche, gliAfuna, di Chiusi, e i Velthina,di Perugia.

È inoltre esposta una parteesemplificativa della Collezio-ne Guardabassi (21.14), costi-tuita da reperti, perlopiù ro-mani, raccolti in anni di ricer-che dal pittore e studioso pe-rugino Mariano Guardabassi(1823-80), autore del celebreIndice-Guida dei monumentiperugini. Tra i reperti, degni dinota, alcuni anelli romani consigillo, ghiande missili, una pre-gevole teca di specchio in bron-zo dorato di età ellenistica.

Segue la Raccolta UmbertoCalzoni collocata nel Salonedei Bronzi (21.12), che ospitamateriali di varia provenienza,dal paleolitico all’età del ferro.Di particolare interesse i ma-teriali provenienti da Cetona, ibronzi da Perugia e dall’Italiacentrale, i dischi aurei daGualdo Tadino.Dal 2000 è visitabile anche lasezione della Collezione Bel-lucci, che espone parte dellaricca raccolta di amuleti e stru-menti magico-religiosi (21.13),comprendente oltre 1700 og-getti, provenienti dalle regionicentro-meridionali dell’Italia,ordinati tipologicamente dal-l’epoca preistorica fino al XX

secolo.

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l’ingresso e, all’interno, un sem-plice sarcofago di arenaria, per-tinente alla ricca proprietariadei gioielli d’oro (conservati alMuseo di Firenze), tra cui unprezioso diadema, che ha datoil nome alla tomba, cosiddettadella “Principessa”.

Uscendo dalla città, in auto oin bus, in direzione ovest, dal-le necropoli settentrionali sipuò passare a quelle occiden-tali, ubicate presso MadonnaAlta e Ferro di Cavallo.

La necropoli di Madonna Al-ta fu scoperta casualmente, inlocalità Centova, durante i la-vori per la costruzione dellastrada statale E45 ed è rag-giungibile da via Cortonese edal raccordo per la superstra-da. Superato un viadotto, s’in-contra un piccolo piazzale, aldi sopra del quale, sulla som-mità di una collina, sono con-servate sei tombe a camera,scavate nel tassello, con paretie copertura rivestite da bloc-chi di travertino. Di queste, so-

Rappresentano un’importanteemergenza archeologica delterritorio perugino e una stra-ordinaria fonte per la cono-scenza della cultura artistica edell’ordinamento sociale dellacittà. Erano ubicate fuori dellacinta muraria, ai lati delle di-rettrici viarie che si dipartonodalle sue porte, pertinenti siaal centro urbano che ai sob-borghi. Delle numerose necro-poli, costituite da sepoltureipogee a camera o a fossa, incerti casi risalenti anche al VI

secolo a.C., sono visitabili so-prattutto alcune delle tombepiù recenti.

Partendo dall’Arco Etrusco, at-traverso corso Garibaldi e viadello Sperandio, si raggiungela necropoli dello Sperandio(22), costituita perlopiù datombe a camera, oltre che datombe a cassone e a fossa, conuna continuità d’uso dal VI al IIsecolo a.C. Predomina il rito inumatorio,ma è attestato anche quello in-cineratorio, che ha restituitonumerose urnette in traverti-no. Dalla necropoli provengo-no anche cippi funerari e ma-teriali ceramici, in bronzo e inferro, conservati presso i museidi Perugia, di Firenze e il Bri-tish Museum di Londra. È visi-tabile (v. scheda informativa)una delle tombe a camera piùrecenti (fine IV-III sec. a.C.).Restaurata recentemente, con-serva il lastrone che sigillava

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III - Le necropoli etrusche e il territorio

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tangolare (m 7,70 x 4,05 x 3,65),su cui si aprono due piccolenicchie. Di particolare rilievorisulta l’iscrizione disposta intre linee sulla parete a sinistradell’attuale ingresso. È uno deitesti funerari etruschi più lun-ghi tra quelli conservati (5 m),che permette di attribuire latomba alla famiglia etruscaPrecu, di cui sono nominati ilpadre, la madre e i fratelli Au-le e Larth. L’ipogeo risulta l’e-sempio architettonico più im-portante tra quelli con volta abotte diffusi nel territorio. Èdatabile al III-II secolo a.C econfrontabile con la tomba delColle di Bettona. Attualmenteè sottoposta a lavori di restau-ro (v. scheda informativa).

Uscendo da Perugia, in direzio-ne sud-ovest, lungo l’attualestrada statale Pievaiola, pressol’abitato di Castel del Piano, sitrova la necropoli di Strozza-capponi (Comune di Corciano)(24). Le tombe, rinvenute a piùriprese negli anni già a partiredall’800 durante lavori agricolie interventi edilizi, fanno partedi un’estesa necropoli, utilizza-

lo una tomba è stata rinvenutainviolata; presenta tetto a dop-pio spiovente e conteneva 16urne cinerarie in travertino,con iscrizioni appartenenti al-la famiglia Alfa. La necropoli èdatabile al II-I secolo a. C.

Ipogeo di San MannoLa tomba risulta ubicata lungol’importante asse viario checonduceva verso il lago Trasi-meno e Chiusi, segnalato dallapresenza di varie necropoli, acirca 5 km da Perugia, in loca-lità Ferro di Cavallo. Attualmente si presenta comecripta della chiesetta di SanManno (23), all’interno del com-plesso architettonico di pro-prietà del Sovrano Ordine deiCavalieri di Malta.

La chiesa è decorata da affre-schi del ’300 e del ’500. Per unascala aperta successivamentenella parete di fondo, si accedea una tomba, interamente rive-stita di grandi blocchi di tra-vertino, disposti in filari rego-lari. Una pregevole volta a bot-te copre la vasta camera ret-

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ticolare importanza, quella intravertino con dedica votivaetrusca a una divinità inferna-le, proveniente da Taverne diCorciano (26).

Da segnalare i due leoni in tra-vertino, collocati ai piedi dellascalinata che porta in piazzadei Caduti, attribuibili proba-bilmente ad un monumento fu-nerario di epoca romana, data-bile tra il I secolo a.C e il I d.C(27).

ta tra il II e il I secolo a.C. Sitratta della fase storica in cui sicompie il passaggio dalla civil-tà etrusca a quella romana, co-me attestato dal mutamentolinguistico delle iscrizioni sulleurne: in etrusco le più antiche,in latino le più recenti. L’ubica-zione, nei pressi delle cave diSanta Sabina, suggerirebbe lavicinanza a un insediamento dipersonale addetto alla lavora-zione del travertino, come te-stimonierebbe anche la condi-zione sociale medio bassa deidefunti. Nella sua parte centra-le è formata da tombe a came-ra, scavate nel banco di traver-tino, con banchine sui lati perla deposizione dei corredi. Siaccedeva tramite un vestiboloalla porta chiusa da una lastrain travertino; il soffitto, perlo-più a doppio spiovente, in mol-ti casi risulta franato. La parteattualmente visitabile è dispo-sta al di sotto di un edificio adi-bito a negozio (v. scheda infor-mativa).

Da questo punto, si può prose-guire per Corciano, piacevoleborgo di età medievale, nellacui residenza comunale sonoallestite e visitabili la Raccol-ta di reperti paleontologici(resti di scheletri di animalidel pleistocene medio-inferio-re e frammenti fossili), e laRaccolta di reperti archeolo-gici, di provenienza locale,comprendente, tra l’altro, duegrandi vasi di età villanoviana,urnette cinerarie di epocaetrusco-romana, cippi funerarie basi (25). Tra queste, di par-

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Nei dintorni, in vocabolo Vec-chio di Miralduolo, è ubicatauna importante tomba roma-na a camera, rinvenuta ca-sualmente nel 1973, fortemen-te danneggiata, successiva-mente restaurata e protetta.La tomba, a pianta rettango-lare, è costruita in opera ce-mentizia, con volta a botte in-tonacata e dipinta all’inter-no. Lungo la parete di fondo èuna banchina per la deposi-zione del defunto. La portad’ingresso, chiusa da un la-strone in travertino, ha stipi-ti e architrave pure in traver-tino, come le tombe con volta abotte di età ellenistica.

Le manomissioni avvenute almomento del ritrovamentonon permettono di conoscerené le deposizioni, né l’entitàdel corredo, di cui restano so-lo pochi materiali pertinentia una defunta (gemme e og-getti da toeletta) (29). La tom-ba, non attualmente fruibileda un largo pubblico, si puòdatare nel I secolo d.C.

Da Torgiano si può proseguireper Deruta dove, nel Museo Re-gionale della Ceramica, sono vi-sitabile le raccolte archeolo-giche.

Uscendo da Perugia, verso sud-est, sulla strada verso Assisi,nel tratto Piscille-Ponte SanGiovanni, a circa 7 km dal cen-tro, è la necropoli del Palaz-zone (dal nome della villa delconte Baglioni, proprietario delterreno del rinvenimento). Comprende quasi 200 tombe acamera scavate nel terrenodella collina sovrastante il Te-vere, databili all’età ellenisti-ca, tranne cinque attribuibilial VI-V secolo a.C. Sono perlo-più a camera semplice o concelle, dotate di un corridoiod’ingresso e chiuse da una la-stra di travertino. Sono attri-buibili a nuclei familiari dellatarda aristocrazia etrusca, co-me si desume dai corredi e dal-le iscrizioni incise sulle urnet-te cinerarie (28), conservatenell’edificio all’ingresso dellatomba più celebre della necro-poli, l’Ipogeo dei Volumni.

Da Ponte San Giovanni, si puòproseguire verso Torgiano, do-ve presso i musei della Fonda-zione Lungarotti, sono ancheimportanti collezioni archeolo-giche.

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Ipogeo dei Volumni (30.1)

Attraverso un ripido dromos(corridoio d’ingresso) si rag-giunge la porta, dotata di stipi-ti, architrave e lastrone dichiusura in travertino. Sullostipite destro è incisa l’iscri-zione etrusca, che ricorda lafondazione della tomba da par-te di Arunte e Lars Volumnio.Si entra in un complesso spa-zio architettonico ipogeo, cheriproduce lo schema planime-trico di una casa romano-itali-ca, con atrio centrale, tablino(corrispondente alla stanza difondo), e due piccole celle suciascuno dei due lati (30.2). Daun vano trasversale di fronte altablino si accede a due stan-zette laterali, munite di ban-chine.Gli stessi soffitti sono decoratia imitazione delle travature li-gnee e della decorazione a cas-

settoni. Il riquadro centraledel soffitto della camera di fon-do è ornato da una testa di Me-dusa. La decorazione a rilievodel frontone sull’ingresso del-l’atrio riproduce a rilievo unoscudo con testa di Gorgone tradue delfini. Di fronte, ai latidell’ingresso del tablino, sono iprobabili resti di protomi diserpenti, con significato apo-

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tropaico; sul frontone sopra-stante è raffigurato uno scudocon testa di Gorgone tra spadesormontate da colombe e dueprotomi maschili. Sulle ban-chine della stanza di fondo so-no disposte sette urne cinera-rie, tra cui spicca quella al cen-tro della parete di fondo, attri-buibile in base all’iscrizione alcapofamiglia, Arunte Volum-nio, figlio di Aule (30.3). È com-posta da una base su cui è di-pinta al centro la porta dell’A-de, fiancheggiata da due Lase,divinità infernali, a rilievo. Suquesta poggia l’urna a forma dikline (letto da banchetto), conil defunto semisdraiato. Unadelle urne con la raffigurazio-ne di una figura femminile se-duta, appartiene a Velia Vo-lumnia (30.4), figlia di Arunte.L’unica urna in marmo, a for-ma di tempietto, pertinente aPublius Volumnius, figlio diAulo, riporta un’epigrafe lati-na, databile all’inizio dell’etàimperiale. L’ipogeo può datarsitra la seconda metà del III se-colo a.C. e il I d.C.

Si consiglia il percorso attra-verso la necropoli del Palazzo-ne, segnalato da cartellonisti-ca didattica, per raggiungerel’Antiquarium che ospita mo-stre tematiche temporanee direperti archeologici.

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Torgiano. Museo del Vino (31.1)

Nella I sala sono esposti contenitori del vino di arte ci-cladica (31.2), anatolica, greca, italiota, etrusca e ro-mana. Si segnalano pregevoli coppe protocorinzie e at-tiche (31.1), bronzi, buccheri, vetri e una interessan-te tipologia di anfore greche e romane, destinate altrasporto di vino su navi (31.3).

Nella IX sala sonoesposti materiali prove-niente dal territorio diTorgiano, dove sono atte-stati resti di cisterne, divillae rusticae e di necro-poli di età etrusco-romana.

Il Museo del Vino (con sede nel Palazzo Graziani Baglioni) è dedicato al-la produzione e alla diffusione della vite e del vino, attraverso le varie epo-che, nel bacino del Mediterraneo, a partire dall’antichità.

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Foto Museo del Vino - Fondazione Lungarotti, Torgiano

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Torgiano. Museo dell’Olivo e dell’Olio

Deruta. Museo Regionaledella Ceramica.Collezione Milziade Magnini

Il Museo dell’Olivo e dell’Olioè dedicato alle caratteristichebotaniche dell’olivo, alle diver-se tecniche colturali dall’anti-chità a oggi e al diffondersi del-l’olivicoltura nel bacino delMediterraneo.

È costituita da circa 1000 pez-zi di varia provenienza regio-nale, e in particolare dalla Pu-glia e dalla Lucania, tra cui,degna di nota, la serie di vasi diceramica apula databili al IV

secolo a.C.

Si segnalano in particolare unatrozzella, peculiare forma del-la ceramica messapica (33), eun cratere a campana figura-to (34).

In particolare la sala V s’in-centra sul carattere sacraledell’olivo, dono della dea Ate-na. Tra i reperti spiccano unaeccezionale lucerna in stilededalico (620-610 a.C.) in mar-mo pario (32), un alàbastron(vaso per unguenti)attico a fi-gure rosse del “Pittore dellaFonderia” (490-480 a.C.), euno skyphos (profonda cop-pa) apulo a figure rosse; nellasala VII, vetrina 1, un’esempli-ficativa raccolta di lucerne dal-l’età preromana all’alto Me-dioevo.

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Foto

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Fototeca del Servizio Musei e Beni Culturali della Regione dell’Um

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Tomba del Faggeto

Uscendo dalla città,a nord, attraverso lazona dell’Elce, SanMarco, Cenerente,si raggiunge ColleUmberto, in auto oin bus, in circa 30minuti dal centro.Da qui, seguendo untratto della stradaprovinciale per Um-bertide e quindi unpercorso d’interesseambientale (non se-gnalato) sulle pen-dici di Monte Tezio,si giunge, in circa30-40 minuti, sullacima della Cresta del-la Fornace (m 607),dove, superata unabreve radura e attraverso un piccolo sentiero, in 5 minuti si raggiunge fa-cilmente la tomba del Faggeto (m 591), visibile entro un piccolo recin-to, vigilata da giovani cipressi. Fu scoperta casualmente nel 1920, in pro-prietà tuttora privata, in un’area di grande interesse paesaggistico, dal-l’atmosfera suggestiva; la vista spazia da sud a ovest, dal monte Peglia aMontarale, monte Cetona, fino a Castel Rigone e Preggio. Attraverso uncorridoio, fiancheggiato da due muretti, si raggiunge la porta (34), costi-tuita da una pesante lastra rettangolare in arenaria (cm 144 x 75 x 11),tuttora girevole su cardini infissi nell’architrave e nella soglia. Si presen-ta come una piccola camera sepolcrale, a pianta rettangolare, coperta davolta a botte, con conci disposti radialmente. La tomba risulta costruitada blocchi in pietra locale, disposti su filari, piuttosto regolari. Ai lati re-stano tracce di una banchina, su cui si rinvenne l’urna cineraria in tra-vertino, attribuibile, dall’iscrizione, a Arnth Cairnina, e pochi oggetti dicorredo. È databile intorno alla seconda metà del II secolo a.C.Esistono altri percorsi per raggiungere il sito, partendo anche dalla loca-lità di San Giovanni del Pantano.

Agli escursionisti interessati si consiglia di dotarsi della Carta Turi-stica Kompass n. 663 “Perugia-Deruta”, in scala 1:5000, e comunque divisitare il sito www.montideltezio.it, dove si trovano i riferimenti te-lefonici per le adeguate informazioni di visita a cura dell’ “Associa-zione Socioculturale Monti del Tezio”.

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