(ITA Buddhismo) Asoka

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Asoka "L'amato dagli dei, di espressione gentile, re di Magadha" questo l'appellativo con cui era conosciuto Asoka, re dell'India per circa 37 anni nel III secolo a.C. Il suo primo nome era però un altro: Candasoka (il Furioso) ilsecondo, Darmasoka (devoto del Dharma) gli venne dato successivamente alla sua conquista di Kalinga. Cosa accadde a Kalinga? Lo dice il suo editto, quello numerato con il 13: «Nell'ottavo anno del regno (261a.C.) dell'amato dagli dèi è stato conquistato il Kalinga. Non meno di 150.000 uomini sono stati deportati prigionieri, non meno di 100.000 sono morti sul campo, un numero uguale è mancato. Da quando il Kalinga è stato preso in possesso, lo studio severo del Dharma, la venerazione del Dharma e l'insegnamento del Dharma sono diventati l'obiettivo dell'amato dagli dèi (...) L'amato dagli dèi desidera nonviolenza, dominio di sé, imparzialità, bontà verso ogni essere vivente». Così la Storia scopre un re guerriero, feroce conquistatore e distruttore di popoli che prova ad un certo punto, dopo un massacro particolarmente cruento, un profondo orrore per ciò che ha fatto e si 'converte', non desidera più fare del male per sete di potere. «Tutti sono miei figli. Quello che desidero per i miei figli benessere e felicità in questo mondo e

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Asoka"L'amato dagli dei, di espressione gentile, re di Magadha" questo l'appellativo con cui era conosciuto Asoka, re dell'India per circa 37 anni nel III secolo a.C.

Il suo primo nome era però un altro: Candasoka (il Furioso) ilsecondo, Darmasoka (devoto del Dharma) gli venne dato successivamente alla sua conquista di Kalinga. Cosa accadde a Kalinga? Lo dice il suo editto, quello numerato con il 13: «Nell'ottavo anno del regno (261a.C.) dell'amato dagli dèi è stato conquistato il Kalinga. Non meno di 150.000 uomini sono stati deportati prigionieri, non meno di 100.000 sono morti sul campo, un numero uguale è mancato. Da quando il Kalinga è stato preso in possesso, lo studio severo del Dharma, la venerazione del Dharma e l'insegnamento del Dharma sono diventati l'obiettivo dell'amato dagli dèi (...) L'amato dagli dèi desidera nonviolenza, dominio di sé, imparzialità, bontà verso ogni essere vivente».

Così la Storia scopre un re guerriero, feroce conquistatore e distruttore di popoli che prova ad un certo punto, dopo un massacro particolarmente cruento, un profondo orrore per ciò che ha fatto e si 'converte', non desidera più fare del male per sete di potere.

«Tutti sono miei figli. Quello che desidero per i miei figli benessere e felicità in questo mondo e nell'aldilà lo desidero per tutti gli uomini» (Editto di Kalinga).

Nel suo fervore religioso Asoka riuscì a inviare missionari fino ai cinque regni di Siria, Egitto, Cirene, Epiro e Macedonia, e a stabilire i primi contatti con il mondo culturale del Mediterraneo. Tuttavia non riuscì a fondare comunità stabili in queste zone. Negli editti fa menzione di alcuni re stranieri, tra cui Antioco II di Siria (261-246), Tolomeo II d'Egitto (285-247), Antigono II di Macedonia (276-239) e Alessandro d'Epiro (272-256). Nell'India meridionale realizzò rapporti amichevoli con gli Stati dravidici dei Cola (Trichinopoli), Pandya (Madurai), Satyapura (Mangalore), Keralapura (Costa di Malabar) e Tamraparni (Ceylon). La missione nello Sri Lanka affidata al proprio figlio Mahinda, fu la più fruttuosa, e su richiesta del re Tissa di Anuradhapura Asoka mandò, tramite sua figlia Sanghamitta, un germoglio dell'albero dell'Illuminazione

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del Buddha, che ancora oggi viene custodito nell'area dei templi ad Anuradhapura come l'albero più antico del mondo.Asoka aprì tutta la provincia del Kashmir alla propagazione buddhista, fondandovi la capitale Srinagar. Nei periodi successivi, a partire dal I sec. a.C., il Kashmir assumerà un ruolo di primaria importanza nella diffusione del buddhismo verso l'Asia centrale e la Cina.

Quando la fama di Asoka si diffonde oltre i confini del suo impero, grazie ai suoi sforzi missionari, anche il buddhismo diventa una religione mondiale e la prima religione indiana ad adattarsi alle altre culture dell'Asia. Questo accade in due modi: con l'invio diretto dei missionari e attraverso l'attrazione esercitata dalla «pax mundi» regnante nell'impero di Asoka che spinge i popoli confinanti a imitare la sua politica di successo. Più che un modello per raggiungere l'aldilà, la nuova filosofia esprime uno stile di vita (samma ditthi), un cambiamento di paradigma, che pervade tutta la cultura suggerendo una prospettiva di pace universale

E nell' Editto di Jaugada egli giunge a rassciurare i popoli vicini terrorizzati dal suo potere " Questo è il mio desiderio per i popoli oltre le frontiere: il re vuole che essi siano senza timori nei riguardi del re, che invece confidino in lui e che aspettino da lui felicità e non miseria. Anche questo devono sapere: che il re è disposto a perdonare ogni loro offesa».

Vieta l'uccisione di uomini nel suo regno, prescrive cure mediche per tutti, ordina di piantare erbe medicinali e progressivamente vieta i sacrifici animali.

Così un editto dichiara: «Nessun animale deve essere ammazzato per i sacrifici» e aggiunge: «Nei tempi passati furono macellati ogni giorno migliaia di animali per la preparazione dei riti. Ora vengono invece macellati soltanto tre animali: due pavoni e una gazzella, la gazzella però non regolarmente. Anche questi tre animali non verranno più macellati nel futuro.»

Sulle religioni Asoka eredita la tolleranza insegnata dal Buddha quando dichiara (Editto 12): «Tutte le religioni dimoreranno qui, perché tutte chiedono dominio di sé e purezza di cuore».

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Sempre nell'Editto 12 si legge: «La crescita delle religioni è multiforme la sua radice è il controllo della parola, cioé né esaltare la propria religione né biasimare quella degli altri senza motivo. Comunque, quando bisogna criticare, ci vuole moderazione. In ogni caso, è meglio esaltare le altre religioni: così facendo si promuove la propria religione e si presta un servizio anche alle altre (...). Chiunque esalta la propria religione o critica le altre mosso da una smodata venerazione verso la propria, nuoce solo alla sua causa. Perciò gli incontri tra le religioni sono buoni. Uno dovrebbe conoscere e rispettare le dottrine professate dagli altri. L"'amato dagli dèi" desidera che tutte le religioni siano ben informate e di spirito aperto».

Con tale spirito di comprensione Asoka rimane un modello per tutti i secoli. Egli non voleva unificare la varietà delle fedi, ma unirle nella comprensione delle loro diversità e nell'adesione di ognuno a ciò che avverte come spinta a compiere il bene.

Al momento della sua indipendenza l'India moderna ha scelto come simbolo nazionale il capitello del pilastro di Sarnath decorato da Asoka con la ruota buddhista e il simbolo dei quattro leoni, nonostante che la Repubblica sia ufficialmente uno Stato laico e di maggioranza indù. La visione dei padri della giovane repubblica multiculturale si ricollegava appunto con la politica conciliante di Asoka verso le religioni, auspicando che qualsiasi religione venga praticata si dovrebbe professarla in uno spirito dialogico. Questa visione di una 'famiglia delle religioni' come il vaIore più profondo delle culture, rimane un appello rivolto non solo ovviamente all'India di oggi, ma a tutti gli Stati moderni, che si trovano nella situazione di un crescente pluralismo culturale e religioso.