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Istituto Comprensivo Statale “Via Carotenuto 30”

Roma

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I cipressi

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Il cipresso di Leyland

Fogliame e cono del cipresso di Leyland

Regno: Plantae

Divisione: Pinophyta

Codice categoria: Pinopsida

Ordine: Pinales

Famiglia: Cupressaceae

Genere: Cupressus

Classificazione scientifica

GeneralitàQueste piante hanno uno sviluppo eretto, colonnare. Queste piante si sviluppano come conifere. Il Cipresso è di taglia grande, e può raggiungere i 30 m di altezza; in inverno assume una colorazione verde blu . Si tratta di piante sempreverdi, che quindi mantengono le foglie per tutto l'arco dell'anno.

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Il cipresso della CaliforniaGeneralità

Queste piante si sviluppano come conifere. Il Cipresso della California è di taglia piccola, e può raggiungere i 10 m di altezza; in primavera, estate, autunno, inverno assume una colorazione giallo verde. Si tratta di piante sempreverdi, che quindi mantengono le foglie per tutto l'arco dell'anno. Queste piante hanno sviluppo eretto; in basso mostrano in genere un fusto spoglio, mentre in alto si

allargano a formare la chioma.

EsposizioneQueste piante non temono il freddo in questo periodo dell'anno. Possono essere coltivate all’aperto. In clima particolarmente ventoso si consiglia di assicurare i giovani alberi a dei lunghi tutori solidi, in modo da evitare che il vento possa scalzare le giovani radici poco sviluppate; può capitare che gli esemplari di pochi anni temano il freddo intenso ed il vento..Coltiviamo Il Cipresso della California in luogo luminoso, con luce solare diretta.

TrattamentiGeneralmente in questo periodo dell'anno è consigliabile un trattamento preventivo con insetticida ad ampio spettro e con un fungicida sistemico, in modo da prevenire l'attacco da parte degli afidi e lo sviluppo di malattie fungine, spesso

favorite dal clima fresco e umido.

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La robinia

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La robiniaLa Robinia è presente in tutta la penisola dal piano fino ai 1000 m di altitudine.

La Robinia ha portamento eretto con chioma irregolare, aperta.

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La robinia

Le foglie della Robinia sono composte imparipennate, lunghe 15-20 cm, formate da 4-10 paia di foglioline lunghe 3-4 cm.

I frutti della Robinia sono baccelli lunghi 5-10 cm.

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La robiniaI fiori della Robinia, bianchi, a grappoli profumati compaiono in maggio-luglio.

La ricca fioritura fa della Robinia una specie di interesse non solo ornamentale, infatti i fiori sono anche melliferi.

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La robinia

La Robinia ha corteccia grigio-bruna, rugosa e scanalata. I rami sono dotati di spine robuste.

La Robinia è specie frugale che si adatta a qualsiasi terreno. Allo stato spontaneo tende a formare boschi puri, ma spesso si trovano individui sparsi

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Il gelso bianco

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Il gelso bianco

I gelsi appartengono alla Famiglia delle Moraceae, genere Morus.Il Gelso bianco (Morus alba L.) e' una specie originaria dell'Asia centrale e orientale.Albero alto fino a 15 m, e' stato importato in Europa con il baco da seta che e' ghiotto delle sue foglie.Fino a meta' del '900 ha avuto un'enorme diffusione; poi, con l'affermarsi delle fibre sintetiche, l'allevamento del baco da seta e' andato scomparendo e con esso anche il gelso bianco. Chioma densa, con foglie verde scuro e lucide superiormente, piu' chiare inferiormente.I fiori sono unisessuali (pianta monoica), raramente bisessuali, quelli maschili sono disposti in spighe cilindriche di 2-4 cm, peduncolate, quelli femminili in glomeruli ovoidali. nascono presso l'ascella della foglia in aprile. Il frutto e' carnoso color giallastro bianco con sapore dolciastro (con una punta acidula) , matura in giugno luglio.Il Gelso nero (Morus nigra L.) e' molto simile alla specie precedente. Originaria dell'Asia Minore e Iran, introdotto in Europa probabilmente nel Cinquecento. Ha foglie piu' piccole e produce frutti nero-violoacei e piu' saporiti.

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Il gelso bianco

Gelso biancoAttualmente è pochissimo usato come pianta da frutto dato il sapore poco gradito (dolciastro con una punta di acidulo). I frutti venivano considerati lassativi. Per l'elevato contenuto di zuccheri (22%) diverse popolazioni asiatiche li utilizzavano come edulcoranti, sia freschi sia secchi, ridotti in farina. Per fermentazione e' possibile ricavare una bevanda alcolica; i legno era usato per fare attrezzi e piccoli lavori di intarsio. L'uso del gelso bianco era legato all'allevamento del baco da seta.

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L’olivo

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L’olivo

DIFFUSIONE GEOGRAFICA DELL’OLIVO

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L’olivoPianta

L'olivo (Olea europea) è una pianta con longevità ultrasecolare, ha foglie persistenti e, allo stato selvatico, comincia a fruttificare dopo un lungo periodo giovanile conservando per molti anni una buona produzione; presenta foglie lanceolate lunghe in media da 5 a 8 centimetri, verdi nella parte superiore,grigio argento nella parte inferiore, per la presenza di numerosi peli che la proteggono da eccessiva traspirazione, con durata media di circa 2 anni.

Radici

L'apparato radicale è alquanto esteso e molto superficiale, costituito principalmente da radici avventizie che si espandono lateralmente e superficialmente; nell'albero adulto la zona del colletto (punto di intersezione tra fusto e radice) risulta ingrossata ed ampia (prende il nome di "pedale" o di "ceppaia" o di "ciocco") ed è caratterizzata dalla presenza di formazioni più o meno sferiche, dai quali facilmente si sviluppano dei germogli (polloni); se la base di un pollone risulta interrata, emette con facilità radici, dando luogo al "pollone radicato".

Tronco

Il tronco, grigio-verde e liscio fino al decimo anno circa, poi nodoso, scabro con solchi profondi e contorto ed assume colore scuro, è più o meno lungo a seconda della forma di allevamento scelta; piante ultrasecolari possono raggiungere dimensioni ragguardevoli, sia in altezza che in larghezza. Sul tronco sono inserite le branche che recano i rami; su questi nascono i germogli che sono le ramificazioni che si sviluppano nell'annata.

Germogli

I germogli che nascono sul dorso dei rami e branche e crescono rapidi e vigorosi sono detti succhioni.

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L’olivoI NUMERI DELL'OLIVO:

Olivo: Dicotiledone, famiglia Oleacee, genere Olea, specie Olea Europaea sativa D.C. o Olea EuropaeaArea di crescita: zone temperate tra 30° e 45° parallelo nord e sudProduzione di un albero: da 15 a 40 Kg. di Olive - da 3 a 8 Kg. di Olio (resa del 20%)Olivi nel mondo: 800 milioni di piante su 9.500.000 ettari Olivi nel Mediterraneo: 700 milioni di piante su 9.000.000 ettari Produzione mondiale di Olive: 7.900.000 Ton. ( 7.200.000 da Olio - 700.000 da Mensa ) Produzione italiana Olio: 450.000 Ton.Produzione mondiale di Olio: 1.500.000 Ton. Olio prodotto nel Mediterraneo: 1.450.000 Ton. nel 1995 (circa il 95% della prod. mondiale

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L’olivoCICLO DELLA PIANTA

da 0 a 7 anni installazione improduttiva: a metà anni si effettua l'innesto, a 5 il trapianto a dimora

da 7 a circa 30 anni

crescita con aumento continuo della produttività; piante ben coltivate iniziano a produrre verso i 3 - 5 anni dalla messa a dimora in campo;

da 35 a 150 anni maturità e piena produzione;

oltre i 150 anni inizio dell'invecchiamento con produttività notevole per secoli e talvolta millenni.

FRUTTIFICAZIONE

L'alternanza biennale della fruttificazione, cioè la produzione di olive, dipende da fattori collegati allo sviluppo annuale della pianta, fattori sia nutrizionali che agronomici (irrigazione, potature, raccolta); una maggiore carica di frutti avviene con minor accrescimento di germogli e quindi minor fruttificazione nell'anno successivo.

anno di carica buona produzione, ridotta attività vegetativa

anno di scarica bassa produzione, elevata attività vegetativa

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L’olivoPRIMO ANNO del periodo biennale

primavera accrescimento dei germogli

estate induzione fiorale

autunno differenziazione fiorale

inverno riposo

SECONDO ANNO del periodo biennale

primavera fioritura, impollinazione, fecondazione

estate accrescimento del frutto, indurimento del nocciolo

autunno accrescimento, indurimento, maturazione

inverno maturazione

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Il nespolo

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Il nespolo

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Il Nespolo e' originario, secondo recenti studi, dell'areale caucasico, ma anche con primi nuclei di diffusione in Iran, in turchia fino rinselvatichita negli incolti.Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae.Molto resistente al freddo invernale, si spinge fino ai mille metri di quota. La sua diffusione fu favorita moltissimo dai romani e prese a tal punto piede in Germania che al momento di classificarla Linneo, sospettandone una sua origine in quest'area, lo chiamo' Mespilus germanica.Albero di modeste dimensioni, raggiunge al massimo i cinque metri d'altezza, ma solitamente ha uno sviluppo ben piu' modesto.Il portamento e' irregolare, con una certa tendenza dei rami a ricadere nei soggetti invecchiati. Nei soggetti selvatici i giovani rami possono essere spinosi. La corteccia dei rami da marrone scuro diventa chiara e poi, come sul tronco, grigia. Le foglie, grandi, hanno margine intero e sono dentellate solo all'apice. Hanno forma ovale, picciolo molto corto, e sono piu' frequenti nella parte distale dei rami. Inizialmente opache per la presenza di una leggera peluria che resta solo sulla pagina inferiore, divengono in autunno di uno splendido colore ramato.I fiori, a maggio, si aprono al vertice dei rametti fruttiferi, sono grandi e isolati, di colore bianco con cinque petali e portano entrambe i sessi. Pianta autofertile, il Nespolo ha un'elevata percentuale di allegagione. Il frutto, la nespola, e' un falso frutto dato dall'ingrossamento del ricettacolo attorno ai frutti veri e propri. Di forma riconoscibilissima, tondeggiante, con un'ampia depressione apicale, coronata da residui del calice, ha un corto peduncolo e una resistente buccia che per grana, colore e consistenza ricorda il cuoio. Si semi sono in numero di cinque, duri e legnosi.

Il nespolo

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PRODUZIONI

Ogni pianta fornisce 30 kg, per un produzione complessiva di 200 qli/ha. Il momento migliore per la raccolta è quando il frutto assume la colorazione tipica della cultivar (giallo, giallo-oro, giallo-arancione) che varia in funzione degli ambienti da fine aprile ai primi di giugno. Il frutto è molto delicato, pertanto è necessario utilizzare cesti imbottiti o confezionare i frutti direttamente in campo. Fin dalla sua introduzione in Europa, avvenuta nel XVIII secolo dal lontano Giappone, questa specie è stata e viene ancora oggi impiegata a scopo ornamentale e paesaggistico; a partire dal XIX secolo, grazie alla selezione realizzata dagli agricoltori, le varietà con frutti più grossi, sono state utilizzate anche per l'alimentazione. I frutti, che generalmente vengono consumati freschi, risultano caratterizzati da polpa fondente, agro-dolce, profumata e rinfrescante. Possono essere inoltre utilizzati per la produzione di prodotti trasformati quali marmellate, succhi, sciroppate, bevande alcoliche. Le foglie in diversi Paesi vengono utilizzate per curare malattie della pelle ed il diabete. Il miele di nespolo del Giappone è particolarmente apprezzato in Sicilia e ad Alicante (Spagna).

AVVERSITA’

Il nespolo del Giappone e' molto sensibile alla "ticchiolatura" e all' "antracnosi"; è attaccato dalle cocciniglie e dagli afidi.

Il nespolo

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Il ciliegio

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Il ciliegio (Prunus

avium)Descrizione

Il ciliegio è una pianta di origini asiatiche, diffusa in Europa fin dai tempi antichi. Esso si può dividere essenzialmente in due specie diverse: il ciliegio a frutto dolce (avium), molto diffuso in Italia, con portamento assurgente, e il cerasus, il Ciliegio a frutto acido, (l’amarena), più cespuglioso e pollonifero, diffuso più nel nord Europa.

Frutti di Ciliegio dolce e di Ciliegio amarena

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Il ciliegioIl Ciliegio dolce a sua volta si distingue in due categorie: le duracine e le tenerine.Le duracine, dette anche duroni, sono piante di notevole sviluppo che possono raggiungere anche i 20 m d'altezza, mentre le tenerine sono piante di dimensioni più ridotte e con una crescita più lenta. Hanno entrambe foglie grandi e ovali, i fiori sono generalmente bianchi. Nelle duracine, i frutti hanno la polpa dura e croccante che può essere, secondo la varietà, bianca, rossa o nerastra. Le tenerine invece hanno la polpa molle e molto succosa solitamente rossa o nera.

Ramo di Ciliegio dolce in fiore

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Il ciliegio

Il Ciliegio acido si distingue anche per altri caratteri in tre diverse categorie: le amarene, le visciole e le marasche. Le amarene sono piante di scarso sviluppo con rami pendenti e foglie piccole, i frutti sono di color rosso intenso con polpa e succo sono invece chiari. Le amarene sono usate per la produzione di succhi e sciroppi. Le visciole hanno i rami dritti con foglie molto grandi, i frutti sono di color rosso brillante come la polpa e il succo, hanno sapore dolciastro perciò sono utilizzate anche per il consumo fresco e per produrre marmellate. Infine le marasche che sono piante di taglia piccola come anche le foglie e i frutti, i quali sono usati dall'industria per la produzione di liquori.

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Il pino marittimo

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Il pino marittimo

(Pinus pinaster)Il pino marittimo (Pinus pinaster),Aiton 1789, è un albero sempreverde delle Pinaceae che trova il suo ambiente ideale vicino alle coste del Mar Mediterraneo.

In Italia il Pino marittimo è più frequente sui litorali tirrenici. I boschi più importanti si trovano in Liguria e Toscana. In altre zone, come nell'alto litorale adriatico, è stato introdotto soprattutto nei rimboschimenti.

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Il pino marittimo

(Pinus pinaster)PORTAMENTO

Il Pino marittimo può raggiungere i 30 m, ma di solito è più basso (circa 20 m). Il fusto è diritto o curvato a sciabola con chioma giovanile conico-piramidale ed espansa-ovoidale nella maturità, con i rami che salgono curvi verso l'alto, nelle piante adulte diventa più appiattita e densa.

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Il pino marittimo

(Pinus pinaster)

La corteccia del Pino marittimo è di colore grigio-chiara nelle piante giovani e bruno-rossastra in quelle adulte, spessa e profondamente fessurata.

Aghiformi, lunghe 12-25 cm da adulte in gruppi di due (o, raramente, tre). Sono verdi chiare e talvolta tendenti al glauco, molto rigide e spesse circa 2 mm, cone margini leggermente dentallati e stomi su tutti i lati disposti in linea.

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I coni del Pino marittimo sono riuniti a gruppi di 2-4. Producono dei semi

piccoli e neri con una lunga ala..u

Il pino marittimo

(Pinus pinaster)Le infiorescenze maschili del Pino marittimo, di color giallo-oro, compaiono a fine maggio.

I coni del Pino marittimo sono riuniti a gruppi di 2-4. Producono dei semi piccoli e neri con una lunga alla a “u”.

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Il pino marittimo

(Pinus pinaster)E' un elegante albero scuro con aghi coriacei, rigidi e pungenti, raccolti in gruppi di due, di colore verde scuro, lunghi 10-15 cm.I rametti e le gemme sono glabre di colore bruno pallido, che diventano bruno-rossiccio. Le gemme non sono resinose.I coni maschili, raccolti in gruppi numerosi, sono di breve durata. I coni femminili sono i più grandi fra quelli di tutte le specie europee e possono raggiungere i 22 centimetri di lunghezza. I semi sono piccoli, neri, opachi, dotati di una lunga ala. Anche i coni femminili sono a gruppi e rimangono sull'albero per più anni prima di aprirsi.

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Il pino marittimo

(Pinus pinaster)HABITAT

E’ una specie originaria del bacino mediterraneo occidentale, mentre nel bacino adriatico è stata diffusa artificialmente nei rimboschimenti.E’ naturalizzato anche sulle coste atlantiche. Viene largamente piantato sui terreni poveri e aridi e sulle dune sabbiose come riparo, per la conservazione del suolo o per il legname. E’ una specie che resiste bene ai venti marini e, a differenza del Pino domestico, risale i rilievi volti verso il mare fino a 1500 m di altitudine.

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Il pino marittimo

(Pinus pinaster)IMPIEGHI

La resina, prodotto molto importante, si ottiene incidendo nel tronco solchi diagonali poco profondi, entro i quali trasuda. Periodicamente si praticano nuove incisioni. Dopo quattro o cinque anni si lascia all'albero un periodo di riposo. Dalla resina si ottiene la "trementina francese" che si usa come solvente per vernici, linoleum e sapone.Il legno è duro, pesante, resistente ma non molto pregiato. Serve per pavimenti, palificazioni e come pasta da carta.L'albero è utile anche per stabilizzare le dune costiere e i terreni sabbiosi, a scopo ornamentale e per le alberature stradali.

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Il leccio

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Il leccio (Quercus ilex)

Classificazione, origine e diffusione

Divisione: SpermatophytaSottodivisione: AngiospermaeClasse: DicotyledonesFamiglia: Fagaceae

Diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. Specie termofila caratteristica dellaMacchia mediterranea, si trova dal livello del mare fino a 600 m. (anche più inalto nel Sud Italia). E’ una delle querce sempreverdi. Molto longevo, può rag-giungere i mille anni.

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Il leccio (Quercus ilex)

Caratteristiche generali

Dimensionamento e portamentoAlto fino a 25 metri, con chioma densa, sempreverde, molto scura.

Tronco e cortecciaTronco diritto e robusto con corteccia rugosa grigio brunastra, screpolata inplacchette subrettangolari.

FogliePersistenti, coriacee, variano molto nella forma e nelle dimensioni. Sono lungheal massimo 7 cm, con breve picciolo; lamina superiore glabra, verde scuro elucida; inferiore tomentosa, grigiastra con nervature rilevate.

Strutture riproduttiveI fiori maschili sono disposti in glomeruli che formano amenti filiformi, mentre quelli femminili, con breve peduncolo, si trovano sui rami soli o in gruppi di 2-3.La ghianda è lunga fino a 3 cm e presenta una cupola grigio chiaro con squametteappressate.

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Il leccio (Quercus ilex)

Il leccio ha chioma densa e tondeggiante e tronco poco slanciato, ricoperto da corteccia grigia, dapprima liscia e quindi minutamente screpolata.

Il legno è molto duro e compatto, tra i più pesanti dei nostri climi, ha potere calorifero elevato ed il suo carbone si mantiene a lungo incandescente. È caratterizzato da una forte percentuale di tannino, tanto che la sua corteccia era ricercata per la concia.

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Le foglie, che persistono sui rami per tre-quattro anni, sono differenti tra loro anche sulla stessa pianta, coriacee, lucide superiormente e abbondantemente pelose sulla pagina inferiore, con margine intero oppure denticolato e spinoso.

Il leccio (Quercus ilex)

Fiorisce in maggio e i fiori maschili e femminili sono presenti sulla stessa pianta. I primi formano amenti penduli; i secondi sono isolati o riuniti a due a due all’interno di un calice

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Il leccio (Quercus ilex)

I frutti sono ghiande ovoidali, talvolta terminanti in un prolungamento appuntito chiamato mucrone; per un terzo o metà della loro lunghezza sono protetti da una “cupola” foggiata a ciotola, formata da piccole squame grigio-chiare, pelose, appressate le une alle altre.

Il leccio, specie xerofila per eccellenza (vale a dire amante del secco) è solito insediarsi nelle fessure delle rocce strapiombanti; è indifferente al substrato roccioso.

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Il leccio (Quercus ilex)

Nell'area mediterranea il leccio può essere alto fino a 28 m e formare boschi

Quercus ilex subsp. RotundifoliaNativa nell'area che va dal sud della penisola iberica al nordest dell'Africa. Foglie rade; ghiande lunghe 2.5 cm, dal sapore dolce.

Quercus ilex subsp. ilex.Nativa nell'area che va dal nord della penisola iberica all'Est della Francia fino alla Grecia. Foglie assai vicine; ghiande lunghe 2 cm, dal sapore amaro.

Esistono due sottospecie di leccio:

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Il rosmarino

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La tuia

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La tuia(Thuja Cupressaceae)

GeneralitàGenere costituito da una decina di conifere sempreverdi, originarie dell'Asia, dell'Europa e dell'America settentrionale. E' un albero a crescita abbastanza rapida e può raggiungere i 10-15 metri di altezza; il fusto eretto porta una chioma piramidale o allungata, a forma di fiamma; la corteccia è color bruno-arancio, negli esemplari di alcuni anni tende a rompersi in scaglie che lasciano profonde rugosità sulla superficie. Le foglie sono piccole, molto fitte, a forma di scaglie, molto simili a quelle del cipresso; sono di colore verde scuro intenso, in alcune specie divengono giallastre in inverno. La pianta produce piccole pigne tondeggianti, divise in settori piatti, al centro di ognuno dei quali è presente una protuberanza appuntita; sono di colore nero-blu, o verde chiaro, leggermente pruinose, prima di rompersi per liberare i piccoli semi divengono marroni. Queste conifere vengono molto utilizzate nei giardini, sia come esemplari singoli, sia per formare siepi impenetrabili. Esistono numerose cultivar, anche a sviluppo nano.

EsposizionePorre a dimora in luogo soleggiato; questi alberi possono sopportare senza problemi anche l'ombra anche se si sviluppano meglio se possono godere di almeno 3-4 ore di sole diretto al giorno. Le tuie non sono molto adatte nelle città vicine al mare, poichè non sopportano l'aria salmastra. Non temono il freddo. Gli esemplari giovani necessitano di essere annaffiati regolarmente, mentre gli alberi adulti in genere si accontentano delle piogge, potendo sopportare senza problemi periodi anche lunghi di siccità.

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La tuia(Thuja Cupressaceae)

Parassiti e malattieTeme l'attacco di acari e afidi, abbastanza difficili da debellare vista la particolare forma delle foglie. Le tuie temono anche il colpo di fuoco batterico, come molte altre cupressacee, che si cura con difficoltà, si manifesta con macchie giallastre di parte della chioma, che divengono progressivamente marroni per poi perdere completamente le foglie.

In genere la moltiplicazione della tuia avviene per seme, in primavera, oppure per talea semilegnosa, in autunno o in primavera.

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La tuia(Thuja Cupressaceae)

USO

Vengono utilizzate nei giardini per siepi e macchie isolate

METODI DI COLTIVAZIONE

Richiedono esposizione a medio-sole, terreno acido, sporadiche concimazioni organiche, non gradiscono interventi drastici di potatura. Si moltiplicano per talea, margotta o con la semina.

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La tuia(Thuja Cupressaceae)

FAMIGLIACupressacea. ORIGINE E DISTRIBUZIONEL'occidentalis abita il sud-est del Canada e il nord-est degli Stati Uniti dalla Nuova Scozia fino al nord della Carolina. L'orientalis è originaria della Manciuria e della Corea. PORTAMENTOE' un albero alto circa 18-20 m. con chioma piramidale da giovane, poi irregolare: fusto spesso, suddiviso in due o tre alla base, con rami orizzontali incurvati verso l'apice e rametti pendule.FOGLIELe foglie verde opaco nella pagina superiore e verde giallastro in quella inferiore, sono piccole, squamiformi, sovrapposte e persistenti. Il fogliame, compatto, emana odore aromatico per la presenza di un olio velenoso che ha azione abortiva. FRUTTIGli strobili, ovoidi, spesso raggruppati in un certo numero, sono formati da 5-6 paia di squame non mucronate di cui 2 fertili. Si riproduce attraverso i semi che sono alati. USIIl legno, tenero e leggero, è adoperato per costruzioni e per estrazione dell'olio di cedro, usato e scopo medicinale. PROPAGAZIONEper seme; si moltiplica anche per talea. Ambiente di coltura: si adatta a crescere su terreni diversi, meglio se calcarei, e resiste bene alla siccità, alle basse temperature, all'inquinamento.ORIGINE DEL NOMEsembra derivi dai greco "thyon" o "thia", albero produttore di resina o incenso, in quanto la resina veniva bruciata come incenso durante le cerimonie religiose. La tuia orientalis prende anche il nome di albero della vita dal greco "bios" vita e serviva a curare lo scorbuto.

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Il calycanthus

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Il Calycanthu

s(Calicanto-Calycanthaceae )

nome botanico:Calycanthusfamiglia:Calycanthaceaebreve descrizione:Pianta arbustiva da coltivare principalmente in esterni. Si possono anche coltivare in vaso. genere di 4 specie di piante arbustive, rustiche, fiorifere, affini al genere Chimonanthus. Il Calycanthus Floridus raggiunge l'altezza di 2.5 metri, è un'arbusto a chioma tondeggiante, con foglie grandi, ovali o ellittiche, acuminate all'apice dei rami, più chiare e pelose sulla pagina inferiore. Il C. Fertilis possiede foglie lucide e fiori marrone - rossiccio che sbocciano durante l'estate. Il C. occidentalis possiede foglie ovali, rugose, appuntite e fiori molto grandi e rossi che sbocciano in gruppi di 3 durante il periodo estivo.durata:Perenneperiodo di fioritura:Pianta caratterizzata da fiori piuttosto grandi e leggermente profumati, di colore rosso.area di origine:America del nordclima:Temperato / Mediterraneouso:La coltivazione puo'avvenire sia in piena terra che in vaso come pianta da terrazzo e balconeaccorgimenti e cure esposizione e luminosità:Se coltivata in esterno gradisce il pieno sole, se in interno, vuole molta luce. Si consiglia, se possibile dopo qualche anno di trapiantare la pianta in aiuola o giardino.temperatura:Pianta resistente sia al caldo che al freddo.substrato:Utilizzare substrato fertile e ben drenato In vaso mix di: prevalenza terra, torba e un po' di sabbia.irrigazione:Abbondante in estate. Mantenere l'umidità del terreno elevata, evitando ristagni d'acqua.concimazione:Utilizzare concime complesso ternariopropagazione:Tramite talea o semina ad inizio autunno. Si semina in autunno in una composta di semi contenente torba e sabbia in parti uguali; appena le piantine sono maneggiabili si devono invasare singolarmente. Si può effettuare anche il distacco dei polloni in primavera, ripiantandoli direttamente a dimora.rinvaso:Se coltivata in vaso dopo circa 3 anni spostarla in piena terra.potatura:Non richiede cure particolariavversità:Non si segnalano malattie o parassiti particolari. Raramente possiamo osservare delle lesioni sui rami, in questo caso, possiamo eliminare le parti di pianta danneggiate e trattare con prodotti specifici a base di rame.piccoli consigli:Il calycanthus può raggiungere fino a 3,5 mt. di altezza. Sia per la coltivazione in interni che in esterni esporre la pianta il più possibile al riparo da correnti d'aria Necessita di essere annaffiata frequentemente, facendo però attenzione a non lasciare che si formino ristagni d'acqua. Se secchiamo e stropicciamo le foglie possiamo apprezzarne un gradevole aroma.

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Il Calycanthu

s(Calicanto-Calycanthaceae )

Generalità

Il genere Calicanto comprende quattro specie di alberi e arbusti, decidui, rustici, coltivati prevalentemente per i fiori appariscenti ed assai profumati.  Si tratta di piante rustiche, resistenti al freddo, che non necessitano di particolari cure.  Crescono meglio in terreni ricchi e ben drenati.  Prediligono posizioni soleggiate, ben ventilate, possibilmente protette dai venti freddi invernali.

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Il Calycanthu

s(Calicanto-Calycanthaceae )

Parassiti

l parassita più frequente è l'afide, insetto che attacca tutte le specie ricordate. Possono essere anche colpiti dal ragnetto rosso o dalla cocciniglia. 

Moltiplicazione

La tecnica che garantisce i migliori risultati è senz'altro quella per pollone, che si effettua staccando durante il periodo primaverile dalla base della pianta dei polloni che si mettono direttamente a dimora in piena terra. Altra modalità di moltiplicazione è quella da seme: si procede alla fine dell'estate, seminando in un substrato composto da torba e sabbia in parti uguali. Prima di seminare si consiglia di immergere i semi per qualche minuto in acqua calda e poi in acqua fredda per circa 12 ore. Una volta che le piantine saranno cresciute circa 5-10 cm si ripicchettano in vasi del diametro 12 o direttamente in terra piena all'aperto.

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Il fico

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Il fico(Ficus carica L. )

GENERALITA’

Il Fico è un frutto originario dell'Asia occidentale, introdotto da tempo immemorabile nell'area mediterranea. In Italia è presente sia in forma specializzata che consociata, soprattutto in Puglia, Campania e Calabria.Appartiene alla famiglia delle Moraceae, genere Ficus, specie: Ficus carica L., di cui esistono due subspecie: Ficus carica sativa (fico domestico) e Ficus carica caprificus (caprifico o selvatico).E' una pianta molto resistente alla siccità e vegeta nelle regioni della vite, dell'olivo e degli agrumi. Non resiste a -10°C; teme i ristagni idrici e ama i terreni freschi, profondi e ben dotati di sostanza organica.Il fico domestico è caratterizzato da un apparato radicale molto espanso e superficiale, tronco robusto, con corteccia liscia grigiastra, che può raggiungere gli 8 metri di altezza, rami deboli, con gemme terminali di forma appuntita portanti foglie tri-pentalobate, rugose. All'ascella di quelle poste all'apice del ramo sono inserite le gemme a fiore che, schiudendosi, danno origine a un'infiorescenza, detta siconio, formata da un ricettacolo carnoso, al cui interno sono inseriti solo fiori unisessuali, provvista di un foro, detto ostiolo, in posizione opposta rispetto all'inserzione del ramo. Il fico domestico presenta solo fiori femminili longistili e produce due tipi di frutti: - fioroni o fichi primaticci: si formano in autunno, maturano nella tarda primavera dell'anno successivo e presentano fiori femminili sterili; - fichi veri: si formano in primavera, maturano a fine estate dello stesso anno e portano fiori femminili fertili o sterili a seconda della varietà.La formazione del frutto può avvenire sia per partenocarpia che mediante fecondazione; in quest'ultimo caso la fecondazione, detta  "caprificazione", è assicurata dall'imenottero Blastophaga psenes. Nel caprifico, invece, sono presenti sia fiori maschili che femminili e, a seconda del periodo, si possono formare:- mamme (prodotti nel periodo invernale con solo fiori femminili abortiti;- profichi (prodotti in primavera con fiori femminili abortiti e fiori maschili in prossimità dell'ostiolo);- mammoni (presentano all'interno fiori femminili sterili e fertili oltre a quelli maschili).-Gli acheni, cioè i veri frutti, sono riuniti in un siconio carnoso. Il comune frutto edule è il siconio delle sole cultivar

femminili. La forma è variabile, da sferico appiattita  a piriforme-allungata. Il colore della buccia è bianco-verdastro e nero.

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Il fico( Ficus carica)

MORFOLOGIA

Può raggiungere altezze di 4-8 m, ha il tronco corto e ramoso con una liscia corteccia grigio-cenerino, rami deboli ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame brunastre; le foglie sono grandi, scabre, oblunghe, lobate grossolanamente dentate; fiori piccolissimi racchiusi in una infiorescenza carnosa, piriforme, ricca di zuccheri con una piccola apertura apicale per consentire l'entrata degli imenotteri pronubi; i frutti sono dei piccoli.Presenta due forme botaniche, comunemente note come fico e caprifico, la prima fornisce i ricettacoli delle infiorescenze (siconi) che con il perigonio dei singoli fiori ivi contenuti, vengono consumati e commercializzati freschi o essiccati; la seconda forma, il caprifico, fornisce il polline e l'insetto pronubo (Blastophaga psenes), i fiori diclini, con perianzio di 4 parti, gli staminiferi peduncolati hanno generalmente 2 stami, i pistilliferi monocarpellari che contengono un solo ovulo nell'ovario, sono longistili e provvisti di papille stimmatiche nel fico, mentre sono brevistili e senza papille nel caprifico. Dai semi del caprifico si ottengono piante sia di fico che di caprifico.

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Il fico( Ficus carica)

Nel fico comune abbiamo due tipi di ricettacolo: i fioroni o fichi fioroni che maturano alla fine della primavera o all'inizio dell'estate; e i forniti, veri fichi o pedagnuoli che maturano alla fine dell'estate, all'ascella delle foglie sui brevi rametti primaverili, su questi stessi rametti si formano contestualmente nuovi ricettacoli che si svilupperanno nella primavera successiva come fioroni. A volte se la stagione si presenta particolarmente favorevole, la pianta riesce a portare a maturazione in autunno una terza generazione di siconi detti volgarmente cimaruoli.Il caprifico sviluppa tre tipi di siconi: i profichi ( o anche fioroni); i mammoni o forniti e le mamme o cratiri.L'impollinazione con la Blastophaga psenes, ottenuta appendendo dei siconi caprificati sul fico comune, pur accelerando la maturazione e aumentando la dimensione dei siconi eduli, comporta una colorazione rossastra della polpa con un'aumento del numero e della consistenza degli acheni; per questo motivo nell'industria dei fichi secchi si tende ad utilizzare varietà partenocarpiche che mantengono una polpa chiara.

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La roverella

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La roverella

( Quercus pubescens)Famiglia: Fagacee

Habitat: L'areale comprende l'Europa centromeridionale e orientale, dai Pirenei all'Asia Minore; è comune negli ambienti collinari e montano inferiore

Fusto: Altezza 20 m. Chioma globosa, emisferica in esemplari adulti. Tronco sinuoso eretto; ramuli pelosi; corteccia grigio-scura, fessurata in piccole placche ruvide. Fogliame deciduo; le foglie secche persistono sull'albero durante l'inverno

Foglie: Semplici, obovato-lobate di 5-10 cm, pubescenti soprattutto da giovani,; parte basale della lamina spiovente e stretta a cuneo; picciolo breve e peloso; inserzione alterna

Fiori: Infiorescenze unisessuali; quelle maschili in amenti penduli lunghi 5 cm circa, colore verde-giallastro; quelle femminili solitarie, a piccoli gruppi terminali o posti lungo il ramo dell'ascella delle foglie in modo sessile o su un piccolissimo peduncolo; fioritura da aprile a maggio

Frutti: Ghiande ovali allungate di 2 cm, con cupola che le ricopre fino a metà

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La roverella

( Quercus pubescens)Il nome indica la minor taglia della pianta rispetto alla Rovere, con la quale a volte viene confusa. La roverella è un albero di terza grandezza (20 m) che può anche superare i 2 m di diametro. E' anche abbastanza longevo, ma in genere meno della Farnia e della Rovere.L'areale di diffusione si estende sull'Europa meridionale e l'Anatolia. In Italia è molto più diffusa della Rovere, si adatta a terreni calcarei, argillosi, aridi, rocciosi e si presta per colonizzare ambienti denudati.Il legno è un ottimo combustibile, più pesante di quello della Rovere, tende ad imbarcarsi ed essendo più difficile da lavorare trovava impiego in passato soprattutto per traverse ferroviarie, oggi ancora solo per travature e costruzioni navali.Nell'alimentazione umana si utilizzano le ghiande delle varietà dolci, previa tostatura, per produrre un surrogato del caffè.

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La roverella

( Quercus pubescens)

La Roverella è comune in tutta Italia dai 200 ai 1000 m di altitudine.

La Roverella ha chioma ampia e piuttosto irregolare.

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La roverella(Quercus pubescens )

Il tronco della Roverella è breve, contorto e ramificato in branche sinuose.

Le foglie della Roverella simili, ma più piccole di quelle della Rovere, sono liscie di sopra e tomentose (=pelose) di sotto.Le foglie della Roverella, come nel Cerro, pur seccandosi ed ingiallendo in autunno, non cadono dal ramo che nella primavera successiva

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La roverella(Quercus pubescens)

La ghianda della Roverella è più piccola rispetto a quelle della Farnia e della Rovere.

Il frutto della Roverella (a destra) è più piccolo e la cupola non ha le squame tomentose come il Cerro (a sinistra).

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L’oleandro

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L’oleandro( Nerium oleander)

Nome scientifico: Nerium oleander

Famiglia: Apocynaceae

Origine: regioni mediterranee, Asia

Questa pianta cespugliosa e sempreverde si trova facilmente sia in città, nei giardini e nelle aiuole, che lungo le strade ed autostrade dove contrasta la monotonia del colore dell’asfalto con la sua abbondante fioritura e con il verde scuro del suo fogliame. Purtroppo sia i rami sia i frutti, ma in maggior quantità le foglie, contenendo alcaloidi e glucosidi (oleandrina, neriina, neriantina), sostanze che interferiscono con l’attività del cuore, sono tossiche se ingerite. I primi sintomi dopo l’ingestione e l’assorbimento sono il vomito ripetuto, le allucinazioni e soprattutto le aritmie cardiache. In persone sensibili si possono determinare delle dermatiti da contatto solo toccando foglie e fiori; anche il legno è tossico e non va usato come legna per grigliate o spiedini. La sua pericolosità è tale che, pare, bruciando rami e foglie bisognerà fare attenzione a non inalarne il fumo. Al riguardo la storia racconta che diversi soldati delle truppe napoleoniche morirono per avvelenamento dopo aver usato rami di oleandro come spiedi nella cottura della carne alla brace, durante le campagne militari in Italia.

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L’oleandro( Nerium oleander)

L’oleandro è un piccolo albero o un grande arbusto che i numerosi polloni rendono folto e cespuglioso. Ha rami lunghi, sottili ed eretti, foglie strette e coriacee, opposte o "a tre per tre" e fiori grandi, dal tenue profumo, raccolti alla sommità degli steli, di colore bianco, rosa o rosso. Di crescita rapida, e resistente come poche altre piante alla siccità e al salino. Sono numerosissime le varietà create dall'uomo, a fiori semplici, semidoppi e stradoppi, con colori che vanno dal bianco al rosso cupo, passando attraverso sfumature avorio, rosate o arancio.

L’oleandro ha foglie intere, lanceolate, verticillate, ternate od opposte; i suoi fiori sono gamopetali (fiori composti di una corolla con petali saldati fra di loro), disposti in cime all’apice dei rami, odorosi, di colore rosa, bianco, rosso, giallo, arancio e possono essere semplici o doppi; il frutto è una capsula allungata contenente diversi semi muniti di pappo (pelo rossastro).

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Gli oleandri coltivati in vaso, richiedono contenitori più alti che larghi, perché il loro apparato radicale si sviluppa in profondità.Il terriccio deve essere fertile, ben drenato; le piante giovani crescono meglio se si cambia annualmente la terra del vaso e devono essere cimate per assumere la caratteristica forma a cespuglio.Si devono rispettare i polloni giovani che crescono ogni anno al piede della pianta perché da essi avranno origine i fiori nell’anno successivo.Per moltiplicare l’oleandro un metodo molto semplice è quello di mettere un giovane ramo in una bottiglia di acqua da tenere al sole finché non emette le radici; una volta che le radici si sono ben sviluppate, il ramo si interra in un vaso con terriccio fertile.

L’oleandro( Nerium oleander)

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L’oleandro( Nerium oleander)

L’oleandro preferisce posizioni calde e luminose, in pieno sole per il maggior numero di ore al giorno.Andrà bene qualunque tipo di terreno, addirittura meglio se povero e sciolto, visto che nell'ambiente naturale gli oleandri prosperano spesso lungo il letto asciutto di fiumi e corsi d'acqua, dove non mancano sabbia, ghiaia e sassi.Il periodo migliore per il suo impianto è l'inizio della primavera, in febbraio-marzo, sia in vaso sia in piena terra.Le innaffiature debbono esserre abbondanti dalla primavera a metà estate, da quando cioè gli oleandri andranno innaffiati soltanto occasionalmente. Da maggio e a settembre, ogni 15 giorni circa, si potrà somministrare alle piante adulte un buon fertilizzante liquido.Ogni anno, a fine inverno, occorre sfoltire l’arbusto, eliminando i rami vecchi, morti o gracili. Volendo invece rinnovare completamente la pianta la si rade a 10 centimetri dal suolo, disinfettando con cura i monconi.La moltiplicazione può avvenire per talea e margotta, oppure per mezzo del trapianto di polloni, che l'oleandro produce in abbondanza. In estate, si tagliano da un oleandro rametti lunghi 10-15 cm, si mettono in vasetti con sabbia e torba e si pongono in un luogo fresco annaffiando la talea regolarmente. Si rinvasa la talea in vasi più grandi durante l’anno man mano che il nuovo oleandro si sviluppa per poi metterlo a dimora l’anno successivo. Il nuovo esemplare fiorirà dopo due o tre anni.

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L’alloro

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L’alloro( Laurus nobilis)

Classificazione scientifica

Regno: PlantaeDivisione: MagnoliophytaClasse: MagnoliopsidaSottoclasse: MagnoliidaeOrdine: LauralesFamiglia: LauraceaeGenere: Laurus

Il nome del genere ha origini incerte; alcuni autori propongono la derivazione dal celtico laur, verde, altri dal latino laudo, poiché la pianta era usata per intrecciare corone e ornamenti celebrativi.L’alloro è coltivato in tutte le regioni a clima mediterraneo, dove è anche spontaneo: per questo motivo è incerto l’areale originario.

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L’alloro( Laurus nobilis)

L’Alloro (Laurus nobilis L., 1753) è una pianta aromatica appartenente alla famiglia delle Lauraceae, abbastanza diffusa nelle zone di clima temperato.MorfologiaSi presenta in forma di arbusti di varie dimensioni ma sovente può anche diventare un vero e proprio albero di notevole grandezza.Il fusto è eretto, la corteccia verde.Le foglie, ovate, sono verde scuro, coriacee, lucide nella parte superiore e opache in quella inferiore.I fiori sono piccoli, giallo-verde, riuniti a fornare una infiorescenza ad ombrella.DistribuzioneDiffuso lungo le zone costiere settentrionali del Mar Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia.ColtivazioneL’alloro è una pianta rustica, cresce bene in tutti i terreni e può essere coltivato in qualsiasi tipo di orto.UsiSe ne possono fare vari usi: in cucina, per aromatizzare carni e pesci, come rimedio casalingo per allontanare le tarme dagli armadi (ottimo e più profumato sostituto della canfora), per preparare decotti rinfrescanti o pediluvi, o trattato con alcool per ricavarne un profumato e aromatico liquore dalle proprietà digestive.Nella mitologia greco-romana l'alloro era una pianta sacra e simboleggiava la sapienza e la gloria: una corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei giochi olimpici e costituiva il massimo onore per un poeta. Da qui l'accezione figurativa di simbolo della vittoria, della fama, del trionfo e dell’onore.

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L’eucalipto

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Generalità: Il genere Eucaliptus comprende circa 500 specie di alberi e arbusti sempreverdi, molti dei quali conosciuti come alberi della gomma.Per lo più è originario dell'Australia e della Tasmania.

Altezza: comprende varietà arbustive che non superano i tre metri, e piante altissime che raggiungono i cento metri.

Le foglie: coriacee e aromatiche, presentano una particolarità detta eterofilla, cioè le foglie giovani sono accoppiate e di forma diversa da quelle adulte, sia nella forma che nel colore, e danno alla pianta un particolare aspetto ornamentale. Il fogliame dell'eucaliptus, è utilizzato per le composizioni floreali e i rami tagliati d'inverno durano diverse settimane; i rami giovani, tagliati d'estate durano parecchi giorni se la zona del taglio viene scottata in acqua bollente per circa quindici secondi.

•I fiori: fiori con molti stami e senza petali bianchi, gialli, rosa o rossi.•Il tronco: il ritidoma del tronco (parte della corteccia), ogni anno, nelle piante di quattro o cinque anni, si stacca a chiazze lasciando intravedere la corteccia color crema o bianca che col tempo diventa scura;

L’eucalipto

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L’eucaliptoTerreno: deve essere ben drenato anche se non troppo fertile, sciolto, profondo, neutro o leggermente acido.Concimazioni: in primavera estate ogni trenta-quaranta giorni somministrare quindici venti grammi di concime complesso disciolto in acqua. Moltiplicazione: tutti gli eucaliptus si propagano per seme, lasciandoli maturare per un anno in locale asciutto. Si semina in febbraio o marzo a 13-15 gradi di temperatura e le piantine si trapiantano in vasetti quando sono abbastanza grandi per essere maneggiate. Sopportano male il trapianto, per cui è meglio effettuare la messa a dimora con le radici avvolte dal pane di terra.Le piante giovani necessitano di un tutore per i primi cinque-sei anni.Nelle regioni fredde, in inverno, si consiglia di proteggere la parte basale del fusto con paglia o stracci (pacciamatura).Annaffiature: regolari per tutto il periodo in cui la pianta viene coltivata in vaso.Esposizione: soleggiata.Temperatura: se coltivata in appartamento è importante non tenerla in inverno in un ambiente troppo riscaldato.Parassiti e malattie: le foglie colpite dal mal del piombo assumono un colore argeneteo e cadono. La malattia provoca la morte di interi rami. Nelle piante giovani si manifesta il marciume del colletto, contro il quale si utilizzano specifici fungicidi.Altri parassiti sono le cocciniglie e le psille che si nutrono della linfa dei giovani germogli ed emettono una cera bianca, attaccano in modo grave le foglie giovani delle specie glauche causandone la deformazione o la caduta.

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L’eucalipto

Delle numerose specie classificate, solo una sessantina hanno anche interesse economico e provengono tutte dalle zone costiere dell'Australia, le zone caratterizzate da clima mite e da ricchezza di precipitazioni atmosferiche.Gli impieghi prevalenti delle specie di Eucalyptus riguardano l'uso farmacologico e fitoterapico dell'olio essenziale, l'utilizzo del legno come legna da opera o da ardere o per la fabbricazione della carta, l'allestimento di apprestamenti protettivi (frangiventi) e, infine, come pianta ornamentale e in fioricoltura per la produzione di fronde.

Varietà

Eucaliptus Globulus Eucaliptus CocciferaEucaliptus CinereaAlcuni Eucaliptus sono caratterizzati da un porofumo particolare come il citriodora che ha profumo di limone o linearis che ha profumo di menta piperita.

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La ginestra

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La ginestra

Le Genisteae sono una tribù di piante appartenenti alla famiglia delle Faboideae.Con il nome comune generico di ginestra si indicano molte delle specie appartenenti a questa tribù, in particolare molte di quelle appartenenti ai generi Calycotome, Chamaecytisus, Cytisus, Genista, Spartium e Ulex.MorfologiaLe specie di questa tribù hanno prevalentemente portamento cespuglioso-arbustivo.DiffusioneLe Genisteae sono diffuse in Europa, nel Medio Oriente e in Nord Africa nonché nelle isole della Macaronesia.

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Le ginestre erano graditissime ai greci e ai romani che le coltivavano in abbondanza per attirare le api e ricavare così un ottimo miele.In Spagna, erano molto apprezzate per il loro delicato profumo ed inoltre la fibra delle radici veniva adoperata per produrre cordame per navi.Nell’area mediterranea i rami spogli venivano tagliati per farne scope. Il re Enrico II d’Inghilterra fu nominato il Plantageneto (planta genista) in memoria dello stemma della sua famiglia, un ramo di ginestra. In Francia il re Luigi IX fondò l’ordine della ginestra. Secondo la tradizione siciliana la Ginestra deve essere considerata pianta non gradita; si racconta che il rumore delle sue fronde agitate dal vento abbia disturbato Gesù mentre pregava nel giardino dei Getsemani. La Ginestra rappresenta la modestia e l’umiltà, è una pianta, infatti, che cresce anche in terreni estremamente aridi.

La ginestra( Genisteae)

Classificazione scientifica

Classe: MagnoliopsidaOrdine: FabalesFamiglia: FabaceaeSottofamiglia: FaboideaeTribù: Genisteae