Istituto d’Istruzione Superiore B. Pinchetti Numero 2, Marzo · sfido a rimanere indifferenti di...

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Istituto d’Istruzione Superiore B. Pinchetti - Anno scolastico 2008/2009 - Numero 2, Marzo Venti pagine, copertina a colori, foto e interviste, gratis per tutti. Non che i numeri ci interessino particolarmen- te, la sfida è coinvolgervi, dalla prima all’ultima pagina. E Metasquola colpisce. Nessuno è rimasto indifferente. Ti piace o non ti piace e devi capire perché. E avete fatto bene ad arrabbiarvi se a voi piace Twilight e se pensate che Daniele abbia esagerato a criticare la povera Maria- Star. Ci piacciono le vostre critiche, ci fanno capire cosa vi interessa, cosa ci mette in discussione. Quindi ho il piacere di presentarvi la nostra seconda uscita. Venti pagine di vita nella nostra scuola, pensieri da discutere o condividere. Vi sfido a rimanere indifferenti di fronte alle perle di saggezza di Ennio nell’intervista doppia. Chi poi tra le ragazze non ha mai pensato a quant’è carino il nostro lettore? O chi non è curioso si sapere cosa farà il nostro preside? Nadi Elia Direttore: Nadia Cusini Vicedirettore: Simone Ambrosini Redazione: Daniele Marchesi, Anna Bona, Celeste Rossi, Chiara Rossi, Daniele Ambrosini, Federico Piani, Lorenzo Foppoli Progetto grafico titolo: Giulia Canali Copertina: Elia Bettini Impaginazione: Simone Ambrosini MEGLIO DEL ‘29!! 3 Tempo di Medioman 4 Due Cuori, una scuola. 6 Hai mai incontrato lo Yeti? 7 Il giorno della memoria. 8 Junior Workshop 9 Il nostro preside, tra aule e vigneti. 10 Musica senza poesia 11 Taglia 42 11 Alimenta il tuo movimento 12 Tatuaggi across the world 13 Paul, non la solita lettrice 14 Sermig, con i giovani per la pace 16 Gossip Girl 17 Scientifica...Mente 17 Cruci 18 Sport Che si dice?

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Istituto d’Istruzione Superiore B. Pinchetti - Anno scolastico 2008/2009 - Numero 2, Marzo

Venti pagine, copertina a colori, foto e interviste, gratis per tutti. Non che i numeri ci interessino particolarmen-te, la sfida è coinvolgervi, dalla prima all’ultima pagina. E Metasquola colpisce. Nessuno è rimasto indifferente. Ti piace o non ti piace e devi capire perché. E avete fatto bene ad arrabbiarvi se a voi piace Twilight e se pensate che Daniele abbia esagerato a criticare la povera Maria-Star. Ci piacciono le vostre critiche, ci fanno capire cosa vi

interessa, cosa ci mette in discussione. Quindi ho il piacere di presentarvi la nostra seconda uscita. Venti pagine di vita nella nostra scuola, pensieri da discutere o condividere. Vi sfido a rimanere indifferenti di fronte alle perle di saggezza di Ennio nell’intervista doppia. Chi poi tra le ragazze non ha mai pensato a quant’è carino il nostro lettore? O chi non è curioso si sapere cosa farà il nostro preside?

Nadi

Elia

Direttore: Nadia CusiniVicedirettore: Simone Ambrosini

Redazione: Daniele Marchesi, Anna Bona, Celeste Rossi,

Chiara Rossi, Daniele Ambrosini, Federico Piani, Lorenzo Foppoli

Progetto grafico titolo: Giulia CanaliCopertina: Elia Bettini

Impaginazione: Simone Ambrosini

MEGLIO DEL ‘29!!

3 Tempo di Medioman

4 Due Cuori, una scuola.

6 Hai mai incontrato lo Yeti?

7 Il giorno della memoria.

8 Junior Workshop

9 Il nostro preside, tra aule e vigneti.

10 Musica senza poesia

11 Taglia 42

11 Alimenta il tuo movimento

12 Tatuaggi across the world

13 Paul, non la solita lettrice

14 Sermig, con i giovani per la pace

16 Gossip Girl

17 Scientifica...Mente

17 Cruci

18 Sport

Che si dice?

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Vita da bar

Tifo sfegatato dalla panchina

Quando la classe non è H2O

Giacinto: star del ballo

Gli scacchi fanno bene al

cervello, con qualche eccezione

Un po’ di sano stretching

Heidi in confronto era una principianteAttenti a non farli arrabbiare

OK Maz …amici come prima! :)

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 3

È difficile vivere in un mondo senza eroi perché tutti abbiamo bisogno di loro. Abbiamo bisogno di punti di riferimento, di modelli da imitare, di persone da guardare per convincerci che l’umanità non fa sempre così schifo. Fino ai sei anni vanno bene Batman e Spiderman, dei quali nessuno puo’ mettere in discussione il coraggio, il valore della loro lotta contro il male.. Poi, quando finisce l’era idilliaca dei cartoni animati la mattina, diventa un caos. Un’infinità di eroi che va da Ghandi a Totti passando per Saviano e Corona. Vestiti firmati sono le loro divise e i sorrisi smaglianti le nuove armi di distruzione. In tele-visione si mischia tutto, i tifosi del Milan vogliono santifi-care Kakà che in un grande gesto eroico non li ha traditi, mentre Emilio Fede dipinge Roberto Saviano come un furbetto avido di soldi. Allora chi sono gli eroi? Adoriamo i nostri calciatori perché ci fanno sognare con i goal al novantesimo, i dribling e il contropiede, ma non c’è niente di eroico nel guadagnare sei milioni di euro l’anno, andare ai party e sposarsi la velina. Se giochi bene a calcio tutto il mio rispetto, ma eroe devi esserlo nella vita, non solo con il pallone. Clark Kent non si faceva di coca quando to-glieva la tutina. Ci penso mentre sento parlare Confortola, il “cacciatore di Ottomila” che suona tanto personaggio epico, tipo Achille piè veloce. Mi piace Confortola, è un valido comunicatore con le idee chiare e tanta determina-zione. I giovani lo ascoltano, non so se per la forza delle sue idee o per le suggestive immagini esotiche proiettate sullo schermo poco prima. Però è il suo nome, associato a “vetta del K2”, che lo rende un eroe, non il servizio che svolge nelle squadre di primo soccorso alpino e non le te-stimonianze di amore per la vita che porta ai giovani. Lui usa la sua fama per fare il divulgatore, non per la pubblicità all’acqua minerale, ma per parlare ai ragazzi, in assemblee

come la nostra.. Penso che a qualcuno il suo messaggio resterà. Forse qualcuno cercherà di imitarlo riscoprendo la bellezza della montagna e la passione per lo sport. Grande atleta senza dubbio, uno che rischia la vita per i suoi sogni.. Ma perché? Per dimostrare cosa? Per aiutare chi? Non un eroe, non ci sono più eroi, come dice Capa-rezza nella sua ultima canzone. Eroi sono tutti, tutti gli uomini normali che si alzano ogni giorno per andare a la-vorare e dar da mangiare alla propria famiglia, nonostante tutto, senza perdere la speranza. Allora eroi siamo tutti, quindi non è nessuno. un mondo senza eroi

Stipendio dimezzato o vengo licenziato A qualunque età io sono già fuori mercato …fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini ..ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io sono un eroe

(Caparezza)

Nadi

“Novità anche per i ragazzi dei licei e istituti tecnici, che d’ora in poi do-vranno stare molto attenti a come si comportano in classe. Fino ad oggi infatti il voto in condotta ha avuto solo un valore simbolico, non deter-minante ai fini della promozione. Da quest’anno invece farà media e con un cinque sarà prevista l’automatica bocciatura. Una svolta radicale per il mondo dell’istruzione superiore”. Queste sono le parole del nostro Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che alza la bandiera della disciplina e della lotta al bullismo.Ok, ma nel concreto? Qualche tempo fa il Ministero della Pubblica Istru-zione ha dato chiarimenti su come comportarsi a proposito del voto in

condotta. E questa è stata l’unica indicazione: “Avrà 5 in condotta chi viene sospeso per più di due settima-ne, e un cinque implica la bocciatura automatica”. Quindi se fino all’anno scorso prendere cinque in condotta era quasi, se non proprio, impossibi-le, ora il rischio è decisamente mag-giore. E fin qui nulla da dire, ma tutti gli altri voti? Essendo questa l’unica traccia, le scuole si sono arrangiate, e il risultato è abbastanza confuso: si è verificato un generale abbassamento dei voti, i nove sono diventati otto, gli otto sette, alcuni voti sono rimasti inspiegabilmente invariati: alcuni ra-gazzi invece si sono visti precipitare repentinamente la condotta dal nove al sette, o magari anche al sei. Moti-

vo? Semplice! Perché un ragazzo con la media dei voti che sfiora la suffi-cienza, ma con un nove in condotta, si ritrova con la media totale alzata di quasi un voto e mezzo! E anche se in classe fa il “santarellino” non è giusta-mente possibile dargli una votazione così alta e fargli schizzare la media alle stelle. In conclusione se prima era un’impresa prendere un voto più basso di sette e ti bastava stare attento e zitto durante le lezioni per avere il dieci assicurato, ora la situa-zione si capovolge completamente. Ma guardiamo il lato positivo: almeno adesso se torni a casa con un sette in condotta non rischi di risvegliarti al cimitero!

Anna

Mamma… papà… ho 7 in condotta!

È tempo di Medioman

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 4

Nome di battesimoEnnio IlarioNatalinaProfessioneE: Insegnante di IRCN: Insegnante di inglese, 2o gradoScuola frequentataE: Scuola magistrale, istituto superiore scienze religioseN: Scuola magistrale, ho anche un 2o diploma di liceo artistico e sono laureata in lingua e letteratura stranieraPerché ha scelto di fare l’insegnante?E: Per passioneN: Per seguire i ragazzi nell’ orientamento, per l’aspetto umanitario e di utilità della professioneChe tipo era a scuola?E: VivaceN: Molto diligente, mi piaceva molto studiareCosa cambierebbe della scuola, in generale?E: Se ci fossero persone poco motivate, le cambiereiN: L’approccio incentrato sul soggetto che apprende e la volontà di investire nella scuolaCosa non sopporta degli alunni quando è in classe?E: Cerco di essere positivo in ogni situazioneN: Sopporto tutto ma metto in evidenza il comporta-mento non corretto, giustifico i ragazzi per l’etàChe cosa invece le fa piacere?E: L'attenzioneN: Gli sforzi comunicativi, sia intellettivi che umani che sfociano nel successoUn aggettivo per il ministro GelminiE: GiovaneN: Nessuno di noi può essere definito con un aggettivo, è un MinistroPerché, secondo lei, c’è così tanta violenza nelle scuole? E: Per il disagio socialeN: La mancanza di non violenza nelle famiglie e la co-municazione genitori-figli rotta

Che differenza trova tra i primi alunni che ha avuto e quelli di oggi?E: Quelli di oggi sono più apertiN: In 3-4 anni ho notato un boom di maturitàPerché i matrimoni di oggi vanno a rotoli?E: Ci sono meno maturità, responsabilità e consapevo-lezzaN: Per la mancanza di comunicazioneCosa toglierebbe dalla televisione italiana? E: Persone che non trasmettono un' educazione e dei valori positiviN: I programmi diseducativi, come il Grande FratelloPensa che il presidente Obama possa davvero cambiare il mondo come dicono?E: Il mondo è multipolare, e tutti devono concorrere al miglioramento cambiando atteggiamentoN: Obama è frutto dell’America, ma per cambiarlo lo sforzo deve essere mondialeVoto peggiore ricevuto a scuolaE: 4 e mezzoN: 4 e mezzo in ingleseIl ricordo più bello delle superioriE: La spensieratezza, la gioia di vivere, la libertàN: Il rapporto con gli insegnantiCosa voleva fare da piccola/o?E: Diventare un atleta importanteN: La pediatraEtà del primo bacioE: 11-12 anniN: Tardi, con mio maritoNome del/la primo/a ragazzo/oE: Maria Pia… pensoN: Ennio, esclusi i flirt.Cosa ricorda del giorno del suo matrimonio?E: Durante il ballo ho sollevato mia moglie e l'ho fatta girareN: L’entrata in chiesa come l’Inizio e il senso di tranquil-litàCome ha conquistato suo marito/ sua moglie?

Due cuori, una scuolaDue “iene d’eccezione”: Delia e Simona

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 5

E: E’ un misteroN: Con la mia disponibilità ad aiutareSi è mai ubriacata/o fino a star male?E: Una volta, quando ero ragazzo ho bevuto un mix di superalcoliciN: A 14 anni ho bevuto birra e ricordo la sensazione terribile di smarrimentoSe potesse tornare indietro, cosa cambierebbe della sua vita?E: Niente, gli errori che ho fatto mi hanno fatto crescereN. L’università che ho frequentatoPratica sport?E: Trekking e scacchiN: Non piùUn aggettivo per definirsiE: Autocritico, pronto a cambiareN: Generosa nell’animoSe potesse ricorrere alla chirurgia estetica, cosa cambierebbe di sé?E: NullaN: Cambierei la forma fisicaSe fosse un personaggio famoso (anche del passato), chi vorrebbe essere?E: Voglio essere me stessoN: La regina VittoriaCome passa il sabato sera?E: A casa con la mia famigliaN: Guardo Superquark con i bimbiCantante preferitoE: Non ne hoN: Gigi D’AlessioCrede negli spiriti?E: Sì, credo nell'AldilàN: Sì

La follia più grande che abbia mai fattoE: Aver corso molti rischiN: Salire per un pendio su un trattore alla guida di un ultra settantenneLa cosa più folle che le sia capitata durante la sua carriera scolasticaE: Aver avuto a che fare con una ragazza ubriaca in classeN: Nulla che può essere definito folle!Se vincesse 500mila euro, cosa farebbe?E: Li investirei in casa e culturaN: La metà per il futuro dei miei figli, altri per sistemare la casa e altri per viaggiSe fosse su un’isola deserta, con chi vorrebbe essere?E: Con la mia famigliaN: Da solaCosa ne pensa della vita bassa?E: Ognuno è libero di scegliere come vestirsiN: È simpatica come moda!Cosa cambierebbe di suo marito/ sua moglie?E. NienteN: L’eccessiva sensibilitàSe sua figlia volesse fare la velina, glielo permet-terebbe?E: La farei riflettere su quello che sta facendo N: NoTest di matematica: 26 √64 7x8E: 138(?!), 8, 56N: 64, 8, 56Cosa pensa dell’altro/a intervistato/a, prof. Manoni/ prof.ssa Capalbo (professionalmente)?E: Dà l'anima in tutto ciò che faN: È molto preparato e fa della sua disciplina un’occa-sione per crescere spiritualmente

Delia Saligari - Simona Marchesi

MIN

I ASP

IRA

PO

LVE

RE

USB

OROLOGIO DA SECCHIONI

OGGETTI DI CUI NON POTETE FARE BENISSIMO A MENOG

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 6

Marco Confortola, classe 1971, è, come tutti sappiamo, un alpinista estremo valtellinese, più precisamen-te della Valfurva. Nell’agosto 2008 è stato protagonista di una tragedia verificatasi sul K2 che gli costò, nelle settimane successive, l’amputazione di tutte le prime falangi dei piedi. Nonostante questo incidente, Marco vuole ancora tornate a scalare gli 8000.Cosa ti spinge a compiere queste imprese e quando hai iniziato? Sono sempre stato un bocia dispe-rato e quindi ho sempre fatto delle esperienze particolari, come quelle che sto facendo adesso, sci estremo e le scalate degli 8000. La cosa che mi spinge è sicuramente la passione, che si tramuta quasi in un lavoro. Un’altra cosa che mi spinge è parlare con i gio-vani a proposito di questo tipo di imprese. Hai mai avuto paura du-rante le tue im-prese? La paura è quella cosa che ti porta a casa. Cosa consigli ai giovani che si avvicinano a questo tipo di imprese? Il mio consiglio è quello di avvicinarsi pia-no piano, senza

essere troppo esuberanti e di affidarsi a persone esperte nel campo, come le guide alpine. Quali sono i tuoi pensieri più importanti nello svolgimento delle tue imprese? Il pensiero più importante è sicuramen-te di portare a casa la vita, il dono più importante che abbiamo. Che cosa ne pensano i tuoi amici/fa-miliari? La mia famiglia ha sempre condiviso questa mia passione per la montagna e mi ha sempre aiutato. Per esempio quando avevo 19 anni, con il consenso dei miei e l’aiuto della gente del CAI Valfurva, ho frequen-tato i corsi di guida alpina e maestro di sci, che ho passato nonostante gli altri frequentanti sparlavano alle mie spalle dicendo che ero troppo gio-vane. Quali sono i tuoi obiettivi

adesso? Il primo è sicuramente quel-lo di lasciar guarire i piedi, perchè in un certo senso io lavoro con i piedi. Il secondo è quello di tornare a scalare gli 8000, il terzo è quello di lavorare in elisoccorso. Quanto pesa il ma-teriale delle scalate degli 8000? All'incirca 15/20 kg, ma all'ultimo campo abbandoni tutto il materiale e porti sulla cima il minimo indi-spensabile: i ramponi, la piccozza e le bandiere, sia della propria patria, che quella del paese ospite, nel caso del K2 quella del Pakistan, per lealtà. Ne è valsa la pena di compiere queste imprese? Sì, l’unica cosa che cambierei, dell'ultima scalata del K2, sono le persone che erano con me. Qual è il tuo rapporto con l'alcool? A me piace molto il vino

rosso e qualche volta bevo degli amari fatti in casa come il gi-nepì o la taneda, però non ho mai fatto cioca total-mente. Cosa ne pensi di Alex Bellini? Alex è un grande ami-co, diciamo che è un testone. È molto determi-nato nelle sue imprese in mare

Federico

Hai mai incontrato lo Yeti?Intervista a Marco Confortola

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 7

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27 gennaio 2009 durante giorno della memoria, a più di mezzo secolo dall’olocausto, manifestazioni antisemite sul territorio europeo e la scelta della Spagna di non aderire alle commemorazioni come protesta per le recenti scelte governative di Olmert che hanno visto le milizie israe-liane impegnate a Gaza. È confusione tra passato e pre-sente. La posizione del gover-no spagnolo sembra suggerire che le stragi passate possano essere oscurate da scelte go-vernative attuali, che vi sia una qualche corrispondenza tra i bombardamenti a Gaza e lo sterminio ebraico a opera dei nazisti. A ciò si aggiunge l’indignazione israeliana per la recente decisione del Papa di revocare la scomunica al ve-scovo lefebriano negazionista. E nella giornata di lutto di una popolazione per lo sterminio di sei milioni di persone, va in onda un filmato in cu, in-tervistato, il vescovo dichiara: «Le camere a gas? Mai esi-stite, si trattava di strutture per disinfettare.». Una tale affermazione fa paura, per chi ha vissuto le atrocità, per tutti quei morti che secondo il vescovo dovevano solo essere disinfettati. Chi si è visto to-gliere ogni dignità dalle perse-

cuzioni, oggi si vede sottratto anche il diritto al ricordo. Nel 2009, quando la possibilità di avere testimonianze dirette si riduce di giorno in giorno, è pericoloso anche negare l’evidenza perché cancellare i fatti non significa cancellare le sofferenze. Quelle rimango-no. L’unica via per alleviarle è la speranza che possano es-sere servite a qualcosa, come insegnamento, monito per le azioni future.Nella canzone Albero il can-tante Jovanotti paragona la situazione dell’uomo a quella di un albero che affonda le sue radici nel terreno, è da esso che prende nutrimento, è grazie alle radici che i suoi rami possono crescere e i suoi frutti maturare. Tanto più que-ste sono profonde, più l’albero diventerà grande e forte. La storia è un terreno fertile da cui, attraverso il presente, è possibile migliorare il proprio futuro. Le persone ricordano invece sempre di più l’anima-le descritto da Nietsche che in Considerazioni inattuali rimuove tutto appena succe-de, resetta il cervello, non ha memoria né ricordo, quindi nemmeno consapevolezza di ciò che egli è.

Nadi

Quest’anno in occasione della Giornata della memoria è sta-ta organizzata l’assemblea di Istituto sul tema del genocidio della popolazione Armena per mano del governo Turco durante la Grande Guerra du-rante le mattinate del 20 e 21 gennaio.Due milioni di persone, ma-schi, femmine, di ogni età, giovani e anziani vennero deportate e uccise o lasciate morire nel deserto trucidate dai nomadi. Le due ospiti, So-nia Bekdemirian (figlia di due armeni, ma nata a Milano) e l’insegnante di filosofia e mo-glie del console armeno nel

capoluogo Lombardo, sono intervenute alla conclusione del film La masseria delle Allodole facendoci riflettere soprattutto sul fatto che tutto-ra il governo turco non rico-nosce, anzi nega, il massacro, la carneficina degli armeni, e istituisce premi per gli studen-ti che sostengono questa tesi. Sonia Bekdemirian inoltre ha condiviso con noi numerose testimonianze di persone che hanno vissuto di persona le tristi esperienze della depor-tazione.

Simone

Il giorno della memoria negli anni dell’oblio

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 8

Mercoledì 4 febbraio 2009, ha avuto luogo nell’Aula Magna del nostro Isti-tuto uno spettacolo teatrale davvero straordinario. Proprio così. E non stiamo esagerando! Si è trattato di un Junior Workshop – un Teatro/Scuola in inglese giunto ormai alla sua terza edizione – sul tema del confine tra bene e male, attraverso brani tratti da opere di Mary Shelley (Frankenstein), William Shakespeare (The Tempest) e Harold Pinter (The Caretaker).Lo spettacolo è stato preceduto da un lavoro in classe sui testi e sugli autori scelti: tutto in inglese! Ogni classe che ha aderito all’iniziativa ha dovuto svolgere un compito ben preciso: la 1a A Liceo ha tradotto i testi inglesi, la 1a O.S.S. ha realizzato i disegni e noi della 1a A Legno abbiamo curato le biografie degli autori. Così è nato un bellissimo libretto che ci ha aiutato a seguire meglio lo spettacolo.Diciamo la verità: senza i nostri pro-fessori – Russo, Richini, Confortola, Giordano e Ottimofiore, non avrem-mo potuto partecipare attivamente allo spettacolo. Alcuni di noi si sono ritrovati anche un pomeriggio a scri-vere l’invito al Preside che però non è riuscito a prendere parte all’evento per sopraggiunti eventi di lavoro.

Lo show ha entusiasmato tutti per merito di tre giovani attori bravissimi, rigorosamente madrelingua inglese, che hanno invitato sul palcoscenico anche alcuni di noi che, come attori improvvisati, hanno cercato di dare il meglio di sé,v tra l’ilarità generale degli spettatori. Tra gli studenti coin-volti, c’è stato anche il nostro compa-gno Matia che ha saputo stare sulla scena come un attore di Hollywood. Fantastico, davvero fantastico! Ma non è finita qui. Tra battute diverten-ti, canzoni e continui coinvolgimenti sulla scena o direttamente tra gli spet-tatori, toni alti e bassi di voce, warm up della voce e tentativi di seguire sul libretto il copione, abbiamo passato quasi due ore senza neanche accor-gercene.Un’ultima cosa: ci è sembrata molto buona l’interpretazione dei personag-gi da parte degli attori, ma soprattut-to bravissima è stata l’attrice che dava voce a Frankenstein.

Junior WorkshopAnche l’inglese può essere divertente

A cura della classe 1a A legno, in particola-re degli alunni: Matia Capetti, Fabio Caspa-

ni, Andrea Cossi e Carlo De Campo.

Davide Pedrini - 1^ O.I.M.A

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 9

All’inizio lei voleva par-lare di riforma; cosa ne pensa?Indipendentemente dalla condivisione, ci è fatto obbligo di applicarne i contenuti. Io vorrei fare di questo Istituto una scuola che risponda ai bisogni del territorio e ciò sarebbe possibile attraverso l’au-tonomia, che al momento pare essere solamente sulla carta; ma quand’anche ne avessimo di più, non è chiaro chi dovrebbe poi sostenere la spesa di nuovi corsi.I provvedimenti per le scuo-le superiori, che a mio av-viso sono i più importanti, sono stati rimandati; tutta-via spero che in futuro l’im-pianto venga semplificato, poiché sperimentazioni e minisperimentazioni inge-nerano molta confusione.In questo momento rischia-mo di perdere il Liceo con la seconda lingua straniera e la scelta fra IGEA e Pro-grammatori per quanto attiene al Tecnico.Il voto in condotta è uti-le o è uno spauracchio?Naturalmente se ne rivalu-ta il senso in rapporto alle attuali esigenze, ma come succede spesso i media stanno montando un caso. È una valutazione esistita da sempre con una scala diversa, ora si parte dal 5 invece che dal 7. Presumi-bilmente nessuno sarà boc-ciato per questo (nel nostro Istituto ce n’è solamente uno). Penso che gli studenti abbiano pochi obblighi nei confronti sia della struttura e dei docenti e tali obblighi devono chiaramente essere rispettati.Come vede il futuro?Se non fossi ottimista non sarei qui. Il mondo andrà avanti nonostante la grande paura di cambiamenti nella

scuola. Lentamente, molto lentamente in Italia, ma non è pensabile un ulterio-re immobilismo. Quando frequentavo l’università già si parlava di riforme degli atenei, ma neppure i miei figli le hanno viste. Par-liamo troppo e facciamo troppo poco e non parlo solo degli adulti.E il suo futuro?Devo dire che questo lavo-ro mi piace molto e, forse peccando di presunzione, penso di aver acquisito esperienza e competenze, ho un buon rapporto con i ragazzi con i quali c’è un dialogo costruttivo. Potrei starmene tranquillo nella mia vigna, hobby che tutti conoscono, amo molto il rapporto con la natura, che sempre ci insegna cose nuove, ma interagire con l’uomo è altra cosa.

La cosa che più ricor-da?Un ricordo molto partico-lare e significativo è stato il rapporto con la preside Bonazzi, che nel lontano 1976 mi disse: «Liscidini, se lei accetta di rimanere preside alle Medie di Villa, donerò un proiettore alla Scuola», fu una spinta emo-tiva straordinaria. Inoltre la mia formazione in un istitu-to salesiano ha fatto di Don Bosco il mio ispiratore nel rapporto con i giovani.La cosa che invece si ricorderà tra qualche anno di questa scuola?Ho avuto tante soddisfa-zioni, ma anche momenti particolarmente duri pur di portare avanti le mie idee quando le ho ritenute un bene dell’Istituto. Una delle mie aspirazioni è stata quella di rivalutare il

Professionale anche fuori dal territorio e, un’altra, quella del consolidamento del Liceo. Ritengo di esser-ci riuscito. Ricorderò anche di essere stato criticato per essere “troppo dalla parte dei ragazzi”, ma ritengo che gli adulti a scuola debbano essere in grado di risolvere i loro problemi.Rapporto con gli inse-gnanti?La discussione costruttiva è sempre positiva, indi-spensabile e determina crescita. Il mio carattere è notoriamente appassionato e se vogliamo impetuoso, per cui a volte si è creata qualche conflittualità.Conflitti particolari?No, niente di particolar-mente aspro, tant’è che per sette-otto anni non ho neppure usato procedure riservate.Non è stufo?Io no, e l’anno prossimo, a Dio piacendo, sarò ancora qui. Non ho ancora fatto domanda per ulteriori due anni, ci penserò. Ritengo che si debba lasciare spazio ai giovani, tuttavia l’aver passato praticamente la mia vita in mezzo ai ra-gazzi mi ha tenuto per così dire “in allenamento” in merito all’entusiasmo e alla volontà di fare. Fossi stato un docente probabilmente ora sarei già in pensione, ma quello del dirigente ha aspetti di creatività e movi-mento. Approfitto di questa intervista per dire ai miei studenti che per questioni logistiche generalmente ho rapporti più frequenti con quelli in difficoltà o con le eccellenze, ma voglio qui ricordare che io mi sento a vostra disposizione, di tut-ti. La mia porta è sempre aperta. Basta bussare.

Daniele Marchesi

Il nostro preside, tra aule e vigneti.

Nome: Martino GiacomoCognome: LiscidiniScuole: Liceo Scientifico: 1 anno a Sondrio; 4 anni a Parma presso i Salesiani – Laurea in Matematica, indirizzo applicativo a PaviaPreside alle Medie di Villa, di Teglio, alla Ligari di Sondrio, alla Trombini di Tirano e dal 2000 qui al Pin-chetti

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 10

Dopo una certa età solo due categorie di persone scrivono poesie: i poeti e i cretini. Io nel dubbio mi definisco un cantautore. (Faber)

La ricorrenza del decennale della morte di Fabrizio de André è stata per molti l’occasione per tornare a parlare della differenza tra cantautori e poeti. Nel Novecento, ma special-mente dagli anni Sessanta, si è af-fermata la figura del cantautore, tra i tanti De André, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Mark Knopfler. Un filo comune unisce questi protagonisti della musica e al tempo stesso della poesia: trattano di emarginazione, di povertà, della parte più diseredata della popolazione, che spesso è an-che quella più vera.Prendiamo Walk of life della band di Mark Knopfler dove il tema principa-le è la difficile vita di un cantante agli inizi della carriera o anche Blowin in the wind di Bob Dylan che mette a nudo temi difficili come la guerra o la difficoltà della vita. Anche Faber racconta di vecchi ubriachi che non sanno come trascorrere la giornata, di donne che si vendono per il pia-cere di amare, di un pescatore che aiuta il prossimo senza giudicarlo. In Another day in paradise Phil Collins narra di un incontro tra un senzatetto, un homeless, e qualcuno appartenen-te all’alta società che ignora e disde-

gna le richieste del vagabondo, anche quando prega Dio.L’evoluzione della canzonetta, basata su temi banali, nella canzone d’autore con testi poetici a tutti gli effetti si è verificata, infatti, in seguito a una crisi globale econo-mica e soprattutto morale. C’è stata la necessità di rac-contare la vita vera, fatta di fatiche e dif-ficoltà, superando i qualunquismi dei tempi semplicisti e privi di fondamen-ta, di brani composti da una melodia e da qualche parola messa lì tanto per riempire gli spazi vuoti.Non è pertanto il poeta che si è tra-sformato in musicista, bensì l’esatto contrario. Quindi, non ha senso scindere la parte musicale dalla parte letteraria per effettuare dei paragoni con altri poeti, poiché la canzone d’autore è formata da entrambe le componenti, che si ricercano a vicen-

da e danno un senso all’una e all’altra. Sarebbe come costruire una casa solo all’esterno, lasciando gli ambienti in-terni senza pavimenti, mura e arreda-mento. Verrebbe a mancare l’essenza stessa del concetto di casa, così come quella della canzone d’autore.Basta che ci immaginiamo La guerra di Piero senza la chitarra acustica, oppure Blowin in the wind senza l’armonica o, andando a scomodare i Pink Floyd, Wish you were here senza il sottofondo musicale della chi-tarra di David Gilmour. I testi stareb-bero in piedi, così come non cade la facciata di una casa senza stanze, ma non verrebbero sprigionate le stesse emozioni e sensazioni.Come sarebbe un bellissimo fiore senza il suo profumo, o il mare, tanto caro a Fabrizio, privato dellosciabordio delle onde, o un mondo senza Nutella?

MUSICA SENZA POESIA......UN MONDO SENZA NUTELLA

Simone

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 11

“Oddio ho mangiato un cioccolati-no” pensa la ragazza tornando a casa dopo un’uscita con le amiche. “Sta-sera, almeno mezz’ora di cyclette!”. E durante il tragitto, si ferma ad ogni vetrina per controllare se si notano i segni di quella sua piccola golosità nei fianchi o nella pancia. Si sa, i vetri dei negozi non sono precisamente gli specchi di un negozio di abbiglia-mento, però per lei è meglio pensare che siano le sue gambe ad essersi ingrossate piuttosto che i vetri a dare un riflesso imperfetto. Non si tratta di vanità, ma di un problema che, pur-troppo, caratterizza l’adolescenza e può degenerare in forme peggiori: il non accettarsi. Ogni piacere alimen-tare diventa un’ossessione, si vive nel continuo confronto con gli altri, ci si considera inferiori e si pensa che il modo per essere apprezzate sia avere una taglia sotto la 42. A volte le ragioni sono superficiali: “A me piace lui, lui però sta con lei, che mangia quanto vuole e non ingrassa un etto”; oppure: “Oggi sono anda-ta a prendere un paio di jeans ma la 42 non mi entrava nemmeno a

cospargermi di olio”. E finchè si au-mentano gli appuntamenti in palestra o si rinuncia a cibi calorici non neces-sari, ma si mantiene uno stile di vita equilibrato, il corpo non può che re-agire positivamente. Quando invece il non mangiare diventa un pensiero fisso, attorno al quale ruota tutto il

mondo, nutrirsi non sembra più in-dispensabile. Ecco che subentrano casi patologici gravi come l’anoressia. Essa nasce solitamente da conflittua-lità emotive e relazionali, ad esempio l’esclusione da un gruppo, un trauma personale, problemi in famiglia, man-canza di punti di riferimento. Questo non porta solo alla perdita vertigi-nosa di peso, ma anche a disturbi psicologici e psichiatrici che vanno curati mediante appositi programmi di guarigione, che possono durare anche parecchio tempo. Con questo non voglio essere stres-sante, però prima di intraprendere diete particolarmente rigide, è meglio pensare alle conseguenze che potreb-bero avere! Il mondo è bello perchè è vario, non ci sarebbe gusto a essere tutte uguali! Meglio un cioccolatino e una dose di allegria, che uno jogurt e il contanutrienti come migliore ami-co! Anche perchè, quando siamo in pace con noi stessi, siamo più radiosi e gli altri sono più stimolati a costrui-re rapporti con noi.

Chiara

Ci siamo messi in gioco e ce l’abbia-mo fatta!L’idea di partecipare al concorso ci è stata proposta dalle professoresse Nini e Tognoli, in seguito all’uscita guidata al forte Sertoli in località Ca-nali e abbiamo intrapreso con entu-siasmo questa nuova esperienza.Il concorso, bandito dalla Regione Lombardia –Direzione Generale Agri-coltura– e indirizzato alle scuole me-die inferiori e superiori, prevedeva la creazione di un menù per uno sporti-vo in una giornata dedicata all’attività fisica e la promozione di uno slogan che propagandasse sane abitudini di vita. Ci siamo orientati verso la rea-lizzazione di un video rap Un rap per un trek: brevi frasi ritmate, accompa-gnate da un susseguirsi di foto scatta-te in palestra e durante l’escursione al forte Sertoli. Non è stata un’impresa facile, soprattutto in palestra dove per una buona riuscita abbiamo do-

vuto ripetere più volte vari esercizi. Costruire tutti insieme una piramide umana richiede notevole forza fisica

e un buon equilibrio, quante cadute, quanti dolori! Ma anche tante risate e tanto divertimento assicurato!Nel video è stato inserito il menù con il quale abbiamo voluto valorizzare le risorse del territorio: pizzoccheri, bresaola, mele, miele e castagne. Il menù è stato realizzato tenendo con-to delle attività fisiche svolte, delle ca-lorie richieste e di alcune indicazioni generali: l’energia totale giornaliera e l’energia suddivisa secondo i tre principali nutrienti (carboidrati, lipidi e proteine).Tema principale il trekking, poiché la Valtellina offre numerose possibilità di escursioni di diverse difficoltà.Il premio verrà investito in nuove at-trezzature per la palestra dell’I.P.I.A.Ringraziamo l’alunno Sala Danna Davide il quale ci ha aiutati nella cre-azione del video

Silvia Martino

Taglia 42Quando mangiare diventa un incubo

UN GRANDE PASSO PER LE PROFESSIONALI1a O.S.S. vincitrice del concorso “ALIMENTA IL TUO MOVIMENTO”, vinti 3000€.

La classe 1̂ O.S.S.

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 12

Chissà quanti adolescenti, rapiti dalle attuali mode, avranno battuto i piedi in terra per ottenerne uno, infatti serve che siate mag-giorenni sennò ci vuole la firma di un vostro genito-re. Stiamo parlando del tatuaggio che per lungo tempo è stato considerato come un simbolo di margi-nalità e trasgressione (era usato per lo più da mari-nai, carcerati e prostitute) e quindi malvisto dalla socie-tà, ma oggi invece incontra un consenso diffuso, ed è stato rivalutato addirittura come forma d’arte.Ma sappiamo che origine ha questa pratica? E sotto quali occhi è visto dalle va-rie culture del mondo?Cominciamo con un dato tecnico, il significato del termine stesso: il vocabolo tatuaggio è di origine po-linesiana e deriva da tatu, che significa marcare con segni, scrivere (sul corpo).Questa pratica antichis-sima, usata persino nella preistoria, è nata come risposta del bisogno indi-vidualistico dell’uomo e dal desiderio di decorare il proprio corpo?La cultura del tatuaggio è nata e si è sviluppata quasi contemporaneamente in diversi parti del mondo, da diverse popolazioni primiti-ve, distanti tra loro. Le varie tribù gli attribuivano diversi significati e utilizzavano tecniche e strumenti diffe-renti, tuttavia nel tatuaggio si riscontrava più volte un significato magico come se fossero degli amuleti che allontanano gli spiriti maligni e gli animali feroci, propiziatorio (per le donne incinte), erano un segno di virilità per gli uomini e contraddistinguevano l’ap-partenenza degli individui alla tribù.

Anche i guerrieri Maori ri-tenevano elemento virile il tatuaggio e consideravano non attraente una donna che non avesse segni tatuati intorno alle labbra. Si tatua-vano principalmente il viso con complessi motivi dalla radice dei capelli al mento e da un orecchio all’altro. Erano tatuati anche l’addo-me e le gambe dalle cosce fino alle ginocchia.In India i tatuatori sono

quasi sempre ambulanti e tutto il loro materiale viene trasportato in una cassetta o in una scatola per scarpe, in cui portano anche tre o quattro tavole di disegni in-collate su cartone: vi sono rappresentazioni di divinità indù, disegni floreali, pavo-ni ed alcuni piccoli disegni tribali.Tuttavia la tecnica più af-fascinante (per la capacità di raggiungere livelli di raf-finatezza iconografica ed espressiva di gran lunga superiore a qualsiasi altra forma di tatuaggio), è sta-ta inventata in Giappone. Questa nuova forma di ta-tuaggio è definita horimo-no. Ciò nonostante fin dai tempi antichissimi si usava porre nelle tombe statuette d'argilla che presentavano chiaramente visibili dei ta-

tuaggi facciali.Di fronte ad un tatuaggio giapponese ci si rende subito conto della grande differenza concettuale che lo separa dal tatuaggio occidentale: infatti, mentre in occidente i tatuaggi sono disegni isolati incisi nella pelle in una parte qualsiasi del corpo, in Giappone è l'intero corpo ad essere decorato con un unico di-segno che ne segue e sot-

tolinea le linee anatomiche e le simmetrie.In Europa il tatuaggio era stato vietato dalla Chiesa Cattolica fin dal 787 d.C.(da Papa Adriano I, nel conci-lio di Nicea) ed era rimasto relegato ad alcuni santuari, dove i frati stessi, nonostan-te il veto papale, tatuavano croci o semplici segni ai fedeli come testimonianza del loro pellegrinaggio, e agli artigiani, che in quasi tutta Europa perpetuavano la tradizione di tatuarsi il simbolo del loro mestiere. Poi, affascinati dai tatuaggi degli uomini provenienti dall’oriente, questa moda venne adottata anche dagli europei.Ma è soprattutto nel Nord Africa che i tatuaggi man-tengono ancor oggi il loro valore magico, infatti più

che un valore estetico han-no lo scopo di prevenire e guarire le malattie. Uomini e donne si tatuano la mano di Fatima (la figlia minore di Maometto, che offre a chi la porta la sua protezione) sul viso, sul collo o su un braccio; una stella a cinque punte spaventa gli spiriti malvagi se viene disegnata con un unico tratto; le don-ne berbere si tatuano una croce sul calcagno per es-sere protette da inseguitori malintenzionati e un uc-cello stilizzato sulla tempia che protegge dal male. Al-cune zone particolarmente delicate del corpo come occhi, naso e parti intime vengono "protette" da pic-cole linee sottili, puntini e croci. In Egitto il tatuaggio di un pesce o di una palma (simbolo della vita) su un palmo della mano garan-tisce fecondità. Il tatuaggio di un serpente invece pro-tegge dalle ire del dio Sole. Spesso vengono fatti più tatuaggi per proteggersi dai diversi mali e pericoli. Soprattutto presso i Berbe-ri, viene usato come vera e propria terapia: con il tatuaggio curano tutti i tipi di rigonfiamento della cute. Per il mal di testa vengono fatti dei piccoli segni geo-metrici sulle tempie e sulla fronte.Insomma tantissimi di-segni, dai più stilizzati e semplici, ai più elaborati e complessi, tutti con un loro significato specifico. Spero di avervi affascinato con questo simbolismo e vi in-vito, se mai vorrete farvi un tatuaggio, (oltre che andare da uno specialista è ovvio) a scegliervi un simbolo o un disegno che vi piaccia davvero, non che segua la moda (che è passeggera), ma che vi rappresenti.

Alessandra Pozzi

Tatuaggi across the world

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 13

Ormai si sa, studiare non è l’attività prediletta dagli studenti, da sempre. Di conseguenza la scuola si fa in quattro per invogliarci nell’impresa: ad esempio ogni anno si occupa di trovare un lettore (o lettrice) stranie-ro che conosca bene l’inglese e che ci possa aiutare, in particolare per quanto riguarda la pronuncia e la comprensione dei testi. Solitamente noi ragazze non siamo particolarmente interessate, al contrario dei ragazzi che, appena apprendono che si tratta di una svedese o finlandese o polacca, partono con i trip mentali immaginando una bellissima ragazza che, ovviamente, sarà colpita dal loro notevole fascino. Quest’anno invece le tanto indifferenti studentesse sono state prese alla sprovvista: il lettore è un ragazzo e, per di più, madrelingua. Fin qui niente di strano, ma, col passare del tempo la curiosità si impadronisce di noi finchè tutte riescono a vederlo: ecco Paul. Ca-pelli neri, naso all’insù, sorrisone, con un cognome che si pronuncia come la marca degli omogeneizzati, cappotto nero e, in versione informale, giacca sporti-va e i-pod nelle orecchie. È normale che, dopo mesi che si vede la stessa gente, un ragazzo nuovo, più grande, tra l’altro per niente brutto, colpisca gli animi adolescenziali delle ragazze le quali, ancora prima di salutare l’amica alla mattina, le dicono: “Oggi la terza ora viene Paul nella mia classe!!”. Certo, capitava così i primi tempi..adesso ormai, è uno di famiglia!! Più o meno tutti hanno confidenza con lui, anche le bidelle sono più tranquille, non si aspettano strane richieste!Uno scambio equo però, perchè, mentre ci aiuta a migliorare i nostri rapporti con l’inglese, lui fa amici-zia con la nostra lingua, ed è strabuffo quando parla in italiano, sia perchè spesso coniuga i verbi a modo suo, sia per il suo accento anglosassone. Anche gra-zie alla sua simpatia, ha superato un po’ le barriere insegnante/alunni e ha stretto rapporti con molti ra-gazzi, infatti viene spesso invitato alle feste o a uscire la sera con loro. Per fortuna, così forse dell’Italia avrà tanti bei ricordi, oltre alla pizza!!

Chiara

PaulNon la solita lettrice

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 14

L’auditorium dell’arsenale della pace è un salone grandissimo con il pa-vimento rosso e le pareti gialle. tutti i giovani sono seduti per terra e sui muri sono appese le bandiere della pace, solo la struttura del soffitto rimanda all’originario impiego del locale: la costruzione di armi belliche. Siamo seduti per terra, tutti mischia-ti, vicino a me un gruppo di scout e dei giovani di Faenza. Questa sera sono una ragazza nigeriana della mia stessa età. So che nel mio paese la speranza di vita è di 39 anni, che devo vivere con circa un litro d’acqua al giorno e con meno di sei dollari. Ho una possibilità su tre di studiare. Intanto i ragazzi nati nei paesi ricchi

si alzano e vanno a sedersi alla tavola apparecchiata. Noi dei paesi poveri rimaniamo seduti per terra di fronte a loro. Questa sera c’è la cena dei popoli, mangeremo tutti assieme ma ogni paese secondo le proprie possi-bilità. I ragazzi dei paesi ricchi sono circa cento, ci guardano con un po’ di disagio mentre gli viene servito il riso, l’acqua in bottiglia, l’affettato e il pane. La Nigeria è povera e nel mio piatto di plastica ci sono solo undici chicchi di riso e tre piselli. Continuo a contarli e a giocarci, disegno una faccina che sorride per non guardare i piatti pieni di fronte a me. Quando il cibo dei paesi ricchi che avanza viene svuotato nella spazzatura avverto un

po’ di rabbia. Mi sento stupida perché so benissimo che si tratta di un gio-co, di una simulazione e che alla fine avrò comunque da mangiare tutto il riso che voglio. Ma più la serata va avanti più il senso di ingiustizia che provo cresce. Si alzano i paesi in guerra, le armi di cui hanno bisogno sono fornite dai paesi ricchi e sicco-me sarebbe uno spreco fare tornare una nave senza carico, vengono ba-rattate con la frutta. È una situazione paradossale e verrebbe da sorridere se solo non fosse lo specchio di ciò che avviene in tutto il mondo all’ora di cena. Sono passate le dieci di sera e quando mangio i miei undici chic-chi di riso e i miei tre piselli mi sento ancora più vuota di prima. Durante la cena abbiamo il permesso di fare quello che vogliamo quindi mi alzo e vado a cercare qualcosa sul tavolo dei paesi ricchi. Penso alla bambina nige-riana che non ha questa opportunità. i paesi ricchi si mostrano caritatevoli e gentili, Francia e Italia mi offrono pane e affettato, fanno fatica a man-giare con gli occhi di 400 persone che hanno fame puntati addosso. Alla fine la Nigeria mangia più dell’Italia, ma solo perché la Nigeria è mossa da ingiustizia, l’Italia da pietà. Ti viene da pensare alle cose che sprechi, quelle che butti via..Alla fine della serata Daniele ci chiede di vivere semplicemente, di ricordarci di questi 400 paesi senza cibo, quan-do mangiamo.

Nadi

Il Sermig d’estate è brezza all’ombra delle mura sassose, d’inverno riparo al caldo dei piccioli luoghi di rifles-sione ma in ogni istante sostegno per l’altro, trampolino per i giovani. Attraversando il grande portone di ingresso un senso di tranquillità ti raggiunge, tutto è alla tua misura, tut-to è famigliare. Non c’è niente che ti mette in ansia o in difficoltà, volti sor-ridenti e sguardi amici ti accolgono. Davanti a te puoi osservare le mura di un vecchio arsenale militare ricoperte da un velo di edera che sembrano do-nare uno sguardo nuovo. Sono tanti i giovani che da ogni parte d’Italia o anche del mondo scelgono di condividere un po’ del loro tempo dentro l’arsenale, che sembra quasi –permettetemelo– una piccola città con un auditorium, una chiesetta,

una scuola di restauro e tanto altro. Tutto si estende per 45.000 metri quadrati. Chi non vedi sono i poveri, le persone per cui lavori ogni giorno, ma sai che ci sono. Non li vedi perché sono protetti, accolti, accuditi e non esposti agli sguardi. E forse questo ti fa anche bene. Capisci che è giusto lavorare ma non sempre si possono avere delle gratificazioni immediate di quello che fai. L’unico ringraziamen-to, oltre a quello delle persone della fraternità, è la consapevolezza che il tuo modesto aiuto da speranza a qualcun altro.La giornata è scandita dall’alternarsi di diversi momenti, di lavoro al matti-no, come lo smistamento di vestiti, i giochi con i bambini del quartiere, le spedizioni umanitarie, la cucina. Poi ti trovi a riflettere, seduto con dei ra-

gazzi, su temi differenti: la mondialità, l'accoglienza, la storia degli arsenali. E' un momento che ti chiama ad apri-re le orecchie ed il cuore. Non è un ritiro ascetico né un campo di lavoro, ma è un'occasione per te per sentirti parte di un mondo, per allargare al-meno di un po' gli orizzonti. Questo è il Sermig, è insieme domande e risposte. Il Sermig ti interpella, ti parla, ti muo-ve, ti sveglia. Non è una pubblicità che ti stuzzica, né un film che ti lascia addolcito sul divano a fine serata, né un biscotto che ti lascia un buon gu-sto in bocca.Il Sermig ti tocca dentro, ti fa credere in te. Ti mette di fronte al mondo e te ne affida in mano un pezzetto. Si, un pezzetto che puoi cambiare!

Giulia

SermigCon i giovani per la pace!

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 15

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 16

Sono ricchi, sofisticati, viziati, amanti di feste, moda e lusso. Sono i protagonisti del nuovo telefilm cult Gossip Girl, sbar-cato da poco su Italia uno e già famosissimo negli USA. Ma cosa si nasconde dietro Gossip Girl e perché piace tanto? Basato sull'omonima collana di romanzi di Cecily von Ziegesar, Gossip Girl racconta le vicende di un gruppo di ragazzi dell'Up-per East Side, la zona più ricca di Manhattan. Gossip Girl è il nickname di una misteriosa blogger di cui nessuno conosce l'identità la quale pubblica ogni giorno sul suo blog tutte le noti-zie più piccanti riguardo le vite dei protagonisti della serie.Il telefilm è narrato attraverso gli occhi della blogger stessa che spia nelle vite dei personag-gi senza che nessuno conosca la sua identità, ma il suo blog riceve l'attenzione da parte di tutti, che sono informati delle varie news attraverso cellulare e pc. La serie inizia con Gossip Girl che annuncia il ritorno in città di Serena Van Der Woodsen (Blake Lively), la ragazza in per eccellenza a Manhattan, la quale, mesi prima, è partita improvvisa-mente senza dare spiegazioni ai suoi amici, compresa la sua migliore ami-

ca Blair Waldorf (Leighton Meester). Blair, cattiva ragazza dal cuore tenero, inizialmente ferita dalla partenza ina-spettata di Serena, realizza che grazie all’assenza dell’amica può diventare la vera leader della scuola: per la prima volta i riflettori sono sempre su di lei. Nonostante ciò, Blair dovrà combat-tere per avere la piena attenzione del suo storico fidanzato Nate Archibald

(Chace Crawford), il bello e dol-ce della situazione, in conflitto con la sua vita familiare a causa di suo padre. Ci penserà Chuck Bass (Ed Westwick), autentico figlio di papà e donnaiolo doc, a dare una scossa alla vita altri-menti noiosamente regolare e poco "in" del ragazzo.Quando Serena torna dal suo viaggio misterioso si ritrova abbandonata dal suo ex gruppo di amici; a tenderle una mano è invece Dan Humphrey, l'outsid-er per eccellenza, segretamente innamorato di lei da molti anni. Dan vive fuori dal lusso e dagli sfarzi dell'Upper East Side con suo padre, ex rock star e con sua sorella Jenny Humphrey (Taylor Momsen), quattordicen-ne in cerca di popolarità tra le ragazze della scuola. Cos’altro dire di questi ragazzi che vivono in hotel a 5 stelle quando mamma vuole ristruttu-rare casa, che trovano la droga di papà nella libreria e che sono

“costretti” a partecipare ogni setti-mana a un diverso party esclusivo?Tra litigi, tradimenti, amori e gelosie ogni puntata fa scoprire qualcosa di nuovo sulle vite decisamente mai no-iose di questi personaggi e sulla loro popolarità grazie a Gossip Girl.

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 17

La mente è l’elemento che ha distinto l’uomo dalle altre specie; l’abbiamo sfruttata in ogni modo, dal profitto al divertimento; e qual è il miglior diletto per la mente di noi giovani studenti? Ma certo, lo studio! La nostra memo-ria nasce dal complesso meccanismo del cervello e ci permette di ricordare i momenti belli e brutti della vita, sa-pere il momento giusto in cui arrivare ad un appuntamento o sapere come finì l’età di Pericle. Logicamente, ognuno ha una mente diversa, come qualcuno è impulsivo e qualcun’altro è calmo, anche la capacità di ricorda-re varia da persona a persona. Certe persone sono in grado di disegnare perfettamente ogni dettaglio di un paesaggio visto solo di sfuggita, re-citare l’intera Divina Commedia o saper risolvere un intricato cubo di Rubik ad occhi chiusi semplicemente ricordando la posizione dei colori. Esistono due tipi di memoria: quella a breve termine –MBT– che permet-te di ricordare pochi dati per piccoli periodi di tempo e quella a lungo termine –MLT– dove vengono me-morizzate informazioni che ci accom-pagnano per sempre. Dei dati che i nostri sensi inviano al cervello, assi-

miliamo solo una piccolissima parte: infatti, un quarto di tutte informazioni vengono subito scartate; dopo un’ul-teriore selezione nella MBT arriva solo la centesima parte degli stimoli ricevuti. Solo una piccola frazione di queste cognizioni resiste all’oblio e si stampa indelebilmente nella MLT. La memoria può essere potenziata sia con l’allenamento, sia aiutandola a catalogare le informazioni con un metodo di studio. Alcuni di questi propongono l’associazione di parole o frasi con delle imma-gini o dei luoghi: potremmo immaginarci la parola “mne-motecnica” scritta in grande sulla lavagna; oppure la potremmo suddividere nelle due parole che la formano: sapendo che il nostro discorso parla delle tecniche di memorizzazione, non avremo difficoltà nel ricordarci questa parola. Esistono anche complessi metodi che permettono di collegare il suono di determinate consonanti alle cifre, per trasformare le parole

in numeri. Allenate la vostra mente: non farete felici i vostri professori, ma anche voi stessi!

Scientifica...MENTE

Daniele Ambrosini

Orizzontali 1. Famosissimo compositore tedesco 2. Sinonimo di Allenatore 3. La nazione di Obama 5. Famosissimo social network 6. Quello bianco è usato per costruire letali bombe 9. La memoria del loro sterminio ricorre il 24 Aprile 11. Il nostro giornalino 14. Il miglior amico dell’uomo 15. In quella indiana, si è uno dopo l’altro 18. Sopra gli articoli 20. Piccolo roditore 22. Simbolo delle idee nei fumetti 23. Strumento per scrivere 24. Si usa sulla lavagna

Verticali 1. Il colore del mare 2. Si forma sui vecchi muri 4. Participio passato di storcere 5. L’arte di immortalare 7. Il mezzo dei ciclisti 8. La Brontë autrice di Cime Tempestose 10. Ci si gioca con un pallone ovale 12. Società a Restrizioni Limitate 13. Cherubino, creatura celeste 15. È così la Repubblica Svizzera 16. Tendenza, moda 17. Adesivo, mastice 19. Grande felino 21. Macchina per spingere i liquidi

Cruciverba

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Metasquola - Marzo 2009 - pagina 18

Venerdì 27 febbraio 2009, nella pisci-na comunale di Sondrio si sono svolti i campionati studenteschi di nuoto della provincia di Sondrio. La squadra del Pinchetti era com-posta da circa 20 alunni, una parte studenti del liceo scientifico, altri di ragioneria e altri di geometri, siamo così riusciti ad avere atleti per tutti gli stili. Tutti hanno “dato tutto”, è an-che per questo che alcuni di noi sono riusciti a vincere la propria gara qua-lificandosi per la fase regionale anche quando altre scuole sono riuscite a mettere in acqua atleti con maggiore esperienza, come l’Istituto Chiaven-nasco, specialmente in campo ma-schile. Purtroppo, non abbiamo fatto in tempo a ritirare le medaglie che ci spettavano perché siamo stati subito impegnati in un’altra gara: la corsa in stazione per non perdere il treno.

Eric

CAMPIONATI STUDENTESCHI DI NUOTOI pesciolini del Pinchetti sguazzano nelle medaglie

In data 12/02/2009 si è tenuta in località Palù di Chiesa Valmalenco una manifestazione provinciale di sci alpino di II grado. La gara era aperta a tutti gli studenti del biennio ma purtroppo vi hanno partecipato solo quattro studenti: Piani Federi-co, Biancotti Rudy, Pedrotti Michele e Baruffaldi Nicholas. Nonostante questo il Pinchetti si è comportato egregiamente arrivando 9o nella classifica degli istituti della provincia. La giornata era soleggiata e con una buona visibilità, mentre il tracciato non era impegnativo e non troppo lungo. Le condizioni della pista in-vece non erano ottimali per i ragazzi delle superiori che si sono trovati a partire con numeri alti, di conseguen-za la pista era segnata e a questo è dovuta la caduta di uno dei nostri sciatori. Gli altri tre sono arrivati in fondo classificandosi all’11o,42o e 44o posto, diciamo che i nostri studenti non hanno potuto effettuare il giro di ricognizione e quindi hanno fatto la gara “alla cieca”.

Rudi

Gara di sci in Valmalenco...senza troppo successo

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Lezioni di ballo Meglio di Sister Act

Belle, braveBis

Quando l’elevazione non è tutto

Netta superiorità femminile! :p

Quando non ci si rassegna al passare del temporassegna al passare

Balla che ti passa… e non dite che la pallavolo è uno sport per femminucce

CSI + AltavalleNate per distruggere