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Atti delle II Giornate di Formazione per Insegnanti di Italiano L2/LS a Cipro.

Stefano Assolari & Rowena Burlenghi (a cura di)

Comitato scientifico: Gabriella Arru, Stefano Assolari & Rowena Burlenghi.

Correzione della forma e dello stile: Stefano Assolari & Rowena Burlenghi

È rigorosamente proibita, senza l’autorizzazione scritta dei titolari del “Copyright” e

punita secondo le sanzioni stabilite dalla legge, la riproduzione parziale o totale del

presente testo con ogni mezzo o procedimento, inclusi la riprografia, il trattamento

informatico o la distribuzione, anche temporanea, di copie mediante pagamento.

Edizione digitale.

Collezione ItalianoL2/LS-Cipro.

ISBN 978-9925-553-13-6

2017 Centro Linguistico – Università di Cipro

Nicosia - Cipro

http://www.ucy.ac.cy/

Design: Pedro Jesús Molina Muñoz

Immagine di copertina: Pedro Jesús Molina Muñoz

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Atti delle II Giornate di Formazione per Insegnanti di Italiano

L2/LS a Cipro.

Stefano Assolari & Rowena Burlenghi (a cura di)

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Indice

UN BAULE PIENO DI GENTE ....................................................................................... 3

Rosella Perugi

KAHOOT! ....................................................................................................................... 19

Alessandro Mariotti

LO STORYTELLING PER IMMAGINI.

PROGETTARE UNA LEZIONE CON LA PIATTAFORMA STORYBIRD ............... 24

Silvia Maneschi

DIALOGARE CON LA BELLEZZA:

L’ARTE NELLA CLASSE DI ITALIANO LS .............................................................. 57

Michele Magnatti

UTILIZZO DEL MEZZO VIDEO IN CLASSE ............................................................. 71

Alessandro Mariotti

NUOVE TECNOLOGIE PER L’APPRENDIMENTO .................................................. 90

Alessandro Mariotti

STRATEGIE E TECNICHE PER LO SVILUPPO DEL LESSICO

NELL’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO COME LINGUA

SECONDA E STRANIERA ........................................................................................... 96

Giuseppe Maugeri

LA VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI LINGUISTICI ............................. 109

Graziano Serragiotto

AMARA TERRA MIA:

LA STORIA DELL`EMIGRAZIONE ITALIANA NELLE CANZONI ..................... 122

Evgeniya Litvin

INTRODURRE LE TIC NELL’INSEGNAMENTO

DELL’ITALIANO L2/LS AI BAMBINI. SUGGERIMENTI E RIFLESSIONI ......... 131

Fabio Ruggiero

COMPITI A CASA: IDEE PER MIGLIORARE LA COMPRENSIONE E LA

PRODUZIONE CON L’USO DELLA TECNOLOGIA............................................... 146

Rowena Burlenghi

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~ 3 ~

UN BAULE PIENO DI GENTE

INCONTRO CON LO SCRITTORE ANTONIO TABUCCHI

Rosella Perugi Turun Yliopisto -University of Turku

ABSTRACT

n questa esperienza pratica viene proposta la lezione introduttiva a un corso monografico

di Letteratura italiana contemporanea su Antonio Tabucchi, rivolto a studenti universitari

specialisti in italiano. La lezione si basa sul racconto “Messaggio dalla penombra” (A.

Tabucchi, “I volatili del Beato Angelico”, Sellerio 1987). La durata prevista per il corso è

semestrale. La lezione si svolge attraverso un approccio integrato (Liddicoat, Scarino, 2013:4)

partendo dall’ascolto con funzione motivante e procedendo attraverso fasi di lavoro partecipato,

dapprima guidato e successivamente autonomo, dove la docente ha funzione di facilitatrice e gli

studenti svolgono un ruolo prevalentemente attivo. Il procedimento, di tipo umanistico-affettivo

(Caon, 2006:3), creando un contesto rilassante che favorisce la concentrazione nella classe,

incoraggia la formulazione di ipotesi partendo dalle capacità ricettive del discente rispetto al

testo, ne stimola l’interesse e il coinvolgimento, trasformando la semplice lettura in un dialogo

empatico con l’autore.

PAROLE CHIAVE

Racconto, ascolto, lettura, dialogo, coinvolgimento, empatia.

ABSTRACT

This practical experience shows the introductory class to a single course on Antonio Tabucchi, as

part of a M.A. degree course in Italian (Literature and Translation Studies). The course duration is

six months. The class is based on one of Antonio Tabucchi’s short stories, “Messaggio dalla

penombra” (A. Tabucchi, “I volatili del Beato Angelico”, Sellerio 1987), dealt with an integrated

approach (Liddicoat, Scarino, 2013:4) that starts with a motivating listening task, and gradually

increases the students’ active participation, from a guided to a completely autonomous and

independent learning. The teacher’s role is that of facilitating the students’ insight and eliciting

their own guesses while listening and reading the short story.

The humanistic-affective approach used (Caon, 2006:3), favouring above all concentration

through a relaxing environment in the class, encourages students to express their hypotheses and

to exploit their own receptive abilities of the text; moreover, this approach stimulates the students’

interest and involvement, turning a simple reading task into a lively dialogue with the author.

KEY WORDS

Short story, listening, reading, dialogue, involvement, empathy.

I

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SPIEGAZIONE/GIUSTIFICAZIONE:

L’esperienza è concentrata sull’ascolto di un breve racconto; l’ascolto viene dapprima

accompagnato solo da un’immagine che lo contestualizza. Successivamente si procede,

attraverso varie fasi e con metodi diversi (Kumaravadivelu, 1994,2003, cit. in Liddicoat,

Scarino, 2013:6), alla comprensione del testo: prima attraverso domande mirate, poi con

la ricerca di vocaboli ed espressioni particolari. Nuovi ascolti, accompagnati dalla

lettura, permettono agli studenti di effettuare un’indagine più approfondita del testo,

rielaborandolo con parole proprie, per potere in seguito affrontare una fase di

produzione autonoma di contenuti.

OBIETTIVI DELL’ESPERIENZA PRATICA:

Obiettivi specifici:

Migliorare la capacità di narrazione orale e scritta;

Migliorare la capacità di interagire con un parlante italiano (nativo o non nativo)

per esprimere il proprio punto di vista;

Aumentare il patrimonio lessicale e migliorare l’uso dei tempi verbali tipici del

racconto;

Rafforzare le capacità di interpretazione, analisi e comprensione di un testo

scritto;

Migliorare la capacità di comporre testi scritti.

Obiettivi generali:

Fruizione estetica del racconto;

Miglioramento delle competenze linguistiche e culturali;

Acquisizione/miglioramento delle competenze specifiche su argomenti letterari.

STUDENTI AI QUALI SI RIVOLGE L’ESPERIENZA PRATICA:

Studenti universitari specialisti di italiano, livello B2-C1 (QCER, 2002:32).

ABILITÀ:

Lingua parlata, ascolto, lettura, scrittura (guidata e libera), interazione fra studenti/con

insegnante.

TEMPO DI REALIZZAZIONE:

Lezione di 90’ (successivo lavoro individuale a casa).

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MATERIALI NECESSARI:

Diapositive in Presentazione PowerPoint;

Lavagna, pennarelli;

Quaderni, penne, matite;

Computer;

Proiettore;

Impianto Wi-Fi;

Impianto Hi-Fi.

1. Attività motivazionale: 10’, dia. 1, app.1

Utilizzando la prima diapositiva viene mostrata una foto recente di Antonio Tabucchi:

gli studenti familiarizzano innanzitutto con l’immagine dello scrittore.

Successivamente l’attenzione si sposta sul titolo del corso. Agli studenti viene chiesta

un’interpretazione di questa strana frase, un baule pieno di gente, dal forte carattere

simbolico che allude a diversi elementi: un contenitore, un viaggio, delle persone

dislocate, trasferite, spostate.

In particolare, gli studenti sono invitati a riflettere sulla molteplicità - la gente -

contenuta in un unico involucro - il baule.

Questa considerazione rappresenta un momento propedeutico all’intero corso:

analogamente uno scrittore, Antonio Tabucchi, ha prodotto una molteplicità di scritti di

genere diverso, dal racconto breve al romanzo, al saggio critico, sviluppando stili di

scrittura diversi e affrontando argomenti e tematiche distinte.

Come ultimo elemento di riflessione motivazionale, l’insegnante rivela che la frase è il

titolo del libro di Antonio Tabucchi su Fernando Pessoa e i suoi eteronimi, titolo

allusivo alla scelta mimetica dell’autore portoghese, che ha utilizzato nomi diversi per le

sue pubblicazioni.1

2. 1° ascolto, 5’: dia. 2, app.1

Ho deciso di introdurre il corso con l’ascolto di un racconto breve, Messaggio dalla

penombra,2 perché desideravo partire da un’unità narrativa completa, da un lato senza

rimandi esterni al testo, come nel caso di un brano da un romanzo, dall’altro con tutte le

1 Data l’importanza di questo autore nella formazione di Antonio Tabucchi, Fernando Pessoa sarà

successivamente oggetto di una lezione di 90’. 2 Per il testo completo si veda App. 2

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caratteristiche della scrittura di Tabucchi, una specie di “microcosmo” narrativo, utile a

sollecitare la curiosità e creare aspettative.3

La presentazione della mia proposta si ispira al metodo della suggestopedia,4 una

metodologia di tipo umanistico-affettivo (Caon, 2006:3), che considera l’utilizzo il più

possibile autonomo delle capacità ricettive da parte del discente come un punto di forza

indispensabile, soprattutto nelle prime fasi dell’apprendimento o, come nel nostro caso,

di contatto con il testo (Lozanov, 2005: 264-270).

In questo livello iniziale mi rivolgo quindi a risorse “passive”, non tanto a strumenti

consapevoli di studio, quali l’analisi testuale o la contestualizzazione, che entreranno in

gioco più avanti; poiché desidero partire da un approccio che generi benessere,

gradimento e fruizione estetica del testo, sollecito abilità presenti, ma di solito non

impiegate/riconosciute nel percorso didattico.5 Gli studenti sono quindi solo esposti al

testo, in un ambiente rilassante che favorisce la concentrazione, senza precise istruzioni,

se non quella di ascoltare attentamente.

Il racconto che ho scelto, Messaggio dalla penombra (Tabucchi, 1986:40-41), è letto da

Adam Vox6 e l’ho selezionato su YouTube:

7 dura quattro minuti scarsi, è accompagnato

da un sottofondo musicale a basso volume, perciò non invasivo e difficilmente

riconoscibile dagli studenti, che rimane, quindi, in secondo piano rispetto al testo e non

interferisce con esso.8

La necessità di creare un’atmosfera adeguatamente rilassata ma al tempo stesso significativa

e coinvolgente mi ha portato a escludere l’immagine originale che accompagna la clip, una

foto in bianco e nero di Antonio Tabucchi. Gli studenti hanno già visto un’immagine

dell’autore (dia. 1, app. 1) e in questa fase motivazionale non mi interessa che si

concentrino su di lui, quanto piuttosto sulla musicalità della lingua del racconto.

Pertanto, proietto un’immagine fissa (dia. 2, app. 1) che sia evocativa del testo: un

tramonto su un’isola tropicale, rimando perfetto al messaggio del testo. Rielaboro

3 Più avanti nel corso verrà proposta un’intervista all’autore che ha per argomento il romanzo e il racconto.

4 Di questo metodo vanno brevemente evidenziati l’approccio multisensoriale; la ritmizzazione tra attività e

rilassamento, l’interazione tra insegnante e discente, l’alternanza di attività singole, di gruppo, di coppia;

l’attenzione all’ambiente di lavoro, particolarmente confortevole e familiare nell’università finlandese. 5 In questa fase particolare utilizzo l’approccio multisensoriale, che in questo caso privilegia l’ascolto,

unito ad un’immagine visiva adeguata e sottolineato dalla musica rilassante. 6 https://www.youtube.com/watch?v=I6mTijYRkb8

7 https://www.youtube.com/watch?v=FKUPgCTsrEE

8 Si tratta di "Love On A Real Train" dei Tangerine Dream, un gruppo tedesco attivo negli anni ‘60/’70

ma mai famoso in Italia e quindi difficilmente riconoscibile dagli studenti.

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l’immagine in modo da ottenere colori caldi e sfumati, della stessa gradazione ma di

diversa intensità.

La scelta di questo racconto è stata dettata innanzitutto da necessità pratiche: come

insegnante svolgo compiti diversi, ho tanti corsi di cultura da sviluppare, il mio tempo è

limitato come limitate sono le risorse a mia disposizione. Questo testo mi è sembrato

adatto perché è letto con sufficiente chiarezza e lentezza, senza marcate inflessioni

dialettali; inoltre è sufficientemente breve, ma al tempo stesso significativo e denso di

dettagli, che rappresentano aperture e richiami potenziali e costituiscono perciò dei

riferimenti importanti a cui tornare/da cui partire durante il corso.

Infine, non volevo essere io a somministrare il testo agli studenti, ma desideravo

piuttosto ritrovarmi con loro in una situazione di ricezione paritaria, di adattamento

reciproco fra autore e lettori (Barenghi, 2013:25-34).

3. Feedback 1, 10’

Dopo un primo ascolto senza lettura del testo è utile indagare il livello di comprensione,

per verificare sia l’aspetto emotivo (qualche sensazione evocata dalla voce, dalla musica

e dall’immagine) sia l’aspetto cognitivo (qualche traccia di riconoscimento funzionale,

l’individuazione di alcuni vocaboli o strutture morfosintattiche).

Il mio ruolo è solamente orientativo: pongo a tutto il gruppo degli studenti alcune

semplici domande e riporto le loro risposte su una lavagna, così che queste diventino

patrimonio comune sul quale continuare a riflettere.

Le domande sono orientate a definire la struttura comunicativa del messaggio:

a. chi è il protagonista;

b. qual è la situazione;

c. qual è il mezzo;

d. chi è il destinatario.

Accetto qualsiasi tipo di risposta:

a. ex-amante, uomo, attualmente lontano, morto

b. lontananza, assenza

c. privata, intima

d. ex-amante, donna, lontana

Per favorire la riflessione chiedo agli studenti di spiegare come sono pervenuti a queste

affermazioni, cosa li ha portati a formulare le loro ipotesi; in questa fase mi interessa

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soprattutto attivare la creatività degli studenti in quanto lettori, la loro personale

immaginazione, la loro capacità di riconoscere e condividere emozioni ed esperienze

universali, così come le propone il testo letterario9.

A questo primo livello le risposte riguardano elementi di ogni genere: emozionali (il

tono di voce, il sottofondo musicale); grammaticali (la scelta dei pronomi personali, i

tempi verbali); lessicali (riconoscimento di alcuni lemmi fuori dal contesto).

4. 2° ascolto, 20’: dia. 3, app.1

Il secondo ascolto è più approfondito: richiedo il riconoscimento e la scrittura (su carta

o computer, a seconda delle abitudini di ciascuno, senza preoccupazioni per la

correttezza ortografica) di vocaboli; l’attenzione si concentra quindi sul lessico.

La mia funzione è sempre quella di “facilitatore” (Balboni, 2014:5), per favorire un

avvicinamento il più possibile autonomo al testo. Sulla lavagna cartacea traccio due

colonne: sulla prima, riporto i termini riconosciuti dagli studenti (adesso

ortograficamente corretti), che loro stessi definiscono e che arricchiscono il patrimonio

lessicale del gruppo. Tuttavia un testo così complesso presenta anche termini ed

espressioni non sempre riconoscibili attraverso l’ascolto; perciò sulla seconda colonna

ne riporto altri, a mio parere indispensabili per la comprensione, poi invito gli studenti a

copiarli e, successivamente, lavorando in coppia, a inferirne il significato.

La scelta del lavoro in coppia non ha solo un valore didattico, ma viene anche incontro

all’esigenza dei miei studenti, che amano molto questo tipo di attività, poiché li solleva

dalla responsabilità individuale della performance davanti al gruppo e consente loro di

esercitarsi rilassandosi, affidandosi a se stessi e al proprio vicino (Balboni, 2008:34);

inoltre, l’attività in coppia non costringe a uno sconvolgimento degli spazi nell’aula

(spostamento degli studenti e degli arredi, formazione di gruppi) che avrebbe poco

senso, per svolgere un compito di breve durata.

Anche in questa fase il mio ruolo è principalmente quello di agevolare l’apprendimento,

stimolando il maggior numero di risposte dagli studenti (sinonimi, definizioni, esempi,

paragoni...), invece di fornirle io stessa.

9 T. Todorov esprime molto chiaramente l’impatto della letteratura sul lettore: “[le parole dei poeti, dei

romanzieri] mi consentono di esprimere i sentimenti che provo, di mettere ordine nel fiume degli

avvenimenti insignificanti che costituiscono la mia vita. Mi fanno sognare, tremare d’inquietudine o

cadere nella disperazione” (Todorov, 2008:65).

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Il lavoro si concentra dunque sulla comprensione del significato in modalità il più

possibile autonoma; per ottimizzare la comunicazione non esigo l’uso dell’italiano, ma

permetto agli studenti di utilizzare la loro lingua madre, per definire il più compiutamente

possibile i termini che conoscono (Balboni, 2008:6); con me invece possono fare anche

uso dell’inglese, lingua-ponte che i finlandesi conoscono benissimo.

Infine, qualche cenno sulle competenze lessicali di partenza, che si presentano molto

variegate in una classe universitaria: poiché i finlandesi sono buoni viaggiatori, qualcuno

che ha soggiornato in Toscana sa bene cosa sia il pancotto; chi ha visitato chiese e

santuari è rimasto colpito dagli ex-voto e può spiegarne il significato ai compagni, senza

che l’insegnante debba rappresentare il principale punto di riferimento culturale.

5. 3° ascolto e lettura, 5’: dia. 4, app. 1

Per mantenere la continuità è riproposta la stessa immagine, con il testo sovrapposto,

cosicché l’ascolto diventa anche lettura; le parole ed espressioni appena apprese sono

evidenziate in grassetto, per meglio riconoscerle e avviare gli studenti ad una lettura

intensiva, focalizzata sui passi più significativi del testo.

6. In altre parole, 20’: dia. 5, app. 1

Dopo una prima riflessione generale, un’analisi lessicale, una lettura intensiva, chiedo

ora agli studenti di concentrarsi e rielaborare/ridefinire con parole proprie alcune

espressioni del testo.

Chiedo di trascriverle dalla lavagna e ricollocarle in una frase, lavorando in coppia,

cercando di conservare o evidenziare significati, allusioni, contraddizioni; partendo

proprio dal titolo, quel messaggio dalla penombra, una forma di comunicazione personale

che proviene da un non-luogo, da un momento indefinibile del tempo, successivamente

continuando con le espressioni più dense e al tempo stesso vaghe del testo.

Con questo esercizio l’attività degli studenti integra il livello di coinvolgimento emotivo

con l’interesse cognitivo, sviluppando procedimenti necessari alla comprensione di

contenuti complessi.

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7. Feedback 2, 10’

Dopo aver cercato di creare le condizioni per un’esperienza estetica, adesso chiedo agli

studenti/lettori di interessarsi concretamente, cioè di stare nel mezzo del testo (lat.

inter+esse).10

Il focus del dibattito adesso non è più ciò che il racconto suscita nel lettore ma ciò che

l’autore vuole comunicare – oggetto dello studio sono adesso le scelte stilistiche e

lessicali di Antonio Tabucchi, il come ci comunica il suo messaggio, per arrivare alla

fine della lezione al perché del testo/a decodificarne il messaggio.

Viene ripresa la riflessione iniziale, con la richiesta di una lettura più approfondita. Gli

studenti sono invitati a chiedersi che tipo di racconto sia questo, chi sia il narratore e quale

sia il suo rapporto con l’autore, nonché quale messaggio voglia comunicare innanzitutto al

destinatario interno al racconto (e poi al lettore), quale sia l’argomento, dove e quando abbia

luogo questo scambio comunicativo. In alcuni casi le risposte a queste domande non

possono che rimanere vaghe, lasciando aperta la sensazione di indeterminatezza che si

ritroverà durante il corso, con la lettura delle altre opere, ma assolvendo allo stesso tempo a

uno dei compiti essenziali della letteratura, quello di superare il proprio microcosmo e

“immaginare altri modi di concepirlo e organizzarlo” (Todorov, 2008:17).

8. Finale a sorpresa, 5’: dia. 6, app.1

Mentre l’ascolto terminava con un climax – la notte d’amore perfetta, rappresentata

dalla sinestesia11

della notte liquida-come la polpa di un’albicocca, le ultime righe del

racconto vengono adesso proposte attraverso lo schermo: la lettura autonoma di poche

righe, sullo stesso sfondo delle diapositive precedenti.

L’epilogo riporta alla situazione iniziale, ristabilisce la distanza incolmabile fra mittente e

destinataria – nessuna tragedia, solo l’uscita di scena e il ritorno alla “normalità” della

situazione di partenza, sottolineato dall’arrivederci; dalla rievocazione di una consuetudine

della vita a due: andare al cinema, tenersi il posto, comprare le noccioline; dalle canzoni

fischiettate: l’amore finito di Yesterday e quello immaturo/impossibile di Guaglione.

Fino al prossimo messaggio.

10

Come Silas Flannery, l’alter ego di Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore, che afferma: “Dai

lettori m’aspetto che leggano nei miei libri qualcosa che io non sapevo, ma posso aspettarmelo solo da

quelli che s’aspettano di leggere qualcosa che non sapevano loro”( Calvino, 1979:156). 11

Per il momento non si parla ancora delle figure retoriche, che saranno oggetto di un approfondimento

successivo, come mostra la tabella in dia. 7, app.1

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9. Conclusioni, 15’

Nei pochi minuti rimanenti riflettiamo insieme su alcune caratteristiche generali del

racconto.

Con domande mirate cerco di evidenziare le modalità estetiche e narrative, invitando gli

studenti a esprimere il proprio apprezzamento per il testo e indicarne alcuni aspetti

linguistici e stilistici (espressioni, uso di sostantivi + aggettivi, alternanza frasi

brevi/lunghe; brevità, frammentarietà, complicità mittente/destinatario; stato onirico

sottolineato dall’alternanza continua fra tempo e spazio…).

Sottolineo l’importanza degli elementi linguistici come trama/tessuto narrativo, ovvero

non semplici giochi di abilità, ma espressioni concrete di densità di contenuti universali

(ad esempio l’amore, la lontananza, lo scorrere del tempo).

Assegno le attività successive:

a. un’attività guidata: chiedo agli studenti di ri-scrivere il racconto, quindi

“manipolare” concretamente la scrittura organizzandola in una tabella

verticale di tre colonne, che mostro vuota in diapositiva.12

A casa dovranno

completare solo la prima colonna, mentre la seconda e la terza saranno

oggetto di attività in coppia e in gruppo durante la lezione successiva.

Il risultato finale evidenzierà:

nella prima colonna:

le frasi: procediamo sempre per unità di significato,

privilegiando il contesto globale e non il singolo lessema-

affinché il contesto favorisca la comprensione della parola;

i movimenti di accelerazione, l’aritmia, il climax del racconto

( attraverso l’alternarsi di frasi brevi e lunghe);

nella seconda colonna: le tematiche;

nella terza colonna: le caratteristiche stilistiche.

b. una riscrittura autonoma: la destinataria incontra un’amica e le racconta il

messaggio (parafrasi del testo con utilizzo della 3° persona, di tempi

narrativi diversi, aggiunte personali, scelta autonoma del destinatario…)

(Balboni: 2008:90).

12

Un esempio della tabella è fornito dalla dia. 7, app.1

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10. Continua…

Questi alcuni dei successivi sviluppi dell’attività:

• ancora sul Messaggio: le canzoni (testo-dialetto/lingua)

• Antonio Tabucchi: uno scrittore italiano/europeo

• le raccolte di racconti

• Tabucchi e Pessoa: uno scrittore, molti scrittori

• Notturno Indiano, l’incontro con l’Altro

• Sostiene Pereira, l’impegno politico

• dal libro al film: Notturno Indiano e Sostiene Pereira

• il poliziesco: La testa perduta di Damasceno Monteiro

• la storia d’Italia: Il piccolo naviglio, Piazza d’Italia

BIBLIOGRAFIA

Balboni P. E. (2014). Didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera, Torino:

Loescher/Bonacci.

Balboni, P. E. (2008). Fare educazione linguistica. Torino: UTET.

Barenghi, M. (2013). Cosa possiamo fare con il fuoco? Macerata: Quodlibet.

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Caon, F. (2006).” La glottodidattica ludica: fondamenti, natura, obiettivi” InIT, n.19.

Perugia: Guerra.

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Todorov, T. (2008). La letteratura in pericolo. Milano: Garzanti.

RISORSE SU INTERNET:

Su Antonio Tabucchi:

http://www.antoniotabucchi.it/

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http://www.letteratura.rai.it/articoli/antonio-tabucchi-tra-romanzo-e-

racconto/505/default.aspx

https://www.youtube.com/watch?v=G6UnhMu5z24

http://www.letteratura.rai.it/articoli/tabucchi-la-mia-india/263/default.aspx

http://www.letteratura.rai.it/articoli/tabucchi-su-sostiene-pereira/2364/default.aspx

http://www.letteratura.rai.it/articoli/perch%C3%A9-si-scrive-secondo-antonio-

tabucchi/463/default.aspx

https://www.youtube.com/watch?v=5HE4jTjXWxs

Sul metodo Lozanov:

http://dgsl.name/; http://robertaferencich.wixsite.com/ainms;

http://www.lozanov.org/index.php?option=com_content&view=frontpage&Itemid=1&l

ang=it

Sulla didattica della letteratura:

http://www.doppiozero.com/materiali/cosa-serve-la-letteratura

http://venus.unive.it/filim/materiali/accesso_gratuito/Filim_didattizzazione_analisi_teor

ia.pdf

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APPENDICI

-1 PPT UN BAULE PIENO DI GENTE-INCONTRO CON ANTONIO TABUCCHI

MESSAGGIO DALLA PENOMBRA

(A.Tabucchi, I volatili del Beato Angelico, 1987)

https://www.youtube.com/watch?v=FKUPgCTsrEE&t=7s

La notte, in queste latitudini, cala all'improvviso, con un crepuscolo effimero che dura un

soffio, e poi è buio.

Io devo vivere soltanto in questo breve spazio di tempo, e per il resto non esisto. O meglio,

ci sono, ma è come se non ci fossi, perché sono altrove, anche lì, dove ti ho lasciata, e poi

dappertutto, in tutti i luoghi della terra, sui mari, nel vento che gonfia le vele dei velieri, nei

viaggiatori che attraversano le pianure, nelle piazze delle città, con i loro mercanti e le loro

voci e il flusso anónimo della folla. È difficile dire come è fatta la mia penombra, e che cosa

significa. È come un sogno che sai di sognare, e in questo consiste la sua verità: nell'essere

reale al di fuori del reale. La sua morfologia è quella dell'iride, o meglio delle gradualità

labili che già non sono più mentre sono, come il tempo della nostra vita. Mi è dato di

ripercorrerlo, questo tempo che più non è mio e che è stato nostro, ed esso corre svelto

all'interno dei miei occhi: così rapido che io vi scorgo paesaggi e luoghi che abbiamo

abitato, momenti che abbiamo diviso, e anche i nostri discorsi di un tempo, ricordi?,

parlavamo dei parchi di Madrid e di una casa di pescatori dove avremmo voluto vivere, e

dei mulini a vento, e delle scogliere a picco sul mare una notte d'inverno quando

mangiammo il pancotto, e della cappella con gli ex-voto dei pescatori: madonne dal volto

di popolane e naufraghi come burattini che si salvano dai flutti attaccandosi a un raggio di

luce piovuta dal cielo. Ma tutto questo che mi passa dentro agli occhi, e che io pure decifro

con esattezza minuziosa, è così rapido nella sua inarrestabile corsa che è solo un colore: è

il malva del mattino sull'altopiano, è lo zafferano dei campi, è l'indaco di una notte di

settembre, con la luna appesa all'albero sullo spiazzo di fronte alla vecchia casa, l'odore

forte della terra e il tuo seno sinistro che io amavo con maggiore intensità, e la vita era lì,

placata e scandita dal grillo che abitava accanto, e quella era la notte migliore di tutte le

notti, perché era una notte liquida, come la polpa di un'albicocca.

Nel tempo di questo infinito minimo, che è l’intervallo fra il mio ora e il nostro allora, ti

dico arrivederci e fischietto Yesterday e Guaglione. Ho posato il mio pullover sulla

poltrona accanto alla mia, come quando andavamo al cinema e aspettavo che tu tornassi

con le noccioline.

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-2 MESSAGGIO DALLA PENOMBRA –TESTO

Un baule pieno di gente

Incontro con Antonio TabucchiImmagine riprodotta ad uso esclusivamente didattico

Lezione introduttiva: cosa?

Immagine riprodotta ad uso esclusivamente didattico

Messaggio

dalla

Penombra

https://www.youtube.com/watch?v=FKUPgCTsrEE

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2.lessico

• PENOMBRA

• CALA

• CREPUSCOLO EFFIMERO

• ANONIMO

• CONSISTE

• MORFOLOGIA

• IRIDE

• GRADUALITA’ LABILI

• MI E’ DATO DI RIPERCORRERLO

• SCOGLIERE A PICCO SUL MARE

• PANCOTTO

• EX-VOTO

• POPOLANE

• BURATTINI

• FLUTTI

• DECIFRO CON ESATTEZZA MINUZIOSA

• INARRESTABILE

• PLACATA E SCANDITA

• POLPA

MESSAGGIO DALLA PENOMBRALa no?e, in queste latitudini, cala all'improvviso, con un crepuscolo effimero che duraun soffio, e poi è buio. Io devo vivere soltanto in questo breve spazio di tempo, e per ilresto non esisto. O meglio, ci sono, ma è come se non ci fossi, perché sono altrove,anche lì, dove ti ho lasciata, e poi dappertu?o, in tutti i luoghi della terra, sui mari, nelvento che gonfia le vele dei velieri, nei viaggiatori che a?raversano le pianure, nellepiazze delle ci?à, con i loro mercanti e le loro voci e il flusso anónimo della folla. Èdifficile dire come è fa?a la mia penombra, e che cosa significa. È come un sogno chesai di sognare, e in questo consiste la sua verità: nell'essere reale al di fuori del reale.La sua morfologia è quella dell'iride, o meglio delle gradualità labili che già non sonopiù mentre sono, come il tempo della nostra vita. Mi è dato di ripercorrerlo, questotempo che più non è mio e che è stato nostro, ed esso corre svelto all'interno dei mieiocchi: così rapido che io vi scorgo paesaggi e luoghi che abbiamo abitato, momenti cheabbiamo diviso, e anche i nostri discorsi di un tempo, ricordi?, parlavamo dei parchi diMadrid e di una casa di pescatori dove avremmo voluto vivere, e dei mulini a vento, edelle scogliere a picco sul mare una no?e d'inverno quando mangiammo il panco9o, edella cappella con gli ex-voto dei pescatori: madonne dal volto di popolane e naufraghicome bura=ni che si salvano dai flu= a?accandosi a un raggio di luce piovuta dalcielo. Ma tu?o questo che mi passa dentro agli occhi, e che io pure decifro conesa9ezza minuziosa, è così rapido nella sua inarrestabile corsa che è solo un colore: èil malva del mattino sull'altopiano, è lo zafferano dei campi, è l'indaco di una no?e dise?embre, con la luna appesa all'albero sullo spiazzo di fronte alla vecchia casa,l'odore forte della terra e il tuo seno sinistro che io amavo con maggiore intensità, e lavita era lì, placata e scandita dal grillo che abitava accanto, e quella era la no?emigliore di tu?e le notti, perché era una no?e liquida, come la polpa di un'albicocca.

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4. in altre parole

• messaggio dalla penombra• un crepuscolo effimero che dura un soffio• devo vivere soltanto in questo breve spazio di tempo, e

per il resto non esisto. O meglio, ci sono, ma è come senon ci fossi, perché sono altrove […] dappertu?o

• la mia penombra […]– come un sogno che sai di sognare

– morfologia […] dell'iride, o meglio delle gradualità labili che già non sono più mentre sono, come il tempo della nostra vita

• ...così rapido nella sua inarrestabile corsa che è solo un colore…il malva [...] lo zafferano [...] l’indaco

Nel tempo di questo infinito minimo, che è l’intervallo fra il mio ora e il nostroallora, ti dico arrivederci e fischie?o Yesterday e Guaglione. Ho posato il miopullover sulla poltrona accanto alla mia, come quando andavamo al cinema easpe?avo che tu tornassi con le noccioline.

Immagine riprodotta ad uso esclusivamente didattico

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TESTO COSA COME

0 MESSAGGIO DALLA PENOMBRA TitoloMessaggio: indeterminato-non è lettera, conversazione…Penombra: breve, non-luogo

messaggio: (lat. missus) MA che non chiarisce il mittente, il veicolo, il destinatario- non è concreto, tangibile come una lettera; o ritrattabile/ correggibile come una conversazione La penombra: dove si trova? più che unluogo è uno stato intermedio fra luce e ombra- anche quindi riferibile al tempo

1 La notte, in queste latitudini, cala all'improvviso, con un crepuscolo ef+imero che dura un sof7io, e poi è buio.

QUANDO e DOVE? Di notte, MA una notte tropicale che arriva all’improvviso

NOTTE PERSONIFICATA CHE AGISCE:CALA (da alto a basso, come un sipario-separa, chiude)CREPUSCOLO, termine tecnico/ letterario;EFFIMERO= brevitàSOFFIO, (inconsistenza)termine scelto in rapporto al tempo=brevità

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KAHOOT!

Alessandro Mariotti Italian in Italy – Accademia Studioitalia

ABSTRACT

l concetto di game-learning, relativamente nuovo nell’ambito della didattica delle lingue

straniere, consiste nell’utilizzo di giochi pedagogici all’interno di svariati contesti di

apprendimento.

Tale concetto si inserisce nell’approccio cooperativo, nel quale ogni studente viene considerato

una risorsa per l’intero gruppo classe (Curmi, 2013).

Recenti studi (Ligorio et Al, 2006; Petruzzi, 2015) hanno dimostrato che il livello di

coinvolgimento degli studenti viene stimolato dalla volontà di competere, la quale funge da

elemento motivatore per tutta la durata del gioco.

All’interno della presente esperienza pratica, tali elementi vengono resi più tangibili grazie

all’esempio di Kahoot: una piattaforma gratuita che consente la realizzazione di quiz e di attività

di ricostruzione di frasi e un utilizzo dinamico degli stessi, consentendo anche la condivisione

dei risultati sui principali social network.

PAROLE CHIAVE

Game-learning, Kahoot, apprendimento, approccio cooperativo.

ABSTRACT

The concept of game-learning, quite new in language teaching, consists in using games in many

learning contexts.

In this perspective, according to the cooperative-approach, each student is seen as a resource for the

entire group (Curmi, 2013).

Recent studies (Ligorio et Al. 2006; Petruzzi, 2015) show that the level of interest is triggered by the

desire of winning the game, which works as a motivation element.

In this practical experience, these elements are made more concrete thanks to the example of Kahoot, a

free platform that allows the creation of quizzes and sentences, with the possibility of sharing the

results on the most important social networks.

KEY WORDS

Game-learning, Kahoot, learning, cooperative approach.

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SPIEGAZIONE/GIUSTIFICAZIONE:

Nel presente articolo ci si pone la domanda su come è possibile applicare le nuove tecno-

logie in classe, in particolar modo all’interno della glottodidattica, ancora più nel dettaglio

su come utilizzare software, app, siti web che utilizzano un approccio ludico.

I materiali disponibili online, i software didattici di carattere mutimediale, le piattaforme e-

learning, come ad esempio moodle, e i testi audiovisivi compongono un ampio e variegato

insieme di strumenti linguistici che, se da un lato supportano l’apprendimento, dall’altro

possono condurre a un caos metodologico, che ostacola molto il processo dell’appren-

dimento. Inoltre, il computer – in quanto strumento che unisce in sé queste innovazioni – di

tanto in tanto non funziona bene, disturbando lo svolgimento della lezione (Kaliska, 2016).

Per l’esperienza pratica è stato usato un tool molto popolare soprattutto in Nord Europa e

nelle Americhe, e in molti paesi anglofoni; parliamo di Kahoot. Kahoot è uno strumento

che “nasce” nel marzo 2013 dalla collaborazione tra un gruppo di imprenditori e i ricer-

catori dell’Università di Tecnologie e di Scienze della Norvegia (Marini 2014). Lo

strumento consente di creare quiz, sondaggi, ricostruzioni di frasi e discussioni, proiettando

le domande attraverso uno schermo di un PC, o di una tv collegata ad un PC, o anche

attraverso l’utilizzo di un proiettore, sempre collegato ad un PC. Si può utilizzare Kahoot

per coinvolgere gli studenti su un determinato argomento e per vedere le loro conoscenze

pregresse su di esso, o usarlo alla fine di un’unità didattica, in fase di verifica. Lo studente

può utilizzare il proprio device (PC, smartphone o tablet) come telecomando. Il docente,

dopo essersi registrato su Kahoot, potrà creare da zero una nuova attivtà o usare il tasto

“cerca” per vedere se qualche altro docente ha creato un test simile che può essere adattato

ai propri scopi. È altresì possibile copiare un’attività creata da altri e modificarla per i propri

scopi. Nella funzione editing dell’attività è possibile inserire musica e video, per poi poter

creare domande su di essi. La musica di default è ritmata e coinvolgente. Si possono creare

quiz con un indeterminato numero di domande, si può scegliere il tempo di risposta ad ogni

domanda. Gli studenti, una volta risposto alla domanda, prima di passare a quella

successiva, visualizzano un grafico a istogramma con la distribuzione dei punteggi della

classe nel quale viene evidenziata la risposta corretta. Per accedere al quiz, l’insegnante ne

fa partire uno a sua scelta e gli studenti attraverso i loro device inseriscono prima il PIN

relativo al quiz in questione che compare visualizzato nell’interfaccia proiettata, dopodiché

inseriscono un nickname per essere riconosciuti dall’insegnante. Quest’ultimo ha anche il

potere di bandire uno studente dal test. Kahoot è gratuito, gli studenti non hanno bisogno di

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creare un loro account, possono accedere di volta in volta digitando il relativo PIN;

l’interfaccia è in inglese, ma è uno strumento semplice ed intuitivo e non servono specifiche

competenze per il suo corretto utilizzo.

Esperienza pratica:

Alla fine dell’esperienza, il partecipante saprà creare un quiz con Kahoot e potrà a sua volta

sottoporlo ai propri discenti. L’esperienza pratica è suddivisa in fasi differenti:

1. Scoperta dello strumento Kahoot.

2. Creazione di un account gratuito sulla piattaforma Kahoot.

3. Creazione di domande a scelta multipla o ricostruzioni di frasi sulla piattaforma.

4. Sottoporre ai colleghi l’attività creata.

OBIETTIVI DELL’ESPERIENZA PRATICA:

Familiarizzare con lo strumento Kahoot.

Creare un account personale gratuito.

Creare un’attività di ricostruzione di frasi o di domande a scelta multipla sulla

piattaforma Kahoot.

STUDENTI AI QUALI SI RIVOLGE L’ESPERIENZA PRATICA:

Questa attività è adatta a studenti di ogni livello.

ABILITÀ:

Questa attività può essere usata per rafforzare ogni tipo di abilità.

TEMPO DI REALIZZAZIONE:

La durata di questa attività può essere variata dall’insegnante in base alle esigenze della

classe di volta in volta, potendo durare l’attività da pochi minuti di gioco a attività di

gioco più lunghe.

MATERIALI NECESSARI:

Aula informatica

Collegamento internet

PC

Proiettore

Smartphone e tablet (facoltativo)

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L’esperienza pratica si è svolta nei laboratori di informatica dell’Università di Cipro ed

ha avuto luogo attraverso il susseguirsi di fasi differenti:

1. Scoperta dello strumento Kahoot

2. Creazione di un account gratuito sulla piattaforma Kahoot

3. Creazione di domande a scelta multipla o ricostruzioni di frasi sulla piattaforma

4. Sottoporre ai colleghi l’attività creata

La prima fase ha previsto la scoperta della piattaforma online Kahoot. Per fare questo i

partecipanti sono stati invitati a prendere i loro device (smartphone o tablet) per

collegarsi alla rete Wi-Fi dell’Università. Una volta connessi alla piattaforma Kahoot in

modalità studente, inserendo un pin generato direttamente dal portale, hanno partecipato

ad un paio di attività create dagli insegnanti di Accademia Studioitalia di Roma, per le

loro lezioni. Questa prima fase ha consentito di far scoprire ai partecipanti lo strumento,

di vederne la semplicità e la velocità di collegamento nell’interfaccia studente.

La seconda fase ha previsto la creazione di account personali gratuiti per accedere al portale

in modalità insegnante, e quindi avere la possibilità di creare le loro attività sul sito. In

questa fase, purtroppo, si sono verificati dei problemi di tipo tecnico e non tutti i

partecipanti sono riusciti a creare un account personale, probabilmente a causa delle restri-

zioni legate all’utilizzo di internet. Avendo personalmente più di un account aperto sulla

piattaforma, chi non è riuscito a iscriversi al sito ha utilizzato gli account di mia proprietà.

Nella terza fase i partecipanti hanno provato in prima persona a creare un quiz o

l’attività di ricostruzione di frase direttamente sul portale. Ogni gruppo ha creato dalle

due alle cinque domande. Alcuni gruppi, più pratici con internet, sono riusciti a creare

un buon prodotto finale, valido sia nella sostanza, che nella forma. I meno esperti hanno

avuto più difficoltà, soprattutto nel rendere il quiz graficamente accattivante.

Avendo riscontrato dei problemi tecnici nella seconda, la quarta fase non si è potuta

svolgere come previsto durante la pianificazione dell’attività. Infatti la quarta fase

prevedeva la proiezione in plenum dei quiz appena creati ai colleghi, ma ciò non è stato

possibile per motivi di tempo. Il feedback ricevuto dai partecipanti è stato comunque

positivo, in quanto hanno scoperto un nuovo strumento didattico da utilizzare in classe e

hanno capito e sperimentato come utilizzare da soli questo portale.

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Kaliska, M. (2016). “Utilizzo didattico delle nuove tecnologie nell’insegnamento

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Marini, G. (2014). “Kahoot: piattaforma blended learning per l'apprendimento basato

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Petruzzi, V. (2015). Il potere della gamification. Milano: Franco Angeli Editore.

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LO STORYTELLING PER IMMAGINI.

PROGETTARE UNA LEZIONE CON LA PIATTAFORMA STORYBIRD

Silvia Maneschi The American School in Switzerland - Italiano Allegro

ABSTRACT

l presente contributo si propone come una riflessione teorica e metodologica

sull'integrazione tra la didattica dell’italiano come lingua straniera e le nuove tecnologie.

A tal proposito, verrà presentato un esempio di lezione in cui l’uso di strumenti web è

funzionale allo svolgimento delle attività didattiche proposte, secondo lo schema di integrazione

di didattica e tecnologia proposto da Ruben Puentedura (2013). Nel presente intervento si

riflette altresì sull’importanza, in termini glottodidattici ed educativi, della produzione scritta.

Analisi e riflessione sul genere testuale della fiaba rappresentano il punto di partenza per una

progettazione didattica che culmina in una fase creativa in cui, sfruttando il potenziale dello

storytelling, ovvero della narrazione, lo studente si cimenta in prima persona nella riscrittura

digitale di una fiaba. A questo scopo, si presenterà la piattaforma online Storybird e si rifletterà

sull’efficacia della narrazione digitale per immagini ai fini della rielaborazione, in termini

creativi, dei contenuti appresi durante la lezione.

PAROLE CHIAVE

Narrazione, narrazione digitale per immagini, Nuove Tecnologie, Storybird, E-learning,

insegnamento online.

ABSTRACT

The present article is as a theoretical and methodological reflection on the integration of

Didactics of Italian as a Foreign Language and New Technologies. In this regard, it presents an

example of a lesson where the web tools usage is functional to the proposed teaching activities,

according to the Teaching and Technology Integration model SAMR proposed by Ruben

Puentedura (2010). Furthermore, this paper reflects on the importance of developing written

skill in language teaching and educational terms. Analysis and reflection on the fairy tale genre

represent the starting point for a didactic design that culminates in a creative phase. By using the

potential of visual storytelling, the student assists in the digital rewrite of a fairy tale. For this

purpose, the reader will be presenting the webware Storybird, and we will shed light on the

advantages of this web tool for re-elaborating in creative terms the contents learned during the

lesson.

KEY WORDS

Storytelling, visual digital storytelling, New Technologies, Storybird, E-learning, teaching online.

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SPIEGAZIONE/GIUSTIFICAZIONE:

L’esperienza pratica propone un esempio di lezione, della durata circa di 4 ore, rivolta a

studenti con un livello di italiano corrispondente al B2 del Quadro Comune Europeo di

Riferimento per la conoscenza delle lingue. La lezione può essere usata per l’appren-

dimento di studenti adolescenti e adulti, in contesto di italiano come lingua seconda

(L2) e straniera (LS). Ideata per uno svolgimento online in modalità sincrona, la lezione

è spendibile anche in un contesto di insegnamento in presenza, con l’ausilio di

specifiche glottotecnologie (pc e connessione ad internet). Si è scelto di offrire come

input la tipologia testuale della fiaba, con l’obiettivo principale di sviluppare l’abilità di

scrittura. La lezione propone una serie di attività didattiche, molte delle quali da

svolgere in rete con l’ausilio di specifiche applicazioni, e culmina con la presentazione

di Storybird, una piattaforma gratuita online che consente di realizzare attività di

narrazione digitale per immagini.

OBIETTIVI DELL’ESPERIENZA PRATICA:

● rinforzo del passato remoto dei verbi regolari

● passato remoto dei verbi ‘decidere’ e ‘vivere’

● concordanza del passato indicativo

● connettivi testuali

● comprensione scritta

● produzione scritta

STUDENTI AI QUALI SI RIVOLGE L’ESPERIENZA PRATICA:

Livello: B2 del QCER.

ABILITÀ:

● comprensione scritta

● produzione scritta

TEMPO DI REALIZZAZIONE:

4 ore.

MATERIALI NECESSARI:

Internet, computer.

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1. Introduzione

Obiettivo di questo contributo è presentare una lezione di italiano LS/L2 ideata per un

contesto di insegnamento ancora poco conosciuto e praticato in Italia: l’insegnamento

online sincrono. Molto diffusa in ambito anglosassone, questa forma di insegnamento

rientra nella più generica definizione di E-learning, ma al tempo stesso la supera. Infatti,

quando si insegna una lingua online, l’interazione docente - studente è contraddistinta

dalla sincronia dello scambio comunicativo, mediante l’uso di software che avvicinano

lo comunicazione via computer alla comunicazione faccia a faccia1. La lezione online,

d’altro canto, si differenzia dalla lezione tradizionale in presenza, in termini di attori

coinvolti: nella maggior parte dei casi, si tratta infatti di learning one - to - one, ovvero

di apprendimento basato su uno scambio interattivo tra un docente e un solo studente.

Siamo dunque di fronte ad una modalità di insegnamento innovativa sotto vari aspetti

che pone al docente nuove sfide, in primis in termini di competenze tecnologiche. Come

sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla rete, scegliendo applicazioni e

programmi che abbiano una rilevanza glottodidattica? Come mettere la tecnologia al

servizio della glottodidattica, integrando in maniera fluida gli strumenti all’interno di

una programmazione didattica ispirata a principi educativi? La genesi di questa lezione

offre dunque il destro per un dibattito più ampio che riguarda l’integrazione di didattica

e tecnologia. Condividere questa idea di lezione con la comunità dei docenti significa

aprire uno scenario di riflessione non solo su nuove modalità di insegnamento

dell’italiano come lingua straniera, ma anche sulla possibilità di innovare la nostra

pratica di docenti in presenza, in direzione di un uso consapevole e critico della

tecnologia.

2. Il focus della lezione

Il focus della lezione è l’abilità produttiva del saper scrivere. Nella pratica quotidiana di

docente mi occupo spesso della preparazione di studenti che devono affrontare gli esami

di certificazione linguistica. Nelle prove di scrittura, lo studente deve dimostrare di

essere in grado di produrre una composizione che sia coerente dal punto di visto socio-

semantico e coesa in termini testuali. Questa lezione nasce dunque come risposta ad una

necessità contingente legata al mio contesto di insegnamento. In glottodidattica, la

1 Per lo svolgimento di lezioni online ci sono vari software specifici per realizzare conference call. Tra

questi, i più comuni sono Skype, Hangouts e Zoom.

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(poca) rilevanza in termini educativi di questa abilità si fonda su considerazioni

pragmatiche di utilità e frequenza d’uso: secondo Rivers e Temperley (1978: 62),

nell’attività linguistica di un parlante adulto medio, solo il 9 per cento è dedicato allo

scrivere. Alla luce di questi dati, insegnare a scrivere è considerato marginale

nell’educazione linguistica di un individuo. In realtà, le abilità produttive primarie -

dunque anche la scrittura - rivestono un ruolo essenziale in termini educativi, perché

abituano lo studente a considerare la comunicazione come sistema dove ogni singolo

aspetto (scopo, argomento, canale usato, ecc.) influisce su tutti gli altri elementi e

condiziona le scelte linguistiche; abituano lo studente a considerare il testo, e non le

singole frasi, come unità di base della comunicazione e permettono all’allievo di

svolgere le attività secondo i propri ritmi (Balboni, 1998: 40,41). La lezione qui

presentata accoglie questi obiettivi glottodidattici e fonda l’insegnamento della scrittura

su basi più solide rispetto a semplici considerazioni pragmatiche. Si aggiunga poi che lo

scrivere in generale coinvolge lo studente nella sua interezza poiché è un’abilità che

consente alla persona di esprimere in modo appropriato ed efficace i propri pensieri e le

proprie emozioni (cfr. Gregg & Steinberg, 1980 e Hedge 1988).

3. I contenuti della lezione

Il piano della lezione si costruisce a partire da un input testuale ben preciso, una

versione riadattata della fiaba sull’origine del panettone, tratta da Leggende e Storie

milanesi.2 La fiaba come genere testuale è contraddistinta da regole di carattere

costitutivo e culturale. La lezione guida lo studente alla riflessione su tali regole ed ha

come obiettivo finale la creazione di una storia e la sua e narrazione in forma scritta.

Alla luce delle caratteristiche grammaticali e morfosintattiche proprie del genere

letterario scelto, la lezione consente un ripasso/rinforzo del passato remoto dei verbi

regolari, introduce la coniugazione di alcuni verbi irregolari e lavora sul rinforzo della

concordanza dei tempi del passato indicativo. A livello culturale, la lezione apre una

piccola finestra sulle tradizioni italiane del Natale, in modo particolare sul panettone

come dolce tipico milanese, diventato poi simbolo della festività in tutta Italia.

2 L’input testuale è preso da Bailini, S. & Consonno, S. (2012). Ricette per parlare, Firenze: Alma

edizioni.

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4. Gli strumenti web della lezione

I docenti si trovano oggi di fronte ad un immenso potenziale in termini di innovazione

didattica: in rete, si assiste ad una continua e crescente proliferazione di strumenti,

applicativi, piattaforme non più appannaggio esclusivo dei più esperti. La sfida ormai

non sta più nell’usarli o meno e neppure nell’impararli ad usare: la partita si gioca sul

piano dell’acquisizione di nuove competenze che guidino il docente nella selezione dei

medesimi in modo critico. In altre parole, affinché la tecnologia si trasformi in

un’opportunità positiva in termini di apprendimento, “è necessaria una visione

pedagogica da un lato ed una corretta implementazione tecnologica dall’altro. La

mancanza di una delle due componenti rischia di compromettere l’efficacia didattica

dell’intero progetto educativo” (Onori, 2017). Questo modus operandi deve ispirare sia

l’insegnamento online (via Skype e/o altri software) sia il contesto tradizionale della

docenza in presenza: a prescindere dalla modalità di insegnamento, usare la tecnologia

nella nostra pratica quotidiana di docenti significa interrogarsi sui reali benefici in

termini didattici e, in senso più ampio, pedagogici. Infatti il semplice utilizzo di

applicazioni web, dispositivi digitali, etc. non produce automaticamente e magicamente

un miglioramento della qualità dell'apprendimento. Alla luce di queste considerazioni,

nella scelta degli strumenti da usare nella lezione, ho fatto riferimento al modello

SAMR, ideato da Ruben Puentedura nel 2010. Il modello “SAMR”, acronimo di

Substitution, Augmentation, Modification, Redefinition, è un quadro teorico di

riferimento che ha l'obiettivo di facilitare l'azione di integrazione delle nuove tecnologie

nella didattica. Costruito intorno all'idea che l'integrazione permette di sviluppare

ambienti di apprendimento, gestire compiti e costruire percorsi didattici molto più

efficaci e del tutto inediti rispetto a quelli tradizionali; il modello consente di

identificare quattro livelli d’integrazione delle tecnologie nel processo di

insegnamento/apprendimento:

● (Substitution) Sostituzione

● (Augmentation) Sviluppo

● (Modification) Modifica

● (Redefinition) Ridefinizione.

I quattro diversi livelli dell'introduzione delle tecnologie digitali nella didattica a

loro volta sono suddivisi in fasi di Miglioramento (le prime due) e di

Trasformazione (le seconde due), secondo il seguente schema:

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Figura 1: preso dal sito www.wikiscuola.it

Nella scelta degli strumenti usati nella lezione, ho cercato di esemplificare il modello

SAMR e di selezionare applicativi che consentissero di scalare sino al livello ultimo di

Ridefinizione. Di seguito, gli strumenti integrati nella lezione:

- Scribblar. È un applicativo che dispone di una lavagna interattiva condivisa in

tempo reale. Tramite l’invio di un link, docente e studente lavorano in una “stanza”

condivisa, dove possono caricare file, lavorare su uno stesso documento e

modificarlo in contemporanea, avvalendosi di strumenti di scrittura e disegno.

L’applicativo consente di svolgere online tutte quelle attività che normalmente si

svolgono in una lezione in presenza, ma non opera un vero e proprio cambiamento

nella didattica: ci troviamo pertanto al primo livello del modello SAMR dove la

tecnologia è usata come strumento sostitutivo di quelli tradizionali usati per

svolgere un compito (in questo caso lavagna e foglio);

- Learning Apps. È un applicativo online gratuito per creare esercizi (cruciverba,

cloze, questionari, abbinamenti, ecc.), da condividere tramite link con gli studenti.

Questa piattaforma fornisce anche un’ampia repository di app costruite da altri

docenti. Alla luce dello schema SAMR, Learning Apps aumenta la didattica

tradizionale in quanto offre strumenti più efficaci per lo svolgimento di compiti

usuali: tra questi, per esempio, il feedback immediato che la piattaforma

somministra al termine di ogni singola attività.

- Wordsift. È uno dei numerosi strumenti disponibili in rete per la creazione di

nuvole di parole per ordine di frequenza. La tecnologia in questo caso è sì utilizzata

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come sostitutiva delle metodologie tradizionali ma offre anche miglioramenti

rispetto alle modalità di esecuzione del compito. Si tratta infatti di una applicazione

per la scrittura digitale e come tale ne sfrutta le funzionalità con risultati non

ottenibili con la scrittura su carta.

- Coggle. È una applicazione gratuita (funzionalità di base) per la realizzazione di

mappe mentali/ concettuali in modo condiviso. In questo caso, lo strumento

modifica l’esperienza di apprendimento in quanto gli studenti utilizzano

un’applicazione web per scrivere in modalità collaborativa e cloud. Tale attività

consente loro di commentare in tempo reale il testo e dialogare secondo un

approccio peer tutoring.

5. Lo storytelling per immagini: la piattaforma

Fare storytelling per immagini (in inglese, visual storytelling) significa raccontare una

storia attraverso l’utilizzo di immagini che possono essere accompagnate da didascalie

più o meno lunghe. I vantaggi dello storytelling ai fini dell’apprendimento sono

riconducibili a diversi fattori, di natura psicologica e cognitiva. Bruner riconosce alla

narrazione un ruolo e un’importanza fondamentali, sia a livello individuale che

culturale. Egli ipotizza l’esistenza di un pensiero narrativo, di una “sorta di attitudine o

predisposizione a organizzare l’esperienza in forma narrativa” (Bruner, 1990/1992:56).

Il pensiero narrativo rappresenterebbe una capacità psicologica propriamente umana,

una modalità universale per organizzare l’esperienza e costruire significati condivisi

(Bruner, 1986/1988). I processi di comprensione e produzione di testi, inoltre, (narrativi

e non) vedono coinvolte numerose abilità e funzioni: il linguaggio, la memoria, il

processamento dell’informazione, gli schemi di conoscenza, la metacognizione. Dal

punto di vista cognitivo, la narrazione sembra avere ricadute positive sul processo di

memorizzazione e dunque sull’apprendimento:

Cognitively, if we remember best when we can create linkages from active working memory to

passive working memory to long-term memory by associations, then it makes logical sense that

stories with familiar components are more easily recalled. Thus, if we learn to tell stories that

contain good flow, entertainment or emotional content, and plentiful associative material, our

stories are more likely to be linked to passive working memory and long-term memory; doing

so makes our stories more easily recalled later (Christopher, 2014).

Nella progettazione della lezione, mi sono orientata da subito su uno strumento online

per fare storytelling. Il web offre diversi applicativi dedicati a tale scopo e la mia scelta

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si è orientata su Storybird, una piattaforma per creare online storie per immagini.

Rispetto ad altri strumenti simili, Storybird mi ha colpito per il suo carattere fortemente

artistico che rovescia il procedimento che sta dietro i classici libri illustrati: partire

dall’immagine per arrivare al testo, liberando in questa maniera la fantasia di chi scrive.

La piattaforma mette a disposizione dei suoi utenti una vastissima repository di

illustrazioni originali, realizzate da disegnatori selezionati dalla piattaforma stessa.

Storybird presenta il vantaggio di avere una finalità didattica: all’utente, infatti, è data

anche la possibilità di registrarsi come docente o come studente. Gli insegnanti, una

volta registrati, hanno la possibilità di creare classi e aggiungere studenti senza necessità

di usare la loro mail, aspetto di fondamentale importanza per la privacy. Il docente può

assegnare compiti alla classe, proponendo immagini da commentare oppure lasciando

liberi gli studenti di trovare l’immagine che meglio si adatta alla traccia data.

All’interno della stessa classe, studenti e docenti possono lasciare commenti ed

esprimere una valutazione. Gli utenti possono condividere le proprie storie nei

principali social network o via mail e, partecipando alla community, commentano e

votano le storie scritte da altri utenti (al momento, si tratta di una funzione implementata

solo per la lingua inglese). Inoltre, è anche possibile stampare la propria storia in

versione cartacea ad un costo piuttosto ridotto. Sebbene questa piattaforma si consideri

più adatta a studenti della scuola primaria e/o media, l’uso da parte mia con studenti di

età compresa tra i 18 e i 34 anni ha registrato risposte positive. Alcuni studenti, infatti,

hanno continuato ad usarla anche in modo autonomo, partecipando all’attività della

community. Con Storybird, l’integrazione della tecnologia nella didattica raggiunge il

punto finale dello schema SAMR e ridefinisce la didattica rendendo possibile lo

svolgimento di compiti che sarebbero impensabili nella didattica tradizionale. Con

questo strumento la tecnologia è usata propriamente per una didattica centrata sullo

studente: gli alunni imparano contenuti e abilità mentre si cimentano con la sfida di

creare una storia all’interno di una piattaforma, con la possibilità di condividerla con

altri studenti, che a loro volta potranno commentarla e modificarla.

6. Il piano della lezione

La lezione è articolata in una serie di fasi che ruotano intorno all’input testuale della

fiaba. La presentazione delle varie fasi è corredata anche degli strumenti web usati per

lo svolgimento delle attività. Le attività sono visibili all’interno dell’appendice.

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Introduzione (Scheda 1). Il testo immagine offre un input attivatore di

apprendimento. Sono proposte tre attività finalizzate ad elicitare le preconoscenze

dello studente su due fronti: la fiaba come genere testuale e il panettone, come dolce

tradizionale italiano (Scribblar e Learning Apps).

Analisi del testo (Scheda 2,3,4). In modo preliminare alla fase di contatto con

l’input testuale della fiaba, viene proposta un’attività di pre-comprensione globale

del testo, volta a facilitare la lettura. Seguono poi la lettura ed un’attività di

comprensione specifica del testo (Scribblar e Wordsift).

Riflessione metalinguistica (schede 5,6). Attraverso l’analisi del testo, lo

studente è portato a sistematizzare per induzione le sue conoscenze pregresse sulle

forme del passato remoto dei verbi regolari e successivamente è guidato verso

l’individuazione delle forme irregolari dei verbi vivere e decidere. La competenza

grammaticale qui introdotta è seguita poi da un’attività volta a lavorare sulla

competenza testuale: allo studente è richiesto di riflettere sui principali aspetti

linguistici e morfosintattici della fiaba attraverso il completamento di un’apposita

griglia (Scribblar).

Sintesi (Schede 7,8,9). Questa fase è di tipo sintetico - produttivo. Nella prima

attività, lo studente organizza il testo della fiaba in forma di mappa mentale,

rielaborando autonomamente le informazioni acquisite precedentemente sui punti

focali della fiaba (Coggle). Segue un blocco di quattro attività di rinforzo dove si

alternano attività di riordino ed esercizi di completamento su forme linguistiche e

morfosintattiche della fiaba (Scribblar).

Verifica (Schede 10, 11). L’ultima fase è di verifica dei contenuti grammaticali e

lessicali visti a lezione, attraverso un’attività di creazione e stesura di una fiaba sulla

piattaforma Storybird. In appendice sono mostrati due esempi di storie: nel primo, lo

studente ha riscritto in chiave personale la fiaba letta a lezione, mentre nel secondo si

è lasciato lo studente libero di creare una fiaba ex novo.

7. Conclusioni e riflessioni finali

La lezione ha suscitato interesse da parte dei docenti presenti alle Giornate Formative.

Molti colleghi sono rimasti colpiti dalla possibilità di insegnare italiano in modalità

online, avvalendosi di software e piattaforme che ripropongono a distanza modalità di

interazione proprie della lezione in presenza, senza inficiare la buona riuscita della

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comunicazione docente-studente. Insegnare italiano online in modalità sincrona è

possibile e fattibile: numerosi sono stati i commenti di coloro che hanno intravisto in

questa forma di insegnamento nuove possibilità lavorative. Alcuni docenti hanno

spostato l’attenzione su come questa modalità di insegnamento segni un ampliamento di

ciò che si definisce propriamente e-learning, inteso come di insegnamento/appren-

dimento veicolato da specifiche piattaforme online per erogare corsi a distanza, in

modalità prettamente asincrona. La lezione presenta altresì una carrellata di strumenti e

applicazioni online che possono essere usati in una lezione tradizionale in presenza,

inseriti in una progettazione didattica ben precisa, ispirata e giustificata da principi

educativi. I docenti hanno perciò trovato nella lezione un esempio concreto di

integrazione di didattica e tecnologia, con spunti interessanti per cominciare a muovere i

primi passi verso l’innovazione della didattica tradizionale. Tra tutti gli strumenti

proposti, Storybird ha suscitato grande interesse anche da parte di chi già lo conosceva

ma lo usava esclusivamente in contesti di scuola primaria e/o media. Molti sono rimasti

affascinati dalle creazioni degli studenti e anche coloro che avevano manifestato

reticenza all’uso della tecnologia in classe, hanno mostrato apertura e motivazione verso

una maggior integrazione della tecnologia nella loro pratica quotidiana di docenti.

BIBLIOGRAFIA

Balboni, P. E. (1998). Tecniche didattiche per l’educazione linguistica. Torino: UTET

Bruner, J. (1986). Actual minds, possible worlds Cambridge: Harvard University Press.

(tr. it. 1988 La mente a più dimensioni. Roma: Laterza)

Bruner, J. (1990). Acts of meaning, Cambridge: Harvard University Press, (tr. it. 1992

La ricerca del significato, Torino: Bollati Boringhieri)

Christopher, S. P. (2014). “The cognitive importance of storytelling”, disponibile su

http://www.christopherspenn.com

Gregg, L. & Steinberg E. (a cura di) (1980). Cognitive Processes in Writing. Hilsdale:

Erlbaum.

Hedge, T. (1988). Writing, Londra: Oxford University Press.

Onori, M. (2017). “Instructional design, pedagogia multimedia”, disponibile su

https://nextlearning.it (23/2/2017).

Rivers, W. M & Temperley M. S. (1978). A practical guide to the Teaching of English

as Second or Foreign Language. New York: Oxford University Press.

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SITOGRAFIA

Scribblar

Learningapps

Wordsift

Coggle

Storybird

www.wikiscuola.it/index.php/menu-ad-modulo-2/menu-ad-samr

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APPENDICE

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Scheda 2

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Scheda 3

Attività 5

Leggi la fiaba e verifica se la tua storia si avvicina all’originale.

UGHETTO, ADALGISA E IL PANETTONE

C'era una volta un giovane appartenente ad una ricca famiglia. Si chiamava Ughetto e

abitava a Milano in un bel palazzo. Lavorava come falconiere al servizio di Ludovico il

Moro, signore della città alla fine del 1400. Ughetto si era follemente innamorato di

Adalgisa, la bellissima figlia del fornaio vicino a casa sua. Ma il padre di Ughetto, un

aristocratico signore milanese, era contrario a questo amore: come poteva un giovane di

prestigiosa famiglia sposare la povera figlia di un fornaio? I due innamorati potevano

incontrarsi solo di notte quando Adalgisa aiutava suo padre ad infornare il pane e Ughetto

riusciva a evitare il controllo dei suoi genitori sempre occupati con feste e balli. Ad un certo

punto gli affari del fornaio cominciarono ad andare male perché nella stessa strada un altro

panettiere aveva aperto un negozio che gli faceva concorrenza. Per di più si era ammalato il

ragazzo che lo aiutava a fare il pane. Così la bella Adalgisa doveva occuparsi anche dei

lavori più pesanti: spaccare la legna, prendere l'acqua dal pozzo, accendere i forni. Ughetto

era triste e preoccupato perché vedeva Adalgisa sempre più stanca. Un giorno si presentò al

negozio di Adalgisa e si offrì di aiutare suo padre a fare il pane al posto del ragazzo

ammalato. Gli affari però continuavano ad andare male. Ughetto ebbe un'idea: aggiungere

del burro al pane per farlo diventare più buono. Decise allora di vendere due falchi e con

quei soldi comprò il burro necessario. Il giorno dopo il padre di Adalgisa vendette tutto il

pane. Ughetto, felice del successo, pensò di renderlo ancora più buono: vendette altri due

falchi per comprare dello zucchero da aggiungere all'impasto. Che bontà! Il "pane

dell'Adalgisa" era diventato famoso in tutta la città e i clienti venivano da ogni parte per

comprarlo. Ughetto, sempre più entusiasta, provò allora ad aggiungere anche dei pezzetti di

frutta candita e delle uova: il "pane" speciale piaceva sempre di più! Arrivò il Natale e, per

l'occasione, il giovane Ughetto decise di aggiungere anche dell'uvetta. Fu un successo: tutta

Milano faceva la fila davanti al negozio di Adalgisa per comprare il "pangrande" o "pan de

ton", il pane di un certo tono, il pane ricco. Era nato il "panettone" da portare in tavola il

giorno di Natale. E fu così che Ughetto e Adalgisa, grazie alla nuova ricetta, riuscirono a

realizzare il loro sogno d'amore, diventarono ricchi e vissero felici e contenti.

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Scheda 4

Attività 6

Rileggi la fiaba e completa la tabella con le informazioni mancanti.

CHI/ CHE COSA COSA SUCCEDE PERCHÈ

era contrario a questo amore

I due innamorati

un altro panettiere aveva

aperto un negozio che gli

faceva concorrenza.

doveva occuparsi anche dei

lavori più pesanti.

perché vedeva Adalgisa

sempre più stanca.

si presentò al negozio del

padre di Adalgisa

Ughetto per comprare il burro

necessario.

venivano da ogni parte.

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Scheda 6

Attività 10

Leggi di nuovo la fiaba e completa la tabella.

Formula di apertura ___________________________

Formula di chiusura ___________________________

TEMPI VERBALI DEL PASSATO

- Imperfetto

__________________________________________________________

- Passato remoto

__________________________________________________________

- Trapassato prossimo

__________________________________________________________

AGGETTIVI/AVVERBI

_______________________________________________________

_______________________________________________________

VERBI CON PREPOSIZIONI (es. provare a fare qualcosa)

_________________________________________________________

_______________________________________________________

CONNETTIVI

1. temporali: _________________________________________

2. causali:____________________________________________

3. oppositivi: _________________________________________

4. gerarchici (per ordinare i paragrafi e stabilire una successione):

___________________________________________________

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DIALOGARE CON LA BELLEZZA: L’ARTE NELLA CLASSE DI

ITALIANO LS

Michele Magnatti Edulingua - Laboratorio di lingua e cultura italiana

Università degli Studi di Macerata

ABSTRACT

e seguenti riflessioni riguardano le potenzialità dell’utilizzo dell’arte nella classe di

lingua italiana. Si affrontano le motivazioni per le quali proporre dei percorsi integrati di

analisi artistica e sviluppo linguistico nella classe di italiano in contesto LS. Le riflessioni

partono dalle motivazioni degli studenti nella scelta di intraprendere lo studio della lingua italiana,

spesso legate a interessi culturali. Si evidenziano, poi, le caratteristiche dell’input artistico e si

intendono proporre degli approcci allo studio dell’arte funzionali all’acquisizione linguistica.

L’obiettivo è porre le basi per la costruzione di percorsi CLIL, adattabili a diversi contesti

didattici, differenti per livelli e obiettivi. La ricerca, di cui qui si presentano alcuni risultati, è frutto

della collaborazione di Edulingua-Laboratorio di lingua e cultura italiana e l’Università degli studi

di Macerata all’interno di un progetto di dottorato Eureka.

PAROLE CHIAVE

Arte, CLIL, input autentico, italiano LS.

ABSTRACT

The following reflections concern the potential of the study of art in classes of Italian as a

Foreign Language. The article tries to delineate the reasons for an integration of artistic analysis

and improvement of language skills. The students' motivations to study the Italian language,

often linked to their interests in Italian culture, have been considered. Furthermore, the article

underlines the characteristics of the artistic input and aims to propose some approaches to the

study of art that are at the same time functional to the linguistic improvement. The aim is to lay

the foundations for CLIL lessons about art, which are adaptable to various linguistic contexts

with different levels and objectives. The study is the result of the collaboration between the

University of Macerata and Edulingua, a school of Italian language and culture for foreigners.

KEY WORDS

Art, CLIL, authentic input, Italian as a foreign language.

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1. Le ragioni della scelta: perché l’arte nella classe di italiano.

Nel contesto dello studio della lingua italiana come Lingua Straniera gli interessi

culturali sono un fattore decisivo nella motivazione. La storia del Bel Paese, le sue

eccellenze nella letteratura, nella musica, nel pensiero filosofico e religioso ne fanno

una delle espressioni più alte della cultura occidentale e queste tematiche vengono

indicate dagli studenti di tutto il mondo come la motivazione principale per iniziare un

percorso di studi sull’italiano.1 L’arte all’interno di queste tematiche ha sicuramente un

ruolo importante, sia per la sua presenza ineludibile nel paesaggio italiano, in cui le

opere d’arte sono fonte inesauribile di richiamo per i turisti, sia perché l’arte italiana è

universalmente riconosciuta come uno degli apici dell’espressione estetica. Stabilito il

fattore motivazionale come punto di partenza è necessario evidenziare quali

caratteristiche proprie dell’arte possono creare le condizioni per l’apprendimento

linguistico, cioè se oltre alla motivazione ci sono delle peculiarità intrinseche che fanno

dell’arte un materiale didattico adatto a stimolare l’apprendimento linguistico. Quella

che proponiamo è quindi una riflessione su un possibile percorso CLIL2 sull’arte,

tentando di evidenziare che la tematica artistica, per la precisione l’analisi delle opere

d’arte, può dimostrarsi una fonte di occasioni di insegnamento/apprendimento

linguistico come poche altre. Crediamo che, come in tutti i percorsi CLIL, lo studente

abbia l’occasione di avere una grande esposizione ai fenomeni linguistici:

“Il CLIL garantisce una maggiore esposizione all’input linguistico, e in particolare a un

input che viene definito come significativo perché viene prodotto in contesti nei quali la

comunicazione è generata da un bisogno reale degli interlocutori di intendersi per

apprendere un concetto non linguistico attraverso una L2” (Mariotti, 2016: 101).

È necessario però definire quale sia, nel caso dell’arte, la natura di questo input e quali

siano le caratteristiche che lo rendono rilevante per l’acquisizione linguistica.

Proporre attività didattiche in una classe di lingua italiana su un mosaico bizantino, su un

quadro di Botticelli, oppure su una statua di Bernini può fare affidamento, oltre che sulla

già citata motivazione, su una serie di caratteristiche che ne fanno un input di assoluta

qualità e efficacia. Innanzitutto le opere d’arte si presentano sotto forma di immagini e gli

studenti di lingua sono in genere abituati a lavorare su questa tipologia di input. Gobbis e

1 Gli studi statistici di Giovanardi e Trifone (2012) confermano questo legame tra motivazione e

tematiche culturali, indicando che la motivazione principale allo studio dell’italiano nel mondo è proprio

la cultura, nominando espressamente l’arte tra le tematiche culturali che gli studenti indicano come

principale motivazione allo studio dell’italiano. 2 Rimandiamo a Serragiotto (2003) e (2014) come punti di riferimento per gli studi sul CLIL e alla

bibliografia ivi contenuta.

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Paoli Legler (2011: 332), tra i principali propugnatori dell’uso dell’arte nella classe di

lingua italiana, fanno notare come nei libri di testo stia aumentando fortemente la

presenza di foto, fumetti, dipinti e disegni. Secondo loro, infatti, la stessa forma-immagine

presenta dei vantaggi, perché “il processo di apprendimento viene facilitato [dalle

immagini], nonché motivato e reso più attraente e stimolante”. Le opere d’arte, però,

hanno delle caratteristiche peculiari rispetto ad una qualsiasi altra immagine. In primo

luogo le realizzazioni artistiche hanno un valore culturale immenso, riconosciuto

innanzitutto dagli stranieri stessi che, come detto, sono molto spesso motivati allo studio

della lingua proprio per entrare in contatto con l’arte e la cultura: le opere possono

fungere da punti di accesso per conoscere storie, abitudini, curiosità, idee legate alla

cultura italiana. Un'altra caratteristica dell’arte di grande importanza per l’apprendimento

è l’emozione che può scaturire dall’esperienza estetica. Dal momento che l’input viene

valutato innanzitutto a livello emozionale (cfr. Daloiso, 2009: 25) il valore emotivo della

visione di un’opera d’arte non è fattore secondario nella classe di lingua.

Lo stesso Daloiso (2009: 25-40) individua quali caratteristiche deve avere un input per

essere rilevante emotivamente per l’apprendente, ovvero:

la piacevolezza intrinseca, come una reazione di avvicinamento o appartenenza,

la pertinenza rispetto a bisogni o obiettivi, culturali e sociali,

la realizzabilità, dal momento che l’input deve essere percepito come alla portata

delle proprie capacità,

la sicurezza psicosociale dell’ambiente didattico.

Balboni (2013: 12) aggiunge altri criteri con i quali l’apprendente valuta l’input a livello

emotivo:

la novità rispetto alle attività che in generale si svolgono durante un corso di lingua,

la qualità estetica dell’input, sia a livello dei supporti didattici con i quali viene

fornito l’input (fotocopie, proiettori ecc.) sia riguardo la bellezza dell’input in

quanto tale,

la rilevanza funzionale delle attività, con la quale lo studente percepisce che

quanto sta facendo ha uno scopo preciso.

L’arte, secondo chi scrive, soddisfa a pieno molte di queste caratteristiche. Riguardo la

piacevolezza intrinseca ribadiamo il valore emozionante di osservare la bellezza delle opere

dei più grandi artisti, nate con l’obiettivo di coinvolgere emotivamente l’osservatore. Più

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avanti evidenzieremo come uno dei nostri obiettivi è quello di comprenderne anche i

messaggi facendo notare, come dice Mattozzi, che il lavoro di interpretazione “può essere

fortemente emozionante e motivante, in quanto sollecita attività cognitive che suscitano

l’emozione della costruzione della conoscenza” (Mattozzi, 1999: 22). Sulla pertinenza

rispetto ai bisogni rimandiamo all’importanza nella motivazione, per chi studia italiano,

degli approfondimenti delle tematiche culturali, all’interno delle quali l’arte non può che

risultare tra le più rappresentative dell’eccellenza italiana. Proporre attività didattiche

sull’arte all’interno di un corso di lingua può avere senza dubbio un effetto di novità dal

grande valore motivante. Ormai il lavoro di apprendimento linguistico attraverso testi,

ascolti, canzoni e video sono abituali in molti contesti didattici, tanto da essere a volte anche

ripetitivi. Presentare la tematica artistica può accendere la curiosità degli studenti,

soprattutto se le attività si delineano come nuove, per approcci e tecniche, rispetto a quelle

che si fanno di solito. La questione più complessa è quella di rendere le attività realizzabili e

non rischiose dal punto di vista psicosociale. L’arte rimane una tematica specialistica,

quindi potenzial-mente complessa per chi ha percorsi formativi lontani. È possibile che

parte degli studenti percepisca il lavoro sulle opere d’arte come troppo complesso e magari

non funzionale alla propria crescita di studente di lingua e cultura italiana. Sarà quindi

necessario rendere le attività adatte ad un destinatario sì interessato ad avere i rudimenti di

questa tematica, ma non motivato a diventarne esperto: le attività devono essere pensate per

poter essere svolte da chiunque. Qualora non si ponesse attenzione a questo aspetto si

rischierebbe, soprattutto in una classe molto variegata, di far sentire in difetto alcuni

studenti, i quali magari non hanno preconoscenze, rispetto ad altri che per interessi personali

già hanno delle basi che li facilitano. Percepire che si sta facendo qualcosa che non ci si

sente in grado di fare mina quelle sicurezze psicosociali citate da Daloiso come importanti

per l’efficacia di un input, con la conseguenza di attivare filtri affettivi che potrebbero

decretare il fallimento dell’azione didattica, quindi bisogna prestare massima attenzione alla

realizzabilità dei compiti. I percorsi integrati di lingua e arte dovranno essere pensati in

modo che lo studente si senta protagonista ma al contempo guidato in un mondo in parte o

completamente sconosciuto.

Dopo aver indagato le caratteristiche che spingono a utilizzare l’arte nella classe di lingua è

necessario vedere in profondità la struttura dell’input artistico, cioè come sia possibile che

gli studenti siano esposti alla lingua italiana, con le sue strutture e funzioni, durante il lavoro

sulle opere dei grandi artisti italiani.

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2. La natura dell’input artistico: l’opera d’arte come testo autentico.

Vogliamo sottolineare un aspetto forse non del tutto evidente della natura dell’input

artistico: quando si decide di proporre dei percorsi didattici sull’arte nella classe di

lingua bisogna tenere a mente che si sta proponendo un materiale autentico, nella

fattispecie un testo autentico. Se infatti consideriamo ‘materiale autentico’, come dice

Begotti (s.d.: 14), “una tipologia di materiale creato per i madrelingua, quindi non a

scopo didattico” le opere d’arte rientrano pienamente in questa definizione. Esattamente

come una canzone, un articolo di giornale o un film, i quadri, le sculture e le architetture

sono forme di comunicazione nate per trasmettere storie e messaggi a chi le guarda. In

quest’ottica utilizzare le opere d’arte come input nella classe di italiano gode di tutti i

vantaggi riconosciuti all’uso di materiali autentici.

L’opera d’arte è quindi un “testo”, ma non ci si può esimere dal considerarlo un testo

particolare, con caratteristiche completamente diverse rispetto a una canzone o un

articolo di giornale, ad esempio. La decodifica di questi altri testi autentici è per i nativi

generalmente naturale e automatica, cioè qualsiasi madrelingua è in grado di accederne

ai significati, per lo meno primari. La “lettura” di un’opera d’arte, invece, è operazione

che non è affatto scontata. In realtà affermare che un madrelingua non abbia nessun

problema a decodificare tutti gli altri testi autentici è una semplificazione perché, ad

esempio, un qualsiasi articolo di giornale presuppone, oltre all’alfabetizzazione, una

serie di preconoscenze non indifferenti, legate al contesto della notizia (magari collegata

a molti altri articoli precedenti) o ai riferimenti culturali (ad es. i nomi e i protagonisti

dei partiti politici, con le loro sigle come PD, FI, M5S; delle cariche pubbliche come il

Quirinale; delle squadre di calcio e il modo di chiamarle come la Vecchia Signora; dello

star system ecc.), che potrebbero anche essere entrambi ignorati da un parlante nativo, il

quale magari per un periodo si è distaccato dalla vita pubblica del nostro paese trovando

difficoltà a decodificare un articolo. Una canzone, poi, può avere una stratificazione di

messaggi e una vasta gamma di interpretazioni, si pensi ad esempio ai capolavori della

ricca tradizione cantautorale italiana. Proporre questi materiali autentici nella classe di

lingua è una sfida per l’insegnante che deve renderli fruibili agli stranieri, partendo

proprio dalla messa a disposizione di strumenti prima culturali, poi linguistici, che un

madrelingua possiede o dovrebbe possedere3. Comunque si deve essere consapevoli che

3 Facciamo notare come una parte dell’esame per l’ottenimento della certificazione CEDILS, una delle

principali per testare le professionalità degli insegnanti di italiano a stranieri, riguardi proprio la

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tra gli altri testi autentici l’opera d’arte risulta generalmente meno accessibile anche per

chi ne condivide la storia, il sistema culturale e naturalmente la lingua. Il nostro scopo

non può essere quello di indagare tutte le modalità di comprensione della testualità

artistica e tutte le preconoscenze per una comprensione totale del fenomeno artistico,

necessarie tanto ai madrelingua quanto agli stranieri, ma di evidenziare quelle

operazioni di interpretazione che hanno una maggiore utilità glottodidattica, con

l’obiettivo di fornire alcuni spunti per proporre l’analisi di opere d’arte come base per la

costruzione di unità didattiche o di apprendimento.

La grande potenzialità del materiale autentico artistico è che esso nasce come mezzo di

rappresentazione e comunicazione. Ciò che però deve essere tenuto a mente è che il

codice di questa comunicazione non è verbale, scritto o orale, come nei materiali

autentici più comuni, ma si esprime attraverso un linguaggio diverso: il linguaggio

visuale. Acaso definisce questo codice così: “il linguaggio visuale è il codice della

comunicazione visiva; è un sistema con il quale possiamo enunciare e ricevere messaggi

attraverso il senso della vista” (tda di Acaso, 2006: 25)4. Rispetto agli altri linguaggi,

come la comunicazione orale o scritta, quello visuale risulta più universale perché è

quello più vicino alla realtà che comunica. Usando terminologie prese in prestito dalla

semiotica, il linguaggio visuale (non solo artistico, naturalmente) è quello che pone

minor distanza tra il referente e il segno. Ad esempio la parola “mela”, come segno

scritto e poi orale, è indubbiamente più lontana dal referente rispetto alla sua

rappresentazione disegnata o scolpita. Per comprendere e far comprendere che la parola

“mela”, sia nella varietà fonetica che in quella scritta, si riferisce a quel determinato

frutto, è necessario saper leggere l’alfabeto latino e conoscere la sua pronuncia italiana,

poi conoscere il sistema linguistico italiano, per comprendere non solo il legame tra la

parola e il referente, ma anche le sue variazioni morfologiche e magari l’aggiunta di

aggettivi, per comprendere a pieno le specificazioni riguardo a quell’ oggetto (numero,

colore, varietà, ecc.). Al contrario un segno visuale in modo sintetico veicola una vasta

serie di informazioni attraverso la rappresentazione: numero, colore, grandezza, varietà,

maturità, posizione rispetto ad altri oggetti, ecc. Questo può generare nello studente il

didattizzazione di materiale autentico, riconoscendone la centralità nella glottodidattica. Noi non ci

soffermiamo su cosa significhi “didattizzare un testo autentico”, ma rimandiamo a questo campo di studi

come riferimento primario, riconoscendone l’assoluta centralità. Cfr. Serragiotto (2004: 70-88) e la

bibliografia ivi contenuta. 4Testo originale: “El lenguaje visual es el código especìfico de la comunicación visual; es un sistema con

el que podemos enunciar mensajes y recibir información a través del sentido de la vista.”

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bisogno di sapere come comunicare tutto questo nella lingua obiettivo. Il linguaggio

artistico, poi, si discosta dal linguaggio visuale delle immagini o delle foto perché carica

i suoi segni non solo di un significato primario e rappresentativo (quella è una mela) ma

anche di tutta una serie di significati simbolici (il peccato originale, ad esempio). Per i

fini dell’acquisizione linguistica anche questo valore simbolico ha una grande

potenzialità: la presenza di una mela in un dato contesto può generare il bisogno di

esprimere il significato metaforico di questo frutto, cioè il significato del peccato

originale, con tutta la storia di Adamo ed Eva e tutti i possibili riferimenti. L’arte può

generare un gap comunicativo, un bisogno di espressione, che rappresenta una grande

risorsa per la classe di lingua. A differenza di altre immagini, e anche di altri testi

autentici, questo gap comunicativo è stratificato: nell’esempio della mela in un livello

basico si potrebbe essere interessati solo a far acquisire allo studente il corrispondente

nella L2 di quel segno visuale, ovvero il termine “mela”, e magari alcune sue

specificazioni (morfologia, aggettivazione come il lessico dei colori, avverbi di luogo in

relazione alla posizione rispetto ad altri oggetti ecc.) mentre ad un livello più alto si sarà

interessati a far apprendere o esercitare tutte le strutture necessarie ad esprimere le

implicazioni simboliche legate all’Antico Testamento.

Chiunque voglia stabilire un contatto con un’opera d’arte, anche solo con lo scopo di

guardarla per più di qualche secondo, deve tradurre il linguaggio visuale in pensieri,

parole, commenti, interpretazioni, ricordi. Il nostro scopo è gettare luce su come questi

procedimenti possono essere utilizzati per l’esposizione, la riflessione e il riutilizzo di

forme e funzioni linguistiche.

3. Le potenzialità linguistiche del lavoro con le opere d’arte

L’interpretazione artistica, cioè il disvelamento della comunicazione che gli artisti

instaurano attraverso il linguaggio visuale, non è chiaramente operazione semplice, né

per gli studenti, che potrebbero percepire il compito di comprendere un’opera come

troppo complesso, né per gli insegnanti, i quali solitamente non possono considerarsi né

essere considerati esperti del settore. Per questo proponiamo delle linee di lavoro che

coniughino due aspetti: da una parte l’esigenza di soddisfare almeno in parte la curiosità

degli studenti di entrare in comunicazione con i beni culturali italiani, e dall’altra

l’esigenza che questo lavoro non sia troppo specifico e finalizzato in ogni sua parte

all’acquisizione linguistica.

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Come abbiamo già discusso in un altro contributo (Magnatti, 2016: 65-69) per

coniugare queste due esigenze è necessario avere un approccio interpretativo su singole

opere, e non sulla storia dell’arte in generale: il percorso didattico integrato come

contenuto dovrà avere la comprensione di una singola opera d’arte. In questo modo sarà

più semplice controllare le nozioni necessarie per soddisfare la curiosità degli studenti, e

soprattutto porre un obiettivo realisticamente raggiungibile: capire, anche in parte, cosa

l’autore ha voluto trasmettere con quella determinata opera. Quindi proponiamo alcuni

approcci analitici per leggere la testualità visiva dell’arte con lo scopo di interpretarla e

usarla ai fini dell’apprendimento linguistico:

descrittivo, in cui l’opera viene vista come pura immagine rappresentativa di

oggetti e situazioni reali;

interpretativo/intertestuale, in cui si tenta di comprendere il soggetto dell’opera,

cercando di capire se si tratta della traduzione artistica di un episodio biblico,

mitologico, storico, una scena di genere ecc;

tematico/pretestuale, in cui si evidenzia la tematica affrontata dall’artista e si

fanno collegamenti con aspetti esterni al mondo dell’arte, utilizzando l’opera

come un pretesto per discutere sulla cultura italiana o su argomenti di carattere

generale.

Vediamo ora come questi approcci possono essere utilizzati nella classe di italiano

dando attenzione alle potenzialità glottodidattiche di ognuno di essi. Per dare un

esempio pratico applichiamo questi metodi di analisi all’Ultima Cena di Leonardo.

L’approccio descrittivo è quello che evidenzia immediatamente come l’opera d’arte

potrebbe essere utilizzata con finalità linguistiche. Questo approccio si rivela ottimo per

i quadri, i mosaici e gli affreschi, in cui sono rappresentati oggetti, personaggi,

paesaggi, con tutti le caratteristiche ad essi associate (azioni, colori, posizioni, ecc.)

riscontrabili anche nella realtà quotidiana, generando il bisogno di comunicarle in lingua

straniera. Applicando questo approccio all’Ultima Cena notiamo come Leonardo abbia

dipinto una tavola imbandita con tovaglia, piatti, bicchieri, pirofile, vassoi, cosci di

pollo, vino, tovaglioli e altro ancora. Se si osservano gli apostoli, poi, presentano tutti

caratteristiche fisiche diverse, e nella copia di Giampietrino conservata a Oxford, si

vedono bene anche i colori dei vestiti. Ogni apostolo compie dei gesti, esprimendo con

la fisicità diverse emozioni. Questo elenco vorrebbe stimolare la riflessione su quanto

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sia potenzialmente ricco l’input linguistico di un’opera d’arte come questa. Con il

Cenacolo di Leonardo si potrebbe lavorare sul lessico della cucina, oppure sui colori, o

ancora sugli aggettivi per descrivere fisicamente gli apostoli e di conseguenza l’accordo

sostantivo-aggettivo. Saranno i destinatari a cui rivolgiamo il percorso a suggerire se

presentare la visione dell’opera per generare il bisogno di acquisire questi elementi non

ancora appresi o per riutilizzarli in contesto una volta affrontati precedentemente.

Ricordiamo che l’opera d’arte è un input autentico, che poi deve essere debitamente

didattizzato analizzando il pubblico a cui rivolgerla e seguendo gli scopi specifici.

Un altro punto di vista è quello che chiamiamo interpretativo/intertestuale: l’opera viene

analizzata come rappresentazione di un episodio, di una storia o di un concetto. In

questa fase ci si concentra per lo più su quello che nel linguaggio iconografico si chiama

“individuazione del soggetto”. Usiamo la parola intertestuale perché questi soggetti non

erano inventati dagli artisti, ma traducevano attraverso forme e colori quanto contenuto

nei testi che i committenti volevano vedere rappresentati. Il rapporto tra la fonte e

l’opera può fornire molto materiale su cui far lavorare gli studenti. Questa

intertestualità, in alcuni casi, è talmente ricca e stratificata nei secoli che gli input

possibili sono infiniti.

Riprendendo quanto dice Sciolla in proposito (2001: 61-65), un’opera d’arte usa

generalmente due tipologie di fonti testuali. Una largamente diffusa nella cultura

occidentale, quindi facilmente riconoscibile e interpretabile da chi condivide una cultura

occidentale giudaico-cristiana; fanno parte di questa tipologia i testi biblici, quelli

mitologici più famosi, le vite dei santi maggiormente conosciuti e gli episodi della storia

noti ai più. Il secondo gruppo di fonti, invece, è formato da testi oggi molto meno famosi

se non addirittura sconosciuti. Ai nostri scopi entrambe le tipologie di fonti risulteranno

foriere di occasioni espressive per gli studenti. Se la fonte a cui l’opera fa riferimento sarà

facilmente riconoscibile per la classe, l’opera potrà fungere da stimolo per far esprimere

in L2 il contenuto di quella fonte. Tornando all’esempio dell’Ultima Cena si potranno

costruire attività didattiche per raccontare in italiano quanti più particolari si conoscono di

questo arcinoto episodio evangelico.5 Queste operazioni andranno proposte con tutte le

5 I nostri esempi legati al Cenacolo leonardesco prendono in considerazione un destinatario implicito

scolarizzato e con un retroterra culturale occidentale-cristiano, altrimenti non sarebbe capace né di

riconoscere l’episodio biblico né tantomeno avrà l’esigenza di trovare le risorse linguistiche in L2 per

raccontarlo, dal momento che non lo conosce. Se si decide di utilizzare questo approccio è necessario

sapere cosa i nostri destinatari possono conoscere e cosa no. Qualora si lavorasse con studenti con un

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attenzioni che il contesto classe richiede, sia nell’analisi di quanto mediamente gli episodi

possano essere conosciuti o meno, sia riguardo la sensibilità delle culture di appartenenza

ai temi proposti. Al contrario, scegliere un’opera che utilizza una fonte testuale ignota può

essere utile a migliorare le capacità di comprendere testi in LS da parte dello studente. Si

potranno prevedere attività didattiche sui testi scritti o orali che raccontano l’episodio

rappresentato, in cui l’opera fungerà da sostegno e verifica della comprensione. L’artista,

poi, non sempre traduce le fonti in modo letterale: spesso inserisce delle variazioni di

diversa natura (cfr. Sciolla, 2001: 62). A volte può decidere di cambiare l’ambientazione

della scena, altre volte di eliminare degli elementi o di aggiungerne altri. In generale, poi,

l’opera d’arte sarà inevitabilmente più sintetica di un testo scritto che, soprattutto se in

prosa, non avrà grandi esigenze di brevità. Tali discrepanze tra fonte e rappresentazione

artistica forniscono un’ulteriore possibilità di lavoro didattico sull’ intertestualità. Ad

esempio se nella fonte c’è un elemento non presente nell’opera, o al contrario se l’artista

ha aggiunto un particolare rispetto alla codificazione scritta del soggetto, si potrà chiedere

agli studenti di individuare le differenze tra le due rappresentazioni, sentendosi chiamati a

comprenderle entrambe e a esprimersi nella lingua bersaglio. Le opere d’arte, inoltre, si

prestano anche a confronti con altre rappresentazioni dello stesso testo o soggetto che dir

si voglia. Seguendo l’esempio del capolavoro leonardesco, le “ultime cene” dipinte o

scolpite sono tantissime e ognuna interpreta l’episodio a modo suo. I confronti tra l’una e

le altre rappresentazioni possono fornire un’occasione di dialogo e dibattito su similarità e

differenze, sfidando gli studenti a interpretarle e commentarle. Questi rapporti intertestuali

che abbiamo evidenziato sono solo quelli collegati alle opere dal loro concepimento, cioè

direttamente collegati ai soggetti rappresentati dagli artisti, la cui conoscenza è pressoché

fondamentale per capire il significato di quanto si osserva. Oltre a questa testualità coeva

o precedente alle opere, esiste una vastissima letteratura relazionata in qualche modo

all’arte: interpretazioni, giudizi, analisi, ma anche storie delle vicissitudini dell’oggetto

artistico, con furti, fatti storici direttamente collegati, copie, falsificazioni. Tornando

all’Ultima Cena sono facilmente collegabili ad essa i famosi romanzi di Dan Brown,

soprattutto Il Codice da Vinci, che tra l’altro ha avuto anche una trasposizione

cinematografica che può permettere di proporre agli studenti un input audiovisivo. Risulta

chiaro come si possa lavorare con una vastissima serie di testi autentici collegati alle

bagaglio culturale diverso qualsiasi opera deve essere analizzata come il secondo gruppo di fonti citato da

Sciolla, cioè come se la fonte fosse sconosciuta.

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opere, di diversa natura e con varietà linguistiche che suggeriscono una vasta gamma di

attività. L’arte è anche naturalmente connessa alla storia d’Italia: tornando al nostro

esempio, si pensi ai rischi per l’integrità del Cenacolo leonardesco corsi durante la

seconda guerra mondiale, quando il convento di Santa Maria delle Grazie, contenente il

capolavoro leonardesco, fu bombardato. L’arte, quindi, non solo è un materiale autentico

in sé ma è ricco di rimandi ad altra testualità altrettanto autentica e ricca di occasioni di

esposizione ai fenomeni linguistici e alla cultura.

La terza possibilità di proporre l’opera è quella meno tecnica e interna all’analisi

artistica: con l’approccio tematico si propone alla classe di utilizzare l’opera come

stimolo alla conversazione su alcuni argomenti generali, possibilmente connessi alla

vita quotidiana. Chiaramente un’opera come l’Ultima Cena può suggerire discussioni

sulla religione con tutte le sfaccettature di questo argomento. Oppure si possono

individuare tematiche ancor più generali, come il tradimento, puntando l’attenzione sul

fatto che quello rappresentato da Leonardo è il momento in cui Gesù dichiara che

qualcuno degli apostoli lo tradirà. Senza concentrarsi troppo sul significato biblico, si

possono fornire stimoli alla conversazione sul tema del tradimento, coniugale o di altro

tipo. Utilizzare questo approccio è anche un ottimo modo per fare attività di tipo

interculturale, facendo emergere le differenti visioni rispetto ad alcune tematiche.

Rimandiamo a successivi studi una più approfondita analisi di questo aspetto.

Questo modo di proporre le opere nella classe di italiano a stranieri è stato realizzato

fruttuosamente da Gobbis e Paoli Legler nel loro volume su Botticelli, in cui ad esempio

utilizzano l’Annunciazione per far discutere su cosa può significare una gravidanza

improvvisa (Gobbis e Paoli Legler, 2014: 181-196). Allo stesso modo nel libro L’Italia

dell’arte, alla cui stesura ha collaborato chi scrive, si propone ai lettori di confrontare e

dibattere sulle differenti idee di bellezza estetica, comparando la Venere di Botticelli,

simbolo della grazia rinascimentale, con altri canoni estetici più moderni, come una

ragazza con lo stile punk o una giovane “acqua e sapone” (Massei, Magnatti e

Bellagamba 2016: 37). L’idea di questo approccio è che l’arte possa essere un pretesto per

far esercitare l’interlingua degli studenti su tematiche più o meno legate alla vita comune.

Gli approcci che abbiamo proposto sono solo alcune delle possibilità di analisi delle

opere d’arte, secondo noi molto appropriati al lavoro nella classe di italiano perché

possono adattarsi a diversi contesti didattici e livelli di competenza. L’approccio

descrittivo, ad esempio, può prestarsi per un lavoro di tipo lessicale, collegato spesso a

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situazioni di ambito familiare e comune, quindi perfetto per le classi di livello

elementare. L’approccio interpretativo/intertestuale può invece essere utile per fornire

un qualsiasi tipo di input linguistico attraverso i testi collegati alle opere, debitamente

riscritti con l’inserimento di obiettivi linguistici selezionati in base alle esigenze degli

studenti. Questa fase può, però, richiedere operazioni cognitive in lingua straniera

complesse per un principiante, quindi si rivela più confacente a livelli intermedi e

avanzati. L’approccio tematico propone un lavoro molto più libero, suggerendo attività

di conversazione in cui gli studenti possono esercitare la propria interlingua,

spingendoli a trovare le risorse linguistiche per interagire su argomenti di carattere

generale. Facciamo anche riflettere sul fatto che il primo e il terzo approccio sono quelli

che richiedono meno conoscenze specialistiche, quindi possono risultare più semplici

per insegnanti non abituati a lavorare con questi argomenti.

In realtà per far esprimere al meglio i messaggi delle opere si dovrebbe creare un

equilibro tra i tre approcci, anche per dare una certa varietà di attività. Si noti che, vista da

un’ottica acquisizionale, l’analisi artistica proposta segue la progressione dell’Unità

d’Apprendimento, partendo da una fase globale, la descrizione, passando per una analisi

più precisa, l’interpretazione, per poi arrivare ad una sintesi in cui gli elementi analizzati

vengono decontestualizzati, attraverso le discussioni sulle tematiche delle opere.

Tutti questi input dovranno, lo ribadiamo, essere debitamente didattizzati, rispettando

gli scopi specifici del contesto classe. A differenza di molti altri materiali autentici la

testualità artistica, per sua natura, è ricca di contenuti ma questi richiedono giocoforza

di essere ricodificati in LS. Il linguaggio visuale, sia nel suo valore rappresentativo sia

nei suoi contenuti simbolici, va tradotto in altro linguaggio. Facendolo è possibile

costruire questa nuova testualità, che può essere scritta o orale, in modo che contenga

elementi linguistici determinati dalle esigenze del contesto classe a cui si presentano le

attività. La narrazione del soggetto, le interpretazioni delle opere, i confronti con altre

rappresentazioni di soggetto simile, vanno proposte in modo da esporre gli studenti ad

un determinato elemento grammaticale, funzionale, lessicale ecc. Non è questo il luogo

per discutere quale approccio glottodidattico si potrebbe o dovrebbe applicare, ma ci

preme qui evidenziare i potenziali input che possono scaturire dall’analisi artistica.

Qualsiasi approccio all’arte si prenda a riferimento, non si deve dimenticare di dare

elementi di interesse, cioè di costruire, anche se solo in parte, un contatto tra l’artista e

lo studente. Non si può pensare di rendere la classe esperta di interpretazione artistica,

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però non si può esagerare nell’usare l’arte come pretesto: se lo studente percepisse che

in fondo il centro della lezione è l’apprendimento di forme linguistiche, allora sarà stato

inutile lavorare con l’arte. In ogni caso le attività dovranno sempre essere di natura

CLIL, cioè rispondere al tentativo di integrare acquisizione di contenuti, per quanto

semplici e basilari, e apprendimento di lingua. Questo significa che anche nel caso si

decida di attuare un approccio puramente descrittivo, oppure di usare l’opera come

mero stimolo pretestuale per affrontare un tema, si dovrebbero dare delle informazioni

su cosa, anche parzialmente, l’artista volesse comunicare con quell’opera. In fondo la

decisione di utilizzare l’arte in classe nasce dall’interesse degli studenti di italiano LS

per questo argomento, quindi se, non si vogliono deludere le aspettative, sarà necessario

fare in modo che ci sia una scoperta di quel mondo di simboli, segreti, storie, emozioni

che è l’arte italiana.

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UTILIZZO DEL MEZZO VIDEO IN CLASSE

Alessandro Mariotti

Italian in Italy – Accademia Studioitalia

ABSTRACT

ra gli strumenti più utilizzati dagli insegnanti di italiano per studenti stranieri, lo

strumento video è sicuramente uno dei più utilizzati in classe. Quale video è più adatto

da utilizzare in classe? In quale momento della lezione? Queste sono solo alcune

domande che accompagnano quotidianamente il lavoro degli insegnanti che si apprestano a

svolgere una lezione utilizzando il video all’interno della lezione. Il laboratorio si pone come

obiettivo quello di provare a rispondere a queste domande, identificando metodi e strategie per

didattizzare al meglio il materiale che si intende proporre; il laboratorio si divide in due fasi, una

dedicata alla didattizzazione di un film, portando ad esempio tre film differenti, l’altra invece

dedicata all’utilizzo di piccoli video e cortometraggi come elementi centrali della lezione e non

più relegati al momento della verifica.

PAROLE CHIAVE

Video, Psicologia Culturale, Didattica dell’italiano LS/L2, attività.

ABSTRACT

Among all the resources used by teachers of Italian as a foreign language, videos are the most

widely used in the classroom.

However, which video is the most suitable for a class? In which moment should videos be

shown?

These questions are paramount for teachers who are about to perform a lesson using a video.

The aim of this workshop is trying to answer the aforementioned questions, by individuating

methods and strategies in order to use authentic material for teaching purposes.

The workshop consists in two main phases: the first one is dedicated to the didactic use of a

movie through the example of three movies, while the second one is focused on using short

videos or short movies as key elements of the class. In this perspective, they are no more

considered just as evaluating tools.

KEY WORDS

Video, Cultural Psychology, Didactics of Italian as a foreign language, activities.

T

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Esiste un video più adatto per essere didattizzato? In accordo con la Psicologia

Culturale, fondata da Jerome Bruner, la mente e la vita di un uomo sono lo specchio

della cultura dove vive. (Bruner, 1990)

Se questo presupposto è vero, significa che ogni input esterno entra a far parte della

nostra vita in modo consapevole o inconsapevole. Provando ad applicare questa teoria

psicologica alla domanda posta sopra, possiamo tranquillamente rispondere che non

esiste un video più adatto ad essere didattizzato e che qualsiasi stimolo può essere

presentato per spiegare la cultura e di conseguenza il linguaggio di riferimento.

Premesso quindi che qualsiasi stimolo video può essere utilizzato, passiamo alla

disamina di come e in che momento della lezione sia più indicato presentare il video.

L’uso del filmato in classe può essere presentato quasi in qualunque momento

dell’Unità Didattica, l’importante è fare attenzione al risultato che vogliamo

raggiungere;

a) Motivazione – l’insegnante introduce l’argomento e contestualizza il filmato da

un punto di vista spazio-temporale.

b) Globalità – l’insegnate sottopone alcuni elementi che aiutano la comprensione e

faranno da guida allo studente nel primo impatto con il filmato.

c) Analisi – gli aspetti grammaticali, testuali e socioculturali e il linguaggio non

verbale forniscono elementi su cui far focalizzare l’attenzione dei discenti

ponendo loro domande diverse.

d) Sintesi – il discente può interpretare in modo creativo i dialoghi, agire in

situazioni analoghe a quelle presentate, descrivere personaggi o ambienti,

formulare ipotesi sullo sviluppo della vicenda, etc.

Bisogna, altresì, fare attenzione ad altri fattori se si desidera portare un film, o uno

spezzone di esso, in classe come testo input; in particolare è importante considerare il

tipo di utenza (età, livello culturale e conoscenza dell’italiano), il testo e il contenuto

del filmato, i registri linguistici presenti, e i contenuti culturali presenti nel video.

Nel laboratorio, a supporto di quanto appena affermato, abbiamo portato alcune

attività legate a tre differenti tipi di film:

- Le fate ignoranti

- Benvenuti al Sud

- Pane e Tulipani

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Le attività presentate sono state differenziate per livello degli apprendenti (abbiamo

considerato sempre il livello A2 come livello di partenza), per obiettivi linguistici

e/o comunicativi o culturali. Per le attività specifiche si rimanda all’allegato 1.

Alcune attività si riferiscono ai seguenti materiali:

Slide N.° 23, 24, 25 ,26 da Accademia del Giglio Blog (2012). Pane e

tulipani – discorso diretto e indiretto.

Disponibile su: http://www.adgblog.it/2012/01/23/litaliano-con-pane-e-

tulipani-dal-discorso-indiretto-al-diretto/.

Slide N° 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15 da Centro Galileo (2010). Benvenuti al

Sud. Internet, Creta, Grecia. E da Brillante, L. (2016). Blog: Vita da prof. Parigi.

Disponibile su: http://www.centrogalileo.gr/index.php/it/materiale

Slide N.° 9 e 10 da Bozzone Costa, R., Piantoni, M., Scaramelli, E. &

Ghezzi, C. (2013). Nuovo Contatto C1. Torino: Loescher Editore.

Per la grafica della slide N.° 20 da De Giuli, A. & Naddeo, C. M. (2010).

Cinema Italiano Redux. Firenze: Alma Ed.

La seconda parte del laboratorio è stata invece dedicata all’utilizzo del video come

elemento centrale della lezione, portando ad esempio otto tecniche differenti (da

Guastalla, C. (2016). Webinair “AlmaTV - tecniche didattiche per l’utilizzo del

mezzo video in Classe”. Alma Edizioni: Firenze.):

1. Ascolto guidato: si ascolta il dialogo selezionato senza vedere il video,

l’obiettivo è quello di fare delle ipotesi sul contenuto del video e dopo averne

discusso in classe in plenum si vede il video e si fanno delle ipotesi.

2. Video Puzzle: si divide la classe in tre gruppi; il gruppo 1 guarda il video per

intero ma senza audio, il gruppo 2 guarda solo la prima o la seconda metà del

video e il gruppo 3 tieni gli occhi chiusi. Dopo, in plenum, ogni gruppo racconta

cosa ha capito e si prova a ricostruire il video. Dopo questa attività si guarda il

video insieme e si discute se le ipotesi di partenza sono confermate o meno.

Questa tecnica si base sul principio teorico del Gap d’apprendimento, ovvero

della necessità insita nello studente di andare a colmare le informazioni

mancanti.

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3. Presentare solo il titolo: si scrive alla lavagna il titolo del video che si sta per

andare a vedere e si stimolano gli studenti a fare delle ipotesi sul contenuto di

quello che andranno a vedere.

4. Scrivere/recitare il finale: si può bloccare il video verso la fine e far produrre

agli studenti il probabile finale; o, visto un video, si può far raccontare la storia

da un terzo partecipante al racconto; oppure si può pensare all’antefatto del

video o a cosa succede dopo, farglielo scrivere e farglielo recitare.

5. Lavorare sull’intonazione: per i livelli più bassi (A2 QCEF) si pronuncia una

parola con differenze intonazioni e si prova a far ragionare gli studenti sulle

possibili differenze di significato; per i livelli alti (da B2 in poi, del QCEF),

l’insegnante propone una parola e gli studenti propongono una situazione,

provando a “recitare” la situazione utilizzando la parola data nel contesto più

corretto.

6. Individuare la battuta: l’insegnante scrive una battuta specifica di un dialogo e

propone il video senza audio; lo scopo per gli studenti è quello di individuare la

battuta data.

7. Attività dopo la visione: provare a cambiare il copione del video, senza alterarne

i concetti; recitare le stesse battute, ma con tono diverso per alterarne i

significati. Ripetere un role-play: si propone l’argomento e si chiede agli

studenti di provare a recitare una situazione. Dopo aver visto il video riproporre

l’attività e vedere come e se cambia il role play iniziale.

8. La classe capovolta: Gli studenti guardano a casa un dato video e il giorno dopo,

prima di vedere il video in classe in plenum si fa fare un confronto a coppie,

provando a fare un riassunto di quanto visto e capito. Le coppie espongono poi

alla classe il prodotto del lavoro fatto in classe. Dopo aver visto il video in

plenum, si ripropone una discussione sul lavoro precedente.

BIBLIOGRAFIA

Accademia del Giglio Blog (2012). Pane e tulipani – discorso diretto e indiretto.

Disponibile su: http://www.adgblog.it/2012/01/23/litaliano-con-pane-e-tulipani-dal-

discorso-indiretto-al-diretto/

Bozzone Costa, R., Piantoni, M., Scaramelli, E. & Ghezzi, C. (2013). Nuovo Contatto

C1. Torino: Loescher Editore.

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Brillante, L. (2016). Blog: Vita da prof. Parigi. Disponibile su: http://vitadaprof.it/it_IT/

Bruner, J. (1990), Acts of Meaning, Harvard University Press, Cambridge, MA. Tr. It.

La ricerca del significato. Per una psicologia culturale, Bollati Boringhieri, 1992.

Centro Galileo (2010). Benvenuti al Sud. Internet, Creta, Grecia. Disponibile su:

http://www.centrogalileo.gr/index.php/it/materiale

De Giuli, A. & Naddeo, C. M. (2010). Cinema Italiano Redux. Firenze: Alma Ed.

Guastalla, C. (2016). Webinar “AlmaTV - tecniche didattiche per l’utilizzo del mezzo

video in Classe”. Alma Edizioni: Firenze.

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APPENDICE

Allegato 1.

Diapositive presentazione “Utilizzo del mezzo video in classe” dalla slide 13 alla 40.

Slide 1

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NUOVE TECNOLOGIE PER L’APPRENDIMENTO

Alessandro Mariotti

Italian in Italy – Accademia Studioitalia

ABSTRACT

l laboratorio si pone come introduzione generale alle tecnologie presenti in internet, dagli

strumenti creati appositamente per l’insegnamento, alla didattizzazione di materiali

autentici; il laboratorio vuole essere una guida agli strumenti Open source, e quindi di

libero accesso, facendo però attenzione alle criticità di questi stessi. Il laboratorio si divide in

due fasi, la prima dedicata ai Device, e quindi gli strumenti fisici di cui deve essere in possesso

l’insegnante per poter utilizzare i Software, seconda parte del laboratorio, ovvero gli strumenti

presenti nel web utili all’insegnante. La tecnologia ha facilitato in parte il ruolo dell’insegnante

in classe, richiedendo però il costante aggiornamento professionale su questi strumenti e sulla

tecnologia in generale. Esistono però dei limiti e delle domande su come applicare al meglio le

tecnologie all’interno della classe, analizzate nel laboratorio dedicato.

PAROLE CHIAVE

E-learning, B-learning, nuove tecnologie, didattica ludica, Software, Hardware.

ABSTRACT

This workshop is intended to be a general introduction to online technologies, from tools

created for teaching, to the use of authentic material for didactic purposes. The workshop is a

guide to open source tools, which considers also the negative aspects related to them.

The workshop consists in two phases: the first one is dedicated to the devices that the teachers

should have, while the second part is focused on the online software that could be useful for

teachers. Technology has also made the role of the teacher easier, even if it requires an effort to

be constantly up-to-date on tools and more in general about technology.

A deep analysis on how these technologies should be applied in the classroom needs to take into

account some limitations and some issues that were tackled in this workshop.

KEY WORDS

E-learning, B-learning, new technologies, game learning, software, hardware.

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Italian in Italy è un’associazione di scuole di lingua e cultura italiana nata nel 1997 dalla

Dott.ssa Pina Foti. Tra gli obiettivi preposti dall’associazione, presente anche nello

statuto, c’è quello di promuovere corsi di aggiornamento e di formazione per insegnanti

di lingua e cultura italiana (Foti, 1997). In linea con lo statuto dell’Associazione, sono

stati organizzati degli incontri nell’anno 2016, nella sede centrale della stessa, con tema

“Le nuove tecnologie nelle classi di italiano L2/LS”; l’articolo che segue è il risultato

dei dibattiti agli incontri, ove ogni membro dell’associazione ha portato le proprie

esperienze teoriche e pratiche, e le proprie strategie d’azione in merito al tema. Pertanto

il seguente articolo va inteso come una breve raccolta di consigli, per lo più pratici,

sull’utilizzo delle nuove tecnologie in classe.

Sembra doveroso fare un’introduzione con piccoli cenni storici su come le nuove tecnologie

siano entrate all’interno delle nostre classi di stranieri apprendenti la lingua italiana.

La rivoluzione digitale ha interessato sia i dispositivi tecnologici (device o hardware) che

gli strumenti (software o tools). L’introduzione dei PC e delle nuove tecnologie in classe ha

richiesto il costante aggiornamento degli strumenti a disposizione degli insegnanti e

l’aggiornamento degli stessi circa l’utilizzo di questi strumenti. La tecnologia ha sicura-

mente facilitato il ruolo dell’insegnante in classe, basti pensare alla comodità, nelle lezioni

fuori sede, di utilizzare il drive di Google per caricare gli ascolti, evitando così di andare in

giro con stereo e CD. L’utilizzo di Youtube in classe, o di podcast, ha consentito altresì di

avere a disposizione un’infinità di materiale autentico, così come di avere i contenuti online

messi a disposizione su internet dai principali canali televisivi.

La pedagogia moderna si è avvicinata a questi nuovi strumenti didattici orientandosi

principalmente all’apprendimento in ambiente E-learning, e quindi ideato per mettere in

contatto insegnanti e studenti lontani fisicamente. I primi progetti hanno sfruttato la

piattaforma moodle, un ambiente virtuale con differenti sezioni quali forum, blog e chat,

una sezione dedicata al glossario e alla wiki, piattaforma che consente agli utenti di editare

le informazioni presenti nella stessa, e una sezione dedicata a quiz e test. Ci si è resi conto

che questi strumenti potevano essere utili in classe per l’apprendimento e si è passati

dall’ambiente E-learning al B-learning (Blended Learning), un termine che contraddis-

tingue un processo di formazione integrato alla tecnologia. È una soluzione che unisce la

formazione tradizionale frontale con l’E-learning e le nuove tecnologie, combinando il

meglio di questi due mondi (Bersin, 2004). Nella sua definizione più semplice il BL è una

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modalità di apprendimento/insegnamento che combina principalmente didattica mediata dal

computer e didattica in presenza (Ligorio e al., 2006; Cucchiara et al. 2008).

La tecnologia è, però, un’arma a doppio taglio: mentre da un lato consente

l’accessibilità ai contenuti in modo veloce e preciso, dall’altro il sistema economico

capitalistico orientato al consumismo rappresenta un limite enorme che ci impone delle

domande fondamentali che dovranno orientare le scelte dei singoli insegnanti.

I commenti circa la natura degli strumenti e delle infrastrutture digitali e tecnologici a

supporto della promozione e dell’insegnamento della lingua e cultura italiana gravitano

intorno ad una questione fondamentale, ovvero la longevità vs. obsolescenza delle

piattaforme utilizzabili ai fini auspicati, la loro effettiva fruibilità e gratuità (“Stati Generali

della Lingua Italiana nel mondo – Gruppo 3”, 2016: 70).

Vorrei illustrare come questo fenomeno influenzi quotidianamente le scelte didattiche.

Quando è entrata nel mercato scolastico la “LIM - lavagna interattiva multimediale” di

prima generazione, per funzionare aveva bisogno di un proiettore e di un computer.

Questo modello permetteva un’interazione multimediale limitata alle funzioni e ai

software dedicati per il suo funzionamento. Dopo pochi anni sono iniziate a circolare

delle LIM integrate agli schermi: si tratta di televisori con touch screen e software

integrato. Il costo di questo secondo tipo di LIM può essere molto elevato, e il rischio è

che queste diventino obsolete nel giro di pochi anni. Per poter ovviare a questo problema,

noi dell’associazione abbiamo pensato di sostituire le LIM con prodotti USB (come ad

esempio la Google Chromecast) che trasmettono i contenuti degli smartphone e dei tablet

tramite le onde Wi-Fi. Questa soluzione consente di utilizzare uno schermo (TV o

proiettore) come fosse una LIM, e il costo di di questi prodotti varia dai 20 ai 60€.

Affrontato il discorso dispositivi elettronici (device), passiamo agli strumenti disponibili

(software o tools).

Il pacchetto office offre, tra i vari strumenti, Microsoft Powerpoint, tool. Questo software

è già ampiamente utilizzato e conosciuto. Oggi però internet offre strumenti più completi

e accattivanti, come ad esempio la piattaforma Prezi per le presentazioni online. Oltre a

presentare una grafica più accattivante, lo strumento risulta più semplice e più fruibile,

senza che l’insegnante che lo usa debba necessariamente essere un tecnico o avere una

preparazione specifica. Inoltre, essendo una piattaforma online, tutto il lavoro è salvato

nel cloud specifico, quindi si può accedere in qualunque parte del mondo a condizione di

avere una connessione internet e uno strumento per accedervi. Il programma è utilizzabile

sia in E-learning che in B- learning, in quanto è presente un tasto per avviare e comandare

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la presentazione a distanza. Tra i limiti degli strumenti open source a cui accennavo

prima, Prezi dal 2017 è diventato prevalentemente a pagamento e nella sua versione

gratuita non è possibile salvare il lavoro svolto, limitando così di molto le potenzialità

dello strumento. Nelle nostre scuole, oltre ad aver utilizzato moltissimo questa

piattaforma, usiamo anche le principali piattaforme online per la creazione dei quiz, quali

Kahoot!, Socrative, o i più completi Educaplay o LearningApp.

Entrerò ora nel dettaglio di questi strumenti analizzando i pro e i contro.

Kahoot1 è una piattaforma virtuale che nasce per proporre quiz in classe. Per poter

accedere al quiz lo studente ha bisogno di uno smartphone o di un tablet connesso ad

internet e non ha bisogno di avere un account personale. Tra i punti di forza dello

strumento sicuramente annoveriamo l’accattivante grafica, la facilità di accesso per gli

studenti, e la facilità di creazione del quiz, e la nuova attività di ricostruzione delle frasi.

Fra i contro, sicuramente il limite più grande è quello di essere uno strumento progettato

per essere utilizzato in B-learning e non in E-learning in quanto le domande vengono

proiettate sullo schermo principale e non sui device degli studenti.

Socrative2 è uno strumento molto simile a Kahoot, che consente la creazione di

domande a risposta multipla, vero o falso, o domande con inserimento di risposte brevi.

A differenza di Kahoot, lo strumento si presta ad essere utilizzato sia in B-learning sia in

E-learning, in quanto le domande compaiono direttamente sul device dello studente.

Lyrics training3. Si tratta di una piattaforma che propone agli studenti una raccolta

di video musicali, accompagnati dal testo scritto in sottofondo (come nel karaoke), al

quale però mancano alcune parole, consentendo così allo studente di lavorare all’attività

di cloze. Si tratta infatti di videocloze musicali, dove lo studente è tenuto a inserire le

parole mancanti contestualmente all’ascolto del brano. Si possono scegliere quattro

livelli di difficoltà (varia il numero di parole mancanti). Lo strumento si presta sia in B-

learning che in E-learning, sia in classe che in autoapprendimento.

Educaplay4 e Learning Apps

5 sono due piattaforme che consentono di creare

molti tipi differenti di attività, quali cloze, attività di completamento, dettato,

ricostruzioni di frasi o di parole, abbinamenti (parole – parole / parole – immagini /

1 www.kahoot.it

2 www.socrative.com

3 www.lyricstraining.com

4 www.educaplay.com

5 www.learningapps.org

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parole – video, etc.). Anche in queste piattaforme lo studente non deve creare un

account per poter accedere, e si possono riportare le attività create su un terzo sito

internet o blog, così che lo studente possa collegarsi direttamente alla pagina

personale dell’insegnante. Possono essere utilizzati sia in E-learning, sia in B-

learning, sia in aula che in autoapprendimento.

Cosa aspettarci dal futuro?

La tecnologia è da considerarsi dinamica e non statica. Al momento la più grande

innovazione è sicuramente la Realtà Virtuale (VR) e molti attori specifici del campo

dell’educazione stanno studiando come portare la realtà virtuale all’interno della classe.

Al momento circolano solo versioni Beta, quindi non definitive ma che ci danno l’idea di

come gli studenti e gli insegnanti potranno usufruire di questi strumenti nel prossimo

futuro. Ad esempio riportiamo il progetto della Cambridge English, ente valutatore del

livello di competenza della lingua inglese, che sta sperimentando un esame in ambiente

virtuale dove lo studente è tenuto ad interagire con l’ambiente circostante, quindi il

compito richiesto risulta essere più orientato alla pratica che non il classico esame carta e

matita per valutarne le competenze teoriche. Similmente, Google sta sperimentando,

attraverso il canale Exploration, ambienti per la realtà virtuale dove lo studente può

esplorare in modo virtuale luoghi difficilmente accessibili, come la vetta del monte

Everest, a partire dal campo base, o esplorare il mondo acquatico della barriera corallina.

In questa ottica possiamo immaginare infinite situazioni da applicare alle lezioni di

italiano per studenti stranieri: chiedere di descrivere quello che vedono, seguire delle

istruzioni, interagire con italiani stando seduti dall’altra parte del mondo.

Come ente formatore stiamo promuovendo l’aggiornamento all’uso delle nuove

tecnologie in classe, per le scuole nostre associate, o presso scuole private di italiano

sparse nel mondo che richiedono questo tipo di aggiornamento. Il punto di domanda che

però per noi rimane il fulcro fondamentale del nostro lavoro è: fino a quando queste

piattaforme esisteranno su internet in forma gratuita? Esiste il rischio che un giorno queste

piattaforme diventino a pagamento impedendoci l’accesso ai contenuti da noi creati?

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STRATEGIE E TECNICHE PER LO SVILUPPO DEL LESSICO

NELL’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO COME LINGUA

SECONDA E STRANIERA

Giuseppe Maugeri

Università “Ca’ Foscari”, Venezia

ABSTRACT

erché gli allievi tendono a non saper riutilizzare il lessico appreso a lezione? Come aiutare

gli studenti a sviluppare il lessico senza che lo dimentichino? In questo articolo si cercherà di

dare risposta ai due quesiti mettendo in relazione i modelli di funzionamento del cervello per

l’acquisizione del lessico e le metodologie glottodidattiche a disposizione del docente di italiano per

stranieri allo scopo di insegnare un lessico carico di valenze emozionali e connotazioni

socioculturali. Nel fare questo si metteranno a fuoco le tecniche didattiche legate alla dimensione

cognitiva e ludica dell’apprendimento in modo da promuovere un lavoro in classe basato sulla

qualità e sulla spendibilità del lessico in situazione.

PAROLE CHIAVE

Psicolinguistica, modularità, memoria a lungo termine, metodo di insegnamento, competenza

lessicale.

ABSTRACT

In this paper, we will describe the brain model for the acquisition of the vocabulary and the

teaching methodologies in order to teach lexical phrases with a sociocultural value. In doing so,

in the first part we will focus on the cognitive and learning dimension, in the second part we

will present several strategies to promote teaching quality and usability of the working

vocabulary in a communicative situation.

KEY WORDS

Psycholinguistics, memory process, lexical approach, lexical competence.

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1. Coordinate teoriche

Nell’insegnamento delle lingue e, più specificatamente, nell’insegnamento dell’italiano

come lingua seconda e straniera, si impongono oggigiorno dei metodi glottodidattici

concreti, dove gli input lessicali derivano da una situazione comunicativa reale o

possibilmente verosimile, oppure mediante l’indovinamento contestualizzato in questi

casi lo studente è messo nelle condizioni di scoprire i meccanismi di funzionamento

della lingua, di riflettere sulle funzioni pragmatiche dei nuovi termini, di riconoscerle, di

fissarle e di reimpiegarle.

Una siffatta logica che rifiuta la meccanicità dello stimolo e della risposta tipica del

neocomportamentismo di Skinner, diventa rilevante per i seguenti motivi:

a. si insegna oggi a una persona colta nella sua unicità e complessità;

l’implicazione didattica più rilevante di tale visione stabilisce che l’insegnante

dovrebbe tenere conto dell’aspetto emotivo del singolo, dei diversi stili cognitivi

di apprendimento della persona, della relazione tra il suo corpo e la mente e

delle stimolazioni che giungendo dall’ambiente di studio lo influenzano nel

modo di organizzare l’esperienza didattica;

b. un approccio centrato sul discente mira a una conoscenza non più oggettiva ma, al

contrario, soggettiva dell’esperienza linguistica e culturale. In classe significa

essere flessibili, variare le strategie di apprendimento e le tecniche, poter valutare

il percorso dello studente e non solo il prodotto in sé (Serragiotto, 2016: 34);

c. a livello lessicale ci si muove affinché la valenza semantica delle parole possa

essere affiancata da una riflessione sulla valenza morfosintattica del termine

(Villarini 2013). In tal modo il discente perviene a quello che Nation (2001)

definisce sapere una parola, considerando aspetti quali la forma, l’uso e il

significato.

Da tali riflessioni mergono due considerazioni legate ai diversi punti di vista con cui si

può affrontare il problema lessicale. La prima è che l’apprendimento è il risultato della

sintesi di caratteristiche e di relazioni scaturite da ciò che lo studente percepisce a livello

affettivo e sensoriale e sperimenta a livello cognitivo entro un ambiente sociale. Pertanto,

la visione che il docente ha della lingua che insegna e le strategie che impiega per

insegnarla influenzano inevitabilmente la qualità dell’apprendimento dello studente.

La seconda considerazione prende spunto dagli studi di Piaget (1963) per cui un tale

processo diventa significativo quando avviene mediante attività di problem solving, dove

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l’input, dopo essere stato valutato e classificato dalla mente, viene accomodato nella

memoria. Qui si sistematizza e viene automatizzato per cui l’allievo potrà attingere da

questo nuovo ‘magazzino’ di conoscenze quando sarà il caso di riutilizzare i nuovi termini.

Questo comporta che l’esperienza formativa che l’allievo vive in classe è frutto di un

processo motivazionale, euristico, intuitivo e affettivo, legato inevitabilmente al

contesto di apprendimento e alle strategie personali attivate per apprendere la lingua.

Speculari di un tale processo risultano l’ambiente di apprendimento, il coinvolgimento

emotivo-cognitivo dell’allievo e la memorizzazione.

A tal proposito, la letteratura glottodidattica si è espressa con Bruner (1996) e con

Balboni (2014); entrambi sotto una prospettiva diversa mettono l’accento

sull’importanza del contesto di insegnamento in cui si situa l’esperienza formativa;

sull’altro versante LeDoux (2014) riconosce l’importanza e il valore della dimensione

emotiva che non deve essere esclusa da quella di tipo cognitivo1. Per il docente di

italiano per stranieri diventa quindi cruciale poter agire sulle due dimensioni entro una

cornice comunicativa in grado di situare il lessico da apprendere in modo che venga

depositato nella memoria a lungo termine, divenendo perciò una traccia stabile da poter

esser utilizzata (Cardona, 2010: 72).

Una tale considerazione mette in evidenza i termini della questione basata sul rapporto

tra ambiente di apprendimento e linguaggio-funzionamento del cervello. Pertanto, in

linea con gli studi di Danesi (2015) e della psicolinguistica, nel prossimo paragrafo

considereremo quei fattori che consentono al cervello di elaborare un input lessicale e di

organizzarlo nella memoria semantica.

Conoscerne il funzionamento consente di mettere a fuoco le strategie migliori per lo

sviluppo della competenza lessicale degli allievi.

1.1 Il fattore ambientale

I diversi contesti di apprendimento assumono un ruolo di primo piano quando si acquisisce

una lingua seconda e/o straniera. Ne scaturisce che determinate scelte didattiche e di

materiali siano strettamente legate a fattori contestuali (La Grassa, 2014: 227).

In relazione a una prospettiva socio-ecologica dell’insegnamento e dell’apprendimento

della lingua italiana a stranieri, bisogna valutare gli aspetti presenti nella tabella 1.

1 Fodor (2004) in questo senso potrebbe essere considerato tra i primi ad aver descritto tale dimensione al

di fuori delle scienze cognitive.

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ITALIANO L2 ITALIANO LS

Input esterno alle ore di italiano Docente come modello e unica fonte di

input

Esposizione alla lingua totale Esposizione alla lingua parziale

Ritmi di apprendimento veloci Ritmi di apprendimento più lenti

Docente guida Docente guida unica

Motivazione dello studente Motivazione dello studente

Manuali di italiano per L2 destinato a più

fasce di età

Manuali di italiano per LS destinato a più

fasce di età

Tabella 1. Situazioni didattiche per l’italiano come L2 e LS. Rielaborazione da Balboni 2014.

Un’analisi attenta dei vari fattori legati alle diverse situazioni didattiche per

l’insegnamento e per l’apprendimento dell’italiano a stranieri permette di sottolineare

prima di tutto il ruolo del docente. Egli infatti deve essere consapevole delle variabili

sopra menzionate e che incidono sui ritmi e sulle modalità di acquisizione dello

studente. Se si insegna italiano L2 dove l’esposizione alla lingua è a tutto tondo, l’input

giunge soprattutto da fonti esterne per cui il docente dovrà mediare in classe tra le

curiosità culturali e linguistiche che lo studente solleva in classe allo scopo di capire

certi comportamenti linguistici e la necessità di andare avanti con la programmazione.

Nel caso in cui ci si trovi all’estero a insegnare italiano (LS), il docente svolge il ruolo

di guida unica, presentando un linguaggio più standard e ponendo importanza

all’accuratezza formale della lingua. Un altro elemento che differenzia le due situazioni

didattiche è il ritmo di apprendimento. Nel caso dell’italiano L2 i ritmi di acquisizione

sono più veloci, mentre in un contesto in cui l’allievo sviluppa le sue abilità linguistiche

principalmente nel laboratorio linguistico, i ritmi di apprendimento sono strettamente

vincolate alle ore di studio in aula.

Se per l’approfondimento dei singoli punti della tabella si rimanda alla fonte, si ritiene

in questa sede mettere l’accento sulla costruzione di un clima di apprendimento da parte

del docente comune ai contesti didattici sopraccitati. L’insegnante deve partecipare ai

processi decisionali provvedendo a:

a. essere il punto di connessione tra attori, incoraggiando un modello di

comunicazione adeguato agli apprendenti (età, bisogni, attitudini, ecc.);

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b. creare le condizioni migliori per sviluppare la competenza comunicativa

interculturale (Balboni & Caon, 2015: 25);

c. risolvere i problemi linguistici degli studenti;

d. monitorare il processo di apprendimento;

e. valorizzare l’apporto di ogni allievo.

Dunque a prescindere dai contesti in cui viene insegnato l’italiano, secondo Benard

(2000) il docente deve essere preparato da un punto di visto glottodidattico per offrire

delle opportunità comunicative significative in accordo ai bisogni formativi degli

studenti. Questo implica che il docente sappia sia selezionare il materiale didattico

poiché adeguato alla realtà degli studenti, sia didattizzarlo.

Inoltre, sulla base dei feedback ottenuti, l’insegnante deve saper rivalutare cosa e come

ha insegnato, considerando l’efficacia e la rilevanza come criteri per poter allineare

quanto svolto a lezione con gli obiettivi di apprendimento effettivi del corso.

1.2 Fattori psicolinguistici

Dopo il fattore ambientale, il secondo aspetto da prendere in considerazione è legato al

processo di memorizzazione. Per affrontare questa dimensione, occorre analizzare la

questione del rapporto tra il linguaggio e la struttura del cervello che lo organizza e lo

elabora. In questo modo è possibile far luce sulla stretta corrispondenza che intercorre

tra l’acquisizione del lessico e il funzionamento della mente e comprendere così come il

metodo glottodidattico adoperato possa attivare o meno la memorizzazione.

Il modo e il canale con cui il docente presenta l’input rappresentano una delle

discriminanti che permette di attivare uno dei due emisferi. Se il docente infatti utilizza

il supporto multimediale per stimolare curiosità, sfida o per far sì che lo studente

formuli delle ipotesi su quello che ascolta o vede, in questi casi viene attivato l’emisfero

destro che, fra le sue peculiarità, include l’essere globale, visivo, emotivo e intuitivo.

L’emisfero sinistro invece si attiva nel momento in cui il docente invita gli studenti ad

entrare nel testo al fine di analizzare determinati aspetti della lingua. Su questo versante,

l’emisfero sinistro presenta tratti specifici quali l’analiticità, la sequenzialità, la razionalità.

In linea generale, è possibile affermare che (a) i due emisferi svolgono in modo diverso

il compito di analizzare e discriminare lo stimolo linguistico, (b) ai due emisferi

corrispondono indicatori psicofisiologici diversi (Fetterman et al., 2013: 34),

connaturati probabilmente con la fase di lavoro in cui lo studente si trova.

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Un tale processo risulta corretto se il docente presenta l’input seguendo due principi

correlati alle caratteristiche dei due emisferi dell’area cerebrale: bimodalità e direzio-

nalità. Il primo criterio pone l’accento sul coinvolgimento dei due emisferi quando si

apprende un lingua. Il secondo criterio, invece, fa leva sulle caratteristiche degli

emisferi e sul passaggio dall’emisfero destro a quello sinistro; dal globale all’analitico,

dal visivo-contestuale-situazionale al linguistico.

Dunque la stabilità del lessico è strettamente connessa con la qualità di questa analisi; se

il docente presenta il materiale linguistico secondo l’unità naturale di acquisizione,

unitamente a un percorso a spirale di contenuti e di informazioni che ritornano, allora è

possibile attivare un processo continuo di recupero e di ritorno delle informazioni

apprese durante il corso. Quando il cervello è attivato in modo corretto, l’input

linguistico manda segnali positivi e si deposita nella memoria a breve termine, ma ha

bisogno di essere consolidato e recuperato.

1.3 Memoria a breve termine e memoria a lungo termine

Esistono due tipi di memoria: la prima è la memoria a breve termine che elabora la struttura

di superficie degli enunciati. Dunque la parola viene codificata soltanto a livello sensoriale.

La memoria a breve termine viene attivata da modalità trasmissive di insegnamento. In un

contesto di questo tipo, gli allievi vengono esposti a numerosi input, sebbene solo una

quantità minima di parole, secondo gli studi di Pallotti (2000: 101), può essere oggetto di

elaborazione fonetica, perdendosi dopo 30-60 giorni poiché non vi è una traccia stabile.

Tutto ciò nasce da una didattizzazione errata, conseguenza di un metodo di insegnamento

formalistico o prettamente strutturalista: in percorsi del genere, le attività vengono

presentate, descritte e spiegate dall’insegnante. Egli poi propone alla classe una lista di

parole isolate, non collegate semanticamente e perciò non raggruppabili; se lo fossero allora

la memoria breve collaborerebbe con quella a lungo termine che lavora principalmente sul

piano semantico stabilizzando la traccia. Un altro aspetto della focalizzazione modale è che

allo studente viene conferito un ruolo passivo: egli deve memorizzare e far pratica

meccanica della lingua. In questo modo si genera apprendimento; la lingua viene immessa

nella memoria a breve termine e dopo poco tempo si dimenticherà.

Il secondo tipo di memoria è quella a lungo termine, luogo in cui vengono

immagazzinate e conservate in modo permanente, duraturo e stabile, le parole o gli

episodi ad esse connesse.

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Per poter correttamente far ricorso alla memoria a lungo termine il docente dovrebbe:

a. collocare le parole in situazioni comunicative reali;

b. contestualizzare gli usi e le funzioni del lessico in rapporto alla situazione;

c. presentare le parole in modo ridondante.

Inoltre l’insegnante dovrebbe presentare l’input linguistico mediante la pluralità di codici in

modo da favorire i diversi tipi di intelligenza. Infatti con un’azione di diversi processi di

codifica vi sono più possibilità nel pervenire a una rappresentazione stabile del lessico.

Da ciò è evidente che non è sufficiente analizzare i tratti sensoriali e fisici della parola,

ma occorre passare a una elaborazione più profonda a livello semantico.

In conclusione, l’insegnante dovrebbe conoscere i meccanismi di funzionamento del

cervello nell’atto di acquisire la lingua perché ciò consentirebbe di mettere a fuoco le

strategie migliori perché lo studente possa giungere ad avere una solida competenza

comunicativa e lessicale, ovvero un repertorio linguistico e mentale nel quale tutte le

conoscenze e le esperienze in fatto di lingua e cultura interagiscono(Benucci, 2007:14 ).

2. Lo sviluppo del lessico

Dopo aver riflettuto sugli aspetti psicolinguistici legati al modo di acquisire il lessico, in

questo paragrafo si metteranno in luce le implicazioni che ne scaturiscono a livello

didattico. In questa direzione, ci si focalizzerà dapprima sul tipo di lessico da portare in

classe per poi mettere in evidenza le tecniche glottodidattiche che si possono utilizzare

per dare ampiezza e profondità al lessico.

2.1 Scegliere il lessico da insegnare

La scelta, da parte del docente, del lessico da insegnare risponde a una serie di parametri

connaturati al valore pragmatico della lingua. Il docente pertanto dovrà selezione in

modo ragionato il lessico al fine di focalizzarsi sull’ampiezza e sulla profondità dello

stesso. Ciò consentirà al discente di capire gli usi e le diverse funzioni che la parola

acquisisce in base a differenti ai contesti comunicativi presentati in classe.

Facendo riferimenti ai parametri che consentono all’insegnante di focalizzarsi sul

lessico, secondo Diadori et al. (2015: 88) bisogna tener presente:

a. le parole della vita quotidiana: si tratta di un lessico che segue l’evoluzione della

lingua, che cambia e pertanto è autentico, vale a dire aggiornato agli usi e alle

funzioni pragmatiche della lingua;

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b. il lessico utile per gli studenti: il docente presenta in classe soltanto quei termini

che si relazionano con l’esperienza degli studenti, con le loro esigenze di studio

e di tipo comunicativo;

c. il lessico legato a una precisa scelta emotivo-affettiva: una programmazione

didattica centrata sul discente è quella che porta in classe un repertorio lessicale

utile e rilevante per gli obiettivi che dovranno conseguire gli allievi;

d. il lessico comprensibile ovvero adeguato al livello linguistico degli allievi;

e. la frequenza d’uso: questo criterio si riferisce al grado di occorrenza con cui una

parola è presente nell’input linguistico e quindi diventa fondamentale per lo

studente conoscerla;

f. la pronunciabilità: la frequenza d’uso si raccorda con la pronunciabilità. Infatti

conoscere una parola significa non soltanto scriverla in maniera corretta ma

anche saperla pronunciare;

g. la comprensibilità: sapere una parola significa saperla comprendere e utilizzare

in maniera pertinente e appropriata a seconda del contesto d’uso in cui si trova;

h. la similarità: tale aspetto riguarda il grado di similarità con altre parole proprie

della L1 dell’allievo che potrebbe facilitarne la memorizzazione;

i. la lunghezza che incide sulla registrazione della traccia.

Una volta selezionato il lessico sulla base di tale criteri, il docente dovrebbe partire dalle

formule lessicali di un testo e invitare gli studenti a osservare specifici termini,

espressioni e modi di dire al fine di da pervenire a una riflessione sulla lingua finalizzata

alla comprensione del lessico, della sua struttura, della sua funzione pragmatica. In tal

modo lo studente è messo nelle condizioni di conoscere le parole e di saperle

reimpiegare da un punto di vista comunicativo.

Un tale processo di scoperta e di riflessione sulla lingua è fondamentale perché attiva:

a. il processo della codificazione, dalla cui analisi dipende quanto bene sarà

conservata la traccia mnemonica;

b. il processo di consolidamento, che mira a rendere più stabili le nuove

informazioni;

c. il processo di conservazione e di recupero.

Per poter facilitare l’interiorizzazione del lessico l’insegnante può decidere di lavorare

sulla memoria semantica oppure attuare una serie di strategie per poter lavorare sulla

dimensione cognitiva dell’apprendente.

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2.2 Tecniche per lavorare sulla memoria semantica

A questa tipologia di tecniche che permettono di lavorare sulla memoria semantica appar-

tengono una serie di strategie che utilizzano le immagini o le canzoni allo scopo di com-

binare la memoria verbale con quella visiva, oppure con la memoria cinestetica e ritmica.

Per accoppiare la memoria verbale con quella visiva vi sono dei giochi tradizionali ben

accettati dai bambini; in particolar modo i poster situazionali, le flash card o le carte dei

memory.

Tecniche più rispondenti a un profilo di apprendente adulto possono essere le vignette.

Si tratta di due vignette affiancate in cui lo studente deve trovare le differenze. In tal

modo il discente dovrà fare un uso preciso del lessico per poter descrivere al compagno

la differenza trovata.

La memoria visiva fa uso delle immagini; un fermo immagine di un video, ad esempio,

permette agli studenti di riconoscere e reimpiegare il lessico, nominando o descrivendo

gli oggetti della scena.

Un mimo o una risposta fisica a un comando verbale attivano la memoria cinestesica. Un

altro esempio può essere dato dalle filastrocche: i bambini leggono, saltano o battono le

mani mentre recitano le filastrocche che servono dunque per allenare la memoria ritmica,

specie in presenza di rime o assonanze. Le filastrocche, dunque, possono essere utili per

lavorare sulle assonanze parola-suono e sul ritmo della musica.

Nell’insegnamento agli adulti si potrebbe utilizzare le canzoni; la letteratura glottodidattica

si è spesso occupata del valore e della portata didattica della canzone in classe. Si tratta

infatti di testi autentici e motivanti che, opportunamente selezionati in base al livello

linguistico degli studenti, nonché all’adeguatezza dei testi rispetto all’età e agli interessi

degli allievi, consentono di sviluppare e arricchire il lessico in funzione sociolinguistica.

Spesso i testi rappresentano il linguaggio dei giovani per cui la canzone opportunamente

didattizzata da parte del docente potrebbe aiutare gli allievi a riflettere sulla varietà giovanili

e regionali.

2.3 Tecniche per lavorare sulla dimensione cognitiva

Le tecniche che consentono di lavorare sulla dimensione cognitiva si focalizzano non

sulla singola parola ma su universi lessicali completi.

La prima forma da considerare è lo spidergram. Si tratta di una tecnica insiemistica

facile da utilizzare per il docente. È veloce da impiegare, serve a elicitare le conoscenze

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pregresse degli studenti, a costruire quel lessico funzionale al testo che gli studenti poi

affronteranno in fase di globalità; inoltre è una modalità che serve a rompere il ghiaccio,

coinvolgendo specialmente chi è più diffidente all’oralità. Sotto il profilo psicodidattico,

la tecnica esaminata è rispondente al modo di organizzare l’informazione da parte del

cervello, dando luogo a una sorta di sinapsi collegate attorno alla parola chiave e su cui

si sviluppa il lessico di un preciso campo semantico. In tal senso, lo spidergram

promuove il raggruppamento delle conoscenze per categorie che sono facilmente

visualizzate attorno alla forma del ragno.

Un’altra strategia che permette di lavorare sulla qualità del lessico riguarda le tecniche

di riconoscimento della collocazione. Con questa forma è possibile far lavorare gli

studenti sull’accoppiamento dei verbi con le parole, oppure questa tecnica si rivela utile

per riflettere sulla relazione tra parole di alta frequenza.

Fra le tecniche che promuovono associazioni, vi sono poi quelle secondo le quali le

locuzioni (o coppie di parole) possono essere assunte come unità lessicali e pertanto

memorizzate. Tali espressioni hanno un ordine preciso: ‘avanti e indietro’ e non il

contrario. La tecnica quindi si pone l’obiettivo di aiutare gli studenti a riconoscere e

associare nell’ordine corretto determinate coppie di parole e riutilizzarle in mini

dialoghi, all’interno perciò di una situazione comunicativa.

Altre strategie che si possono impiegare per lo sviluppo del lessico sono le tecniche di

fissazione tradizionali ma con una variante comunicativa; le tecniche di incastro di

battute di un dialogo dove lo studente deve avere una visione globale della dinamica

situazionale indicando poi la giusta o corretta sequenza di parole.

Tra le tecniche di espansione abbiamo il dialogo su traccia oppure una serie di domande

attraverso cui lo studente produce oralmente o per iscritto. Una delle tecniche di

espansione più discusse è la traduzione che chiama in causa abilità integrate. Proprio per

questa ragione non è possibile proporla ai primi livelli, così come abusare di questa

tecnica in un percorso che si dichiara comunicativo sembrerebbe fuori luogo. Per questo

motivo Balboni (2014: 77) considera la traduzione non come un punto di partenza ma di

arrivo di un processo di apprendimento in cui si vuole mettere in risalto gli aspetti

connotativi della lingua oppure riflettere sulle interferenze linguistiche.

Uno dei nodi più difficile per lo sviluppo del lessico è dato dalle forme idiomatiche. Per

poter proporre delle espressioni idiomatiche occorre tenere presente alcuni aspetti fra cui:

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a. le forme idiomatiche vanno contestualizzate in modo da aiutare lo studente a com-

prenderne il significato grazie al contesto comunicativo e d’uso in cui sono inserite;

b. le forme idiomatiche devono essere note allo studente;

c. devono avere una frequenza d’uso tale da giustificarne l’utilizzo;

d. molte espressioni idiomatiche presentano difficoltà del vocabolario interno

(menare il can per l’aia) o similarità con la lingua madre che potrebbe facilitarne

la memorizzazione.

Individuati tali aspetti, il docente potrà far uso di tecniche quali l’abbinamento tra la forma

idiomatica e la corretta definizione, oppure la scelta multipla in cui lo studente dovrà scegliere

la risposta giusta fra tre o quattro item. Un esempio di questa tecnica è riportata sotto:

A4. Completa il testo con un’espressione idiomatica:

Graziano: Giuseppe, non ti ricordi che dovevamo incontrare Paolo e Fabio a pranzo?

Giuseppe: Me ne ero dimenticato, in questi giorni sono molto distratto e ho:

1. la testa fra le nuvole

2. L’acqua alla gola

3. Le ore contate

Per favorire la competenza metalinguistica, si possono utilizzare le seguenti tecniche:

tecniche di inclusione in cui bisogna formare degli insiemi omogenei; le tecniche di

esclusione in cui occorre individuare l’elemento che rende disomogeneo l’insieme. Un

esempio di questa tecnica può essere riportata sotto:

A2. Escludi da ogni gruppo una parola:

a) spaghetti-riso-maccheroni-fusilli

b) Gucci-Valentino-Prada-Ferrero

c) braccio-gamba-naso-orologio

Un’altra tecnica adatta allo scopo è quella di seriazione. Si chiede agli studenti di

riordinare gli aggettivi in base a una scala di intensità (ad esempio: freddo, ghiacciato,

tiepido, caldo, torrido, bollente) oppure in base a una scala di quantità. Pertanto, si

scrivono alla lavagna in modo caotico delle nozioni di quantità, chiedendo agli studenti

di riordinarli dalla quantità minima alla massima (ad esempio, potremmo scrivere: solo

uno, nessuno, qualche, almeno uno, la maggior parte, tutti, molti).

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3. Conclusioni

Come sottolinea Cardona (2010: 59) ogni nostra azione presuppone il coinvolgimento dei

processi della memoria. Come docenti di lingua italiana per stranieri si dovrebbe essere

interessati ad attivare la memoria semantica nella quale è depositato a lungo termine il

nostro sapere. Perché ciò sia possibile è opportuno che l’insegnante conosca i meccanismi

che legano il linguaggio ai processi di memoria e sappia riconoscere l’utilità di certe scelte e

azioni didattiche per situare il lessico dentro una cornice comunicativa, essendo una

strumento per comunicare e non per scandagliare la grammatica. In questa direzione, si è

ritenuto utile poter descrivere la natura della memorizzazione, esaminando quei fattori

(ambientali, psicolinguistici) che possono influenzare la qualità dei meccanismi di

memorizzazione. Nella seconda sezione si sono esaminate alcune possibili strategie per

attivare in maniera efficace i processi di apprendimento.

Le implicazioni a livello didattico che scaturiscano da questa analisi è che non basta

ripetere più volte il termine o memorizzarlo per poterlo fissare; è necessario che il

docente presenti in maniera adeguata il lessico in situazione e che attivi una processo di

elaborazione profonda, non solo sensoriale ma semantica, della parola. Allo stesso

modo sarà importante attivare il processo di analisi, di riflessione, di consolidamento e

di recupero delle nuove informazioni per cui l’insegnante dovrà realizzare delle attività

adeguate e appropriate in modo da attivare più aree neuroniche, rafforzando così le

capacità metacognitive dell’allievo.

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LA VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI LINGUISTICI

Graziano Serragiotto

Università Ca’ Foscari - Venezia

ABSTRACT

a valutazione è uno dei momenti fondamentali ed irrinunciabili dell’azione didattica che

presenta da sempre una serie di difficoltà oggettive che partono dalla difficoltà a costruire,

interpretare e utilizzare prove di verifica davvero utili e significative, all’impossibilità di non

tenere in giusta considerazione nel processo valutativo fattori che riguardano la sfera e l’universo

personale dello studente e del docente stesso.

Ogni insegnante competente, ogni insegnante di qualità dovrebbe possedere la competenza

valutativa: dovrebbe cioè essere in grado di monitorare il suo percorso didattico per migliorarlo, ges-

tirlo, cambiarlo, assecondarlo alle esigenze di chi sta appendendo e cioè alle esigenze degli studenti.

PAROLE CHIAVE

Valutazione, monitorare, verifica, autovalutazione, competenza valutativa.

ABSTRACT

Evaluation is one of the most important and difficult steps to focus on. Difficulties can be found

in building, interpreting and using forms of testing which should be useful and meaningful for

specific purposes. This becomes challenging when one has to consider personal factors referring

to the students and also to the teachers.

Each teacher should be able to develop an evaluation competence in order to analyse the

teaching path, improve it and change it according to the students’ needs.

KEY WORDS

Evaluation, monitor, testing, self-evaluation and evaluation competence.

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1. La valutazione: che accezione al termine valutare?

Valutazione, verifica, giudizio, prova, test: si potrebbe continuare la lista dei termini

impiegati quando si parla di valutare. È opportuno, quindi, specificare che cosa si debba

intendere con il termine valutare. Tessaro (2004) definisce il termine come l’attribuire o

dichiarare il valore di qualcosa, valorizzare qualcosa in funzione di uno scopo. Serraggiotto

(2016) definisce il valutare come un confrontare l’evidenza raccolta con un progetto, gli

eventi osservati e quelli aspettati, le possibilità di partenza con i risultati finali.

In tempi non tanto lontani, la scuola s’intendeva come un processo che univa in modo

indissolubile, a volte confondendoli e sovrapponendoli, i termini verifica e valutazione.

Accadeva quando la scuola era solo e sostanzialmente sapere – insegnamento – verifica. La

verifica si poneva come una mono-funzione alla fine di un processo educativo, come

epilogo di un iter.

Questa parte tragica della storia della scuola e della didattica in generale sembra, per

fortuna, essere superata. Non accettiamo più una valutazione mono-funzione, a fine

percorso, ma abbracciamo l’idea di una valutazione che sia una famiglia di funzioni in

modo tale che la valutazione sia il senso della nostra attività di docenti e dia senso alla

nostra attività.

Secondo Porcelli (1992:55) Valutare significa ancora dare "valore a qualcosa". Il

"qualcosa" in questione non deve e non può riguardare la sola sfera della conoscenza.

Nella valutazione concorrono molte varianti che intervengono sui criteri di giudizio nel

momento del confronto tra le attese e le prestazioni; la valutazione è un’operazione

necessariamente soggettiva. Essa cioè fa tesoro di dati oggettivi e li soggettivizza

nell’atto del giudizio valutativo. D’altra parte, che non sia possibile trasformare il voto-

misura tout court in voto-valutazione rispettando il criterio dell’obiettività, è dimostrato

dal fatto che valutatori diversi trasformano la stessa misura in valutazioni con scarti

incredibilmente grandi tra loro.

La valutazione è dunque anche un’interpretazione. La valutazione diventa il momento

dell’interpretazione dei dati della verifica, dati resi leggibili e comparabili in quanto

riportati ad una scala di valori numerici attraverso la misurazione.

La verifica si pone come momento della ‘raccolta dei dati’ relativi al raggiungimento o

meno di un preciso obiettivo didattico, dati che poi vengono distribuiti lungo una scala

di valori il più possibile oggettiva e comparabile.

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Tessaro (2004) suggerisce che il senso da dare alla valutazione nella scuola sta

nell’individuazione e nella ricerca di ciò che ha valore per la formazione della persona:

negli apprendimenti, negli insegnamenti, nell’istituzione.

Riassumendo possiamo affermare che:

a. valutare significa attribuire o dichiarare il valore di qualcosa e valorizzare

qualcosa in funzione di uno scopo;

b. la valutazione è attività del pensiero e il pensiero è valutativo solo se è

produttivo, comparativo e critico. Produttivo nel senso che riesce ad essere

funzionale alla crescita, al cambiamento e, allo sviluppo dei soggetti interessati

(funzionale alla regolazione, al cambiamento, alla crescita, allo sviluppo);

comparativo perché, come abbiamo accennato, nella valutazione concorrono

sempre due o più entità; critico perché sa mettere in discussione idee ed ipotesi.

2. L’oggetto della valutazione

Oggetto della valutazione è l’intero processo educativo, rispetto al quale il rendimento

degli allievi è l’indice di cui ci serviamo come criterio (Porcelli, 1992). Per rendimento

si intende il rapporto tra le potenzialità degli studenti ed il profitto che esprimono

globalmente e in ciascuna materia. Si deduce, quindi, che resta centrale la figura di chi

apprende, lo studente, nel suo complesso e in tutte le specificità della sua identità.

È opportuno sottolineare come da ‘svalutatori’ è bene passare ad essere dei ‘valutatori’:

siamo stati erroneamente abituati a dire quello che lo studente non sapeva fare.

Abbiamo, per generazioni, sottolineato con giudizi negativi quello che ‘mancava’ al

discente: ‘non parla molto’, “non partecipa” oppure “ non è abbastanza preparato e

maturo”. Il giudizio negativo non aiuta certamente a crescere e a maturare. Non aiuta

certamente a diventare consci dei propri errori per correggerli. Se si vuole veramente

aiutare il processo di crescita educativo-didattica dell’alunno, bisogna fornire dei

riferimenti precisi e non generici, positivi e non negativi: degli indicatori che dichiarino

veramente quello che il discente possiede e in che misura lo possiede. Noi insegnanti

dobbiamo avere strumenti adatti per dire ed esprimere non solo giudizi ma anche

indicatori validi che aiutino gli studenti a superare delle difficoltà di percorso.

Certo, siamo degli esseri umani e, come abbiamo più volte affermato, la valutazione è

per sua natura soggettiva. Per superare la limitatezza della soggettività e della

valutazione individuale si potrebbe proporre il principio della triangolazione. Si

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propongono continuamente delle azioni che aiutino a superare l’individualismo dei

singoli docenti: azioni collegiali e per aree di disciplina che, chiaramente, comprendano

azioni di programmazione e progettazione condivise e trasversali e anche azioni di

valutazione condivise.

Se chi giudica è una sola persona, la possibilità di errore è elevata. Il soggettivismo che

adombra e necessariamente porta con sé questo tipo di valutazione, è permeato dal vissuto

del soggetto che valuta: l’effetto alone e l’effetto Pigmalione sono due delle distorsioni che

possono avvenire nell’azione del valutare. La triangolazione di punti di vista permette di

ridurre questi errori dovuti alla soggettività valutativa. Almeno tre persone dovranno poter

condividere il percorso valutativo, osservando da più punti di vista l’azione di chi apprende.

Il confronto e la condivisione dei risultati sarà momento fondante dell’intero percorso di

apprendimento. Tessaro (2004) propone il numero tre come numero minimo per garantire

l’attendibilità di una valutazione comparativa: una rete di punti di vista, un triangolo

valutativo, dove è comune e condiviso il soggetto da valutare.

3. Le attività valutative

La valutazione è un insieme di attività, strategie e tecniche che devono accompagnare il

processo formativo.

Le attività valutative sono moltissime e molti sono gli approcci che il singolo adotta

nell’azione del valutare. Ogni approccio teorico e metodologico alla valutazione riconosce

la coesistenza di più attività valutative, ma in sostanza ne assume una sola come prioritaria e

determinante rispetto alle altre.

Chi valuta, e l’insegnante in primis, deve sapere perché lo fa, deve conoscere i processi che

regolano questa attività e deve conoscere ed essere consapevole dell’impatto che la

valutazione ha nel discente. Deve, inoltre, avere la responsabilità delle relazioni che

intercorrono tra gli obiettivi posti e l’azione valutativa messa in atto.

Si riportano le sei tipologie delle operazioni, o attività, che compongono il valutare,

riprendendole da Tessaro (2004) non possiamo separarle le une dalle altre, sono attività

correlate tra loro e hanno significato solo se analizzate e prese in considerazione insieme.

Le attività sono: di accertamento, di controllo, di verifica, di valutazione, di

metavalutazione e di monitoraggio.

- L’accertamento o misurazione si basa sull’osservazione della situazione di

insegnamento e/o apprendimento al fine di rilevare elementi significativi per la

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comprensione di tali situazioni, che potranno essere misurati o solo descritti. Questa

è l’attività di rilevazione degli obiettivi.

- Il controllo è l’attività con cui vengono controllate l’attendibilità, la validità e le

procedure, ovvero tutti gli step, le fasi del processo che vengono messi in atto

durante la realizzazione di un progetto;

- La verifica è il momento di raccolta dei dati; consiste nel mettere a confronto i

risultati ottenuti e gli obiettivi prefissati in fase di progettazione;

- La valutazione è il momento di analisi interpretativa dei dati ottenuti nelle

verifiche; in questo modo si otterranno informazioni sulle varie tipologie di

apprendimento/insegnamento dei soggetti coinvolti nel progetto didattico. La

valutazione è, dunque, una fase di sintesi tra dati ottenuti con le verifiche e le

interpretazioni;

- La metavalutazione costituisce la fase di riflessione durante la quale tutti gli attori

con spirito critico riguardano le strategie, gli strumenti e le tecniche utilizzate nel

corso del progetto;

- Il monitoraggio, infine, riprende il concetto di osservazione, ma con questa attività si

va ad osservare il progetto in itinere, nella sua concretizzazione e realizzazione.

In particolare, misurazione, controllo, verifica e valutazione serviranno al docente per

essere ‘più oggettivo’ e chiaro possibile, fornendo dati ed elementi utili allo scopo.

Le attività valutative devono coesistere: una non ha senso se non correlata con

un’altra attività. Il processo valutativo continua ‘a spirale’ in modo tale che ogni

attività inglobi e dipenda dalle altre e dove i singoli risultati diventino input tali da

determinare le attività successive.

3.1 Tecniche valutative nelle attività di verifica

Gli studenti vengono sottoposti a delle prove dall’insegnante che vuole constatare se questi

hanno raggiunto determinati obiettivi. Le prove sono svariate: dal tema al saggio; dalla

versione alla traduzione; dalla relazione all’articolo di giornale; dall’interro-gazione orale

alla tesina; dal test di ingresso alla prova sportiva e altre ancora si potrebbero aggiungere. Il

docente propone degli stimoli e lo studente replica o reagisce scrivendo un tema,

rispondendo ad una domanda, elaborando un grafico e così via. Da ciò si evince che con

una prova non si pone a valutazione l’apprendimento bensì il risultato dell’apprendimento;

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non lo studio ma il risultato dello studio; non il processo ma un singolo punto dello stesso.

Per valutare l’apprendimento bisognerà valutare in modo integrato i risultati con i processi.

Una specifica classificazione delle prove di verifica degli apprendimenti viene proposta da

B. Vertecchi (1984) e a seguito ne proponiamo uno schema di classificazione che

riprendiamo da Tessaro (2004):

a. STIMOLO APERTO - RISPOSTA APERTA.

Esempi: interrogazioni su argomenti di una certa ampiezza; temi; relazioni su

esperienze; tenuta di verbali; redazione di articoli e lettere.

Lo stimolo consiste nel fornire l’indicazione di una certa area di problemi entro

cui orientarsi. Una risposta richiede che si utilizzi la capacità di argomentare, di

raccogliere le conoscenze possedute anche in aree disciplinari vicine.

b. STIMOLO CHIUSO - RISPOSTA APERTA

Esempi: composizione e saggi brevi; attività di ricerca; esperienze di laboratorio;

rapporti su moduli strutturati predisposti. Lo stimolo si presenta accuratamente

preparato in funzione del tipo di prestazione che intende sollecitare. La risposta

può essere fornita in modo adeguato solo se l’allievo, facendo ricorso alle sue

abilità e conoscenze, riesce a organizzare una propria linea di comportamento che

lo conduca a fornire la prestazione richiesta.

c. STIMOLO APERTO - RISPOSTA CHIUSA

Esempi: accade, in genere, nelle interrogazioni e nei colloqui, in cui il docente

sollecita l’allievo ad esprimere consenso o a seguire il suo discorso. In altre parole,

chi interroga ricerca solo una conferma alle proprie convinzioni e non indaga il reale

apprendimento dell’allievo. Lo stimolo è generalmente ampio, ma improprio, perché

non è indirizzato all’allievo. La risposta, conseguentemente allo stimolo, è impropria,

perché non riguarda la manifestazione di abilità e conoscenze.

d. STIMOLO CHIUSO - RISPOSTA CHIUSA

Esempi: esercitazione di grammatica, sintassi, ecc.; esecuzione di calcoli;

compilazione di modelli a risposte obbligate, questionari; risoluzione di problemi a

percorso obbligato. Lo stimolo contiene completamente definito il modello della

risposta. La risposta corrisponde ad una prestazione già organizzata. Quando questo

tipo di prove presenta una particolare organizzazione, capace di sollecitare, oltre alla

capacità riproduttiva, anche quella di riconoscere, confrontare ecc., abbiamo una

prova strutturata, o prova oggettiva o test di profitto.

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3.2 Le prove strutturate di profitto.

Sono definite ‘prove strutturate’ quegli strumenti di verifica di conoscenze, abilità e

competenze

costituite da una serie di domande o stimoli chiusi, ciascuno dei quali è

corredato da due o più risposte chiuse.

Le prove strutturate consistono in una serie di item (ovvero domanda e risposta) che

sono organizzati secondo diverse tipologie (Balboni, 1991). Gli item più comuni sono:

a. vero-falso/giusto-sbagliato: si presenta all’allievo un’affermazione e si chiede di

indicare se la ritiene vera o falsa; questa tecnica viene utilizzata sia per la

comprensione scritta che per quella orale;

b. a completamento: all’allievo vengono presentate delle frasi, o dei periodi, o delle

espressioni matematiche incomplete e gli si chiede di inserire le parole o i dati

mancanti. Con questa tecnica si richiede all’allievo di inserire la parola mancante di

sintagmi o parti della frase ma si tratta comunque di una cancellazione mirata e

quindi non deve essere confusa con il cloze del testing pragmatico;

c. confronto-abbinamento: l’allievo deve indicare le corrispondenze corrette tra due liste

di nomi, fatti, principi; può essere utile sia a livello morfosintattico che semantico;

d. a scelta multipla: gli approcci nozionali/funzionali l’avevano bandita ma oggi è

stata rivalutata anche in sede di testing multimediale. L’allievo deve individuare

la risposta corretta tra le alternative proposte (in genere, 3 o 4 o 5 alternative). Se

utilizzata in modo adeguato è una tecnica estremamente affidabile. Si corregge

molto rapidamente, ma richiede una preparazione molto complessa e laboriosa;

e. a risposta multipla: l’allievo deve individuare le risposte corrette possibili tra più

alternative;

f. di riordino: ripristinare la sequenza corretta di lettere, parole o frasi;

g. sostituzione e trasformazione: con le modalità degli esercizi strutturali;

h. test performativi: in questo tipo di prova si richiede al discente di eseguire un

compito (per esempio completare un disegno) in base a delle istruzioni che deve

quindi essere in grado di comprendere;

i. griglie: sulla base di un testo orale o scritto si predispone una griglia con elementi

del testo da associare. (es.: ora e luogo, persona ed azione, ecc.) È utilissima per

verificare la comprensione. È molto usata anche in test di tipo comunicativo, e può

anche essere predisposta per verificare aspetti a livello inferenziale. L’allievo deve

apporre una X all’intersezione dei due dati che ritiene di associare.

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A seconda delle diverse modalità di strutturazione dei quesiti e delle risposte, cambia la

tipologia dei quesiti proposti. Il numero degli item di cui si struttura la prova deve essere

messo in rapporto alla situazione in cui si opera e la scelta dell’una piuttosto che dell’altra

tipologia è legata alle variabili che entrano in gioco nel contesto in cui si attua la verifica.

Durante la somministrazione della prova si deve porre molta attenzione nell’evitare indebite

comunicazioni fra gli allievi, così come non dovrà esser fornito alcun input da parte

dell’insegnante.

Le prove strutturate vengono chiamate anche prove oggettive perché (Balboni, 2014):

a. la chiusura dello stimolo e della risposta consente di stabilire a priori (al

momento stesso della costruzione della prova) il punteggio da attribuire a

ciascun quesito a seconda che la risposta fornita sia giusta oppure errata;

b. la correzione della prova, e di conseguenza il punteggio da attribuire, è

indipendente dal correttore, garantendo l’oggettività della correzione della

prova. Una prova sarà completamente oggettiva se accanto alla concordanza tra

correttori diversi e all’omogeneità nella somministrazione la si definisce in

modo sperimentalmente standardizzato;

c. i soggetti ai quali la prova viene somministrata sono posti tutti nelle stesse

condizioni, dato che si richiede loro di svolgere il medesimo compito, nello

stesso tempo, nelle stesse condizioni ambientali: oggettività nella

somministrazione della prova.

Possiamo anche evidenziare aspetti negativi o inconvenienti: la limitazione della libertà

degli studenti; il tempo che necessariamente si impiega nella costruzione delle prove; il

fatto che sono misurati (e si possono misurare) soltanto alcuni aspetti dell’apprendi-

mento intellettuale; la mancata possibilità di risalire al processo mentale messo in atto.

Inoltre, non consentono di verificare capacità espressive né abilità di organizzazione

delle risposte; non consentono di valutare il processo di apprendimento nella sua

struttura e nella sua globalità e infine l’elaborazione delle prove, specie nel caso dei

quesiti a scelta multipla, richiede molto tempo.

4. I diversi tipi di valutazione

Proponiamo di seguito una rapida carrellata dei vari tipi di valutazione, focalizzando

soprattutto su quella formativa e sommativa (Serragiotto, 2016).

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Per valutazione formativa o “costruttiva” si intende quella che dall’analisi dei dati ricava

informazioni continue sul processo di apprendimento e che si inserisce nell’attività

didattica, orientandola, ponendovi dove risulti necessario, parziali adattamenti. In quanto

formativa, essa interessa l’apprendimento nel suo verificarsi, fornendo all’insegnante e

agli studenti una fitta rete di informazioni tale da determinare gli interventi didattici

successivi e da permettere aggiustamenti e modifiche alla programmazione. Infatti non è

un momento isolato del processo educativo, ma una fase strettamente legata alle finalità,

agli obiettivi, ai contenuti, ai metodi e ai presupposti teorici, nonché ai materiali e ai

mezzi usati. Ha funzione diagnostica, didattica, di feedback.

Essa interviene nei processi in atto ed è una forma di comunicazione per mezzo della

quale si mette il discente nella condizione di riconoscere l’errore o di modificarlo. In

quest’ottica l’errore viene visto come risorsa che consente al docente di individuare il

tempo ed il luogo per il suo intervento correttivo. In base a questi presupposti la

valutazione formativa si rifà ad una pedagogia della riuscita piuttosto che alla selezione,

a cui presiede, invece, la valutazione sommativa.

La valutazione deve saper essere funzionale, nel senso che deve mettersi al servizio

delle mete educative e didattiche.

La valutazione formativa rende il discente conscio del suo cammino e lo aiuta a

riflettere sui suoi processi di apprendimento. Sotto quest’ottica essa diviene un ulteriore

strumento di appropriazione del sapere.

La valutazione sommativa o “riepilogativa”, invece, ha per oggetto l’insieme di capacità

formate in parte o in tutto il ciclo di apprendimento: interviene alla fine del processo

educativo e ha funzione classificatoria, selettiva e di feedback ed è centrata sui

contenuti. È, in ultima analisi, la valutazione di un programma di intervento giunto alla

sua fase matura, dopo gli eventuali aggiustamenti introdotti con la valutazione

formativa, in cui si valuta la totalità del programma e degli effetti ottenuti.

La valutazione sommativa è la valutazione funzionale alla verifica del raggiungimento

degli obiettivi finali, interviene a conclusione di un processo e non è utile

all’apprendimento, dal momento che non è più possibile intervenire.

Mentre la funzione formativa è uno strumento per superare un determinato ostacolo, ed

è parte integrante del processo di apprendimento, la funzione sommativa si presenta

come funzione essenzialmente selettiva perché riguarda i contenuti. Per sua natura si

colloca alla fine di un percorso didattico e si esplicita con un voto.

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La valutazione sommativa può chiamarsi anche normativa, perché il docente classifica

l’allievo secondo il suo rendimento confrontandolo con la norma (media), con un

criterio di analisi che prende come riferimento la classe o il gruppo.

Le due valutazioni, i due momenti formativo e sommativo, non sono in

contrapposizione tra loro ma devono, anzi, essere momenti complementari.

Possiamo distinguere altri tre momenti all’interno del processo educativo ai quali

corrispondono tre diverse funzioni valutative: valutazione iniziale o in entrata;

valutazione in itinere o intermedia e valutazione finale o in uscita.

a. valutazione iniziale o in entrata: per verificare i livelli di partenza, sviluppare

interventi di diagnosi delle competenze al fine di adattare il processo educativo

per garantire a tutti il processo formativo. La valutazione in entrata però non è

ancora generalizzata nella scuola e spesso, essendo svolta attraverso test

oggettivi i cui risultati vengono letti in chiave quantitativa, ha una funzione

selettiva piuttosto che formativa o diagnostica, oltre a comportare il rischio di

polarizzare gli studenti in rappresentazioni fisse e mantenute per tutto l’anno;

b. valutazione in itinere o intermedia: è per sua natura di tipo formativo, in quanto

non solo verifica se l’allievo ha raggiunto il livello di competenza necessario per

affrontare l’obiettivo successivo, ma fornisce elementi per prendere decisioni in

merito ai processi di insegnamento e all’organizzazione scolastica, aggiustando

strumenti e procedure. Permette quindi di avere informazioni per adeguare la

proposta didattica alle esigenze verificate, con l’allestimento, per esempio, di

itinerari di recupero e sostegno diversificati, individualizzati o collettivi, o per

gruppi di livello;

c. valutazione finale o in uscita: ha funzione di bilancio complessivo; il suo valore

formativo sta nel fornire strumenti e dati per modificare o consolidare un

successivo ciclo di insegnamento, ma anche principalmente una funzione

sommativa, di controllo, delineando e certificando in modo pubblico, e quindi

comprensibile da chiunque sia interessato, il profilo della competenza raggiunta

da ogni studente.

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5. L’autovalutazione

L’autovalutazione da parte degli studenti in un processo formativo è da auspicare, sia

per rendere partecipi gli stessi studenti nel loro processo formativo, sia per abituarli ad

autovalutarsi.

Può essere fatta in varie situazioni, con varie tecniche glottodidattiche, attraverso

esercizi come il dettato autocorretto, la procedura cloze, gli incastri, gli accoppiamenti,

ecc. in modo che gli stessi studenti si rendano conto dei propri standard e non si sentano

mortificati in caso di insuccesso.

Inoltre ci può essere un’autovalutazione del proprio percorso: riuscire ad identificare il

livello raggiunto oppure verificare i propri interessi, la motivazione, i punti forza e

quelli deboli del proprio apprendimento. In molti casi serve anche per capire se si possa

accedere o meno al successivo livello in base ai risultati raggiunti, senza che sia

l’insegnante ad evidenziarlo e quindi può stimolare situazioni di autoapprendimento.

L’autovalutazione è una delle forme valutative riconosciute adatte, soprattutto nella

formazione agli adulti, perché rendere partecipi gli studenti nel valutare il loro percorso

formativo è fondamentale. Soprattutto gli adulti prediligono un rapporto diretto e

trasparente con gli insegnanti, vogliono essere a conoscenza del loro percorso formativo,

del perché di una certa metodologia, e vogliono saper valutare i propri progressi.

Nel processo formativo tutti gli studenti sono al centro dell’apprendimento: le scelte, le

metodologie usate riflettono le caratteristiche degli apprendenti che devono diventare i

protagonisti e quindi anche in grado di valutare i propri progressi e livelli di

apprendimento. Non si tratta certamente di sostituirsi agli insegnanti, ma condividere

con loro il percorso che si sta portando avanti.

6. Il portfolio

La valutazione dei percorsi formativi è molto importante e molto spesso le modalità

usate per attuarla non soddisfano, perché non tengono sempre conto delle caratteristiche

e delle diversità degli studenti. Questa lacuna potrebbe essere risolta con il portfolio

dello studente, un documento in cui le varie competenze sono segnalate durante tutto il

percorso di apprendimento.

Non esiste un modello standard di portfolio, si può decidere in autonomia quale modello

sperimentare se si vuole crearne uno che risponda in modo più preciso alle esigenze

specifiche del proprio contesto operativo.

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Il portfolio potrebbe servire per una visione globale di quanto appreso dagli allievi in

termini di contenuto, ma anche dell’intero processo formativo attivato; inoltre

potremmo valutare il percorso fatto da ciascuno studente in modo più ampio e corretto.

In questo modo l’alunno sarà al centro dell’azione didattica e sarà partecipe della

definizione degli obiettivi, dei contenuti e della scelta dei materiali da inserire nel portfolio,

si sentirà più motivato ad apprendere e più responsabile del proprio iter educativo.

Il Portfolio è anche uno strumento di autovalutazione poiché promuove la riflessione

dello studente sul proprio processo di apprendimento, sugli esiti già conseguiti e sugli

obiettivi futuri, è una forma di valutazione che rientra nel tipo di valutazione “autentica”

o “alternativa” (De Luchi, 2003).

Tale tipo di valutazione alternativa offre, attraverso il portfolio, una registrazione

continua dello sviluppo cognitivo e formativo dello studente.

Esistono varie tipologie di portfolio, ma in questa sede ci soffermeremo solo sulle

principali:

a. Portfolio illustrativo che serve a mostrare i lavori migliori degli studenti che

sono stati scelti ad hoc per dimostrare i loro progressi;

b. Portfolio di raccolta che raccoglie tutti i materiali prodotti dagli studenti, può

mettere in evidenza sia il processo, sia il prodotto;

c. Portfolio di verifica che contiene documenti sulla riflessione sul raggiungimento

degli obiettivi, griglie di autovalutazione e valutazioni dell’insegnante.

Le principali operazioni da parte di uno studente per la stesura di un portfolio sono:

a. progettare;

b. raccogliere materiali;

c. selezionare;

d. riflettere;

Tutte attività che permettono di avere informazioni complete sulle modalità

dell’apprendimento e sugli effetti dello stesso apprendimento.

Poiché ci sono varie tipologie di portfolio sarà importante (De Luchi, 2003):

a. definire l’obiettivo o gli obiettivi, per esempio valutare la produzione orale in un

determinato contesto;

b. stabilire l’utilizzo del portfolio, ad esempio, individuazione dei punti deboli e forti;

c. scegliere la tipologia appropriata: illustrativo, di raccolta, di verifica;

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d. identificare le modalità di registrazione dei progressi degli studenti, per esempio,

scale di misura;

e. stabilire le modalità di coinvolgimento degli studenti, per esempio,

nell’autovalutazione;

f. fissare tempi e modalità di analisi del portfolio, per esempio, parti di lezione;

g. pubblicizzare i risultati raggiunti, per esempio, la descrizione riassuntiva del

lavoro svolto.

Il portfolio diventa un metodo efficace di valutazione perché riflette sulle attività

veramente svolte dagli studenti.

Principalmente è di natura formativa, anche perché l’interesse è più sul processo

educativo che non sul prodotto. Gli studenti hanno un ruolo attivo e l’apprendimento e

la valutazione sono strettamente correlati perciò i docenti avranno il compito di stabilire

dei possibili criteri di valutazione del portfolio, per esempio, l’accuratezza delle

informazioni, la diversificazione dei contenuti, la conoscenza dei contenuti e i

collegamenti con altre materie.

BIBLIOGRAFIA

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Oxford University Press.

Balboni, P. E. (1985). Elementi di Glottodidattica. Brescia: Editrice La Scuola.

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Balboni, P. E. (1991). Tecniche didattiche e processi di apprendimento linguistico.

Torino: Leviana-UTET.

Balboni, P. E. (2014). Didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera.

Torino: Loescher.

De Luchi, M. (2004). “Portfolio del docente professionista”, SeLM, 4-6.

Porcelli, G. (1992). Educazione linguistica e Valutazione. Torino: Petrini.

Serragiotto, G. (2016). La valutazione degli apprendimenti linguistici. Torino: Loescher.

Tessaro, F. (2003-4). 2. Modelli e pratiche di valutazione: dall’osservazione alla

verifica, Lezioni del Corso On Line, IV ciclo SSIS-Veneto, II anno, II

semestre, Venezia.

Tessaro, F.(2002). Metodologia e didattica dell’insegnamento secondario. Roma:

Armando.

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AMARA TERRA MIA:

LA STORIA DELL`EMIGRAZIONE ITALIANA NELLE CANZONI

Evgeniya Litvin

Moscow State University of Psychology and Education

ABSTRACT

’elenco delle canzoni presentate nel seguente articolo è stato compilato in modo da

permettere di costruire cronologicamente la storia dell’emigrazione italiana

dall’Ottocento fino ai giorni nostri. Questo piccolo corpus può essere utilizzato come

materiale didattico per le lezioni di italiano L2. L’insieme delle canzoni scelte dimostra

l’importanza del fenomeno dell’emigrazione nella storia italiana, evidenziando la sua presenza

in tutti i periodi, dai primi decenni successivi all’Unità d’Italia fino alla ‘fuga dei cervelli’ degli

ultimi anni. Allo stesso tempo, molti di questi testi possono essere usati separatamente rispetto

alle lezioni, per sensibilizzare gli studenti rispetto ad alcune particolarità della cultura e della

storia italiana (la coscrizione, i quartieri Little Italy, la migrazione dal Sud al Nord nel secondo

dopoguerra, le minoranze linguistiche, ecc.). I testi possono anche essere usati come materiale

integrativo per le lezioni di geografia, quando si illustra la storia di alcune regioni (Maremma,

Campania, Veneto, Piemonte, Salento).

PAROLE CHIAVE

Emigrazione italiana, glottodidattica, italiano regionale, storia della cultura, mediazione

culturale.

ABSTRACT

A small collection of songs presented and analysed in this paper demonstrates cronologically

several periods of the Italian emigration, from the moment of the Unification of the country

until the last decades, with the ‘brain drain’ phenomenon. They can be used as class material

during lessons of Italian as a foreign language. The corpus shows the importance of the

emigration process in the cultural, social and political history of Italy. The teacher can also use

the texts separately, to draw students’ attention at several phenomena of the Italian history and

culture (the participation of Italy in the Napoleon wars, ‘Little Italy’ quarters, the post-WWII

labour migration, linguistic minorities etc.). In the same time, some text can provide material to

talk about particular regions of Italy, such as Maremma, Campagna, Veneto, Piemont, Salento,

their cultural specifics and the regional history and geography.

KEY WORDS

Italian emigration, glottodidactics, regional Italian, culturology, intercultural communication.

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Questo articolo propone una raccolta di canzoni che può essere utilizzata come

materiale didattico per discutere la storia e la cultura italiane durante le lezioni di lingua.

Le canzoni già da tempo vengono impiegate dagli insegnanti di lingue straniere come

un comodo strumento che permette di spiegare determinate strutture morfologiche e

sintattiche del testo, mostrare delle regole grammaticali nella pratica, oppure introdurre

temi lessicali, far conoscere agli studenti alcuni aspetti storico-culturali, ecc. La

sinteticità e la struttura del testo poetico facilitano l’apprendimento della canzone, il cui

motivo musicale crea una conessione emotiva che si rivela anch’essa uno strumento

didattico dal notevole potenziale.

Non è sorprendente, quindi, che i materiali didattici di italiano per stranieri includano

numerose pubblicazioni che si concentrano sulle canzoni (per citarne solo alcune: Naddeo

& Trama (2000); Di Dio & Bellagamba (2012); Costamagna, Marasco & Santeusanio

(2010)). In questa sede proponiamo una piccola rassegna di testi su un unico tema,

accentuandone soprattutto l’utilizzo come fonte di informazioni storico-culturali.

Spesso il programma unversitario non prevede corsi specifici di storia, arte o letteratura

italiana. In questo caso, per l’insegnante che volesse fornire agli studenti informazioni

di carattere storico-culturale sul paese in questione, l’unico modo di farlo è inserire

degli elementi storico-culturali nelle lezioni di lingua. In questa situazione, a causa delle

limitazioni di tempo che non permettono all’insegnante di soffermarsi a lungo su diversi

aspetti, gli elementi storico-culturali devono avere un carattere introduttivo e

‘panoramico’, in modo tale da dare una prima impressione agli studenti, incuriosirli e

stimolarli a ricavare nuove informazioni autonomamente.

Il tema della piccola rassegna di canzoni che verrà presentata in questo articolo, la storia

dell’emigrazione italiana, è stato scelto per i seguenti motivi. In primo luogo, perché dà

la possibilità di considerare nel suo complesso la storia dello stato italiano dall’Unità

fino ai nostri giorni, utilizzando come filo conduttore il tema dell’emigrazione, presente

in tutti i periodi. In secondo luogo, perché permette di parlare dei rapporti politici,

sociali e culturali con altri paesi e mostra le differenze che sussistono tra diverse regioni

italiane. Inoltre, le canzoni sono state selezionate in modo da riflettere la varietà dei

periodi storici e delle cause che hanno spinto gli italiani ad emigrare. Perciò possono

essere utilizzate anche separatamente l’una dall’altra, per discutere un particolare

contesto storico-geografico.

Infine, il tema dell`emigrazione italiana (ma anche dell’immigrazione in Italia) è stato

scelto perché è un fenomeno relativo a tutta la storia d’Italia dopo l’Unità e molto

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importante di per sé. L’emigrazione dall’Italia negli ultimi 150 anni ha una portata

veramente impressionante: tra il 1876 e il 1988 sono partiti circa 27 milioni di abitanti

(in seguito ne sono tornati circa 12-14 milioni). Il numero degli abitanti del paese nel

1871 era pari a circa 27 milioni, e nel 1991 era di poco inferiore ai 57 milioni. Il numero

degli immigrati ha superato quello degli emigrati per la prima volta dopo l’Unità d’Italia

solo alla fine degli anni ’80 del Novecento (Gollini & Amato, 2001: 45).

Le discussioni sulla migrazione (sopratutto immigrazione), di grande attualità nell’Italia

contemporanea, presentano un altro fenomeno della vita quotidiana del paese su cui,

secondo la mia esperienza, gli appassionati di lingua e cultura italiana all’estero

riflettono relativamente poco. Ad esempio, in Russia l’interesse nei confronti dell’Italia

è sempre stato altissimo. Ci sono facoltà in diverse università dove si studia la storia

dell’arte e della letteratura italiana. Inoltre, ci sono molte persone che, pur non essendo

specialisti del settore, conoscono abbastanza bene l’arte rinascimentale, la letteratura

classica italiana, la storia del cinema, ecc. C’è sempre stato anche un grandissimo

interesse turistico verso l’Italia, che però spesso si limita alle grandi città d’arte.

Essendo non solo insegnante di italiano, ma anche antropologa, e rientrando nei miei

interessi personali la vita nell’Italia di oggi, considero personalmente molto importante

raccontare quegli aspetti della cultura italiana che vanno oltre ai temi comuni e ben

studiati. Argomenti del genere vengono presentati a Mosca da alcuni anni ad eventi

rivolti a persone che hanno già una certa padronanza della lingua italiana e vogliono

approfondire le proprie conoscenze sulla cultura del paese. Alcuni eventi hanno

compreso racconti su realtà relative alla cultura contemporanea, alla vita quotidiana di

oggi, alle differenze tra le diverse regioni italiane e anche a molti aspetti storici che solo

poche persone, a parte le cerchie ristrette degli specialisti, hanno ben presente.

Il gruppo informale degli organizzatori che si è venuto a formare nel corso degli anni

comprende alcuni entusiasti, sia russi che italiani (tra cui ci sono ricercatori, traduttori e

insegnanti), interessati a promuovere la cultura italiana in Russia. In particolare, il racconto

delle canzoni sull’emigrazione è stato presentato al pubblico per la prima volta il 10

dicembre del 2016 da tre persone: Francesca Lazzarin1, Paolo Grusovin

2 e l’autrice di

quest’articolo. L’iniziativa si è svolta nell’ambito delle “Serate poetiche italiane a Mosca3”

organizzate da Francesca Lazzarin circa una volta al mese negli ultimi 4-5 anni. Lo scopo

1 PhD in Slavistica, insegnante di lingua italiana presso l`università ‘Higher School of Economics’ di Mosca,

traduttrice all’Ambasciata d’Italia di Mosca. 2 PhD in Slavistica, traduttore all’Ambasciata d’Italia ed insegnante all’Istituto Italiano di Cultura a Mosca.

3 https://www.facebook.com/seratepoetiche/?fref=ts

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degli eventi in questione è non solo far conoscere al pubblico russo diversi aspetti della

cultura italiana, ma anche creare un corpus di materiali didattici su temi meno studiati, che

possano essere utili per gli insegnanti di italiano oppure diventare letture per gli autodidatti.

I materiali vengono pubblicati sul sito Italiano ConTesti4, anch’esso frutto di un lavoro

collettivo volontario e autofinanziato sotto la guida di Alina Zvonareva5. Di seguito

riportiamo l’elenco delle canzoni presentate all’evento, con brevi commenti in merito al

loro eventuale utilizzo didattico.

Le canzoni sono ordinate cronologicamente e allo stesso tempo secondo un criterio

geografico, dal Nord al Sud Italia. E non è un caso, perché i primi gruppi di viaggiatori

verso i due continenti americani alla fine dell’Ottocento partivano dai porti veneti e

liguri. Le ondate dei migranti provenienti da Campania e Sicilia diventano molto più

consistenti all’inizio del Novecento (Marucco, 2001: 79). Tuttavia, i primi e più antichi

esempi di canzoni sull’emigrazione, risalenti alla prima metà dell’Ottocento,

provengono dalla Toscana. Queste canzoni mettono in evidenza un ampio spettro dei

motivi che hanno spinto i loro protagonisti all’emigrazione.

La canzone Partire partirò6 di Anton Francesco Menchi (anche chiamata Il Canto dei

coscritti) descrive gli spostamenti causati dalla guerra. Inoltre, questa canzone, risalente

più o meno al periodo delle guerre napoleoniche (Cotturi, Doni, Pratesi & Vergari,

2009; Svampa 2007: 26), può essere utilizzata dall’insegnante per parlare di questo

periodo della storia italiana e delle relazioni tra Francia e Italia prima e durante il

Risorgimento.

Un altro tipo di emigrazione, causata dagli spostamenti stagionali dei lavoratori, è

rappresentato nella canzone Maremma amara7 (Tigri, 1860: xxviii-lx). La sua melodia è

quasi identica a quella di Partire partirò. Un’altra caratteristica comune che hanno

queste due canzoni (e altre canzoni provenienti dall’Italia centrale, per esempio la

famosa Amara terra mia8, anch’essa racconta dell’emigrazione del lavoro) è

l’alternanza delle consonanti t-r-m: “partire partirò”, “maremma amara”.

Si potrebbe usare questo piccolo corpus di canzoni toscane per illustrare la storia e la

geografia regionale: tanto più che esiste un’altra canzone dedicata sempre alla

4 http://italianocontesti.ru/chi-siamo/

5 PhD in Filologia Romanza, http://italianocontesti.ru/alina-zvonareva-it/

6 https://www.youtube.com/watch?v=-pCGowdCG8w

7 https://www.youtube.com/watch?v=8RA3ePzwiiM

8 https://www.youtube.com/watch?v=OHDMauIARhY

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Maremma, che descrive la vita dei lavoratori stagionali un secolo dopo e in una

situazione politico-sociale abbastanza diversa: la Leggera9.

A questo punto ci spostiamo dalla Toscana verso il Nord Italia, per mostrare alcuni

esempi della rifessione poetica popolare sulla Grande Emigrazione, ovvero

l’emigrazione verso l’America, che è durata dagli ultimi decenni dell’Ottocento fino alla

Seconda guerra mondiale. Come esempio di testo sull’emigrazione politica e sull’esilio

può essere scelta Addio Lugano bella10

, anche se si trovano tanti altri esempi

appartenenti alle varie epoche. Questa canzone degli anarchici dell’Ottocento può essere

utilizzata per parlare del movimento anarchico italiano e dei suoi rapporti internazionali

con i politici dell’Europa Occidentale (in primo luogo quelli francesi e svizzeri) e della

Russia. L’autore del testo è Pietro Gori, e questa canzone è dedicata al momento in cui

venne accusato da una parte della stampa di essere l’ispiratore dell’omicidio del

Presidente della Repubblica Francese Sadi Carnot in quanto amico e avvocato difensore

dell’omicida, Sante Caserio -protagonista di un’altra canzone famosa dello stesso

autore, la Ballata di Sante Caserio11

- (Pivato, 2005: 67-69). Inoltre, questa canzone

evidenzia un fenomeno frequente per le canzoni popolari: il loro ‘riutilizzo’ e

l’adattamento del testo agli eventi attuali: la musica ed il testo di questa canzone sono

stati mutuati dall’aria di una canzone popolare, Addio a San Remo bella12

. In seguito

vedremo anche altri esempi simili.

Ci sono numerose canzoni popolari sulla Grande Emigrazione che possono essere usate

separatemente oppure come ciclo tematico. Alcune esistono in diverse versioni: più

dialettali, che mostrano certi elementi dei dialetti veneti e piemontesi, oppure più

letterarie. Da queste canzoni possiamo imparare:

- che il popolo analfabeta immaginava che il continente americano (sia Settentrionale

che Meridionale) fosse chiamato ‘La Merica’ (vedi la Benedizione a Cristoforo

Colombo, diffusa in molte versioni e più nota come Merica Merica (Pivato, 2007:

cap. VII), che descrive il viaggio verso il continente sudamericano13

);

- che il viaggio era molto lungo (30-40 giorni sulla nave), le condizioni sanitarie

pessime e molti viaggiatori morivano prima di arrivare alla meta. Spesso le navi non

la raggiungevano neppure (si pensi alla canzone Il tragico naufragio della nave

9 https://www.youtube.com/watch?v=ltetXkZK5x4

10 https://www.youtube.com/watch?v=k84G4ODpBsE

11 https://www.youtube.com/watch?v=HPQS-0c0g3M

12 https://www.youtube.com/watch?v=S4ou1pNZPMs

13 https://www.youtube.com/watch?v=HPAEJHW3phs

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Sirio14

, dedicata al naufragio del cosidetto “Titanic dei poveri” nel 1907 vicino alla

costa spagnola (Pivato, cap. VII);

- che – come avevamo già accennato prima – le canzoni popolari ‘si adattano’ ai temi

attuali del contesto storico che le circonda. Un esempio del genere può essere

utilizzato in classe per creare un compito di analisi filologica. Così, la versione

precedente della canzone Mamma mia dammi cento lire15

si chiamava La bella del

Re di Francia e raccontava una storia d`amore in cui una giovane ragazza lasciava la

madre contro la volontà di quest’ultima per raggiungere il proprio innamorato

lontano (Pivato, cap. VII). Dopo la maledizione della madre la protagonista muore:

cade da cavallo attraversando il fiume. La struttura della canzone originale, i

personaggi principali (la madre, la figlia, i suoi fratelli), alcune strofe intatte e infine

il motivo della morte causata dal mare / fiume rimangono anche nella versione della

canzone diffusa qualche decennio più tardi. Si modifica solamente il motivo del

viaggio: la protagonista parte per raggiungere non il suo amante ma una meta più

astratta: la vita felice nel nuovo mondo, la lontana America. La presenza della

protagonista femminile è, senza dubbio, influenzata dalla versione precedente della

canzone (esistono, però, anche versioni “maschili” (Pivato, cap. VII), mentre la

formazione demografica dell’emigrazione italiana era diversa. Le statistiche dei

primi decenni dell’emigrazione per l’America mostrano che partivano sopratutto i

giovani uomini che potevano reggere il lungo e faticoso viaggio e lasciavano le

proprie mogli e fidanzate per periodi lunghi o addirittura per sempre. Un esempio di

una simile situazione familiare può essere trovato nella canzone America16

, cantata

dal gruppo salentino Officina Zoè.

Verso l’inizio del XX secolo queste cifre si fanno più bilanciate (Sanfilippo, 2001: 82-

83). Verso l’America partono anche le donne, gli anziani e i bambini – intere famiglie

entusiasmate del mito americano e spronate dalle persone e dalle aziende che

guadagnavano dal trasporto degli emigranti. La vita all’arrivo però non era facile: i

nuovi arrivati dovevano passare diversi controlli medico-psicologici, e c’era chi veniva

rimandato indietro.

Il film Nuovomondo di Emanuele Crialese (2006) dimostra queste condizioni: povertà,

disoccupazione e, spesso, la posizione piuttosto marginale che occupavano gli italiani. I

14

https://www.youtube.com/watch?v=aDbuCqS_wm8 15

https://www.youtube.com/watch?v=fjimYWYeY0o 16

https://www.youtube.com/watch?v=jwOWVzDxLu0

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quartieri etnici, le Little Italies, violavano le regole della segregazione razziale, perché gli

italiani insediavano le periferie urbane vicino ai ghetti afroamericani. L’immagine

stereotipata della malavita italiana può essere trovata in molti film e libri americani. Nella

prima metà del Novecento molti immigrati hanno trovato il proprio posto congeniale e sono

saliti nella scala sociale, ma un nuovo periodo di crisi ha avuto luogo durante il periodo del

fascismo e la Seconda Guerra mondiale con i pogrom anti-italiani e leggi sugli “enemy

aliens” (Stella & Franzina 2002: 310-311; Boncompagni 2002:114).

La Guerra ha portato con sé nuovi tipi di migrazione: da un lato c’erano i soldati

italiani, prigionieri o feriti e rimasti in altri paesi dopo la fine del conflitto (cfr. il film I

Girasoli di Vittorio De Sica, 1970); dall’altro i soldati, soprattutto americani, che erano

venuti a liberare l’Italia e avevano portato con sé a casa donne che si chiamavano

proprio ‘le spose di guerra’ (Cassamagnaghi, 2014). E poi, nell’Italia del secondo

dopoguerra, la cultura e il modo di vivere all’americana erano talmente alla moda che

portavano a una sorta di ‘emigrazione immaginaria’, quella sbeffeggiata da Renato

Carosone nella sua canzone Tu Vuò Fa' L'Americano17

(Gundle 1995: 242).

Il periodo del secondo dopoguerra ha portato con sé un tipo di emigrazione molto

diverso: non transcontinentale, ma dal Sud verso il Nord della stessa Italia e più lontano,

verso l’estero, nei paesi dell’Europa centrale: Germania, Svizzera, Austria, ecc.

Uno degli esempi di famiglia emigrata al nord può essere quello immortalato nel film

Rocco e suoi fratelli di Luchino Visconti del 1960, dove una madre con quattro figli si

trasferisce dal Sud a Milano. La colonna sonora del film contiene una canzone

sull’emigrazione, Bel paese mio18

(musica di Nino Rota, parole di Gian Domenico Giagni).

Un altro esempio di canzone sull’emigrazione che è diventata, forse, più famosa fuori

dall’Italia che in patria, è scritta in Griko, il dialetto greco della Puglia. Il titolo della

canzone originale è Klama (Lamento), ma è diffusa anche con il titolo di Andra mou

paei (Mio marito parte)19

. Il suo autore, Franco Corlianò, ha cercato di riflettere

sull’abbandono del Salento dovuto ai flussi dei migranti in cerca di lavoro, ma la

canzone, scritta nel 1970 e subito dopo diffusa anche in Grecia, dove era appena finito

quel regime dei Colonnelli che aveva spinto molte persone alla fuga all’estero, cominciò

ad essere associata anche all’esilio politico. La protagonista della canzone è la moglie di

un emigrante che piange la sua partenza e invita tutte le vicine a partecipare al suo

17

https://www.youtube.com/watch?v=BqlJwMFtMCs 18

https://www.youtube.com/watch?v=t1S79HmYdpM 19

https://www.youtube.com/watch?v=y5FoAzUKD-E

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dolore. La canzone è ricca di allusioni alle tragedie greche antiche e ai lamenti funebri

popolari presenti in Salento.

Spostandoci cronologicamente, arriviamo agli anni ‘80-‘90, quando in Italia hanno

cominciato ad arrivare le prime ondate di immigrati. E lo stesso Sud Italia all’improviso

si è trasformato da punto di partenza a punto di accoglienza dei nuovi arrivati. Non è

sorprendente che le barche, piene di persone in cerca di fortuna, hanno ricordato agli

italiani i tempi in cui loro stessi partivano per l’America sulle navi: nel film LAMERICA

del 1994, diretto da Gianni Amelio, su una nave partita dall’Albania per la Puglia c’è un

personaggio particolare, ovvero un vecchio signore italiano che immagina di stare

andando negli Stati Uniti20

.

L’Italia contemporanea ci mostra un nuovo fenomeno dell’emigrazione: “la fuga dei

cervelli”. Sulla ‘fuga dei cervelli’ non è stato scritto ancora molto, però abbiamo trovato

una canzone del cantautore contemporaneo Luca Bassanese, La Ballata

dell'Emigrante21

che proponiamo come illustrazione di questo fenomeno e come ultimo

esempio del nostro elenco.

Il tema dell’emigrazione non rientra spesso nei “classici” temi storico-culturali che si

discutono alle lezioni di italiano con gli studenti stranieri. Nondimeno, è un fenomeno

di grande importanza, non solo a livello italiano, ma anche mondiale. La durata

dell’emigrazione italiana e il suo impatto politico e culturale sulla vita del paese

d’origine e dei luoghi d’arrivo hanno un peso enorme. Tornando di nuovo all’evento

durante il quale questo racconto è stato presentato per la prima volta, è bene sottolineare

che i suoi organizzatori erano tre: due italiani residenti a Mosca, e una russa che in quel

momento abitava in Italia. Anche le nostre vite hanno risentito dell’influenza dei flussi

migratori dall’Italia e verso di essa, ragione per cui ci è a maggior ragione sembrato

giusto ricordare il dipanarsi di questo processo storico.

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Costamagna, L., Marasco, M. V. & Santeusanio, N. (2010). L’italiano con le canzoni.

Perugia: Guerra.

20

https://www.youtube.com/watch?v=xagdflbbfgs&t=4s 21

https://www.youtube.com/watch?v=JhL8cBElJqE

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INTRODURRE LE TIC NELL’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO

L2/LS AI BAMBINI. SUGGERIMENTI E RIFLESSIONI

Fabio Ruggiero

Ita Okulları – Istanbul

ABSTRACT

’introduzione delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) nella

classe di italiano come lingua straniera o come lingua seconda porta con sé indubbi

vantaggi.

Iniziare questo percorso nella scuola primaria, o in generale con bambini, significa fin da subito

intrecciare l’apprendimento della lingua straniera con l’iniziale sviluppo della competenza

digitale. Come fare per iniziare ad utilizzare le tecnologie in modo efficace nella nostra classe?

Quali accorgimenti possono essere utili per evitare alcune criticità? Possiamo contare sulle

competenze dei ‘nativi digitali’? Si può lavorare sul PC o è preferibile usare il tablet? Il

seguente lavoro si rivolge a tutti quei docenti che vorrebbero usare le TIC nella scuola primaria,

cercando di dare un punto di vista a queste domande e passando poi in rassegna alcuni software

online con esempi pratici di attività svolte in classe presso l’Ita Okulları di Istanbul nel corso

dell’anno scolastico 2015-2016.

PAROLE CHIAVE

Italiano L2/LS, TIC, competenza digitale, nativi digitali, bambini, software.

ABSTRACT

The introduction of Information and Communication Technologies (ICTs) during the Italian

class as a foreign language or second language brings with it clear advantages.

Starting this path in the primary school means to match immediately foreign language learning

process with the initial digital competence development. How to start to use in an efficient way

these technologies in our classes? What can be useful to avoid some critical issues? Can we

count on the competencies of ‘digital natives’? Can we work on PCs or is better to use tablets?

This work applies to all the teachers who want to use the ICTs in the primary schools trying to

give a point of view to these questions running through some software on line together with

practical examples for the classroom, carried out during the school year 2015-2016 in Istanbul

at the Ita Okulları.

KEY WORDS

Italian as foreigner language, ICT, digital competence, digital natives, children, software.

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Introduzione

Tanti docenti vedono e sperimentano le grandi opportunità che le TIC offrono

nell’insegnamento delle lingue, come ad esempio la possibilità di ampliare le modalità

di esposizione alla lingua, di introdurre aspetti culturali e di moltiplicare le occasioni di

pratica. Basti pensare alla presenza dell’enorme quantità di testi autentici (audio-video,

scritti, immagini, ecc.) reperibili in rete, utilizzabili sia dagli studenti che dagli

insegnanti, alla possibilità di allargare l’interazione comunicativa in lingua straniera tra

gli studenti o di lavorare in gruppo anche fuori dagli orari della lezione in presenza.

Riuscire però a concretizzare queste opportunità in una didattica efficace è un percorso

lungo e faticoso, non privo di insidie. Come dice Souto “Surge la necesidad de educar a

las nuevas generaciones en cómo emplearlas correctamente, o sea, desarrollar la

competencia digital. Para lograrlo, los profesores se convierten a su vez en aprendientes

de una “asignatura” que para muchos es todavía motivo de recelo”1 (Souto, 2014: 74).

Da questo punto di vista le competenze digitali degli insegnanti nell’uso delle TIC sono

elemento fondamentale per un impiego puntuale e creativo in ambito didattico.

Sebbene le suddette considerazioni generali circa i vantaggi delle tecnologie digitali

siano valide, ogni tentativo deve fare i conti con il contesto concreto di insegnamento e

con la tipologia di apprendenti a cui esso si riferisce. Il laboratorio che presento è basato

sulla mia esperienza con bambini dagli 8 ai 10 anni di una scuola elementare privata di

Istanbul, l’Ita Okullari, frequentata da bambini di madrelingua sia turca che italiana. Ho

cercato di sistematizzare le riflessioni e i risultati di quell’esperienza in un laboratorio

pratico2 che spera di essere un contributo per tutti quei docenti di italiano L2 o LS, e di

lingua straniera in generale, che vogliano introdurre le TIC nella propria classe per

cogliere al meglio le possibilità che esse offrono nella pratica didattica, ma anche essere

consapevoli dei rischi e delle difficoltà nelle quali si incorre.

1. Precauzioni

Tecnologie: tra il diavolo e l’acqua santa.

Tra gli insegnanti spesso si incontrano due visioni sull’uso delle tecnologie digitali in

classe contrapposte ma speculari, entrambe da evitare: da una parte una visione

demonizzatrice secondo la quale la tecnologia non produce nessun effetto significativo

1 È necessario educare le nuove generazioni a come usarle [le TIC, N.d.C.] correttamente, ovvero

sviluppare la competenza digitale. Per ottenere ciò, i professori si trasformano a loro volta in coloro che

imparano una ‘materia’ che per molti è ancora vista con sospetto. [Traduzione del Curatore]. 2 La presentazione la trovate qui: https://www.tes.com/lessons/P6KR8shbm5fwxQ/nativi-ma-non-troppo-

spunti-per-l-uso-delle-tic-nella-classe-di-italiano-ls-della-scuola-primaria

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sull'apprendimento, anzi è spesso un ostacolo ad un ‘vero’ apprendimento; dall’altra una

visione miracolistica secondo cui il mero uso delle tecnologie produce,

automaticamente e di per sé, un miglioramento nell’insegnamento e nell’apprendi-

mento. Entrambe le prospettive non tengono conto che alla base di qualsiasi strumento

noi usiamo in classe, sia esso un gessetto o un tablet, dobbiamo capire se e come può

esserci utile per i nostri obiettivi didattici. Marini sintetizza così la questione: “Perché le

tecnologie producano effetti significativi e positivi sull’apprendimento, è necessario che

siano subordinate alla pedagogia e rientrino in un percorso formativo finalizzato alla

realizzazione di precisi obiettivi didattici” (Marini, 2016). Detto altrimenti, prosegue

Marini “l’innovazione tecnologica in classe è sempre mediata e resa possibile

dall’innovazione pedagogica, ma senza innovazione didattica le tecnologie riproducono

l'insegnamento tradizionale ma con minor efficacia”. Anzi:

“la ricerca Evidence Based (Hattie) ci mostra che gli apprendimenti disciplinari non

migliorano con le tecnologie mentre per ciò che riguarda lo sviluppo di competenza

digitale, laddove questa non sia stata adeguatamente identificata sul piano concettuale, si

genera dispersione di tempo in attività di bassa rilevanza educativa in rapporto allo

scopo.”(Calvani e Menichetti, 2014: 290)

Integrare non sostituire

I computer (con essi intendo sia i dispositivi touchscreen come i tablet e gli smartphone,

sia PC portatili e fissi) connessi alla rete sono dei meta-strumenti che contengono in sé

tanti altri strumenti costruiti per scopi specifici. Il computer può essere un registratore o

un riproduttore audio o video, un telefono, un lettore di diapositive, una lavagna, un

televisore e così via. A metà degli anni ‘90 Porcelli parla del computer come ‘sussidio

didattico integrato’ (Porcelli, 1994: 138), cioè come uno strumento glottodidattico con il

quale integrare alcune delle attività previste nel percorso didattico, usufruendo dei

vantaggi offerti dal mezzo tecnico, il quale oggi, a differenza di venti anni fa, grazie ad

internet ci permette l’accesso a un numero enorme di risorse e possibilità di

comunicazione sincrona e asincrona. Ovviamente le cose negli ultimi venti anni sono

cambiate. Troncarelli esprime chiaramente questo concetto:

“l’impiego del pc in ambito didattico ha preso strade non prevedibili e accantonato quelle

che sembravano percorribili. […] i pacchetti chiusi si sono dapprima arricchiti diventando

sistemi più flessibili e reticolari, quindi fruibili secondo ritmi individuali di navigazione e di

fruizione, poi si sono trasferiti in Rete trasformandosi in ambienti di apprendimento

multirelazionali e aprendosi all’integrazione con le innumerevoli risorse che il web offre”

fino ad approdare all’e-learnig che consente:

“accanto alla gestione di materiali didattici e il monitoraggio delle attività svolte dagli

utenti, anche varie forme di comunicazione tra gli attori coinvolti nel processo formativo”.

(Troncarelli 2016: 44)

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Per quanto riguarda l’insegnamento ai bambini, il computer come “sussidio didattico

integrato” è la prospettiva che ho adottato nel mio percorso di introduzione delle TIC in

classe: le TIC ci offrono l’opportunità di integrare la nostra didattica, avendone però

chiari gli obiettivi e gli scopi, ma non sostituiscono tutti gli altri validi strumenti non

digitali fondamentali per l’apprendimento (delle lingue straniere) e lo sviluppo

cognitivo dei bambini. Tra i rischi maggiori bisogna tenere in conto la pervasività dei

dispositivi mobili nella vita dei bambini, la quale a sua volta porta ad un aumento della

‘relazione mediata’ col mondo. Quando la relazione mediata col mondo in tenera età è

esperita per varie ore al giorno sembrano esserci degli effetti, a mio avviso negativi,

sullo sviluppo emotivo e cognitivo dei bambini (Riva, 2014: 67-90). Il rapporto diretto

col mondo di cui fanno esperienza a scuola grazie alla letto-scrittura, al disegno su carta,

alla sperimentazione e ai rapporti interpersonali dal vivo, non può assolutamente essere

sostituito da un’esperienza col tablet, ma anzi va maggiormente valorizzato in

contrapposizione all’eccessiva esposizione dei bambini a smartphone e tablet.

Non date nulla per scontato

Quando ho iniziato ad utilizzare le TIC nelle mie classi mi sono accorto che operazioni

per me scontate non lo erano affatto per i miei alunni. Ad esempio, la maggior parte dei

miei studenti di terza elementare non sapeva salvare sul PC un’immagine dalla rete, o

non sapeva cosa fosse un link e come utilizzarlo, nonostante tutti avessero dichiarato

nelle attività preparatorie di utilizzare spesso lo smartphone dei genitori e molti

avessero un tablet o un PC in casa. In questi casi non bisogna scoraggiarsi, ma cercare

di superare i problemi uno alla volta. Ad esempio, in attesa di dedicare del tempo a

come scaricare un’immagine sul computer, come sceglierla in base alla rilevanza e alle

sue proprietà (grandezza e qualità), potete fornire voi stessi le risorse che non sono in

grado di procurarsi dalla rete, attraverso una cartella condivisa o altri strumenti. In

questo modo accompagniamo i bambini cercando di ridurre il più possibile la

frustrazione di non riuscire a portare a termine un compito.

Il fatto di osservarli destreggiarsi sui dispositivi touchscreen con molta dimestichezza,

non significa che sappiano usare tutti gli strumenti informatici o che sappiano fare

qualcosa che vada oltre i loro usi abituali.

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Attenzione ai contenuti

Quando si lavora con i bambini e dispositivi connessi alla rete bisogna fare molta

attenzione ai contenuti con i quali gli studenti possono venire a contatto. Prima di tutto

assicuratevi che ci siano dei filtri alla rete che i bambini useranno, per eliminare alla

base qualsiasi problema di contenuto inappropriato. Bisogna tenere presente che, anche

semplicemente accedendo a Youtube dal vostro computer collegato sulla LIM della

classe o a un proiettore, possono essere visualizzati contenuti non adatti ai bambini.

Evitare un eccessivo carico cognitivo

Quando gli studenti si troveranno davanti a un computer fisso, molto probabilmente

dovranno imparare ad usarlo dal punto di vista tecnico, nel frattempo prendere

dimestichezza con i vari software che gli verranno proposti e che non conoscono, il tutto

per svolgere delle attività in lingua straniera. Per evitare che l’utilizzo del computer

diventi un ostacolo a causa dell’eccessivo carico cognitivo che comporta l’uso di un

mezzo nuovo contemporaneamente alla lingua straniera, è necessario avere alcuni

accorgimenti: far giocare sempre i bambini con i nuovi software prima di proporre

un’attività linguistica; se l'obiettivo è, ad esempio, esercitare una struttura appena

appresa, meglio che lavorino su uno strumento web conosciuto, al contrario, un

software noto può essere d'aiuto nell'apprendimento di strutture nuove; fate in modo che

l’attività online che proponete sia simile ad attività già fatte dal vivo o alle quali il

bambino sia già abituato: ad esempio se i vostri alunni non hanno mai risposto a

domande aperte su un video, meglio non proporre questo tipo di attività per la prima

volta in ambienti virtuali perché è sempre consigliabile ancorare il virtuale alle

esperienze fatte dal vivo affinché si possano esplorare le ulteriori possibilità che il

digitale porta con sé.

2. Nativi ma non troppo: la sfida della competenza digitale

Molta fortuna ha avuto il termine ‘nativi digitali’ usato da Prensky in un famoso articolo del

2001 (Prensky, 2001a, 2001b) per descrivere coloro che sono nati circondati dai nuovi

media e li utilizzano fin dalla primissima infanzia. Secondo Prensky, grazie a questa

condizione particolare, il nativo digitale è ‘naturalmente esperto’ e a proprio agio con i

nuovi media, a differenza di chi invece è nato e cresciuto in un mondo senza bit,

l’immigrato digitale, che ha tutto da imparare dai ‘nativi’. Questa idea è diventata senso

comune, sebbene negli anni il dibattito accademico abbia messo in luce le criticità di quella

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teoria, almeno nella sua formulazione originaria. Lo stesso Prensky ha rivisto le sue

posizioni in anni più recenti introducendo il concetto di ‘saggezza digitale’ (Prensky, 2009).

Per Palfrey e Gasser (2010: 346) nel loro famosissimo libro Born digital, Undestanding the

first generation of digital natives essere nativi digitali non è una questione generazionale: i

‘nativi digitali’ sono coloro che condividono una cultura globale definita dalle esperienze e

dal modo in cui si relazionano alle TIC (technical skill) e all'informazione (media edigital

literacy) l'un l'altro e con le persone e le istituzioni. Sono quindi le competenze tecniche e la

competenza mediatica e digitale a definire il nativo digitale, e non la sua fascia anagrafica.

Più recentemente Boyd, in un importante studio sugli adolescenti statunitensi e il loro

rapporto con la rete, afferma senza mezzi termini che la retorica sui nativi digitali è dannosa

per la reale comprensione delle sfide educative che i media digitali pongono. Per la studiosa

dei social media il termine “nativo digitale” tende a nascondere la distribuzione ineguale

delle competenze tecnologiche e digitali all'interno dei giovani: per lei il ‘divario digitale’

(digital divide) negli USA è prima di tutto un divario tra chi ha le competenze e le

conoscenze per un uso efficace e profondo dei media digitali e chi non le ha, non una

questione generazionale o di accesso (Boyd, 2014: 176). In sostanza giovani ed adulti, e tra

questi ultimi gli insegnanti, sono chiamati a fare uno sforzo di alfabetizzazione digitale per

affrontare le sfide che i nuovi media pongono. Va segnalato inoltre che negli anni gli studi

sulle competenze effettive degli adolescenti e dei giovani rispetto all’accesso e all’uso dei

media digitali dimostrano come al loro interno ci siano grosse differenze dovute a fattori

socioculturali ed economici, e sono in pochi a trovarsi a loro agio con un uso efficace dei

mondi virtuali, spazi collaborativi online, strumenti avanzati per la condivisione e la

creazione di contenuti (Calvani, Fini, Ranieri & Picci, 2012:797-798). Gli studi condotti su

adolescenti italiani (Calvani, Fini, Ranieri & Picci, 2012: 805) e studenti turchi (European

Commission, 2014) rispecchiano in generale questa situazione.

Insomma, potremmo dire che il nodo centrale è quella che in Europa è stata definita

competenza digitale. Nel documento della Commissione Europea Proposal for a

Recommendation of the European Parliament and of the Council on key competences

for lifelong learning si definisce la competenza digitale come il:

“saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società

dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata

da abilità di base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre,

presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti

collaborative tramite Internet” (Proposal for a Recommendation of the European Parliament

and of the Council on key competences for lifelong learning, 2005: 16. Trad. italiana in

Calvani, Fini & Ranieri, 2009:300).

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La competenza digitale ha alla base diverse discipline e si relaziona a diversi

concetti come sintetizzato nella figura 1:

Figura 1:Ilomäki L., Kantosalo A., Lakkala M. (2011)

In quest’ottica la competenza digitale è una meta-competenza che aiuta il potenziamento di

altre competenze chiave (lingua, matematica, imparare a imparare, consapevolezza

culturale) necessarie per essere cittadini attivi e consapevoli nel modo di oggi. L’insegnante

di lingua non può sottrarsi a questa sfida educativa, a maggior ragione se ne intravede le

enormi potenzialità e opportunità per l’insegnamento delle lingue.

Vista l’importanza della competenza digitale nella società contemporanea, nel 2013 è

stato stilato un primo quadro comune di riferimento con una proposta di descrittori

(Ferrari, 2013); l’ultima versione è del 2017 e contiene importanti aggiunte che cercano

di seguire l’evoluzione delle tendenze attuali (Vuorikari, Punie, Carretero Gomez &

Van den Brande, 2016; Carretero, Vuorikari & Punie, 2017: 12).

3. E ora quale strumento informatico utilizzo: PC o tablet?

L'uso del computer desktop è oggi in declino nella maggior parte dei paesi del mondo.

Gli utenti giovani e giovanissimi si interfacciano al web quasi esclusivamente usando

dispositivi mobili come smartphone e tablet, piuttosto che PC portatile o fisso.

Il cambiamento del mezzo digitale usato indica anche un cambiamento di approccio da

un uso ‘dedicato e fisso/stabile’, che ha un luogo e tempi precisi, ad un uso ‘mobile e

flessibile’. (Fratter, 2016: 113).

Inoltre l'uso dei dispositivi touchscreen si basa sulle stesse capacità di orientamento

spaziale e di coordinamento che ci permettono di premere su un oggetto, motivo per cui

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è utilizzabile anche nella primissima infanzia, mentre per l’uso di un PC è necessario

saper leggere e scrivere.

Queste considerazioni sono state alla base della scelta del PC fisso dell’aula informatica

per le mie classi: da un lato si usa uno strumento con il quale difficilmente i bambini si

interfacciano nella vita quotidiana, al fine di ampliare le loro competenze digitali;

dall’altro il PC fisso implica luoghi e tempi precisi nella direzione di un impiego

oculato del mezzo digitale al fine di abituarli ad un uso efficace ma limitato nel tempo.

Così facendo ho escluso i primi due anni della primaria, quando la scrittura non è ancora

pienamente interiorizzata. Questo non vuol dire, a mio avviso, che non sia possibile

utilizzare i tablet ma che il computer mi sembra, per le ragioni sopra esposte, uno

strumento migliore.

4. I software per la classe

Di seguito ci sono alcune applicazioni online che ho utilizzato nel percorso di

introduzione delle TIC nella didattica. Alcune di esse nel tempo sono cambiate e hanno

aggiunto funzionalità che non avevano all’epoca della mia sperimentazione, mentre ne

sono uscite di migliori sul mercato. La breve descrizione che accompagna ogni

applicazione e gli esempi di attività di cui ho inserito il collegamento web vogliono

essere solo uno spunto per quanti vogliano iniziare a sperimentarle nella propria classe.

La classe online

Una classe online è una piattaforma sul web dove i componenti della classe, alunni ed

insegnanti, possono interagire tra di loro permettendo di condividere i link delle attività

online, risorse video e audio o le istruzioni per le attività. Di solito sono dei social-

network pensati appositamente per l’educazione, motivo per cui danno molta

importanza alla sicurezza e alla privacy degli utenti, sono facili da usare e permettono

un monitoraggio diretto e costante da parte degli insegnanti e in alcuni casi anche una

supervisione dei genitori che ne hanno accesso.

La classe online, inoltre, aumenta le occasioni di comunicazione scritta in lingua

italiana: riservando quello spazio solo alla lingua italiana si stimolano gli alunni ad una

comunicazione autentica in lingua straniera e nello stesso tempo si offre loro la

possibilità di fare esperienza in modo sicuro degli ambienti digitali come i social-

network. Di seguito trovate i link a tre software per la classe online. Tra questi Edmodo

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è l’unico gratuito ed anche il più diffuso, ma è possibile sperimentare anche gli altri

software contattando l’impresa fornitrice.

Social Classroom3 Edmodo

4 Fidenia

5

Lezioni online

Può capitare che oltre alla classe online serva uno spazio in rete dove poter mettere

risorse multimediali e far collaborare gli alunni su un aspetto specifico del modulo o

unità didattica che state svolgendo. Lo strumento che preferisco è Blendspace. Permette

la creazione di account gratuiti per gli studenti, di integrare diverse risorse multimediali

(come video, pagine web, immagini, file di testo) in delle slide, le quali a loro volta

hanno uno spazio dedicato ai commenti e alle domande degli studenti.

Blendspace6:

Esempio7: Al link seguente trovate un esempio di lezione online per la terza classe della

primaria. L’attività è stata svolta nell’aula multimediale a conclusione di un percorso in

italiano sulla città di Istanbul. L’obiettivo era il riutilizzo del lessico e delle strutture

affrontate nel modulo.

Bacheche virtuali

Le bacheche virtuali permettono di presentare contenuti o di far collaborare in rete gli

studenti utilizzando risorse audio-video. Ogni utente dal suo computer può creare una

bacheca, “incollare” una risorsa qualsiasi (video, pagina web, immagine...) e condividerla

con gli altri utenti. Allo stesso tempo si può lavorare in bacheche condivise dove più utenti

possono interagire sullo stesso spazio. Ad esempio, le bacheche condivise possono essere

utilizzate per creare cartelloni multimediali in maniera collaborativa o per raccogliere in

gruppo il lessico nuovo collegandolo a immagini o video, oppure per esercitare la produ-

zione scritta. Alcuni di questi software permettono di creare degli account a pagamento per

gli studenti, ma non sono necessari per far partecipare gli alunni alle bacheche che

amministrate.

Di seguito trovate i link a due programmi per creare bacheche virtuali ed alcuni esempi

di attività collaborative o di presentazione di contenuti:

3 http://www.socialclassroom.it

4 https://www.edmodo.com

5 https://www.fidenia.com

6 www.tes.com

7 https://www.tes.com/lessons/C0TQxVSDJ21zhA/la-citta-di-istanbul

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Padlet8:

Esempio 19:

Attività di riutilizzo del lessico e delle strutture incontrate nell’unità didattica sugli

ambienti naturali del manuale Raccontami 2. Il cartellone è frutto di un lavoro di gruppo

che ha previsto un passaggio di discussione dal vivo per l’organizzazione e la scrittura

delle didascalie, che poi sono state inserite sulla bacheca online insieme alle immagini.

Esempio 210

:

Una bacheca che ho utilizzato per mostrare la differenza delle stagioni tra l’emisfero

australe e quello boreale.

Linoit11:

Esempio 112:

Attività svolta in plenaria guardando il video e rispondendo alle domande. La bacheca è

stata proiettata sulla LIM. L’obbiettivo era ripassare le diverse desinenze della prima e

della terza persona singolare del presente indicativo.

Esempio 213:

Attività in plenaria di elicitazione delle conoscenze rispetto ad alcuni stati fisici che si

costruiscono con il verbo avere: “il gatto ha freddo”, “il cane ha la febbre”…

Strumenti per attività con materiale audiovisivo

L'uso dei video in classe è da più di 20 anni una prassi consolidata in tutti gli insegnamenti e

ad ogni livello di istruzione. Le possibilità di utilizzo del supporto audiovisivo che

generalmente chiamiamo video, sono numerosissime: dalle attività basate su lungometraggi

d’autore, alle riprese di classe a scopo didattico, dai cartoni animati ai video amatoriali girati

dagli studenti. Di seguito riporto i link di due software che con poco sforzo possono

diversificare l’utilizzo che si fa nella classe di lingua dei video brevi, in special modo quelli

forniti dai social network come Youtube, Vimeo, EduTube, ecc.

8 http://padlet.com

9 https://padlet.com/Fabio_Ruggiero/animali_asia

10 https://padlet.com/Fabio_Ruggiero/stagioni

11 http://en.linoit.com/

12 http://linoit.com/users/fabio_ruggiero/canvases/Che%20fa%20Tom%3F%20Che%20fa%20Jerry%3F

13 http://linoit.com/users/fabio_ruggiero/canvases/verbo%20avere

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EdPuzzle14:

Con EdPuzzle è possibile caricare video originali o da piattaforme come Youtube e

Vimeo, commentarli con l’aggiunta di un testo, immagini e audio, oppure inserire delle

domande aperte o a scelta multipla. Gli alunni possono così lavorare autonomamente sul

materiale audiovisivo rispondendo alle domande o ascoltando le istruzioni delle note

vocali. Inoltre l’insegnante può controllare le risposte degli studenti ed assegnare loro

un voto. Gli stessi studenti possono caricare un video da Youtube o altre piattaforme e

“annotarlo”. Non c’è limite numerico alla creazione di account gratuiti per gli studenti.

Nel momento in cui si creano gli account per gli studenti si forma una classe online

nella quale poter condividere le attività che create con questo strumento (Esempio 115

,

Esempio 216

).

Thinglink17

:

Con Thinglink si possono “taggare” i video aggiungendovi testi, pagine web, immagini

ed altri video. Gli alunni possono autonomamente cliccare ed accedere alle risorse

“taggate”. Può essere molto utile per presentare un argomento o per svolgere delle

attività di ricerca di informazioni. Il video può essere postato nella classe virtuale. È

possibile creare degli account per gli studenti in maniera gratuita anche se la versione

free ha alcune limitazioni che non permettono di usare la piattaforma al meglio

(Esempio18

).

Creazione e manipolazione di immagini

Thinglink19

.

Con Thinglink è possibile non solo “taggare” i video ma anche le immagini. È possibile

fare delle attività collaborative dove un gruppo di studenti “tagga” la stessa foto sulla

base di una consegna specifica. Personalmente l’ho usato molto per la presentazione del

lessico, nelle fasi iniziali della lezione proiettando l’immagine “taggata” alla lavagna o

per fornire input nelle attività online. Come per la manipolazione dei video, è possibile

creare gratuitamente degli account per gli studenti e creare la propria classe online.

14

https://edpuzzle.com/ 15

https://edpuzzle.com/media/56de8a8141527cf44a53a2bd 16

https://edpuzzle.com/media/56d54d0eeecb283541eb4bdd 17

https://www.thinglink.com/ 18

https://www.thinglink.com/videocard/849269196268240898 19

https://www.thinglink.com/

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Esempio20

:

Questa immagine è stata creata per un’attività sulla città di Istanbul e i nomi italiani dei

suoi monumenti. L’attività consisteva nell’esplorare le informazioni dei tag e

completare un foglio di lavoro.

Piktochart21

:

Piktochart è un programma per creare delle info-grafiche. Molto utile per elaborare dei

piccoli volantini per la classe o per presentare un’attività. Ogni risorsa è condivisibile

attraverso un link. Non è possibile creare degli account per gli studenti e personalmente

non l’ho trovato molto facile da utilizzare (Esempio22

).

Storytelling

Storybird23

:

Storybird permette di inventare delle storie partendo dalle immagini di alta qualità che il

sito mette a disposizione grazie a un nutrito gruppo di illustratori. Si possono registrare

degli account per gli studenti, ma non più di 100 nella versione gratuita, ed accedere a

tutte le storie che i nostri studenti creano. Si può dare un feedback alle loro storie

direttamente sulla loro bacheca e ogni studente può condividere la storia con gli altri

membri della classe attraverso un link.

Esempio24

:

L’obiettivo dell’attività era il riutilizzo in maniera creativa della struttura vorrei +

sostantivo e vorrei + infinito del verbo. Era parte del lavoro finale dell’unità 5 del

manuale Ambarabà 3.

Manipolazione audio

Clyp25

:

Clyp è uno strumento per registrare e condividere file audio attraverso un link. La

registrazione non è obbligatoria. È molto utile per condividere un file audio su

piattaforme digitali come le classi online o le bacheche virtuali. Ho usato spesso questa

applicazione per inserire degli audio all’interno delle bacheche per far svolgere ai miei

studenti attività di ascolto.

20

https://www.thinglink.com/scene/655499245805109248 21

https://piktochart.com 22

https://create.piktochart.com/output/8794646-le-regole-della-classe-2 23

https://storybird.com 24

http://storybird.com/books/vorrei-8/?token=bsg2nysn9f 25

https://clyp.it

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Esempio26

:

Di seguito la rielaborazione di un’attività di Ambarabà 3 sugli stati d’animo. Gli audio

presenti sulla bacheca di Padlet qui sotto sono stati postati grazie a Clyp.

Nuvole di parole

Wordart27

:

Permette di creare nuvole di parole della forma e del colore preferito. Può servire per

tante attività28

. Non prevede account per gli studenti, ma è possibile utilizzarlo anche

senza crearne uno. La versione base è gratuita.

Esempio29

:

La nuvola linkata qui sopra è stata utilizzata per un’attività di rinforzo sui giorni della

settimana, i mesi e le stagioni. Esplorando la nuvola postata nella loro classe online

dovevano riempire un foglio di lavoro distinguendo tra giorni della settimana, mesi

dell’anno e stagioni.

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26

https://padlet.com/Fabio_Ruggiero/c9f026vgtopk 27

https://wordart.com 28

Al link seguente un’interessante rassegna: https://www.slideshare.net/antonellaelia/data-visualization-e-

word-cloud-lend-istanbul 29

https://wordart.com/ebw0s9wg2fjd/mesi-stagioni-settimana

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COMPITI A CASA: IDEE PER MIGLIORARE LA COMPRENSIONE E

LA PRODUZIONE CON L’USO DELLA TECNOLOGIA

Rowena Burlenghi

Language Center, University of Cyprus

ABSTRACT

n questo intervento mi propongo di fornire idee e spunti su come usare la tecnologia nello

svolgimento dei compiti a casa per migliorare le abilità di comprensione e produzione, sia

scritte che orali, dei nostri studenti, mettendo a disposizione la mia esperienza di

insegnante di italiano come LS maturata sia in contesto universitario che in contesto scolastico

durante gli ultimi dieci anni.

PAROLE CHIAVE

Web 2.0, abilità di comprensione e produzione, compiti a casa, tecnologia didattica.

ABSTRACT

In this article I would like to give practical ideas on how to use instructional technology when

assigning homework. My aim is to show how to improve comprehension and production

abilities, both oral and written, of our students, through exercises with the use of ICT tools,

offering my ten years’ experience as a teacher of Italian as foreign language both at university

and school level.

KEY WORDS

Web 2.0, comprehension and production abilities, homework, instructional technology.

I

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SPIEGAZIONE/GIUSTIFICAZIONE

L’esperienza pratica presenta una serie di strumenti, che ho raccolto in un sito creato ad uso

delle mie classi e che viene utilizzato dagli studenti come contenitore di materiali

glottodidattici e socioculturali e come piattaforma di partenza per svolgere diverse attività

online, dedicate al miglioramento sia della produzione che della comprensione orale e

scritta. Specificamente mi propongo di confermare i proficui risultati ottenuti con i compiti

a casa nel processo di apprendimento degli studenti e di come un approccio ludico alla

materia possa essere in particolar modo di beneficio in tal senso. La glotto-tecnologia viene

in nostro soccorso proprio in questa direzione. Gli strumenti tecnologici e gli esercizi sono

stati pensati per gli studenti dei miei corsi di livello elementare, A1-A2 del QCER1, ma

possono essere adattati in modo facile per livelli più alti. Gli strumenti utilizzati sono tutte

applicazioni gratuite e di grande facilità d’uso e non richiedono né all’insegnante creatore

dei materiali, né allo studente fruitore, particolari conoscenze tecniche.

OBIETTIVI

Sottolineare l’importanza dei compiti a casa, momento fondamentale del

processo di apprendimento, cercando di renderli creativi, personali e stimolanti

attraverso l’uso della tecnologia.

Presentare strumenti digitali del Web 2.0 che possano essere usati come esercitazioni

a casa per migliorare le abilità di comprensione e produzione, scritte e orali.

Fornire idee e spunti applicabili da ogni insegnante nelle proprie classi.

Scambiare opinioni sul tema compiti a casa con la tecnologia, tecnologia per le

abilità di comprensione e produzione.

STUDENTI AI QUALI SI RIVOLGE L’ESPERIENZA PRATICA

Studenti di livello elementare, da un A1 a un A2+.

ABILITÀ

Comprensione scritta

Produzione scritta

Comprensione orale

Produzione orale

1 Dal Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue.

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TEMPO DI REALIZZAZIONE

Essendo attività pensate come compiti a casa, il tempo di realizzazione varia a seconda

dello studente.

MATERIALI NECESSARI

Connessione internet

Un computer dotato di microfono ed eventualmente video per realizzare gli esercizi.

1. Introduzione

Voglio partire da un dato acquisito durante la mia esperienza di insegnante di italiano LS

maturata a Cipro in diversi ambiti e contesti e rivolta a discenti di diverse fasce di età2.

All’inizio della mia esperienza di insegnante, ho assegnato i famosi (famigerati?)

compiti a casa come una cosa naturale, li avevo fatti io, li avrebbero fatti anche i miei

alunni. Da alunna non avevo mai riflettuto su cosa e come mi avessero aiutato

maggiormente ad apprendere le lingue straniere, da insegnante invece ho dovuto

ribaltare la prospettiva.

DOMANDA? Anche per voi è stato importante riflettere sulla vostra duplice

posizione: di alunni prima, e di insegnanti poi? Vi ha aiutato questa riflessione

dicotomica? In che modo?

Ben presto quindi mi sono accorta di come fosse indispensabile interrogarsi sulla validità ed

efficacia dei compiti a casa e su come fosse importante modificarli ed adattarli a seconda

del target a cui si rivolgono, e sono giunta alla conclusione che essi possono (vorrei dire

devono) trasformarsi in un potente momento di apprendimento e consolidamento.

Per fare brevemente il punto della situazione, posso citare Antonio Calvani (2013: 96) che,

riassumendo il grande lavoro di ricerca sull’efficacia dei compiti a casa fatto sino ad allora,

scrive: “In breve si sa che essi diventano significativi man mano che si sale nel livello

scolare mentre non risultano efficaci alla scuola elementare”. Continua poi riflettendo sulle

implicazioni di quanto detto e si domanda se a questo punto sarebbe opportuno eliminare

completamente i compiti a casa per gli alunni della scuola elementare e conclude asserendo

che “Si può interpretare questo dato come invito a cambiare il modo di fare i compiti a

casa” (Calvani, 2013: 97). Io parto proprio da qui, ho fatto mio questo invito e voglio

2 Ho insegnato italiano in contesto universitario a giovani adulti e in contesto scolastico ed extrascolastico

a ragazzi dai 12 ai 18 anni.

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condividere con voi insegnanti idee e strumenti che, secondo la mia opinione ed esperienza,

possono rendere i compiti a casa più efficaci ed interessanti.

DOMANDA: Voi come cercate di rendere più efficaci e interessanti i compiti a casa?

2. Gli studenti

Volendo classificare gli alunni in 3 categorie, potrei azzardare queste:

1. Gli “entusiasti”

2. Gli “impercettibili”

3. I “non mi interessa e te lo faccio capire subito”.

Non sorprendentemente ho notato sin da subito come la prima categoria, gli alunni più

motivati ed entusiasti, fossero quelli che svolgevano meglio i loro compiti a casa e che

ne traevano quindi i maggiori benefici nel loro processo di apprendimento. Al contrario

gli esponenti della terza categoria, fortunatamente sempre una piccola minoranza

autoreferenziale, non ne potevano trarre alcun beneficio in quanto non svolgevano

proprio alcun compito. D’altra parte ho notato che la seconda categoria, di gran lunga la

più numerosa, pur eseguendo sempre o quasi sempre i compiti assegnati, non pareva

trarre da essi il beneficio che io invece attendevo.

Così ho cominciato a relazionare l’efficacia dei compiti a casa con la motivazione degli

studenti e l’entusiasmo e l’interesse che dedicano alla lingua che studiano. Non mi

dilungo qui ad aggiungere dettagli a quanto già scritto su questo argomento, ma il tema

delle emozioni nel processo di apprendimento è fondamentale. Un riassunto recente e

piacevolissimo alla lettura è nell’articolo di P. Balboni: Il ruolo delle emozioni di

studente e insegnante nel processo di apprendimento e insegnamento linguistico, edito

nel 2013. Mi limito a citare i punti fondamentali elencati dal Balboni e atti a suscitare

quel sistema di emozioni positive (e inibire al contrario quelle negative) che favoriscono

l’acquisizione di una lingua: gli elementi di novità, bellezza, il favorire il senso di

autostima e infine la fattibilità di un compito e la sua rilevanza. Alla luce di quanto

detto è superfluo far notare come anche i compiti casa, per dare il massimo risultato,

debbano rispondere ai criteri di cui sopra. Se anche la maggior parte degli studenti

svolgono quindi i loro compiti a casa, ma li eseguono con svogliatezza e senza reale

partecipazione, senza alcuna emozione, allora non c’è reale apprendimento. O, per dirla

con le parole che Max Scheler attribiusce a Goethe: “Non si impara a conoscere se non

ciò che si ama, e quanto più profonda e completa ha da essere la conoscenza, tanto più

forte, energico e vivo deve essere l’amore, anzi la passione”.

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Alla luce di tutto questo, è quindi indispensabile assegnare compiti a casa stimolanti,

che stuzzichino la creatività, la propensione alla bellezza e all’autonomia. E allora cosa

più della tecnologia può venire in nostro soccorso?

Dato che questo articolo descrive l’esperienza pratica che ho proposto alle Giornate di

Formazione, voglio condividere con voi esempi pratici e strumenti che ho realmente usato

in classe per rendere i compiti a casa dei miei studenti più motivanti, e quindi più efficaci.

Partiamo dalle abilità di produzione, sia scritta che orale. Le abilità di produzione sono

le prime con cui ho sperimentato le pressoché infinite possibilità di uso che ci offre la

tecnologia. Convinta che scrivere aiuti a pensare, e che quindi esercitare l’abilità di

produzione scritta possa incentivare anche la capacità di produzione orale, questi sono i

primi strumenti con cui ho iniziato il mio viaggio di insegnante 2.0.

3. Le abilità di produzione

3.a. La produzione scritta

FORUM

Forum di classe3: Inizio dallo strumento più semplice che uso: il forum all’interno del

sito che ho creato per i miei gruppi di primo corso4 e secondo corso

5 all’università

grazie al sito weebly, un generatore di siti web che trovo facile ed intuitivo. Il

meccanismo è semplice: anziché chiedere agli studenti di scrivere una composizione per

poi consegnarla/inviarla via mail o attraverso la piattaforma Blackboard in uso

all’Università di Cipro, invito gli alunni ad iscriversi al forum della loro classe (ogni

classe ha un forum diverso) e “postare” l’esercizio al di sotto di quello di un compagno.

Nel caso in esame l’obiettivo è presentarsi alla classe6. Questa è un’attività che

propongo al secondo livello, niente di particolarmente innovativo, ma rompe la

consuetudine dell’esercitazione scritta a casa e crea quell’elemento di novità che, come

detto prima, ha un effetto benefico sull’apprendimento.

DOMANDA: Voi usate i forum con le vostre classi? In che modo? Li considerate utili?

3 http://italiano076ucy.weebly.com/forum.html#/

4 http://italiano075ucy.weebly.com/

5 http://italiano076ucy.weebly.com/

6 Qui il link all’esercizio proposto: http://italiano076ucy.weebly.com/forum.html#/20140606/1-esercizio-

presentiamoci-e-parliamo-del-nost-3990990/page2/

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LINOIT

Linoit7: Anche questo strumento, come il precedente, è un tool conosciuto già a molti e

che personalmente trovo intuitivo ed accattivante. Ho spesso usato questo strumento per

stimolare la produzione scritta a partire da un’immagine significativa per gli studenti.

Qui presento solo la foto della schermata dell’esercizio in quanto accessibile solo agli

autori. È un esempio d’uso per il lessico delle opere d’arte, tema che ho trattato

all’università con gli studenti del secondo livello.

Figura 1: Esempio.

DOMANDA: Avete mai usato lo strumento Linoit? In che modo? Quale è stato lo

spunto per far attaccare ai vostri studenti i famosi post-it?

3.b. La produzione orale

Se scrivere serve a parlare meglio, allora anche l’abilità di produzione orale deve

trovare i suoi validi strumenti per poter essere esercitata a casa. Qui entriamo però in un

campo minato in quanto bisognerà prima di tutto vincere le reticenze degli studenti a

parlare pubblicamente ed ad esporsi in modo diretto.

VOICETHREAD

Voicethread8: Strumento conosciuto e usato da tanti insegnanti attraverso il quale si può

esercitare la produzione orale grazie a semplici registrazioni audio o più coinvolgenti

registrazioni video! Io uso questo tool sia con gli studenti del primo corso che con quelli

7 http://linoit.com/home

8 https://voicethread.com/

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del secondo, differenziando ovviamente il compito e le modalità di esecuzione per dare

un senso di continuità ma anche di avanzamento nell’apprendimento dell’italiano.

Per il primo corso l’esercizio9 ha come tema la descrizione della propria abitazione e gli

studenti potranno usare gli elementi linguistici (strutture e vocabolario) appresi in classe

e rinforzare così il loro aprendimento. Per rispetto della privacy non riporto il link alla

pagina con l’esercizio descritto, limitandomi a presentare solo un’immagine della

schermata così come la vedono gli studenti.

Figura 2: Esempio

Voglio invece riportare due esempi di esercitazione linguistica orale eseguiti a casa, uno

classificabile nella media10

e l’ altro decisamente eccezionale11

.

Al secondo corso è richiesto un “salto di qualità” e gli studenti passano da un audio

dove verosimilmente leggono il testo che hanno preparato, a un video dove devono

cercare di parlare a ruota libera e raccontare brevemente la loro vita. Qui vi presento

l’immagine di come si presenta l’esercizio sulla piattaforma Voicethread e la

descrizione dell’esercizio da me postata sulla stessa piattaforma12

. Con il premesso

dell’autrice del video, allego anche l’esercizio realizzato dalla studentessa Despina in

risposta al thread lanciato nell’esercizio13

.

9 È consultabile qui: https://drive.google.com/open?id=1NOjQMsXY6ATrF86cEORQPksz9H1P8EOi

10 Qui il link: https://drive.google.com/open?id=1MCY311-CTJst5TAaT1F424xI7tcPXdL9

11 qui il link: https://drive.google.com/open?id=1blYcZQW38e7UROcu5FwHhTzBxh4yU4x4

12 https://drive.google.com/open?id=1c4Ic9rwICKHygn8N8fyaM1cNVrsWeMvp

13 https://drive.google.com/open?id=0B2mtjFIDgkA5V3FyV0pkSmUtMkYyQkEwX2owZFUyWGU0cENJ

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Figura 3: Esempio

DOMANDA: Avete mai usato Voicethread? In che modo? Per esercitare quale abilità e

quale tema?

4. Le abilità di comprensione

4.a. La comprensione orale

“La parola bisogna prima imparare ad accoglierla bene per poterla poi pronunciare”,

diceva Plutarco invitando a imparare ad ascoltare prima di parlare. È evidente come le

abilità di produzione siano intrinsecatamente legate a quelle di comprensione ed anche

queste abilità vadano quindi coltivate con la stessa cura.

Anche in questo campo la tecnologia può essere di aiuto agli insegnanti e ci sono molti

strumenti in rete che si possono usare per migliorare le abilità di comprensione.

EPUZZLE

EdPuzzle14

: Questo è uno strumento che trovo molto interessante e che permette di pescare

nel mare dei materiali audiovisuali più o meno autentici e di creare esercizi su misura per i

nostri studenti.

Questo strumento è abbastanza nuovo anche per me perché mi sono avvicinata

recentemente alla sperimentazione tecnologica a favore delle abilità di comprensione. Qui

provo a dare un esempio di come si possa esercitare la comprensione orale creando un

piccolo quiz a risposte chiuse che si autocorregge e che può aiutare gli studenti a migliorare

14

https://edpuzzle.com/

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le loro abilità di ascolto e in più venendo un po’ a conoscere, allo stesso tempo, una famosa

città italiana15

.

DOMANDA: Avete mai usato EdPuzzle per esercitare la ricezione orale? In che

modo? Potreste pensare ad altri usi?

4.b. La comprensione scritta

Ho voluto provare a usare lo stesso strumento, EdPuzzle, anche per stimolare l’abilità di

comprensione scritta e per farlo ho usato un cortometraggio molto suggestivo e ricco di

significato, ma totalmente privo di dialoghi. Quello che chiedo agli studenti è di capire

il video che stanno guardando e di comprendere le domande e i commenti che leggono

nel quiz che propongo loro16

. Con un piccolo finale a sorpresa, perché le abilità come

sappiamo non funzionano a compartimenti stagni.

DOMANDA: Avete mai usato EdPuzzle per esercitare la ricezione scritta? Vi sembra

uno strumento efficace per allenare la comprensione scritta? Potreste pensare ad altri

modi di usarlo per questa abilità?

5. Una componente pragmatica: la competenza culturale.

Infine, per testare la versatilità di questo strumento, ho voluto provare ad applicarlo

anche al concetto di competenza culturale e ho pensato che una componente importante

della lingua italiana come la componente gestuale17

.

DOMANDA: Avete mai usato un programma di questo tipo per lavorare sulla

competenza culturale? Vi sembra uno strumento efficace?

BIBLIOGRAFIA

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apprendimento e insegnamento linguistico.”, EL.LE, v. 2, n. 1, pp. 7-30. Disponibile su:

http://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/riviste/elle/2013/1/il-ruolo-delle-emozioni-di-

studente-e-insegnante-n/ [01/04/2018].

Balboni P. E. (2014). Didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera, Torino:

Loescher/Bonacci.

15

Ecco il link: http://italiano075ucy.weebly.com/comprensione-orale.html 16

https://edpuzzle.com/media/5934adeaa563392760b8f990 17

Questo è il risultato: http://italiano075ucy.weebly.com/competenza-culturale.html.

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formare/article/view/13259 [01/04/2018]

Caon, F. (2006). “La glottodidattica ludica: fondamenti, natura, obiettivi”, InIT, n.19, pp. 2-6.

Perugia: Guerra. Disponibile su: http://www.guerraedizioni.com/initonline/pdf/init19.pdf

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SITOGRAFIA

https://www.weebly.com/

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https://voicethread.com/

https://edpuzzle.com/

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ISBN 978-9925-553-13-6

Le II Giornate di Formazione per Insegnanti di Italiano L2/LS a Cipro hanno avuto

luogo i giorni 9 e 10 giugno 2017 nel nuovo campus dell’Università di Cipro.

Sono state organizzate dalla Sezione di Italiano del Centro Linguistico dell’Università

di Cipro e hanno contato sulla collaborazione dell’Ambasciata d’Italia a Nicosia,

dell’Ambsciata di Svizzera a Cipro, del comitato della Società Dante Alighieri di Cipro

e dell’Associazione Insegnanti della Lingua Italiana – Cipro.

ORGANIZZA:

COLLABORANO:

CON IL BENESTARE DEL:

Ministero dell’Educazione e della Cultura di Cipro