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Istituto Superiore di Scienze Religiose “Rufino di ConcordiaCorso Insegnare IRC: L’utilizzo della Bibbia nella Didattica dell’Insegnamento della Religione Cattolica a scuola “L’attualizzazione del ruolo di guida e mediatore prospettata dalla figura biblica di AronneStudente: Paola De Giorgi Docente: Stefano Vidus Rosin Anno Accademico 2012 2013

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Istituto Superiore di Scienze Religiose “Rufino di Concordia”

Corso Insegnare IRC: L’utilizzo della Bibbia nella Didattica dell’Insegnamento della

Religione Cattolica a scuola

“L’attualizzazione del ruolo di guida e mediatore

prospettata dalla figura biblica di Aronne”

Studente: Paola De Giorgi

Docente: Stefano Vidus Rosin

Anno Accademico 2012 – 2013

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SOMMARIO

Introduzione 2

Rapida presentazione del testo biblico 4

Presentazione del personaggio biblico nei testi di riferimento 7

Percorso con ricaduta Didattica in interdisciplinarietà 12

Conclusione 15

Bibliografia 16

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INTRODUZIONE

L’Accordo Concordatario tra Stato e Chiesa, regolato dalla Legge 121 del 25-3-1985,

cita all’Articolo 9:

«[…]La Repubblica Italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa

e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio

storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle fi-

nalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole

pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado[…]».

Secondo quanto detto, è possibile riconoscere nell’IRC un servizio offerto a tutti gli

studenti per garantire la promozione e la ricerca della verità, cominciando a puntare lo

sguardo fin dalle origini del patrimonio storico–culturale, non solo del nostro Paese, ma

dell’Europa unita e — volendo aprirsi a un concetto di multiculturalità — del mondo in-

tero. L'Insegnamento della Religione Cattolica, infatti, risponde all'esigenza di ricono-

scere nei percorsi scolastici il valore della cultura religiosa e il contributo che i principi

del cattolicesimo offrono alla formazione globale della persona e al patrimonio storico,

culturale e civile del popolo italiano. L’obiettivo è di crescere gli alunni a una realtà le-

gata alla storia, cultura, arte, tradizioni, concezione di vita e valori che marcano fin in

profondità la ricchezza del contesto sociale nel quale si trovano a vivere.

In questa prospettiva didattico–pedagogica, importante e delicato è anche l’utilizzo sa-

piente e misurato che a Scuola si può fare della Bibbia: fonte prima e assoluta del pa-

trimonio culturale, storico, antropologico, religioso della tradizione ebraico–cristiana.

Per questo la Bibbia deve essere impiegata in modo calibrato, adeguato e coerente nel

rispetto dell’argomento da affrontare. Mantenendo sempre fede al riguardo della legi-

slazione concordataria e presentando l'Irc come una proposta formativa specifica per

tutti quelli che decidono di avvalersene, tale disciplina viene proposta anche nei percorsi

di istruzione e formazione professionale (IeFP) al fine di offrire contenuti e strumenti

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per una formazione personale in grado di qualificare anche l’esercizio professionale, ar-

ricchendosi del confronto sistematico con la concezione cristiano-cattolica del mondo e

della vita. Nell'attuale situazione multiculturale, il percorso formativo proposto dall'Irc

favorisce la partecipazione a un dialogo aperto e costruttivo, educando all'esercizio della

libertà in una prospettiva di sviluppo della globalità della persona, in vista di un inseri-

mento responsabile nella vita sociale e nel mondo del lavoro.

Per tale ragione, si è pianificato un progetto in cui l’utilizzo della Bibbia — che si può

fare durante le ore di Irc — sia declinato in adeguati percorsi di apprendimento, imma-

ginati anche attraverso possibili collaborazioni con gli altri formatori, pensando a soddi-

sfare le specifiche esigenze delle diverse figure professionali; ma soprattutto nella spe-

ranza di accompagnare i giovani studenti a una crescita matura e responsabile, aprendo-

si all’assunzione di una cittadinanza attiva, per un impegno diretto e consapevole nella

vita sociale e comunitaria.

In questo progetto, la figura di Aronne è presentata come quella del possibile leader po-

litico — o comunque sociale — al quale è affidata la guida di una comunità e che si di-

mostra, però, incapace di portare a termine il compito affidatogli nel momento in cui

“perde di vista” il riferimento a una Verità Prima cui orientare le scelte proprie e quelle

del popolo. Per accompagnare la Classe in questo percorso di riflessione, con esplicita

ricaduta a livello etico e sociale, l’IdR decide di servirsi di quei brani biblici del Penta-

teuco in cui la persona di Aronne accosta il fratello Mosè nella guida del Popolo di Isra-

ele. L’utilizzo è pensato nella prospettiva di 5 incontri in lezione frontale con una Classe

3 IeFP dello IAL di Pordenone, per un totale di 10 ore.

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RAPIDA PRESENTAZIONE DEL TESTO BIBLICO

Il personaggio biblico di Aronne è presentato nel Pentateuco — raccolta di libri conte-

nuti nell’Antico Testamento, prima parte della Bibbia — come fratello di Mosè e di Mi-

riam, appartenente alla tribù di Levi, inviato al faraone d’Egitto — secondo gli studiosi

probabilmente Ramses II — dallo stesso fratello per chiedere la liberazione del popolo

d’Israele costretto in condizioni di schiavitù.

Bibbia deriva il suo nome dalla parola “greca” Biblia, plurale neutro di Biblion (libro)

che significa I LIBRI, a indicare il nome dato alla membrana di papiro su cui si scriveva

e a sua volta riconducibile alla città fenicia di Byblos in cui veniva prodotta.

La Bibbia è una raccolta di settantatré libri di diverso valore, espressi in diversi generi

letterari (racconto, poesia, forma epistolare) e suddivisa, poi, in due grandi raccolte:

l’Antico e il Nuovo Testamento.

L’Antico Testamento individua la prima parte della Bibbia e corrisponde ai primi 46 li-

bri di questa “grande collezione”, comunemente venerata da Ebrei e Cristiani come Pa-

rola di Dio, nella quale e attraverso la quale lo Stesso Dio si rivela all’umanità serven-

dosi di almeno 40 scrittori ispirati. Esso racconta la storia della Salvezza: cioè il modo

in cui Dio si fa vicino all’uomo, mostrandosi coinvolto e presente nel corso degli eventi.

Una storia fatta di alleanze che Dio instancabilmente continua a stabilire con gli uomini,

nonostante i loro ricorrenti tradimenti, e in cui accompagna “la creatura per eccellenza”

— l’uomo — verso una sempre più piena e matura consapevolezza della Suo infinito

Amore per il genere umano. Dio nell’Antico Testamento è presentato secondo una con-

cezione antropomorfa, in cui si mostra come un artigiano che plasma Adamo dalla terra;

un Dio che non disdegna di farsi guerriero per combattere a fianco del suo popolo; un

Dio che rimane spesso deluso dall’infedeltà umana, rimarcando il suo rammarico e la-

sciando che il popolo d’Israele subisca deportazioni e stragi.

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In questa varietà di testi e narrazioni, l’Antico Testamento si presenta come formazione

in quattro raccolte: Il Pentateuco e i Libri Storici legati alla storia del popolo ebraico,

presentata come "storia della salvezza", il cui nucleo primario è costituito dal Pentateu-

co. Con il termine Pentateuco s’individua, infatti, l’insieme di libri che raccolgono la

narrazione delle vicende umane dalla creazione del mondo fino all’entrata del popolo

d’Israele nella terra promessa di Canaan. Questa collezione di scritti è chiamata coral-

mente “i 5 libri di Mosè”, la Legge, il Pentateuco, o Torah e comprende i primi cinque

libri che aprono l'intera Bibbia: Genesi, Esodo, Levi Numeri, Deuteronomio. Sono i libri

più cari alla tradizione religiosa di Israele e ai quali è riconosciuto il grado più alto d'I-

spirazione. Seguono poi le opere che abbracciano le vicende dal XIII secolo a. C., con-

ducono quasi alle soglie del Nuovo Testamento: Giosuè, Giudici, Rut, 1 - 2 Samuele, 1 -

2 Re, 1 - 2 Cronache, Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, l - 2 Maccabei, per arrivare

poi fino quasi agli eventi che interesseranno il Nuovo Testamento. Pentateuco e libri

storici si caratterizzano per il loro radicamento nel racconto, nella narrazione, nell'epo-

pea e in tutto ciò che si attiene alla vita e alle tradizioni del popolo e allo sviluppo della

sua storia.

I Libri Profetici contengono la predicazione di grandi personaggi carismatici — i profeti

per l’appunto — suscitati da Dio per mantenere viva tra il popolo la sua parola. I libri

Profetici si dividono poi nei sei maggiori: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Baruc, Eze-

chiele e Daniele; e nei dodici minori (non per importanza, ma per il contenuto molto

breve della loro predicazione): Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, A-

bacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. Questi scritti si distinguono per le diverse

forme in cui è proposta la predicazione dei singoli profeti: oracolo, minaccia, immagine

apocalittica.

I Libri Sapienziali ricorrono invece al proverbio, alla massima, al parallelismo, alla vita

quotidiana. In particolare il libro dei Salmi s’ispira alla vasta gamma della poetica e-

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braica, che trasforma queste lamentazioni, inni, salmi di fiducia, preghiere, canti di pel-

legrinaggio. Questi sono così chiamati perché hanno come orizzonte la "sapienza ": in-

dicando la capacità di leggere la vita e la storia alla luce di Dio e della sua parola. A

questa sezione della Bibbia appartengono i libri di Giobbe, Salmi, Proverbi, Qohelet,

Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide.

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IL PERSONAGGIO BIBLICO NEI TESTI DI RIFERIMENTO

Aronne — figlio di Amram, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Giacobbe, sposa Eli-

sabetta figlia di Amminadàb, sorella di Nacson, dalla quale ebbe i figli Nadab, Abiu,

Eleàzaro e Itamar (Es 6,23; cf. 1Cr 12,27) — fa la sua comparsa al capitolo quarto

dell’Esodo, quando incontra il fratello Mosè al suo rientro dal territorio di Madian. Il

Signore, infatti, ha prescelto Mosè quale inviato per la liberazione del popolo

dall’oppressione; egli, però, è timoroso a causa del suo essere “impacciato di bocca e di

lingua” (Es 4,10), per questo lo stesso Dio gli dirà di servirsi dell’abilità oratoria del

fratello Aronne, il levita (Es 4,14).

Il libro dell’Esodo è ricondotto alla paternità di Mosè come autore del testo, con una

presunta datazione attestata in un periodo compreso tra il 1400 – 1200 a. C.

L’Esodo riprende il tema della redenzione introdotto dalla Genesi presentando una sal-

vezza incorporata nella storia universale, che ben si riassume nella storia specifica di I-

sraele. Il popolo di Dio è ridotto in schiavitù, crudelmente oppresso in una nazione stra-

niera, lontano dalla sicura accoglienza di una patria e di un difensore. Le grida di dispe-

razione del popolo giungono fino a Dio che, mosso a pietà, suscita un capo e lo invia

con l’incarico di attuare la sua volontà di liberazione (Es 2,23-25). Quest’uomo è Mosè,

scampato alla persecuzione faraonica nei confronti dei figli maschi del popolo ebraico:

salvato dalle acque. Come anticipato sopra, Mosè è balbuziente e incapace, perciò, di

rivolgersi a un uditorio. Queste ragioni lo inducono inizialmente a rifiutare il compito

affidatogli da Dio, il quel però non desiste, anzi si arrabbia e gli intima di rivolgersi al

fratello Aronne perché si faccia suo portavoce. Il ruolo ritagliato ad Aronne è perciò

molto delicato: deve mediare per colui che a sua volta è intercessore prescelto da Dio.

Aronne è perciò sempre abbinato alla figura del fratello Mosè nel compito di parlare al

suo posto.

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Nei primi capitoli dell’Esodo, i due fratelli sono presenti al cospetto del faraone per

convincerlo a lasciar libero il popolo ebraico di uscire dalla terra d’Egitto e recarsi nel

paese indicato loro da Dio. In quest’occasione assistiamo ad Aronne — che su indica-

zione di Mosè — si rivolge al re d’Egitto e, non riuscendo a trovare ascolto, deve dimo-

strare la sua superiorità grazie all’intercessione di Dio che opera — attraverso di lui —

una serie di miracoli per smuovere il faraone dalla sua ostinazione, ottenendo, così alla

fine, la liberazione di Israele e il passaggio del Mar Rosso (Es 5-15). La liberazione rac-

contata nel libro dell’Esodo non è una semplice fuga dall’oppressione: in essa la reden-

zione si compie attraverso Dio che guida il suo popolo nel deserto provvedendo alle sue

necessità; infatti, dopo la traversata del Mar Rosso, il popolo d’Israele si trova libero nel

deserto: ma il deserto rappresenta prima di tutto conflitti e privazioni. Il progetto di Dio

a favore del suo popolo esprime la Volontà di condurlo alla salvezza. Il lungo peregrina-

re nel deserto è come un test al quale Dio sottopone Israele per convincerlo che solo il

totale abbandono in Lui può realizzare la salvezza promessa. É nel deserto che il popolo

sperimenta la provvidenza offerta quotidianamente come dono. In questa permanenza

che dura quaranta anni — numero simbolico a rappresentare l’intera durata di un ciclo

che deve compiersi — non sono ammessi rimpianti per il passato né programmi per il

futuro: non saranno gli uomini usciti dall’Egitto a vedere la terra Promessa ma i loro

successori, a indicare che il tempo e la vita vanno spesi nel completo affidamento a

Dio1. Questo progetto vede come tappa obbligata la Consegna delle Tavole

dell’Alleanza sul Monte Sinai, dove Dio rinnova il giuramento fatto ad Abramo nella

Genesi — e poi rinnovato al nipote Giacobbe — impegnandosi nei confronti di tutto il

popolo di Israele. Qui Dio detta al popolo la sua Legge, riassunta nei Dieci Comanda-

menti e poi rivelata in tutto il codice dell’Alleanza (Es 19-31), come successiva prova

1 Lo stesso Gesù riprenderà questo concetto inserendolo nell’insegnamento evangelico dell’abbandono

totale al Padre cf. Mt 5,25-34; Mt 10,31; Sal 127; Sal 103,15; Sal 90; Es 16- 17.

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dell’amore e dell’interessamento per il genere umano. Nel deserto Israele, che fino a

questo momento era “non–popolo”, accozzaglia di schiavi, diventa “Il Popolo”. Dio si

manifesta attraverso fenomeni naturali terrificanti: una densa nube copre la montagna da

cui poi si scatena un violento temporale con lampi e tuoni che scuotono la terra, seguiti

da un terremoto e un’eruzione vulcanica, accompagnati da fumo, fuoco e l’ululato del

vento. La Legge consegnata a Mosè rinnova un’Alleanza che riguarda tutto il popolo e

non solo alcuni prescelti: Mosè è solo il mediatore tra Dio e l’umanità. Il rinnovo di

quest’alleanza ricalca i trattati di sudditanza che all’epoca i re stabilivano con i propri

vassalli: per cui prima si segnavano i propri meriti cui seguivano le norme che i vassalli

dovevano rispettare, in cambio di protezione e aiuto. Le Leggi stabilite riguardano tutti

gli aspetti della vita, tali da necessitare l’istituzione di una struttura religiosa (Es 25- 28)

che è filtrata dalla presenza del tabernacolo e del sacerdozio consegnato alla persona di

Aronne (Es 29-31). Il trattato tra Dio e il popolo si conclude, infatti, con un rito: Mosè

fa erigere un altare in mezzo a dodici stele a rappresentare le tribù che discendono dai

dodici figli di Giacobbe. Su di esso si sacrificano animali offerti come olocausto (com-

pletamente bruciati) e altri in sacrificio di comunione (consumati dai presenti); il sangue

delle vittime è poi cosparso sull’altare e asperso sopra il popolo a significare che da

questo momento Dio e il popolo diventano consanguinei.

Riassumendo potremmo riportare schematicamente una sintesi della struttura del libro

dell’Esodo come segue:

Esodo 1,1 - 11, 10: Schiavitù in Egitto e invio del Liberatore

Esodo 12,1 - 14, 3: La pasqua e l'uscita (esodo) dall'Egitto

Esodo 15, 1 - 18, 27 : Conflitti e guida nel deserto

Esodo 19, 1 - 34, 35: Leggi di Dio, date e accolte

Esodo 35, 1 - 40, 38: Presenza di Dio nel Tabernacolo e istituzione del sacerdozio

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I riferimenti scritturistici sui quali intendo soffermarmi con i ragazzi sono quelli riguar-

danti l’episodio del “Vitello d’oro” al capitolo 32 dell’Esodo. Mosè è nuovamente con-

vocato sul Monte da Dio (Es 24, 12), che gli detta le nuove prescrizioni sul culto mentre

il popolo resta in attesa. Dio comanda di costruirgli un santuario mobile, per abitare in

mezzo al suo popolo (Es 25,8) come segno della sua presenza fra coloro che ama. E poi

ordina di costruire un’Arca per la conservazione della “Testimonianza che Io ti darò”

(Es 25,16). E infine comanda che Aronne e i suoi figli — appartenenti alla tribù di Levi

— siano destinati a svolgere la funzione di sacerdoti. Ora, mentre Dio parla così “faccia

a faccia” con Mosè, il popolo è accampato ai piedi del monte Sinai. Mosè tarda a scen-

dere e il popolo si spazientisce: dubita nuovamente della presenza e della Parola del Si-

gnore e perciò chiede ad Aronne di costruire un basamento per rappresentare il trono di

Jahvè. Aronne, convinto di fare cosa gradita a Dio, a Mosè e utile per il popolo, si lascia

convincere e raccoglie tutto l’oro che Israele aveva portato con sé dalla terra d’Egitto

per costruire un trono a forma di vitello. Nelle intenzioni questo vitello non voleva raf-

figurare un idolo: cioè una divinità che andasse a sostituirsi a Jahvè; tuttavia ricordava

gli idoli venerati dai pagani. Per questo Mosè, disceso dal monte e trovatosi di fronte al

fatto compiuto, si adira, temendo che la cosa possa degenerare sfuggendo di mano e

portando il popolo eletto ad allontanarsi da Dio per adorare falsi dèi. Così, spazientito,

frantuma le tavole della legge, fa distruggere il vitello e punisce i trasgressori. Infine ri-

volge una preghiera a Dio in nome di Abramo, Isacco e Giacobbe e intercede affinché il

popolo peccatore possa essere perdonato per aver trasgredito il comandamento principa-

le dell’Alleanza.

Nell’ambito di questi fatti riguardanti la storia d’Israele, mi piace soffermarmi sulla re-

sponsabilità attribuita alla persona di Aronne nella vicenda del tradimento di cui il po-

polo si macchia. Egli è stato prescelto dallo stesso Dio per accompagnare il Suo prescel-

to Mosè nel difficile e delicato compito di guidare il popolo attraverso il deserto nel

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compimento di un cammino che lo condurrà alla Salvezza. L’incarico affidatogli è quel-

lo di “farsi parola” per conto del fratello, incapace di parlare in pubblico a causa della

sua balbuzie. Già questo prefigura la missione che sarà di Cristo “Verbo incarnato di

Dio” unico in grado di presentare il Padre perché proveniente dal seno del Padre per ri-

velarLo (Cf. Gv 1, 18). In questa ripresa i rimandi a una prospettiva Neotestamentaria

non mancano in Lc 1,5 e poi nella stessa lettera agli Ebrei, in cui è spiegata la funzione

sacerdotale di Gesù Cristo al pari di quella di Aronne, come sommo sacerdote non per

diritto proprio, ma sulla base di una vocazione divina.

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PERCORSO CON RICADUTA DIDATTICA IN INTERDISCIPLINARIETÀ

Dovendo presentare la persona di Aronne a una classe III di un IeFP, ciò che mi interes-

sa non è tanto il soffermarmi sull’approfondimento teologico della figura sacerdotale in

una rilettura cristiana. L’obiettivo cui miro è far riflettere i ragazzi sulla sempre attuale

fragilità che caratterizza la figura del leader politico e/o spirituale, inevitabilmente sot-

toposto alle continue pressioni culturali e sociali, per aprirsi alla delicatezza del percor-

so del discernimento conforme alla prospettiva della coscienza retta, vera, certa e re-

sponsabile cui ciascun uomo è chiamato a prestar ascolto. Volendo ripresentare

l’avvenimento del “vitello d’oro” ai nostri giorni, sarebbe certamente facile e immediato

far riferimento ai continui “tradimenti” che il genere umano consuma nei confronti di

Dio e a danno di se stesso, per scendere a patti con la ricerca d’idoli illusori e inganna-

tori. Un esempio di ricaduta didattica su cui poter aprire una discussione guidata in clas-

se potrebbe cominciare proprio dall’osservazione cui le pressioni mass–mediatiche e-

spongono la società contemporanea, professando come ineluttabilmente necessaria la

rincorsa alla soddisfazione di falsi bisogni e velleità. In questa possibile interpretazione

attualizzante, Aronne potrebbe allora essere riportato a livello dei leader politici, sociali

o culturali cui è affidata la gestione della guida della popolazione mondiale, che in no-

me della ricerca e del progresso scientifico–tecnologico (per esempio) non rinnegano di

scendere a compromessi con i valori fondanti il rispetto della persona e della vita2.

Il progetto in aula prevede la possibilità di una collaborazione trasversale tra le pro-

grammazioni delle docenti di psicologia, diritto e storia, tenendo in considerazione che

nell’Istituto in cui sono chiamata a operare, i percorsi disciplinari sono pensati e struttu-

rati per moduli di ore. Questo costringe a un lavoro mirato e sintetico, all’occorrenza

2 Qui s’inserisce la rapida presentazione del Magistero dela Chiesa e della sua funzione di guida per la

crescita morale e spirituale del Popolo di Dio.

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anche solo superficiale e proposto solo tramite rapidi tratteggiamenti delle questioni che

s’intende esaminare.

La mia proposta didattica si conclude in cinque incontri per un totale di 10 ore

d’insegnamento. Questa brevità obbliga a intervenire subito in modo diretto e frontale.

Per tale ragione, in sede del primo incontro propongo alla Classe di ragionare su quelli

che per ciascuno sono i bisogni e i valori da ritenere primari ed essenziali, richiedendo

la stipulazione di una classifica personale, in ordine crescente, degli aspetti fondamenta-

li cui non è possibile rinunciare al fine di ottenere un profilo di soddisfazione individua-

le. Dopo aver letto le liste personali di ciascuno — cosa per altro possibile dato il nume-

ro contenuto di avvalentesi — si propone la compilazione di una classifica di gruppo

condivisa, prospettando agli alunni la possibilità di confrontarsi e mettere i dati a vota-

zione, sulla falsa riga di quanto compiuto in parlamento dai rappresentanti di una qual-

siasi democrazia. Infine si prospetterà una valutazione guidata della teoria dei bisogni

presentata dalla piramide di Maslow3, rispetto alla quale mettere a confronto le classifi-

ca redatta dal gruppo, per condurre la Classe a riflettere sulla necessità di soddisfare al-

cune esigenze primarie a prescindere dalle quali qualsiasi altra prospettiva di vita risulta

impedita. Le lezioni successive si concentreranno sulla lettura e analisi di testi tratti da

internet o da quotidiani, in cui è descritta la precarietà e instabilità della situazione poli-

tica e sociale attuale; per giungere infine a presentare le figure carismatiche di alcuni

leader politici e “spirituali” dell’ultimo secolo, che hanno lottato e dato la vita a favore e

in difesa del rispetto della dignità umana (Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mande-

la, Madre Teresa di Calcutta...)4. Le due ore del penultimo incontro saranno dedicate al-

3 Il percorso di approfondimento psicologico viene lasciato alla competente valutazione del docente di

psicologia, il quale decide di affrontare e presentare altre “scuole di pensiero” come quella proposta dal-la scuola dell’analisi transazionale, il pensiero psicanalitico di Freud etc etc.. 4 In questo caso il lavoro di presentazione analitica e dettagliata delle caratteristiche e di contesti socio-

culturali relativi a ciascuna delle suddette personalità è già stata proposta in classe dal docente di Storia, che unitamente a quello di Diritto hanno introdotto l’argomento che dall’IdR può successivamente venir sviluppato.

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la presentazione e riflessione guidata del personaggio di Aronne e dei testi biblici di ri-

ferimento, per chiudere il modulo con un lavoro di sintesi personale, in cui gli alunni

possano dedicarsi all’approfondimento di una tematica di attualità. L’obiettivo è di aiu-

tare i ragazzi a comprendere la gravità del frangente storico in cui stanno vivendo, per

arrivare a prospettare la “presa di coscienza” cui ciascuno è chiamato. La presentazione

della figura biblica di Aronne non deve rappresentare il nucleo delle lezioni, ma ha il

solo scopo di essere funzionale alla riflessione guidata sulla fragilità cui ciascuno di noi

— nessun escluso — è soggetto, primi tra tutti proprio gli esponenti politici e sociali.

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CONCLUSIONE

Il valore che rende la nostra disciplina unica e insostituibile l’interno della Scuola è of-

ferto proprio dal patrimonio scritturistico comunemente condiviso tra la tradizione e-

braica e quella cristiana: unico in grado di guidare l’uomo attraverso i secoli per una

sempre maggior acquisizione e consapevolezza del progetto d’amore entro cui

l’umanità intera è iscritta.

L’utilizzo mirato e sapiente del testo sacro in Classe, può aiutare i giovani a comprende-

re che da sempre l’umanità intera condivide una fragilità costitutiva che diventa però

anche unica fonte di apertura all’alterità e all’accoglienza. Riflettere sulla fragilità costi-

tutiva della natura umana, perfetta in se stessa giacché originariamente voluta come Ne-

fesh — cioè contraddistinta da un’originaria “indigenza” che si manifesta in una “perfe-

zione” fondata sull’originaria solitudine dell’uomo per questo aperto alla relazione — è

forse l’unico modo che i ragazzi di oggi possono ricevere per interrogarsi

sull’importanza di una corretta valutazione della dignità e del valore della persona. Il

progresso scientifico tecnologico ha illuso l’uomo del XXI secolo di poter fare tutto da

sé e di potersi bastare da sé, dimenticandosi di essere egli stesso creatura al pari di tutte

quelle da lui considerate semplicemente risorse, impunemente rivendicate con

l’arrogante presunzione di un utilizzo incondizionato.5

La lettura della Bibbia — e il suo impiego in Classe — può diventare risorsa preziosa a

che anche i nostri giovani tornino a comprendere la necessità di riconoscersi fragili e bi-

sognosi di guida e sostegno, “solitudine6” e accoglienza, proprio come da millenni i

personaggi della Scrittura ricordano alle generazioni di uomini che si sono succedute

abitando la Terra; proprio come accade ai personaggi le cui vicende sono narrate nel li-

bro dell’Esodo: libro in cui la descrizione della fuga degli ebrei dall’Egitto diventa mo-

5 Riferimento a BENEDETTO XVI, Lett. Enc., Caritas in Veritate, 29 giugno 2009, in AAS 101 (2009).

6 Cf. Gen 2,18: E il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo, voglio fargli un aiuto che gli corri-

sponda”…

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do espressivo per indicare a ciascun uomo e in ogni epoca che l’unico modo per liberar-

si dalla schiavitù dell’idolatria è solo quello di seguire e proseguire nelle vie indicate dal

Signore.

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