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Iscritta all’Albo della Regione Lazio al N° D1044 Numero 47 • Aprile 2013 • Aut. reg. Tribunale di Roma N.624/96 del 13/12/96 Sped. in abb. Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N° 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma Videro e credettero ALBA DELLA RESURREZIONE “Lasciamoci sorprendere da Cristo. Egli non toglie nulla, dona tutto.” BURNAND - PIETRO E GIOVANNI AL SEPOLCRO

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Iscritta all’Albo della Regione Lazio al N° D1044Numero 47 • Aprile 2013 • Aut. reg. Tribunale di Roma N.624/96 del 13/12/96

Sped. in abb. Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N° 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma

Videro e credettero

ALBA DELLA RESURREZIONE

“Lasciamoci sorprendere da Cristo. Egli non toglie nulla, dona tutto.”

BURNAND - PIETRO E GIOVANNI AL SEPOLCRO

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. Campagna del latte

. Casa famiglia “LAR”

. Cisterne per raccolta acque

. Gestione dei Cantinhos

. Villaggio della Gioia

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ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS 3

La Casa della Carità cresceUbi Caritas et amor Deus ibi est.

E’ proprio vero, la presenza di Dio si fa tangibile nella Casa della Carità di Vau Dejes, in Albania ed ha il volto di Regina, di Peter, degli altri ricoverati, di suor Rita e suor M.Grazia, dei giovani che formano la Casa di Cuori e si occupano dei malati e di tanti volontari che si avvicendano nei servizi, anche i più umili.

Il Signore è lì, vive in ogni gesto di amore, in ogni sorriso, nella quotidianità di chi si mette al servizio degli ultimi. Non pensiamo di sbagliare dicendo che la Casa della Carità è diventata il cuore pulsante di Vau Dejes, le braccia aperte della diocesi che accol-gono chi ha bisogno. E la gente la sente sua, com-prende che appartiene a tutti e a gara offre il proprio aiuto per le pulizie della Casa e per l’assistenza ai ricoverati.

E’ tanto bello vedere il miracolo che pensavamo mai si sarebbe potuto verificare a Vau Dejes, quello della solidarietà e del volontariato vero (per distin-guerlo dal volontariato obbligatorio delle generazioni passate). A tale proposito vorrei sottolineare il ge-sto compiuto dal dentista che ha rimesso “a nuovo” i denti di Regina rifiutando ogni compenso perché “era il solo modo che aveva a disposizione per con-tribuire alla causa”, e quello altrettanto significativo di un signore di religione islamica che ha regalato al vescovo le piante per rendere più bella la Casa e il giardino antistante.

Ci fa sapere don Simone che “non mancano le persone che, privandosi anche del poco che possie-dono, si presentano alla Casa portando piccoli doni come un pacco di pasta, un po’ di riso, zucchero, qualche frutto. Stiamo ricevendo in più del nostro fabbisogno tanto che ciò che è in esubero lo ridistri-buiamo tra i poveri più poveri”.

Non è commovente?

Gruppo di giovani della “Casa di Cuori”

Regina spinge la carrozzella di Peter

Il dottore visita una ricoverata

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4 ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS

Le porte della Casa si sono spalancate per ospi-tare due eventi molto importanti per la comunità locale: la giornata della Caritas e, l’11 di febbraio, la giornata del malato.

La giornata della Caritas è stata un vero succes-so e si è conclusa con una cena di beneficenza che ha visto la partecipazione di ben 67 famiglie che, con generosità, hanno dato il loro contributo che ha superato ogni aspettativa. La comunità albanese di Vau Dejes si è mostrata solidale e il vescovo nutre la speranza che presto la Casa della Carità possa sostenersi con le offerte degli stessi albanesi.

Tante cose sono cambiate dal 1991 ad oggi in Albania e in questo la Chiesa ha avuto un ruolo importante, ha seminato la cultura dell’Amore, ha proposto Cristo come modello da imitare, ha trasfor-mato l’egoismo in altruismo, l’individualismo in soli-darietà, ha insegnato a prendersi cura degli ultimi, degli ammalati.

La giornata del malato ha, infatti, visto la parteci-pazione di ben 160 persone disabili che hanno preso parte alla celebrazione della messa in cattedrale e partecipato successivamente al pranzo offerto nella sala della Casa della Carità.

Come non vedere in tutto questo la presenza viva di Cristo, che si prende cura di tutti i suoi figli. La fede senza gioia non porta frutto, ma i volti di chi ha preso parte a queste bellissime iniziative che sono state ospitate nella Casa della Carità sprizzano felicità. E’ con orgoglio che vi mostriamo le foto che il direttore della Caritas, Nikolin Lekaj, ci ha inviato. Lasciamo dunque spazio alle immagini che meglio delle parole ci mostrano come questa casa di mattoni sia diventata “una casa di cuori”

Anna Zirilli

I tavoli imbanditi per la festa

Alcuni partecipanti alla giornata Caritas

I cuochi che si sono offerti volontari

Alcuni partecipanti alla festa del malato

Anche Mons. Avgustini è in servizio con i volontari

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ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS 5

Proprio mentre il giornale andava in stampa ci sono arrivate due foto dei piccoli che frequenta-no il Centro Educativo Gianluca Felici di Vau Dejes e, anche se non c’era più spazio, abbiamo stravolto qualche articolo per pubblicarle. Abbiamo ritenuto

le foto molto importanti e non potevamo tralasciare di sottolinearne il significato. I nostri bambini nella giornata dell’8 marzo, agitando rametti di mimosa hanno festeggiato la Donna e prima ancora si sono impegnati a preparare un disegno e un “lavoretto” per le loro mamme perchè lo stesso 8 marzo è an-che la festa della “mamma”. Beh, dov’è la novità? vi chiederete. Semplice! La considerazione della donna in Albania! Che per un giorno venga festeggiata e forse in quel giorno non sarà relegata a consumare i suoi pasti in cucina, non sarà costretta a tacere nelle riunioni di famiglia, ad obbedire ad ogni ordine an-che se viene dal fratellino più piccolo, a camminare alcuni passi dietro al proprio uomo. Anche in questa

conquista femminile, in questa rivalutazione della donna, buona parte di merito spetta alla Chiesa.

Prosegue la campagna di sostegno a distanza alle famiglie in estrema difficoltà della diocesi di Sapa. Molte di queste, hanno al loro interno, persone con gravi patologie o affette da malattie croniche e non sono in grado di provvedere in proprio alle cure e alle medicine necessarie, dal momento che non esiste l’assistenza sanitaria.

Per motivi ben comprensibili, date le difficoltà economiche che abbiamo anche in Italia, qualcuno non è stato in grado di rinnovare, suo malgrado, l’impegno di “Adozione di una famiglia” albanese anche per il 2013.

Ci dispiace tantissimo, ma comprendiamo. Ringraziamo il Signore per le riconferme che ci sono arrivate e che garantiranno anche per quest’anno il nutrimento a tante famiglie che non hanno neppure il pane.

Non sappiamo come Nikolin ed i suoi volontari potranno far fronte alle tante situazioni di difficoltà con i contributi relativi alle adozioni, sensibilmente diminuiti.

Noi continuiamo a fare appello a tutti voi, pregandovi di promuovere tra gli amici, i conoscenti, i familiari, i colleghi di lavoro, una raccolta fondi destinata all’ adozione comune di una famiglia. Se il gruppo sarà numeroso, basterà qualche euro ciascuno al mese per regalare il futuro e la speranza ad una intera famiglia.

All’inizio dell’anno Nikolin (Direttore Caritas) ci ha chiesto un contributo speciale per queste famiglie perchè ha voluto preparare per loro anche un pacco dono con indumenti di prima necessità: coperte e pigiami pesanti per affrontare, senza riscaldamento, i rigori dell’inverno

Nikolin consegna i pacchi dono

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6 ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS

“SETTIMANA GRANDE”, “JAVA E MADHE”, viene definita dalla liturgia la settimana più importante dell’anno nel cammino della nostra fede cristiana. Ma in un paese multi religioso come l’Albania non ha particolari segni esterni, gli “altri” quasi non se ne accorgono. Unico segno: un giorno di vacanza in più, il Lunedì di Pasqua. Solo da qualche anno, nel su-permercato (di quasi 20 metri quadrati!), vicino alla cattedrale di Scutari, cominciano a vedersi alcune co-lombe pasquali e qualche uovo di cioccolato da 100 grammi che pende dal soffitto avvolto nella carta co-lorata. Le uova belle, quelle vere però, non mancano, pitturate direttamente dai bambini e dai grandi. Al mercato si vendono tante bustine di polvere colorata,

che basta mescolare con acqua per ottenere tinture di tutti i colori. Non si usano pennelli, ma direttamen-te foglie di cipolla o di fiori, intinte nel colore e pog-giate sull’uovo. Il gusto, la maestria non mancano, la gara tra famiglie e tra ragazzi aguzza l’ingegno. Poi ogni bambino sceglierà l’uovo più appuntito e il po-meriggio di Pasqua lo porterà con sé all’oratorio per il gioco del pic. Una grande sfida con le eliminatorie, le semifinali e le finali che coinvolgerà anche i gran-di (come si vede nelle foto sottostanti): colpire con la punta del proprio uovo la punta dell’uovo dell’av-versario: vince chi alla fine rimarrà con l’unico uovo rimasto intero. Giochi semplici che farebbero ridere i nostri bambini italiani…

Il vescovo, il sindaco, don Simone, si cimentano nel gioco del pic

Benedizione dei cibi

Settimana Santa IN ALBANIA

Al mattino del Sabato Santo, al momento della “Benedizione del pane e del cibo”,ogni famiglia manda uno dei suoi membri, con una busta di pla-stica o un fazzolettone in mano con dentro tutto ciò che verrà consumato il giorno di Pasqua, all’appun-tamento con il sacerdote per la benedizione. Con il mio confratello ci siamo divisi il compito e abbiamo stabilito ben otto punti di riferimento per il raduno della gente. Arriva il sacerdote già con il camice bianco, trova raccolti i fedeli con le loro buste ancora chiuse. Il saluto, la preparazione, qualche

parola di catechesi detta dalla suora. Spettacolo di una semplicità e di una fede commoventi. In bella mostra le uova decorate, pane di tutte le forme, riso, uova sode, un pezzo di formaggio, fagioli, pannocchie di granoturco, una manciata di sale, il vino e il rakì. La carne? Non viene portata per la benedizione. Non tutti ce l’hanno, e poi non è il suo momento. La festa del “ferlik”, in cui si mangia la pecora o l’agnello è San Nicola, la sera del 5 dicem-bre. Solo poche famiglie, chi può, ha l’agnello o la gallina anche il giorno di Pasqua.

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La Domenica delle Palme è iniziata con una novità festosa e avvertita anche dai villaggi più lontani: le campane. Non quelle vere, che forse metteremo quando avremo costruito il campanile, ma quelle elettroniche. Hanno accompagnato con il volume al

massimo tutta la processione, le abbiamo sentite al termine della Messa, a mezzogiorno e all’Angelus. I cristiani si fanno riconoscere, nelle case o per la strada, facendosi il segno della croce.Il Martedì, anche nella Settimana Santa, è il giorno dedicato a Sant’Antonio, e ... non si tocca. Guai a dire ad un albanese che i miracoli li fa Dio, a volte tramite don Antonio…Ogni martedì la devozione popolare verso S. Antonio si leva, del tutto spontanea, nei ruderi di una chie-sa distrutta da circa un secolo, dedicata al Santo. Fino a qualche anno fa non ne sapevamo l’esistenza. Vengono qui a pregare, in gruppetti di famiglie o di amici, recitano il rosario, la Tredicina di Sant’Anto-nio, nei tredici martedì che precedono la festa del Santo che culminerà il 13 giugno. E noi sacerdoti, insieme alle suore, siamo lì puntuali alle 9.00, con una statuetta regalataci dal Vescovo. “Andate a fare catechesi dove si raduna la gente, non perdete nes-suna occasione per incontrare i fedeli”, ci ripete. E

non solo ci ha regalato questa bella statua, ma ha voluto, l’anno scorso, dare un segno visibile a tutti, celebrando qui la Messa del 13 giugno, incontrando i fedeli nel corso della Visita Pastorale. E fra non molto, come ci ha promesso, sarà il sindaco stesso a consegnarci ufficialmente il terreno e tutto il recinto sacro. Il Vescovo, dopo tanti anni ne riprenderà il possesso. Gli sviluppi futuri? Non li sappiamo, ma certamente rimarrà un luogo di preghiera, di culto a Sant’Antonio.Messa e cena di saluto la sera del Martedì Santo. Domani sarà l’ultimo giorno di scuola per i semina-risti, si parte, per tornare in famiglia, subito al ter-mine delle lezioni. Stasera stessa bisogna ritrovarsi intorno all’altare e alla mensa. “Se la famiglia è poco numerosa per consumare un agnello, si prenderà chi abita più vicino alla propria casa, secondo il nume-ro delle persone” (Esodo 12). I nostri vicini sono le Suore Dorotee. Da dividere non c’è l’Agnello pasqua-le, ma l’uovo di Pasqua. Ero stato a casa un mese fa, una visita breve ma arricchita dall’affetto e dalla solidarietà di tanti. Prima di ripartire mio nipote mi dice: “Zio Antonio, prendi tutte le uova, tutto il cioccolato che ti servo-no, per i bambini dell’asilo, le suore, i seminaristi e altri. Anzi va’ tu stesso in fabbrica e prendi quello che ti serve. A noi porta solo la fattura”. Un’altra famiglia ha preparato colombe, dolcetti e

biscotti, altri mi hanno dato caffè e formaggio. La generosità di chi vuol condividere la nostra missio-ne spesso va al di là delle aspettative, ci fa sentire meno soli non tanto a livello affettivo o psicologico, ma a livello spirituale, di inviati a portare l’annuncio di Risurrezione e di pace. “Non cercate fra i morti Colui che è vivo”. “Pace a voi”. Don Antonio Bozza Missionario in Albania

I fedeli in preghiera nel luogo dove si erigeva il Santuario

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8 ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS

Al via un nuovo progetto: due cisterne in Camerun! L’acqua piovana preziosissima ri-sorsa!Ormai da qualche “puntata” ci facciamo accompa-gnare ed arricchire dalla testimonianza di un sacer-dote italiano, che ora è giunto al suo terzo anno co-me missionario fidei donum in terra camerunense, “gentilmente offerto in dono” appunto dalla diocesi di Como di appartenenza. Don Alessandro Alberti, arrivato in Camerun nel settembre 2010, continua, e speriamo ancora per molti anni, a prestare il proprio servizio nel villaggio di Mogodé. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo e di conoscere il tipo di attività in cui si impegna la sua diocesi proprio la scorsa estate quando è rientrato un paio di mesi in Italia per un po’ di riposo dopo i primi due anni di vita missionaria.Mogodè si trova nell’estremo Nord del Camerun, al confi-ne con la vicinissima Nigeria: il villaggio è pressoché sconosciuto al mondo di internet, che si limita soltan-to a fornire qua e là qualche indicazione sul meteo e a riprodurne al massimo una mappa dal satellite. Dai rac-conti di don Alessandro apprendiamo che nel-la zona di Mogodè le strade sono tutte ster-rate, percorribili solo con moto o con pick-up, in alcune zone invece addirittura inesistentiDon Alessandro si occupa di tutta l’attività pasto-rale, delle celebrazioni, delle confessioni ed inoltre anche dell’attività didattica, principalmente nella scuola secondaria locale Charles Lwanga: l’impe-gno di don Alessandro anzi ora si è accresciuto da quando, a partire dallo scorso mese di agosto, è di-ventato parroco di tutta la missione di Mogodè, che comunque si presenta grande, bisognosa di molte attenzioni e con diversi problemi legati a difficoltà ambientali e culturali.Diffondere l’istruzione scolastica in Camerun è fondamentale, perché i bambini e i giovani sono numerosi e costituiscono una vera risorsa con la loro intelligenza e le loro capacità, ma non sempre è facile persuadere i genitori a lasciare che i propri figli si dedichino alla loro formazione culturale, an-ziché ai campi e al lavoro in generale! Ma ora, for-tunatamente, il numero degli studenti del liceo sta crescendo (ben 260 dai 13/14 anni in su): qualcosa quindi comincia a cambiare!E’ facile però immaginare come le scuole locali non

abbiano tutte le strutture e risorse necessarie ad assicurare una piena efficienza: il problema mag-giore, e ben conosciuto a tutta l’Africa, è la man-canza dell’acqua. Pensiamo a quanto sia scontato che i nostri bambini o adolescenti, durante le ore di scuola, possano usufruire dei bagni e dell’acqua corrente. “E’ ovvio! E’ un diritto! Ci mancherebbe altro!” - diremmo noi. E invece a Mogodè gli alunni devono accontentarsi dell’acqua che c’è (ben po-ca!): in realtà al momento della costruzione della scuola fu scavato un pozzo, che inevitabilmente, vista l’utenza che fortunatamente continua ad au-mentare, si esaurisce in fretta.L’inevitabile conseguenza della mancanza dell’ac-qua in Camerun è la siccità, presente purtroppo per molti mesi fino a che non arriva la stagione

delle piogge, a partire dai mesi di maggio – giu-gno. Ora alla nostra Associazione viene data una bellissima opportunità per incre-mentare la sua ope-ratività in Camerun: quella di realizzare, proprio attraverso l’a-iuto e la supervisio-ne di don Alessandro, due cisterne in ce-mento per la raccolta dell’acqua piovana. “Il principio è quello inverso dei pozzi: al posto di scavare e cercare l’acqua

facciamo in modo che quella che scende dal cielo nella stagione delle piogge (specialmente nei mesi di agosto e ottobre), venga incanalata e conservata in queste cisterne”.Si tratta in sostanza del recupero alternativo dell’acqua, evitando la sua dispersione, garanten-done il riutilizzo per i più svariati impieghi: se ben sedimentata, può diventare potabile, servire inol-tre per lavarsi, per il fabbisogno degli alunni della scuola, per lavori vari ed anche per l’agricoltura ed il piccolo allevamento, risorsa fondamentale della scuola.L’Associazione Gianluca Felici ha deciso di provvedere a tutte le spese per la costruzio-ne delle due cisterne. La raccolta di acqua piovana oltre ad essere una risorsa, è anche un insegnamento al risparmio e all’impiego delle fonti naturali che ci vengono mes-se a disposizione, un insegnamento innanzitutto per noi occidentali, non solo purtroppo ben abituati allo spreco dell’acqua, ma anche disinteressati all’impiego di modalità alternative di ricerca di beni primari come l’acqua appunto.

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ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS 9

Il progetto cisterne a Mogodè ora sulla carta, sta già prendendo le prime mosse, con la progettazione delle vasche e di tutto quanto concerne l’esecuzione dei lavori, con l’acquisto dei materiali ed il reperi-mento della manodopera. Siamo entusiasti di que-sto nuovo cammino da compiere che ci si prepara innanzi. Con la gioia nel cuore, vi diamo appuntamento al prossimo numero per i primi aggiornamenti sullo stato di avanzamento del progetto. Francesca Iaconi

Con il vostro aiuto e la vostra generosità potremo ancora garantire il latte in polvere, dono prezioso che potrà offrire a tanti bambini una speranza di vita e la prospettiva di un futuro più sereno ai loro genitori. Noi possiamo dirvi solo “grazie”. Ma nessun ringraziamento è più bello del loro :”Que Deus os abençoe!”,“Che Dio vi benedica”

Sempre appellandoci al vostro buon cuore ci augu-riamo di poter inviare un aiuto anche alla Casa Fa-miglia-Lar di Eseka. Le nostre undici ragazze, ospiti della casa, si adoperano a coltivare ortaggi, legumi e manioca, nel campo che affittiamo per loro, per trarne sostentamento. Ma quelle che frequentano la scuola o corsi di for-mazione devono affrontare anche delle spese che non sempre le suore possono sostenere. Poi ci sono le spese delle utenze… Ci auguriamo di poter mantenere ancora, seppure con sacrifici, an-che questo progetto.

Marabà - Aiutateci a fare in modo che i no-

stri bambini continuino a sorridere.Quando un Paese è colpito dalla crisi economica, per prima cosa viene penalizzata la solidarietà.

Ma grazie a Dio, sono ancora tante le persone che ci danno stima e fiducia perché abbiamo sempre dimostrato trasparenza nel nostro operato e docu-mentato in vari modi i progetti e le opere realizzate.A loro rivolgiamo l’appello di sostenerci in questa tenace risoluzione di continuare a portare avanti anche il secondo cantinhos di Marabà che rischia la chiusura per mancanza di mezzi. Noi non ce la sentiamo di abbandonarlo, di ributtare sulla strada 125 bambini. Nelle settimane passate abbiamo proiettato nella nostra parrocchia i filmati relativi a questi progetti

per sensibilizzare genitori e bambini che si prepa-rano alla prima comunione. Noi abbiamo gettato un semino, lasciamo ora operare il Signore perché dia frutti.

Le ragazze del LAR

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10 ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS

Per la prima volta uno studio ricostruisce le agghiaccianti persecuzioni contro la Chiesa cattolica nell’Albania del regime - I documen-ti parlano di centoventi credenti torturati e uccisi per la loro Fede. Ma gli archivi devono ancora essere aperti.

Il suo vero nome è Shqiperi «il paese delle aqui-le». Ma l’Albania nel corso del Novecento ha cono-sciuto ben altri rapaci.

Gli artigli che hanno dilaniato la popolazione al-banese sono stati quelli dei comunisti al potere dal 1944 al 1991. Enver Hoxha, dittatore marxista, è riuscito a fare del piccolo stato albanese uno scolaro modello dei più ferrei precetti comunisti. La repres-sione è stata esercitata con una ferocia che non ha nulla da invidiare ad altri regimi rossi.

Grazie anche ai servizi segreti della «Sigurimi», il Kgb nazionale, nel periodo comunista circa un alba-nese su tre è stato o vittima, o carnefice al servizio del Partito. Tuttavia la furia di Hoxha e compagni si è scatenata con inaudita brutalità contro i credenti, in particolare contro i cattolici.

Il titolo del libro di Didier Rance, Hanno volu-to uccidere Dio - La persecuzione contro la Chiesa cattolica in Albania (1944-1991), parla da solo . L’autore, ha recuperato il profilo di più di centoventi martiri della fede.

Hoxha s’impadronì del potere nel 1944. E i suoi bersagli preferiti diventarono subito il clero e i fe-deli. Tutti i luoghi di culto furono presi d’assalto, profanati, bruciati o trasformati in depositi, scuderie, magazzini.

Vescovi e preti furono arrestati, malmenati in pubblico, inviati nei campi di lavoro. Le suore furono obbligate ad abbandonare l’abito: quelle che rifiu-

tavano venivano gettate nei campi o inviate nude nelle strade della città dopo esser state torturate. I processi farsa a cui furono sottoposti i credenti venivano diffusi via radio e riassunti in uno speciale la domenica mattina all’ora della Messa.

Il titolo della trasmissione era: «l’Ora gioiosa». E il sadismo continuava anche dopo la morte. I cadaveri dei suppliziati venivano gettati in fos-

se comuni e sotterrati in posti diversi per l’assurda paura di Hoxha e della sua cerchia di vederli «rina-scere e uscire dalla loro tomba».

Il risultato finale è stato un vero sterminio della fede, per cui già nel 1967 il regime poteva vantar-si sul giornale ufficiale di essere «il primo stato ateo del pianeta». Ed Enver Hoxha, dopo aver incassato le congratulazioni di Stalin, dichiarava con fermezza: «Il nostro partito ha prima piegato il braccio della chiesa cattolica e, adesso, gli abbiamo tagliato la testa». Ma le persecuzioni sarebbero andate avanti ancora per molti anni.

Non fu certo facile soffocare il credo religioso

Martiri della FedeCon sapiente lungimiranza, prima di lasciarci, il santo Padre Benedetto XVI ci ha invitati a testimoniare, e

non soltanto in questo anno dedicato alla Fede, la gioia del nostro Credo, la letizia che deriva dal sentirsi figli amati di Dio.Ci ha esortati a ringraziare il Signore per questo dono ricevuto, a pregarLo perché conservi e accresca la nostra Fede specialmente nei momenti del dolore e del dubbio, perché ci dia la forza di viverla e di testimoniarla fino in fondo. Seguendo Gesù sulla via dolorosa, i martiri della fede, della carità e della pace ci aiutano a rinnovare la nostra vita, indicandoci la pietra sulla quale edificarla. Ci rimandano al coraggio delle scelte e alla serietà della vita cristiana. Si ergono da esempio nella nostra vita. Il secolo passato ha visto in tante parti del mondo migliaia

di perseguitati a causa della loro Fede, pronti a dare la propria vita per non tradirla. Tra questi il popolo albanese.

Martirio albanese

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di una terra che pare sia stata evangelizzata dallo stesso Paolo di Tarso e cristia-nizzata per se-coli da france-scani e gesuiti. «Ogni fascista portatore di un vestito clerica-le deve essere ucciso con una palla nella testa e senza proces-so». Era questo uno dei motti del regime.

Illuminante è la testimonianza di uno dei car-dinali più per-seguitati, Mikel Koliqi (morto nel 1979): «Il regime vole-va costruire un

“Uomo nuovo”, spo-glio di tutte le sue radici. Ma la fede cattolica conferi-sce all’uomo una dignità che gli impedisce di tacitare

la sua coscienza. Sulle pareti delle celle si trovarono scritti e preghiere di questo tipo:

Nella Tua mano Signore quando mi calunnieran-no, quando mi percuoteranno e mi umilieranno. Non mi lasciare! Sotto l’ombra delle Tue braccia sono più felice di un bambino protetto dall’amore della mamma. Se Tu sei con me, sono senza timore, se mi tieni per mano non ho più paura, perchè Tu mi salvi la vita e l’onore.

Il cattolicesimo regolava tutta la vita della nazio-

ne. I nostri più grandi poeti e scrittori erano cattolici. Avevamo eccellenti scuole frequentate anche dai musulmani. Il regime ha voluto decapitare tutta la classe dirigente ed intellettuale del Paese.

Per cinquant’anni, la nostra letteratura è stata cancellata dai libri e dalla nostra memoria».

Dopo la morte di Hoxha nel 1985, l’incubo per l’Albania è terminato solo nel 1992. Oggi c’è il forte sospetto che tanta storia debba ancor esser scritta. Come denuncia l’autore: «C’è stata una volontà si-stematica del regime di far sparire le tracce dei suoi crimini. Gli archivi dello stato comunista albanese permetteranno un giorno di scrivere con precisione la persecuzione.

I sopravvissuti sono pochi e anziani. La loro me-moria, molto precisa nel raccontare i fatti, lo è talvol-ta meno nel datarli: la perdita del senso del tempo era un principio della repressione». Significativo l’esempio di padre Anton Luli, morto nel 1998, con-dannato all’isolamento per propaganda religiosa nel campo di lavoro di Shënkoll: aveva annotato le fasi della luna al fine di conservare la memoria delle fe-ste liturgiche.

Indicibili le torture per gli altri perseguitati citati nel testo. Per tutti vale il triste primato sottolineato da Giovanni Paolo II. «La storia non aveva ancora conosciuto ciò che accadde in Albania».

Eppure l’allora Pontefice rimarcava l’eroico corag-gio del piccolo gregge sopravvissuto, a prova che «fu vana la pretesa di sradicare Dio dai cuori degli uomini».

Che tutto questo sangue versato possa essere il seme che faccia rinvigorire la fede dei cattolici albanesi per fa nascere tra loro tante vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa! Il Paese ora è pronto a riprendere il volo, ma è consapevole delle sue cicatrici. Scrisse Milovan Djilas, sostenitore del comunista jugoslavo Tito e poi oppositore: «Fra quarant’anni gli uomini si meraviglieranno delle re-alizzazioni grandiose compiute dal comunismo e si vergogneranno dei metodi usati per compierle».

Alla fine, però, il comunismo lasciò in Albania soltanto tanti martiri e un popolo di sopravvissuti in cerca di un gommone. tratto da Avvenire-luglio 2007

Padri Dajani e Fausti icone del martirio

Alcuni sacerdoti e cattolici martiri

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12 ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS

La Tua viaTi seguo Signore sulla via del Calvario, ma come è pesante la mia croce!Ogni tanto sono costretto a fermarmi e mi sembra proprio di non farcela,vorrei liberamene, ma non ci riesco!Ti grido: “Aspettami, non lasciarmi da solo.”Che sciocco!Hai la tua croce da portare, pesante più della mia.Allora mi faccio forza e riprendo la via,mi dico: “se l’hai portata Tu, anch’io posso farcela.”Solo non mi hai lasciato,lungo il cammino ho incontrato tanta genteche si è offerta d’aiutarmi e che ha reso per alcuni trattila croce più leggera.Eppure continuo a chiedermi:“ma è proprio necessario doversi caricare di questo peso?Non si può arrivare alla meta senza questo fardello?”La risposta sei proprio Tu, Signore, nel giorno del venerdì santo, le braccia spalancate per abbracciare il mondo, per abbracciare me! Anna Zirilli

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Alcune proposte:

Centrino lavorato a chiacchierinoe pergamena personalizzata

Sacchetto in raso con ciondolo swarovski e argento, pergamena personalizzata

Margherita con vespetta e pergamena personalizzata

Scegli di fare un atto d’amore per gli altri.Sarà come accogliere alla tua festaanche chi avrai deciso di aiutare!

Ass. Gianluca Felici Onlus

Per altre tipologie, dettagli e informazioni, consultare il nostro sito web: www.associazionegfelici.it oppure contattarci al numero - 347.3383267

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Deducibilità Fiscale

Ogni donazione a favore dell’Associazione “Gianluca

Felici – onlus” è deducibile dalle tasse secondo

le norme previste dalla legge. Per poter usufruire di tali

agevolazioni è necessario conservare la ricevuta del ver

samento. Per le offerte tramite bonifico o carta di credito

l’estratto conto ha valore di ricevuta.

A proposito del 5 per milleRicordiamo a tutti gli amici e sostenitori che in fase

di denuncia dei redditi è possibile preferire la nostra

Associazione quale destinataria del 5 per mille accordan-

doci, così, la loro stima.

Il nostro grazie più sincero a quanti vorranno aderire a

questa iniziativa che non comporta alcun onere, ma dà

a noi la possibilità di portare avanti progetti in aiuto di

bambini, famiglie e persone in gravissima difficoltà.Per

esprimere la Vostra preferenza basta indicare il seguente

codice fiscale:

97133600581

A Voi non costa nulla, a noi consente di fare molto.

INFORMATIVA AI SENSI DELL’ART: 13 DEL D.Lgs. N° 196/2003Informiamo i nostri sostenitori che i loro dati personali,

custoditi in archivi cartacei ed elettronici, saranno trat-

tati con la massima riservatezza, adottando tutte le

sicurezze previste dalla Legge, nel rispetto di quanto

disposto dal ‘Codice in materia di protezione dei dati

personali’ (D.Lgs. N° 196/2003). Verranno utilizzati

dall’Associazione Gianluca Felici – onlus esclusivamente ai

fini istituzionali e per la spedizione della rivista quadrimes-

trale in abbonamento. Ognuno può esercitare i diritti di

cui al DL 196/03 (correzione, integrazione, cancellazione,

etc.) in qualsiasi momento, rivolgendosi al Titolare del

trattamento dati dell’ Associazione Gianluca Felici – onlus,

via Matera 18, 00182 Roma.

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ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS 15

“I fiori che non appassiscono”In memoria dei nostri cari

Tener vivo il loro ricordo con un’offerta in suffragio

Giuliana Mannella in memoria della mamma AntoniaCettina Caruso in memoria della mamma DoraTeresa Rigacci in memoria della figlia RaffaellaFelicita Peperoni in memoria di PeppinoFamiglia Coccia e amici in memoria di DanielaPaola, Enzo e Sandro Oliva in memoria di Giovanni

A ciascuno di Voi giunga il nostro affetto e l’augurio di

una Santa Pasqua

Grazie e Auguri infiniti a quanti hanno rinnovato l’adozione

delle Famiglie in grave difficoltà

Massimo e Sarah Arenaccio - Giovanna Baciucchi - Lucia Baldinazzo - Luciana Barbuto - Tiziana Bartolomei - Fabiana Biasini - Rita Camuzzi - Domenica

Cappellini - Rita Caruso - Agnese Cera – Claudia - Stefano Conta - Antonini Contaldi - Graziano De Cristofaro - Monica Esposito - Ex alunne Suore Dorotee - Palatta Fabio - Fabiola Fatello - Francesco e Kikki Fattorini - Liliana Gadenz Rech - Fortunata Gallese - Gabriella Gobbo - Gruppo 3 e 4 età San Policarpo - Gruppo Missionario Tor de’ Cenci - Luigi Guaragna - Anna Laruffa – Lella - Giulia Leonardi - Maria Rosa Lombardo - Bruno Lorenzi - Valentina Mannoni - Antonella Manzo - Umberto Nardi - Reginaldo Onofri - Giampaolo Origlia - Fausto e Rita Paganelli - Anna Maria Paglione - Giulia Palmisano - Renzo Panari - Giovanni Pantaloni - Anna Maria Peperoni - Felicita Peperoni - Maria Pettenati - Maria Pia Renzi - Paola Sallusti - Lucia Santoni - Giuliana Sgro- Luigi Solarino - Suore Dorotee Montecchio Emilia - Giovanni Taormina - Donatella Tempestini - Maria Veneri

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16 ASSOCIAZIONE GIANLUCA FELICI - ONLUS

Periodico quadrimestrale gratuitoDirettore responsabile Dott. Alberto Colaiacomo Redazione e Amministrazione: Roma – Via Matera, 18.

Finito di stampare il 30 marzo 2013 da Edizioni Grafiche Manfredi snc - Via G. Mazzoni, 39/A - 00166 Roma

Associazione

Gianluca

Felici

onlus

L’Associazione “Gianluca Felici - Onlus” nasce a Roma l’11 settembre 1996per realizzare il sogno che Gianluca aveva nel cuore: aiutare l’Albania.Vi era stato nel ’94 insieme ad alcuni compagni di classe e a due professori ed era rimasto sconvolto da tante sofferenze della gente, soprattutto dei bambini… “Io e i miei amici ci siamo vergognati di noi stessi: facciamo storie e ci lamentiamo se non abbiamo il motorino o la macchina. Là non hanno medicine, acqua, scuole;è prezioso anche il sale da cucina. Dobbiamo fare qualcosa, voglio tornare…”Ma due anni dopo il nostro Gianluca, per colpa di qualcuno che aveva troppa fretta, è stato vittima di un terribile incidente e, a soli vent’anni, è salito in Cielo. La sua eredità di gioia è diventata il nostro sogno più prezioso. Ora, dalla Casa del Padre, ci guida e ci sostiene per essere presenti dovunque ci sia un bambino che soffre, per cercare di trasformare il pianto in sorriso, il dolore in speranza.

L’Associazione “Gianluca Felici - Onlus” persegue le seguenti finalità:• Promozione e realizzazione di progetti di solidarietà sociale• Assistenza sociale e socio-sanitaria• Beneficenza e aiuti umanitari• Attuazione di iniziative socio-educative e culturali

Per un mondo amico dei bambini

È possibile sostenere le nostre attività tramite:- Versamento su C.C. POSTALE n°92056001 intestato: Associazione Gianluca Felici onlus - Bonifico bancario: Codice IBAN: IT 35 D 07601 03200 000092056001- Da casa tua, a costo zero, tramite:

donare online senza costi aggiuntivi a favore delle Organizzazioni non profit.Collegati al nostro sito - clicca sulla voce come sostenerci e poi sull’immagine : IL MIO DONO

LE DONAZIONI SONO DEDUCIBILI DAL REDDITO

Sede c/o Istituto delle Suore Dorotee, Via Matera n°18, C.A.P 00182, Roma.Tel. 06.71586316 Fax 06.93380152E-mail: [email protected]

Sito: www.associazionegfelici.it