ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “A.GEMELLI” · C’era una volta un pulcino che, ... Il leone...

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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “A.GEMELLI” Leporano (TA) A cura della classe 1^C della scuola secondaria di primo grado di GANDOLI. A.S. 2012/2013 Scrittori in erba

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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “A.GEMELLI”

Leporano (TA)

A cura della classe 1^C della scuola secondaria di primo grado di GANDOLI.

A.S. 2012/2013

Scrittori in erba

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Ormai siamo giunti al termine dell’anno scolastico 2012/2013…

Nel corso di questo lungo cammino, abbiamo scoperto ed apprezzato

molte cose che ignoravamo.

Prima fra tutte, il potere espressivo della parola, attraverso cui è

possibile manifestare la propria interiorità e dar sfogo a tutta la

creatività.

Poi abbiamo imparato, con la nostra insegnante di italiano, le varie

tipologie di testi (narrativo, poetico, descrittivo…) e

contemporaneamente a produrre: fiabe, favole, poesie, filastrocche…

Così noi alunni abbiamo pensato di dar vita a una raccolta dei

nostri lavori : il libro “Scrittori in erba”.

Quindi, fieri del nostro lavoro, vogliamo condividerlo con tutte le

persone interessate che vorranno dedicare un po’ della loro

attenzione a quanto realizzato, con la speranza di offrire l’occasione

per una piacevole lettura.

Ringraziamo tutti voi, ma soprattutto la nostra cara prof. Simon, che

ha permesso la realizzazione di questo meraviglioso libro.

La classe 1°C di Gandoli

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di Giorgia Camassa

C’erano una volta, un leone ed i suoi due piccoli. La loro mamma, ”La leonessa”, era morta.

Anche il loro papà era in fin di vita, doveva lasciare l’eredità ad uno dei suoi piccoli.

Pensò, poi chiamò i suoi leoncini e disse loro: “Chi mi porterà del cibo per nutrirmi,

prenderà la mia eredità”.

Allora Sammy prese la carne marcia di una carcassa e la portò al papà .

Il papà disse: “Sammy, ricordati che c’è un proverbio che dice <<presto e bene non vanno

mai insieme>>. Sammy rispose: “Si, hai ragione papà, scusami, non volevo”.

Andy; in quello stesso momento, era intento a cacciare. Aveva già catturato una lepre e

due scoiattoli; alla fine della caccia, tornò a casa e diede il cibo al suo papà. Il papà disse:

“Andy sei stato fantastico! La mia eredità andrà tutta a te”. Però, loro non sapevano che

erano le ultime parole del papà. Dopo pochi minuti, il loro papà, morì.

Allora Andy disse a Sammy: “Io e te divideremo l’ eredità. E ricordati: <<presto e bene

non vanno mai insieme>>”.

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di Sonia Cellamaro

C’era una volta un pulcino che, mentre passeggiava per la campagna e mangiava tutti i vermi che catturava, si trovò davanti un grande cane. Sobbalzò per lo spavento. Mentre il cane si stava avvicinando, il pulcino disse: -Per favore, non mi mangiare, non mi mangiare!- Il cane si fermò e disse: -Perché non ti dovrei mangiare? Sono otto giorni che non mangio nulla.- Allora il pulcino disse: -Se tu non mi mangerai, ti prometto che io ti procurerò del cibo ogni giorno e tu non dovrai stancarti a cercarlo-.

Il pulcino, dopo un po’ di tempo, stanco di far da servo al cane, appena ebbe modo di scappare, non esitò.

Chi troppo vuole nulla stringe.

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Di Sonia Cellamaro

C’era una volta una Coniglietta, Che Era molto golosa

di carote. Un giorno incontrò un suo amico, un coniglio un

po’ furbo. Questi, sapendo che la sua amica era molto

golosa di carote, le disse che se ogni giorno avesse

messo una carota nel suo cilindro, dopo sette giorni le

carote sarebbero diventate il doppio. La coniglietta,

che non si accontentava mai, cadde nella trappola. Ogni

giorno portò la carota che doveva mangiare al

Coniglio. l’ottavo giorno si presentò alla tana del

coniglio per ritirare il lauto bottino, ma il suo amico

furbo non si fece più trovare. La coniglietta capì a sue

spese che forse era meglio accontentarsi del poco, che

illudersi di avere tanto in futuro.

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Il pavone e il pellicano rosa di Natascia Cipriano

C’erano due animali che erano molto amici: il pavone e il

pellicano rosa.

Un giorno decisero di competere in una gara di cibo: chi

avesse mangiato il maggior quantitativo, avrebbe vinto.

Così i due amici, ciascuno per proprio conto, si diedero da

fare per vincere, allenandosi instancabilmente. Arrivò il

giorno della gara. Il signor orso disse: “Sedetevi, il gioco ha

inizio: 3-2-1 via!”.

I due iniziarono a mangiare. Il pellicano rosa mangiava

molto velocemente, invece il pavone lentamente.

Il pellicano rosa si affogò e il pavone vinse .

Questa favola insegna che, chi va piano va sano e va

lontano.

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Il ghepardo solitario Di graziano falzone

In Africa, un giovane ghepardo aveva scelto di separarsi dal suo

branco, perché era convinto che avrebbe potuto fare meglio da

solo. Una mattina decisa di catturare uno gnu per sfamarsi.

Allora, nascosto in mezzo all’ erba, puntò un piccolo gruppo di

gnu, ne scelse uno e, al momento opportuno, andò per per

stordirlo e ucciderlo; ma non ci riuscì, perché lo gnu fu più veloce

di lui. Poco dopo, il suo vecchio gruppo di ghepardi riuscì a

catturare lo gnu. Allora il capobranco si avvicinò e gli disse:

”Da soli non si riesce a far nulla”. Il ghepardo capì la lezione

e non fece più niente da solo.

La morale è: “l’ unione fa la forza”.

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Di graziano falzone

C’ era una volta un orso che, dopo aver fatto scappare tutte le api con la sua aggressività, mangiava il miele del loro alveare. Una volpe, nascosta dietro un cespuglio per non farsi vedere dal feroce animale, lo osservava cercando una scusa per rubargli lo squisito e dolce miele. -Idea!- Disse entusiasta e sicura di sé. –Ora vado,e faccio finta di morire, così quel brutto mostro peloso mi darà tutto il miele senza storie!- La volpe si presentò al cospetto dell’orso sicura di sé, fece finta di morire chiedendo all’orso di aiutarla, in maniera tale che, nel frattempo, avrebbe potuto rubargli il miele. L’orso, ignaro della trappola, vedendo l’espressione sofferente della volpe, le offrì una zampata di miele .Quella, con un lesto movimento, afferrò l’alveare e fuggì spedita col bottino. Allo stesso modo, gli uomini si approfittano delle altre persone, ingannandole.

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di Rossella Galasso

Un giorno, un leone affamato girava per la foresta in cerca di cibo. Vide passare una lepre

che si mise all’ombra di una grande pianta. Il leone cominciò ad avvicinarsi pian piano alla

sua preda, perché la voleva mangiare. Intanto passava di lì un cervo; il leone, appena lo

vide, cambiò subito idea: lasciò perdere la lepre per inseguire il cervo; ma il cervo aveva

delle zampe lunghe, agili e scattanti.. Fuggì lontano senza farsi catturare dal leone.

A quel punto, il re della foresta si mise a rincorrerlo, ma il cervo era così veloce che non

si fece prendere.

Così il leone se ne andò dalla lepre, ma la lepre non c’era più e così il leone rimase a

bocca asciutta.

Spesso dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo, senza desiderare di più.

Insomma:” CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGE”.

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di Eliana Gianfreda Un lupo aveva fame e voleva mangiare.

Aveva visto in un pollaio una bella gallina, ma quando si

avvicinava, la gallina si rifugiava nel suo giaciglio.

Così, il lupo pensò di chiedere aiuto ad una volpe che passava di lì

e le disse: “Promettile che se ti seguirà nella tana, le regalerai

una bella collana di diamanti”.

Allora la volpe andò dalla gallina e incominciò a farle tanti

complimenti: “Sei molto bella, ma sicuramente lo saresti ancora

di più con una collana di diamanti sulla testa; ho proprio quello

che fa a caso tuo e, se mi seguirai nella mia tana, te la farò

provare!”.

La gallina, pur di essere più ammirata dal gallo, con un po' di

timore, la seguì; ma nella tana c'era il lupo che la sbranò.

Quando la volpe entrò per avere la sua parte, il lupo disse

sogghignando: “Se non te ne vai, ora mangio anche te!!”

MORALE: Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio

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di Eliana Gianfreda

Un giorno, un ragno catturò otto mosche nella sua ragnatela.

Il ragno, ingordo, lasciò le otto mosche che aveva pazientemente

intrappolato, per acchiappare un moscone grosso che gironzolava

lì intorno.

Allora, le mosche tutte insieme ruppero la ragnatela e riuscirono a

scappare.

Il ragno, affamato, voleva mangiare, ma le mosche non c'erano più

e non era riuscito a prendere il moscone.

MORALE: Chi troppo vuole nulla stringe.

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di Eliana Gianfreda

C'erano una volta un cane, un gatto e un topo.

Insieme dovevano andare a fare una crociera, così -tutti contenti- salirono

su una nave.

Ma sul più bello del viaggio, la nave naufragò e i tre si ritrovarono su

un’isola sperduta, dove incontrarono tanti animali selvaggi che non li

volevano con loro, e li minacciavano dicendo: “Sciatvenè da qua s'nò

pegg' p'vù”.

Ma il cane, il gatto e il topo non si spaventarono e chiesero di parlare con

il capo branco, il quale disse loro: “C' vulite rimanè avit a superà na prov

d' forz!!”.

Il topo non era molto forte, il gatto neanche e il cane era stanchissimo. Ma

tutti insieme ci provarono lo stesso e la superarono.

Così furono applauditi e il capo disse: “Brav vagnù: l'union fac a forz!!”.

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di Francesco Pio Liuzzi

C’era una volta un gatto siamese che aveva il vizio di

mangiare tanto. Per la sua corpulenza non aveva amici,

cosi si rifugiava nella sua cuccia a piangere. Un giorno

arrivò un cane che gli chiese: “Perchè piangi cosi tanto?” e

il gatto rispose: “Ho un grave vizio: mangiare troppo. Per

questo, sono senza amici”. Il cane, di rimando: “E allora?

Su con il morale… anche io ho un’ossessione: quello di

mantenere la linea. T’insegnerò io a diventare un gatto

modello!”. Dopo un duro lavoro di allenamenti diventò un

gatto modello. Disse al cane: “Non so veramente come

ringraziarti per quello che hai fatto per me”. Il cane

rispose: “Lascia stare! Per gli amici si fa questo e altro”.

Chi trova un amico trova un tesoro.

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di Samuel Losavio

Una gallina, testarda e vanitosa, che si sentiva la più bella

del pollaio, disse: “Sono stanca della campagna, me ne

voglio andare in città, dove la vita è più bella”.

Il suo amico cane, sentendo il discorso, le suggerì: “Non

andarci, lì ci sono molti pericoli che non conosci”.

La gallina non lo ascoltò e si recò per la prima volta in

città. Purtroppo, un pullman la investì immediatamente e

la gallina morì sul colpo. Saputa la notizia, il cane pensò:

“L’avevo avvertita, ma lei non mi ha ascoltato ed è finita

così”.

Questo racconto ci insegna che nella vita bisogna badare

alle cose concrete e stare con i piedi per terra, ascoltando i

consigli di chi ha più esperienza.

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AMICI ALLA RISCOSSA: L’UNIONE FA LA FORZA

di Samuel Losavio

Ai margini di una campagna c’era un grande pino

dove vivevano felici uno scoiattolo, un procione e

un passerotto.

Un giorno, i tre animaletti videro avvicinarsi dei

mostri incappucciati ed armati: erano gli uomini del

Comune con i caschi gialli da lavoro e le grandi

motoseghe. Erano giunti per tagliare l’albero e altre

piante, perché lì doveva sorgere un centro

commerciale.

Gli animali si spaventarono e corsero a chiedere

aiuto ai loro amici. Cinque minuti dopo c’erano

intorno all’albero 100 passeri che cinguettavano,

100 scoiattoli che tiravano ghiande e noci e 100

procioni che lanciavano pigne. Allora, gli uomini del

Comune corsero via a gambe levate per la paura.

Come dice il detto… l’unione fa la forza !

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I DUE SCOIATTOLI

di Samuel Losavio

In un bosco molto fitto, in un piccolo paese, viveva felice e in

armonia con gli altri animali uno scoiattolo.

In un’altra città, cupa e tenebrosa dall’altra parte del bosco,viveva

il suo fratellino, uno scoiattolo malvagio e cattivo.

Un giorno, lo scoiattolo cattivo andò nel bosco per cercare qualche

ghianda, quando fu attaccato e portato via da un lupo.

La notizia giunse subito in quella città e quindi anche al fratello

buono,che si precipitò nel bosco per cercarlo e soccorrerlo.

Dopo ore di ricerca, lo trovò impaurito in una caverna, attaccato ad

una roccia faccia a faccia con il lupo.

A quel punto, lo scoiattolo gridò: <<Ti salveròoooo!!>> e si avventò

sull’aggressore per consentire al fratellino di liberarsi. Però,

inaspettatamente, venne afferrato dal fratello cattivo che

disse:<<Come dice il proverbio: fidarsi è bene, non fidarsi è

meglio!!>>.

E poi lo lanciò tra le grinfie del lupo.

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di Samuel Losavio

Un giorno un agnello ed un lupo si trovarono faccia a faccia nel bosco.

Il lupo esclamò: “Ehi, non togliermi la bella visuale!”.

Allora l’agnello rispose: “Ma se dietro di me c’è solo una roccia…”.

“E’ sempre meglio della tua faccia!” esclamò il lupo e cercò di sbranarlo.

Appena lo toccò, per una misteriosa circostanza, si scambiarono corpo.

Così fu l’agnello, ormai trasformato in lupo, a mangiare il lupo

tramutato in agnello.

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di Samuel Losavio

Un giorno, un punteruolo rosso disse ad una

libellula: “Ma come sei brutta, tutta nera e magra!

Invece io sono bello ed elegante, con il mio manto

rosso ricoperto di puntini neri e la mia bocca lunga

come una cannuccia”.

In quel momento arrivò un uomo che disse: “Che

disastro! Un punteruolo rosso, il divoratore di

palme”.

Gli insetti cercarono di scappare. La libellula,

velocemente, volò via. Il punteruolo, più lento, fu

schiacciato dalla scarpa dell’uomo.

La bellezza non è tutto: chi si vanta da solo vale un

fagiolo.

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Chi va piano,va sano e va lontano

di Samuel Losavio

Una gazzella e un ippopotamo si cimentarono in una gara di velocità.

Dovevano percorrere un tragitto lungo 10 Km .

Sulla linea di partenza, la gazzella disse all’ippopotamo: “Sei spacciato!!”.

Cominciò a correre così velocemente, che non si accorse di alcuni sassi

appena caduti da una parete rocciosa. Inciampò, cadde e si spezzò una

zampa. Rimase a terra per il dolore.

L’ippopotamo continuò lentamente il suo percorso, passò davanti alla

gazzella e le disse: “E adesso, chi è quello spacciato?”.

Raggiunse il traguardo e vinse la gara .

Come dice il proverbio: chi va piano, va sano e va lontano.

Gazzella Ippopotamo

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di Samuel Losavio

Nu giurn’ n’ors’ brun’, mendr’ s’aggirav’ indr’a furest,

s’acchiò dannanz’ nu pand’ ca l’diss’: “Madò! Quand’ si

brutt’, ma d’ ce razz’ si’? Ma è vist’ com’so bell’ io, cu’ pel’

morbd’ morbd’, lucid’ lucid’ e bianc’ e ner’? So’ l’unic’ intr’

a’ sta’ furest’, so’ ‘ù re d’tutt’ l’ors’,’u chiù bell’ e ‘u chiù

elegand’”.

L’ors’ brun’ rimanì citt’ citt’ p’ qualc’ minut’ e po’ rispos’:

“Ma ce stè dice, ma te vist’ buen’? Par’ nu’ juventin’ cù

l’uecch’ abbuttat’. Ma t’è chiest’ piccè si’ l’unc’ indr’ ’a

furest? ‘A verità è amar’, ‘a razz’ toja sa’ sciut’ a fa benedì,

avit rimast’ in poc’, vi ste’ ‘stinguit!!”.

A quidd’ pund’, u’ pand’, nu’ sapev’ chiù ce dicr’. S’ girò e

citt’ citt’ s’n’ scì.

Indr’ a vit’ è meggh’ nò atteggiars’ tropp’ e nò disprezzà

l’otr’, ma essr’ chiù modest’.

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di Gloria Melchiorre

Un giorno, una volpe disse al coniglio che, se avesse

mangiato una certa mela, sarebbe stato pericoloso,

perché era avvelenata.

Allora il coniglio, impaurito, la lasciò e se ne andò.

la volpe, che era astuta, prese la mela e fuggì, perché

voleva mangiarsela. Però, mentre correva, incontrò

un orso che era molto più forte di lei, e che la intimò

di lasciarle la mela. Immediatamente, la volpe la

lasciò e l’ orso se la mangiò.

CHI LA FA L’ ASPETTI.

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(di Rosa MENALE)

C’era una volta un signore che abitava al vico

Paradiso in una casa grande con tre stanze

all’ultimo piano.

Il posto preferito di questo signore era la

loggia perché in estate, con Bianchina in

braccio, se ne stava sulla poltrona a respirare.

Una sera sotto le stelle lucenti tutto d’un

tratto cosa vede?: Bianchina che all’improvviso

salta dalla poltrona ed il padrone disse:“Che

succede?”...

Fece uno scatto e con uno sguardo attento

vide Bianchina ferma dinanzi ad un pertugio

dove stava rintanato un topolino con gli occhi

di fuori e lo sguardo spaventato. Tutto d’un

tratto il topolino disse: “Padrone per favore fa

allontanare questo gatto, io sono piccolo ed

indifeso e c’è mamma che mi aspetta”. La gatta

disse ragionando: “Padrone se mi tenete in

questa casa è per uno scopo, quindi rientrate

in casa cosicché con questo topolino me la

posso sbrigare io che sono la gatta, altrimenti

qua che ci sto a fare?”. Allora il padrone piegò

le spalle e se ne andò a dormire facendo si che

la natura facesse disgraziatamente il suo

cammino.

Il mondo è andato sempre in questa maniera:

“Il pesce grosso mangia il piccolino...”

Ce steva na' vota nu' signore ca' abitàv o' vicò

Paraviso inta na' casa gross cu tre stanzè

all’ultìm piano.

O' postò preferìt e' chistu signore era a' loggià

pecché inta a staggione, cu Bianchìn ‘mbracciò,

se ne stavà 'ncoppa a poltròn a respirà.

Na' serà sott' e' stellè lucènt tuttò d’ùn trattò

che vedèttè?: Bianchìn cu nà fuja fuja

all’improvvìs zompa ra' poltròn ed o' padròn

dicette:“Ch succede?”...

Facette nu' scattò e appizzanne ll‘uocchie

verette Bianchìn fermà annànz a nu' pertusò

aro' stavà rintanàt nu' sureciello cu e' ll’uocchi e'

for e o' sguàrd spaventatò. Tuttò d’ùn trattò o'

sureciello dissè: “Padròn ppe favorè fa

allontanàr chistu gattò, io song piccirillo ed

indifès e c’è mammà ca' me aspettà”.

A' gattà ricette ragionandò: “Padròn si me

tenetè in chesta casa è ppe nu' scopò, quindì

trasitevenne a partè e’ dinto cu chistu sureciello

me l’aggia

spiccià io ca' song a' gattà, altrimènt ca' ca' ci

sto a farè?”. Allorà o' padròn chiaje e' spallè e si

ne jette a cuccà e facenne che a natura facèss

disgraziatamènt o' camminò suoio.

O’ munno è juto sempe in chesta manierà: “O’

pescè ruoss magna o' piccerillo...”

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di Rosa Menale

Un bel giorno un serpente molto magro e

cattivo vide un pulcino tutto solo che stava

mangiando. Allora gli venne in mente di

fare un buon pranzetto a base di pulcino

con contorno di chicchi di grano. Così,

chiese al pulcino: “Vuoi entrare nel mio

corpo per fare una perlustrazione”. Il

pulcino, ingenuo, rispose di sì. Ma in un solo boccone il serpente

mangiò il piccolo. Nel frattempo, i genitori del cucciolo si

stavano preoccupando del suo ritardo. Allora iniziarono a

cercarlo. Camminando, incontrarono il serpente ingrassato e

così chiesero: “Per caso hai visto il nostro piccolo?”.

Esso, ruttando, rispose di no, ma dopo un po’ di tempo ruttò di

nuovo, facendo uscire dalla sua bocca il suono “mamma”.

I genitori del povero pulcino capirono tutto e così afferrarono il

serpente costringendolo a vomitare il pulcino.

Le bugie hanno le gambe corte.

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La tartaruga e il granchio

di Rosa Menale

Una tartaruga fece una buca per covare le sue uova.

Dopo qualche giorno, se ne andò per aspettare che si schiudessero; nel frattempo,

un granchio molto curioso ruppe tutte le uova per scoprire cosa ci fosse al loro

interno e se ne andò via con un uovo.

Quando tornò, mamma tartaruga vide le uova aperte, ma lì vicino trovò una chela di

granchio e capì tutto. La tartaruga, molto arrabbiata, andò nell’oceano a cercare il

granchio e lo trovò con l’uovo in mano. Disse: “Se non mi dai l’uovo ti

ammazzerò!!!”. Il granchio, spaventato dalle minacce della tartaruga, lasciò subito

l’uovo e mamma tartaruga, contenta, ritornò nel suo nido.

Tanto va la gatta al lardo che ci lasca lo zampino.

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di Lorenzo Morello

Un giorno quattro amici -una tigre, un ghepardo, uno

scoiattolo ed una scimmietta- erano a scuola e

dovevano colorare dei disegni. I primi tre lavoravano

velocemente perché volevano subito colorare un altro

disegno; la scimmietta, invece, colorava piano e con

cura. La tigre, il ghepardo e lo scoiattolo riuscirono a

colorare due disegni, la scimmietta invece fece

appena in tempo a terminare il primo. Mostrarono i

disegni alla maestra orso e la maestra, dopo averli

osservati con attenzione, premiò quello della

scimmietta, dicendo che, lavorando con cura, si

ottengono sempre buoni risultati.

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Di Christian Motolese

Tempo fa in Africa, un ghepardo aveva individuato la sua preda:

una iena che si era allontanata da l branco. Per avvicinarla, senza

insospettirla, finse di essere suo amico. Il ghepardo disse: “Perché

stai lontana dal suo branco?” e la iena rispose: “Perlustro la zona

per farmi un’idea di come cacciare, non mangio ormai da parecchi

giorni e sono molto affamata.”

“Vieni a casa mia”, la invitò il ghepardo “ti farò magiare più non

posso”. La iena si fidò e andò alla tana del ghepardo. Qui mangiò

così tanto da diventare a sua volta una cena succulenta. Così,

quando si addormentò, il ghepardo la sbranò.

FIDARSI E’ BENE, NON FIDARSI E’ MEGLIO.

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Lo Squalo Bianco e Lo Squalo Tigre

di Valerio Motolese

C’era una volta, negli abissi marini, uno squalo bianco. Era

arrogante, presuntuoso e credeva di essere il più forte del

mondo.

Un giorno, mentre nuotava, incontrò uno squalo tigre che, a

sua volta, aveva la stessa convinzione.

I due entrarono subito in contrasto: lo squalo bianco

pretendeva che l’altro si spostasse e lo lasciasse passare; lo

squalo tigre pretendeva che a lasciarlo passare fosse lo

squalo bianco. Così cominciarono a litigare, a lottare e si

presero a morsi per ore e ore.

Alla fine, stanchi e feriti, cedettero tutti e due.

Non ci fu né un vinto né un vincitore.

A quel punto lo squalo bianco disse: “Sei tu il più forte” e lo

squalo tigre rispose: “No, tu sei il più forte”. Alla fine, i due

squali diventarono grandi amici e capirono che nella vita,

per risolvere i problemi, non occorre usare la forza, basta

semplicemente parlare.

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di Alessio Nobile

Stav na vot nu tope canterin ca cantav

sempr. Na nott, na topin u sentì cantà e

diss a tutt’ l’otr animal d’sce a sentirl.

E quann scern a vederl, l’applaudirn

tutt’. Però, a no cert pund, u success

calò piccè idd cantava sembr a stessa

canzone. Ma idd vulev raggiungere u’

sogne sue, diventa’ u’ cchiu grann

cantante. Allora scriss na canzon p’a

topolina. A’ cantò e ebb’ nu grann

success e s fidanzò cu a’ topolin.

A favol raccond ca tutt’è possibil int’a

vita: avast solo credè.

di Alessio Nobile

C’era una volta un topo canterino che

cantava sempre. Una notte una topina lo

sentì cantare e invitò tutti gli altri

animali a apprezzare il suo canto.

Il topo cantava e gli altri applaudivano

entusiasti, ma a un certo punto il

successo calò perché il topo cantava

sempre la stessa canzone. Egli però

voleva realizzare il suo sogno : diventare

un famoso cantante. Così decise di

scrivere una canzone da dedicare alla

topolina. La cantò ed ebbe un grande

successo tanto che riuscì a conquistare

la topolina .

Questa favola racconta che tutto è

possibile nella vita, basta solo crederci

fermamente.

U’ tope canterin Il topo canterino

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di Alessio Nobile

C’era una volta un cane che odiava la padroncina, quando

prestava più attenzione alla gattina Aurora. Allora, per attirare

l’attenzione, rubava il cibo alla gattina. La padroncina Kate lo

sgridava ed esso si sentiva triste perché non si sentiva

apprezzato. Un giorno pensò di farsi notare facendo del bene.

Mentre la padroncina era a scuola, lanciò il gattina sopra a un

albero: visto che era una gattina domestica, non sapeva

scendere. Quando tornò la padroncina e la vide, chiese aiuto per

soccorrerla e il cane allora accorse facendo cadere la gattina su

un cuscino. Da quel momento la padroncina lo accudì proprio

come lui voleva.

La morale della favola vuole spiegare che bastano buone azioni

per essere apprezzati.

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di Andrea Piccinno

Stav na vot n’ors. Nu giurn sci’ a pesc ind’a nu lag e

pigghiò do pisc piccinn. U fatt’stran è ca non se le vulev

mangià, ma le vulev tenè come serv. Dope tanta giurn d’

fatja pe tnè cuntent all’ors, l’do pisc si stancarn d’fa l’ serv e

dissr : “Nu putim rpusà pe qualche giurn? Sim stanc!”

L’ors diss none e l’ chiuse ind’a n’acquarje. A nott l’ do pisc

s n’ scapparn e l’ors rimanì senza nind.

Com dic u proverbje: “Ci tropp vol nind accocchje”.

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di Andrea Piccinno

Un giorno, una tartaruga e una lepre si iscrissero a un Gran

Premio di Formula 1, per vedere quale delle due fosse più veloce.

Nei box si preparavano per entrare nelle loro auto, l’auto della

lepre era di colore rosso fiammante, mentre quella della tartaruga

era verde smeraldo. Sulla linea di partenza i due animali si

guardavano con uno sguardo minaccioso e al fischio dell’arbitro le

due auto partirono come dei razzi. Nella prima curva la lepre

sorpassava la tartaruga e passava in testa, successivamente si

sorpassarono a vicenda passando in vantaggio prima una poi

l’altra, ma nell’ultimo giro, sul rettilineo finale, la lepre tagliò il

traguardo per prima. Arrivati sul podio la tartaruga si dispiacque

un po’, la lepre andò col trofeo dalla tartaruga a congratularsi e

le disse che l’ importante non era vincere ma partecipare, allora

tornati sul podio alzarono la coppa insieme. Questa favola

insegna che l ‘importante non è vincere ma partecipare.

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di Andrea Piccinno

C’era una volta un lupo che viveva in un bosco e non aveva

nessun amico. Un giorno, mentre inseguiva il gregge di un

pastore, vide un altro lupo che inseguiva un altro gregge.

Durante l’inseguimento, le due greggi si unirono, così i due lupi

si ritrovarono a rincorrere insieme le pecore e strinsero amicizia.

Avevano tante cose in comune e, invece di essere divisi dalla

necessità di procurarsi il cibo, divennero complici e, proprio

collaborando insieme, riuscirono a cacciare di più e meglio. E’

proprio il caso di dire che “chi trova un amico trova un tesoro!”

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di Andrea Piccinno

C’erano una volta un gatto che si credeva il più veloce di tutti

suoi amici, e un porcospino. Un giorno il gatto propose al

porcospino una sfida di velocità: se il porcospino avesse vinto, il

gatto gli avrebbe procurato tante castagne; se invece avesse vinto

il gatto, il coniglio avrebbe dovuto procurargli tanto pesce. Alla

partenza, il gatto era già sicuro che avrebbe sconfitto il

porcospino. Al fischio dell’arbitro, il gatto partì veloce come un

fulmine seguito dal porcospino. A metà percorso, il gatto rallentò,

convinto di avere già la vittoria in pugno, ma -a sorpresa- il

porcospino lo raggiunse. Correvano alla pari e, quando mancava

ormai poco al traguardo, il gatto non vide un sasso e vi inciampò.

Così il porcospino tagliò il traguardo vincendo. Quindi è meglio

andare piano che veloci, perché chi va piano va sano e va

lontano!

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di Andrea Piccinno

C’erano una volta una mamma piccione con il suo figlioletto. Un

giorno, la mamma chiese al piccolo se voleva andare con lei in cerca di

cibo e il figlioletto accettò subito, perché era affamato. Mentre

svolazzavano per la città, il piccolo piccione notò per terra un grosso

cumulo di briciole di pane e i due piccioni piombarono come missili sulle

briciole. Mentre mangiavano e mangiavano, ad un certo punto, non

facendocela più, mamma piccione pensò di portare il cibo rimasto al

nido. Il figlioletto, pigro com’era, disse alla madre che non era il caso

di portare il cibo a casa, ma che sarebbero potuti tornare sul posto

l’indomani. Mamma piccione, però, gli spiegò che era meglio farlo

subito, perché il giorno dopo avrebbero potuto avere un imprevisto e

quindi non riuscire ad andare o magari non trovare proprio nulla da

mangiare. L’esperienza e la saggezza aiutano a non commettere errori

nella vita.

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di Veronica Scarsella

Un giorno tutti i lupi si riunirono per un avvenimento importante: la figlia del lupo anziano aveva fatto due figlioletti. Ci fu una grande festa quella sera, quando i piccoli già dormivano. Passò qualche tempo e i due lupacchiotti iniziarono a camminare, a correre e, qualche tempo dopo, a cacciare. Diventarono uno egoista e l'altro altruista e si comportavano come nemici. Una volta adulti, presero strade diverse: il fratello egoista cacciava per sè, quello altruista anche per i genitori, ormai anziani. Un giorno, i genitori chiamarono a raccolta tutta la famiglia per una gara a coppie. Naturalmente, i due fratelli vennero messi insieme e arrivarono in finale. Dopo molte prove i due fratelli...VINSERO. Da quel giorno diventarono più saggi, perché compresero che solo la forza di un gruppo può garantire successo.

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di Veronica Scarsella

Stav’ na vot na ran ca tutt’ l’ matin sce facev “cra cra” int u stagn e dicev:

“Cce noia a vita mea, tutt’ l’ giurn a stessa cos. Com vuless cangià sta vita

noios, com sarebb bell ca da stu stagn nu giurn passass na bella ranocchia ca

s'nnamurav d’me e me spusav.”

E cussi diss tutt’ l’ giurn, sempr a stessa cos… fin a quand nu bell’ giurn

passò na bella ranocchia e idd diss: “Mamma mea, quant et bell’ quedda

ranocchia! Mo voc vicin e l’ chied d’ spusarm.”.

E cussì fec: scì da rancchia e diss: “Me we spues?”. Edd diss d sì e u’ suegn

du ranocchie divenn realtà.

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di Veronica Scarsella

C'erano una volta due leoni che non andavano affatto d'accordo e che si differenziavano per due particolari: le criniere e le code, che erano di colore diverso. Un leone le aveva bionde e l'altro nere. Per stabilire chi fosse il più forte, fecero una gara di caccia, ma entrambi tornarono con la stessa quantità di cibo. Allora fecero una gara di velocità, ma arrivarono nello stesso momento. Così organizzarono una gara a ostacoli, ottenendo ancora una volta un risultato di parità. Insomma, erano allo stesso livello e non si davano pace. Un giorno decisero di fare un’ultima gara: chi avesse catturato la preda più grossa sarebbe risultato il vincitore assoluto. Così partirono, attraversando tutta la savana, finchè non trovarono un ippopotamo grosso abbastanza da coprire tutto il lago. Entrambi lo puntarono, ma non vollero lavorare insieme. Tanto che poterono tornare solo con due gazzelle. Successivamente, scoprirono che due leoni insieme avevano catturato l'ippopotamo da loro desiderato e che, per questo, si erano aggiudicati il titolo di re della savana. Fu così che i due contendenti compresero che è l’unione a fare la forza.

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In un bel giorno d’estate, un leone andò presso un fiume per bere, ma vide che si era prosciugato. Allora chiese aiuto a un elefante: “Mi potresti aiutare a cercare l’acqua?”. E l’elefante rispose: “Certo che ti aiuto!”.

E così partirono insieme alla ricerca di una fonte d’acqua. Camminarono al lungo e, all’improvviso, scorsero un ruscello bloccato da una diga fatta di pietre. Si misero a riflettere sul da farsi e arrivarono alla soluzione: il leone avrebbe impiegato la sua proverbiale forza, l’elefante avrebbe utilizzato la sua proboscide a mo’ di grù. Una ad una, riuscirono a spostare le pietre facendo, così, scorrere l’acqua del ruscello.

Come dice il proverbio: “l’unione fa la forza”.

Gara di favole GRUPPO: “I favolosi”

Menale Rosa Falzone Graziano Morello Lorenzo

Motolese Valerio POSIZIONE IN CLASSIFICA: I

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Un giorno, una formica, che viveva felice nella sua bella

casetta, uscì per fare una passeggiata.

Tornata, vide la sua casa distrutta e una possente tigre

sdraiata accanto ad essa. La formica le chiese: “Sei per caso

stata tu a distruggere la mia dimora?”.

La tigre rispose: “Ah, era la tua?”.

La formica si arrabbiò e la sfidò alla lotta nel Colosseo.

La tigre, ridendo sotto i baffi, accettò.

Il giorno dopo, si presentò all’orario prestabilito.Nel tentativo

di schiacciare la formica, fu attaccata da sciami di api e di

vespe, amiche della formica. La tigre non potè fare altro che

scappare via sconfitta, amareggiata e dolorante.

Questa favola ci insegna non solo che l’unione fa la forza, ma

che la forza fisica e la prepotenza non sono mai vincenti nella

vita.

Gara di favole

GRUPPO: “gli Scorpioni”

Samuel Losavio

Veronica Scarsella

Christian Motolese

Gloria Melchiorre

Posizione in classifica: II

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C’era una zanzara assai furba. Stanca di giocare sempre con le stesse

zanzare, decise di sfidare il re della foresta. Andò dal re ghepardo e lo

salutò con un inchino. Il re, che voleva fare uno dei suoi pisolini, sentì

un ronzio nell’orecchio e si voltò. La zanzara disse al re: -Sono venuta

per proporle una sfida!- Poi aggiunse:-Credete di essere il più forte

della foresta, ma non è così-. E iniziò la gara. La zanzara si posò

subito sul naso del ghepardo e iniziò a pungerlo ininterrottamente; il

ghepardo, per schiacciare la zanzara che era sul suo naso, iniziò a

graffiarsi con i suoi stessi artigli. Il re si buttò a terra sconfitto e la

zanzara fu acclamata vincitrice da tutti i presenti. La zanzara,

inconsapevole di una ragnatela sul suo capo, si alzò in volo e ci finì

dentro. Il ghepardo vide che la zanzara era in pericolo. Allora, con la

sua zampa, distrusse la ragnatela. Il ghepardo disse alla zanzara di

ricordarsi che esiste qualcuno sempre più forte di lei.

La favola insegna che non bisogna mai sopravvalutarsi.

Gara di favole

GRUPPO: “I GHEPARDI”

Cellamaro Sonia

Gianfreda Eliana

Piccinno Andrea

Cipriano Natascia

POSIZIONE IN CLASSIFICA: III

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C’era una volta un gallo che non si accontentava di mangiare la sua crusca. Così si impadroniva

del cibo degli altri galli e galline, lasciando tutti a bocca asciutta.

I poveri animali si ribellavano a tale sopruso, ma sembrava che più si lamentavano e lui più a

dispetto si metteva. allora una rappresentanza di galli e galline si recò dai tacchini e chiesero

loro di offrire un po’ di cibo. Il giorno dopo i tacchini offrirono ai polli più di una tonnellata di

crusca. Il gallo prepotente, vedendo una tale quantità di cibo, non potè fare a meno di divorarlo.

Mangiando mangiando, riempì lo stomaco così tanto da svenire.

Il gallo da allora imparò la lezione: chi si accontenta gode.

Gara di favole

GRUPPO: “LE PANTERE”

Camassa Giorgia

Galasso Rossella

Liuzzi Francesco Pio

Nobile Alessio

POSIZIONE IN CLASSIFICA: IV

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Di graziano falzone

C’era una volta, in un paese lontano, un principe gentiluomo. Un

giorno, un mago malvagio attaccò la sua città per conquistarla.

Il principe, per uccidere il mago, decise di partire con il suo

destriero dal manto biondo e dal corpo lucente. Prima di partire,

suo padre il re gli fece un dono: una stupenda fenice. “Figliolo

,questa fenice ti aiuterà ad affrontare con facilità il tuo viaggio

che sarà pieno di insidie!” disse il re al figlio prima che partisse.

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Il giorno dopo, il principe partì con la sua armatura, il suo

destriero, la fenice e la sua spada preferita. La mappa diceva che

doveva attraversare un ponte e, al suo imbocco, vedendo spuntare

un troll, si ricordò che quello era “il ponte del troll

indovinello”.Il troll stava per formulare uno dei suoi enigmatici

indovinelli quando, la colossale fenice gli infuocò la testa facendo

scappare il troll dolorante.

Attraversato il ponte, si diresse verso un bosco dove vivevano

gnomi selvatici che, anche se piccoli, attaccavano ferocemente chi

non conoscevano e così fu anche per il principe. Ma egli, con

agilità e maestria, uccise la maggior parte degli gnomi con la sua

spada, riuscendo così finalmente ad uscire dal bosco.

Sulla strada però incontrò una perfida strega che voleva a tutti i

costi la fenice. La fenice si fece inseguire fino a un precipizio,

dove la strega cattiva precipitò.

Dopo un viaggio faticosissimo, il principe riuscì a trovare il

castello del suo nemico che gli apparve davanti, sfidandolo ad un

duello. Dopo una lotta atroce, il principe uccise il mago e, visto

e considerato che non aveva eredi, egli prese il castello con tutte

le sue ricchezze, tornò in città e fu acclamato dai suoi sudditi.

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Di graziano falzone

Un giorno molto lontano, arrivò in un villaggio un selvaggio

che viveva in un bosco. Aveva i capelli arruffati, i vestiti

sporchi ed era abituato a camminare scalzo. In questo

villaggio viveva anche una contadina della quale il selvaggio

si sarebbe perdutamente innamorato.

Arrivò al villaggio con il suo ronzino che era più brutto di

lui: la criniera arruffata, gli mancavano tre denti e gli zoccoli

erano ormai consumati. Notò subito la contadina e subito

volle rapirla: bella, con gli occhi azzurri, i capelli rossi e la

pelle bianca come la neve! Maria (così si chiamava la

ragazza ), si trovò in un attimo su quel cavallo puzzolente e

al selvaggio non importava niente se la contadinella gridava,

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piangeva e gli dava dei pugni. Cavalcava verso il bosco fitto

fitto, sorridendo soddisfatto e mostrando la sua lurida

dentatura. Una volta arrivati, lo scenario era disgustoso:

c’erano una caverna tutta buia e, di fronte, un’altra

illuminata dal fuoco; dei cani legati alla catena spaventarono

la contadina. “Tu dormirai dentro quella caverna! E ti

avviso, non entrare mai nella caverna buia, altrimenti ti farò

sbranare dai miei cani!”. Urlò inferocito l’uomo, senza dare

la possibilità alla ragazza di replicare.

Il giorno dopo, il selvaggio si allontanò per raccogliere la

legna e Maria, incuriosita e con coraggio, entrò nella

caverna buia e vide una montagna di monete d’oro ma,

all’improvviso, queste sparirono! “Maria, che cosa hai

fatto? Ti avevo detto di non entrare! Quelle erano monete

magiche e potevo vederle solo io! Ti farò sbranare dai miei

cani !” Ma quando uscirono dalla caverna .trovarono tutti

i cani sgozzati e, solo allora, Maria smise di piangere.

All’improvviso, dal fitto bosco spuntò un bellissimo principe

con il suo cavallo bianco, che tagliò la testa al selvaggio e

salvò quella che presto sarebbe diventata sua moglie.

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di Eliana Gianfreda

C’erano una volta un re e una regina, che ebbero una bambina dalla pelle bianca come la neve e

la chiamarono Biancaneve.

Purtroppo, la regina morì e il re si risposò con una donna malvagia e vanitosa, che possedeva un

libro magico al quale chiedeva sempre: “Libro delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e il

libro rispondeva sempre: “Oh, mia regina, sei tu la più bella”. Ma un giorno il libro rispose: “Oh mia

regina, Biancaneve è ancora più bella di te”.

La regina, accecata dalla gelosia, ordinò al cacciatore di ucciderla e di portarle il suo cuore in un

cofanetto.

Ma quando il cacciatore la portò nel bosco, Biancaneve gli rubò il pugnale e lo uccise, poi fuggì

nella foresta. Tra gli alberi, vide una casetta arredata con tante piccole cose. Biancaneve entrò,

mangiò e si addormentò sui sette lettini presenti. Gli abitanti di quella casa erano una banda di

nani serial killer, i quali, quando rientrarono, si accorsero subito che qualcuno era entrato nella loro

casa e, con le pistole alla mano, cercarono l’intruso. Quando trovarono Biancaneve, le chiesero

come avesse osato entrare nella loro tana, e Biancaneve chiese loro di ospitarla e di aiutarla a

nascondersi. Nel suo castello la malvagia regina continuava ad interrogare il suo libro che rispose:

“Biancaneve è più bella di te e ora vive nella casa dei sette nani”.

La regina, con l’aiuto dei suoi poteri magici, si trasformò in una orribile vecchia, e si recò nella

foresta a cercare la casa dei nani.

Quando la trovò, si avvicinò alla finestra per offrire a Biancaneve una mela avvelenata.

Ma i sette nani, che stavano tornando da un assassinio e avevano ancora un colpo in canna,

uccisero la vecchia che si trasformò subito nella regina malvagia.

Biancaneve fu finalmente libera e, mentre tornava a casa a piedi, chiese un passaggio ad un

giovane principe a cavallo che passava di là.

Il principe, quando la vide così bella, si innamorò subito di lei, e la condusse al suo castello.

Dopo qualche anno, il principe la tradì con un’altra fanciulla e, quando Biancaneve lo scoprì, si

arrabbiò molto e ritornò a vivere per sempre con i sette nani, divenendo capo della banda dei

malfattori.

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di Eliana Gianfreda

C’era una volta, tanto tempo fa, un re che viveva in un castello dorato, circondato da un bosco

incantato, insieme a sua moglie e la loro figlia Celeste.

Loro volevano molto bene alla loro figlia ed esaudivano tutti i suoi desideri, era una esploratrice e

le piaceva molto girare per il bosco, ma i suoi genitori non volevano che uscisse da sola, perché

era troppo piccola.

Una notte mentre i suoi genitori dormivano, scappo nel bosco, inseguendo una farfalla; ma,

all’improvviso, le comparve davanti un enorme drago, con la bocca spalancata che sputava fuoco,

pronto a divorarla. Celeste, spaventata, corse a cercare aiuto, e vide un elfo che correva verso di

lei per proteggerla, conducendola a casa delle sue amiche fate.

Ma la strada che portava alla casa delle fate era bloccata da un precipizio.

Allora, colta alla sprovvista, Celeste chiese all’elfo se poteva fare qualcosa.

Lui si tolse il cappello che aveva sul capo, pronuncio delle parole magiche e, all’improvviso, dal

cappello spuntò fuori un tappeto volante magico, grazie al quale superarono il precipizio e

riuscirono ad arrivare dalle fate. Insieme, decisero di andare a combattere contro il drago. Per

aumentare la loro forza, le fate concessero a Celeste il dono della magia. Da quel momento ella

sarebbe stata la principessa fata. Nel frattempo, il drago aveva incendiato tutto il bosco con la sua

malvagia bocca infuocata. Allora Celeste e le fate presero la bacchetta magica e pronunciaono

queste parole :- Bidibi, bodibi, bù, il bosco bruciato non sarà più! -.

Soddisfatte cercarono il drago, lo trovarono presso un ruscello intento rinfrescarsi; Allora Celeste

e le fate, senza perdere tempo, pronunciarono queste parole:- Bidibi, bodibi, bù, da un drago un

ranocchio diventerai tu!-.

Celeste, finalmente, poté tornare dai suoi genitori che la aspettavano con ansia.

E vissero per sempre, felici e contenti, protetti dalla saggezza e dal potere magico della

principessa Celeste.

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di Samuel Losavio

Viveva un tempo in un grande e imponente castello, una bellissima principessa

dai capelli biondi e dagli occhi verdi.

Un giorno, le arrivò una lettera su cui c’era scritto:”Complimenti, ha vinto un

premio, venga a ritirararlo sulla spiaggia di El Choiba”. Scioccata dalle parole,la

fanciulla fece leggere la lettera al suo più grande amico. Egli disse di non

credere a quelle parole e che sarebbe stato meglio non fidarsi. Lei, però, molto

incuriosita, non lo ascoltò e andò sul luogo prestabilito.

Nella grande confusione venne catturata da un uomo misterioso, vestito di nero.

Lui la rinchiuse all’ultimo piano di una torre molto alta, in un’enorme gabbia.

Appena lo seppe il suo amico, si precipitò dinanzi al ponte levatoio della torre,

per liberare la fanciulla.

Per farlo, però, doveva superare i 4 piani della disperazione, a guardia dei quali

c’erano mostri spaventosi.

Le lotte furono durissime. Quando finiva di sconfiggere un mostro, subito ne

spuntava un altro. Alla fine, l’ultimo mostro, era un drago con cinque teste e tre

occhi per ciascuna e, sul petto di questa creatura mostruosa c’era la chiave per

aprire la gabbia dove era rinchiusa la principessa.

Fu una lotta sanguinosa e violenta, con continui capovalgimenti di ruoli, finchè al

drago non furono tagliate tutte le teste.

Subito il giovane recuperò la chiave e liberò la principessa.

I due si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.

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di Samuel Losavio

C’erano una volta, nello spazio infinito, dei titani che proteggevano i pianeti : ad

ogni gigante ne era affidato uno e se ne prendeva cura.

L’unico pianeta rimasto solo era la Terra.

In realtà la Terra era il pianeta più bello e sarebbe stato affidato al figlio del re.

Il re e la regina, però non riuscivano ad avere figli e si disperavano.

Finalmente, un giorno la regina mise al mondo un bellissimo bambino : Planet.

Egli ebbe in dono il pianeta Terra, tutto colorato grazie al blu degli oceani e al

verde dei prati. Si divertiva molto a giocare con la sua palla : la faceva

rimbalzare, la lanciava contro il muro facendo danni di qua e di là.

Gli abitanti della Terra erano stanchi di scivolare da una parte all’altra e chiesero

aiuto ad Elios, il Sole. Egli andò a parlare con il re dei problemi dei terrestri, ma

lui rispose che suo figlio doveva essere libero di giocare come voleva.

Allora Elios decise di spegnersi e la terra diventò grigia, cupa e fredda.

Al piccolo la Terra non piacque più di quel colore e convinse il padre a regalargli

un altro pianeta.

I terrestri, grazie ad Elios ,che poi riprese a splendere, furono salvi.

…E vissero tutti felici e contenti.

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di Samuel Losavio

C’era una volta, in un castello in cima ad una collina, un giovane principe,

sempre allegro e sorridente, di nome Bianconeve. Lui aveva perso il padre, e la

madre si era risposata con un altro uomo. Il patrigno del giovane, quando c’era

la madre, era buono, allegro e generoso; ma quando la moglie se ne andava per

lavoro, si trasformava completamente: diventava acido e maligno. Pensava di

essere l’uomo più bello e affascinante della terra. Un giorno, dopo le solite

parole pronunciate davanti allo specchio, quest’ ultimo rispose: <<Non sei più tu,

ma Bianconeve il più bello!>>. Allora, il patrigno decise di uccidere Bianconeve,

ma lui si rifugiò nel bosco. Fattasi sera, il bosco era buio e spaventoso, così il

povero Bianconeve sbattè contro un albero e cadde a terra, svenendo. Al

mattino si svegliò e vide tanti navigatori satellitari che lo accompagnarono nel

rifugio più vicino e se ne andarono. Quella casetta era molto bella all’esterno,

ma all’interno era…era…un vero disastro! Tutti gli oggetti buttati per terra e gli

stivali addirittura sul water. Per non parlare della camera da letto, con i

materassi buttati all’aria e i letti tutti capovolti. Allora il principe disse: <<Meglio

rimettere a posto >>. Mentre stava sistemando, notò una cosa piuttosto strana:

c’erano 7 piccole sedie, 7 letti, 7 cucchiai, 7 forchette ecc. Notò pure che erano

tanto ma tanto piccoli. Quindi pensò: << Ci saranno 7 bambini >>. Arrivata la

sera, crollò per la stanchezza sui letti. Dopo poco tempo, arrivarono 7 nane.

Vedendo la finestra aperta e le luci accese, si spaventarono. Una volta in casa ,

le sette nane rimasero sbalordite, tutto era in ordine: << Che sarà successo ? >>

si chiesero. Quando salirono lungo le scale, trovarono Bianconeve steso su tre

letti. Le nane rimasero a bocca aperta ed esclamarono: << Oh un fanciullo! Si

sta svegliando…Cosa facciamo ? >>. Il principe quando aprì gli occhi, vide le

sette nanette. Erano tutte felici, solo Brontola, una di loro, era contraria ad avere

uno sconosciuto in casa. Poi Bianconeve raccontò la sua storia e le nane gli

fecero diverse domande: << Non avevi paura…? E se avessi incontrato un

terrorista ? >>. Bianconeve rispose: << No, avevo la pistola a portata di mano

>>. Eola, Pisola, Dotta, Cucciola, Gongola, Mammola e Brontola furono felici di

aiutarlo e lo ospitarono nel loro “Bed and BreaKfast”.

Il fanciullo e le nanette si trovarono così bene insieme, che Bianconeve decise di

sposarle tutte e sette…

E vissero per sempre felici e contenti.

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di Samuel Losavio

C’era una volta, in un paese lontano, un re malvagio.

Nello stesso paese viveva felice un fornaio, diventato famoso perché faceva dei

biscotti buonissimi, il cui profumo si diffondeva in tutto il paese. I bambini

passavano da lui ogni giorno a comprare i biscotti, per la colazione da consumare a

scuola.

Il re, una mattina, decise che quei biscotti dovevano essere solo per lui. Andò dal

fornaio e gli disse: <<Da oggi dovrai sfornare biscotti solo per me, e questo è un

ordine! >>.

Quando arrivarono i bimbi per comprare i biscotti per la scuola, il giovane fornaio

che aveva un cuore d’oro, non riuscì a dire di no. Fu scoperto da una guardia reale

che riferì tutto al sovrano.

Il re, adirato, ordinò alle sue guardie di catturare il fornaio che aveva disubbidito,

perché voleva punirlo. I bambini, impauriti, corsero a chiedere aiuto ai loro genitori.

Tutti in paese si unirono in difesa del buon fornaio, e ci fu una vera rivolta. Il re ebbe

la peggio, fu catturato e imprigionato. Il popolo, contento, alzò in aria il fornaio

generoso, in segno di allegria, gridando: << Ecco il nuovo re, ecco il nuovo re!!! >>.

Così il fornaio salì al trono per volere del popolo, ma continuò a sfornare biscotti per

tutti i bambini.

….E vissero tutti felici e contenti.

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di Francesco Liuzzi

C’erano una volta il re Marcus e la regina Alice. I due

ebbero due gemelli, Carlos e Lisa. Di Lisa si diceva che

sarebbe divenuta la più bella fanciulla del regno. Un

giorno, lo stregone Diabolik la rapì. I principi la cercarono,

ma di lei non c’ era traccia. Dopo molti anni, Carlos diventò

grande allora chiese ai genitori: “Ora che sono cresciuto,

ho diritto di sapere dove sia mia sorella!”. “Allora i genitori

gli risposero: “Tua sorella è stata rapita molto tempo fa …

non abbiamo più avuto notizie di lei”. Allora Carlos disse:

“Lei è mia sorella e io ho il dovere di cercarla!”.

Finalmente la trovò nella grande fortezza dello stregone

Diabolik. Carlos disse allo stregone: “Ridammi mia sorella

Lisa!!!”. Ma lo stregone rispose: “Tu chi sei per riavere cosi

facilmente tua sorella? No, no: devi superare come minimo

3 prove durissime”; Carlos accettò volentieri dicendo: “Per

mia sorella questo ed altro”. Il giorno seguente Carlos si

ritrovò ad affrontare le prove: la prima prova consisteva

nel ritrovare un piccolo ago disperso in cumuli di fieno per

cavalli Cerca, cerca.. e lo trovò. La seconda prova

consisteva nel ritrovare il vecchio tesoro nascosto sull’isola

sperduta. Dopo mesi e mesi di ricerche lo trovò. Andò dallo

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stregone ed esclamò: “L’ho trovato, l’ho trovato!”.

Diabolik, allora, disse: “Affronta l’ultima prova: dubito che

ce la farai”. Ma Carlos rispose con orgoglio: “Staremo a

vedere”. La terza e ultima prova consisteva nel trovare il

fiore della felicità. Dopo estenuanti ricerche lo trovò, andò

da Diabolik e gli disse: “Ho affrontato coraggiosamente

tutte le prove… adesso voglio mia sorella”. Lo stregone

rispose indispettito: “No, lei ormai è mia… non puoi più

averla. Adesso ti uccido!”. Allora Carlos sguainò la spada

donatagli dalla sua nutrice maga prima di affrontare il

viaggio e lo colpì. Ricondusse Lisa al castello e i due

genitori, molto contenti della ricomparsa della figlia, fecero

festa con tutto il popolo.

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di Rosa Menale

C’era, in un paese lonano, un grande bosco nel quale si trovava un lago buio e

tenebroso in cui viveva un mostro di nome Mosta. Questo mostro ogni giorno

mangiava tutti i bambini che passavano vicino alle sponde del lago. Per cercare una

rapida soluzione a tale dramma, il sindaco annunciò al paese che, chi avesse avuto il

coraggio di sconfiggere Mosta, avrebbe ricevuto in cambio un prestigioso premio.

Così si presentarono tre uomini con alcuni oggetti magici. Il primo, il più muscoloso,

pianificò di sconfiggere Mosta a duello con la sua spada magica, ma il suo piano fallì,

perché Mosta era molto più forte di lui. Il secondo

decise di far bere a Mosta una pozione magica che

l’avrebbe fatto cadere in un sonno perenne, ma anche

il suo piano fallì, perché la pozione gli scivolò dalle

mani. L’ultimo non sapeva bene cosa fare e, quindi, si

sedette a pensare. Da lontano, vide dei bambini giocare con un pallone e così…

arrivò alla soluzione. La sua idea fu quella di trasformare il pallone in un’esca a

forma di pesce per poi lanciarlo nel lago e farlo

mangiare a Mosta. Così fu. Quando Mosta vide l’esca, in

un solo boccone la inghiottì. Ingoiando il pallone, i

bambini che si trovavano dentro la pancia iniziarono a

giocare, ma esso scoppiò facendo scoppiare anche la

pancia di Mosta. Tutti i bambini uscirono e, felici,

ritornarono dalle loro famiglie. Da quel giorno quell’uomo divenne l’eroe del paese,

mentre Mosta, dopo che la pancia venne cucita, mangiò solo i frutti degli alberi che

circondavano il lago e, quando i bambini passavano di lì, Mosta faceva fare loro una

passeggiata sulla sua lunga coda. E tutti vissero felici e contenti.

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di Christian Motolese

Un giorno, un visconte odiato da tutto il paese per il suo atteggiamento da tiranno, mentre

si recava in piazza per un annuncio, subì un attentato: una palla di cannone lo divise a

metà. La parte cattiva scappò nel Bosco del Male e la parte buona se ne tornò al castello.

Il giorno dopo, la parte cattiva andò in paese: uccise dei bambini e li mangiò per colazione

e poi tornò nella foresta. La parte buona, invece, andò in paese per donare un po’ di

denaro ai poveri, ma nessuno ci credeva perché prima avevano visto la parte cattiva

uccidere, scambiandolo per la parte buona.

Una sera, dei ragazzi che stavano tornando a casa, decisero di prendere una scorciatoia per

il Bosco del Male, ma non sapevano che ci viveva la parte cattiva del visconte. Infatti non

tornarono mai a casa, perché la parte malvagia del visconte di loro aveva mangiato pure le

ossa, per non lasciare traccia di dove si nascondeva.

Quando la parte buona lo scoprì andò a cercarlo e pensò: “Dove si può nascondere un

cattivo?... ma certo nel Bosco del Male”. Fece chiamare i giovani cavalieri alla ricerca del

cattivo sé, ma non ritornarono mai più indietro. Il cattivo sé, allora spedì alla parte buona

un osso di un povero cavaliere ucciso con sopra inciso: “Vieni tu solo”. Il visconte, preso dal

panico, si rifugiò nel castello.

Però, pensò che non era giusto che delle persone innocenti dovessero morire a causa sua.

Allora decise di affrontare il cattivo sé.

Una volta giunto nel bosco la parte cattiva lo attaccò alle spalle cercando di addentarlo, ma

la parte buona lo scansò e disse: “Cosa vuoi?” e la parte cattiva rispose: “Te. Per tornare ciò

che eravamo”. Ma la parte buona si rifiutò, così la parte cattiva si lanciò per ucciderlo. La

parte buona sfilò la spada dalla cintura e infilzò il suo nemico.

Tornato al castello, il visconte per la prima volta era felice di aver salvato il paese.

IL VISCONTE DAI DUE SE’

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di Andrea Piccinno

C’era una volta, in un paese lontano, uno stregone cattivo che aveva rubato ad un mago buono di un regno

felice una sfera di cristallo magica che faceva custodire da un enorme drago.Intanto, nel regno non si

viveva più felici e il regno era caduto in disgrazia. Il figlio del mago buono, che si chiamava Baz, anche

lui mago, era deciso a recuperare a tutti i costi la sfera, proprio perché, oltre ad essere magica,

garantiva anche prosperità al regno: cosa che mancava da tanto tempo.

Baz partì così alla ricerca della sfera e, dopo molti giorni di viaggio, trovò il rifugio dello stregone. Era

una fortezza situata sulla cima di una montagna circondata dal fuoco. Dopo svariati tentativi, finalmente

entrò e si trovò 100 scalini da percorrere. Arrivato in cima, trovò lo stregone ad aspettarlo. Baz non si

fece intimorire e cercò subito di recuperare la sfera. Ma lo stregone gli sbarrò la strada con un muro di

fuoco che, però, il ragazzo riuscì ad abbattere.

Subito dopo, si trovò di fronte a una seconda prova: lo stregone provocò una crepa nel terreno

attraversabile solo per mezzo di un ponte tibetano, al quale però mancavano molte assi di legno. Baz, con

molta fatica, le saltò tutte e nell’ultimo tratto mancavano 3 assi di fila: prese la rincorsa e con un super

salto superò l’ostacolo lasciando lo stregone pieno di stupore. Così lo stregone gli diede una spada e uno

scudo invitandolo a combattere. Iniziarono lo scontro. Dopo un’estenuante lotta, il giovane mago dette un

colpo così forte che ruppe lo scudo dello stregone e, con un colpo finale, lo uccise. Morto lo stregone, il

drago che custodiva la sfera si sgretolò e il mago recuperò la sfera magica riportandola nel regno dove,

finalmente, si tornò a vivere tutti felici e in prosperità.

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di Andrea Piccinno

C’era una volta una motociclista di nome Cenerentola. Lei era povera e lavorava per una signora molto

ricca che la pagava poco. Un giorno, il re organizzò una gara di moto femminile: la vincitrice sarebbe

diventata sua sposa. La matrigna di Cenerentola, saputa la notizia, iscrisse le sue due figlie alla gara, ma

non voleva far partecipare Cenerentola, perché era molto brava. Cenerentola avrebbe tanto voluto

gareggiare, ma non aveva le possibilità di farlo. Una sera che era particolarmente triste, all’improvviso le

apparve la sua fata madrina che le disse di non essere così dispiaciuta. Cenerentola le spiegò che voleva

partecipare alla gara; la fata madrina allora fece subito un incantesimo:”Bidibi bodibi bù!”e in un batter

d’occhio comparvero una tuta bellissima, un casco supertecnologico e una moto color rosso fiammante

stupenda! La fata le disse che avrebbe così potuto partecipare alla gara, ma che entro la mezzanotte

sarebbe dovuta rientrare, perché l’incantesimo sarebbe svanito. Arrivata alla reggia, c’erano molte

motocicliste e Cenerentola s’intimidì, ma appena giunta nei box si tranquillizzò. Sul traguardo le moto

erano tutte pronte alla partenza e, a semaforo verde, partirono veloci. Cenerentola passò subito in testa e

alla prima curva si allontanò dalle altre, tranne che da una. Questa moto era alle sue calcagna e, ad un

certo punto, sorpassò Cenerentola. Dopo diversi giri e con molta fatica Cenerentola riuscì a superarla

nell’ultimo giro sul rettilineo, vincendo la gara. Finita la gara, Cenerentola si accorse che era quasi

mezzanotte. Scappò così via senza che il re potesse vedere chi fosse la vincitrice e sua futura sposa.

Durante la fuga, Cenerentola inciampò perdendo uno stivale che rimase al re. Il giorno dopo il re mandò

un suo incaricato alla ricerca della ragazza facendo provare la scarpa a tutte le fanciulle. Giunto alla casa

di Cenerentola, le figlie della matrigna, Anastasia e Genoveffa, aprirono la porta e, appena videro chi era,

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si agitarono nella speranza che lo stivale calzasse a una di loro. Ad Anastasia la scarpa andava piccola e

a Genoveffa non calzava proprio! Toccava ora a Cenerentola che, appena provò la scarpa, le calzò alla

perfezione. Andarono così al castello e il re, appena la vide, se ne innamorò perdutamente. Si sposarono e

vissero per sempre felici e contenti.

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C’era una volta, in un paese lontano di nome Canterlot, un valoroso cavaliere

chiamato Jack. Egli era un principe. Un giorno andò da lui un messo e gli disse che

nel castello dei Gargoil era stata imprigionata la bellissima principessa Daisy, rapita

da una strega malvagia. Allora il cavaliere, che aveva sempre avuto un debole per la

principessa Daisy, riunì il suo valoroso esercito e partì per andare a liberare la sua

amata. Passò un

anno, ma il castello dei Gargoil era così ben nascosto, che Jack e i suoi uomini non

riuscirono proprio a trovarlo. Decisero, allora, di chiedere aiuto a mago Bellino che

abitava nella valle dei “Morti viventi”. Questi spaventosi zombi assalirono il valoroso

esercito del cavaliere, che fu decimato. Jack se la cavò con un morso all’orecchio e

potè finalmente parlare col mago Bellino. Egli gli donò una formula magica:

“Bello,bellino,belloccio , sei proprio un uccellotto”. Jack pronunciò queste parole e,

insieme ai suoi uomini, iniziò a volare come un uccello. Volando di qua e volando di

là videro finalmente il castello e, viaggiando a velocità supersonica, sfondarono il

muro custodito da un drago, travolgendolo. Poi sentirono un tonfo e scese la strega.

Jack allora tagliò la testa al drago, ma per sortilegio della strega malvagia, spuntò

un’altra testa. Così finì che il drago ebbe 23 teste! A quel punto, Jack infilzò la speda

nel cuore del mostro che morì e, contemporaneamente, morì anche la strega,

perché le loro vite erano collegate . Il valoroso cavaliere e la principessa scapparono,

e, una volta tornati a Canterlot, poterono coronare con le nozze il loro sogno

d’amore. Il cavaliere Jack divenne re e vissero per sempre felici e contenti.

Gara di fiabe

GRUPPO: “I soliti delle fiabe”

Cipriano Natascia

Falzone Graziano

Galasso Rossella

Losavio Samuel

POSIZIONE IN CLASSIFICA: I

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C’erano una volta, in un paese lontano, un principe e una principessa che governavano un

regno sereno; ma il loro nemico di sempre, il Re dei venti “Nord-Est”, costituiva per loro

un’eterna minaccia.

Un giorno Nord-Est rapì la principessa. Appresa la notizia, il principe iniziò le ricerche

della povera sorella. Durante il lungo cammino verso il palazzo di Nord-Est, incontrò un

mendicante a cui chiese informazioni sulla direzione da intraprendere. L’uomo gli disse che

il palazzo di Nord-Est si trovava al di là della foresta e in cima a una montagna. Il principe

-dopo aver compiuto molti chilometri- per sfamarsi, stava per uccidere un cigno che

nuotava in un laghetto; il cigno disse che se lo avesse risparmiato lo avrebbe aiutato a

recuperare sua sorella. Così il principe riprese il cammino, quando –a un tratto- vide un

alveare: cominciò a scuoterlo e, a quel punto, uscì l’ape regina che disse che se non l’avesse

uccisa lo avrebbe aiutato a recuperare sua sorella. Continuando il suo tragitto, vide un

formicaio. Cominciò a riempirlo di terra: una formica –uscita dalla tana- disse che se non

l’avesse uccisa l’avrebbe aiutato a recuperare sua sorella.

Finalmente giunse al castello. Vi entrò e, giunto al cospetto di Nord-Est, gli chiese di

liberare sua sorella, ma Nord-Est rispose che solo se lo avesse battuto al tiro alla fune gli

avrebbe restituito la principessa. Il principe accettò. Mentre gareggiavano, all’improvviso

arrivarono l’ape e la formica che infastidirono Nord-Est volandogli davanti agli occhi e

solleticandogli i piedi. Infine, il cigno aiutò il principe a vincere la prova. Senza farsi

vedere, raccolse col becco l’estremità della fune e tirò con tutta la forza dalla parte del

principe.

Il principe liberò la sorella, ritornarono in patria e vissero per sempre felici e contenti.

Gara di fiabe

GRUPPO: “Gli Avatar”

Liuzzi Francesco Pio

Piccinno Andrea

Morello Lorenzo

Motolese Christian

POSIZIONE IN CLASSIFICA: II

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Una coppia di sposi viveva felice in un piccolo villaggio. Un giorno

Captivus, il figlio della strega malvagia, s’innamorò perdutamente

della sposa Penelope.

Penelope uscì per fare shopping in città e incontrò Captivus che

se la portò via. La rinchiuse in un hotel abbandonato per circa un

mese. August, marito di Penelope, molto preoccupato per la sua

scomparsa, fece l’annuncio alla città: chiunque l’avesse trovata,

avrebbe avuto un posto di lavoro nella sua azienda. Allora tutti si

misero alla ricerca di Penelope perché avevano bisogno di

lavorare, giacché c’era molta crisi. Nessuno la trovò. Così August

si mise a cercarla in tutta la città. Mentre August la cercava,

comparve una veggente che era nemica della strega Malvagia e

del figlio Captivus, che disse: “Per arrivare da lei e salvarla dovrai

superare tre prove”. La prima prova consisteva nell’affrontare il

terreno che si stava disgregando a causa del fuoco; per seconda

prova doveva salvare la città dall’inondazione; nella terza prova

doveva trovare un diamante da dare a Captivus, come scambio

con Penelope. Per superare queste prove, la veggente gli diede

tre oggetti magici: delle ali, una matita, e infine un martello per

spaccare la pietra dove era incastonato il diamante.

Il terreno sotto ai suoi piedi iniziò a disgregarsi. August, per

salvarsi, e quindi superare questa prova, prese le ali e si mise a

volare riuscendo a superare il pericolo. Dopo, si trovò davanti alla

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città sommersa dall’inondazione causata da un masso precipitato

in mezzo al passaggio del fiume: utilizzò la matita magica, con cui,

attraverso un disegno, illustrò il desiderio che voleva esprimere.

Così, il fiume fu liberato dal pesante masso e l’acqua potè

riprendere il suo regolare flusso.

L’ultima prova fu la più difficile: per liberare il diamante dalla

roccia, August non doveva sporgersi molto, perché oltre la roccia

c’era un precipizio. August prese il martello ed estrasse il

diamante. Portò con sè il diamante e andò dove Penelope era

prigioniera. Quando Captivus vide August, lo bloccò. Ma August

tirò fuori il diamante, e gli disse: “Sono venuto qui per riprendermi

la mia sposa Penelope. In cambio ti darò un prezioso diamante,

però stai attento: prima o poi succederà qualcosa di terribile”.

Captivus, contento dello scambio, liberò Penelope. Ma non

appena Captivus ebbe preso in mano il diamante, quello esplose

e Captivus morì. Allora Penelope e August tornarono a casa felici

e contenti, per sempre insieme.

Gara di fiabe

GRUPPO: “Le piccole autrici”

Camassa Giorgia

Scarsella Veronica

Gianfreda Eliana

Cellamaro Sonia

POSIZIONE IN CLASSIFICA: III

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La principessa Natalie C’era una volta in un bosco un castello in cui viveva la famiglia reale: il re Carlos, la regina Kate e

la loro figlia, la principessa Natalie.

Natalie amava molto passeggiare per il bosco, ma i suoi genitori non le permettevano di uscire

perché era ancora troppo piccola. Così lei scappò dal castello e si rifugiò in una grotta per

trascorrere la notte. Il giorno seguente trovò accanto a sé una vecchietta che l’aveva salvata dal

drago cattivo Bruto. La vecchietta le chiese perché si trovasse in quella grotta. Natalie le rispose

che era scappata dal suo castello perché i suoi genitori non le permettevano di passeggiare, da

sola, per il bosco. All’anziana donna venne un’idea: far bere alla fanciulla una pozione che

l’avrebbe fatta diventare grande, per passeggiare da sola nel bosco.

Natalie, dapprima ne fu entusiasta; subito dopo, però, preoccupata di ciò le potesse accadere,

chiese alla vecchietta come avrebbe fatto. Quest’ultima le rispose che, per ottenere il privilegio di

crescere in fretta, avrebbe dovuto superare tre prove e così iniziò a parlare: “Come prima prova

dovrai trovare una chiave che ti sarà utile per superare l’ultimo ostacolo”.

Natalie, dopo faticose ricerche, la trovò in un cespuglio.

Poi la vecchia le disse: “Ora dovrai trovare da sola la strada per uscire dal Labirinto Eterno”.

Natalie, nel tentativo di trovare la via per la libertà, si perse e, per la disperazione, pianse.

Però in suo aiuto apparve una fatina che portò Natalie fuori dal labirinto.

Infine l’anziana disse: “Sei stata molto brava, ma ora ti aspetta l’ultima prova. Questa consisterà

nel trovare una porta e poi, con la chiave trovata nella prima prova, aprirla”. La bambina, tanto

ansiosa, si mise alla ricerca e, alla fine di un lungo sentiero, trovò una porta piccolina. Natalie a

quel punto aprì la porta ed entrò in un’enorme sala.

Trovò su un tavolo una piccola bottiglia con su scritto: “Bevimi e diventerai adulta!!!!” La bambina,

curiosa, bevve e in un istante divenne adulta.

Da quel giorno i suoi genitori capirono che la loro Natalie era ormai diventata abbastanza grande e

responsabile da passeggiare da sola nel bosco e così tutti vissero felici e contenti.

Gara di fiabe

GRUPPO: “I FANTASTICI QUATTRO”

Melchiorre Gloria

Menale Rosa

Motolese Valerio

Nobile Alessio

POSIZIONE IN CLASSIFICA: IV

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di Camassa Giorgia, Falzone Graziano, Morello Lorenzo

I NOSTRI PROFESSORI SONO DEI PORTENTI

CHE A NOI DANNO TANTI INSEGNAMENTI.

PER NOI SONO DEI MITI:

LA GIUNTA, LA SIMON E LA DIMITRI.

LE NOSTRE PROF. SONO SEVERE

SOLO SE CI COMPORTIAMO COME DELLE BUFERE.

NOI AMIAMO I NOSTRI PROFESSORI

PERCHÉ CI DANNO DEI VALORI.

I PROFESSORI DICONO “VOLETE CHE CAMBIAMO?”

E NOI RISPONDIAMO: “NO, NON LO VOGLIAMO!”

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di Giorgia Camassa

In questa città non si capisce più niente,

l’inquinamento è sempre più presente.

Riva, che ci hai combinato?

Morte e dolore hai portato.

Avevi la possibilità di mettere i depuratori,

ma la tua avidità ha provocato solo tumori..

Che destino atroce è toccato ai tarantini:

decidere tra il lavoro e la salute dei propri bambini.

Sembra quasi di aver fatto l’abbonamento:

apri la finestra e respiri altro inquinamento.

L’ambiente urla e nessuno lo sente,

perché ormai di lui è rimasto poco e niente.

Quello che sognamo

è una Taranto libera,

libera da questo orrore…

e speriamo che nessuno commetta più un simile errore.

E chissà quali saranno i nostri destini,

“ e se sopravviveremo … noi tarantini”!

Sopravvivere a Taranto

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di Giorgia Camassa

I mafiosi,

son solo dei presuntuosi,

vogliono tutto,

anche il lutto!

Loro sono dei criminali

e poi finiscono sui giornali,

non sono mai contenti

e sono capaci di spaccarti i denti.

C’è troppa violenza

e anche molta impertinenza…

io odio i mafiosi

perché sono presuntuosi.

LA MAFIA

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DI GIORGIA CAMASSA

Gli animali

Son molto gioviali.

Ai gatti piaccion molto i ratti,

Molte farfalle

son cresciute nella valle.

Su di loro puoi contare,

perché sono i primi a consolare.

Gli animali dobbiamo rispettare,

perché ci ricambieranno con il loro amore

e con il loro cuore…

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L’AMICIZIA

Di Giorgia Camassa

“La vita senz’amicizia è nulla”,

c’è sempre il tuo amico che ti culla,

la prima regola dell’amicizia è la verità

la seconda la lealtà.

Gli amici sono i primi ad apprezzarci,

ma anche ad amarci.

Ovunque tu sia, anche in malinconia,

c’è sempre lui, il tuo amico,

“a incoraggiarti col suo volto pulito”!.

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LA PACE di Giorgia Camassa

Accendo la t.v.

E non se ne può più.

Si parla sempre di brutti avvenimenti,

guerre, violenze, maltrattamenti...

Noi vogliamo un mondo migliore

e così non avremmo più timore.

Ecco: tutto tace…

È il segno della PACE!

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LA FESTA DELLE DONNE di Giorgia Camassa

L’otto marzo sai cos’è?

La festa delle donne: sai il perché?

Delle donne, lavoravano in una fabbrica ,che s’incendiò,

e quindi… tutto in fiamme andò.

Mentre la mimose fiorivano,

quel dì tutte le donne morirono.

Le mimose sono simbolo di libertà.

Quelle donne per i diritti han lottato,

ma alla fine la libertà ci han donato.

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di Sonia Cellamaro

La mia mamma è bella come una rosa

E anche molto spiritosa.

Fa la commercialista

Ma le piacerebbe fare l’ambientalista.

Tic tac, il tempo va

E la mia mamma una torta mi fa.

Piena di margherite e caramelle

E tante altre cose belle!

LA MIA MAMMA

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di Giorgia Camassa

In questa città non si capisce più niente,

l’inquinamento è sempre più presente.

Riva, che ci hai combinato?

Morte e dolore hai portato.

Avevi la possibilità di mettere i depuratori,

ma la tua avidità ha provocato solo tumori..

Che destino atroce è toccato ai tarantini:

decidere tra il lavoro e la salute dei propri bambini.

Sembra quasi di aver fatto l’abbonamento:

apri la finestra e respiri altro inquinamento.

L’ambiente urla e nessuno lo sente,

perché ormai di lui è rimasto poco e niente.

Quello che sognamo

è una Taranto libera,

libera da questo orrore…

e speriamo che nessuno commetta più un simile errore.

E chissà quali saranno i nostri destini,

“ e se sopravviveremo … noi tarantini”!

Sopravvivere a Taranto

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Di Sonia Cellamaro

L’Italia è un paese bello e ammirato

Anche se un po’ trascurato.

Musei, chiese e monumenti,

sono l’attrazione di tutte le genti

curiose di sapere

e anche di vedere.

Italiani e non solo

Innamorati di questo Paese

Che a volte dà sorprese:

evviva la voglia di identità,

di orgoglio e onestà,

che deve entrare in ognuno di noi,

per viver meglio, se vuoi.

Tutti allora uniti,

per voglia di migliorare,

amare e progredire,

perché la storia che abbiamo dietro,

sia consiglio meno tetro.

Italia al centro del mondo,

È il nostro desiderio più profondo!

Italia

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di Sonia Cellamaro

Bimbi che ridono,

Fabbriche che fioriscono,

mamme che chiamano,

ciminiere che cinguettano.

Questo è il sogno di noi tarantini,

vedere i cieli più celestini.

Sogni di ieri,

e molti più pensieri.

Lavorando per Riva,

la nostra città il benessere smarriva…

Noi la coscienza vogliamo risvegliare

Perché avanti così non possiamo più andare!

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di Sonia Cellamaro

I bambini non hanno colore,

se non quello del loro amore.

Il loro amore ha i colori dell’arcobaleno

e tocca ai grandi capirli, perlomeno.

Far differenze tra mille razze

Vuol dire fallire con tutte le forze.

E allora grandi,

mettetevelo bene in mente:

noi ai colori dell’amore

non ci rinunciamo facilmente!

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di Sonia Cellamaro

Le foglie matte si lasciano andare

dal soffio del vento si fan trasportare.

C’è quella gialla che gioca a palla,

quella marrone fa un bel ruzzolone.

Solo quella verde si tien ben stretta,

perché di cadere non ha alcuna fretta!

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di Sonia Cellamaro

I cani sono belli e giocherelloni,

sono la gioia dei loro padroni.

Bianchi, marroni e neri sono nei nostri sogni più veri.

I cani non chiedono nulla

se non un po’ di amore

e il resto si annulla.

Con i loro grandi occhioni

sembrano chiederti coccole a milioni.

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Filastrocca della farfalla Natascia Cipriano

Vola farfalla

vola lontana

manda un messaggio

in quel villaggio

porta con te gioia e allegria

unita a tanta simpatia.

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La mia coniglietta

di Natascia Cipriano

Oh mia cara coniglietta

Sempre a me tanto diletta.

Eri bianca, eri nera,

Eri morbida e leggera,

e io con tanto affetto,

ti tenevo stretta al petto.

Oggi tu non ci sei più,

hai raggiunto il buon Gesù.

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Il carnevale di Graziano falzone

Il carnevale è una festa

Che dentro al cuore ti resta!

Ci son coriandoli e stelle filanti

E carri che sono ingombranti;

Belle maschere e chiacchiere buone

Con l’avaro Pantalone.

A ballar la tarantella

C’è l’allegro Pulcinella.

Tutto contento, c’è Balanzone

A cantare una canzone.

E c’è pure Arlecchino

Col suo sguardo birichino.

Suoni ,canti e allegria

E la felicità non và più via !

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di Graziano Falzone

C’è una cosa che procura il divertimento

Ed è suonare uno strumento.

C’è il violino con il suo archetto

Tutto impettito, pensa di non avere neanche un difetto.

Poi c’è la chitarra che, come un’artista,

Pensa di essere la più brava e stare in cima la lista.

Fermi tutti: arriva la batteria!!!

E il suo “bum,bum” è il migliore che ci sia!

Poi viene l’arpa che tutti zittisce:

con la sua arroganza gli strumenti ferisce.

Viene il flauto con tanta ipocrisia

Dice al clavincembalo “Tu sei il più bello che ci sia”.

“Sei una campana stonata”

Dice al basso, tutta arrabbiata.

Ma c’è una campana che si trova fuori città:

non è uno strumento che ha vanità;

suona lo stesso e dà tanta felicità.

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di Graziano Falzone

Tifo per l’Inter

E ne vado fiero

Anche se a volte

Mi è contro il mondo intero.

Chi tifa per la Juve, per il Milan, per il Barcellona …

Ma per me, l’Inter è come una corona

Che si mette in testa ogni momento

Quando la palla entra in rete senza l’aiuto del vento.

Mi dicono sempre: “La tua squadra è uno squallore!”

Ma per me, sarà comunque sempre nel mio cuore

Con la sua maglia blu e nero

Mai cambierò idea: ne sarò sempre fiero !

È la mia squadra e la porto dentro il cuore

A dispetto di tutti, farà un gran furore ! ! !

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di Graziano Falzone

C’è un’ industria molto importante a Taranto città

Che a centinaia di persone il lavoro dà.

Da sempre l’acciaio produce e acciaio produrrà

Sfama i lavoratori e sicurezza alle famiglie dà.

Sbuffa tutto il giorno e fumo emana di qua e di là!

Ferro, Rame e materiali scioglie e sempre scioglierà.

Ma non tutti son contenti

Anche se è conosciuta perfino nei lontani continenti.

In quel fumo c’è anche del veleno:

Chi vi abita vicino felice lo è di meno.

Porta una sostanza che un nome ha:

si chiama “diossina” e la morte dà.

Il bestiame si avvelena tutti i giorni

Così gli allevamenti chiudono per colpa di quei forni

Gli agricoltori gridano:”non ce la faccio più!”

E si sentono dire:”la tua verdura tienitela tu!”

Si avvelenano anche le coste

Mentre questa sostanza si accumula perfino nelle cozze.

La Costituzione dice: “gli uomini nascono uguali nei diritti”

Lavoro o salute? Siamo nei guai tutti!!!

Dice l’ Articolo 5: “la legge ha il diritto di proibire le azioni nocive alla società”

Ma intanto lo Stato dimmi, cosa fa?

Donne, bambini e uomini tutti

Gridano a gran voce:”tutti farabutti”!

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Di graziano falzone

Il tempo è un bene prezioso

Che va trascorso in modo gioioso;

Il tempo diventa una meraviglia

Se passato con gli amici e la famiglia.

Con il tempo puoi fare proprio tutto:

Puoi ballare, lavorare e studiare soprattutto!

E nel tempo, in particolare, c’è anche spazio per giocare;

può essere bello, ma anche brutto

ma con un sorriso passa tutto !

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di graziano falzone

La farfalla vola nel prato

All’improvviso tutto diviene colorato.

I bambini giocano felici

E tutti diventano amici.

La noia schizza vie intorno c’è l’allegria.

La farfalla s’appoggia su un fiore.

E tutto l’universo diviene di ogni colore !

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Vorrei tanto trovare Di graziano falzone

Vorrei tanto trovare un campanile

Capace di rendere l’umanità più gentile;

Che dipingesse il cielo di un bambino

Sempre color turchino;

Che donasse a ogni anziano

Aiuto, con una stretta di mano;

Che regalasse al mondo ogni virtù

E lo rendesse proprio come vuoi tu !

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La mia professoressa di religione

( Limerick di Graziano Falzone)

La mia professoressa di Religione

Sembra quasi un aquilone

Vola in alto con i suoi messaggi

Ti fa pensare con i suoi discorsi saggi

Oh! la mia professoressa di religione!

La mia professoressa di religione

(filastrocca di Graziano Falzone)

La mia professoressa di religione

Ha un compito d’eccezione:

Insegnare ad amare…

Con rigore lo sa fare.

Porta sempre un bel sorriso

Che illumina il suo viso;

Ha un carattere speciale

Perché non sa cos’è il male.

Lei fa tanta compagnia

Porta gioia con la sua allegria!

Lei per me, è un incanto,

Io la stimo proprio tanto.

Se ci distraiamo, pretende di più

Per avvicinarci ad amare Gesù .

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Di graziano falzone

In Italia ci sono dei posti meravigliosi

Dei quali tutti siamo molto orgogliosi.

Certo, i problemi sono proprio tanti:

lo smog, la povertà e le sostanze inquinanti.

Ma la sua storia è conosciuta in tutti i paesi

con la sua arte, la sua cultura e i suoi monti estesi.

Dalla Lombardia alla Sardegna

Il sole meraviglioso di giallo tutto impregna.

Il suo calore scalda i cuori

Mentre il suo mare ha mille colori.

C’è la Lombardia con la sua neve bianca

Che scende piano e non è mai stanca.

E poi c’è il Colosseo nell’incantevole Lazio

Che rende il turista felice e sazio.

E vuoi mettere il calore della lava

Che, anche se fa paura, all’Etna vien voglia di dirle brava?

Concede spettacoli sempre più belli con le sue eruzioni

Regalando a chi non la conosce, irripetibili emozioni.

E poi c’è il Molise, il Veneto e la Valle d’Aosta

Dove si canta, si beve e si lavora senza sosta.

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Pavoneggiandosi, la bandiera italiana sventola a più non posso

Mostrando a tutti i suoi colori: verde, bianco e rosso.

In questa terra, son tante le difficoltà,

Ma per la vita tante emozioni ci regalerà.

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di Rossella Galasso

Notte d’estate

Notte di fate,

Notte stellata

Notte dorata,

Notte pensierosa

Notte amorosa.

Di te un ricordo mi rimane,

Prezioso come le perle delle mie collane.

Un prezioso ricordo

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IL TRAMONTO di Rossella Galasso

Seduta in riva al mare…

Mentre aspetto, provo a guardare.

Vedo il sole che si tinge d’arancio:

il mio cuore ha uno slancio!

Il sole si nasconde tra le onde

E io provo emozioni profonde.

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L’ARMONIA DEL MONDO di Rossella Galasso

Un sole giallo e tondo

Splende tutte le mattine sul mondo.

Sento il rumore del mare

Metto la musica e incomincio a cantare:

Anche il mio cane inizia a scodinzolare!

E in una giornata piena di allegria

Trascorro le ore in piena armonia.

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di Eliana Gianfreda

La mia gattina

si chiama Bimba,

e mi piace averla vicina

perché si diverte se ballo la rumba.

Lei è molto pazzerella

e dorme sempre come un ghiro

cammina come se fosse una modella,

ma non sa fare nemmeno un giro!

Con tanti guai che combina

io non so più che cosa fare,

ma poi mi guarda con quegli occhi da bambina

e io non la posso non amare.

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Come sarebbe bella la mia città di Eliana Gianfreda

Come sarebbe bella la mia città

senza fumi e veleni

che ne inquinano i terreni.

Come sarebbe bella la mia città

se i bambini del rione Tamburi

potessero giocare fuori

senza il “minerale”

che fa a loro tanto male.

Come sarebbe bella la mia città,

se le cozze del Mar Piccolo

fossero senza diossina: che miracolo!

Come sarebbe bella la mia città,

se l’ Ilva ci desse lavoro non dolori

ma solo decoro.

“Come sarebbe bella la mia città”…

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Italia: paese di meraviglie di Eliana Gianfreda

L’Italia è un paese molto bello

che tutti gli altri dovrebbero avere come modello.

Con la dieta mediterranea, si mangia bene

e, anche se ora ci sono molte pene,

sapremo superare questa crisi

per tornare ad essere il primo dei paesi

che i turisti amano visitare

per la bellezze che sa mostrare.

Perché l’ Italia è il paese delle meraviglie

che soddisfa tutte le voglie.

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TI PENSO di Eliana Gianfreda

Voglio vestirti di parole

riempire il cuore con baci di viole

pensarti la notte sopra la luna

oppure di giorno in mezzo a una duna.

Ti bacio sugli occhi

sentendo rintocchi…

campane in festa

nella mia testa.

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L' AMORE

di Eliana Gianfreda

Sentirò il calore del tuo amore

che mi stringerà il cuore,

sentirò il calore del tuo viso

quando mi farai un sorriso,

sentirò il dolce canto delle sirene

quando saremo insieme,

ma soprettutto sentirò di amarti

quando mi soffermerò a guardarti.

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La scuola Filastrocca di Eliana Gianfreda

Ho scritto una filastrocca divertente

che se la leggi ti cade un dente,

perché mi piace andare a scuola

dove si studia e il tempo vola.

Ci sono tante cose da dirsi

e molti modi per divertirsi…

che la notte mi fa sognare

e non me ne voglio mai andare.

Spero vi siate divertiti

perché i versi sono già finiti.

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Me stessa Filastrocca di Eliana Gianfreda

Sono emotiva

e molto sportiva,

mi diverto con il mio gattino

e poi faccio un bel pisolino.

A me piace andare a scuola

dove studio e il tempo vola,

ma a me piace anche andare a danza

che è la mia unica speranza.

Mi piacerebbe essere diversa,

ma, infondo, sono fiera di me stessa!

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L’essenziale di Eliana Gianfreda

“C’è crisi” ripete la televisione

e questo crea molta tensione,

ormai lo sanno anche i bambini

che non ci sono più molti soldini.

Ma questo ci ha portato

a ripensare che era esagerato

il consumismo del passato.

Dobbiamo scalare la marcia,

sperando che questo ci faccia

riscoprire “l’ essenziale”

che non è solo comprare, comprare, comprare

ma anche pensare a pregare e ad amare.

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di Franceso Pio Liuzzi

Il fumo dell’Ilva uccide…

non c’è più nessun bambino che ride.

Inquina la natura e le città:

noi tarantini non abbiamo più dignità.

Ogni giorno esco di casa

e vedo una Taranto inquinata.

Noi tarantini non chiediamo molto:

Chiediamo solo di svegliarci la mattina

Per ammirare una Taranto con un cielo azzurro… privo di diossina!

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È Pasqua Di Francesco Pio Liuzzi

È Pasqua!

Svegliatevi amici!

Una viola fa capolino

dal folto del giardino…

è festa!

Ripetono in coro gli amici del bosco

Ovunque germogli,

fiori sbocciati,

prati assolati!

È Pasqua!

Ed è bella la vita

Che non è finita.

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di Samuel Losavio

E guardo il mare

e inizio ad amare

la bellezza della natura

che a volte può far paura.

E guardo il cielo

e inizio a fantasticare

su quanto sarebbe bello

saper volare.

E guardo le stelle

e inizio a sperare …

Le guardo spesso,

anche adesso.

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di Samuel Losavio

LIMERICK

Con la professoressa di tecnologia,

ogni lezione diventa una magia.

L’acqua, il legno, la carta,

tutto si ricicla, nulla si scarta.

Viva viva la professoressa di tecnologia.

FILASTROCCA

Cara prof. Blandino,

impegnata ogni mattino …

Pon di scienze, pon di teatro,

quanto insieme abbiam lavorato,

e quanta pazienza ci hai dimostrato!

Il 20 Dicembre che bella emozione:

tutti in scena, che gran confusione!

Trucchi, costumi e palpitazioni,

foto, filmini e gran commozioni.

Davvero fantastico per me,

ma come avremmo fatto senza di te?

Ora non resta che ringraziarti

anche se una cosa vorrei domandarti :

l’esperienza è stata estrema,

quando si torna in scena?

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di Samuel Losavio

I Troiani son potenti

protetti da mura imponenti.

Quando vanno in guerra

gli Achei conquistan la loro “ Terra”,

e tra i guerrieri più potenti

Achille e Agamennone i più impertinenti.

Dopo anni di sventura,

per i Greci la vittoria è ormai sicura.

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di Samuel Losavio

La musica,

un amore speciale,

può essere ritmica,

a volte passionale.

E se per magia

ti viene dal cuore,

torna l’allegria

insieme a tanto amore.

La musica t’innalza

e ti fa sognare,

con impeto incalza

e aiuta ad amare.

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FILASTROCCA di Samuel Losavio

La luna dorme,

il cielo è uniforme,

il sole brilla,

la campagna è tranquilla.

E nella stalla?

La mucca suona e balla,

il pulcino gioca a palla,

la gallina fa su e giù,

l’uccellino fa cucù.

Ma che bella compagnia,

tutti quanti in armonia,

sprizzan gioia e felicità,

allegria e serenità.

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DI SAMUEL LOSAVIO

L’Ilva, il nostro famoso siderurgico,

il più grande d’Europa o forse l’unico

che produce inquinamento,

ma per chi ci lavora è fonte di sostentamento.

I morti di cancro sono una certezza,

perché manca la messa in sicurezza.

Gas nocivi, la diossina,

sono proprio una rovina.

I minerali volano qua e là

Per un raggio di 30 chilometri oltre la città,

e questo inquinamento

danneggia anche il latte materno,

mentre le tombe al cimitero

sono coperte da un manto nero.

Povera città,

e adesso che si fa?

Le manifestazioni non sono mancate:

“salviamo la città e le sue borgate”.

“Salviamo il mare, i pali delle cozze”,

che a Taranto eran fonte di ricchezze.

Su un cartellone c’era scritto:

“il lavoro è un diritto”.

Lo dice pure la Costituzione,

ma l’uomo è avido

e non sempre rispetta la legislazione.

Ora i lavoratori chiedono solo certezze

Vogliono: lavoro, salute e sicurezze.

Rifletto con tristezza

E mi chiedo con amarezza:

“Quale futuro avrà

La nostra bella città?”

IL NOSTRO FAMOSO

SIDERURGICO

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di Samuel Losavio

Da noi italiani conquistata

il 17 Marzo 1861 sei rinata.

Centocinquantadue anni sono passati,

anche se da te non dimostrati.

Tante dominazioni

e poi insurrezioni,

guerre d’indipendenza,

soprusi e prepotenza.

E per te … Uomini forti

ed eroi sono morti;

mai più divisa,

per sempre unita,

con buona ragione

dal Settentrione al Meridione.

Non più confini tra le regioni,

niente barriere,

niente frontiere,

ma tutti liberi di sventolare le nostre bandiere.

Ti dico in gran segreto e con il cuore

di provare per te tanto amore.

… Per sempre orgoglioso del tricolore!

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di Samuel Losavio

L’inverno,

il freddo sembra eterno.

La primavera,

porta via la nuvola nera.

L’estate,

una delle stagioni più amate.

L’autunno,

torna a scuola l’alunno.

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di Samuel Losavio

Noi siamo tenerelli,

ci piace pitturar con gli acquarelli,

e quando andiam in riva al mare,

nessun più ci può fermare,

perché nasce l’ispirazione

che ci fa navigare con l’immaginazione.

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Filastrocca di Gloria Melchiorre

Il compleanno

viene una volta all’anno.

Invito parenti e amici,

e diventano tutti felici.

Poi ci sono i regali,

che mi fanno spuntare le ali.

E infine, c’è la torta

che la mamma mi porta,

con candeline e stelle filanti

per contare tutti gli anni.

IL COMPLEANNO

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di Gloria Melchiorre

L’ Italia è la mia terra

con Pompei sotto terra,

con paesi e città…

la scopro con tanta felicità.

Abbiamo la bandiera tricolore,

abbiamo l’estate con molto calore.

Abbiamo mari, monti e valli,

abbiamo mucche, pecore e cavalli.

L’ Italia è molto bella

E per me è come una sorella.

L’ Italia

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di Gloria Melchiorre

Anche quest’anno Capodanno verrà

e a tutti porterà pace, amore e libertà.

sono contenta, sono felice…

ma mi rattrista vederti infelice!

questo mondo grande e bello

resterà sempre un fratello.

Lotte e guerre termineranno

Per un mondo sempre più sano!

Un nuovo anno

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di Gloria Melchiorre

Sono arrivate le vacanze,

e di delizie si empiono le guance.

Il Natale è arrivato,

da tutti noi tanto aspettato.

Collanina, vestitino, cellulare…

ma non è questo il vero Natale.

Il Natale porta gioia nel cuore,

e tutti i bambini urlano “viva l’amore!”.

Smettiamo di fare la guerra

Per amore della nostra terra

e per dare solidarietà

a chi di fortuna non ne ha!

Questo dovrebbe essere il Natale

che gioia e felicità dovrebbe portare.

È questo quello che voglio:

La pace nel mondo…

E che quelli più sfortunati

Siano un giorno ricompensati.

Auguro a tutti un buon Natale

E che sia per tutti il più speciale!

Il Natale

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di Rosa Menale

FILASTROCCA LIMERICK

Ecco…vi presento la mia professoressa Di italiano la Simon docente

bella ed elegante, come una principessa nutriva sempre un serpente.

Desidera che ci impegniamo, Tutti i giorni gli dava la carne

con lei mai ci annoiamo. e lui adorava conservarne.

La nostra è una valida insegnante Quella gran Simon Paola docente!

con una pazienza gigante.

Ci aiuta ad imparare

guidandoci a ben fare.

Ci invita a studiare

perché bravi vuol farci diventare.

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di Rosa Menale

Lasciano il calore delle case

Per combattere nell’inferno della fornace.

Vanno e vengono gli operai dell’acciaieria

Dai forni della fonderia.

Stanche ed esausti

Aspettano il cambio turno per ristorarsi.

L’Ilva è una fabbrica che fa guadagnare,

ma tutta Taranto sa inquinare.

Inesauribili comignoli sbuffano e soffiano

Nuvole che i colori cambiano.

L’Ilva è un’industria che l’opinione pubblica

Complica,

perché benessere e malessere

fa coesistere.

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Filastrocca

Nuvoloso è un po’ noioso

Ancor di più se è piovoso.

Se c’è vento subito rientro

e un bel letto trovo dentro.

Se c’è il sole esco senza ombrello

Perché soleggiato … è troppo bello!

Rosa Menale

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di Rosa Menale

Caro papà tra pochi giorni è la tua festa

e ti donerò un cuore di cartapesta.

Con la tua fantasia e allegria

riempi la casa di armonia.

Lavori tanto, ma quando è momento di giocare

trovi sempre tempo da dedicare.

Con te posso viaggiare

e tutto il mondo poter ammirare.

Sei tutto per me

tu sei il papà più affettuoso che c’è.

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Filastrocca di Rosa Menale

Il gatto birichino

fa sempre il monellino.

Gioca molto a nascondino

Con il suo amico topolino…

Poi mangia un croccantino

E fa un bel pisolino.

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di Rosa Menale

Dalla finestra il vento urla.

Si dimena, batte e ribatte

contro le porte.

Il mare spumeggia,

la sabbia indietreggia,

mentre l’ultima foglia ancora volteggia.

Urla, stride e ruggisce

e tutto intorno…… zittisce. .

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di Rosa Menale

Splende il sole sulla terra

coi suoi raggi tutto afferra.

Con i suoi colori, le luci e l’allegria

le cose brutte volano via.

Della vita è lui la culla

senza lui sarebbe nulla.

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Filastrocca di Rosa Menale

Vorrei una scuola fatta di cioccolato

con il tetto di zucchero filato.

Vorrei una scuola fatta di fiori,

con uccelli e farfalle di mille colori.

Vorrei un scuola fatta di amici

per stare insieme e giocare felici.

Vorrei una scuola dove imparare

Che la vita è un sogno da realizzare.

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LA COSTITUZIONE ITALIANA di Rosa Menale

Fondamentali

sono i dodici diritti costituzionali.

L’Italia è una nazione fondata sul lavoro

E la sovranità appartiene al popolo.

Questo è l’articolo 1 della Costituzione,

pertanto lavorare è la nostra unica ragione.

Il lavoro è un diritto, ma anche un dovere

e scegliere di lavorare

è un obbligo morale.

La bandiera della nostra Repubblica

è il tricolore della penisola italica;

verde, bianco e rosso

che sventola a più non posso,

ha tre bande verticali

di dimensioni tutte uguali.

Questo è l’ultimo principio fondamentale della Costituzione

che identifica l’Italia come una perfetta NAZIONE!

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di Lorenzo Morello

Un bacio appassionato

è l’amore desiderato

ed è il sogno di ogni innamorato.

Un bacio sognato è quello che deve ancora arrivare

È la perfetta essenza del verbo amare.

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di Lorenzo Morello

LIMERICK

La professoressa Dellisanti

dà consigli saggi e santi.

E’ molto forte a pallavolo

E quando colpisce la palla arriva fino al molo

Quanto è brava la mia professoressa Dellisanti.

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di Lorenzo Morello

Il calcio piace a tutto il mondo

Come la palla che gira in tondo.

E’ uno sport emozionante:

Il ruolo più bello è l’ attaccante.

C’ è chi gioca in centrocampo

E fa su e giù per tutto il campo.

Il difensore è un portento

e ferma gli avversari in ogni intervento.

Alla fine, c’ è il portiere

Che è pronto a parare tutte le sfere.

Se vuoi vincere devi scartare

e per fare goal devi tirare.

I campioni in rovesciata

segnano quasi ad ogni giocata.

Con la sfera si può palleggiare

E numeri sorprendenti fare.

Per guadagnare una stellina

di scudetti devi averne una decina!

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Filastrocca di Lorenzo Morello

Io son Gennaio imbaccuccato: porto la neve e imbianco il creato.

Io son Febbraio e col Carnevale lancio coriandoli senza far male. Io son Marzo, scateno il vento

e libero l’aria dall’inquinamento. Io sono Aprile e porto dolcezza:

per tutti ho un bacio e una carezza. Io son Maggio e porto le rose

e all’altare accompagno le spose. Io son Giugno: maturo il grano porto la festa su tutto il piano.

Io son Luglio: porto l’ estate Però, purtroppo, non si mangiano le cioccolate.

Io son Agosto e col caldo cuocente vi riscaldo il corpo e la mente.

Io son Settembre: si apron le scuole e ad ogni bambino il cuore duole. Io son Ottobre e col tempo afoso

ogni essere rendo nervoso. Io son Novembre: i miei giorni son corti,

sono anche il mese di tutti i morti. Io son Dicembre: col Natale gioia dono E ciascun uomo è pronto al perdono.

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di Lorenzo Morello

La mia mamma è una persona speciale

Che per me tanto vale.

Quando usciamo mi dà la mano

E dice: “quando attraversi vai piano piano”.

La mia mamma, per quanto è bella

Potrebbe fare la modella.

Io voglio tanto bene alla mia mamma,

che, per farmi addormentare, mi canta la ninnananna.

La mia mamma si chiama Glenda,

mi prepara con amore la merenda.

Mi accudisce sotto il suo tetto

Ma, quando sta male, sono io che l’accudisco con affetto.

La mia mamma

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COME SALVARE IL MONDO

DI CHRISTIAN MOTOLESE

Il mondo è ormai inquinato

e per questo motivo c’è sempre un malato.

Prima, però, era pulito

e sembrava un vero prato fiorito.

Ora invece è tutto grigio

e per ridagli colore ci vorrebbe un gioco di

prestigio!

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Rosso come l’ amore

di Valerio Motolese

Starei ore e ore

A pensare all’amore…

Sogno te tutta la notte

E per averti farei a botte.

Per sempre ti amerò

E un giorno ti sposerò.

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LIMERICK DI ALESSIO NOBILE

Il professore Zaccaria

Ci porta con la musica nel mondo della fantasia

Con la musica ci fa rilassare

E allo stesso tempo ci fa imparare

È tanto dolce il professore Zaccaria

Il professore Cosimo Zaccaria è il nostro professore

Che fa rima con autore

È un bravo professore

E in tutta la settimana l’abbiamo due ore

E con musicalità

E generosità

La musica della tarantella ci insegna

Che è una musica che ci impegna.

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di Alessio Nobile

Vorrei essere uno scrittore

Per poterti scrivere parole d’amore,

vorrei essere un pittore

per dirti che per me sei più di un colore.

Vorrei essere come vuoi tu,

bello, simpatico, attraente…e molto di più.

Vorrei essere un cantante,

per cantare la nostra storia importante.

Vorrei essere il tuo fidanzato,

per essere di te più innamorato…

forse un giorno tu mi dirai:

“Il mio fidanzato diventerai”.

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La mia mamma è armoniosa,

profumata come una rosa.

Dolce, delicata

da me tanto amata.

Io sono da sempre il suo amore,

lei per me è tutto il mio cuore.

Non la vedo mai riposare

e sempre li a lavorare

Lei fa tutto per me,

fin da quando ero un bebè.

“Mamma” è la parola più bella

che sulla bocca dell’umanità

lascia sempre una stella.

Alessio Nobile

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di Alessio Nobile

L’ Ilva dà tanti posti di lavoro

e si lavora in gruppo come se si fosse in un coro;

ci si dà tanto da fare

per portar lo stipendio alle famiglie care.

Certo, c’è l’inquinamento

e l’ambiente è in deperimento

e dipende solo da noi salvare l’Ilva poi…

facendo la bonifica!

E mi chiedi che significa?

Significa salvare l’ambiente…

Ora hai il concetto in mente?

Io vorrei che l’Ilva non chiudesse più,

Altrimenti posti di lavoro non ce ne sarebbero più

E tanti operai in disoccupazione saranno

Entro il sopraggiungere del nuovo anno!

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di Andrea Piccinno

L’Italia è il Bel Paese,

da lei non mi allontanerei neanche un mese.

Ha la forma di uno stivale

ed ha un patrimonio tale

da essere ineguale a qualsiasi altro paese reale.

Chiunque la visita, rimane incantato

come venisse da lei stregato.

La Magna Grecia tanti studiosi ha attirato…

c’è anche la sede del Papato!

Ed io sono così fortunato

di essere in Italia nato!!!

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Filastrocca di Andrea Piccinno

La professoressa Finocchiaro

è alta quasi quanto un faro.

La sua chioma molto folta

le dà un’espressione colta;

quando spiega la lezione

io l’ascolto con ammirazione.

Quando parla in lingua inglese

Ti trasporta in quel paese:

vedi Londra, vai a Dublino

poi ritorni al tuo paesino.

Con la prof. sei sempre in viaggio,

da settembre fino a maggio.

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di Andrea Piccinno

Sole,mare,allegria:

è arrivata la stagione mia!

È calda e colorata

come le conchiglie su una spiaggia dorata.

Ecco: è l’estate…

ed è come fossero arrivate le fate.

Tutto è splendente

ed io sono sempre sorridente,

i giorni sono più lunghi

le notti più belle

con lucciole, cicale e tante stelle.

Gioiscono i bimbi dopo aver giocato

E ora sulla sabbia urlano a perdifiato.

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di Andrea Piccinno

Palla, pallone

per me sei un amicone

sei proprio la mia passione.

Quando mi sveglio la mattina

vorrei averti sempre vicina

mentre mi alleno per la mia partitina.

Quando sono in campo per giocare

mi sembra quasi di volare,

corro e scappo come un leone

e vorrei diventare un campione.

Messi, Ronaldo e Del Piero…

magari da grande diventare come loro spero!

Page 145: ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “A.GEMELLI” · C’era una volta un pulcino che, ... Il leone cominciò ad avvicinarsi pian piano alla sua preda, ... Il topo non era molto forte,

di Andrea Piccinno

l’ ilva è una fabbriCa molto importante

E le persone che ci lavorano sono davvero tante,

la sua grande ciminiera

sovrasta la città intera.

Sembra quasi una grande cattedrale

Ma al suo interno si produce tanto male.

Molto fumo esce dai suoi camini

Che fa male a grandi e piccini;

ma la cosa alla quale penso di più

è sperare che un giorno il cielo torni a essere blu.

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di Andrea Piccinno

Nella mia famiglia

ci sono Luca, Andrea, Salva e Silvia.

Salvatore, il mio papà

è dolce come un babà.

La mia mamma Silvia

si trucca sempre le ciglia.

Luca mio fratello

è riccio e bello.

E, infine,ci son io, Andrea,

che questa poesia crea!

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di Andrea Piccinno

Caro nonno,anche se non ci sei più

so che mi guardi da lassù;

io ti tengo nel mio cuore

e ti penso con amore.

Vorrei averti qui con me

e giocare insieme a te.

Poi la sera nel mio letto

ripenso a quando mi tenevi stretto:

tu prendevi la mia mano

e io mi addormentavo piano piano.

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Filastrocca di Andrea Piccinno

Achille è molto potente

ma anche un poco prepotente.

Con l’esercito imponente

fa anche un po’ l’indisponente.

Coi Mirmidoni vuol lottare

e i Troiani ammazzare,

lui combatte come un campione

ed è potente come un leone.

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Limerick di Andrea Piccinno

Un gattino tutto rosso

è saltato dentro un fosso

ha cominciato a miagolare

e non riesce più a saltare:

che peccato quel gattino tutto rosso.

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IL PRATO di Veronica Scarsella

IO GIOCO NEL PRATO

TUTTO COLORATO

CI SONO FIORI GIALLI E BLU…

E TUTTI QUELLI CHE VUOI TU.

E IO, FELICEMENTE,

PENSO NELLA MIA MENTE:

MAGARI POTESSI RESTARE QUI PER SEMPRE!

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Si è annunciato con un “ buona sera “

e ci ha chiesto subito una preghiera,

con le sue prime parole

ci ha scaldato il cuore.

Francesco non ha mai parlato

di sé come capo di stato,

ma ci ha raccomandato

di essere i custodi del creato.

Lui è il papa nero

che secondo le profezie sarebbe arrivato,

e non ci sembra ancora vero.

Francesco, venuto dall’altra parte del mondo

con il suo carisma sta ipnotizzando

tutti i cuori nel profondo.

Gara di poesia

GRUPPO: “Poeti spensierati”

Gianfreda Eliana

Melchiorre Gloria

Losavio Samuel

Liuzzi Francesco Pio

POSIZIONE IN CLASSIFICA: I

Francesco

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I bambini del terzo mondo non possono mangiare,

mentre noi il cibo lo stiamo a rifiutare.

Combattono contro tante malattie

Mentre noi giochiamo spensierati tra le vie.

NOI SIAMO PIENI DI FELICITà

e per loro neanChe un po’ Di SoliDarietà.

noi Siamo amati e CoCColati…

LORO NON SARANNO MAI FORTUNATI.

Noi possiamo aiutarli in qualche moDO

DanDo loro l’opportunità

DI RITROVARE LA LORO FELICITà.

Possiamo donare loro la speranza

Che al mondo non ci sia più disuguaglianza.

Gara di poesie

GRUPPO: “Poeti in erba”

Camassa Giorgia

Morello Lorenzo

Falzone Graziano

Galasso Rossella

POSIZIONE IN CLASSIFICA: II

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L’amicizia è un profondo sentimento Se non c’è lei la vita è un fallimento. In essa c’è dolcezza, e spontanea tenerezza. L’amicizia con la sua brezza Porta via la tristezza e l’amarezza Rendendo gli amici Molto uniti e felici. Lealtà e fedeltà Sono ingredienti di amicizia e generosità. L’amicizia le persone unisce… E tutto il mondo rifiorisce!!!!!!

Gara di poesia

GRUPPO: “Ars poetica”

Menale Rosa

Cellamaro Sonia

Cipriano Natascia

Motolese Valerio

POSIZIONE IN CLASSIFICA: III

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L’ amore è una sensazione,

che trasmette molta passione,

è una cosa meravigliosa

e delicato come una rosa.

A volte l’amore fa male

Come un dolce con il sale,

ma non dobbiamo arrenderci

perché l’amore può riprenderci

e quando l’amore della tua vita se ne va

chi sa chi lo prenderà!

L’ amore è più prezioso dell’ argento

E se lo perdi il tuo cuore si è spento

E ti rimarrà la ferita

Per tutta la vita

E la ferita sparirà

Se l’amore ritornerà…<3

Gara di poesia

GRUPPO: “Le piccole autrici”

Piccinno Andrea

Motolese Christian

Nobile Alessio

Scarsella Veronica

POSIZIONE IN CLASSIFICA: IV