Italian Concrete Gravity Dams

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Capitolo 1 LE GRANDI DIGHE ITALIANE 1.1 Concetti Introduttivi 1.1.1 La Risorsa Acqua Negli ultimi anni la materia di gestione e conservazione delle risorse idriche ha attirato sempre più l’attenzione a livello mondiale, stante la consapevolezza che ha ogni cittadino oggi della limitatezza del “bene acqua”. L’acqua è stata sempre vista come una risorsa da sfruttare per il benessere socio-economico il suo utilizzo nel corso del tempo si è ampliato coinvolgendo, oltre alle attività tradizionali, quali irrigazione ed approvvigionamento, anche le attività industriali come la produzione di energia elettrica. Le svariate attività di sfruttamento richiedono una sempre maggiore necessità d’acqua che spesso non può essere soddisfatta in maniera naturale. Infatti, la risorsa idrica è limitata nello spazio e nel tempo: su circa 500 milioni di chilometri cubi d’acqua sulla terra, solo il 2% sono acque dolci, e di queste solo l’1-2% è controllato. Inoltre è importante anche la qualità dell'acqua in relazione allo scopo, approvvigionamento idrico potabile o irriguo delle coltivazioni [1]. Tuttavia, le acque dei corpi idrici costituiscono ecosistemi nei quali abitano e si sviluppano diverse specie viventi: un deterioramento della qualità delle acque determina conseguenze anche sull’equilibrio ecologico dell’intero ecosistema fluviale. Un’idea di uso razionale delle acque è di impedire che le onde di piena siano convogliate rapidamente in mare, per essere invece trattenute sul territorio e quindi sfruttate ad uso antropico, oppure per ricaricare gli acquiferi con l’espansione in zone esondabili. In Italia con la legge 183/89 sulla difesa del suolo, viene disposto un quadro normativo di riferimento importante proprio ai fini di un uso razionale dell’acqua. Da qui 3

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Italian Concrete Gravity Dams, history and construction techniques of Italian large dams.

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  • Capitolo 1

    LE GRANDI DIGHE ITALIANE

    1.1 Concetti Introduttivi

    1.1.1 La Risorsa AcquaNegli ultimi anni la materia di gestione e conservazione delle risorse idriche ha attirato

    sempre pi lattenzione a livello mondiale, stante la consapevolezza che ha ogni cittadino

    oggi della limitatezza del bene acqua. Lacqua stata sempre vista come una risorsa da

    sfruttare per il benessere socio-economico il suo utilizzo nel corso del tempo si ampliato

    coinvolgendo, oltre alle attivit tradizionali, quali irrigazione ed approvvigionamento,

    anche le attivit industriali come la produzione di energia elettrica. Le svariate attivit di

    sfruttamento richiedono una sempre maggiore necessit dacqua che spesso non pu essere

    soddisfatta in maniera naturale. Infatti, la risorsa idrica limitata nello spazio e nel tempo:

    su circa 500 milioni di chilometri cubi dacqua sulla terra, solo il 2% sono acque dolci, e di

    queste solo l1-2% controllato. Inoltre importante anche la qualit dell'acqua in

    relazione allo scopo, approvvigionamento idrico potabile o irriguo delle coltivazioni [1].

    Tuttavia, le acque dei corpi idrici costituiscono ecosistemi nei quali abitano e si sviluppano

    diverse specie viventi: un deterioramento della qualit delle acque determina conseguenze

    anche sullequilibrio ecologico dellintero ecosistema fluviale.

    Unidea di uso razionale delle acque di impedire che le onde di piena siano

    convogliate rapidamente in mare, per essere invece trattenute sul territorio e quindi

    sfruttate ad uso antropico, oppure per ricaricare gli acquiferi con lespansione in zone

    esondabili. In Italia con la legge 183/89 sulla difesa del suolo, viene disposto un quadro

    normativo di riferimento importante proprio ai fini di un uso razionale dellacqua. Da qui

    3

  • 4 Capitolo 1

    lesigenza di rendere concreta la nozione di uso sostenibile delle risorse idriche ovvero la

    necessit di trovare un giusto equilibrio tra le esigenze di sviluppo economico, legato allo

    sfruttamento di tali risorse, e gli imperativi della loro protezione e conservazione, in

    maniera che luso attuale non comprometta il loro impiego futuro.

    Se da un lato lacqua una risorsa inestimabile per la societ, esistono situazioni,

    quali le inondazioni e le frane causate dalle piene, che fanno dellacqua una vera e propria

    minaccia. allora compito della societ provvedere ad una gestione ottimale dellacqua

    tanto come risorsa, quanto come fonte di rischio.

    Un buon connubio tra difesa e sfruttamento rappresentato dalla costruzione di

    sbarramenti fluviali, la cui corretta pianificazione e gestione non pu che essere realizzata

    nellambito di una pianificazione strategica dello sviluppo socio-economico di tutto il

    territorio, volta a valutare il rapporto costi-benefici degli usi plurimi della risorsa acqua [2].

    1.1.2 Le Opere di SbarramentoGli sbarramenti permanenti di un corso dacqua si distinguono in dighe e traverse.

    Indipendentemente dallimportanza dellopera, la distinzione tra i due tipi essenzialmente

    funzionale:

    x Con il termine diga sintende uno sbarramento destinato alla creazione di un invaso artificiale a monte, che accumula temporaneamente una parte delle

    acque defluenti nel fiume;

    x La traversa uno sbarramento che regola principalmente il livello dacqua a monte, solitamente di volume modesto. Tale regolazione generalmente

    necessaria per il funzionamento ottimale di unopera di presa, realizzata

    direttamente nello sbarramento stesso.

    Pertanto le opere di presa possono essere definite come sbarramenti finalizzati alla

    formazione di uno o pi utilizzatori dellacqua[3].

    Le legislazione italiana divide le dighe in funzione dellaltezza e della capacit

    dinvaso, in particolare quelle con altezza superiore ai 15 metri e con volume dinvaso

    superiore a 1 di metri cubi sono definite grandi dighe [4]. Attualmente sul suolo Italiano sono presenti 541 dighe, tra strutture: in esercizio, in costruzione e fuori servizio.

  • Capitolo 1 5

    Figura 1.1 Esempio di diga e traversa.

    Tutte le grandi dighe sono di competenza statale, lautorit preposta al loro

    controllo la Direzione Generale per le Dighe le Infrastrutture Idriche ed Elettriche,

    facente capo al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ai fini della tutela della

    pubblica incolumit tale autorit provvede allapprovazione tecnica dei progetti delle

    grandi dighe, tenendo conto anche degli aspetti ambientali e di sicurezza idraulica

    derivante dalla gestione del sistema costituito dallinvaso, dal relativo sbarramento e da

    tutte le opere complementari e accessorie. Inoltre hanno il compito di vigilare sulle

    operazioni di controllo e gestione delle dighe, spettanti al concessionario, e la

    predisposizione della normativa tecnica.

  • 6 Capitolo 1

    In Italia le dighe sono piuttosto diffuse nelle diverse regioni, concentrandosi nelle

    zone alpine, sub-alpine ed appenniniche, ovvero dove le caratteristiche geo-morfologiche

    del territorio sono favorevoli alla costruzione di opere di sbarramento. Nella figura

    seguente sono mostrate tutte le dighe sul suolo Italiano e la loro disposizione, inoltre sono

    riportati gli uffici periferici, di competenza territoriale[5].

    Figura 1.2 Dighe di Competenza del R.I.D.

    Delle 541 sopracitate dighe, presenti in Italia, la maggior parte sono in muratura,

    circa 370, le restanti in terra, questultime sono localizzate maggiormente al sud.

    I dati appena riportati sono forniti dai rapporti tecnici emanati dal Comitato

    Nazionale Italiano per le Grandi Dighe (ItCOLD), associazione culturale e scientifica che

    si propone di promuovere ed agevolare lo studio dei problemi connessi alle dighe presenti

    sul territorio nazionale, alla loro realizzazione e al loro esercizio [6]. Tali rapporti risultano

    molto utili per tutti coloro che si occupano di sbarramenti fluviali, quali gestori degli

    impianti elettrici, autorit di controllo, ingegneri progettisti, etc.. Inoltre il comitato

    ItCOLD partecipa a gruppi di lavoro internazionali organizzati dallInternational

    Commission on Large Dams (ICOLD) [7].

  • Capitolo 1 7

    1.1.3 Funzioni delle DigheIn passato le dighe venivano costruite soltanto per raccolta dacqua e lirrigazione,

    successivamente, con lo sviluppo delle civilt, nata lesigenza di rendere i fiumi

    navigabili e gestirne le piene; inoltre, con la richiesta di acqua potabile e di energia

    elettrica, le dighe hanno assunto unimportanza sempre maggiore sia a livello sociale che

    economico. La diga diventata uno strumento multifunzione, fondamentale per lo sviluppo

    di un paese. Nel seguito vengono riportate le caratteristiche di alcune tra le funzioni pi

    diffuse nel mondo.

    1.1.3.1 IrrigazioneQuesta funzione stata la maggior fonte di sviluppo delle dighe in passato, basti pensare

    che ad oggi i terreni irrigati coprono circa 277 milioni di ettari di terreno nel mondo, che

    corrispondono al 18% delle terre arabili disponibili. Con laumento della popolazione

    prevista per le prossime decadi, lirrigazione dovr senzaltro crescere, infatti, stato

    stimato che l80% della produzione aggiuntiva di cibo, entro lanno 2025, dovr provenire

    da terreni irrigati [8].

    Figura 1.3 Diga Cantoniera, utilizzata a scopo irriguo.

  • 8 Capitolo 1

    1.1.3.2 Energia IdroelettricaLenergia generata negli impianti idroelettrici facenti uso delle dighe da sempre la forma

    di energia rinnovabile pi utilizzata al mondo. Pi del 90% dellenergia rinnovabile del

    pianeta proviene dalle dighe, inoltre nelle centrali idroelettriche vengono prodotti 2,3

    trilioni di kW/h di elettricit ogni anno, corrispondenti al 24% dellenergia totale [8].

    Ovviamente negli ultimi decenni il numero delle dighe costruite con lo scopo di

    produrre energia cresciuto in maniera esponenziale, portando alla realizzazione di opere

    incredibili anche per i nostri tempi, basti pensare alla diga di Itaip sul fiume Paran sul

    confine tra Paraguay e Brasile. Questincredibile opera ha una struttura a gravit

    alleggerita in calcestruzzo, lunga pi di 7 km ed ha unaltezza massima di 196 m, ha un

    bacino di circa 29 000 000 000 m3 e produce circa 90 600 GW/h ogni anno. Opere di questo genere, ed anche pi modeste, hanno un notevole impatto socio-economico ed

    ambientale [9].

    1.1.3.3 Raccolta dellAcqua per Uso Domestico ed IndustrialeLa maggior parte dellacqua utilizzata per scopi civili ed industriali, per esigenze che

    vanno dalluso potabile, a lutilizzo nel ciclo produttivo delle industrie di ogni genere. Data

    limportanza economica e sociale dellacqua non possiamo affidarci soltanto al ciclo

    idrogeologico, in quanto in primo luogo la domanda dacqua maggiore dellofferta

    fornita dal solo ciclo naturale; in secondo luogo la distribuzione dacqua discontinua

    nello spazio e nel tempo, alternando periodi di grandi precipitazioni a periodi di siccit ed

    Figura 1.4 Diga Itap.

  • Capitolo 1 9

    individuando zone pi piovose e zone pi aride, per tutti questi motivi nasce lesigenza di

    aumentare la quantit dacqua disponibile, e conservarla per i periodi di siccit, tramite la

    creazione di bacini artificiali [8].

    Figura 1.5 Diga di Mhleberg, serve sia una centrale idroelettrica sia una centrale nucleare.

    1.1.3.4 Navigazione nellEntroterraSpesso le condizioni naturali di un canale creano enormi problemi alla navigazione

    nellentroterra, soprattutto per quanto riguarda il traffico di merci pesanti e di grandi

    dimensioni. Per questo, nellottica di una progettazione integrata delle dighe, in alcuni casi

    la zona di ubicazione della struttura stata scelta in maniera da poter creare un bacino

    navigabile o aumentare il livello idrico del corso dacqua per renderlo navigabile. Inoltre

    un corso dacqua sviluppato attraverso dighe e serbatoi per la navigazione pu anche

    provvedere al controllo delle piene, alla riduzione dellerosione del bacino e alla

    stabilizzazione dei livelli della falda freatica [8].

    Figura 1.6 Diga e Chiusa di Maxwell a Pittsburgh, rendono il fiume Monongahela navigabile.

  • 10 Capitolo 1

    1.1.3.5 Controllo delle InondazioniLe dighe ed i serbatoi vengono utilizzati anche per la regolazione dei deflussi ed evitare

    cos alluvioni, immagazzinando acqua nei periodi pi piovosi, per poi in parte

    immagazzinarla per i periodi di siccit ed in parte rilasciarla dopo il passaggio dellonda di

    piena. Il metodo di controllo dei deflussi pi efficace, si realizza tramite una gestione

    integrata delle risorse idriche di regolazione del deposito e degli scarichi di ognuna delle

    principali dighe situate nel bacino idrografico. Ogni diga gestita da uno specifico piano,

    attraverso il governo di bacino, che comporta labbassamento del livello idrico prima della

    stagione delle piogge, cos da creare pi spazio utile, eliminando cos il pericolo di piene. Il

    numero di dighe ed i loro piani di gestione delle piene vengono stabiliti dalla

    pianificazione globale per lo sviluppo economico dei singoli territori [8].

    Figura 1.7 Diga di Pedra 'e Othoni a Nuoro, concepita inparticolare per la laminazione del fiume Cedrino.

  • Capitolo 1 11

    1.2 Ricognizione delle Dighe in Italia

    1.2.1 Classificazione delle Dighe Secondo il D.M. 24 Marzo 1982 n.44.La normativa in materia di dighe attualmente in vigore in Italia il D.M. 24 Marzo 1982

    n.44: Norme Tecniche per la Progettazione e la Costruzione delle Dighe di

    Sbarramento, nella quale troviamo la classificazione delle dighe riportata nelle pagine

    seguenti, con le relative spiegazioni ed esempi.

    1.2.1.1 Dighe a GravitLe dighe a gravit di ogni tipo sfruttano il peso proprio per opporsi alla spinta idrostatica

    esercitata dallacqua invasata nel lago artificiale. Leffetto del peso proprio quello di

    deviare la risultante delle forze agenti, verso il basso, in maniera tale che la verifica allo

    slittamento sia soddisfatta. Landamento planimetrico generalmente rettilineo o

    comunque caratterizzato da raggi di curvatura molto ampi e con concavit verso valle. La

    sezione delle dighe a gravit si presenta come un triangolo in cima al quale collocato il

    coronamento, entrambi i paramenti sono inclinati, ma mentre quello di mote pressoch

    verticale, quello di valle ha pendenze elevate[10].

    1) 2)Figura 1.8 Esempi di Dighe: 1) Diga di Alpe-Gera, con struttura a gravit massiccia, in provincia diSondrio; 2) Diga di Ancipa, con struttura a gravit alleggerita, in provincia di Enna,

    Le dighe a gravit vengono suddivise in [11]:

    x ordinarie (a gravit massicce);x a speroni o a vani interni (a gravit alleggerite).

  • 12 Capitolo 1

    Le dighe a gravit massicce, costruite

    solitamente in muratura o in calcestruzzo non

    armato, sono costituite da elementi detti conci.

    Questi imponenti elementi sono separati

    tra loro da giunzioni permanenti secondo piani

    verticali [10].

    Nel caso delle dighe alleggerite i conci

    sono sagomati in maniera tale da ricavare

    allinterno della struttura dei vani. Spesso i conci

    diventano dei veri e propri contrafforti con

    espansione a monte e/o a valle. Questa tipologia

    di dighe rappresenta unevoluzione di quelle

    massicce, vi infatti uno sfruttamento maggiore

    dei materiali ed un ottimizzazione degli spazi. Il

    profilo teorico di ogni sperone deve rendere

    stabile la struttura al ribaltamento e allo

    slittamento, contemporaneamente deve

    ovviamente soddisfare le verifiche tenso-

    deformative. importante notare come il minor

    peso proprio della struttura sia compensato dalla

    diminuzione delle sottospinte, che in molti casi

    diventano trascurabili, dovuta alla notevole

    riduzione di spessore della sezione nel passaggio

    da una diga massiccia ad una alleggerita. Inoltre

    la diminuzione di peso viene in parte compensata da un aumento della pendenza del

    paramento di monte, portando ad un aumento della componente verticale della spinta

    idrostatica, e contemporaneamente una riduzione di quella orizzontale, che contribuisce

    allequilibrio traslazionale. Infine le dighe alleggerite possono essere a speroni o a vani

    interni, nelle prime i conci sono sagomati in modo da formare dei contrafforti con il

    paramento di monte. Nelle seconde i conci sono alleggeriti da cavit che formano dei vuoti

    interni [10].

    Figura 1.9 Schema di Diga a Gravit Massiccia.

    Figura 1.10 Schema di Diga a Gravit Alleggerita.

  • Capitolo 1 13

    1.2.1.2 Dighe a VoltaNelle strutture con funzionamento a volta, pur non mancando la trasmissione della spinta

    idrica lungo le sezioni verticali (funzionamento a mensola), prevale la trasmissione degli

    sforzi lungo le sezioni orizzontali, o inclinate, fino alle imposte, in questultima

    trasmissione la struttura viene impegnata con le sollecitazioni e deformazioni tipiche

    dellarco. Dighe di questo genere hanno un andamento planimetrico arcuato, inoltre ancor

    pi delle dighe di altro genere, la possibilit di realizzarle legata non solo alla morfologia

    del territorio, in particolare sar necessario trovare una zona caratterizzata da una gola

    stretta ma con una capacit dinvaso a monte molto grande, ma anche alle caratteristiche

    geologiche della roccia dimposta. Gli sforzi trasferiti dalla struttura alla roccia su cui

    verranno fondate le imposte saranno notevoli, quindi dovr avere resistenza elevata, oltre a

    non presentare fessurazioni diffuse o problemi macroscopici nella propria struttura [10].

    Le dighe a volta vengono suddivise in [11]:

    x dighe ad arco;x dighe ad arco-gravit;x dighe a cupola (o a doppia curvatura).

    1) 2)

    3)

    Figura 1.11 Esempi di Dighe: 1) Diga del Vajont, con struttura ad arco, in Provincia di Pordenone; 2) Diga di Place Moulin, con struttura ad arco-gravit, ad Aosta; 3) Diga di Neves, con struttura a cupola, in provincia di Bolzano.

  • 14 Capitolo 1

    Nelle dighe ad arco semplice leffetto arco nettamente

    prevalente su quello a mensola, precedentemente descritto, per

    cui il peso proprio della struttura ha scarsa importanza sul

    regime statico e le dimensioni possono essere commisurate alla

    funzione di trasmissione in orizzontale della pressione

    dellacqua. La struttura potr quindi essere assimilata ad un

    insieme darchi orizzontali fra loro connessi, una situazione del

    genere accettabile solo nel caso in cui le sezioni verticali

    radiali della struttura risultino molto snelle, il che pu

    verificarsi solo in opere nelle quali le corde orizzontali della

    sezione di sbarramento risultano piccole rispetto allaltezza

    totale, cio in opere che chiudono gole molto strette per cui

    sono consentite curvature molto accentuate dalle sezioni

    orizzontali [10].

    Nelle dighe ad arco-gravit non vi una netta

    prevalenza delleffetto arco su quello di mensola, a condizione

    che gli spessori si mantengano piccoli rispetto allaltezza, alle

    corde, ai raggi di curvatura, il regime statico della struttura

    assimilabile a quello di lastra curva. Nella maggior parte dei

    casi opere di questo genere hanno raggi di curvatura delle

    sezioni orizzontali varianti verticalmente, curvatura delle

    sezioni verticali non nulla e spessori varianti verticalmente e

    talora anche orizzontalmente. Si ammette in generale la

    deformabilit elastica della roccia di fondazione e lincastro

    della struttura lungo il contorno il quale ha forma assai diversa

    da caso a caso [10].

    Nelle dighe a cupola, o a doppia curvatura, presentano in buona parte le stesse

    caratteristiche delle strutture ad arco semplice, se non fosse che sono dotate di curvatura

    sia nelle sezioni orizzontali che nelle sezioni verticali, riducendo notevolmente gli sforzi di

    taglio e i momenti flettenti sul corpo della diga. In tal modo la struttura sar soggetta quasi

    Figura 1.12 Schema di Diga ad Arco Semplice.

    Figura 1.13 Schema di Diga ad Arco-Gravit.

  • Capitolo 1 15

    esclusivamente a sforzi di compressione, tendendo quindi ad un

    comportamento a membrana sottile, con la possibilit di ridurre

    ulteriormente gli spessori e quindi contenere i costi. Gli

    accorgimenti precedentemente descritti per le strutture ad arco

    semplice valgono anche per questo tipo di dighe [11].

    Lutilizzo delle dighe ad arco si notevolmente diffuso

    nel corso degli ultimi anni, in Italia maggiormente nella

    seconda met del XX secolo, grazie allo sviluppo dei metodi di

    calcolo e allesperienza accumulata in passato. Rispetto alle pi

    diffuse dighe a gravit le dighe ad arco richiedono una mole di

    calcoli maggiore, per questo in passato a supporto della teoria e

    dei modelli analitici, per la progettazione di queste struttura

    venivano costruiti modelli fisici in scala molto accurati.

    Altro aspetto particolare di questa tipologia di diga sono i giunti, che non saranno

    soltanto su piani verticali, ma saranno su piani orizzontali, inoltre vengono utilizzati giunti

    temporanei durante la messa in opera, in maniera tale da consentire le dilatazioni termiche.

    Una volta terminate le fasi di costruzione i giunti temporanei vengono chiusi ripristinando

    la continuit della struttura [12].

    1.2.1.3 Dighe a Volte o Solette, Sostenute da ContraffortiLe dighe con struttura a volte o solette sostenute da contrafforti funzionano in modo simile

    alle dighe a gravit alleggerite, sono infatti caratterizzate dalla presenza di contrafforti,

    posti ad un certo interasse, i quali hanno il compito di trasmettere le sollecitazioni,

    derivanti dalla spinta dellacqua, al terreno. I contrafforti sono collegati tra loro da solette o

    da volte, le quali hanno solo il compito di trasmettere gli sforzi, il paramento di monte

    inoltre ha una pendenza tale da far si che la componente verticale della spinta idrostatica

    contribuisca alla resistenza allo scorrimento [10].

    Figura 1.14 Schema di Diga a Cupola.

  • 16 Capitolo 1

    Figura 1.15 Diga di Molato, con struttura a volte e contrafforti, in provincia di Piacenza.

    1.2.1.4 Dighe in Materiali ScioltiLe dighe in materiali sciolti sono costituite da un corpo di terra o di pietrame,

    fondamentalmente permeabile, e di una zona interna in terra praticamente impermeabile,

    chiamata nucleo, ovvero di un dispositivo di tenuta, sul paramento di monte o interno di

    materiali artificiali diversi, cio manto o diaframma. Rispetto ad unequivalente struttura

    muraria, questa tipologia di diga induce sulle fondazioni sollecitazioni minori, a ragione

    dellampiezza trasversale conseguente a necessit proprie di stabilit. Il loro

    comportamento meccanico tipicamente plastico-viscoso, esse pertanto sono in grado di

    eseguire senza rottura deformazioni notevoli della fondazione. Sono quindi compatibili con

    formazioni dappoggio lapidee anche ampiamente alterate, diffusamente fessurate e

    disomogenee, nonch con formazioni sciolte, escluse ovviamente quelle tipicamente

    argillose [10]. Le dighe di materiali sciolti non sono differenziabili in sottospecie sulla base

    della forma o per il loro funzionamento statico; lo sono invece sulla base dei materiali di

    cui sono costituite, proprio cos vengono classificate dalla norma [11]:

    x in terra omogenea; x in terra e/o pietrame con nucleo di tenuta in terra; x in terra e/o pietrame con manto di tenuta a monte o con nucleo di tenuta in materiali

    artificiali.

  • Capitolo 1 17

    1) 2)

    3)

    Figura 1.16 Esempi di Dighe: 1) Diga di Olivo, con struttura in terra omogenea, in provincia di Enna; 2) Diga di Occhito, con struttura in terra con nucleo di tenuta, in provincia di Foggia; 3) Diga di

    Redisole, con struttura in terra e manto di tenuta, in povincia di Cosenza.

    Le dighe in terra omogenea sono

    costituite totalmente da terra caratterizzata da

    permeabilit uniforme e tale da garantire da sola

    la tenuta. Normalmente simpiega tale tipologia

    per altezze del rilevato non superiori ai 30m[13].

    Le dighe in terra e/o pietrame con

    nucleo di tenuta in terra, sono costituite da

    materiali naturali di varia tipologia, organizzati

    e disposti in zone ben precise della sezione in

    funzione delle caratteristiche di permeabilit,

    disponendo le zone permeabili all'esterno e quelle impermeabili all'interno per la tenuta

    [13].

    Figura 1.17 Schema di Diga in Terra Omogenea.

    Figura 1.18 Schema di Diga in Terra con Nucleo di Tenuta in Terra.

  • 18 Capitolo 1

    Le dighe in terra e/o pietrame con manto

    di tenuta a monte o con nucleo di tenuta in

    materiali artificiali sono costituite da materiali

    naturali di vario tipo e granulometria, dove la

    tenuta viene garantita mediante un manto di

    rivestimento, in materiale artificiale, posto sul paramento di monte, oppure tramite un

    nucleo interno sempre di materiale artificiale [13].

    Qualsiasi sia il materiale costituente la diga in terra, la forma della sezione

    trasversale si presenta prossimamente trapezia, con inclinazioni dei due paramenti

    esattamente o approssimativamente uguali. Lasse planimetrico rettilineo, salvo casi in

    cui la curvatura opportuna per particolari condizioni geologiche o morfologiche della

    stretta. La caratteristica meccanica dei materiali sciolti che interessa la stabilit dei rilevati

    la resistenza al taglio, riassunta dai due parametri: angolo di attrito limite e coesione

    limite. La caratteristica idraulica dei materiali stessi che interessa nelle dighe la

    permeabilit. La stabilit dei rilevati in materiali sciolti, siano essi in terra o pietrame, si

    riassume nella loro resistenza ai movimenti dinsieme cio al franamento, ma essa dipende

    anche dalla conservazione dellintegrit dei nuclei o manti o diaframmi, giacch

    fessurazioni di questi e conseguenti filtrazioni possono condurre al sifonamento e quindi

    alla distruzione dellopera [10].

    In fine doveroso osservare che queste non sono strutture tracimabili, in quanto

    sono facilmente erodibili, quindi la tracimazione, anche se straordinaria, potrebbe

    comportare pericoli di stabilit, a causa delle questioni appena trattate [13].

    1.2.1.5 Sbarramenti di Vario TipoRappresentano tutte le strutture di sbarramento diverse da quelle definite precedentemente,

    sia per caratteristiche costruttive che per funzionalit e impiego, ma possedenti comunque

    certe particolarit in comune, esse sono [11]:

    x dighe di tipo misto;x dighe in subalveo;x sbarramenti per la laminazione delle piene.

    Figura 1.19 Schema di Diga in Terra con Manto di Tenuta in Materiale Artificiale.

  • Capitolo 1 19

    1) 2)Figura 1.20 Esempi di Dighe: 1) Diga di Almendra, in Spagna, struttura varia; 2) Sbarramento per la laminazione delle piene.

    Le dighe di tipo misto possono essere formate da materiali diversi o da tipologie

    strutturali differenti, ad esempio possono essere a gravit ma in parte in calcestruzzo ed in

    parte in parte in muratura di pietrame. Oppure ad esempio strutture totalmente in

    calcestruzzo ma con tratti a gravit massicce, tratti a gravit alleggerite e tratti ad arco. La

    tecnica costruttiva talmente evoluta che a seconda delle esigenze possibile adattare pi

    tipologie strutturali per ottenere il risultato pi conveniente [10].

    Le dighe in subalveo sono costituite da uno sbarramento affondato nel subalveo

    fino a raggiungere ed intercettare la falda sotterranea di una valle, in modo da farla

    emergere e accumularne la risorsa all'interno dell'invaso che si crea a monte.

    Gli sbarramenti per la laminazione delle piene sono caratterizzati da una luce a

    battente per i normali deflussi che pu essere completamente impegnata durante gli eventi

    di piena in modo da far defluire dalla luce, soltanto le portate per cui stata progettata

    l'opera di regimazione e invasare temporaneamente a monte dello sbarramento il surplus di

    piena che rappresenta il volume idrico di laminazione, o colmo dell'onda di piena [14].

    1.2.1.6 Traverse FluvialiRappresentano opere di sbarramento di un corso d'acqua di modesta entit, in particolare

    per quanto riguarda l'altezza, che risulta mediamente inferiore ai 10m e che determinano

    un innalzamento idrico a monte, contenuto all'interno dell'alveo [14]. Vengono realizzate

    per creare piccoli accumuli idrici al fine di rendere possibile la derivazione di portate o

  • 20 Capitolo 1

    permettere attingimenti grazie al locale incremento del livello idrico. In relazione all'entit

    dell'opera e alla funzione che le traverse devono svolgere possono essere suddivise in [11]:

    x fisse;x mobili;x briglie.

    Le traverse fisse sono costituite prevalentemente da strutture murarie massicce, ma

    anche mediante scogliere, al principale scopo di rialzare il livello idrico di monte per

    molteplici obiettivi: derivazioni, attingimenti, fruizione della risorsa idrica [14].

    Figura 1.21 Esempi di traverse fluviali.

    Le traverse mobili sono costituite da opere murarie trasversali, anche di notevoli

    entit, al solito scopo delle precedenti, ma dotate di organi di regolazione. Tali apparati

    possono essere costituiti da semplici paratoie di tenuta a sollevamento manuale fino alle

    enormi paratoie meccaniche che consentono le regolazioni a scopi idroelettrici o di

    regimazione delle portate di piena di un corso d'acqua [14].

    Le briglie sono costituite anch'esse da opere murarie trasversali ma con lo scopo

    della stabilizzazione dell'alveo, dette infatti briglie di consolidamento. Sono opere

    trasversali al torrente, sporgenti dall'alveo nel quale sono fondate, costruite per fissare con

    il coronamento sommitale la quota dell'alveo e determinare, a seguito dell'interrimento

    conseguente all'accumulo del materiale a monte di essa, la modifica della pendenza

    originaria del corso d'acqua. La funzione primaria della briglia risulta quella di contrastare

    l'erosione del letto del torrente e quindi del trasporto solido a seguito della riduzione della

    pendenza; contribuisce inoltre alla stabilizzazione delle sponde a seguito del riempimento

    che si origina a monte [14].

  • Capitolo 1 21

    1.2.2 Definizioni Secondo D.M. 24 Marzo 1982Il D.M. 24 Marzo 1982 fornisce le definizioni dei parametri fondamentali di una diga, con

    il quale possibile classificarle. Di seguito vengono riportati brevemente con le relative

    spiegazioni [11]:

    x Altezza della diga: dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella del punto pi basso della superficie di fondazione.

    x Altezza di massima ritenuta: dislivello tra la quota di massimo invaso e quella del punto pi depresso dellalveo naturale in corrispondenza del

    paramento di monte.

    x Fetch: massima lunghezza dello specchio liquido del serbatoio alla quota del massimo invaso.

    x Franco: dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso.

    x Franco netto: dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso, aggiunta a questa la semi ampiezza della massima onda

    prevedibile nel serbatoio.

    x Impianto di ritenuta: insieme dello sbarramento, delle opere complementari e accessorie, dei pendii costituenti le sponde e dellacqua invasata.

    x Opere complementari e accessorie: opere direttamente connesse alla sicurezza e alla funzionalit degli impianti di ritenuta, compresi gli

    interventi di sistemazione, impermeabilizzazione e consolidamento delle

    sponde del serbatoio, la casa di guardia, la viabilit di servizio, le opere di

    adduzione e di derivazione del serbatoio.

    x Opere o organi di scarico o scarichi: opere civili e impiantistiche necessarie per lo scarico, libero o volontario, dellacqua invasata.

    x Quota di massimo invaso: quota massima a cui pu giungere il livello dellacqua dellinvaso, ove si verifichi il pi gravoso evento di piena

    previsto.

    x Quota massima di regolazione: quota del livello dacqua al quale ha inizio lo sfioro degli appositi dispositivi.

    x Sponde del serbatoio: complesso di pendii naturali o artificiali costituenti il serbatoio e i pendii a quota superiore a quella di massimo invaso.

  • 22 Capitolo 1

    x Volume dinvaso: volume del serbatoio compreso tra la quota massima di regolazione e la quota del punto pi depresso del paramento di monte.

    x Volume di laminazione: volume compreso tra la quota di massimo invaso e la quota massima di regolazione.

    x Volume morto: volume del serbatoio compreso tra la quota del punto pi depresso del paramento di monte e la pi bassa tra: la quota dellimbocco

    dellopera di ripresa o dello scarico di fondo.

    x Volume totale dinvaso: capacit del serbatoio compresa tra la quota di massimo invaso e la quota minima di fondazione.

    x Volume utile di regolazione: volume compreso fra la quota massima di regolazione e la quota minima del livello dellacqua alla quale pu essere

    derivata lacqua invasata.

  • Capitolo 1 23

    Figura 1.22 Esempi di parti costituenti una Diga.

    Figura 1.23 Definizioni delle Caratteristiche di una Diga.

  • 24 Capitolo 1

    1.2.3 Ricognizione delle Dighe Italiane

    1.2.3.1 FunzioniCome accennato nei capitoli precedenti, in Italia sono presenti 540 dighe, svariatamente

    diffuse e con funzione principalmente di tipo idroelettrico, secondariamente destinate ad

    uso irriguo e per il supporto di acquedotti ed in minima parte per il controllo dei deflussi

    [5].

    Le motivazioni per il quale la maggior parte delle dighe Italiane sono destinate a

    scopo Idroelettrico ed Irriguo, risiedono nelle caratteristiche geomorfologiche del paese.

    Per quanto riguarda lenergia, in Italia, viene acquisita principalmente in tre modi:

    x Energia prodotta da fonti non rinnovabili, quali principalmente combustibili fossili;

    x Energia prodotta da fonti rinnovabili, principalmente idroelettrico;x Energia comprata allestero.

    Tabella 1.1 Funzioni delle Dighe Italiane.Grafico 1.1 Funzioni delle Dighe Italiane.

  • Capitolo 1 25

    Dal grafico precedente possibile osservare come la produzione di energia

    idroelettrica sia da sempre una quota importante e costante della totalit dellenergia

    acquisita dallItalia; questo perch la conformazione del nostro paese tale da essere

    particolarmente predisposto alla costruzione dimpianti idroelettrici. Infatti grazie alle Alpi

    e alla catena Appenninica, le zone montuose sono diffuse in tutta la penisola, essendo

    inoltre queste zone percorse da numerosi corsi fluviali, creano le condizioni ottimali per la

    costruzione dimpianti idroelettrici. Dal grafico successivo notiamo come tra le energie

    rinnovabili sia la fonte di produzione pi diffusa in Italia [15] [16].

    Grafico 1.2 Riepilogo Storico della Produzione di Energia in Italia.

    Grafico 1.3 Produzione di Energia Tramite Fonti Rinnovabili.

  • 26 Capitolo 1

    La seconda funzione pi diffusa quella legata allagricoltura, basti pensare che la

    superficie agricola italiana pari a 17,8 milioni di ettari, di cui il 45,7% si concentrano nel

    mezzogiorno [17]. Si rende dunque necessario fornire una riserva dacqua costante nel

    tempo e diffusa in tutto il territorio. Diventano quindi indispensabili le opere di

    sbarramento atte alla formazione di bacini artificiali a scopo irriguo.

    1.2.3.2 Uffici Tecnici TerritorialiCome precedentemente accennato, la competenza in materia di dighe, ovvero

    lapprovazione tecnica dei progetti, vigilanza e controllo sulla costruzione e sullesercizio,

    divisa in:

    x &RPSHWHQ]D6WDWDOHVH+PR9 m3;x Competenza Regionale: se H

  • Capitolo 1 27

    x Cagliari: competente sui bacini con foce al litorale della Sardegna;x Catanzaro: competente sui bacini con foce al litorale calabrese dal Sinni,

    escluso, al Lao, incluso;

    x Firenze: competente sui bacini idrografici su una fascia di territorio dell'Italia centrale dal litorale tirrenico, bacini idrografici del Magra incluso,

    Fiora escluso, a quello adriatico, bacini con foce a sud del Po fino al Conca

    incluso;

    x Milano: competente sul bacino del Po da valle della confluenza col Ticino alla foce;

    x Napoli: competente sui bacini con foce al litorale tirrenico dal Tevere,escluso, al Lao, escluso, bacini con foce al litorale adriatico a sud del

    Pescara, escluso, e bacini con foce al litorale jonico a nord del Sinni,

    incluso;

    x Palermo: competente sui bacini con foce al litorale della Sicilia;x Perugia: competente sui bacini con foce al litorale tirrenico dal Fiora,

    incluso, al Tevere, incluso, e bacini con foce al litorale adriatico dal Conca,

    escluso, al Pescara, incluso;

    x Torino: competente sui bacini con foce al litorale ligure dal confine italo-francese al Magra, escluso, e bacino del Po fino alla confluenza del Ticino,

    incluso;

    x Venezia: competente sui bacini con foce al litorale adriatico a nord del Po.Approssimativamente si spartiscono le dighe in modo piuttosto omogeneo. Nel

    seguente grafico viene mostrato come sono suddivise le dighe per uffici tecnici territoriali

    [5].

    Gli uffici tecnici territoriali svolgono funzioni di controllo e vigilanza sulla

    sicurezza delle dighe, a nome della Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture

    Idriche ed Elettriche, svolgono, sulle dighe di competenza, periodici sopraluoghi ed

    espletano attivit di raccolta di dati e dinformazioni, relative alle misure di controllo

    condotte sugli impianti. Gli uffici forniscono anche supporto tecnico in occasione di

    scenari di emergenza che coinvolgano la sicurezza delle dighe, nonch consulenze ad altri

    Enti Pubblici in merito al controllo di dighe di altezza o volume dinvaso inferiori ai

    suddetti limiti [5].

  • 28 Capitolo 1

    1.2.3.3 TipologiaNei paragrafi precedenti sono state brevemente illustrate le pi diffuse tipologie di dighe,

    in Italia troviamo una forte concentrazione di dighe a gravit massicce e, specialmente al

    sud, un elevato numero di dighe in terra. Nel grafico successivo viene illustrato il numero

    di dighe relativo a ciascuna tipologia [5].

    Grafico 1.6 Classificazione delle Dighe per Tipologia.

    Grafico 1.5 Suddivisione delle Dighe per Uffici Tecnici Territoriali.

  • Capitolo 1 29

    1.2.3.4 Anno di Inizio LavoriAltra classificazione interessante, in prospettiva dello studio evolutivo della normativa,

    quella rispetto allanno di costruzione. Sar utile per capire sia la normativa di riferimento

    con la quale una certa diga stata progettata, sia quali accorgimenti tecnici sono stati

    adottati, in causa dellesperienze maturate fino allanno di costruzione [5].

    Gli intervalli di tempo per la classificazione sono stati scelti seguendo le date di

    emanazione delle pi importanti normative in materia di dighe, le quali verranno analizzate

    dettagliatamente nel capitolo secondo.

    Grafico 1.7 Classificazione delle Dighe in Funzione dell'anno di Inizio dei Lavori diCostruzione.

    Grafico 1.8 Andamento della Costruzione di Dighe nel Tempo.

  • 30 Capitolo 1

    1.3 Le Dighe a Gravit

    1.3.1 IntroduzioneIn precedenza abbiamo gi accennato alle dighe a gravit, elencando e chiarendo la

    classificazione effettuata dallattuale normativa, ed introducendo qualche nozione riguardo

    al funzionamento; adesso verranno analizzate nel dettaglio le caratteristiche tecniche

    dimpianto, i materiali utilizzati, levoluzione delle tecniche costruttive, i dettagli pi

    importanti e le opere accessorie e complementari necessarie a rendere operative limpianto.

    Una diga muraria classificabile come a gravit se ha le seguenti caratteristiche:

    planimetricamente rettilinea, o ha curvatura delle sezioni orizzontali assai limitata;

    costituita di elementi verticali, che da ora chiameremo conci, staticamente indipendenti, di

    modesta lunghezza in direzione dellasse; ed infine il suo funzionamento legato solo al

    peso proprio. Come precedentemente descritto reagiscono alla spinta dellacqua grazie ad

    un elevato peso, che devia quindi la risultante delle azioni, soddisfacendo lequilibrio allo

    scorrimento.

    Si dividono inoltre in:

    x dighe a gravit massicce;x dighe a gravit alleggerite.

    In questultime vengono ricavati dei vani nel corpo diga, tali da poter alloggiare ad

    esempio limpianto di produzione di energia idroelettrica, oppure sono formate da veri e

    propri speroni posti ad un certo interasse e collegati da tratti di struttura molto pi snella

    rispetto a dighe massicce paragonabili. Questultime rappresentano unevoluzione delle

    dighe a gravit e compensano la riduzione di peso con una minor intensit della

    sottospinta, in quanto la sezione degli speroni limitata dunque lacqua non ristagna al

    disotto di essi, e grazie ad una maggior inclinazione del paramento di monte, tale da

    aumentare laliquota di spinta idrica verticale, che contribuisce allequilibrio globale.

    Strutture di tal genere sono, fra quelle di muratura, le prime impiegate per la

    formazione dinvasi idrici. Molti muri di sostegno dellacqua, come in passato erano

    chiamate le dighe, sono stati costruiti in Spagna tra il XVI e il XVIII secolo per la

    formazione di laghi artificiali. Di quelli costruiti anteriormente al 1900, di altezza superiore

    a 10 metri, sono tuttora in esercizio una ventina; fra essi, solo tre, di cui costruiti nel 1850 e

    laltro successivamente, hanno la sezione quasi trapezoidale caratteristica del periodo in

  • Capitolo 1 31

    cui vengono utilizzate le prime nozioni della statica delle strutture. Tutte le altre dighe

    sono costituite da un muro con sezione verticale poco diversa dalla rettangolare, talora a

    gradoni, con proporzioni fra altezza e spessori assai diverse da caso a caso. In alcune di

    esse il muro contrastato a valle da un rilevato di terra, in una da un rilevato di pietrame,

    in molte da una serie di speroni murari. Planimetricamente sono talora rettilinee, talora

    poligonali, le maggiori hanno quasi tutte forma pi o meno arcuata.

    Altrettanto interessanti sono le dighe del Messico, costruite anteriormente al 1900,

    una trentina con altezze oltre 50 metri sono costituite generalmente in muri sottili a sezione

    rettangolare o trapezia o a riseghe, con paramento di monte verticale, sussidiati da ampi

    contrafforti a valle.

    Limmaturit delle concezioni statiche, e ancor pi dei problemi relativi alle

    fondazioni, si prolunga fino a tutta la prima met del XIX secolo, lo indicano ad esempio la

    diga di Puentes in Spagna, costruita nel 1785 e la diga di Gros Bois in Francia, costruita

    del 1830. Le loro sezioni non rilevano traccia di criteri direttivi e la prima, fondata per una

    breve lunghezza su terreno sciolto, con lausilio di pali in legno, crolla per sifonamento di

    questo tratto quando dietro di essa raggiunto il massimo livello dinvaso. La seconda,

    fondata su argilla, subisce nelle fasi dinvaso regolari movimenti dinflessione

    longitudinali, di spostamenti e di rotazioni trasversali, che inducono nel 1842 a rinforzarla

    con nuovi contrafforti sul paramento di valle e pi tardi, nel 1896, a limitare il carico,

    rigurgitandola da valle, con un invaso creato da una diga in terra [10].

    Figura 1.24 Diga di Puentes.

  • 32 Capitolo 1

    a)Diga Almansa, costruita sul corso dacqua Belen Grande. Lopera precedente al 1586, ha andamento planimetrico a spezzata superiormente e curvo inferiormente, le due parti sono state probabilmente costruite in tempi diversi. Ha unaltezza massima del coronamento pari a circa 25 m.. Il materiale utilizzato la muratura di pietrame con pietra da taglio ai paramenti, salvo i superiori 6m. del paramento di valle. Il valore massimo delle sollecitazioni raggiunge 14 kg/cm2. b)Diga Elche, sul corso dacqua Vinalop, risalente al 1632 e modificata nel 1842, ha andamento curvo, con raggio di 62,60 m. e altezza di 23,20 m. costituita in muratura di pietrame con paramenti di pietra da taglio. c)Diga di Alicante, sul Monegre, costruita nel 1580 e modificata nel 1943. Ha andamento planimetrico curvo, con raggio di 107,13m. ed altezza di 46m., la diga fondata su calcari duri e compatti. Il materiale muratura di pietrame con pietra dataglio ai paramenti, le sollecitazioni massime sono dellordine di 11 kg/cm2. d)Diga di Valdeinfierno, sul corso dacqua Luchensa, costruita nel 1806 ha andamento poligonale prossimo al circolare, con altezza massima di 48m..

    Figura 1.25 Dighe Spagnole Precedential 1900.

  • Capitolo 1 33

    I casi trattati in questo paragrafo riguardano gli antenati delle dighe in muratura

    cos come le concepiamo noi oggi, ma possono essere utili per capire a fondo levoluzione

    tecnica e delle metodologie di calcolo. Questultima verr trattata nel capitolo secondo.

    Figura 1.26 Diga di Gros-Bois.

  • 34 Capitolo 1

    1.3.2 Funzionamento dellImpianto Idroelettrico

    1.3.2.1 IntroduzioneNei paragrafi precedenti stato messo in luce come la funzione pi diffusa in Italia per le

    dighe a scopo idroelettrico, in particolare nel grafico seguente possibile osservare come

    si specializzano le dighe a gravit.

    Dal grafico precedente possibile osservare come la funzione maggiormente svolta

    anche dalle dighe a gravit quella a scopo idroelettrico, che verr analizzata nel dettaglio

    nel presente paragrafo [6].

    1.3.2.2 Idroelettrico in ItaliaIn Italia la produzione di energia idroelettrica corrisponde a circa il 74% della produzione

    complessiva lorda di fonti rinnovabili, lindagine ha considerato levoluzione della

    capacit installata secondo la classe di potenza, da cui risultato che gli impianti di

    maggiore dimensione, quelli con potenza superiore a 10 MW, costituiscono la pi alta

    quota percentuale della potenza idroelettrica totale. Inoltre, anche lanalisi della potenza

    installata, secondo tipologia dimpianto (bacino, serbatoio, acqua fluente), ha mostrato,

    negli ultimi anni, variazioni non significative. Per il grande idroelettrico, principalmente

    per impianti con grandi invasi e dighe, poco ipotizzabile uno sviluppo futuro

    Grafico 1.9 Funzioni delle Dighe a Gravit.

  • Capitolo 1 35

    significativo. Considerando let media delle dighe italiane, superiore ai 60 anni, per molte

    delle quali il periodo di vita residuo stimabile in alcune decine di anni, ragionevole

    attendersi una sensibile riduzione della producibilit da fonte idroelettrica. Il quadro

    generale pi articolato per gli impianti mini-idroelettrici, dove i minori problemi di

    sicurezza e il vantaggio di una tipologia distribuita di generazione, rende opere e

    macchinari pi facilmente inseribili sul territorio [18].

    1.3.2.3 Tipologie e FunzionamentoPer energia idroelettrica sintende lenergia potenziale e cinetica posseduta dallacqua, che

    possibile convertire in energia elettrica tramite apposite turbine e alternatori.

    Questo tipo di energia stata la prima fonte rinnovabile ad essere utilizzata su

    larga scala, ed attualmente il suo contributo alla produzione mondiale di energia elettrica

    di circa il 20% [18]. La disponibilit di energia idraulica conseguenza dinterventi

    delluomo volti a modificare il naturale corso di un fiume attraverso la costruzione di una

    condotta forzata che dvi lacqua del fiume in una centrale idroelettrica allinterno della

    quale avviene la trasformazione di cui sopra. La prima trasformazione avviene nelle

    turbine idrauliche dette HPRT (Hydraulic Power Recovery Turbine) che sono messe in

    rotazione dalla massa stessa di acqua che transita al loro interno. Sfruttando lenergia

    Figura 1.27 Funzionamento di Impianto Idroelettrico.

  • 36 Capitolo 1

    potenziale posseduta dalla massa dacqua tra un dislivello, detto salto, si ottiene energia

    meccanica allasse che, se non utilizzata per compiere direttamente lavoro, si pensi ai

    mulini ad acqua, viene trasformata a sua volta in energia elettrica collegando lasse della

    turbina, tramite opportuni riduttori, ad un alternatore. Non realizzando alcun processo di

    combustione, gli impianti idroelettrici contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas

    ad effetto serra associate alla produzione di energia elettrica. In questo modo si ha una

    riduzione di 670 g di CO2 per ogni kWh di elettricit prodotto, nonch di 668 g/kWh di

    diossido di azoto e 282 mg/kWh di particolato [19].

    Gli impianti idroelettrici si dividono principalmente in impianti a bacino, o a

    serbatoio, e ad acqua fluente; in entrambi i tipi di impianto le turbine sfruttano un salto

    geodetico, da cui dipender lenergia producibile, che realizzato in modo diverso: in

    quello a serbatoio, le acque di un dato bacino idrografico sono raccolte mediante uno

    sbarramento solitamente artificiale, diga; nellimpianto ad acqua fluente, il dislivello

    ottenuto mediante lo sbarramento di un corso dacqua, traversa.

    Gli impianti a bacino, sono muniti di un serbatoio che consente di regolare in

    maggiore o minore misura la produzione della centrale in relazione alle esigenze del carico

    e sono caratterizzati da salti molto elevati, i maggiori sono in Canada e toccano i 2000

    metri. Secondo la capacit relativa del serbatoio, ovvero il grado di regolazione, si possono

    distinguere impianti a regolazione parziale, a regolazione totale, impianti di integrazione o

    di punta.

    Gli impianti a regolazione parziale sono impianti provvisti di modesti bacini che

    consentono di regolare la produzione in relazione alle variazioni di carico giornaliere e

    settimanali. Ad essi si affida un servizio prevalentemente di base nei periodi di morbida e

    Figura 1.28 Schematizzazione d'Impianti a Bacino e ad Acqua Fluente.

  • Capitolo 1 37

    un servizio di punta giornaliera nei periodi di magra: lutilizzazione della potenza

    efficiente dellordine di 20003000 ore annue.

    Gli impianti a regolazione totale sono dotati di serbatoio di notevole capacit, che

    permette una completa regolazione dei deflussi annuali in modo tale da adattare il

    diagramma della disponibilit a quello del consumo. Tale risultato non si ottiene di solito

    da un unico impianto ma da un insieme dimpianti, che utilizzano razionalmente una o pi

    vallate. Ad essi si affida prevalentemente un servizio di punta, salvo nei periodi di forte

    richiesta nei quali il carico erogato pu avere piccole variazioni nelle 24 ore; la potenza

    efficiente ha unutilizzazione dellordine di 15002000 ore annue.

    Gli impianti dintegrazione o di punta sono impianti provvisti di serbatoi di volume

    sufficiente a trattenere integralmente i deflussi nei periodi di morbida e destinati a

    funzionare soltanto nei periodi di magra: sono destinati al servizio di punta e la potenza

    installata prevista per utilizzazioni dellordine di 1000 ore annue.

    La richiesta di energia elettrica nei Paesi industrializzati, per, molto variabile,

    con massimi nelle ore lavorative dei giorni feriali e minimi nelle ore notturne e nei giorni

    festivi: questo dovuto ai grandi consumatori di energia elettrica, quali le industrie, che

    sono fermi. In queste ore, le centrali termoelettriche costrette a lavorare a carico nominale,

    per evitare perdite di rendimento, rendono disponibile in rete uneccedenza di energia

    elettrica che non pu essere n utilizzata n conservata come tale. Viene allora

    immagazzinata sotto forma di energia potenziale gravitazionale di masse dacqua che

    vengono sollevate nelle ore vuote da un serbatoio inferiore ad uno superiore, con dislivelli

    tra 200 e 1000 m, mediante motori elettrici alimentati dallenergia elettrica in esubero e a

    basso costo. Lenergia gravitazionale dellacqua viene poi convertita in energia elettrica

    restituendo lacqua al serbatoio inferiore attraverso una turbina che muove un generatore

    che produce energia elettrica da immettere nella rete nelle ore piene o di punta a costi pi

    elevati e quindi con vantaggio economico. Tali sono gli impianti reversibili di pompaggio,

    o impianti ad accumulo, pi complessi di quelli a serbatoio e con maggiori perdite, il

    rendimento complessivo delloperazione si aggira intorno al 70-80%: ci significa che

    durante le ore di punta il 30-20% di energia elettrica prodotta nelle ore vuote si dissipa.

    La potenza elettrica che un impianto idroelettrico in grado di erogare dipende

    dalla portata, ovvero dalla massa dacqua per unit di tempo che fluisce attraverso la

    turbina e dal salto compiuto dallacqua, determinato dal dislivello tra la quota cui

  • 38 Capitolo 1

    disponibile la risorsa idrica e il livello cui la stessa viene restituita dopo il passaggio in

    turbina. In base al salto disponibile, gli impianti possono essere divisi in tre categorie:

    x Alta caduta: al di sopra di 100 m;x Media caduta: 30-100 m;x Bassa caduta: 2-30 m.

    Gli impianti a medio ed alto salto utilizzano sbarramenti per avviare lacqua verso

    lopera di presa, dalla quale viene convogliata alle turbine attraverso una tubazione in

    pressione. Le condotte forzate sono opere costose e quindi uno schema di progetto come

    quello descritto di solito antieconomico per i piccoli impianti.

    Gli impianti a bassa caduta sono realizzati presso lalveo del fiume. Si possono

    scegliere due soluzioni tecniche. La prima di derivare lacqua fino allingresso delle

    macchine mediante una breve condotta forzata come negli impianti ad alta caduta; la

    seconda di creare il salto mediante una piccola diga equipaggiata con paratoie a settore e

    nella quale inserita lopera di presa, la centrale e la scala dei pesci.

    1.3.2.4 Fisica dellEnergia IdroelettricaLa corrente liquida di un corso naturale dacqua si dirige sempre nel verso dei livelli

    decrescenti per effetto della forza di gravit. Allefflusso sono connesse trasformazioni di

    energia che possono essere imposti tramite il Teorema di Bernoulli applicato tra due

    sezioni della condotta forzata. Considerando due sezioni, il Teorema di Bernoulli applicato

    allunit di massa dacqua e sotto lipotesi di moto unidimensionale :

    Dove:

    x H distanza tra le due sezioni;x u velocit media della corrente;x p pressione media dellacqua;x densit dacqua;x energia dissipata lungo il percorso.

    Formula 1.1 Teorema di Bernoulli.

  • Capitolo 1 39

    Le pressioni nelle due sezioni coincidono con le pressioni sul pelo libero dei bacini;

    si tratta di pressione atmosferica che funzione della quota dei bacini stessi. Lesperienza

    mostra che sia la differenza di pressione che quella delle velocit sono praticamente

    trascurabili rispetto le altre grandezze in gioco. Quel che resta quindi gH= che mostra come, in assenza di opere derivative, lenergia potenziale relativa alla caduta geodetica H

    integralmente dissipata in calore, per attriti e urti. Se, invece, mediante opportune condotte

    forzate si deriva nel rispetto del DMV, una certa portata dacqua che viene restituita alla

    quota di scarico facendole percorrere un tragitto con delle perdite energetiche minori delle prime, si ottiene una differenza positiva E che rappresenta lenergia trasformabile in

    energia meccanica prima, e in energie elettrica dopo, per mezzo di turbine idrauliche

    adeguatamente dimensionate:

    Formula 1.2 Energia Potenziale Trasformabile in Energia Meccanica.

    Un impianto s fatto ma privo di perdite sarebbe un impianto perfetto che

    consentirebbe di pro-durre con una portata volumetrica Q e un salto geodetico H una

    potenza pari a:

    Formula 1.3 Potenza di un Sistema Privo di Perdite.

    Dove:

    x H dislivello geodetico, ovvero differenza di quota tra il pelo libero dellacqua del bacino a monte dello sbarramento e quella nel canale di scarico a valle;

    x Q portata dellacqua;x densit dellacqua;x g accelerazione gravitazionale.

    Nella realt per non si pu prescindere dalle perdite che sono di varia natura: nelle

    condotte, nella macchina idraulica, nellalternatore, e perdite dovute a ipotesi

    semplificative fatte in questa sede (le velocit nelle due sezioni sono simili ma non

    identiche). Quello che si ottiene una potenza elettrica ai morsetti dellalternatore Peminore P0. Quindi quanto definito con P rappresenta la potenza che idealmente ottenibile

    dalla trasformazione dellenergia gravitazionale del liquido erogato dal bacino a monte

  • 40 Capitolo 1

    nellunit di tempo, e quindi fornisce valori maggiori di quelli relativi ad un impianto reale

    funzionante con stessa portata Q e stesso salto geodetico H. Per calcolare dunque la

    potenza effettiva si fa riferimento non pi al salto geodetico ma al salto utile Hu minore del

    precedente perch diminuito delle perdite di carico Hp; per cui si ottiene:

    Formula 1.4 Salto Geodetico Utile.

    Il rapporto tra la potenza elettrica effettiva e quella ideale inevitabilmente

    inferiore allunita e rappresenta il rendimento globale dellimpianto, in genere molto

    elevato: parte da un 60% nei casi meno virtuosi e sale fino a valori superiori all80%, se le

    condotte sono brevi e ben proporzionate e le macchine ben costruite e opportunamente

    dimensionate.

    Dallultima espressione della potenza elettrica facile ricavare lenergia in kWh

    prodotta da 1 m3/s di portata dacqua considerando lo stesso salto geodetico [20]:

    1.3.2.5 Turbine: Definizioni e AlloggiamentoUna turbina una macchina che estrae energia da un fluido in possesso di un carico

    idraulico sufficientemente elevato generato dal dislivello esistente tra la quota a cui opera

    la turbina e la quota a cui viene prelevato il fluido che deve lavorare nella turbina. In

    campo idroelettrico le pi diffuse tipologie di turbine sono:

    x Pelton;x Francis;x Kaplan o a elica.

    Elementi essenziali di una turbina sono il distributore e la girante.

    Formula 1.5 Potenza Effettiva di un Impianto Idroelettrico.

    Formula 1.6 Rendimento di un Impianto Idroelettrico.

    Formula 1.7 Energia Elettrica di un Impianto.

  • Capitolo 1 41

    Il distributore, ricavato nella parte fissa, anche detta statore, costituito da condotti

    in cui lacqua, proveniente dallimpianto motore a monte, assume una velocit prestabilita

    adatta ad entrare nella girante con i minimi urti. Qualora i condotti fissi del distributore

    siano costruiti in forma di uno o pi ugelli in modo da generare uno o pi getti di acqua

    che colpiscono la girante, abbiamo il distributore a getto, caratteristico della turbina Pelton.

    Nella turbina Francis, invece, i condotti fissi del distributore sono generati da pale di adatto

    profilo, ovvero le pale direttrici e il distributore consiste in una camera a spirale. Variando

    la sezione delle luci di passaggio del distributore, e per le turbine a reazione anche la

    velocit di uscita dellacqua, si regola la portata utilizzata: pertanto sul distributore che

    agiscono gli organi di regolazione.

    Figura 1.30 Dettaglio dei Condotti Fissi del Distributore a Gettodi una Turbina Pelton.

    Figura 1.29 Dettaglio, in giallo, del distributore con pale direttrici della turbina Francis.

  • 42 Capitolo 1

    La girante, o rotore, la parte mobile della turbina. Praticamente una ruota sulla

    cui periferia sono riportate delle pale che, percorse dallacqua inviata dal distributore,

    permettono di trasformare lenergia posseduta dallacqua in energia meccanica resa

    disponibile allalbero della girante. Le pale della girante, portate da un disco oppure

    collegate direttamente al mozzo dellalbero, generano condotti che assumono forma

    diversa a seconda del tipo di turbina. In base al modo in cui viene convertito il carico

    idraulico disponibile, si distinguono due tipi di turbine: ad azione e a reazione.

    Nelle turbine ad azione, in contenuto energetico del fluido dovuto alla variazione di

    quota piezometrica viene trasformato interamente in energia cinetica allinterno del

    distributore; nelle turbine a reazione lenergia potenziale viene trasformata in energia

    cinetica in parte nel distributore e in parte nella girante. Pertanto si definisce grado di

    reazione R il rapporto fra laliquota di carico idraulico gH che viene trasformato in

    energia cinetica nella girante e lintero valore del carico idraulico gH stesso.

    Indicando con gH lenergia potenziale gravitazionale di 1 kg di acqua e con 1la velocit di uscita dellacqua dal distributore della turbina, risulta quindi che il grado di

    reazione R :

    Le turbine vengono scelte e installate in base alle caratteristiche della risorsa e,

    quindi, principalmente in base al salto e alla portata per garantire il massimo rendimento

    dellimpianto [19].

    Le turbine vengono posizionate nellimpianto di trasformazione, per quanto

    riguarda il caso degli impianti che si avvalgono delluso di dighe a gravit, dovremo

    distinguere due casi: se vengono utilizzate dighe a gravit massicce la centrale di

    trasformazione, e quindi le turbine, si trova a valle del bacino, dunque lacqua dopo il salto

    geodetico viene incanalata in una condotta forzata fino allimpianto.

    Formula 1.8 Grado di reazione di una Turbomacchina.

  • Capitolo 1 43

    Qualora invece siano presenti dighe a gravit alleggerite, del tipo con vani interni,

    sono possibili due soluzioni, o la centrale viene posizionata a valle, come nel caso

    precedente, oppure vengono sfruttati gli spazi presenti nel corpo diga. Dunque troviamo

    allinterno degli spazi nella struttura le sale macchine con le turbine. La scelta in ogni caso

    non dipende soltanto dalla struttura utilizzata, ma anche dalle esigenze tecniche e dalla

    possibilit di realizzare o meno una soluzione [19].

    1.3.2.5.1 ConclusioniIn questo paragrafo sono state affrontate le pi importanti tematiche riguardanti gli

    impianti idroelettrici, in particolare pu essere utile riepilogare i criteri che determinano la

    scelta di una tipologia di turbina anzich unaltra:

    x turbina Pelton: utilizzata per grandi salti, solitamente tra i 300 ed i 1400m, e basse portate, nellordine dei 1500 m3/s;

    Figura 1.31 Schema di funzionamento Impianto Idroelettrico con centrale a valle.

  • 44 Capitolo 1

    x turbina Francis: utilizzata per salti compresi tra 10 e 300-400 m, e portate nellordine da 23 m3/s a 4050 m3/s;

    x turbina Kaplan: utilizzata per salti di piccola entit, nellordine di qualchedecina di metri, ed elevate portate, da 2-3 m3/s in su.

  • Capitolo 1 45

    1.3.3 I Materiali

    1.3.3.1 IntroduzioneLevoluzione della tecnica delle dighe a gravit port alliniziale predominio della

    muratura di pietrame a quello del calcestruzzo. La muratura di pietrame ebbe infatti

    numerose applicazioni nelle dighe in alta montagna costruite nel decennio fra il 1923 e il

    1932. A determinare questo orientamento contribuirono da un lato la buona disponibilit di

    pietrame per muratura e di manodopera addestrata a questi lavori, dallaltro la difficolt di

    approvvigionamenti dinerti alluvionali e la scarsit di mezzi dopera e di trasporto.

    Con i progressi nella tecnologia dei cementi e nella conoscenza del comportamento

    dei conglomerati e con il contemporaneo sviluppo e perfezionamento dei macchinari per

    impianti di cantiere, limpiego del calcestruzzo veniva via via estendendosi nella

    costruzione delle dighe. Venivano utilizzati calcestruzzi semplici e calcestruzzi ciclopici,

    cio con laggiunta nei getti, per economia, di una percentuale, intorno al 20%, di

    pietrame. In un primo periodo sono stati mantenuti i paramenti di conci di pietra lavorata.

    Luso del calcestruzzo ciclopico, generalmente abbandonato intorno agli anni 20, ha avuto

    nuovo impiego, particolarmente in Germania, poco dopo lultima guerra, con la comparsa

    sul mercato di potenti vibratori a piastra, atti ad ovviare ai difetti di compattezza e

    permeabilit delle precedenti realizzazioni con quel tipo di materiale. Ma esso, pur

    consentendo una sensibile economia di cemento, complica notevolmente le operazioni di

    cantiere, in relazione allapprovvigionamento e posa in opera del pietrame ed accresce

    limpiego di mano dopera.

    Il calcestruzzo ordinario offre le qualit della resistenza elevata e

    dellimpermeabilit; pu essere preparato e posto in opera con elevatissimo grado di

    meccanizzazione, quindi con modesto impiego di mano dopera e in grandi volumi per

    unit di tempo. Inoltre si presta meglio di qualsiasi altro materiale alla realizzazione delle

    dighe a gravit di tipo alleggerito, che sono andate gradualmente sostituendo ai tipi

    massicci; esso divenuto pertanto, anche in Italia, materiale pressoch esclusivo delle

    moderne dighe. Per contro limpiego del calcestruzzo nelle dighe pone alcuni particolari

    problemi che danno alla composizione, alla confezione e alla posa in opera di questo

    materiale, per tali specie di opere, fisionomia del tutto specifica [10;12].

  • 46 Capitolo 1

    Per tutti questi motivi, nella presente tesi, la trattazione sui materiali ed aspetti

    costruttivi, riguarder principalmente i calcestruzzi, la loro esecuzione e le loro modalit di

    impiego nella costruzione delle dighe.

    1.3.3.2 Caratteristiche del Calcestruzzo

    1.3.3.2.1 CompattezzaAl calcestruzzo per dighe non viene mai richiesta unelevata resistenza alla brevi

    stagionature in quanto i carichi esterni entrano in azione in tempi ampiamente differiti

    rispetto ai momenti di esecuzione delle parti pi sollecitate dellopera. Nelle dighe a

    gravit le sollecitazioni sono di norma modeste rispetto alle resistenze che possono essere

    correntemente raggiunte dal calcestruzzo. Ma in quanto il peso per unit di volume

    qualit fondamentale nei riguardi della stabilit dellopera, dovr ottenersi il valore di esso

    il pi elevato possibile, il quale si aggira, a seconda della natura petrografica degli

    aggregati, fra 2,42 e 2,45 t/m3.

    In ogni caso il calcestruzzo deve essere in grado elevato non permeabile. In

    argomento da tener presente che le permeazioni: inducono pressioni interstiziali, o

    sottopressioni, le quali influiscono sul funzionamento statico delle dighe a gravit; in ogni

    caso costituiscono il mezzo conduttore nellinterno della massa, delle azioni di

    degradazione, sia chimiche che fisiche, come il gelo.

    Peso per unit di volume e grado di permeabilit sono due aspetti di una sola

    caratteristica del materiale, la compattezza [10;12].

    1.3.3.2.2 Calore dIdratazioneLe reazioni didratazione del cemento sono esotermiche. Lemissione del calore inizia

    insieme alla presa, prosegue con quantit per unit di tempo per mesi. La rapidit dello

    sviluppo di calore e la quantit totale di questo, emessa, variano ampiamente con la

    composizione del cemento. Mentre nei getti sottili il calore sviluppato pu raggiungere

    rapidamente le facce di essi per poi disperdersi nellambiente, nei getti di forte spessore, in

    relazione allelevata resistenza del materiale al flusso termico, nascono forti gradienti

    termici, e quindi forti sopraelevamenti interni di temperatura, necessari a che il calore

    possa raggiungere le superfici esterne. Ci avviene gi nel periodo di prima maturazione,

  • Capitolo 1 47

    in una fase cio di plasticit del materiale, per cui lespansione corrispondente al

    riscaldamento non induce sollecitazioni. Nella fase di raffreddamento successiva, ridotta o

    cessata lemissione del calore, il calcestruzzo gi indurito e la corrispondente tendenza

    alla contrazione si risolve in sollecitazioni di trazione che possono raggiungere il limite di

    resistenza e determinare fessurazioni.

    Effetti analoghi risultano dalla tendenza propria del calcestruzzo al ritiro,

    conseguenza del suo prosciugamento; il fenomeno differito nel tempo pi di quello di

    specie termica, per la maggior difficolt e quindi lentezza del flusso dellacqua dallinterno

    alla pareti esterne.

    La divisione della struttura, in fase costruttiva, in conci con relativi giunti,

    permanenti nel caso di dighe a gravit, con sfalsamento a quote progressive delle superfici

    di getto, per cui una delle facce del giunto resta per un certo tempo a contatto con laria,

    amplia le superfici esterne, anche se solo per periodi di tempo limitati, ma soprattutto

    interrompe la continuit della struttura e cos consente ritiri senza sollecitazioni; ma

    efficace solo in parte, relativamente a quanto sopra accennato, giacch le dimensioni

    longitudinali e soprattutto trasversali dei singoli conci, restano ancora tali da determinare

    disuniformit di temperatura notevoli e quindi coazioni.

    Quando lopera ha dimensioni normali allasse planimetrico elevate, talora

    adottata la divisione dei conci anche su piani paralleli allasse predetto. Ma con ci,

    nonostante i provvedimenti di saldatura dei conci, resta dubbia la continuit statica.

    Linsufficienza di provvedimenti di tal genere nei riguardi dei fenomeni sopra

    segnalati, particolarmente nelle opere di maggiori dimensioni, ha indotto ad accorgimenti e

    provvedimenti di attenuazione delle cause e cio: impiego di cementi studiati e preparati

    per getti di grandi masse, il cui sviluppo di calore didratazione lento, nonch

    globalmente ridotto; refrigerazione del calcestruzzo durante la fase di presa del cemento;

    posa in opera del calcestruzzo con temperature proprie inferiori a quelle ambientali. Per

    mantenere moderata la temperatura in fase dindurimento vengono annegate delle

    serpentine allinterno del getto, cui viene fatto circolare dellacqua a temperatura ambiente

    o refrigerata, per tutto il tempo della maggiore emissione del calore didratazione, con che

    viene asportata una frazione notevole di esso e di conseguenza viene moderata la tendenza

    al riscaldamento della massa.

  • 48 Capitolo 1

    Per la posa in opera del calcestruzzo a temperature inferiori a quella ambientale,

    come pu essere particolarmente opportuno nelle regioni tropicali, gli inerti vengono

    preliminarmente raffreddati e talora lacqua dimpasto viene mischiata con ghiaccio. Nella

    costruzione della diga di Itaip, la diga pi grande del mondo, che si trova al confine tra

    Brasile e Paraguay, a causa dellelevate temperature ambientali, gli inerti sono stati

    refrigerati e la temperatura di questultimi, e del calcestruzzo, stata mantenuta accettabile

    grazie ad un getto costante di acqua fredda vaporizzata [10;12].

    1.3.3.2.3 LavorabilitLa lavorabilit di un calcestruzzo un insieme di sue caratteristiche per cui un

    mescolamento omogeneo dei vari componenti ottenibile in tempo breve e per cui,

    principalmente, il getto trattato con vibrazione, con apparecchi ad immersione, raggiunge

    in breve tempo la maggior possibile compattezza e la totale omogeneit, senza refluimento

    in superficie dei componenti fluidi e sottili. La lavorabilit una caratteristica essenziale

    del calcestruzzo fresco, da cui dipendono il peso di volume e la permeabilit del

    calcestruzzo indurito; essa pu essere diversa per gli aggregati alluvionali e per quelli di

    frantumazione; dipende dalla natura petrografica degli aggregati, dal loro assortimento

    granulometrico e in particolare dalla dose delle particelle fini e dalla loro natura

    petrografica, dalla dose di cemento e dalla dose di acqua ed infine dal tipo, potenza e

    frequenza delle apparecchiature di vibrazione. Pu essere accresciuta con limpiego di

    speciali additivi. La lavorabilit legata alla consistenza del calcestruzzo [10;12].

    1.3.3.2.4 Ritiro e RigonfiamentoI prodotti dellidratazione del cemento dopo lindurimento sono soggetti al fenomeno del

    rigonfiamento, aumento di volume, ovvero del ritiro, diminuzione del volume, correlativi

    rispettivamente ad assorbimento o perdita dacqua.

    La pasta di cemento o il calcestruzzo mantenuti continuamente bagnati aumentano

    di volume e di peso, in conseguenza alla tendenza dei gel ad assorbire molecole dacqua;

    tale tendenza induce una pressione relativa dellacqua esterna che dilata gli interspazi fra le

    lamelle dei prodotti solidi dellidratazione e ne riduce cos le forze di coesione.

    Lallungamento lineare unitario della pasta di cemento, a partire da 24 ore dallimpasto,

  • Capitolo 1 49

    raggiunge valori di 1,3x10-3 dopo 100 giorni, 2x10-3 dopo 1000 giorni, 2,2x10-3 dopo 2000

    giorni, mentre nel calcestruzzo lallungamento pi ridotto: valore a 12 mesi dallimpasto,

    fra 0,10,15 x 10-3 per contenuto di cemento di circa 300 kg/m3. Laumento relativo del

    peso dellordine dell1% maggiore dellaumento di volume.

    Il cemento indurito conservato in aria non satura di umidit soggetto a ritiro per

    perdita dacqua, anche noto come ritiro da disseccamento. La perdita solo in parte

    reversibile. Una pasta prosciugatasi in atmosfera a bassa umidit, posta poi in acqua o in

    atmosfera ad alta umidit, rigonfia ma non raggiunge il volume che avrebbe avuto in

    assenza di disseccamento iniziale; la parte irreversibile si aggira intorno al 60% e il 30%.

    Lirreversibilit pu essere attribuita al formarsi di nuovi legami fra i gel nel periodo di

    prosciugamento. Durante il disseccamento la pasta indurita perde dapprima lacqua libera

    senza per questo variare sensibilmente di volume. Successivamente perde lacqua di

    assorbimento e se non esistono vincoli, si verifica riduzione di volume corrispondente alla

    perdita di uno strato dacqua assorbita nella superficie del gel, di spessore pari a quello di

    una molecola dacqua. Gli aggregati delle malte e dei calcestruzzi, in quanto costituiscono

    un vincolo al ritiro della pasta, riducono lentit del ritiro complessivo.

    Lentit del ritiro non varia sostanzialmente qualunque sia la lunghezza di un

    periodo iniziale in cui il materiale mantenuto umido. Ne variano peraltro gli effetti: in

    generale, giacch col tempo cresce la resistenza meccanica della pasta, pi facile che il

    ritiro determini fessurazioni se esso si verifica dopo pi breve periodo dindurimento.

    Ovviamente questo un aspetto fondamentale, in quanto uneventuale fessurazione,

    anche se di limitata estensione, potrebbe compromettere la tenuta dellopera provocando

    perdite in termini economici [10;12].

    1.3.3.2.5 Modulo Elastico e Modulo DinamicoIl comportamento del calcestruzzo indurito a fronte delle azioni meccaniche trova

    spiegazione nella sua struttura. Il calcestruzzo indurito un materiale eterogeneo, costituito

    da un insieme di elementi aggregati con propria struttura, di norma cristallina e di bassa

    porosit, chimicamente stabili, connessi tra loro da un legante a struttura fibrosa e porosa,

    in evoluzione chimica per molto tempo, con acqua fissa di assorbimento nei pori del gel, e

    con pori capillari che possono contenere anchessi acqua, la quale per soggetta a

    migrazioni verso lesterno o viceversa.

  • 50 Capitolo 1

    Le caratteristiche di un corpo solido complesso derivano dai legami interni di

    natura chimica del gel, dei legami di natura fisica fra fibre, dei legami di specie

    difficilmente precisabili e probabilmente complesse fra gel e superfici degli aggregati; e

    mentre alla minuta distribuzione interna sotto carico di deformazioni e sollecitazioni

    partecipa lelasticit propria degli aggregati, agli effetti della resistenza non hanno di

    norma influenza i legami interni di questi, perch forti di quelli interni dei gel e di quelli

    fra gel e superfici sovraccennate. Nella figura seguente mostrato il legame costitutivo del

    calcestruzzo compresso, caratterizzato da una prima parte pressoch rettilinea ed una

    seconda parte curva, con curvatura volta allasse delle deformazioni; in alcuni casi si

    presenta una curvatura risvolta dalla parte delle tensioni, dovuta al chiudersi di piccole

    fessure di ritiro.

    Nella parte di curva relativa alla fase di

    carico possono essere individuati, un modulo

    iniziale, moduli tangenti e moduli secanti, il

    recupero delle deformazioni allo scarico non

    totale per cui una parte deformazioni di

    natura plastica. Col diminuire della velocit di

    applicazione delle sollecitazioni cresce la

    curvatura della linea della fase di carico e

    insieme cresce la deformazione per uguali

    sollecitazione; ci indicativo della consistenza

    di una deformazione immediata e di una

    deformazione viscosa. Per carichi applicati in

    tempi dellordine del centesimo di secondo, le

    deformazioni sono assai piccole e la linea

    retta. Leffetto del tempo sulla grandezza delle

    deformazioni e sulla curvatura assai sensibile quando i carichi vengono applicati in tempi

    fra qualche secondo ed un paio di minuti; assai poco sensibile invece passando da tempi

    di carico dellordine di secondo a quello delle prime decine di minuti. La viscosit e quindi

    la curvatura della curva attribuita ad un insorgere progressivo di microfratture

    nellinterfaccia tra gel del cemento e inerti e conseguente concentrazione delle

    sollecitazioni locali nei legami residui. La pendenza della retta fra i punti estremi della

    Figura 1.32 Legame Costitutivo delCalcestruzzo.

  • Capitolo 1 51

    linea relativa alla fase di scarico spesso uguale al modulo tangente iniziale. A causa della

    curvatura e del suo variare preaccennato, i moduli tangente e secante risultano per uno

    stesso materiale diversi a seconda delle modalit di applicazione del carico.

    Ripetuti pi volte i cicli di carico e

    scarico si riduce progressivamente la

    componente viscosa della deformazione e si

    riduce la curvatura delle linee in questione; in

    tal modo possibile definire ed individuare il

    modulo elastico.

    Spesso viene considerato come modulo

    elastico caratteristico del materiale, il modulo

    secante della prima fase di carico, ma a causa

    della curvatura del diagramma tenso-

    deformativo, necessario che sia precisato con il valore della sollecitazione, il punto

    estremo superiore assunto a definire la retta secante.

    Se la fase di carico progressivo non interrotta da una fase di scarico, il diagramma

    tenso-deformativo raggiunge un massimo e successivamente, se viene mantenuta costante

    la velocit di deformazione, il carico decresce, mentre cresce la deformazione. Per la

    sollecitazione di trazione i rapporti tensione-deformazione sono sostanzialmente analoghi a

    quelli per sollecitazioni di

    compressione, e sostanzialmente

    uguali sono i valori dei moduli

    elastici.

    Considerati calcestruzzi di

    diversa resistenza a compressione,

    i diagrammi delle deformazioni

    rispetto ai rapporti tra

    sollecitazioni di carico e

    resistenze, mostrano che per valori

    intermedi di tali rapporti le

    deformazioni sono tanto maggiori

    quanto maggiore la resistenza,

    Figura 1.33 Comportamento a rottura delcalcestruzzo.

    Figura 1.34 Relazione tra deformazioni e rapportosollecitazione/resistenza per calcestruzzi di diversa classe.

  • 52 Capitolo 1

    mentre a sollecitazioni prossime a questultime lordine delle deformazioni invertito.

    Quindi i moduli secanti a met della resistenza sono maggiori per calcestruzzi di classe

    minore; viceversa invece i moduli secanti alla sollecitazione di rottura. largamente

    provato che il modulo elastico di calcestruzzi non soggetti ad azioni di degrado, ha un

    progressivo incremento nel corso degli anni.

    La deformazione plastica ha nelle strutture di massa un effetto negativo nel primo

    periodo. Durante la fase del riscaldamento che ha origine dallo sviluppo del calore

    didratazione, con il calcestruzzo ancora di breve et, le sollecitazioni di compressione

    conseguenti alla tendenza alla dilatazione vengono quasi annullate dalla deformazione

    plastica. Durante la successiva fase di raffreddamento per eliminazione del calore dalle

    superfici esterne, che si svolge con il calcestruzzo maturo, le sollecitazioni di trazione

    derivate dalla tendenza al ritiro, non hanno compensazione dalle scomparse, o ridotte,

    precedenti sollecitazioni di compressione.

    I moduli a compressione o a flessione quali risultanti dai rapporti fra sollecitazioni

    e deformazioni in prove di carico monoassiali su provini di prestabilita forma, soggetti a

    sollecitazioni progressivamente crescenti, si dicono statici [10;12].

    Si definiscono invece moduli dinamici quelli derivanti dalla misura della frequenza

    propria di vibrazione longitudinale, flessionale o torsionale del provino, dedotta dalle

    espressioni che legano la frequenza predetta al modulo elastico. Quando le vibrazioni

    inducono sollecitazioni piccolissime, i moduli dinamici sono approssimabili ai moduli

    statici iniziali. Il modulo dinamico pi semplice da determinare sperimentalmente, ed

    ricavato con un carico impulsivo. In questo modo si applica al provino una tensione non

    significativa e nessuna microfessurazione viene indotta nel calcestruzzo durante la prova;

    di conseguenza, la viscosit non si manifesta ed il modulo dinamico si riferisce quasi

    esclusivamente ad effetti puramente elastici [21]. Per questa ragione il modulo dinamico

    considerato approssimativamente uguale al modulo tangente iniziale alla curva di legame

    costitutivo, determinata da una prova statica [23, 24] ed pi alto del modulo secante.

    Purtroppo, il rapporto fra modulo di elasticit statico e dinamico non si mantiene

    costante, ma sincrementa con let e la resistenza del calcestruzzo [21]. Dalla variabilit di

    tale rapporto deriva la difficolt di ottenere il modulo elastico statico, la cui conoscenza

    indispensabile nella progettazione strutturale, da una semplice conversione del valore del

    modulo elastico dinamico. Sia Es che Ed aumentano con la resistenza e, anche se il loro

  • Capitolo 1 53

    rapporto pu variare, sono entrambi calcolati in quello che si considera il ramo elastico del

    comportamento stress-strain del calcestruzzo.

    La variabilit del rapporto fra i due moduli sar comunque inferiore a quella che si

    ottiene dalla relazione fra modulo elastico e resistenza. In realt, diverse relazioni

    empiriche, anche se valide in intervalli limitati, sono richiamate in letteratura [21, 25, 26,

    27]; lEN 1992-1-1 suggerisce un legame semplice fra modulo secante e tangente,

    ammettendo per il modulo tangente un incremento del 5% rispetto al modulo secante [22].

    Anche il Bollettino Ufficiale CNR Norme Tecniche n. 195 [24] ammette la possibilit

    di legare i valori dei due moduli elastici, assumendo Es inferiore ad Ed del 10%. Altre

    differenze percentuali o valori del tutto simili si riscontrano in letteratura [25, 26].

    Il modulo dinamico ha una stretta correlazione con la compattezza del calcestruzzo.

    Per la valutazione del modulo dinamico pu essere utilizzata la procedura descritta

    nelle UNI 9771, ovvero attraverso la vibrazione del provino, applicando una tensione

    trascurabile. La frequenza di risonanza estensionale per il calcolo di Ed acquisita con

    accelerometro, rigidamente fissato su una base del provino. Infine il modulo Ed, espresso in

    Pa, ricavato tramite la seguente relazione:

    Dove:

    x fe la frequenza di risonanza estensionale espressa in Hertz;x h laltezza del provino in metri;x la massa volumica del materiale espressa in kg/m3;x C1 un fattore di correzione pari a:

    Dove:

    x coefficiente di Poisson;x A area della sezione;x J momento dinerzia della sezione.

    Formula 1.9 Modulo Elastico Dinamico.

    Formula 1.10 Fattore di Correzione C1.

  • 54 Capitolo 1

    Da numerose campagne di prove si mette in luce come il valore del modulo Ed

    pi elevato rispetto al valore del modulo Es.

    Per quanto riguarda invece il coefficiente di Poisson, generalmente determinato

    con procedimenti diretti. Il suo valore dedotto da metodi statistici risulta compreso tra 0,11

    e 0,21, con maggior frequenza fra 0,15 e 0,2. La determinazione con metodi dinamici, d

    invece valori maggiori, specialmente alle medie maturazioni, con media intorno a 0,24. Il

    valore del coefficiente stesso nelle paste di cemento 0,25, mentre quello degli aggregati

    inferiore, per cui il valore del calcestruzzo tanto minore di 0,25 quanto minore il

    rapporto cemento/aggregati.

    1.3.3.2.6 La Deformazione ViscosaUn carattere meccanico di grande rilievo del calcestruzzo la deformazione viscosa, o

    creep, intesa con questa qualifica la deformazione progressiva nel tempo, del materiale,

    sottoposto a sollecitazione costante. Essa una deformazione differita irreversibile, dovuta

    al fluage che dipende, come il ritiro, dallumidit dellambiente e dalla superficie esposta

    allaria. Ha fondamentale importanza nelle strutture in quanto pu raggiungere entit

    notevolmente superiori a quella della deformazione istantanea; ha daltra parte un notevole

    effetto nelle strutture vincolate sia internamente che al contorno, giacch essa trasforma

    gradualmente le coazioni in deformazioni, quindi equivalente ad un cedimento di

    vincolo, con riduzione delle sollecitazioni relative. Per capire il fenomeno consideriamo un

    provino sul quale agisca un carico monoassiale di compressione, trascurando leffetto delle

    deformazioni da ritiro, avremo il seguente andamento nel tempo:

    Allatto dellapplicazione del carico il calcestruzzo manifesta una deformazione

    finita istantanea, tratto a della precedente figura; mantenendo poi il carico costante, la

    Figura 1.35 Andamento delle deformazioni nel tempo.

  • Capitolo 1 55

    deformazione aumenta con il tempo, da principio rapidamente e poi sempre pi

    lentamente, con tendenza a stabilizzarsi, tale deformazione progressiva a carico costante

    costituisce la deformazione viscosa, tratto b della precedente figura. A titolo

    dinformazione generale il 1835% della deformazione viscosa totale si verifica nelle

    prime due settimane, il 4070% si sviluppa nei primi tre mesi e il 6481% nel primo anno.

    Nel tratto di scarico poi, tratto c, abbiamo il recupero immediato della

    deformazione istantanea, mentre la deformazione viscosa viene recuperata solo in piccola

    parte, mostrando quindi la natura plastica di tale deformazione.

    da sottolineare che linfluenza dellumidit sulla deformazione viscosa di natura

    diversa rispetto allinfluenza sul ritiro, anche se, in genere, un calcestruzzo di cui elevata

    lentit di ritiro ha anche elevata deformabilit viscosa. La differenza di natura dei due

    fenomeni provata fra laltro del fatto che la deformazione viscosa non accompagnata da

    perdita dacqua n il recupero dassorbimento non accompagnato da variazioni di peso.

    Circa linfluenza della temperatura sulla deformazione viscosa da segnalare solo

    che la rapidit di questa cresce con la temperatura fino ad un massimo raggiunto a circa

    70. Le dipendenze a temperature maggiori non interessano il campo della tecnica delle

    dighe.

    Esistono diverse metodologie per tener conto della natura viscosa del calcestruzzo