ir na CAASS - Rivista Inarcassa · 2019. 3. 8. · tratte dal volume a cura di Yukio Futagawa, Zaha...

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Editoriale 11 Riprenderci il lavoro, garantire la previdenza, salvare l’ambiente/ PAOLA MURATORIO Previdenza 15 Il Bilancio Consuntivo 2010 18 Lo scenario previdenziale 24 La gestione previdenziale e assistenziale 30 Sanzioni soft e incentivi per la regolarizzazione spontanea/ TERESA PITTELLI 31 Posta Elettronica Certificata/ ORLANDO BIANCHI 33 Costruiamo insieme ai giovani il welfare del futuro/ LUISELLA GARLATI 36 Dich on line obbligatoria/ FABRIZIO FIORE Professione 38 Facciamo la nostra parte/ CLAUDIO GUANETTI 41 Intervista a Leopoldo Freyrie/ EMANUELE NICOSIA Inserto 47 Guida alla Dichiarazione Telematica Professione 55 Squilibri!/ ANGELO RAFFAELE GALLI 59 Il nuovo nel vecchio/ ANTONIO CROBE 60 Fisco e professione/ SALVATORE GIORDANO 64 La voce dei sindacati 66 Professioni tecniche insieme per rilanciare la crescita del Paese/ TERESA PITTELLI Attività organi collegiali 67 A CURA DI NICOLA CACCAVALE Spazio aperto 68 A CURA DI MAURO DI MARTINO Argomenti 70 Itinerari/ A CURA DI PAOLO CAGGIANO 74 Il Vasari/ SIMONA ESSENI Aggiornamento informatico 76 Le risorse in rete: strumenti e consigli/ A CURA DI MARCO AGLIATA Terza pagina 80 L’ombelico di Venere, parliamo del tortellino/ VITTORIO CAMERINI 84 Stephan Micus/ PAOLO DE BERNARDIN T r i m e s t r a l e della Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti i r na C A SS A Anno 39 luglio-settembre 2011 i r na C A SS A Direttore responsabile Ing. Tiziano Suffredini Direttore di redazione Arch. Emanuele Nicosia Comitato di redazione Arch. Paolo Caggiano Arch. Vittorio Camerini Ing. Riccardo Capello Ing. Sergio Clarelli Arch. Antonio Crobe Arch. Giuseppe Drago Arch. Giampaolo Dusi Arch. Maria Pia Irene Fiorentino Arch. Angelo Raffaele Galli Per Inarcommunity Ing. Aristide Croce Arch. Luca Pregliasco Arch. Cinzia Prestifilippo Arch. Silvia Vitali Coordinamento redazionale e segreteria di redazione Tiziana Bacchetta e-mail: [email protected] Direzione e amministrazione Via Salaria, 229 • 00199 Roma La collaborazione a Inarcassa, su argomenti di natura previdenziale o che interessano la libera professione, è aperta a tutti gli iscritti agli Albi professionali di ingegnere o architetto. Gli articoli e le note firmate esprimono l'opinione dell'autore e non impegnano l'Editrice e la redazione. Realizzazione, composizione e stampa Maggioli Editore • Rimini Viale Vespucci, n. 12/n Progetto grafico Giuseppe Mazzotti Redazione Marco Agliata Corrado Corradi Paolo De Bernardin Mara Marincioni Pubblicità PUBLIMAGGIOLI • Divisione pubblicità di Maggioli Editore S.p.A. Sede via F. Albani, 21 - 20149 Milano tel. 02/48545811 fax 02/48517108 Sede operativa via del Carpino 8/10 Santarcangelo (RN) tel. 0541/628439 • fax 0541/624887 Editrice Via Salaria, 229 • 00199 Roma Tel. 06/852741 • Fax 06/85274435 Internet: http://www.inarcassa.it Aut. del Tribunale di Roma n. 15088 del 10 maggio 1973 Pubblicazione inviata a tutti gli ingegneri e gli architetti iscritti e pensionati di Inarcassa nonché ai non iscritti in possesso di Partita Iva. La tiratura di questo numero è di 278.500 copie. SECONDO DUEMILA DUEMILAUNDICI

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Editoriale

11 Riprenderci il lavoro, garantire la previdenza, salvare l’ambiente/ PAOLA MURATORIO

Previdenza

15 Il Bilancio Consuntivo 201018 Lo scenario previdenziale24 La gestione previdenziale e assistenziale30 Sanzioni soft e incentivi per la regolarizzazione spontanea/ TERESA PITTELLI

31 Posta Elettronica Certificata/ ORLANDO BIANCHI

33 Costruiamo insieme ai giovani il welfare del futuro/ LUISELLA GARLATI

36 Dich on line obbligatoria/ FABRIZIO FIORE

Professione

38 Facciamo la nostra parte/ CLAUDIO GUANETTI

41 Intervista a Leopoldo Freyrie/ EMANUELE NICOSIA

Inserto

47 Guida alla Dichiarazione Telematica

Professione

55 Squilibri!/ ANGELO RAFFAELE GALLI

59 Il nuovo nel vecchio/ ANTONIO CROBE

60 Fisco e professione/ SALVATORE GIORDANO

64 La voce dei sindacati66 Professioni tecniche insieme per rilanciare la crescita del Paese/ TERESA PITTELLI

Attività organi collegiali

67 A CURA DI NICOLA CACCAVALE

Spazio aperto

68 A CURA DI MAURO DI MARTINO

Argomenti

70 Itinerari/ A CURA DI PAOLO CAGGIANO

74 Il Vasari/ SIMONA ESSENI

Aggiornamento informatico

76 Le risorse in rete: strumenti e consigli/ A CURA DI MARCO AGLIATA

Terza pagina

80 L’ombelico di Venere, parliamo del tortellino/ VITTORIO CAMERINI

84 Stephan Micus/ PAOLO DE BERNARDIN

T r i m e s t r a l edella Cassa Nazionale

di Previdenza ed AssistenzaIngegneri ed Architetti

Liberi Professionisti

i rna C ASSA

Anno 39luglio-settembre

2011

i rna C ASSA

Direttore responsabileIng. Tiziano SuffrediniDirettore di redazioneArch. Emanuele NicosiaComitato di redazioneArch. Paolo CaggianoArch. Vittorio CameriniIng. Riccardo CapelloIng. Sergio ClarelliArch. Antonio CrobeArch. Giuseppe DragoArch. Giampaolo DusiArch. Maria Pia Irene FiorentinoArch. Angelo Raffaele GalliPer InarcommunityIng. Aristide CroceArch. Luca PregliascoArch. Cinzia PrestifilippoArch. Silvia VitaliCoordinamento redazionale e segreteria di redazioneTiziana Bacchettae-mail: [email protected]

Direzione e amministrazioneVia Salaria, 229 • 00199 RomaLa collaborazione a Inarcassa, su argomenti di naturaprevidenziale o che interessano la libera professione, è apertaa tutti gli iscritti agli Albi professionali di ingegnere o architetto.Gli articoli e le note firmate esprimono l'opinione dell'autoree non impegnano l'Editrice e la redazione.

Realizzazione, composizione e stampaMaggioli Editore • RiminiViale Vespucci, n. 12/nProgetto graficoGiuseppe MazzottiRedazioneMarco AgliataCorrado CorradiPaolo De BernardinMara MarincioniPubblicitàPUBLIMAGGIOLI • Divisione pubblicitàdi Maggioli Editore S.p.A.Sedevia F. Albani, 21 - 20149 Milanotel. 02/48545811fax 02/48517108Sede operativavia del Carpino 8/10 Santarcangelo (RN)tel. 0541/628439 • fax 0541/624887

Editrice

Via Salaria, 229 • 00199 RomaTel. 06/852741 • Fax 06/85274435Internet: http://www.inarcassa.itAut. del Tribunale di Roman. 15088 del 10 maggio 1973

Pubblicazione inviata a tutti gli ingegneri e gli architetti iscritti epensionati di Inarcassa nonché ai non iscritti in possesso di Partita Iva.

La tiratura di questo numeroè di 278.500 copie.

SECONDODUEMILADUEMILAUNDICI

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iZaha Hadid

Le illustrazioni di questo numero sonotratte dal volume a cura di YukioFutagawa, Zaha Hadid Recent Project,A.D.A. Edita, Tokio 2010.

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ZAHA M. HADID

Zaha M. Hadid nasce a Baghdad nel 1950, la sua formazionecome architetto avviene a Londra, alla Architectural Association

School of Architecture, dove si laurea con lode nel 1977.Dopo la laurea entra a far parte dell’OMA (Office for

Metropolitan Architecture) con Rem Koolhaas ed Elia Zenghelis.In seguito inizia a insegnare alla Architectural Association, alla

Graduate School of Design dell’Università di Harvard e allaSchool of Architecture di Chicago. Attualmente è professore

all’Università di arti applicate di Vienna.La sua attività professionale affronta il discorso progettuale in

maniera globale, spaziando dall’intervento urbano a grande scalaal design industriale e alla creazione di oggetti di arredamento.

La fama di Zaha Hadid è legata soprattutto all’originalità deiprogetti realizzati, che sono stati accolti con straordinario favore

dal pubblico e dagli esperti.Il suo primo edificio è un complesso residenziale realizzato a

Berlino nel 1986, al quale segue la Stazione dei vigili del fuocoper il Campus Vitra e il padiglione LF One a Weil am Rhein, in

Germania (1993-1999). Le sue opere illustrano un’intensa ricercalinguistica ed espressiva come appare evidente nel padiglione

video-musicale a Gröningen in Olanda e nel bar-ristoranteMoonsoon a Sapporo in Giappone (1989-90). Altri noti progettirealizzati sono: il Centro per l’arte contemporanea a Cincinnaty

(1997-2003), il ponte Sheikh Zayed per l’isola di Abu Dhabi(1997-2010) il MAXXI - Museo nazionale per le arti del XXI

secolo a Roma (1998-2010), l’edificio centrale della BMW a Lipsia(2001-05), il Museo dei trasporti Riverside a Glasgow (2004-10),

il Centro acquatico sportivo a Londra (2005-11).Hadid ha partecipato a moltissime competizioni internazionali,contribuendo ad ampliare la visione tradizionale del disegno

architettonico. Tra i progetti vincenti in corso di realizzazione: ilTeatro dell’opera e centro culturale a Dubai (2006-), il Museo e

centro polifunzionale a Reggio Calabria (2007-), il Centroculturale polifunzionale Heydar Aliyev di Baku (2007-) e ilCentro culturale Darat King Abdullah II di Amman (2008-).

La ricerca artistica di Zaha Hadid è caratterizzata da un senso dileggerezza, dissonanza, e asimmetria. Nelle sue realizzazionidomina il vuoto e la mancanza di limite: lo spazio viene fram-

mentato e ricostruito creando composizioni inedite, in sintoniacon lo spirito e di straordinaria originalità.

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Sono tante le novità di cui parlare inquesto breve editoriale.Riprenderci il lavoro, garantire la previdenza,

salvare l’ambienteEdito

rial

e

Economia stagnante, crescita prossima allo zero, settore delle costruzioni fermo. I numeri che arrivano dai piùrecenti studi e dalle principali analisi economiche ci parlano di un pesante ritardo della crescita in Italia,anche rispetto ai paesi dell’Unione europea.Purtroppo, questa situazione non è astratta, come ognuno di noi sa bene, ma si ripercuote anche sul lavoro e lavita di ogni giorno, in quanto esiste un rapporto molto stretto tra crisi economica nazionale, stallodell’industria delle costruzioni e riduzione dell’occupazione per i nostri iscritti, con conseguenze negative suiredditi medi e sul risparmio pensionistico.

La nostra missione ci spinge a voler reagire a questo stato di cose. E’ per questo che Inarcassa e le altre Casse deiprofessionisti tecnici, insieme ai Consigli nazionali di appartenenza (architetti, ingegneri, geometri, peritiindustriali, dottori agronomi e forestali, geologi e chimici), hanno deciso di unirsi, proponendo direttamente algoverno e al parlamento soluzioni in grado di rilanciare il mercato delle infrastrutture e dei serviziprofessionali dell’area tecnica, con un’attenzione anche alle tematiche ambientali e alle innovazioni in campoecologico.

Abbiamo avviato nelle scorse settimane un laboratorio di idee e proposte comuni, tra le quali c’è la costituzionedi un “centro di interesse economico” per la progettazione e il finanziamento di opere pubbliche e private.Stiamo pensando anche all’adozione di processi di sburocratizzazione e semplificazione della macchinaamministrativa. E infine a iniziative volte a costruire qualità in ogni processo formativo e professionale, perchéla qualità deve diventare l’asset strategico per la crescita italiana, e le professioni tecniche possono e devonofarsi carico di questo percorso.Tra gli studi già in cantiere, c’è la ricognizione delle dimensioni delle professioni tecniche in Italia, che servirà adare contezza del nostro peso decisivo all’interno delle forze produttive del Paese.

Abbiamo deciso di non utilizzare vecchie logiche di lamentela e rivendicazione, ma un sistema di propostaattiva e collaborazione efficace con le istituzioni e la pubblica amministrazione. In autunno saranno presentatial governo, al parlamento e al pubblico studi e progetti concreti.In un clima di collaborazione e intesa generale, mettendo da parte rivalità ormai anacronistiche sulle rispettivecompetenze, le Casse e i Consigli nazionali dei professionisti dell’area tecnica vogliono lavorare insieme perassicurare sostenibilità lavorativa, previdenziale e ambientale al Paese, ai propri iscritti e ai giovani che siaffacciano sul futuro.

Paola Muratorio

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Il 2010 è stato un anno di grandi cambiamentiper Inarcassa: i Ministeri hanno approvato laRiforma per la sostenibilità, gli Organi Colle-giali sono stati rinnovati e sono state poste lebasi per iniziative ad ampio respiro che do-vrebbero trovare concreta realizzazione inquesto 2011 e negli anni immediatamentesuccessivi.Le elezioni per il rinnovo del Comitato Nazio-nale dei Delegati, indette il 22 ottobre 2009, sisono svolte tra marzo e giugno del 2010. Ilnumero dei delegati eletti per il quinquennio2010-2015 è salito a 227 rispetto ai 219 dele-gati del precedente quinquennio. Il nuovoComitato Nazionale dei Delegati si è insediatoufficialmente il 25 giugno 2010 ed ha eletto,nel corso della stessa assemblea, gli 11 compo-nenti del Consiglio di Amministrazione ed idue rappresentanti del Collegio dei Revisoridi sua competenza. Nella riunione del 2 lu-glio, il nuovo Consiglio di Amministrazione hanominato Presidente l’Arch. Paola Muratorio,Vice-Presidente l’Arch. Giuseppe Santoro ecomponenti della Giunta esecutiva l’Ing. Ni-cola Caccavale, l’Ing. Franco Fietta e l’Ing.Claudio Guanetti.Con il Decreto Interministeriale del 5 marzo2010, è divenuta operativa la Riforma per lasostenibilità della Cassa, deliberata dal Comi-tato Nazionale dei Delegati a giugno e lugliodel 2008. A seguito della prolungata fase istrut-toria, i Ministeri Vigilanti hanno chiesto larimodulazione delle decorrenze delle misureintrodotte; il Comitato, a marzo 2010, ha deli-berato l’entrata in vigore della Riforma inmaniera graduale, a partire dal 2010, e di dare

Il Bilancio Consuntivo 2010

effetto alla modifica relativa all’aumento del-l’aliquota di contribuzione integrativa a parti-re dal 1° gennaio 2011.È questo, quindi, il primo bilancio che benefi-cia degli effetti positivi della Riforma, cheentrerà pienamente a regime nei prossimianni. Nell’esercizio 2010, l’impatto è ancoracontenuto perché gli effetti sono limitatati allemodifiche, peraltro anche con effetti di segnoopposto, della misura del contributo minimosoggettivo ed integrativo e del riconoscimen-to di ulteriori agevolazioni contributive per igiovani iscritti. Gli effetti della Riforma diven-teranno più evidenti nei conti del bilancio2011, come riflesso dei maggiori contributilegati alla prima fase di aumento dell’aliquota

soggettiva dal 10% all’11,5% (14,5% a regime,nel 2013). L’aumento dell’aliquota del contri-buto integrativo al 4% troverà applicazione suifatturati IVA prodotti nel 2011 e quindi suiconti del 2012.Lo scenario economico che fa da sfondo alBilancio consuntivo 2010 continua ad esserecondizionato dalla peggiore crisi economica efinanziaria che ha colpito l’economia mondialedal dopoguerra a oggi. Nel 2010 l’attività pro-duttiva ha ripreso a crescere, ma sono ancoramolte le incognite e le incertezze che gravanosull’economia e la finanza mondiale, a partiredai debiti e dai disavanzi di bilancio di quasitutte le economie più avanzate. Solo il ritornoa tassi di crescita più sostenuti, come ha ricorda-

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Fig. 1 – Margine gestione caratteristica (Primo Margine) 2002-2010○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

(euro/000)

Gli effetti positividella Riforma Inarcassa

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to di recente il Governatore della Banca d’Italia,permetterà di contenere questi rischi e di risol-vere il problema sociale della disoccupazione,in particolare di quella giovanile.I contraccolpi della crisi sono risultati partico-larmente pesanti per il nostro paese: nel 2009il Pil è crollato del 5,2% (dopo che si eraridotto dell’1,3% nel 2008); la contrazione èdel 6,5% nei due anni e il Governo stima chesolo nel 2014 il Pil tornerà sui livelli pre-crisidel 2007.Questi numeri si sono tradotti in una riduzio-ne ancor più accentuata dei redditi dellanostra categoria, dal momento che la crisi haavuto origine proprio dal comparto immobi-liare, determinando un secca riduzione degliinvestimenti e delle attività sul mercato sot-tostante. Dopo la contrazione dell’1,5% in-tervenuta nel 2008, i dati definitivi evidenzia-no per il 2009 una contrazione del redditomedio della categoria del 7,6%; per gli Archi-tetti la contrazione sfiora il 10% mentre siriduce al 6% per gli Ingegneri, meno colpitidalla crisi per effetto di una minore esposi-zione media nei confronti del settore immo-biliare.L’altro fattore che ha influenzato i risultati diesercizio è legato all’evoluzione dei mercatifinanziari nel 2010. Al crollo registrato nel2008, aveva fatto seguito, a partire dal secon-do trimestre del 2009, uno straordinario rim-balzo delle quotazioni e dei rendimenti sututti i principali mercati finanziari, di cui an-che Inarcassa aveva tratto beneficio; nel 2010si è assistito ancora a una crescita dei mercatima a ritmi più contenuti rispetto al 2009.Il bilancio 2010 evidenzia, di conseguenza,un avanzo economico di 443.873.235 euro,in flessione rispetto al 2009 a riflesso delledinamiche sopra descritte.In particolare, dal lato delle entrate contribu-tive i modesti effetti positivi dovuti alla Rifor-

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ma si contrappongono a quelli negativi legatialla contrazione del reddito medio, solo par-zialmente attenuati dal favorevole andamen-to degli iscritti (in aumento del 4,1% rispettoal 2009); viceversa, dal lato delle uscite, icosti del servizio risultano in crescita(+5,9%), per effetto principalmente di un

ulteriore incremento della spesa previden-ziale (pari a oltre l’8%), in linea con le previ-sioni dell’ultimo bilancio tecnico della Cas-sa.Il decremento del risultato di esercizio, èaltresì fortemente influenzato da minori ri-prese di valore sul patrimonio mobiliare,

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Tab. 1 – Bilancio per Grandi Aggregati

CONTO ECONOMICO PER GRANDI AGGREGATI, 2009 e 2010importi in euro Consuntivo 2009 Consuntivo 2010 Variazione %Proventi del servizio 758.175.954 728.000.783 -4,0Costi del servizio -375.985.647 -398.356.786 5,9Proventi ed oneri finanziari, rettifichedi valore e partite straordinarie 263.014.123 125.094.123 -52,4

Imposte dell’esercizio -10.845.858 -10.864.885 0,2Avanzo economico 634.358.572 443.873.235 -30,0

STATO PATRIMONIALE PER GRANDI AGGREGATI, 2009 e 2010importi in euro Consuntivo 2009 Consuntivo 2010 Variazione %Immobilizzazioni 2.802.423.944 2.983.957.339 6,5 - Immobili 706.401.245 712.375.905 0,8 - Titoli 2.066.236.827 2.251.648.342 9,0 - Altro 29.785.872 19.933.092 -33,1Attivo circolante 2.218.304.913 2.483.763.560 12,0 - Titoli, liquidità e crediti verso banche 1.735.948.149 2.039.251.895 17,5 - Altro 482.356.764 444.511.665 -7,8Altre attività (Ratei e risconti) 15.694.765 18.197.075 15,9Totale attività 5.036.423.623 5.485.917.975 8,9Patrimonio netto 4.961.393.244 5.405.266.479 8,9Fondi e debiti 74.945.028 80.651.496 7,6Altre passività 85.351 - -Totale passività 5.036.423.623 5.485.917.975 8,9

CONSISTENZA DEL PATRIMONIO INVESTITO E RENDIMENTO CONTABILE LORDO, 2009 e 2010

importi in euro Consuntivo 2009 Consuntivo 2010 Rendimento2010 (%)

TOTALE PATRIMONIO 4.508.586.221 5.003.276.142 3,67PATRIMONIO IMMOBILIARE 706.401.245 712.375.905 5,77PATRIMONIO MOBILIARE 3.802.184.976 4.290.900.237 3,29 - Monetario 437.903.094 306.269.726 1,02 - Obbligazionario 1.336.030.974 1.488.721.125 3,57 - Azionario 920.935.470 1.084.322.330 6,69 - Alternativi 1.107.315.438 1.411.587.056 0,90

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quale effetto di stabilizzazione nel recuperodei corsi rispetto alle svalutazioni operatenel 2008: il bilancio 2009 ha beneficiato diun forte recupero di valore rispetto alle sva-lutazioni operate sul patrimonio mobiliarenel corso del 2008; tale recupero di valore siè manifestato ancora nel 2010, in misuraovviamente inferiore in quanto in larga partegià acquisito nell’anno precedente.La gestione caratteristica presenta un margi-ne di 340.057.000 euro, anch’esso in flessio-ne rispetto a quello dell’anno precedente,per le cause già illustrate, legate all’anda-mento negativo delle entrate contributive e

all’incremento delle uscite previdenziali.I proventi ed oneri finanziari, comprensividelle rettifiche di valore e partite straordina-rie, hanno registrato un valore positivo di125.094.113 euro, inferiore ai 263.014.123euro del precedente esercizio.Il patrimonio netto di Inarcassa è pari, alla finedel 2010, a 5.405.266.479 euro, in aumentodell’8,9% rispetto al 2009. Questo valore su-pera largamente il limite minimo impostodall’art. 6 dello Statuto, assicurando un rap-porto di copertura pari a 18,60 contro il 18,43del precedente bilancio.Quanto al patrimonio complessivo la compo-

nente immobiliare, riportata al costo storico alnetto del fondo ammortamento, rappresentail 14% del patrimonio totale.Il rendimento lordo del patrimonio immobi-liare è stato del 5,77%, quello del patrimoniomobiliare del 3,29%. Il rendimento complessi-vo del patrimonio di Inarcassa si è attestato al3,67% lordo.

Il Bilancio consuntivo 2010, i cui risultatisono raccolti per grandi aggregati nella tab.1,è stato esaminato e approvato dal Comitatonazionale dei delegati nell’adunanza del23-24 giugno 2011.

•Galaxy Soho,Pechino, Cina, 2009.

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La recente crisi economico-finanziaria ha po-sto ancor più in evidenza il tema dell’adegua-tezza delle prestazioni previdenziali, che èandato assumendo, sia nel dibattito europeosia in quello nazionale, una rilevanza almenopari a quella della sostenibilità finanziaria.Il peggioramento delle condizioni del merca-to del lavoro, in termini di occupazione e direddito disponibile, ha infatti effetti negativi,non solo sulla tenuta finanziaria della previ-denza di I pilastro, ma anche sulla sua capacitàdi fornire risorse adeguate per un tenore divita dignitoso nella fase di quiescenza. Lamaggiore flessibilità del lavoro e la presenza dicarriere “discontinue”, unitamente a redditibassi, determinerà, soprattutto per i giovaniche riceveranno pensioni di tipo contributivo,trattamenti di importo modesto e non adegua-ti a coprire i diversi bisogni della vecchiaia.La crisi finanziaria ha avuto effetti anche sullaprevidenza complementare di II pilastro esulla sua capacità di offrire un’effettiva inte-grazione alla pensione di I pilastro, sia per lavolatilità dei mercati finanziari (che può ridur-re il montante accumulato), sia per il peggio-ramento delle condizioni lavorative (che nonfavorisce un’accumulazione adeguata di ri-sparmio a fini previdenziali).Il tema dell’adeguatezza, oltre a quello dellasostenibilità, è stato centrale anche nel dibat-tito che ha interessato le Casse professionali.Questi due importanti temi sono strettamenteconnessi agli sviluppi futuri della libera pro-fessione, in termini di numerosità della plateadi riferimento e di dinamiche reddituali, che aloro volta risentono anche dei cambiamenti in

atto nel mercato del lavoro e nel sistemaeconomico complessivo.A fronte di questi rilevanti mutamenti, il qua-dro normativo della libera professione è rima-sto sostanzialmente invariato: non è interve-nuta, sebbene attesa da tempo, la riformagenerale e organica dell’intero settore; nellefasi di crisi economica, le professioni sonostate escluse da ogni tipo di intervento a lorosostegno, di cui, invece, hanno beneficiato leimprese.Nel dibattito sulla libera professione, inoltre,è stato costante il riferimento, sulla stampa

specialistica o nell’opinione di non pochi eco-nomisti, ai benefici che potrebbero derivareda una maggiore concorrenza in questo setto-re. A questo proposito, si osserva che il mondodelle professioni ha al suo interno situazioniestremamente differenziate (in termini di ac-cesso, mobilità, concorrenza), che richiedonoun’attenta riflessione su istanze generiche diliberalizzazione e di apertura, che sarebberodovute servire alla crescita del mercato.Il “cantiere” delle riforme in campo previden-ziale non appare ancora chiuso, soprattuttocon riferimento alle generazioni più giovani; è

Lo scenario previdenziale

Fig. 1 – I risultati del Bilancio Tecnico al 31/12/2009 (1)

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(ultimo anno con saldo positivo)

(1) Le differenze che si registrano sono anche dovute al fatto che i BT 2003 e 2006 sono stati predisposti adottando un tassodi rendimento reale lordo pari al 3,49%, mentre il BT 2009 adotta un tasso reale lordo del 2,27%, largamente inferiore altetto del 3% richiesto dai Ministeri Vigilanti.Fonte: Bilancio Tecnico di Inarcassa al 31/12/2009

Sostenibilità: il bilancio tecnicodopo la riforma Inarcassa

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importante, al riguardo, l’impegno di tutti gliattori, pubblici e privati, anche in direzione diuna sempre più adeguata cultura previdenzia-le, necessaria a svolgere, in tempo reale, scelteconsapevoli di risparmio in vista della fase diquiescenza.Nel 2010, le Casse sono state interessate daprovvedimenti, fra cui la manovra correttiva,D.L. 78/2010 convertito nella L. 122/2010, cheha aumentato gli oneri autorizzativi in materiaimmobiliare ed esteso ai dipendenti delle Cas-se le restrizioni previste per i dipendenti pub-blici.

Il sistema Inarcassa: sostenibilità eadeguatezza

Il 2010 è stato il primo anno di operativitàdella Riforma di Inarcassa. Le nuove disposi-zioni, come è noto, sono destinate ad entrarepienamente a regime nei prossimi anni, magià nel 2010 hanno evidenziato i primi impat-ti.Oltre alla Riforma, vi sono alcuni recenti prov-vedimenti, in vigore dal 2010 o dagli anniimmediatamente successivi, che influenzeran-no, in positivo, i conti della Cassa; nello speci-fico:• i coefficienti di trasformazione (utilizzatinel calcolo della pensione di tipo contributi-vo): dal 2010 sono entrati in vigore i nuovicoefficienti della L. 247/2007 per le età com-prese fra 57 e 65 anni. Per le età superiori a 65anni, Inarcassa ha elaborato i rispettivi coeffi-cienti, per le prestazioni supplementari rever-sibili, che sono stati approvati dai MinisteriVigilanti a giugno 2010;• le “finestre” di uscita per le pensioni datotalizzazione: dal 2011 la loro decorrenza èprevista 18 mesi dopo la maturazione delrequisito;

• i nuovi coefficienti per riscatti e ricongiun-zioni: deliberati dal Comitato Nazionale deiDelegati di Inarcassa, a marzo 2011, tengonoconto del costante aumento della vita mediadella popolazione.A fine novembre 2010, Inarcassa ha inviato,nel rispetto della normativa di riferimento, ilnuovo Bilancio Tecnico, al 31/12/2009, ai Mi-nisteri Vigilanti. In base alle nuove previsionidi lungo periodo, che scontano gli effetti dellarecente Riforma, la stabilità della gestione, ecioè il saldo totale positivo, è garantita su unorizzonte temporale superiore ai 30 anni, li-mite minimo richiesto dalla normativa vigen-te. In particolare, in base alle nuove ipotesiadottate, il Bilancio Tecnico garantisce unperiodo di positività del saldo totale (cioè ladifferenza fra tutte le entrate e tutte le uscitedel conto economico) fino al 2041 e del patri-monio fino al 2057; il saldo previdenziale,invece, diventa negativo nel 2035 (cfr. fig. 1).Riguardo all’adeguatezza delle prestazioni, itassi di sostituzione, pur in lieve riduzione pereffetto della Riforma, restano su livelli larga-mente soddisfacenti, soprattutto se si guarda,come è corretto fare, al tasso di sostituzionenetto: quest’ultimo, infatti, essendo calcolato

al netto di imposte e contributi, fornisce unamisura effettiva del reddito disponile nellafase di quiescenza (cfr. tab. 1).Nel campo dell’assistenza, è proseguito l’im-pegno di Inarcassa con misure per il sostegnoalla professione, che, in parte, sono già opera-tive: prestiti d’onore, prestiti agevolati agliiscritti, sviluppo del Social Network Inarcom-munity e dell’Organismo per lo sviluppo dellaprofessione di ingegnere e architetto. La Rifor-ma di Inarcassa ha inoltre introdotto, a partiredal 2010, un contributo (0,5% del reddito) peril finanziamento di attività assistenziali, fra cuii servizi socio-sanitari, l’inabilità temporaneae, a tendere, le prestazioni di Long Term Care.

Il sistema delle Casse professionali

Nel 2010, il sistema delle Casse è stato interes-sato, oltre che dal dibattito sulla sostenibilitàe sull’adeguatezza, da alcune novità normati-ve (come, ad esempio, il decreto legge 78/2010).Per verificare gli effetti della crisi finanziaria, laCommissione Parlamentare di controllo degliEnti previdenziali ha concluso nel 2010 l’inda-

Tab. 1 - Tassi di sostituzione: neo-iscritto nel 2010 (1)

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(al lordo e al netto di imposte e contributi, valori %)

Anzianità contributiva30 anni 35 anni

Carriera standardTasso lordo 46,8 59,9Tasso netto 61,2 75,5Carriera elevataTasso lordo 40,3 48,7Tasso netto 51,0 59,7(1) I calcoli sono stati effettuati utilizzando le linee reddituali del Bilancio Tecnico 2009. Il tasso netto è ottenutocome rapporto tra la pensione al netto delle imposte e il reddito finale al netto dei contributi e delle imposte.Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Ricerche

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gine conoscitiva sull’esposizione delle Cassein strumenti ad alto rischio e in particolare intitoli del gruppo Lehman Brothers.L’analisi, che si basa sui dati di fine 2008 (e, inalcuni casi, 2009), è molto dettagliata ma nonpermette di effettuare confronti significativifra le Casse; rendimenti e valori patrimoniali,infatti, risentono di criteri di contabilizzazio-ne differenti, tanto che la stessa Commissioneevidenzia l’opportunità di pervenire a modali-tà uniformi per il loro calcolo, come avviene,per esempio, per i “fondi di investimento o lepolizze”.La Commissione evidenzia che l’esposizionediretta verso Lehman è un fenomeno diffuso,ma di proporzioni contenute (0,8% del patri-monio delle Casse esposte in via diretta); con-siderando anche l’esposizione indiretta (cioègli investimenti di cui Lehman è garante ocontroparte di contratti derivati), che interessasolo quattro Casse, l’esposizione totale sale al3,4%. In questo contesto, Inarcassa presentavaun’esposizione estremamente modesta versoLehman (0,3% del patrimonio).La Commissione sviluppa poi alcune osserva-zioni; in materia di investimenti, in particola-re, emerge il tema della “sicurezza sostenibile”legato all’autonomia delle Casse; sullo sfondosi intravede il tema centrale, che è poi quelloper le Casse di sapersi dotare di un quadro diautoregolamentazione sugli investimenti (im-mobiliari e mobiliari), condiviso con i Ministe-ri Vigilanti.Riguardo al sistema dei controlli, la Commis-sione osserva, inoltre, che “si potrebbe pensa-re in prospettiva” ad un’Authority con funzio-ni regolatorie compatibili sia “con l’autono-mia” delle Casse sia “con l’esigenza di garanti-re la sostenibilità di lungo periodo”.

Le novità normativeCon riferimento al decreto legge 78/2010,

convertito nella legge 122/2010, è stata dataattuazione alla misura sulla gestione del patri-monio immobiliare delle Casse (art. 8, comma15), secondo cui: le operazioni di acquisto evendita di immobili “da parte degli enti pub-blici e privati che gestiscono forme obbligato-rie di assistenza e previdenza” e le operazionidi utilizzo, da parte degli stessi Enti, dellesomme provenienti dall’alienazione degli im-mobili o delle quote di fondi immobiliari,sono subordinate alla verifica del rispetto deisaldi strutturali di finanza pubblica secondoun piano triennale sottoposto all’approvazio-ne tramite decreto del Ministro dell’Economiae delle Finanze, di concerto con il Ministro delLavoro.Al riguardo, il Ministero del Lavoro, a novem-bre 2010, in attesa del perfezionamento del-l’iter del provvedimento attuativo, ha emana-to una Circolare che indicava, in sede di primaapplicazione, il termine del 31 gennaio 2011per presentare il piano triennale, poi proroga-to a metà febbraio.Il successivo Decreto Interministeriale, pub-blicato in Gazzetta Ufficiale a gennaio 2011(D.I. 10/11/2010, G.U. n. 12 del 17/1/2011),prevede che il piano triennale venga presenta-to entro il 30 novembre di ogni anno, specifi-cando che per le Casse privatizzate il piano vaallegato al Bilancio tecnico; entro il 30 giugnodi ciascun anno, gli Enti dovranno comunica-re eventuali aggiornamenti del piano stesso. Ilpiano è approvato entro 30 giorni dalla pre-sentazione con decreto del Ministro dell’Eco-nomia e delle Finanze, di concerto con ilMinistro del Lavoro, salvo per le operazioniche non hanno impatto sui saldi di finanzapubblica, che potranno essere poste in esseredopo 30 giorni dalla comunicazione (in basead un meccanismo di silenzio-assenso). Pur-troppo, i tempi di approvazione previsti nonsono stati rispettati e, ad oggi, non si sa ancora

nulla in merito alla loro approvazione.Il decreto 78/2010 contiene, inoltre, alcunemisure sul trattamento economico del pubbli-co impiego (blocco degli stipendi per il trien-nio 2011-2013, riduzioni delle retribuzionisopra certe soglie), che sono state estese an-che ai dipendenti delle Casse, in quanto ri-comprese, in contrasto con la loro naturagiuridica privata, nell’Elenco Istat delle Pub-bliche Amministrazioni. Questa inclusione, giàcontestata in passato, è oggetto di impugna-zione da parte dell’AdEPP.Nel 2010, inoltre, le Casse e la libera professio-ne sono stati interessati da alcune proposte dilegge: si tratta, tuttavia, di singoli interventi,male coordinati con la normativa vigente, chedelineano un quadro confuso e soprattuttoinadeguato a fronteggiare i reali problemidella professione.I disegni di legge (Damiano e Di Biagio) inter-vengono in tema di previdenza dei professio-nisti (eliminazione doppia imposizione, pos-sibilità di accorpamenti fra Casse, regole con-tabili uniformi, ecc.), anche al fine di perveni-re ad un unico Ente previdenziale per tutti iliberi professionisti. Un’altra proposta riguar-da la Riforma delle professioni regolamentate(Siliquini); fra le misure, è previsto che ilprofessionista stipuli idonea assicurazione peri rischi dell’attività professionale e che i Con-sigli Nazionali possano prevedere forme col-lettive di assicurazione, con oneri a loro cari-co; alcune norme interessano anche le Casse,confermandone l’ “autonomia normativa egestionale”.

Sostenibilità di lungo periodo:le Riforme e i nuovi Bilanci Tecnici

La situazione delle Casse, con riguardo allasostenibilità e all’adeguatezza dei propri siste-

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mi previdenziali, si presenta estremamentedifferenziata, anche dopo l’attuazione, da par-te di molte Casse, delle riforme per la sosteni-bilità. Una prima grande distinzione è fra leCasse che hanno mantenuto, come modalitàdi calcolo prevalente, il metodo retributivo(fra cui Inarcassa) e quelle che sono passate almetodo contributivo (come i commercialisti ei ragionieri).Riguardo alla sostenibilità di lungo periododelle Casse, anche in relazione alla gestionefinanziaria, la Commissione parlamentare dicontrollo degli Enti previdenziali, nell’ambitodella sua recente indagine, effettua una netta

distinzione fra le Casse del decreto 509/94 equelle del decreto 103/96.Per le Casse del 509, il quadro normativo nonfornisce un target di rendimento da prenderea riferimento per gli investimenti. La previsio-ne di alti rendimenti futuri, accompagnata daprevisioni a volte troppo ottimistiche dei con-tributi, “ha sistematicamente comportato, an-che per una normativa di controllo inadegua-ta, promesse pensionistiche decisamente trop-po elevate”. Dinamiche sfavorevoli delle altrevariabili rilevanti per la sostenibilità (iscritti eredditi) possono inoltre comportare una “strut-turale riduzione” del patrimonio; in questi

casi, le Casse devono intervenire ulteriormen-te con adeguate misure dal lato delle entrate(“anche agendo sull’incremento del contribu-to integrativo”) e/o della spesa.La Commissione evidenzia, inoltre, la necessi-tà di un’attenta verifica delle ipotesi assuntenei bilanci tecnici, suggerendo un sistematicoriscontro tra le previsioni e gli effettivi anda-menti delle variabili, con particolare riferi-mento alla redditività del patrimonio e alladinamica attesa dei redditi futuri; riguardo aqueste variabili, è anche necessario verificareche non si riscontrino nelle loro previsioni“crescite ingiustificate” tra un bilancio tecnico

•MAXXI, Museo delle arti del XXI secolo,Roma, 1998-2010.

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e il successivo.Le Casse del 103, che si basano sul metodo dicalcolo “contributivo”, sono invece tenute a“replicare” un rendimento in linea con il PIL,cui sono rivalutati i contributi. A fronte di unasostanziale stabilità finanziaria, presentano unbasso tasso di sostituzione, da migliorare, comeindica la Commissione, anche aumentando ilcontributo integrativo dal 2% al 4% e destinar-lo a fini previdenziali.Al riguardo, si ricorda che è in via di approva-zione un disegno di legge che prevede che leCasse del 103 possano modificare il contribu-to integrativo, fino ad un’aliquota massima del5%; alle Casse del 103 e a quelle del 509, cheadottano il metodo “contributivo”, la propo-sta di legge riconosce la facoltà di destinareparte del contributo integrativo a fini previ-denziali, ossia all’incremento dei montantiindividuali dei contributi.Riguardo ai Bilanci Tecnici, inoltre, alla lucedel nuovo quadro normativo (Decreto Inter-

ministeriale 29/11/2007 e successive Circolariesplicative), le Casse hanno predisposto edinviato, entro lo scorso novembre, i nuoviBilanci Tecnici al 31/12/2009 ai Ministeri Vi-gilanti. Si tratta di un’occasione di “verifica”importante per le Casse, non solo per valutarela portata delle Riforme, ma anche per verifica-re l’impatto della recente crisi economico-finanziaria.

Le tendenze in Europa e Italia:sostenibilità e adeguatezza dopo larecente crisi

La recente crisi economico-finanziaria, comedescritto in precedenza, ha accentuato i pro-blemi di sostenibilità e adeguatezza dei siste-mi previdenziali in tutte le maggiori econo-mie. In questo scenario si inquadra il LibroVerde della Commissione Europea, che sugge-risce un approccio comune europeo alle tema-

tiche previdenziali, soprattutto in tema di:• sostenibilità: da realizzare, dove necessa-rio, non solo con nuovi e tempestivi interventisulle pensioni, ma anche con misure di piùampio respiro a sostegno di crescita e occupa-zione;• adeguatezza: da realizzare anche con unmaggior ricorso alla previdenza integrativa.• garanzie, trasparenza e informazione, fa-vorendo l’educazione previdenziale e finan-ziaria.Aspetto centrale, su cui il Libro Verde ponel’accento per risolvere i problemi sia di soste-nibilità sia di adeguatezza, è l’allungamentodella durata della vita attiva, che garantireb-be pensioni più alte (per la maggior anzianitàcontributiva) e sistemi più sostenibili (per lariduzione dei flussi di pensionamento attesi).I paesi europei si sono già mossi in questadirezione: fra il 2001 e il 2008, l’età effettivaalla pensione è aumentata di oltre 2 anni inSpagna e Olanda e di circa 1 anno in Francia,

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Fig. 2 – Confronti europei: alcuni indicatori

a) Tasso di sostituzione lordo, 2007-2060 (1) (valori %) b) Età al pensionamento - dipendenti (in anni)

(1) I calcoli tengono conto di un lavoratore dipendente, con un’età al pensionamento di 63 anni, un’anzianità contributiva di 35 anni, una crescita del Pil e una dinamica retributiva pariall’1,5% reale annuo.Fonte: Commissione Europea, Ageing Report (2009) e Eurostat (2010)

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Germania, Italia, Regno Unito (fig. 2b); l’Italia,tuttavia, con la Francia, rimane in coda allaclassifica. L’indicazione del Libro Verde è diintensificare questo processo, non solo conmeccanismi automatici di aumento dell’etàpensionabile (in linea con i miglioramentidella speranza di vita), ma anche con l’attiva-zione di politiche attive del lavoro (welfare towork), per rafforzare la partecipazione deilavoratori anziani (over-55). Al riguardo, alcu-ni paesi stanno adottando forme di pensiona-mento flessibile, come il Regno Unito che hareso libera, per il lavoratore, la scelta di conti-nuare o meno a lavorare una volta raggiuntal’ordinaria età pensionabile.L’Italia presenta una spesa per pensioni piùalta, ma le Riforme intraprese dal 1992, deter-mineranno una sostanziale stabilità nel lungoperiodo, “grazie” soprattutto al metodo dicalcolo contributivo delle prestazioni. Nel

medio periodo, però, la spesa dovrebbe au-mentare di circa un punto di PIL, determi-nando il cosiddetto profilo “a gobba”. Ancheper questo, di recente, il nostro paese èintervenuto di nuovo sulla previdenza, agen-do soprattutto sull’aumento dell’età pensio-nabile, senza toccare il metodo di calcolodella pensione. Fra le principali misure, invigore dal 2010 o successivamente, si segna-lano:• i coefficienti di trasformazione usati nelmetodo di calcolo contributivo (L.247/2007):dal 2010 sono in vigore i nuovi coefficienti e lacadenza per la loro revisione è ridotta a 3 anni(prima 10) con un meccanismo automatico inbase agli incrementi registrati dalla speranzadi vita;• l’aliquota previdenziale Gestione separataINPS (L.247/2007): dal 2010 è passata dal 25%al 26% l’aliquota per i soggetti senza altra

copertura previdenziale obbligatoria, mentreresta al 17% quella per i soggetti con altracopertura previdenziale;• l’età per la pensione di vecchiaia delledipendenti pubbliche (L.102/2009 e D.L.78/2010): nel 2010 è passata da 60 anni a 61 annie nel 2012 salirà a 65 anni (a regime);• le “finestre di uscita” (D.L.78/2010): dal2011 è prevista una sola “finestra” per lepensioni di vecchiaia e di anzianità: in pratica,la pensione è pagata, per i lavoratori dipen-denti, 12 mesi dopo la maturazione del requi-sito e, per gli autonomi (delle Gestioni INPS),dopo 18 mesi; quest’ultima decorrenza, comericordato prima, si applica anche alle pensionida totalizzazione;• l’età pensionabile (L.102/2009): dal 2015 èprevisto un aumento dell’età pensionabile,automatico e con cadenza triennale, in baseall’incremento dell’aspettativa di vita.

•Lungomare di Reggio Calabria,Reggio Calabria, 2007.

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Le pensioni

A fine 2010, le pensioni, al netto dei trattamen-ti integrativi, sono state pari a 16.369 (cfr. tab.1), in aumento del 10,9% rispetto alle 14.755pensioni dell’anno precedente. La crescita,risultata pressoché in linea con quella del2009 (11,8%), è dovuta al consistente aumen-to registrato dalle pensioni di anzianità e diinvalidità ma, soprattutto, dalle pensioni datotalizzazione e da quelle contributive. Questeultime due tipologie di pensione, per la lororecente introduzione, presentano tassi di cre-scita estremamente elevati, anche se inferiori aquelli del 2009 e 2008. Va ricordato che, dalluglio 2008, non è più prevista la restituzionedei contributi per tutti coloro i quali abbianocompiuto 65 anni e non siano in possesso deitrenta anni di anzianità contributiva necessa-

ria per la pensione di vecchiaia retributiva.Nel periodo 2007-2010, le pensioni di anzianitàsono cresciute a ritmi molto più sostenuti(+23,9%, in media annua) rispetto alle pen-sioni di vecchiaia (+2,8%, in media annua).Anche il trend delle pensioni di invalidità einabilità è stato piuttosto sostenuto, rispetti-vamente, del 13,7% e dell’8,6% in mediaannua.Nel 2010 sono state erogate 2.070 prestazioniprevidenziali contributive di vecchiaia e 40 direversibilità. Le prestazioni da totalizzazione(pari a 457) si dividono in 26 totalizzazioniattive (prestazioni erogate da Inarcassa comeEnte principale), 6 totalizzazioni passive (ero-gate da altri Enti, cui Inarcassa trasferisce laquota di propria competenza), 422 in base alD.L. 42 del 2006 (pagate per l’intero importodi pensione direttamente dall’INPS, che suc-

cessivamente richiede il rimborso delle quotedi competenza ai vari Enti previdenziali) e 3totalizzazioni europee.Il numero dei pensionati contribuenti (coloroche continuano l’esercizio della professionedopo il pensionamento) è stato, a fine 2010, di6.044 professionisti (37% del totale pensiona-ti); la crescita, pari al 19% nel 2010, è risultatalievemente inferiore rispetto a quella del 2009(+22,4%), ma superiore rispetto agli anniprecedenti.I trattamenti integrativi, che costituiscono unfenomeno in progressivo esaurimento, sonostati 1.994, in riduzione del 4,3% rispetto ai2.084 del 2009; essi hanno rappresentato il12% del totale delle pensioni, con onere infe-riore allo 0,27% degli oneri complessivi.Dall’esame della distribuzione per classi di etàdelle pensioni di vecchiaia e di anzianità a fine

La gestione previdenziale e assistenziale

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Tab. 1 - Numero di pensioni per tipologia a fine anno, 2007-2010

Tipologia 2007 2008 2009 2010 Var. % Var. % Nuove Cessaz.

2008 2009 pensioni

Vecchiaia 6.258 6.455 6.648 3,0 6.807 2,4 455 296Anzianità 457 570 729 27,9 869 19,2 148 8Invalidità 455 552 604 9,4 668 10,6 145 81Inabilità 114 123 140 13,8 146 4,3 37 31Superstiti 1.726 1.792 1.836 2,5 1.885 2,7 98 49Reversibilità 3.076 3.214 3.309 3,0 3.427 3,6 244 126SUB TOTALE 12.086 12.706 13.266 4,4 13.802 4,0 1.127 591Totalizzazioni 29 156 297 90,4 457 53,9 163 3Contributive 131 334 1.192 256,9 2.110 77,0 928 10TOTALE 12.246 13.196 14.755 11,8 16.369 10,9 2.218 604Fonte: Inarcassa

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2010 emerge che nella classe “65-69 anni” siconcentra il 24,2% delle pensioni di vecchiaia,mentre per le pensioni di anzianità (che sonopari al 12,8% di quelle di vecchiaia) quasi il60% è riconducibile alla classe compresa fra i58 e i 64 anni di età.Tra le prestazioni di vecchiaia e di anzianità, la

percentuale di sesso femminile rappresentasoltanto il 7,1%.L’onere complessivo per pensioni, pari a289.960.000 euro nel 2010, ha evidenziato untrend di crescita (+8% rispetto all’esercizioprecedente) in riduzione rispetto al 2009(+12,5%) e al 2008 (+12,4%). Se si escludo-

no le prestazioni contributive (in forte cresci-ta, +112,3%), l’incremento maggiore rispettoal 2009 è stato registrato dalle pensioni dianzianità (+19,5%) e da quelle di invalidità(+18,5%).La crescita della spesa pensionistica è dovutasostanzialmente all’incremento della

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Fig. 1 - Numero e onere delle pensioni per tipologia, 2010

Fonte: Inarcassa

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Fig. 2 - Onere medio delle pensioni di vecchiaia e anzianità, 2010

Fonte: Inarcassa

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numerosità dei pensionati (+10,9% - cfr. tab.1),in quanto l’onere medio di pensione, per ilcomplesso dei trattamenti, è lievemente diminu-ito. Quest’ultimo è stato influenzato negativa-mente dal maggior peso assunto dalle prestazio-ni contributive, che risultano di importo decisa-mente più modesto, e dalla riduzione dell’oneremedio delle pensioni da totalizzazione; esclu-dendo queste due tipologie di pensioni, l’oneremedio è aumentato del 3,1%.La dinamica dell’importo medio è influenzatapositivamente dall’adeguamento delle pen-sioni all’indice ISTAT dei prezzi al consumo(nella misura dello 0,7% per la rivalutazione ditutte le pensioni dell’anno precedente) e dal-l’effettivo tasso di attività dei pensionati con-tribuenti che, maturando supplementi di pen-sione accrescono la loro pensione.Nell’ambito della spesa complessiva per lepensioni, l’onere delle prestazioni di vecchia-ia, che numericamente hanno rappresentatonel 2010 il 41,6% dei beneficiari totali, è del65,0%, mentre quello delle pensioni dianzianità, pur rappresentando il 5,3% deibeneficiari, incide per il 9,5% sulla spesa totale

(cfr. fig.1). La quota dei titolari delle pensionidi reversibilità e ai superstiti, pari al 32,4%, haassorbito una quota decisamente inferiore(18,8%) dell’onere per pensioni.Il valore medio delle pensioni di anzianità èsuperiore a quello delle pensioni di vecchiaiacon riguardo sia allo stock di pensioni sia allepensioni di nuova decorrenza (cfr. fig. 2); nel2010, l’onere medio dello stock delle pensio-ni di vecchiaia è stato di 27.670 euro (contro31.597 euro delle pensioni di anzianità) e, inbase ai dati di flusso, di 28.506 euro (contro33.157 euro delle pensioni di anzianità).Nell’ambito delle nuove pensioni (cfr. tab. 2),si evidenzia il forte aumento, nel 2010, dellepensioni di invalidità (+17,9%).

Le restituzioni e le ricongiunzionipassive

Nel 2010 l’onere relativo alla restituzione deicontributi è stato di 208.000 euro, in forte ridu-zione (66%) rispetto ai 608.000 euro del 2009. Ilfenomeno è in calo in quanto, da luglio 2008,

l’istituto della restituzione dei contributi è statosostituito con la pensione di tipo contributivo. Iversamenti effettuati a titolo di ricongiunzionipassive, a favore di altri Enti previdenziali, sonostati pari a 757.000 euro, in riduzione del 13%rispetto al 2009 (874.000 euro).

Le indennità di maternità

Nel corso del 2010 sono state erogate 2.404indennità di maternità (+6,7%) per una spe-sa di 15,1 milioni di euro, in crescita del 9,5%rispetto al 2009. Nel 2011, dopo l’approvazio-ne del Consuntivo 2010, sarà richiesto al Mini-stero del Lavoro un importo pari a 4,23 milio-ni di euro a titolo di rimborso ex art 78 D.Lgs151 del 26 marzo 2001; il credito complessivonei confronti del Ministero del Lavoro (relati-vo a contributi di maternità a carico dello Statoper gli anni dal 2007 al 2010) è pari a poco piùdi 16 milioni di euro.L’importo medio delle indennità corrisposte èrisultato di 6.280 euro (+280 euro rispetto aquello erogato alle beneficiarie del 2009).

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Tab. 2 - Nuove pensioni: Oneri medi e totali per tipologia, 2009-2010

Nuove pensioni Importi medi Onere Totale (1) Tipologia (in euro) (in 000 di euro)

2009 2010 Var. % Comp. % 2010 Var. % 2010 Var.% Comp. %Vecchiaia 456 455 -0,2 20,6 28.506 -1,0 12.970 -1,2 45,0 Anzianità 163 148 -9,2 6,7 33.157 7,3 4.907 -2,6 17,0 Invalidità 123 145 17,9 6,6 12.345 0,3 1.790 18,2 6,3 Inabilità 36 37 2,8 1,7 13.573 -13,5 502 -12,7 1,7 Superstiti 93 98 5,4 4,4 8.713 -25,9 854 -22,0 3,0 Reversibilità 246 244 -0,8 11,0 14.208 4,9 3.467 4,1 12,0 SUB TOTALE 1.117 1.127 0,9 50,9 21.731 -1,6 24.490 -0,8 85,1 Totalizzazioni 149 163 9,4 7,4 13.461 12,2 2.194 22,8 7,6 Contributive 868 928 6,3 41,7 2.285 7,1 2.109 13,9 7,3 TOTALE PENSIONI 2.134 2.218 3,7 100,0 12.987 -2,0 28.805 1,7 100,0(1) L’onere totale è stato ottenuto come prodotto fra le nuove pensioni e l’importo medio e non coincide, pertanto, con l’onere effettivo.Fonte: Inarcassa

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L’indennità minima riconosciuta per l’anno2010 è stata pari a 4.523 euro, ridotta propor-zionalmente rispetto ai mesi di iscrizione nelperiodo indennizzato. Le aventi diritto chehanno percepito un’indennità pari al minimosono state 1.318 (+3% sul 2009) e rappresen-tano il 54% delle beneficiarie; di quest’ultime372 hanno presentato reddito pari a zero.

L’assistenza ed i servizi agli associati

Le polizze sanitarieNel corso del 2010, gli associati coperti dallaPolizza sanitaria base Assicurazione Cattolica(a carico dell’Associazione) sono stati pari acirca 165.000, di cui circa 17.000 pensionati.Le estensioni al nucleo familiare per la polizzabase sono risultate 5.907, per un totale di11.522 soggetti assicurati. Le adesioni allacopertura integrativa, facoltativa e a caricodegli associati, sono state 2.983, per un totaledi 5.262 soggetti assicurati.Sulla base delle denunce pervenute alla datadel 31 gennaio 2011 e riferite al 2010, ilnumero dei sinistri per la polizza base è stato

di 3.142. Per la polizza integrativa principalesono stati denunciati 1.187 sinistri, mentreper la polizza integrativa facoltativa i sinistridenunciati sono stati 3.203.

Mutui e SussidiLe istanze di mutuo ammesse da Inarcassa nel2010 sono risultate 631 (910 nel 2009), per unimporto complessivo autorizzato di 90.800.000euro. I mutui, già erogati da parte della bancaconvenzionata riferiti al 2010, sono stati 211per un importo complessivo di 29.851.000 euro,oltre a ulteriori 39 richieste in lavorazione.I 631 mutui ammessi da Inarcassa sono cosìsuddivisi: 320 prime abitazioni, 104 studi, 205studi-abitazione e 2 Sedi di Ordini Professio-nali; 299 a tasso fisso e 332 a tasso variabile.Nel 2010, i sussidi erogati sono stati 42, per unammontare complessivo di 200.000 euro edun importo medio di 4.762 euro, in luogo dei37 sussidi del 2009 e del relativo ammontaredi 193.000 euro. I sussidi sono stati erogati afavore di professionisti affetti da patologie (15sussidi pari al 35,7%), di professionisti confamiliari affetti da patologie (10 sussidi pari al23,8%), di professionisti con problematiche

economiche (6 sussidi pari al 14,3%), deiconiugi superstiti (5 sussidi pari al 12%), dipensionati di invalidità (2 sussidi pari al 4,8%,)e di pensionati di inabilità (1 sussidio pari al2,4%). L’età media dei beneficiari è stata dicirca 47 anni, in diminuzione rispetto ai 52anni del 2009 ed ai 55 del 2008.

Prestiti d’onore e Finanziamenti on line (so-stegno alla professione)Nell’ambito degli interventi deliberati daInarcassa per il sostegno alla professione (art.3.5 dello Statuto), sono state portate avanti nel2010 le iniziative di finanziamento in conto inte-ressi a favore degli iscritti, quali il bando annualeper i “prestiti d’onore” ai giovani e i “finanziamention line agevolati”, entrambe veicolate esclusiva-mente tramite Inarcassa On line.Il bando annuale per il prestito d’onore, conuno stanziamento per il 2010 di 130.000 euro,è finalizzato a sostenere l’accesso e l’eserciziodell’attività professionale dei giovani associatisotto i 35 anni. L’obiettivo è quello di favorireil ricorso al finanziamento dei giovani iscritti,prendendo in carico il 75% degli interessi. Ilbando 2010 ha raccolto, al 31 dicembre 2010,

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•Sheikh Zayed Bridge, Abu Dhabi,Emirati Arabi Uniti, 1997-2010.

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87 istanze per una richiesta di finanziamentopari a euro 759.454 euro. Tra queste, 59 (per unimporto di 522.240 euro) sono state erogate ehanno comportato un onere per interessi acarico di Inarcassa pari a 26.338 euro; mentre lerestanti 28 istanze sono state ritirate dai profes-sionisti richiedenti o rifiutate, perché non con-formi, da Inarcassa/Banca Popolare di Sondrio. I finanziamenti on line agevolati sono diret-ti a tutti gli associati con almeno due anni diiscrizione, che possono usufruire di una ridu-zione del tasso di interesse di 2 punti percen-tuali, che viene preso in carico da Inarcassa(fino all’esaurimento del budget annuale 2010di 190.000 euro).Al 31/12/2010 le richieste pervenute sono sta-te pari a 374, per un totale di 6.468.013 euro. I

finanziamenti erogati sono stati 189 con unonere interessi a carico di Inarcassa di 92.619euro. Delle 185 richieste rimanenti, 107 (diimporto complessivo pari 2.077.582 euro) nonsono state accettate da Inarcassa o dalla BancaPopolare di Sondrio perché non conformi e 78sono state ritirate dagli associati richiedentiprima dell’approvazione definitiva.

Convenzione per la polizza responsabilitàcivileLa convenzione per la polizza ResponsabilitàCivile, a protezione del rischio relativo al-l’esercizio dell’attività professionale, è statarinnovata, a partire dal 1° novembre 2009, conUGF Assicurazioni.Il numero di adesioni alle polizze è stato nel

2010 pari a 13.042, con un incrementodell’1,5% rispetto al 2009. Il 53% delle polizzeè stato sottoscritto da Ingegneri, il 38% daArchitetti e il 9% da Studi Associati. In analogiaal 2009, l’80% dei contraenti ha scelto la co-pertura di base e il 20% quella estesa. Leadesioni alla tariffa giovani sono state pari a2.145 (14,4% del totale). Al riguardo si precisache nel 2011 il CdA ha avviato un esame perverificare la polizza anche alla luce delle osser-vazioni pervenute da parte degli aderenti.

Ulteriori ConvenzioniNell’ambito dell’accordo quadro rinnovato conTIM nell’agosto del 2007, a fine 2010, i con-tratti attivati erano 1.620, per 1.825 linee foniae 1.032 servizi di mobile office.

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•Centro culturale Heydar Aliyev,Baku, Azerbaijan, 2007.

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Proporzionalità, regolarizzazione spontanea,sanzioni soft o nulle per le violazioni soloformali: Inarcassa rivede l’intero sistema dilotta all’evasione contributiva, in nome dellasemplificazione e di una maggiore equità pergli iscritti. Obiettivo: da un lato incentivare laregolarizzazione spontanea delle inadempien-ze, dall’altro rimettere in riga chi evade davvero.Le modifiche allo statuto, varate dal Comitatonazionale dei delegati della Cassa nel 2010,sono state approvate dai ministeri vigilanti loscorso 20 maggio, e sono quindi già in vigore.Nel dettaglio, la riforma prevede innanzituttol’alleggerimento delle sanzioni e la loro mag-giore proporzionalità rispetto alla durata dellaviolazione e al danno economico causato allaCassa. Per chi ritarda la domanda di iscrizione,ad esempio, la sanzione scende dal 50% del-l’importo dovuto al 30%, mentre per chi “di-mentica” di iscriversi si riduce dal 100% al 40%(torna al 60% solo nel caso di iscrizione d’uf-ficio a partire dal quinto anno successivo aquello in cui si sono verificate le condizioniper l’iscrizione).Per alcune circostanze Inarcassa addiritturanon prevede più alcuna sanzione. È il casodell’omessa o ritardata comunicazione deiredditi, della quale la Cassa ha riconosciuto il“carattere meramente formale”. Nessuna pe-nalità, quindi, fermo restando che il professio-nista dovrà aver versato i contributi nei termi-ni previsti, e prodotto la relativa comunicazio-ne entro il 31 dicembre dello stesso anno. Pergli altri casi di mancato invio di comunicazioniobbligatorie la sanzione sarà 100 euro.Ispirato ai principi di progressività e

proporzionalità della sanzione è poi il regimedel pagamento dei contributi, in modo dacensurare solo l’effettivo ritardo nei versa-menti: si passa, quindi, dal 15% al 2% per ognimese di ritardo, fino a un massimo del 60% piùinteressi.Infine, Inarcassa ha colto l’occasione per in-trodurre anche nel suo sistema due leve giàadottate dal sistema fiscale: il ravvedimentooperoso, attivabile direttamente dall’iscrittoin un momento nel quale l’irregolarità non glisia stata già notificata, e l’accertamento conadesione, che dà al professionista la possibili-tà di conciliare sulle irregolarità già notificate.

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za Sanzioni soft e incentiviper la regolarizzazione spontaneadi Teresa Pittelli

“Gradualità, proporzionalità ed esenzione perle inadempienze formali renderanno il siste-ma più equo. Verrà quindi perseguita megliol’evasione e sarà alleggerita la pressione sulleinadempienze di poco conto”, spiega GiancarloGiorgi, Direttore Generale della Cassa.Le misure serviranno ad abbattere ulterior-mente il contenzioso, già molto diminuito dal2008, sia per quanto riguarda i ricorsi ammini-strativi (passati da 1.256 a 708) che quelligiudiziari (da 115 a 90), grazie all’efficaciadella comunicazione e della diffusione dellaconoscenza previdenziale messe in campo daInarcassa.

•Centro culturale Heydar Aliyev,Baku, Azerbaijan, 2007.

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Torniamo nuovamente a parlare di PEC (PostaElettronica Certificata). Se l’idea immediatache le si associa è quella del valore legale,dell’equivalenza ad una raccomandata A.R.,nulla vieta di utilizzarla per ogni tipo di comu-nicazione per usufruire ogni volta del rispar-mio economico diretto (niente affrancatura),della comodità di spedire direttamente dalcomputer nonché di un recapito più veloce esicuro. Non ultimo di ottenere anche un mi-nor impatto ambientale secondo l’equazionemeno carta = meno alberi abbattuti.I vantaggi, inoltre, non sono riservati al solomittente, ne usufruisce anche il destinatario,specie se è una struttura grande ed articolata.In Inarcassa, ad esempio, i documenti cartaceiin arrivo devono essere acquisiti manualmen-te a scanner, protocollati e, solo dopo questefasi, immessi nelle procedure di lavoro persoddisfare le richieste e le istanze presentate.È evidente che per grandi volumi l’attività diacquisizione è significativa e costosa, tuttosarebbe più veloce e semplice se i documentiin arrivo fossero già in formato elettronico edinoltrati via PEC, con un risparmio nella ge-stione interna. Inoltre, gli originali cartacei iningresso devono essere conservati con ulte-riori processi di lavoro e costi. Attualmentegiungono al protocollo di Inarcassa circa 500documenti al giorno, di cui solo il 10 % èrappresentato da PEC. È evidente, quindi, lapossibilità di migliorare in modo sostanziale ilservizio se tutte le comunicazioni arrivasseroin formato digitale, mediante PEC.Allora, di fronte a tutti questi vantaggi, perchénon utilizzare la PEC per ogni comunicazione

Posta Elettronica Certificatadi Orlando Bianchi

verso Inarcassa?Va precisato che esistono due categorie diPEC, quella rivolta al cittadino distribuita gra-tuitamente, nell’ambito del progetto PostaCertificat@, dal Governo Italiano (del [email protected])e quelle appositamente previste per i liberiprofessionisti, distribuite da diversi fornitoririportati nell’ “Elenco Pubblico dei Gestori diPosta Elettronica Certificata” sul si towww.digitpa.gov.it (ex CNIPA). Per ora le duetipologie di PEC non sono interoperabili enon è possibile, quindi, inviare messaggi daun tipo di PEC all’altro. La PEC di Inarcassa,

[email protected]” appartienealla seconda tipologia e, per ora, non puòaccettare PEC del primo tipo.La PEC oltre ad ottimizzare le comunicazioniha in sé anche altre caratteristiche interessan-ti, utili per la semplificazione dei processilavorativi, specie per i servizi internet.Infatti, il meccanismo di rilascio della PEC,rilascio effettuato da un provider qualificatosolo dopo aver accertato l’identità del richie-dente, può consentire di estenderne il campod’azione ed utilizzarla, in associazione ad altridati personali, anche quale mezzo di identifi-cazione e validazione dei dati per i servizi

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za Il futuro è già arrivato

•Stone Towers,Il Cairo, Egitto, 2008.

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internet, in sostituzione della “firma digitale”ancora troppo complicata. L’applicazione ditali principi ha consentito la semplificazionee velocizzazione della procedura di registra-zione ai servizi internet di Inarcassa, denomi-nati Inarcassa on line presso il sitowww.inarcassa.it.Con la nuova procedura, infatti, è sufficienteinserire la PEC personale durante la richiestadi registrazione affinché il sistema la memoriz-zi quale chiave di identificazione e trasmetta inmodo automatico, tramite la casella PEC stes-sa i codici personali per l’accesso al sito. Pre-cedentemente era invece necessario compila-re, sottoscrivere e spedire un plico cartaceoed attendere poi i codici, rilasciati solo dopola verifica manuale del plico stesso.

È evidente che la PEC si è trasformata da “unaraccomandata digitale” in un sistema abilitan-te e di semplificazione delle procedure.Occorre osservare, in verità, che nella proce-dura di registrazione la PEC è necessaria sola-mente per la registrazione definita “strong”,che consente l’accesso a tutti i servizi interat-tivi disponibili sul sito, specie quelli di visua-lizzazione dei dati, come l’estratto conto pre-videnziale e contributivo. Per effettuare lasemplice comunicazione dei redditi profes-sionali e dei volumi di affari IVA che, da que-st’anno è bene ricordarlo, potranno essereeffettuate esclusivamente in via telematica, èsufficiente ottenere una registrazione detta“light” inserendo un normale indirizzo email,così come più approfonditamente indicato sul

sito www.inarcassa.it. Proprio in virtù di taledoppia scelta riteniamo un successo avereottenuto, tra gli iscritti con la nuova procedu-ra, una percentuale superiore al 80 % di iscri-zioni “strong”, ovvero professionisti che cihanno comunicato la PEC ed intendono utiliz-zare appieno i servizi disponibili su Inarcassaonline.Tali nuove iscrizioni hanno portato il numerodelle PEC ricevute in Inarcassa ad un numerotale da motivare una diversa gestione dellacorrispondenza in uscita contemplando an-che la postalizzazione via PEC.Tra breve, quindi, Inarcassa affiancherà ai si-stemi di spedizione già utilizzati, Inarbox eposta cartacea, la trasmissione delle comuni-cazioni via PEC.

•New Beethoven Concert Hall,Bonn, Germania, 2008-2009.

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Nei giorni 4 e 5 maggio scorsi si è tenuta aMilano la prima edizione della Giornata Na-zionale della Previdenza, in Piazza Affari pres-so la Borsa Italiana.L’obiettivo della manifestazione è quello diinformare e sensibilizzare sulle tematicheprevidenziali tutti i cittadini, ma soprattutto lefasce più giovani, in modo che possano pro-grammare il proprio futuro per garantirsi unflusso reddituale decoroso al momento delpassaggio dalla vita lavorativa alla pensione.Secondo le parole di Alberto Brambilla, gran-de esperto di tutti i segreti della previdenza,“purtroppo pochi sono informati, pochi cono-scono la loro posizione pensionistica; solo il26% dei lavoratori è iscritto ai fondi pensio-ne e tra questi i giovani (proprio quelli chene hanno più bisogno) sono pochi. Le fre-quenti indagini hanno testificato che menodel 33% dei lavoratori conosce il sistemapensionistico.”L’evento ha visto stand espositivi di tutte leCasse previdenziali pubbliche e privatizzateoltre che delle maggiori compagnie assicurati-ve che operano nel campo della previdenzaintegrativa.Durante le due giornate si sono svolti incontrie dibattiti, tra questi la tavola rotonda organiz-zata da INARCASSA dal titolo “Costruiamoinsieme ai giovani una previdenza intelli-gente, sostenibile, inclusiva”.Il dibattito è stato coordinato dal Presidente diInarcassa arch. Paola Muratorio ed ha visto lapresenza di Michela Diracca, ingegnere, mem-bro del Comitato nazionale Inarsind, GiulioNevi, avvocato e consigliere della Cassa

Forense, Alessandro Trudda dottore commer-cialista docente di economia a Sassari, in pas-sato membro del direttivo della Cassa deiDottori commercialisti, ora consulente dellastessa.La sala era gremita, molta presenza di giovani.Paola Muratorio ha introdotto i relatori, sceltiproprio in quanto giovani referenti di diversecategorie professionali e dotati di specifichecompetenze in campo previdenziale ed hasapientemente diretto il dibattito, stimolandogli oratori con domande “pungenti” e mirate.

Muratorio: Perchè si parla di giovani? Cisono dati di disoccupazione giovanile nellafascia fino a 30 anni e oltre, ma circolanopochi dati relativi alla situazione dei giovaniprofessionisti, con partita IVA e redditi infi-mi, spesso prossimi allo zero. La situazione

economica italiana non è felice, i segni diripresa sono pochi e contrastanti, spesso ilaureati sono costretti ad attività inadeguatee con compensi infimi. Come impostare lafutura previdenza per loro?Diracca: forse questo quadro è eccessivamen-te negativo, ma è pur vero che moltissimifanno la libera professione perchè non trova-no altre collocazioni lavorative, senza saperecos’è la libera professione e, spesso, senzaaverne la vocazione. Da qui nasce ladisaffezione ai temi come la previdenza, vistoche l’attività professionale viene affrontata conpochi mezzi e scarsa conoscenza delleproblematiche e dei meccanismi. Occorre unaformazione per l’ingresso alla libera profes-sione.Nevi: il primo problema della nostra categoriaè l’incremento enorme del numero di chi

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za Costruiamo insieme ai giovaniil welfare del futurodi Luisella Garlati

A Milano, lo scorso maggio,la prima edizione della GiornataNazionale della Previdenza

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esercita, che tenta lo sbocco nella libera pro-fessione per procurarsi un reddito, quale chesia, problema molto sentito nell’avvocatura,ma che tocca un po’ tutte le professioni. Assi-stiamo alla saturazione del mercato, l’offerta èsuperiore alla domanda. Nel nostro settorenon esiste l’obbligo di iscrizione alla Cassa,quindi molti non si iscrivono e trascurano ilproblema previdenziale. All’inizio dell’attivitàc’è poca conoscenza, occorre quindi colmarequesto vuoto. È evidente che non ci saràspazio per tutti nella professione, solo chi avràmaggiori capacità e/o fortuna riuscirà ad emer-gere. Le Casse di previdenza dovrebbero farequalcosa in questo senso, nella formazione einformazione di chi affronta la professione.Trudda: ringrazio Inarcassa per questa inizia-tiva, dove si incontrano categorie diverse macon problematiche uguali, soprattutto il fattoche il maggior numero degli iscritti appartienealla fascia over 40. Anche per noi il giovaneprofessionista è quasi esclusivamente“monocliente”, cioè di fatto ha un capo efattura esclusivamente a lui. Spesso non si creauna struttura sua, ma viene accolto in unostudio. Tutto ciò va bene se si tratta dell’esor-dio, con formazione all’esercizio della profes-sione, ma deve avere uno sbocco dopo unprimo periodo. Ma ci sarà spazio nel prossimofuturo per tutti? Sicuramente no, comunqueesiste una correlazione negativa tra redditi enumero di soggetti che esercitano la profes-sione: il mercato è quello, più si è e meno siguadagna.Il dubbio per le giovani categorie è che non cisia la forza previdenziale per la sostenibilitàfutura.Muratorio: Il quadro è drammatico, laredditività del lavoro professionale è in calo,più al sud che al nord, anche se questo feno-meno comincia ad interessare anche gli am-biti più forti, come il nord-est, ed è in calo

soprattutto per i giovani. Pare di grandeipocrisia l’affermazione, da parte di alcunipresidi di Ingegneria, che il 98% dei giovanineolaureati trova subito inserimento nelmondo del lavoro: quale lavoro trovano?Quali i loro guadagni? Quale l’esperienza chepossono acquisire con l’occupazione inizia-le? Riescono a costruirsi un curriculum, inmodo da poter spendere questa esperienzanel futuro? Come cambia la presenza femmi-nile con i nuovi ingressi? Possono i giovanipensare a farsi una famiglia?Nevi: Certo l’inizio è una fase incerta, le diffi-coltà sono moltissime, però da parte dei giova-ni anche lo spirito di iniziativa va disperden-dosi. Si inizia come parasubordinati o comedipendenti di fatto, ma spesso ci si adagia inquesta posizione, lasciando frustrare sul na-scere le prospettive per una vera attività pro-fessionale. C’è un diffuso pessimismo sullepossibilità di affermazione, ci si adatta a situa-zioni di inadeguatezza economica con ricavinulli a fronte del monte ore di lavoro enormea cui si è costretti.

Trudda: il sistema di praticantato fa sì che cisiano forti ritardi nell’iscrizione alla previden-za. Difficilmente un giovane riesce ad iscriver-si prima dei 30 anni: ecco un motivo checauserà nel futuro l’innalzamento dell’età dellapensione. Come Cassa stiamo cercando difare qualcosa, ma c’è poco riscontro perchè ilpraticante non pensa assolutamente alla pre-videnza, ogni pagamento che è costretto a faregli sembra un balzello che gli toglie denaro enon porta frutto. Per quanto riguarda la popo-lazione iscritta, i pensionati sono praticamen-te tutti maschi, mentre oggi le iscrizioni sonoper il 50% maschili e per il 50% femminili.Pensare ad una famiglia è un bel problema,soprattutto nei primi anni dopo la laurea,questo comporta ovviamente uno slittamentodei tempi in avanti.Muratorio: la riforma previdenziale che unpo’ tutte le Casse hanno messo in atto ostanno predisponendo o modificando com-porta in genere il passaggio dal retributivo alcontributivo, in ogni caso l’innalzamentodelle aliquote, in prospettiva lo slittamento

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in avanti dell’età pensionabile. Cosa fare percostruire con i giovani? Sono presenti negliorganismi istituzionali? Sanno che occorre laprevidenza?Diracca: la componente giovane si avvicinaalla professione, e quindi alla previdenza, congrande incertezza. Personalmente ho avuto lafortuna di essere guidata e consigliata da col-leghi più maturi, che mi hanno sensibilizzato.Il giovane dovrebbe capire cosa otterrà daisuoi versamenti: bisogna informarlo e formar-lo, bisogna far capire che la previdenza non èsolo per la “fine della vita”, ma ti supporta intutta la tua carriera.Nevi: la partecipazione dei giovani alla vitaprofessionale e agli organismi nazionali dicategoria per noi è aumentata, con un signifi-cativo aumento anche femminile. E’ ovvio chela previdenza non è la priorità per i giovani,preoccupati per il reddito e la clientela, perriuscire a organizzarsi e a imporsi. Però negliultimi anni l’attenzione a questi temi è increscita; siamo purtroppo di fronte a unapotenziale crisi generazionale, anticipata dal-la crisi economica. Il sistema previdenzialedeve essere garantista, a fronte di versamentidevo avere una prestazione adeguata. I giova-ni hanno colto questi concetti; bisogna fare inmodo che siano garantiti i diritti costituzionalidi tutti, evitando gli scontri generazionali.Trudda: la nostra Cassa è passata al contribu-tivo, ci sarà probabilmente nel tempo un au-mento dei contributi. La componente giovani-le è molto sensibile al problema, sono staticostretti ad occuparsi del problema. La pen-sione va costruita: si può pagare un’aliquotavariabile dal 10% al 17%, ognuno ci devepensar prima di fare la scelta. Bisogna favorirechi sceglie di versare di più, inventando unmetodo premiale. Stiamo lavorando in questosenso.Un nodo è costituito dai “diritti acquisiti” in

rapporto con la sostenibilità; se bisogna faresacrifici occorre che li facciano tutti. E’ impen-sabile pensare di crearsi una previdenza conl’aliquota del 10%. Il nostro compito, comeCasse, è informare, sensibilizzare, dare impat-to numerico della resa previdenziale, ma an-che, visti i redditi bassi soprattutto nella faseiniziale, trovare un modo per agevolare chipaga di più.Muratorio: cosa potrebbe fare un enteprevidenziale per avvicinare i giovani? I com-mercialisti sono forse un po’ avvantaggiatiperchè più preparati dal punto di vista fisca-le: cosa ne pensate?Diracca: sicuramente il primo aspetto è lacomunicazione, chiara e semplice, del risulta-to che si otterrà con i propri versamenti.Per i commercialisti, che hanno la possibilitàdi scegliere l’aliquota contributiva, c’è mag-giore possibilità di approfondimento e deci-sione; questo potrebbe essere anche un no-stro obiettivo.È poi importante il sostegno alla professione,non tanto come “prestito d’onore” che serve apoco, ma poter offrire migliori condizioni alcontorno. Ho qualche perplessità anche sulsocial network Inarcommunity, sono realtàche è difficile creare dall’esterno, leaggregazioni dovrebbero nascere spontanea-mente. Certo occorre “fare rete” mettere incontatto professionisti di età diverse, con di-verse esperienze. Ad esempio un giovane esper-to in un settore molto specialistico e innovati-vo può essere utile in uno studio avviato connuove risorse professionali. Occorre poi chele Casse di previdenza si occupino anche del-l’assistenza ad aspetti della vita personale de-gli iscritti, con convenzioni, agevolazioni assi-curative etc.Muratorio : i giudici hanno messo in discus-sione alcune riforme delle Casse, soprattuttochi voleva ridurre agli anziani a favore dei

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giovani; di fatto gli interventi dei giudicihanno bloccato alcune riforme che i ministe-ri avevano approvato. Quali spiragli per ri-solvere il nodo?Nevi: siamo su un piano scivoloso! L’esperien-za deve servire a tutti. I commercialisti hannopreso iniziative coraggiose, nel solco giusto,come pure gli avvocati. Se il momento econo-mico fosse stato più felice, le cose sarebberoandate meglio, in modo da coordinaresostenibilità e adeguatezza. E’ evidente chequalunque bocciatura, anche parziale, dellemisure contenute nelle riforme, porta ad unriassetto dell’intero meccanismo. Si è capitoche un prelievo indiretto sui trattamentipensionistici non sarà approvato; bisognaorientarsi diversamente: tutti coloro che sonoattivi, anche dopo la pensione, dovranno con-tribuire in base ai propri redditi. Si tengapresente che da noi i pensionati hanno studiavviatissimi con redditi molto alti, certo piùdei giovani. La soluzione di spostare l’età dellapensione in avanti non è un problema sociale,a mio parere.Trudda: le ultime sentenze hanno lasciatoparecchia perplessità. Chi ha vissuto per 50anni in un “humus” di un certo tipo, difficil-mente cambia opinione ed accetta variazionidelle sue aspettative; i diritti acquisiti sono unproblema, è una questione di principi cheriguarda tutti i giovani professionisti di qua-lunque settore. E’ certo che se non riesco asostenere un diritto è inutile prometterlo;occorre lavorare insieme su una piattaformaprofessionale. Il ricorso contro il contributodi solidarietà da parte degli anziani, previstodalla riforma dei commercialisti, è stato pre-sentato solo da un 4% degli iscritti, ma ilgiudice ha dato loro ragione. Nel futuro biso-gna intervenire dal punto di vista normativoper trovare soluzioni adeguate che permetta-no la sostenibilità a lungo termine.

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Meno cartapiù sostenibilità

Dich on line obbligatoriaa cura di Fabrizio Fiore

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Le attività che sono state concretizzate in que-sto periodo – finalizzate a porre l’associato ola Società nelle condizioni di dichiarare informa telematica nel migliore dei modi edavendo tutte le informazioni a disposizione –sono state molte.Da qui a breve – infatti – verranno posti sulsito sostanzialmente tre strumenti, ciascunocon una sua struttura, una sua logica ed unobiettivo ben preciso:a) Documentazione statica: come ogni anno,nella sezione del sito riservata a questa mate-ria, verrà rilasciata la documentazione cheillustra compiutamente “come fare la dichiara-zione”, con le diverse novità intervenute, lesezioni fiscali di riferimento, il come corregge-re gli errori commessi, ecc. Unitamente aquesto importante “documento-guida” verràmesso a disposizione un “fac-simile” di dichia-razione, reso stampabile da parte del dichia-rante. Attenzione: il fac-simile è tale e non puòessere utilizzato come “sostitutivo” della di-chiarazione telematica, che resta l’unica mo-dalità utilizzabile per assolvere al proprio ob-bligo. Le due tipologie di documentazionestatica sono visualizzabili e stampabili attra-verso il semplice accesso al sito.b) Tre “tutorial”, ovvero tre guide animatesui seguenti argomenti:• Come iscriversi ad Inarcassa On Line:vengono illustrati i semplici ed immediati pas-saggi informatici attraverso i quali, nella regi-strazione dei dati anagrafici, della tipologiadel documento di residenza, del possessodella PEC si ottengono, in brevissimo tempo,le credenziali per accedere ad Inarcassa On

Line. Si ricorda, a tal proposito, che registra-re la PEC consente a tutti gli associati diutilizzare tutti gli applicativi oggi a disposi-zione su Inarcassa on line (dichiarazione,pagamenti, estratto conto, simulazioni deltrattamento di vecchiaia e della prestazionecontributiva, simulazione dell’onere di ri-scatto, richiesta della certificazione di regola-rità e dei pagamenti effettuati, etc.), mentrela sola casella di posta elettronica “non-PEC”potrà consentire la sola dichiarazione ed irelativi pagamenti.• Come dichiarare: una semplice e rapidapresentazione su come fare la dichiarazione,come registrare i dati nelle diverse sezioni diriferimento, quali dati inserire anche nellesezioni diverse da quelle relative agli imponi-bili, come trasmettere la dichiarazione e con-servare la ricevuta.• Come pagare: un tutorial che descrive laforte innovazione sul versante del pagamentodei contributi. Da quest’anno, infatti, il paga-mento del conguaglio potrà avvenire attraver-so l’utilizzo del MAV che verrà generato inautonomia dall’associato attraverso la proce-dura della dichiarazione.Il MAV potrà essere pagato in qualsiasi strut-tura bancaria o – in alternativa – sarà possi-bile pagare l’importo tramite Inarcassa Card:l’obiettivo è stato quello di consentire al-l’associato – nel corso della stessa sessione- di richiamare la procedura della dichiara-zione telematica, effettuare gli aggiorna-menti anagrafici, denunciare i valori econo-mici relativi al reddito, al volume d’affari ealle altre sezioni, verificare il prospetto del

conguaglio generato, produrre il MAV epagare l’importo. Tutto nella stessa ses-sione.c) La procedura vera e propria per la dichia-razione telematica. Quest’anno abbiamo ri-tenuto opportuno, in corrispondenza dellanumerazione delle sezioni (A1, A2, B1, etc.)di rendere visualizzabile la porzione del do-cumento statico che parla dei contenuti diquella sezione specifica, in modo da “accom-pagnare” l’associato nella compilazione.Questi tre strumenti sono oramai in fase dicompletamento ed i lettori li troveranno giàsul sito www.inarcassa.it nel momento in cuileggeranno questo breve articolo.Lo scenario che ho avuto davanti agli occhi è

•Cairo Expo City,Il Cairo, Egitto, 2009.

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quello di un nostro iscritto che, dopo avereottenuto le credenziali identificative per en-trare in Inarcassa On Line, salva sul suo desktople animazioni e procede alla dichiarazione,magari visualizzandole quando ha qualchedubbio: le animazioni sono dei semplici (edivertenti) strumenti di apprendimento e so-stegno.Ma in questo periodo siamo stati anche moltopresenti sul versante della comunicazione.Oltre alla pubblicazione sul sito internet – giàda dicembre 2010 – della avvenuta approva-zione della modifica statutaria, ad aprile 2011è stata avviata la prima fase della campagna perla dichiarazione telematica obbligatoria e lenuove adesioni ad Inarcassa On line: gli asso-ciati, i non iscritti con Partita Iva e i pensionatiiscritti hanno ricevuto un’informativa, accom-pagnata da un banner a colori, insieme agliadeguamenti riguardanti i contributi e le pen-sioni per il 2011.Contestualmente sono state messe in lineanuove modalità di registrazione facilitate aInarcassa On line (in pratica sono quelle ri-chiamate dal tutorial “come iscriversi”) con unlayout rinnovato nella grafica e ancora piùintuitivo e semplice da navigare.L’operazione è stata accompagnata da:• news sul sito;• una animazione sulla home page diwww.inarcassa.it, che promuove un nuovomodo di comunicare con Inarcassa senza lacarta, rispondente alla tecnologia e alla neces-sità di informazione del nostro tempo;• un azione “push” del call center, che ad ognicontatto invita gli iscritti a registrarsi a InarcassaOn line.

Dai primi di maggio, nella corrispondenza inuscita dall’associazione vengono inseritibanner (sono costituiti da una specie di “vo-lantini” rettangolari), che promuovono la di-

chiarazione telematica ed Inarcassa On line,che sul retro ricordano le scadenze istituzio-nali (rate minimi, dichiarazione, conguaglio).Sul n. 4/2010 della Rivista è stato pubblicatoun articolo informativo e una pagina di pub-blicità ed infine, la dichiarazione telematica èstato argomento di punta del seminario per iNodi Periferici, dedicato ai rappresentanti degliOrdini Professionali aderenti alla rete Inarcassatenuto il 9 e il 10 di giugno scorso.

Ma sono in cantiere altre attività relative al-l’area della comunicazione:a) dalla metà del mese di giugno, la pubblica-zione su Inarcassa on line del modellotelematico di dichiarazione 2010 darà avvioalla seconda fase della campagna, per informa-re gli associati che l’applicazione è disponibi-le, ed invitare chi non è ancora utente del

servizio ad iscriversi;b) sul sito internet verranno pubblicate:• news;• Facsimile dei modelli della dichiarazione eistruzioni di compilazione;• Tutorial Inarcassa On line, già ricordati;c) tutti gli utenti di Inarcassa On line riceve-ranno una e-mail e un sms, sia a giugno che iprimi di ottobre per rammentare la scadenza;d) è stato inoltre previsto un piano di avvisi dapubblicare sui principali quotidiani nazionali.

In sintesi, stiamo facendo il possibile per ga-rantire a tutti strumenti semplici nella gestio-ne ma anche nella consultazione, che possanoaccompagnare la vasta platea degli iscritti, deinon iscritti, delle Società, ad assolvere rapida-mente e senza problemi questo importanteobbligo istituzionale.I dati alla fine di giugno sono confortanti: lecredenziali per accedere ad Inarcassa OnLine sono state circa 150.000, contro il nu-mero delle dichiarazioni telematiche presen-tate lo scorso anno, pari a poco meno di100.000. Siamo quindi cresciuti rapidamen-te, ma non dobbiamo dimenticare che ilvalore di riferimento che abbiamo come obiet-tivo è di raggiungere prima della scadenza difine ottobre il valore di circa 200.000 cre-denziali (157.000 iscritti, 38.000 non iscritti,5.000 società).Quindi, chiunque non sia ancora in possessodel PIN e della password si affretti: la proce-dura è immediata, semplice e molto rapida;inoltre, per qualsiasi problema relativo adifficoltà nell’utilizzo delle credenziali(rigenerazione, reset, etc.) si può tranquilla-mente contattare la nostra assistenza tecnicaal n. 0685274399, chiunque sarà prontamen-te ascoltato.

Iscrivetevi! Non aspettate l’ultimo momento!

•CMA CGM Tower,Marsiglia, Francia, 2006-2010.

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Finalmente, ci siamo. Abbiamo fatto un passoin avanti nella direzione giusta: vogliamo o noaffrancarci come categoria, uscire dal bozzoloe guadagnare stima, confrontandoci con lasocietà? Vogliamo assumere questo ruolo neiconfronti dei nostri interlocutori, avendo fi-nalmente compreso che ormai é doverosofarlo, non solo necessario? Sembrano doman-de retoriche, tanto le abbiamo ripetute senzatrovare ancora una risposta adeguata.

Sale il bisogno di identità eaggregazione

Chi si occupa di professione libera conosce fintroppo bene quale sia il deficit aggregativo nelnostro settore. Ma anche coloro che la liberaprofessione la esercitano e basta, cioè non sene occupano a livello di categoria, comincianoa preoccuparsi dell’isolamento in cui si sento-no relegati. Pur concentrando quotidianamen-te l’attenzione al proprio studio, trovano iltempo di rompere la campana di vetro e portarfuori, sollevare a qualcuno che li ascolti unasofferenza che li opprime. È la mancanza di unlegame fra colleghi, di uno spirito di corpo apreoccuparli, l’assenza di una condivisioneche li faccia sentire uniti, capaci di darsimanforte almeno nel momento del bisogno.Una condizione questa che renderebbe piùfruibili agevolazioni e convenzioni, assisten-za, servizi e aiuti, perché più la compagine ènumerosa e più elevato è il potere contrattua-le che riesce a spendere con le istituzioni e ilmercato.

C’è consapevolezza delladisattenzione verso la categoria

E invece, ora, la nostra sembra essere unaattività assorbita nell’ingranaggio produttivo,quasi un fattore residuale, rispetto alle logi-che dominanti del profitto e della concorren-za misurata sul costo, non sulla qualità. C’èdunque un declino del nostro ruolo di auto-nomia a favore di una professione ridimensio-nata, dunque annacquata, ricondotta entroun alveo governabile. A ben vedere, infatti, fariflettere la circostanza che questo percorsosia coinciso, paradossalmente, con la cosid-detta “liberalizzazione”, essendo passato, adesempio, attraverso lo sconto almeno del 20%“obbligatorio” sulla tariffa. Ma oggi, a distanzadi anni la dose di avversione al mondo dellalibera professione è ancora più massiccia.Alzi la mano chi non ha sentito, almeno unavolta, un collega lamentarsi della scarsa atten-zione di cui siamo destinatari, di come siamobistrattati, delle difficoltà che incontriamo arappresentare le nostre esigenze al poterepolitico e istituzionale.Ma non ce lo siamo anche un pò meritatoquesto clima di “disattenzione” o, peggio, diostilità? Non sarà il sintomo, l’effetto, di unacarenza endemica della categoria? E poi, co-m’è la categoria, qual’è la sua fisionomia, si èmai manifesta con le proprie caratteristiche epeculiarità? Credo che occorra partire da qui.E’ ormai accertata una incomprensibile e col-pevole assenza di una “voce comune”, che siaespressione degli ingegneri e architetti liberiprofessionisti e faccia riconoscere la loro pre-

senza, ricostruendone l’immagine, con il con-seguente adeguato peso rappresentativo inseno al contesto sociale del paese.Allora, per andare incontro a quel collega cosìsensibile e per fortuna non più solitario,Inarcassa, da tempo pronta a muovere, harotto gli indugi offrendo ai colleghi indaffaratil’opportunità di avere a propria disposizioneun Organismo in cui identificarsi, che siconcretizzi in un centro di ascolto delle pro-prie aspirazioni e contenitore dei legittimidiritti di tutela e sostegno reale alla propriaattività esercitata in forma esclusiva. Ma, so-prattutto, vuole investire in un motore cherealizzi il cambiamento della nostra presenza,un propulsore di iniziative da portare avantifinalmente in assetto corale, per riconquistarenella società il ruolo di primo piano ricono-sciuto nel passato alla nostra professione.

Anzitutto, abbattere gli steccati

Per fare questo, però, bisogna cambiare regi-stro. Su questo fronte si assiste da anni, tra altie bassi, alle schermaglie cui ci hanno abituatole organizzazioni del nostro settore professio-nale, quelle istituzionali e le svariate associa-zioni volontaristiche, in molti casi animate datanta buona volontà. Un patetico conflittosulle attribuzioni di rappresentanza, sullematerie di competenza e sui ruoli dell’uno edell’altro, di volta in volta antitetici e contrap-posti.Basti pensare, ad esempio, alla mancata defi-nizione di un quadro normativo aggiornato

Facciamo la nostra partedi Claudio Guanetti

Al fianco degli Organismi dicategoria Inarcassa promuoveil nuovo polo di sostegnodella libera professionedi ingegnere e architetto

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delle professioni regolamentate. Abbiamodovuto scontare un percorso defatigante ini-ziato negli anni Novanta del secolo scorsosenza convinzione, disseminato di nodiirrisolti, raro esempio di disordine e trascura-tezza, che probabilmente segnerà anche iltesto del nuovo disegno di legge approdato direcente in Parlamento.Ora, i liberi professionisti ritengono che lamisura sia colma e, fuori dalla metafora, inogni occasione che si presenti loro, tanto percominciare nelle assemblee provinciali degliiscritti, chiedono ad Inarcassa “di farsipromotrice di iniziative a favore della catego-ria, di intervenire con la propria autorevolez-za presso le istituzioni per dare risalto alsentimento di delusione e alla volontà diriscatto dei tanti liberi professionisti cheonorano l’attività dell’architetto e dell’inge-gnere”.

D’altra parte la nostra Cassa riunisce colleghicon princìpi e interessi professionali comuni,con analoghe esperienze e medesime esigen-ze; è naturale che possa costituire il collanteper far crescere un Organismo nuovo, ampia-mente condiviso in cui sentirsi partecipi di unvero cambiamento per risalire la china.

Inarcassa non si tira indietro

Bene. Inarcassa lo può fare. Il CND ha delibe-rato già nel 2009, come sappiamo, l’inizio diuna nuova forma di assistenza per il sostegnoalla libera professione, attività fortemente vo-luta e ottenuta con l’approvazione da partedei Ministeri dell’art. 3.5 dello Statuto dell’As-sociazione. E, come altrettanto bene ricordia-mo, si sono attuati interventi con diversi pro-fili per lo stanziamento di aiuti economici, e

non solo: è stato realizzato il social networkInarcommunity e si è incrementata la voceeventi per rendere Inarcassa più aperta versol’esterno.Ma non basta. Negli incontri che si susseguo-no nelle province, come è accaduto di recentea Brescia, Pescara e Roma, si eleva sempre piùla posizione degli associati, che trovano nellapropria Cassa di Previdenza l’unicointerlocutore cui rivolgere una raccomanda-zione divenuta ormai pressante.

Il bisogno che nasce dal bassocrea unione

“Non servono solo gli aiuti economici”, preci-sano i colleghi, “vorremmo che Inarcassa riu-scisse a smuovere questa situazione diprecarietà della libera professione per farechiarezza, a determinare condizioni normative,fiscali per un cambiamento radicale della libe-ra professione verso la chiarezza dei diritti edelle regole”.Insomma, è una faccenda che sta assumendocontorni di rilevanza sociale, dunque, che stacondizionando il futuro della libera profes-sione.D’altra parte, per dirla proprio tutta, guardateche è il colmo che la categoria dei liberi profes-sionisti non sia ancora riuscita a darsi unaforma associativa, organica e omogenea, comegià ha fatto la stragrande maggioranza dellealtre categorie. Probabilmente non avremomai il potere contrattuale degli autotrasporta-tori che, con uno sciopero, possono bloccareil Paese. Loro, oltre ad essere consultati eascoltati, hanno anche l’onore di una trasmis-sione radiofonica quotidiana dedicata sul pri-mo canale Rai; a noi basterebbe essere accre-ditati come componente di riferimento nelprocesso di crescita del Paese.

•CMA CGM Tower, Marseille,Francia, 2006-2010.

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La strada maestra

Certo, è forse utopistico immaginare un orga-nismo di aggregazione di tutte le libere profes-sioni, ma questa sarà la strada maestra sevorremo veramente partecipare al futuro dellalibera professione e non subirlo. Allora co-minciamo dagli Ingeneri ed Architetti, chefinalmente a gran voce ne reclamano la neces-sità e l’urgenza.Così, dicevo, Inarcassa ha fatto il primo passo,raccogliendo le istanze dei propri associati: loscorso 25 marzo il CND ha tradotto in deliberala costituzione di un Organismo per la tutela eil sostegno dell’attività dell’Ingegnere e dell’Ar-chitetto, che vede Inarcassa come Socio Fonda-tore. Ed è un buon inizio, a giudicare dagliobiettivi che si prefigge di raggiungere. “Diven-tare un interlocutore esterno autorevole ingrado di intervenire anche in sede legislativa.Creare le condizioni per modificare percezionee immagine esterna della libera professione.Fornire strumenti di analisi e informazione ade-guati per la comprensione dei temi di rilievo perla libera professione di ingegnere e architetto.Proporre attività, servizi e soluzioni utili per lediverse problematiche della libera professione”.

Procediamo con grandedeterminazione e a piccoli passi

E non dovrà venir meno il sostegno dei singo-li, perché dall’entità della forza numerica edalla condivisione che viene dal basso si misu-ra la credibilità di questa occasione di rilanciodella compagine dei liberi professionisti.Un’attività propositiva che non sia soltantoformale, ma sostanziale, si valuta dai consen-si e il peso della categoria è determinante perrafforzarne l’autorevolezza quando ci si ri-volge al mondo delle istituzioni, soprattuttoin sede legislativa.

Ognuno faccia la propria parte,questa è l’ultima spiaggia

Così, come non dovrebbe mancare l’apportodegli Ordini e Sindacati, vincendo una voltaper tutte la diffidenza che ne ha caratterizzatoi rapporti nelle fasi cruciali dei confronti rap-porti istituzionali.Per la mancanza di dialogo é sempre venutameno la finalizzazione, anche a causa di unarincorsa disarticolata degli interlocutori da

parte delle diverse componenti della catego-ria. E’ tempo di andare oltre, superando glisteccati della contrapposizione.Certamente, le aree di competenza, dovran-no essere ben definite e correttamenteregolamentate dal nostro ordinamento; mail rapporto dialettico e istituzionale andràconfinato all’interno della categoria per noncompromettere la finalità di un risultatocollegiale.All’esterno, l’odierna progressione impressadagli avvenimenti che coinvolgono la nostraattività richiede di abbandonare gli interessidi bottega, perché prevalga una posizioneunitaria e questo organismo poliedrico, vo-luto dalla base, possa operare secondo leleggi dei grandi numeri.

Noi ci crediamo

In questo senso saranno “i liberi professioni-sti” a decidere la composizione e il successodi questo nuovo soggetto di categoria; sol-tanto così il percorso tracciato non sarà insalita e le iniziative potranno garantire quali-tà ed efficacia di risultati per valorizzare lafigura degli ingegneri e degli architetti liberiprofessionisti.Con una dotazione patrimoniale di 335.000euro per il 2011, l’Organismo metterà incampo tutti gli strumenti utili alla realizza-zione degli obiettivi condivisi. Dopo l’appro-vazione dello Statuto nel CND del giugnoscorso, lo start up è fissato con la ripresadell’attività dopo la pausa estiva.Ma incominciamo fin da ora a sostenere que-sta iniziativa, non solo facendola conoscere aicolleghi in sede territoriale, ma partecipandotutti da protagonisti, per la costruzione delnostro futuro.

•Museum in Vilnius,Lituania, 2007.

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La nostra rivista ha il piacere di ospitare inquesto numero le prime riflessioni da Presi-dente dell’architetto Leopoldo Freyrie recen-temente nominato al vertice del Consiglionazionale degli architetti paesaggisti, pianifi-catori e conservatori. Un ruolo importante, inun momento storico nel quale la libera profes-sione attraversa uno stato di crisi, nel qualeserve la voce forte ed autorevole di chi vive iproblemi del libero professionista. Dopo anninei quali la professione di architetto è statarappresentata ai vertici in prevalenza da archi-tetti pubblici dipendenti (anni nei quali pro-babilmente per pure coincidenze, il ruolodell’architetto libero professionista ha persoquel fascino e quel peso sociale che merita),oggi al vertice della categoria vi è un architettoche in più occasioni ha messo in evidenza lasua appartenenza alla comunità dei liberi pro-fessionisti ed a lui allora questa rivista vuolerivolgere alcune domande per fare il puntosullo stato attuale della professione e sulleiniziative che il nuovo Consiglio nazionaledegli architetti paesaggisti, pianificatori e con-servatori vuole intraprendere.

Dall’esame del recente testo “Il profilo egli scenari della professione di architet-to” (Prospettive Edizioni 2010 Roma), ap-pena dato alle stampe ed oggetto di rifles-sione da parte della nostra rivista emer-gono dati allarmanti che fanno riflettere,e rendono ormai urgente ed indifferibileun cambio di passo per garantire unfuturo professionale e previdenziale atutti i professionisti con in testa i giovani

Intervista a Leopoldo Freyriedi Emanuele Nicosia

Un Presidente liberoprofessionista che continuerà afare l’architetto

e le donne; come pensa di affrontare laquestione la nuova compagine del CNAP-PC da te presieduta affinché venganomesse in atto politiche in grado di indiriz-zare i molti professionisti del settore chehanno bisogno di chiarezza in tema dicompetenze e di incentivi per creare an-che in Italia strutture pluridisciplinari ingrado di competere in mercati anche este-ri. Quali azioni primarie intraprenderàil CNAPPC, sotto la tua presidenza, perqualificare la professione di architetto?Maggiore qualità dei progetti, attraverso laformazione continua, ed investimenti sul fu-turo in termini di ideazione e tecnologie sonogli strumenti attraverso i quali la professionedeve qualificarsi nel medio e lungo periodo, aprescindere dalle norme – a volte poco effica-ci – che la regolano. L’impegno del ConsiglioNazionale sarà quello di creare il contesto nelquale gli architetti italiani, sulla base della

competenza e del merito, possano esprimerele loro capacità per superare, soprattutto inuna situazione di grave crisi economica comequella che stiamo vivendo, la difficoltà di acce-dere al mercato. Affiancare gli architetti nellaconoscenza degli scenari del mercato e dellaprofessione, aiutandoli a gestire gli studi; sem-plificare la burocrazia, chiarendo le regole,per rendere il mercato trasparente e accessibi-le: sono queste le nostre priorità, senza trala-sciare la promozione degli architetti italianinei mercati internazionali e la nascita di socie-tà tra iscritti agli Albi per creare reti interdisci-plinari che possano fruire di vantaggi fiscali efinanziari.

Ho letto che vuoi impegnarti per l’inter-nazionalizzazione degli studi professio-nali , con quali mezzi e con quali prospet-tive di lavoro?Gli architetti italiani possono – e debbono –

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•Cairo Expo City,Il Cairo, Egitto, 2009.

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lavorare liberamente in Europa e nel mondo,dove il made in Italy è ricercato e apprezzato.Nostro compito è quello di creare le condi-zioni per la loro promozione con le rappre-sentanze estere del Paese, gli istituti di cultu-ra, le Camere di Commercio, l’imprenditoriapiù avanzata. Anche in questo caso la creazio-ne di reti interprofessionali e transfrontalie-re è basilare: sarà varato un progetto peraiutarle a nascere e crescere. Dobbiamo peròpreparare adeguatamente, in fase di forma-zione, i giovani architetti: è sconcertanteche, secondo i dati di Almalaurea, il 50% deilaureati in architettura dello scorso annonon parli e scriva in inglese. Lo è ancora dipiù tenendo conto che i mercati esteri diven-

teranno sbocco fisiologico per le nuove ge-nerazioni di architetti.

In una recente intervista rilasciata al“Sole 24 Ore” leggo testualmente “… Sonoun architetto che fa il libero professioni-sta e sarò un Presidente che continuerà afare l’architetto …”, Inarcassa ha al cen-tro dei propri interessi l’attività di chiesercita la libera professione in formaesclusiva, pertanto alla luce della tuadichiarazione, quali azioni intendi in-traprendere per la salvaguardia e per ladignità dell’esercizio della libera profes-sione?A quanto ho già affermato aggiungo che la

salvaguardia della “liberalità” e l’ autonomiadella professione intellettuale di architettorappresentano la dignità della professione e,allo stesso tempo, il pilastro sul quale costru-ire il futuro.Gli architetti italiani costituiscono una risorsaper lo sviluppo e non un ostacolo: siamo iprimi di quel “club” di creativi su cui fare levaper sviluppare l’economia della conoscenza,della cultura e della qualità. Proprio perquesto motivo siamo pronti al confronto conle Istituzioni per fare sistema con il comples-so del mondo culturale italiano sui progetti esulle strategie relative alla gestione ed allosviluppo delle politiche culturali e non solodi quelle che riguardano l’architettura.

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•CasArt, Casablanca, Marocco, 2009.

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La categoria più penalizzata oggi tra gliarchitetti sembra essere quella dei “gio-vani” che le attuali norme per l’aggiudi-cazione delle gare di progettazione sem-brano mettere ai margini, cosa farà ilCNAPPC per i giovani professionisti?Promuovere, come stiamo facendo, la leggeper architettura, significa ridare centralitàalla progettazione nel nostro Paese, renderetrasparente il mercato, ma significa, innanzi-tutto, aprire il mercato ai giovani professio-nisti. Bisogna tornare a fare i concorsi. Certo,le Pubbliche Amministrazioni devono snelli-re le procedure anche in questo settore adot-tando lo strumento on line che consenteconcorsi agili e veloci. Tra le altre iniziativedel Consiglio Nazionale vi è poi la propostaal Ministero dei Beni Culturali della creazio-ne dei Quaderni della giovane architetturache costituiscano curriculum per l’accesso aConcorsi e Gare, e quella della promozionedi concorsi per giovani architetti ai grandiplayer del mercato privato.

Leggo con piacere che intendi rilanciarela figura dell’architetto sostenendo che“l’architettura deve assumere il suo na-turale valore etico al servizio della so-cietà, gli architetti italiani devono potercontribuire allo sviluppo civile del Pae-se”; ci spieghi meglio il senso della tuaproposta e ci anticipi quali azioni inten-di mettere in campo per raggiungerequesto obiettivo fondamentale?La deontologia professionale è la garanziadel nostro mestiere per i cittadini, ma nonbasta: l’architettura ha un valore etico intrin-seco che dobbiamo valorizzare, nel futuroeco compatibile, nell’aiutare i paesi in via disviluppo così come presidiando i luoghi deidisastri naturali. Siamo sempre più consape-voli dell’importanza della qualità e dell’am-

biente; della necessità di una nuova vivibilitàquotidiana delle città senza più storture edesolazioni. Lo siamo anche dei nuovi biso-gni e impegni in termini di risparmio energe-tico. Salvaguardia e rispetto del territoriounito alla tutela del paesaggio sono nel dnadi ogni architetto italiano, così come l’impe-gno a lasciare a chi verrà dopo di noi un Paesemigliore di quello che abbiamo ereditato.Nei prossimi mesi il Consiglio Nazionalemetterà in campo azioni su tutti questi temi,sia a livello nazionale, sia locale attraverso larete degli Ordini che già sono uno dei grandimotori etici e culturali del Paese.

Ritengo ottimo ed imprescindibile unapproccio alla professione ispirato aiprincipi dell’etica e della legalità, so-prattutto in questo momento storico nelquale alcuni liberi professionisti iscrittiagli albi e tra questi anche alcuni archi-tetti si rendono autori di reati che mor-tificano un’intera categoria professio-nale. Con riferimento alla recente di-chiarazione del Procuratore Nazionaleantimafia Pietro Grasso che il 26 febbra-io di quest’anno ad un convegno ha det-to … «Auspicherei un maggiore inter-vento degli Ordini professionali, sugliindagati per mafia, che troppo spessoaspettano la sentenza definitiva per in-tervenire sugli iscritti ... gli Ordini pro-fessionali si dovrebbero occupare deicomportamenti, delle relazioni e colle-gamenti dei loro iscritti indipendente-mente se si tratta di reati penali». Anchesotto questo profilo ci vogliono maggioriregole di deontologia professionale,come ad esempio negli Stati Uniti dovegli Ordini hanno la forza che gli consen-te di espellere chi non ha comportamentiadeguati» (Adnkronos 26 marzo 2011);

ritieni che sia arrivato il momento dirivedere l’attuale codice deontologico?Abbiamo già ufficialmente dato completa di-sponibilità al Procuratore Antimafia Grassoper sottoscrivere protocolli a salvaguardiadella legalità nelle gare e nei cantieri, per farsi che anche gli Ordini e gli iscritti divenganoprotagonisti di questa battaglia civile in cuicrediamo. Più che riscrivere le regole dobbia-mo essere parte attiva nella lotta alla crimina-lità organizzata, che nei cantieri edilizi trovaspesso le risorse per sopravvivere e sopraffa-re. Condividiamo il monito lanciato pochigiorni fa da alcune associazioni di categoriaaffinché, per prevenire il rischio di infiltra-zioni della mafia nel settore dell’edilizia, siaeliminato, negli appalti pubblici, il criteriodel massimo ribasso come sistema di aggiu-dicazione che favorisce esclusivamente chiha rilevanti disponibilità finanziarie, che pos-sono essere di dubbia provenienza, e non chiha elevate capacità imprenditorialiBene, sapere che il Presidente di tutti gliarchitetti italiani vuole combattere una batta-glia civile per la legalità è di sicuro confortoper tutti quegli architetti iscritti agli Albi chesvolgono il mestiere dell’architetto fondan-dolo su principi etici e di legalità, anche seoccorre registrare che proprio gli Ordini al-cune volte stentano a recitare quel ruolo diguida soprattutto in realtà sociali come quel-le del meridione d’Italia dove le infiltrazionidella criminalità organizzata nei settori del-l’edilizia e dei lavori pubblici, sono più fortied incidenti.Le risposte del Presidente CNAPPC “liberoprofessionista” fanno ben sperare tutta lacomunità degli architetti e, in particolare,Inarcassa che mai come adesso crede nellanecessità di dare corso a tutte le azioni anchesinergiche per un sostegno forte alla liberaprofessione.

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Prima che l’Italia fosse unita un grande scritto-re tedesco ebbe modo di scrivere: “visitare ilpaese del sole era il modo migliore per cono-scere la parte migliore di se stessi”.Chissà se oggi potrebbe affermare lo stesso?Cosa, a centocinquantanni dall’Unità, lo col-pirebbe oggi rivisitandolo?Probabilmente, pur nell’innegabile constata-zione che il suo sviluppo ha raggiunto puntedi eccellenza, i suoi squilibri.Constaterebbe innanzitutto che, in questi cen-tocinquantanni, sia l’economia, attraverso lacreazione di un unico mercato nazionale, siala società e la cultura attraverso la scuola, igiornali, l’editoria, la letteratura, la radio, latelevisione, il cinema, la musica, lo sport, lamoda e l’alimentazione hanno permesso alPaese di evolversi in modo omogeneo e, tuttosommato, coeso.Ma constaterebbe, altresì, che sul territoriotale sviluppo ha avuto un impatto disomoge-neo, convulso e, in alcuni contesti, violento.Eppure sul piano delle dichiarazioni program-matiche e delle leggi l’Italia è forse il Paese piùavanzato del mondo.Se è del 1865 l’emanazione delle prime normeper la disciplina delle attività edilizie – varateper lo più per esigenze igienico sanitarie –, ènel 1909 che diventiamo il primo Paese alegiferare sulla preminenza del pubblico inte-resse sulla proprietà privata per tutte le coseimmobili e mobili di interesse storico, archeo-logico, paleontologo ed artistico.Se nel 1920 Benedetto Croce, allora ministrodella Pubblica Istruzione, presenta la primalegge organica di tutela del paesaggio che

Squilibri!di Angelo Raffaele Galli

“altro non è che la rappresentazione materia-le visibile della Patria”, bisogna aspettare il1942 per vedere emanate altre norme chepurtroppo, nel complesso, varate in un mo-mento di forte criticità, si sono rivelate inade-guate a gestire lo sviluppo, a tratti caotico, deldopoguerra.La giovane Repubblica, sorta dalle maceriedella guerra, prende atto della valenza delpaesaggio e del patrimonio storico e artisticotanto da prevederne la tutela nell’articolo 9della Costituzione Repubblicana.Tutela negli anni disattesa e a cui la politica hacercato di porre rimedio con nuove leggi, unafra tutte quella degli anni ’70, naufragata an-ch’essa, per non aver saputo evitare quell’usosconsiderato del territorio che in tanti luoghine ha stravolto le peculiarità fino a trasformar-lo in un ammasso indistinto di incrostazioni.

Centocinquantanni di unità politica, econo-mica, storica e culturale non sono bastati acreare un comune sentire, quella sensibilitànecessaria per elaborare un progetto idoneo ariequilibrare l’intero sistema Paese in un con-testo che ambisca a tutelare, difendere e valo-rizzare il territorio.Se guardiamo all’urbanesimo, infatti, a quellanuova sensibilità che sembra prevalere e cheguarda alla città non più luogo di speculazio-ne ma di incontro, ciò che si percepisce sonogli squilibri, non l’armonia.Ma se la politica non è stata sempre all’altezzadel suo compito quale è stato il ruolo degliarchitetti e degli ingegneri liberi professioni-sti? Sono stati quel valore aggiunto che, purnella selva orrenda ed inestricabile delle nor-me, non ha permesso a tutti quegli squilibri dicollassare!

•London Aquatics Centre,Londra, U.K., 2005-2011.

Applicazione, conoscenze e spiritodi iniziativa degli ingegneri earchitetti italiani nei primi 150 annidella storia d’Italia

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Un impegno quotidiano che si è potuto con-cretizzare attraverso la ricerca di una identità,di nuove aggregazioni e di iniziative rivolte aridare al Paese una dimensione più consona alsuo presente, rispettosa del suo passato eprotesa verso un futuro sostenibile.Un manifesto di ciò che il Paese è capace difare.E se l’oggi conta, conta anche il passato e lanostra attività di architetti ed ingegneri liberiprofessionisti in questi centocinquantanni.Eredi di tradizioni che non ha uguali al mon-do. Coinvolti nelle vicende risorgimentali finoa battersi per il progetto unitario – GiuseppePoggi, per citarne uno fra tanti, artefice delpiano di sviluppo per Firenze capitale hacombattuto, nel 1848, a Curtatone e Monta-nara –, hanno contribuito, da subito, allarealizzazione delle più importanti infrastrut-ture.In un Paese come il nostro, che qualche geo-grafo ha chiamato “territorio crocevia”, le co-municazioni sono state forse il primo ambitoin cui si è manifestata l’intraprendenza e lacompetenza delle nostre categorie professio-nali. La rete ferroviaria tra il 1860 e il 1895conosce uno sviluppo sorprendente che dagliiniziali 1800 km diventano 14.000 per arrivareai circa 20.000 odierni con ramificazioni intutti i territori e treni sempre più veloci cheviaggiano in piena sicurezza tra ponti, galleriee trafori.I trafori, l’opera di ingegneria “più affascinanteche la storia umana avesse mai conosciuto”.Fréjus (1871), San Gottardo (1882), Sempio-ne (1895), Monte Bianco (1965). Dal 1871 al1965 e fino ai nostri giorni è continuata l’ope-ra di ingegneri, architetti, imprese all’avan-guardia e maestranze che tutto il mondo ciinvidia. Una tecnologia messa a punto edesportata per essere applicata ovunque.Stacchini, Mazzuccheti, Ottino, Ratti, Miche-

lucci, Mazzoni: nomi ormai indissolubilmen-te legati alle realizzazioni delle grandi stazionidi Milano, Genova, Torino, Bologna, Firenze eRoma. Luoghi di connessione che ancora ca-ratterizzano i centri delle nostre città ed in cuicontinuano a muoversi gli italiani e a giungeremilioni di turisti.Nel 1904, mentre le prime donne si affaccianonel nostro mondo professionale – nel 1908Emma Strada fu la prima donna a laurearsi iningegneria civile a Torino, il governo Giolittiha già messo a disposizione i primi “sussidi”per agevolare i trasporti su gomma. Da allora,si è passati alla realizzazione delle prime retiautostradali, realizzate tra il 1923 e il 1933 –quella dei laghi progettata da Puricelli fu laprima al mondo – e al varo delle linee pro-grammatiche del 1955. Queste hanno permes-so, ad oggi, di realizzare una rete autostradalenazionale fra le più ardite, tecnologiche eimportanti del mondo, sia per la qualità deimanufatti sia per la loro funzionalità. La lororealizzazione ha permesso di razionalizzare edintegrare i sistemi produttivi del Paese, con-sentire la mobilità delle popolazioni e renderepiù agevoli i flussi turistici. Grazie all’espe-rienza acquisita i nostri tecnici e le nostremaestranze hanno potuto esportare in tutto ilmondo un patrimonio di conoscenze che an-cor oggi consentono di realizzare manufattianaloghi in ambito internazionale.Ciò vale anche per le altre infrastrutture chesono state realizzate fra cui colossali strutturedi bacino e reti elettriche per dare alimenta-zione alla nascente industria.Nell’America latina la diga di Yaciretà, proget-tata in Italia, è stata fino a qualche anno fa lapiù grande del mondo.Fra il 1921-1924 si pone mano alla primainfrastruttura telematica per collegare con cavisotterranei Milano con Genova e Torino. Nel1951 tutti i comuni italiani sono collegati

telematicamente fra di loro dalle reti telegrafi-che. Le più recenti reti telefoniche, radiotele-visive e telematiche, pur nella loro apparente“immaterialità”, hanno reso possibile la rior-ganizzazione produttiva, commerciale e turi-stica del territorio contribuendo a dare coe-sione ad un popolo che da secoli viveva sepa-rato. Leopoldo Pirelli, Camillo Olivetti, PierGiorgio Perotto, inventore del personal com-puter, Daniele Agostino Derossi, fondatoredella Microtecnica, sono alcuni dei protagoni-sti di questa spettacolare stagione.Ma il paese aveva bisogno anche di simboli.Nuovi luoghi aggregativi per mettersi alla paridelle nazioni più evolute. Ed ecco la galleria diMilano (1865) a cui faranno seguito quella diTorino (1874) di Genova (1876) e di Napolidel 1887. A loro si affiancano sale cinemato-grafiche e nel 1911 fu inaugurato a Genova ilgrande stadio, ancora oggi in uso. Di paripasso, consci di un passato grandioso, è statoprofuso ingegno per la realizzazione di ope-re che ancora oggi testimoniano l’acume e lacapacità realizzativa con cui si esprime lanostra professione.Infrastrutture, dimore ma anche prodotti in-dustriali di grande pregio qualitativo. Dallemacchine utensili ai transatlantici, dai piccolielettrodomestici alla produzione aerospazia-le, dalle automobili, alla nautica. Nomi cono-sciuti ed apprezzati in tutto il mondo: Ponti,Terragni, Libera, Nervi, Piano, Rossi, Zanu-so, Castiglione, Magistretti per citarne solouna esigua schiera.In questi 150 anni, come si è cercato dirappresentare attraverso questa veloce ga-loppata, fondamentale è stato l’impegno, lacura e la professionalità delle aree tecniche.Si pensi alla componentistica, all’aereonauti-ca con i progetti di Gabrielli, all’aerospazia-le, alla motoristica, fra i quali Romeo (Alfa),Giacosa (Fiat), D’Ascanio (Piaggio) e il miti-

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co Battista “Pinin” Farina, alla nautica, allenanotecnologie. Oggi la sempre maggiorediffusione delle reti sta perfino cambiandoprofondamente ambiti come l’e-commerce.Le modalità di produzione si stanno avvian-do verso il just-in-time finalizzato alla ridu-zione dei costi di magazzino e che permettel’adeguamento in tempo reale della produ-zione alla domanda. La diffusione delle retitelematiche sta inoltre permettendo la de-localizzazione di tante piccole unità pro-duttive a tutto vantaggio dell’ambiente edel paesaggio.Applicazione, conoscenza e spirito di inizia-tiva degli ingegneri e degli architetti liberiprofessionisti italiani hanno permesso al Pa-ese di raggiungere, anche in ambiti interna-zionali, obiettivi di grande prestigio che han-no consentito alle popolazioni di sviluppareun benessere diffuso e fornito al Paese giusteprospettive per guardare al futuro con sere-nità e fiducia.Ma se tutto si emancipa per trasformarsi innuove opportunità, le norme che regolano lenostre attività professionali si sono fermateal secolo scorso.Squilibri!È dei primi anni Venti del Novecento, infatti,la norma legislativa che definisce gli ambitiprofessionali sia degli ingegneri sia degli

architetti. Se negli anni Venti del secolo scor-so si era partiti con un numero che potevasembrare inadeguato di praticanti iscritti,tanto da coinvolgere nello sviluppo del Pae-se tutte le risorse professionali disponibili;nel corso degli anni tale insufficienza è statadapprima azzerata per poi diventare esube-ranza di praticanti rispetto all’effettivo biso-gno del mercato.Purtroppo, pur in presenza dei primi segnalidi discrepanza, alla fine degli anni 60, mentreil mondo delle libere professioni si dotava diuna previdenza ancor oggi florida e vicinaagli iscritti, non sono state intraprese politi-che virtuose. Politiche che affrontassero ilproblema delle libere professioni per stu-diarle e proporne soluzioni condivise, equee certe nell’applicazione, con l’obiettivo dicorreggerne gli squilibri. Oggi assistiamo aquello che era facilmente prevedibile.I ritardi maturati nella ricerca di soluzionicompatibili, che investissero la formazione,le competenze, la trasparenza, la responsabi-lità e la tutela, hanno portato ad uno svilup-po della libera professione non più compati-bile con quel mercato che dovrebbe assorbir-ne le competenze.Squilibri.Avremmo potuto avere migliaia di motivi perfesteggiare al meglio, e da protagonisti asso-

•Lungomare di Reggio Calabria,Reggio Calabria, 2007.

luti, il Centocinquantenario dell’Unità Na-zionale.Purtroppo le ombre che scorgiamo sulle no-stre professioni – ancora libere? – ci rendonopreoccupati e amareggiati per quello che sipotrebbe fare, per riequilibrarne il peso, enon disperderne l’enorme patrimonio finoad oggi accumulato. Patrimonio che ovun-que, nonostante le gravi carenze strutturalidel sistema, l’intero consesso internaziona-le, con grande rispetto, ci invidia.Ci auguriamo che a 150 anni dall’Unità d’Ita-lia, a quasi un secolo dalle leggi istitutivedegli ordini professionali, finalmente la clas-se politica, con il contributo fattivo di tutte leparti interessate, ponga mano tempestiva-mente ad una non più eludibile razionalizza-zione e ricalibrazione delle professioni ri-guardanti le aree tecniche. Al fine di definir-ne le peculiarità, le competenze, le presta-zioni e la rappresentatività.Come unico ente previdenziale degli inge-gneri e degli architetti liberi professionistiInarcassa ha quindi titolo ad impegnarsi infavore dei propri iscritti, affinché ne vengariconosciuto il ruolo, al riparo dai conflitti diinteresse e dalle sovrapposizioni che purcoinvolgono altre figure professionali, an-ch’esse rappresentate negli odierni ConsigliNazionali.

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e Il nuovo nel vecchiodi Antonio Crobe

Riflessioni sul dibattito attualeper un possibile dialogo(tutto italiano)

È possibile coniugare contemporaneità e me-moria? Possono le nostre città storiche essereluogo di memoria e innovazione? Può l’archi-tettura contemporanea affermare se stessaanche all’interno della città storica? E qualipossono essere le modalità di tale inserimen-to? Si può operare nei centri storici comuni-cando con il passato, o lo scontro con latradizione è ineluttabile?L’inserimento del “nuovo nel vecchio”,che nel passato era pratica comune, è oggial centro di un acceso dibattito nell’ambitonon solo del mondo dell’edilizia ma anchedell’opinione pubblica. Domande ricorren-ti che sono il riflesso di un problema chiave:la coesistenza tra nuovo e antico e le moda-lità di inserimento dell’architettura con-temporanea in contesti storicamente deno-tati.Intellettuali e studiosi hanno provato a forni-re risposte a queste domande alimentandoun acceso dibattito che vide allora protago-nisti come Roberto Pane e Bruno Zevi, Anto-nio Cederna, Cesare Brandi, Ernesto NathanRogers e che, mutati gli scenari e gli attori, siriversa nell’età contemporanea sui problemidell’oggi dimostrando come, a distanza dipiù di cinquant’anni, i termini del dibattitonon siano cambiati, e si possano ancoraessenzialmente ricondurre, schematizzandosenza banalizzare ma con lo scopo di chiari-re, alla contrapposizione tra Conservatori edInnovatori.Per secoli l’architettura è stata protagonistaassoluta, ars magna, elemento che in manieraimmediata riusciva a caratterizzare epoche

diverse, capace di stratificarsi nel palinsestourbano, modificandone le relazioni tra le sin-gole parti. Oggi l’architettura nuova, quella anoi contemporanea, sembra invece banditadai centri storici e laddove se ne intravedonoaccenni, scatena acerrime polemiche.Negli ultimi anni però un vento di innovazio-ne sembra soffiare anche sui nostri centristorici e alcuni significativi progetti ne sonoun chiaro esempio, segno della continuitàdella storia e soprattutto prova tangibile dicome questa continuità sia realizzabile.Una grande novità distingue, però, il dibattito“post-moderno” dalle dispute passate.Oggi, l’inserimento del nuovo nel vecchio èappannaggio non solo del mondo della cultu-ra architettonica e del restauro, ma anche

della pubblica opinione. È questo un elemen-to di non poco conto e che sottintende da unlato, un legame profondo tra l’architetturamoderna e la questione del consenso dell’opi-nione pubblica all’opera e, dall’altro, la stru-mentalizzazione mediatica, figlia dei tempi incui viviamo, dell’arte.Tuttavia circa cinquant’anni di dibattiti sullaquestione delle città storiche e sull’inserimen-to all’interno di esse di architetture contem-poranee sembrano non aver mutato i terminidel dibattito.Ricorrono i temi tipici della discussione sullacittà, che caratterizzarono gli anni ’50-’60.È possibile che un architetto riesca oggi aconciliare il disegno contemporaneo con l’ere-dità classica della città eterna?

•King Abdullah II,Amman, Giordania, 2008.

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È possibile conciliare contemporaneità e me-moria?Ha l’architettura contemporanea lo stesso di-ritto di esistere di quella antica?Caratteristica inconfondibile delle nostre cittàstoriche è la stratificazione di epoche diverse,la capacità di cambiare aspetto adattandosi aicontesti sociali e culturali che si avvicendanonel tempo. La città storica è il luogo dove sirealizza “l’unità del molteplice”, “l’identità deldiverso”. È possibile dunque proseguire, comesi è sempre fatto in passato, in questa stratifi-cazione, oppure la città storica è destinata aduna museificazione, o peggio, ad una mummi-ficazione di se stessa?Accesa e insanabile sembra la discussione trai “conservatori” e gli “architetti innovatori”,tra chi considera il centro antico come ununico monumento da conservare e chi invecevorrebbe costruirvi nuove architetture.Da una parte le ragioni degli innovatori, chelamentano l’atteggiamento di sfiducia nei con-fronti dell’architettura contemporanea e re-clamano il loro diritto ad affermare la nostraepoca per mezzo di essa, come d’altrondeogni epoca ha fatto in passato. Invocano lasostituzione di strutture e di elementi in totalelibertà, rivendicando il diritto alla vita dell’artecontemporanea.Esemplare a tal proposito è senz’altro l’inter-vento dell’Ara Pacis a Roma ad opera dell’ar-chitetto americano Richard Meier: Il “caso AraPacis” ha avuto il merito di riaprire il dialogotra antico e nuovo nei centri storici: dallaliceità o meno di architetture nuove in conte-sti storicamente denotati al richiamo mediati-co di archistar internazionali, utilizzati comeoperazione di marketing territoriale e politi-co; dai problemi legati al restauro e alla con-servazione, dal narcisismo progettuale degliarchitetti alla volontà di valorizzazione del-l’antico.

Lo scontro tra conservatori e innovatori spes-so rimane fermo sull’inconciliabilità tra leragioni della conservazione e le ragioni creati-ve della progettualità, ma importanti contri-buti, che non cedono ad un’artificiale polariz-zazione del problema in un’affrettata contrap-posizione di termini ed ideologie, fanno bensperare e contribuiscono alla progressionedelle idee in materia.Dal dibattito attuale si riscontrano essenzial-mente tre tendenze:• una spiccatamente modernista, favorevoleall’inserimento del “nuovo nel vecchio” se-condo modalità di inserimento contrastanti;• una tendenzialmente “conservativa”, chemira ad escludere le nuove architetture daltessuto storico, il quale va recuperato attraver-so tecniche e materiali tradizionali (imitazio-ne storicistica);• infine una terza – più ragionata – cheprende le distanze da impostazioni estremeper promuovere un dialogo, tra vecchio enuovo, fatto di «ascolto» e attenzione al pas-sato.A queste tendenze corrispondono altrettantelinee progettuali e metodologie di intervento:per contrasto ed opposizione, per analogia econsonanza, per rapporto dialettico aspirantealla reintegrazione dell’immagine, rappresen-tando una progressione di intenti che, dalsemplice accostamento fisico, arriva ad unafusione tra vecchio e nuovo.Partendo dall’aprioristica necessità di salva-guardia e conservazione delle testimonianzestoriche e di quei valori che esse incarnano,dove conservazione non significa necessaria-mente rinuncia all’operazione progettuale,occorre perseguire, attraverso un attento stu-dio, la conoscenza profonda della storia,perché, come magistralmente sintetizzatodallo storico Bloch, “l’incomprensione delpresente nasce fatalmente dal passato”, ma

forse, ammonisce lo stesso, “non è menovano affaticarsi a comprendere il passato ovenulla si sappia del presente”.Solo dalla conoscenza profonda del passatosi possono trarre i principi per la progetta-zione del nuovo, un nuovo che risulteràfortemente ancorato alla storia e che costitui-rà un valore aggiunto. Bisogna discernere siada una conservazione assoluta, tesa alla mu-sealizzazione dell’esistente, che dal criteriodi intervento sul costruito inteso come so-praffazione del testo, al fine di aggiungervi lapropria griffe.L’intera questione deve, forse, essere ricon-dotta nell’alveo del “progetto”, luogo del-l’equilibrio di esigenze complesse.All’architetto è rimandato l’oneroso compitodi amministrare il cambiamento in atto, uninserimento del nuovo nel vecchio che deveessere soprattutto un innesto, che è rispettodella memoria, ma anche nuova proposta.Investire il progetto di questa centralità equi-vale ad attribuirgli altrettanta, se non maggio-re, responsabilità.Attraverso la conoscenza profonda della sto-ria, l’educazione e attraverso una progettazio-ne partecipata e condivisa, il progetto delnuovo, dovrà mostrare sensibilità, compren-sione, dialogo con il passato, per trovare inquesta non facile sfida la forza per rinnovare ilpresente, e creare nuove sintesi armoniche trale contraddizioni dialettiche, nel solco dellacontinuità della storia, con tutti gli strumentiche la contemporaneità offre.Cercando di non ridurre il problema a sterili epoco flessibili formule metodologiche, soloattraverso una rinnovata fiducia nel progetto enella dialettica che a partire da esso prendepiede, si può superare il contrasto tra vecchioe nuovo, tra passato (tradizione) e presente-futuro (cambiamento), ed evitare così di cade-re nell’immobilismo.

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Adempimenti per l’avviodell’attività

Per l’avvio dell’attività di ingegnere o architet-to, dal punto di vista fiscale, gli adempimentiprevisti sono quelli valevoli per la generalitàdei professionisti.In particolare, per avviare l’attività nel rispettodelle norme fiscali, occorre:- richiedere l’ attribuzione del numero di par-tita IVA;- scegliere il regime contabile.Ai fini fiscali, entro 30 giorni dall’inizio dell’at-tività, va richiesta l’attribuzione del numero dipartita IVA e la conseguente apertura del con-to fiscale.Su tale adempimento si deve segnalare l’intro-duzione, ad opera dell’articolo 9 del D.L. 31gennaio 2007, n. 7, di una nuova modalità diavvio delle attività d’impresa mediante la pre-sentazione di una comunicazione unica, invigore dal 1° aprile 2010.

Regimi contabili

Per gli esercenti arti e professioni, il regimecontabile naturale è quello della contabilitàsemplificata, a prescindere dal volume d’affariconseguito.Le persone fisiche, le società e associazioniche esercitano attività professionali in conta-bilità semplificata devono tenere un registro,in cui annotare, in ordine cronologico, tutte lesomme percepite nell’esercizio della profes-sione (art. 19, D.P.R. n. 600/1973).

Nello stesso registro devono essere annotatecronologicamente le spese e gli altri oneriinerenti lo svolgimento dell’attività professio-nale di cui si chiede la deduzione analitica.Nel caso in cui l’effettivo incasso dei compensio l’effettivo pagamento delle spese non avven-ga nell’anno di annotazione, il contribuente ètenuto ad effettuare specifiche registrazioni,dalle quali risulti l’importo complessivo deimancati incassi e pagamenti.Entro il termine di presentazione della dichia-razione dei redditi, vi devono essere annotatii beni per i quali si chiede la deduzione diquote di ammortamento, raggruppati per ca-tegorie omogenee e distinti per anno di acqui-sizione.Entro lo stesso termine, possono essere glo-balmente annotate le spese per prestazioni dilavoro dipendente deducibili, purché, se ero-gate, risultino dalle apposite scritture contabi-li previste dalla legislazione sul lavoro.Il registro cronologico può anche non esseretenuto, se nei registri validi ai fini IVA vengonoeffettuate separate annotazioni delle opera-zioni rilevanti esclusivamente ai fini delle im-poste sui redditi.I professionisti possono optare per la tenutadella contabilità ordinaria. In seguito allemodifiche apportate dal D.P.R. n. 442 del1997, l’opzione rileva in funzione dell’effetti-vo modo di operare del contribuente, desumi-bile dai comportamenti concludenti, che pre-suppongono in modo inequivocabile una de-terminata scelta e non è, quindi, necessariaalcuna comunicazione preventiva. In ogni caso,la comunicazione dell’opzione va effettuata

nella prima dichiarazione presentata successi-vamente alla scelta operata. L’opzione ha du-rata annuale, ma è valida anche dopo la sca-denza, fino a quando permane la concretaapplicazione della scelta operata, senza neces-sità di effettuare alcuna ulteriore comunica-zione.In particolare, è necessario tenere:• il registro nel quale annotare cronologica-mente le operazioni attive e passive, integratedelle movimentazioni finanziarie inerentil’esercizio dell’arte o professione, compresigli utilizzi delle somme percepite, anche seper finalità estranee all’esercizio dell’attività ei numeri dei conti correnti bancari utilizzatiper le movimentazioni predette;• i registri obbligatori ai fini IVA , facoltativi, seil registro cronologico (D.M. 15 settembre1990) è tenuto con le modalità e con le indica-zioni richieste dalla disciplina IVA;• il registro dei beni ammortizzabili, facoltati-vo, se le relative annotazioni sono effettuatenel registro IVA acquisti.I commi da 96 a 117 dell’articolo 1 della leggen. 244/2007 (legge finanziaria 2008) discipli-nano, un regime fiscale semplificato ed agevo-lato (c.d. regime dei contribuenti minimi) peri soggetti la cui attività d’impresa, artistica oprofessionale sia riconducibile, in base ai re-quisiti definiti dalla norma in commento, allanozione di “attività minima”.Le norme sono state oggetto di approfondi-mento con la circolare 21 dicembre 2007, n.73/E e con il decreto Ministero dell’economiae delle finanze 2 gennaio 2008 .Per tali soggetti l’applicazione del nuovo regi-

Fisco e professionedi Salvatore Giordano

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•King Abdullah,Riyadh, Arabia Saudita, 2009.

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me comporta oltre a notevoli semplificazionicontabili (tra cui l’esenzione dalla tenuta deiregistri contabili) anche il pagamento di unaimposta sostitutiva del 20% che copre sia l’Ir-pef e relative addizionali regionali e comunali,sia l’Irap sia l’Iva.I contribuenti che iniziano un’impresa o un’ar-te o professione e presumono di rispettare irequisiti previsti per l’applicazione del regimein esame, devono comunicarlo nella dichiara-zione di inizio attività da presentare ai sensidell’art. 35 del D.P.R. 633/1972.

Imposte sui redditi

L’esercizio individuale dell’attività in oggettoin maniera abituale, ancorché non esclusiva,ricade nel novero dei redditi di lavoro autono-mo, disciplinato dagli articoli 53 e 54 delD.P.R. n. 917/1986.La determinazione del reddito avviene (adeccezione del regime forfetario) in modo ana-litico per differenza tra i compensi percepiti(al netto del contributo alla Cassa di Previden-za, che non costituisce reddito) e le spese

sostenute nell’anno, applicandosi il cd. crite-rio di cassa.L’ esercizio dell’attività in forma associata rica-de nell’ambito di applicazione dell’art. 5 delTuir, in base al quale:- le associazioni senza personalità giuridicacostituite tra persone fisiche per l’esercizio informa associata di arti e professioni sono equi-parate alle società semplici;- i redditi di tali associazioni sono imputati aciascun socio, indipendentemente dalla per-cezione, proporzionalmente alla propria quo-

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ta di partecipazione agli utili;- le quote di partecipazione agli utili si presu-mono proporzionate al valore dei conferi-menti dei soci se non risultano diversamentedeterminate da atto pubblico o scrittura priva-ta autenticata redatta anteriormente alla datadi presentazione della dichiarazione dei red-diti dell’associazione: se il valore dei conferi-menti non risulta determinato, le quote sipresumono uguali.

Deducibilità dei costi

Le spese effettivamente sostenute (oltre a quel-le imputabili per competenza, come, ad esem-pio, gli ammortamenti), sono ammesse indeduzione a condizione che siano:inerenti, ovvero abbiano attinenza con l’attivi-tà svolta dal lavoratore autonomo;documentate, ovvero dimostrino il sosteni-mento della spesa.

Beni mobili strumentaliSono ammesse in deduzione:- le spese sostenute nell’anno per l’acquisto dibeni strumentali di costo unitario inferiore aEuro 516,40;- le quote di ammortamento di competenzadell’anno relative a beni mobili strumentali edeterminate secondo i coefficienti ministe-riali, sempre in forma piena, in quanto non èammesso né l’ammortamento ridotto per ilprimo esercizio, né l’ammortamento antici-pato;- i canoni di locazione finanziaria maturati nelperiodo di imposta per i beni mobili strumen-tali, a condizione che la durata del contrattonon sia inferiore alla metà del periodo diammortamento corrispondente ai coefficientiministeriali.- i canoni di locazione.

A partire dal 1° gennaio 2007, le quote d’am-mortamento, i canoni di locazione anche fi-nanziaria o di noleggio e le spese di impiego emanutenzione relativi ad apparecchiature ter-minali per servizi di comunicazione elettroni-ca ad uso pubblico di cui alla lettera gg) delcomma 1 dell’articolo 1 del codice delle co-municazioni elettroniche, di cui al D.Lgs. 1°agosto 2003, n. 259, sono deducibili nellamisura dell’80%.

Mezzi di trasportoLe spese e gli altri componenti negativi rela-tivi ai mezzi di trasporto a motore utilizzatinell’esercizio di arti e professioni, sono de-ducibili nella misura del 40% relativamenteai costi sostenuti per autovetture ed autoca-ravan, per ciclomotori e motocicli e comun-que nel limite massimo del costo di acquistoammortizzabile ai fini fiscali previsto dall’art.164 del Tuir. Nel caso di esercizio di arti eprofessioni in forma individuale, la deducibi-lità è ammessa, nella suddetta misura, limita-tamente ad un solo veicolo . Se l’attività èsvolta da società semplici e da associazioni dicui all’articolo 5 del TUIR, la deducibilità èconsentita soltanto per un veicolo per ognisocio o associato.Nel caso di esercizio delle predette attivitàsvolte da società semplici e associazioni di cuiall’articolo 5 del nuovo TUIR, tali limiti sonoriferiti a ciascun socio o associato.Relativamente ai mezzi di trasporto acquisitiin leasing, la deducibilità dei canoni è ammes-sa a condizione che la durata del contratto nonsia inferiore al periodo di ammortamento cor-rispondente al coefficiente stabilito dalle ap-posite tabelle ministeriali.

Beni immobiliPer gli immobili acquistati e per i leasingimmobiliari stipulati dal 1° gennaio 2007 al 31

dicembre 2009, è previsto che:- quelli utilizzati promiscuamente, a condizio-ne che il contribuente non disponga nel me-desimo comune di altro immobile adibito esclu-sivamente all’esercizio dell’arte o professio-ne, è deducibile una somma pari al 50% dellarendita catastale ovvero, in caso di immobiliacquisiti mediante locazione, anche finanziaria,un importo pari al 50% del relativo canone;- per gli immobili strumentali è deducibile unaquota di ammortamento non superiore a quellarisultante dall’applicazione al costo dei benidei coefficienti stabiliti, per categorie di beniomogenei, con decreto del Ministro dell’eco-nomia e delle finanze. Ai fini del calcolo dellequote di ammortamento deducibili, il costodei fabbricati strumentali deve essere assuntoal netto del costo delle aree occupate dallacostruzione e di quelle che ne costituisconopertinenza;- per gli immobili strumentali in locazionefinanziaria sono deducibili i canoni di locazio-ne finanziaria maturati nel periodo di impo-sta, a condizione che la durata del contrattonon sia superiore al 50% del periodo di am-mortamento ordinario corrispondente ai co-efficienti ministeriali e, comunque, con unminimo di otto anni e un massimo di quindicianni;- le spese relative all’ammodernamento, allaristrutturazione e alla manutenzione di immo-bili strumentali, che per le loro caratteristichenon sono imputabili ad incremento del costodei beni ai quali si riferiscono, sono deducibi-li, nel periodo d’imposta di sostenimento, nellimite del 5% del costo complessivo di tutti ibeni materiali ammortizzabili, quale risultaall’inizio del periodo d’imposta dal registrodei beni ammortizzabili; l’eccedenza è deduci-bile in quote costanti nei cinque periodi d’im-posta successivi.Relativamente agli immobili strumentali che

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•Burnham Pavilion,Chicago, USA, 2009.

non rientrano nella disciplina sopra riportata,sono ammessi in deduzione:- il 50% della rendita catastale dell’immobile diproprietà o posseduto a titolo di usufrutto oaltro diritto reale utilizzato promiscuamenteper l’esercizio dell’attività, purché il profes-sionista non possegga nello stesso Comuneun altro immobile adibito esclusivamenteall’esercizio dell’arte o professione;- il canone di locazione corrisposto nel peri-odo d’imposta, per l’immobile utilizzatoesclusivamente per l’esercizio dell’arte o pro-fessione, a prescindere dalla data di stipuladel contratto;

Altre speseFino all’esercizio in corso al 31/12/2008, leprestazioni alberghiere e le somministrazio-ne di alimenti e bevande, erano deducibiliper un importo complessivamente non supe-riore al 2% dell’ammontare dei compensipercepiti nel periodo d’imposta. A decorreredall’esercizio 2009 è consentita la deduzio-

ne del 75% delle spese sostenute, fermorestando il limite complessivo del 2% deicompensi.Va ricordato che, con decorrenza dal 4 lu-glio 2006, in base alle modifiche introdottedall’articolo 36, comma 29 del D.L. 4 luglio2006, n. 223 , convertito, con modificazio-ni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, lepredette spese sono integralmente deduci-bili se sostenute dal committente per contodel professionista e da questi addebitatenella fattura.Le spese di rappresentanza sono deducibiliper un importo complessivamente non supe-riore all’ 1% dell’ammontare dei compensipercepiti nel periodo d’imposta. Tra le altre,sono considerate spese di rappresentanzaquelle sostenute per l’acquisto o l’importa-zione di oggetti d’arte, d’antiquariato, dacollezione, anche se utilizzati come beni stru-mentali e le spese sostenute per l’acquisto ol’importazione di beni destinati ad essereceduti a titolo gratuito.

Le spese di partecipazione a convegni, con-gressi e corsi di aggiornamento professiona-le, sono deducibili nella misura del 50% delloro ammontare complessivo, comprensivodelle spese di viaggio e soggiorno.Per quanto riguarda le spese per il personaledipendente e per i collaboratori, sono am-messe in deduzione tutte le somme corrispo-ste a titolo di retribuzione, al lordo dei con-tributi assistenziali e previdenziali a caricodel dipendente e del datore di lavoro e delleritenute fiscali. Sono incluse anche le quotedi indennità di quiescenza e previdenza ma-turate nel periodo ed i premi pagati allecompagnie di assicurazione in sostituzionedi tali quote.Le spese di vitto e alloggio sostenute per letrasferte effettuate fuori dal territorio comu-nale dai lavoratori dipendenti, e non ancheper i collaboratori, sono ammesse in dedu-zione per un ammontare giornaliero nonsuperiore a euro 180,76, elevabili a euro258,23 per le trasferte all’estero.

MinusvalenzeCosì come previsto per le imprese, si consi-derano plusvalenza o minusvalenza la diffe-renza, positiva o negativa, tra il corrispettivoo l’indennità percepiti e il costo non ammor-tizzato ovvero, in assenza di corrispettivo, ladifferenza tra il valore normale del bene e ilcosto non ammortizzato.L’Agenzia delle entrate, con la circolare 4agosto 2006, n. 28/E ha ritenuto, inoltre, che,in applicazione del criterio di imputazionetemporale dei redditi di lavoro autonomofondato sul principio di cassa ed in mancanzadi un espresso riferimento normativo, non visia la possibilità per il professionista di rateiz-zare in più esercizi la plusvalenza realizzata,come previsto, invece, dall’art. 86, comma 4,del TUIR.

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e La voce dei sindacati

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Arch. Bruno Gabbiani, Presidente ALA – As-soarchitetti: “Liberalizzazioni finte, disordi-

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ne vero”

Oggi (2 luglio) non sappiamo quali modificheil Parlamento avrà apportato alla bozza delCollegato alla manovra finanziaria, quandoquesto scritto sarà pubblicato.È però interessante rilevare come il Governo,di fronte all’indubbia e urgente necessità diliberalizzare e liberare il sistema italianodall’elefantiaco, insostenibile apparato dellaburocrazia (statale, regionale, locale e trasver-sale), abbia sfornato principalmente il topolinodello svuotamento delle funzioni di gran partedegli ordini professionali.Così si deduce almeno dall’art. 1, “Principio dilibertà d’impresa” e dall’art. 2, “Abrogazionedelle indebite restrizioni all’accesso e all’eser-cizio delle professioni”.La nostra Associazione è stata più volte severacon gli Ordini, specialmente quando sono statidebordanti e auto-referenziali e non è quindisospettabile di fiancheggiamenti acritici.ALA non può tuttavia accettare l’assunto percui la liberalizzazione del Paese si possa iden-tificare con l’abolizione sostanziale del ruolodegli Ordini professionali. Troppo facile eintellettualmente anche poco onesto, scarica-re sulle professioni coloro che una professio-ne non hanno, o coloro che le dinamiche dellaglobalizzazione hanno costretto a cambiareattività!In questo modo si mette invece a repentagliola qualità dei delicati servizi resi dai veri liberi

professionisti agli utenti, che sono poi, alter-nativamente, tutti i cittadini. Così si vanno acolpire categorie già in grande disagio, i pro-fessionisti, che sono colpiti dalla crisi quantoe più di altri e che i costi della propria gestioneburocratizzata li hanno sempre, più o menovolentieri, sostenuti da soli con le tasse d’iscri-zione agli albi, senza ricorrere mai alla fiscalitàpubblica.Non corrisponde a saggezza amministrativaspacciare l’anarchismo improvvisato con laliberalizzazione di un settore che invece, perpoter competere, ha bisogno di poche macerte regole, definite in modo prudente econdiviso.Non vorremmo che il prossimo obiettivo fos-sero le casse di previdenza, con i loro ingenticapitali costituiti con le contribuzioni dei libe-ri professionisti: potrebbero rappresentare ungoloso bottino da impiegare per ridurre unpoco la voragine del debito pubblico, senzatoccare troppo nel vivo le categorie che piùfacilmente possono scendere in piazza e crea-re fastidi al Governo.

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Ing. Maurizio Wiesel- Componente del comi-tato esecutivo nazionale Inarsind: “Abolia-mo” l’abolizione dei minimi tariffari – Legge

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248/2006

Il ‘Decreto Bersani’, convertito nella L. 248/2006 invocava “… disposizioni urgenti per ilrilancio economico e sociale, … esigenza di

rafforzare la libertà di scelta del cittadino con-sumatore e la promozione di assetti di merca-to maggiormente concorrenziali, anche al finedi favorire il rilancio dell’economia e dell’oc-cupazione, attraverso la liberalizzazione diattività imprenditoriali e la creazione di nuoviposti di lavoro”. L’art. 2, comma 1 e 1 a), : 1. Inconformità al principio comunitario di liberaconcorrenza ed a quello di libertà di circola-zione delle persone e dei servizi, nonché alfine di assicurare agli utenti un’effettiva facol-tà di scelta nell’esercizio dei propri diritti e dicomparazione delle prestazioni offerte sulmercato, dalla data di entrata in vigore delpresente decreto sono abrogate le disposizio-

•MAXXI Museo Nazionale per le arti del XXI secolo,Roma, 1998-2010.

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ni legislative e regolamentari che prevedonocon riferimento alle attività libero professio-nali e intellettuali: a) l’obbligatorietà di tariffefisse o minime ovvero il divieto di pattuirecompensi parametrati al raggiungimento de-gli obiettivi perseguiti.

•Sunrise Tower, Kuala Lumpur,Malesia, 2009.

Dopo un quinquennio dalla liberalizzazionedel mercato delle professioni, in particolare diquelle di architetto e di ingegnere, constatia-mo che non vi è stato alcun rilancio o spinta,ma un generale impoverimento con crollo deifatturati. L’abolizione dei minimi tariffari, di

fatto invalidata dall’assenza di norme di salva-guardia della qualità, pur previste, si è tradottain una corsa con ribassi mortificanti (anchedel 90%) pur di ‘accaparrarsi’ qualche lavorosia nei LL.PP. sia in quelli privati, giustificatidalla necessità di ‘mettersi sul mercato’ e/o‘fare curriculum’. Come si concilia il ribassocon l’art. 36 della Costituzione? [retribuzioneproporzionata alla quantità e qualità del suolavoro ... e in ogni caso sufficiente ad assicura-re a sé e alla famiglia un’esistenza libera edignitosa] O, forse, l’articolo vale solo per idipendenti, quelli che si deve pagare a tariffasindacale – questa sì inderogabile nei suoilimiti?Nessun ‘rilancio dell’economia e dell’occupa-zione, attraverso la liberalizzazione di attivitàimprenditoriali e la creazione di nuovi posti dilavoro’ si è verificato come confermato, da datiufficiali (INARCASSA).Lo strabismo ideologico concentrato sull’ef-fetto mediatico della riduzione dei compensidegli architetti e ingegneri, non corroboratoda garanzie sulla ‘qualità’ del prodotto profes-sionale, ha determinato una corsa al massimoribasso che ha avuto diversi riflessi negatividifficilmente recuperabili, riuscendo a ‘cen-trare’ obbiettivi diametralmente opposti aquelli prefissati. Credo sia giunto il momentodi sensibilizzare il Governo e l’intero arcocostituzionale a porre rimedio a questa iniquanorma “abolendo” l’“abolizione” per dare vi-gore e dignità alla “qualità” oggi non conside-rata, perchè la qualità, in ogni campo ha unsuo costo. Le libere associazioni presenti sulterritorio nazionale, uniche deputate per Co-stituzione e per legge a tutelare gli interessidella categoria sono pronte a dialogare perconcertare una nuova tariffa che ridia dignitàa un mondo del lavoro che nel nostro paeseconta 150.000 liberi professionisti solo traarchitetti e ingegneri.

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Si è tenuto a Roma nella giornatadel 6 luglio un incontro organiz-zato dai Consigli Nazionali deiprofessionisti tecnici e dalle ri-spettive Casse sul tema “PRO-FESSIONI TECNICHE INSIEMEPER RILANCIARE LA CRESCITA”.

Un capitale da 7,3 miliardi dieuro, un fatturato complessivodi oltre 12,7 miliardi di euro,mezzo milione di professionistiiscritti agli albi professionali. E’questo il patrimonio economico e di conoscen-za che le Casse di previdenza e i Consigli nazio-nali delle professioni tecniche (ingegneri, ar-chitetti, geometri, periti industriali, dottori agro-nomi e forestali, geologi e chimici) hanno deci-so di mettere in campo con interventi diretti asostegno dello sviluppo della professione edella crescita del Paese. “Abbiamo avviato unlaboratorio comune di idee e progetti, perchél’attuale assetto dell’economia italiana e delmercato dei servizi professionali, oltre che ildibattito legislativo sulla riforma degli Ordini, cispingono a unire le nostre forze economiche ecapacità progettuali, per rilanciare la nostraprofessione”, ha detto Paola Muratorio, Presi-dente di Inarcassa, la Cassa di previdenza eassistenza degli ingegneri e architetti liberi pro-fessionisti, aprendo i lavori dell’incontro orga-nizzato a Roma dai Consigli nazionali dei pro-fessionisti tecnici e dalle rispettive Casse.Tra le proposte allo studio del tavolo comune,e che saranno presentate a ottobre al Governoe al Parlamento, c’è la costituzione di un fondonel quale confluirà il capitale di rischio delleCasse, per la progettazione, il finanziamento ela conduzione di opere pubbliche e private.Collaborando strettamente con le p.a. e garan-tendo qualità, innovazione e sostenibilità am-

Casse e Consigli in campo.Tra le proposte l’investimentodiretto in progettazionee infrastrutture

Professioni tecniche insiemeper rilanciare la crescita del Paesedi Teresa Pittelli

bientale nei processi adottati.“Abbiamo molti giovani iscritti, quasi la metàprofessionisti under 40, che continuano adaumentare a ritmi vertiginosi ogni anno”, hasottolineato Muratorio nel corso del suo inter-vento. “L’accesso e l’affermazione nel mercatodel lavoro è sì difficile, non certo a causa direstrizioni all’ingresso, ma per le sempre mino-ri opportunità di lavoro”, ha proseguito Mura-torio, “come dimostrano anche i dati sui redditimedi dei liberi professionisti tecnici, che nel2009 ammontano a 26 mila euro, con dramma-tiche differenze tra Nord e Sud e tra uomini edonne”.Se questa è la premessa, in un contesto di bassacrescita dell’economia italiana, nell’ambito delquale sono stati compressi e in qualche casoazzerati gli investimenti in infrastrutture, comeha messo in evidenza in apertura dei lavoriErnesto Auci, moderatore dell’incontro, i rap-presentanti dei professionisti vogliono inter-venire direttamente a sostegno della profes-sione, partecipando al tavolo sulle scelte incampo economico-sociale a fianco del gover-no, della componente industriale e dei sinda-cati. “Un tavolo che finché si mantiene solo suqueste tre gambe non si reggerà mai bene,perché ne occorre una quarta: quella dei pro-

fessionisti italiani”, ha dettoGiuseppe Jogna, presidentedel Consiglio nazionale peritiindustriali.Jogna ha annunciato gli altriprogetti in cantiere: innanzi-tutto la standardizzazione del-le prestazioni professionali aun minimo garantito di quali-tà del servizio, in modo dasuperare il fenomeno dellegare al massimo ribasso che“attualmente sta stravolgendo

il settore dei lavori pubblici”, ha spiegato Jogna,“perché è a rischio tanto la qualità della presta-zione professionale quanto l’efficacia dell’azio-ne amministrativa”.Altro progetto in campo: la rete degli studiprofessionali, sulla falsariga delle reti di impre-se, in modo da ottenere economie di scala,sinergie professionali e incentivi fiscali, propo-nendo un ormai ineludibile approccio interdi-sciplinare nella fase di progettazione. Infine,allo studio c’è anche la rottamazione degliimpianti elettrici non a norma, che metterebbein moto un circolo virtuoso di lavori e finanzia-menti a costo zero per le finanze pubbliche.Ambiti “professionali” per eccellenza come lasicurezza, l’ambiente e la manutenzione dellostraordinario patrimonio edilizio italiano, sa-ranno tutti interessati dalle proposte unitariedei Consigli e delle Casse. Con il risultato,secondo le prime stime annunciate da Jogna, di“creare nuovo lavoro, solo nel settore dell’effi-cienza energetica, per 200 miliardi di euroentro il 2020”. E con l’obiettivo, sottolineato intutti gli interventi dei presidenti degli Ordini edelle Casse interessati, di “assicurare sostenibi-lità ambientale, lavorativa e previdenziale alPaese, ai professionisti e ai giovani che si affac-ciano sul futuro”.

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Attività organi collegialia cura di Nicola Caccavale

Comitato Nazionale deiDelegati

Adunanza del 23 e 24 giugno 2011

Il Comitato nazionale dei delegati è stato con-vocato a Roma per l’adunanza del 23 e 24giugno 2011.Nella prima giornata, dopo le comunicazionidel Presidente, l’assemblea ha approvato ilbilancio consuntivo esercizio 2010, predispo-sto dal CdA di Inarcassa, ha nominato il Colle-gio dei Revisori dei Conti ed ha approvato ilregolamento per la concessione di provvidenzeper danni subiti a seguito di calamità naturali.Nella seconda giornata di lavoro è stato esami-nato e discusso il progetto esecutivo per lacreazione dell’Organismo Inarcassa per il so-stegno alla libera professione di ingegnere e diarchitetto. Al termine della discussione è statoapprovato il progetto redatto dal CdA diInarcassa e lo Statuto dell’Organismo e sono

stati eletti i componenti del Consiglio direttivodi competenza del Comitato nazionale dei de-legati. Sono risultati eletti: l’ing. Flaminio Benettidelegato di Sondrio, l’ing. Marco Senese dele-gato di Napoli, l’arch. Felice De Luca delegato diTorino.

Collegio dei Revisori dei ContiIl 23 giugno 2011 è terminato il mandato delprecedente Collegio dei Revisori dei Conti. Ilnuovo Collegio, nominato in pari data dalC.N.D., è composto dal dott. Giovanni Scialdo-ne in rappresentanza del Ministero del Lavoroe della Previdenza Sociale, dal dott. SalvatoreBilardo in rappresentanza del Ministero del-l’Economia e delle Finanze, dalla dott.ssa LuisaBianchi in rappresentanza del Ministero dellaGiustizia.A loro si affiancano i delegati ing. SalvatoreSciacca e arch. Clara Del Fabbro eletti dal Comi-tato nazionale dei delegati durante l’adunanzadel 25 e 26 giugno 2010 in rappresentanza degliiscritti Inarcassa.Sono stati inoltre nominati membri componen-ti supplenti:

la dott.ssa Gabriella Galazzo per il Ministero delLavoro e della Previdenza Sociale, la dott.ssaAngelina Martone per il Ministero dell’Econo-mia e delle Finanze, il dott. Enrico SigfridoDedola per il Ministero della Giustizia, i delega-ti ing. Riccardo Tacchi e ing. Ester Rutili inrappresentanza degli iscritti.A titolo personale e di tutta l’assemblea il Presi-dente di Inarcassa ha formulato i più sentitiringraziamenti ai Revisori uscenti per il lavorosvolto e i migliori auguri di buon lavoro aiRevisori appena insediati.

I numeri dell’AssociazionePrestazioni previdenzialiNel periodo aprile-giugno 2011 la Giunta Ese-cutiva ha liquidato, in favore dei professionistie dei superstiti interessati, 7 pensioni di inabi-lità, 28 pensioni di invalidità, 197 pensioni divecchiaia, 42 pensioni di anzianità, 212 pen-sioni contributive, 61 pensioni di reversibilità,19 pensioni ai superstiti per un onere com-plessivo mensile pari a euro 711.306,46.Inoltre ha liquidato 33 pensioni datotalizzazione di cui 21 di vecchiaia, 10 dianzianità, 1 di reversibilità e 1 di inabilità, perun onere complessivo mensile pari a euro40.382,63.

Iscrizioni e indennità di maternitàSempre nel periodo sono stati iscritti a Inarcassa3.471 nuovi professionisti e sono state liquidate650 indennità di maternità per l’importo com-plessivo pari a euro 4.082.523,72.

•Cairo Expo City,Egitto, 2009.

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Una stortura legislativa Mi rivolgo a lei per manifestarle il mio estremoscontento derivato da quella che definirei unaevidente stortura legislativa, se non addiritturauna malversazione, nei confronti di una catego-ria di cittadini e che, quindi, si potrebbe catalo-gare come anticostituzionale.Questa è la mia situazione anagrafico/contribu-tiva: – data di nascita 20-02-1951 – dall’anno1976 all’anno 1985 complessive 691 settimane(pari ad oltre 13 anni) di contributi pressol’I.N.P.S. compresi riscatto di laurea (5 anni)e servizio militare (un anno) – dall’anno 1986contribuzione presso Inarcassa tutt’ora in cor-so – dal dicembre 2006 titolare di pensione diinvalidità (riconosciuta al 70%) erogata da Inar-cassa.È proprio a causa di questo quarto punto chedovrò patire una estrema ingiustizia; infatti lanormativa sulla “totalizzazione”, pur vantandoil colmamento di un vuoto legislativo nel rende-re giustizia a chi ha contribuzioni versate pressoEnti diversi, vieta di avvalersene a chi già ètitolare di pensione (una pensione di qualsiasigenere?) presso uno di quegli Enti. Nel miocaso personale ho già appurato, tramite callcenter Inarcassa e l’interessamento di un patro-nato, che potrò andare in pensione solo con lavecchiaia, a 65 anni (e per fortuna a febbraio2016, data del compimento dei 65 anni, avròaccumulato 30 anni di contributi Inarcassa, ilminimo pensionabile, altrimenti... non ci vo-glio pensare), senza totalizzare e, quindi,con la perdita irreparabile dei 13 anni I.N.P.S.,a meno di chiederne la ricongiunzione otte-nibile a prezzi assolutamente inaffrontabili(circa 188.000 € !!! ).

Spazio apertoa cura di Mauro di Martino

Faccio notare che un collega nella mia stessasituazione anagrafica e contributiva potrebbeandare in pensione, “totalizzando”, nel settem-bre 2012, con 40 anni di contributi e 61 anni dietà, mentre io, invalido, dovrò attendere dicompierne 65 vedendomene riconosciuti solo30 pur avendone lavorati 43.È proprio il caso di dire: oltre al danno (l’inva-lidità) la beffa (pensionamento posticipato eassegno notevolmente ridotto). Pensavo che,se mai si fossero dovute applicare delle diffe-renziazioni fra sani ed invalidi, il trattamentopiù favorevole dovesse essere riservato a questiultimi. Invece, anzichè favorire il soggetto inva-lido nell’uscita dal lavoro, gli si impone dilavorare più a lungo del soggetto sano ed allafine lo si punisce pure togliendogli parte deicontributi versati, come se l’invalidità fosse unasorta di privilegio che in qualche modo glidebba essere fatto scontare.Perchè si deve consentire all’ I.N.P.S. di perpe-trare, pur se con il consenso delle leggi, unautentico furto e perchè, ancora una volta, lecategorie più deboli di cittadini sono considera-te solo limoni da spremere?È possibile che nessuno abbia sollevato l’evi-dente incongruità di quella regola della leggesulla “totalizzazione” nettamente in contrastocon quello che deve essere un trattamentoequanime per tutti gli iscritti? Ma, mi chiedo,qual è la “ratio” con cui è stata scritta ed adottataquesta legge truffa? Lei me lo sa spiegare perchèio, pur avendoci tanto pensato, non l’ho pro-prio trovata.La ringrazio se vorrà rispondere a questa mia,magari smentendo quanto, purtroppo, pareormai assodato, e spero che chi può facciaqualcosa per eliminare questa evidente stortu-

ra legislativa eticamente e socialmente inaccet-tabile.Se possibile, gradirei la pubblicazione di questamia e dei miei dati sulla rivista al fine di poteressere contattato dai colleghi, se ce ne sono,nella mia stessa situazione per cercare di intra-prendere azioni comuni volte alla risoluzionedel problema.

Ing. Mauro Felisatti○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Le confermo che la pensione in totalizzazioneè preclusa a coloro che sono già titolari ditrattamento. Nella attuale normativa riman-gono dei vincoli o delle storture che lei stessosegnala anche se va condiviso il disegno dellegislatore di porre delle condizioni minime diaccesso alla prestazione poiché la totalizza-zione, lo ricordiamo, è un istituto completa-mente gratuito e alternativo alla ricongiun-zione onerosa di cui alla legge n. 45/1990.Per quanto riguarda i trattamenti di invalidi-tà già in corso di erogazione, la circolare Inpsn. 9 del 17/1/2008 ha chiarito che in caso diaggravamento delle condizioni invalidanti ilpensionato ha diritto ad ottenere la pensionedi inabilità in totalizzazione. Questa rappre-senta l’unica eccezione alla regola generalesopra descritta.

Reddito professionaleLe scrivo per manifestarle il mio disappuntosulle modalità di gestione da parte dei compe-tenti Uffici di Inarcassa di questioni riguardantila mia posizione previdenziale in particolare,

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ma in generale l’interesse di tutti gli iscritti.Premetto che nelle pronunce riguardanti laCassa Ingegneri, la Suprema Corte ha avutomodo di chiarire che non ogni attività autono-ma, a prescindere dalle modalità d’esposizionedei relativi redditi in dichiarazione fiscale, masoltanto l’attività professionale riservata, puòessere considerata ontologicamente professio-nale e pertanto soggetta a contribuzione.A Inarcassa sono ben note le citate pronuncedella Suprema Corte, ovvero è a conoscenza delfatto che il reddito fiscalmente dichiarato “pro-fessionale” ai fini IRPEF ed IVA come acquisitodall’Anagrafe Tributaria, è per definizione di-verso da quello soggetto a contribuzione e puòpertanto essere superiore a quest’ultimo inquanto contenente anche redditi derivanti daattività autonoma non riservata agli ingegneri.L’iscritto comunica i redditi derivanti da attivitàontologicamente professionale ed i volumi di

affari IVA afferenti mentre Inarcassa continua arichiedere al contribuente il pagamento di con-tributi calcolati sull’intero ammontare dei red-diti dichiarati dal contribuente ai fini fiscali,come acquisiti dall’Anagrafe Tributaria, e noninvece sui diversi redditi appositamente comu-nicati ad Inarcassa ai fini contributivi.Perché come parrebbe opportuno, non è statapredisposta la possibilità di esporre nel model-lo di dichiarazione dei redditi ai fini contributi-vi, la sola parte del reddito complessivo cherisulta appartenere all’ambito dei redditi onto-logicamente professionali, consentendo agliiscritti di scorporare ex-ante i redditi derivantida attività autonoma non riservata agli ingegne-ri dal compendio dei redditi fiscalmente dichia-rati “professionali” ai fini IRPEF e IVA?Come mai le pronunce della Corte Supremanon costituiscono, come invece dovrebberoper un Ente Previdenziale come Inarcassa, unalinea guida da seguire nell’esercizio delle pro-prie attività istituzionali, obbligando invero neifatti gli iscritti ad intraprendere lunghe ed one-rose vertenze giudiziarie per veder tutelati dirit-ti già sanciti in pronunce precedenti?

Un ingegnere iscritto○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Devo innanzitutto premettere che gli Uffici miinformano di aver fornito risposta alle Suecontestazioni circa la determinazione dei con-tributi, da ultimo con lettera del 27/5/2010, e nelcorso di incontri a Milano con funzionari nel-l’ambito della iniziativa “Inarcassa in città”.Nel quadro RE del modello Unico vanno di-chiarati i proventi derivanti da arti e profes-sioni, ed è quindi quella la fonte dalla qualenecessariamente Inarcassa deve ricavare labase di calcolo del contributo.Per questo motivo i modelli di dichiarazionereddituale predisposti da Inarcassa richiedo-

no l’indicazione dell’ intero importo di reddi-to professionale e volume di affari prodotti, eper lo stesso motivo non mi sembra contestabi-le l’utilizzo dei dati forniti dall’Anagrafe Tri-butaria relativamente a tale quadro (oltre chea quelli RH ed RL per le attività svolte in formaassociata o di società di professionisti ).Lei cita alcune sentenze della Corte di Cassa-zione, ma sul punto la giurisprudenza non èconcorde, posto che anche la Suprema Corte hachiarito che non si può considerare non avente“nulla in comune” con l’attività professionalequella che è svolta in modo “funzionale” adessa, anche se – addirittura – può essere eser-citata da chi non è in possesso dei titoli neces-sari per l’abilitazione all’esercizio professio-nale (Cass. 2910/1999).In proposito ha più volte sancito ( sent. 25/10/04, n. 20670) che ai fini previdenziali l’attivitàprofessionale non è solo quella espressamenteprevista e disciplinata dall’Ordinamento pro-fessionale del 1925, ma ogni attività comun-que assimilabile o strumentale a quella previ-sta dall’Ordinamento o, comunque, ogni atti-vità di natura tecnica il cui svolgimento daparte del professionista iscritto all’Albo rap-presenti un “valore aggiunto”.Per la determinazione del contributo integra-tivo dovuto il criterio è analogo; dovrà esserecalcolato su tutto il volume di affari relativo aquelle attività il cui reddito è stato dichiaratonel quadro RE. In virtù di queste considerazio-ni il reddito dichiarato nel quadro RE costitu-isce integralmente la base di calcolo del contri-buto soggettivo degli iscritti. Comunque, ilConsiglio di Amministrazione e la Giunta Ese-cutiva di Inarcassa, nell’ambito delle rispetti-ve competenze statutarie, possono valutarel’eventuale mancato svolgimento totale o par-ziale dell’attività professionale, a fronte dimotivato ricorso degli interessati avverso lenotifiche dei provvedimenti.

•MAXXI Museo Nazionale per le arti del XXI secolo,Roma, 1998-2010.

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Itineraria cura di Paolo CaggianoAr

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La produzione architettonica di Daniele Calabi è stata ricca e molteplice:progettista di edifici pubblici per conto dell’Università, del Partito nazionalefascista negli anni padovani che precedono la guerra, imprenditore edilizio epoi architetto di ville unifamiliari in Brasile, esperto di ospedali e di ediliziaresidenziale nell’Italia del dopoguerra. Daniele Calabi era un architetto avarodi discorsi, anche nel comunicare l’importanza per lui, per il suo lavoro, dellefonti che lo suggestionavano. Gettava con le sue mani i pochi schizzi e gliappunti di viaggio: considerava del tutto inutili i disegni preparatori, una voltapassato alla successiva elaborazione. Degno di essere conservato era solo ilprogetto esecutivo, l’unico che avrebbe potuto servire per una ristrutturazioneo un eventuale ampliamento. Bruno Zevi lo ha definito: “... una figura nonclamorosa e gestuale, ma consistente. Invece di agire in prima fila proiettan-dosi verso gli spettatori, offre una garanzia di spessore culturale e professio-nale...”. Anche se le architetture pubbliche dell’epoca erano deputate arappresentare l’immagine efficiente del regime, l’architettura di Calabi nonsembra concedere molto a questo monumentalismo. Vi si rintraccia piuttosto,l’approccio ad alcuni temi e problemi sui quali si troverà ad insistere in tuttala sua attività successiva: lo studio accurato delle planimetrie e dei particolari,l’attenzione all’uso dei materiali, l’interesse per le caratteristiche del sito.Calabi lavora ai primi progetti per Padova, all’inizio degli anni Trenta, quando la cultura architettonica si dimostra attenta ai nuovi principi dirazionalità e modernità. Qui si trovano raccolte alcune tra le opere più significative, capaci di indicare quale fu l’iter progettuale seguito,dall’adesione al razionalismo sino alle sue ultime realizzazioni.

Daniele Calabi e Padova

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ACasa Calabi1952-53

Via Alicorno 3, Padova

L’impianto riconduce allecase costruite in Brasile, so-vente aperte verso giardiniinterni.Questa costruzione andreb-be considerata il “laborato-rio” iniziale, da cui hannoavuto origine i progetti suc-cessivi.Vi si ritrovano infatti gli ele-menti principali del suo vo-cabolario formale, i mattoniocra rosato lavorati a mano,usati in tessiture atte a scher-mare, la pietra a spacco perbasamenti e recinzioni, tettiin coppi.

BColonia PrincipeDi Piemonte1936

Località AlberoniLido di Venezia

L’insieme si articola a defi-nire una corte, delimitatadalle camerate, dal refetto-rio ad un solo piano e da unporticato; la corte è unospiazzo di sabbia attraversa-to da una maglia regolare dipiastre in cemento.Il corpo principale è ungrande edificio in linea, di-sposto secondo l’orienta-mento migliore per le cureelioterapiche.Purtroppo oggi il comples-so versa in gravi condizionidi degrado.

CCasa per duefamiglie1953-54

Via Marco Polo 7, Padova

L’accesso ai due apparta-menti avviene da una unicascala, ed è studiato in modoche vi sia totale indipenden-za reciproca. L’aspetto ester-no e’ risolto, secondo la sua“cifra stilistica”, con muririvestiti in mattoni a manodi colore ocra rosato.Un interesse particolare as-sume la progettazione d’in-terni: le camere hanno una“attrezzatura di pareti ar-madio” ed il riscaldamentoa pannelli radianti a pavi-mento.

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DCasa adappartamenti1952

Via Vescovado 51, Padova

L’edificio è arretrato rispet-to alla cortina edilizia in cuisi inserisce e la ricomposi-zione del fronte strada vie-ne risolta con una esile pen-silina rivestita in mattoni,che costituiva un importan-te esempio in controtenden-za con l’abituale massimosfruttamento del suolo.Il disegno strutturale d’in-sieme è ciò che assume mag-gior valore concentrandol’interesse sull’edificio comefosse isolato.

EClinica pediatricadell’Universitàdi Padova1952-54

Via Giustiniani 3, Padova

Complesso distinto in dueelementi, il corpo in lineaper le degenze e il bloccoper servizi generali e di-dattica, con il nodo cen-trale distributivo dispostoa cerniera tra i due. A defi-nire l’esterno troviamol’impiego del mattone afaccia vista e serramenti inmetallo. Da notare la tra-sparenza con cui le partifunzionali sono rivelateall’esterno con impiego didiversi materiali.

FCasa per duefamiglie1952-53

Via Alicorno 9, Padova

L’impianto suggerisce lacostante attenzione presta-ta alla percezione dell’in-torno e rammenta elementisperimentati in Brasile.Come precisa la sua relazio-ne, all’esterno della casa “lefacciate nord e sud sonointonacate, di colore gri-gio, ocra e bianco, le paretilaterali sono di mattoni amano ed il tetto in coppi”.L’uso dei materiali è pre-sentato più come un appro-fondimento di una consue-tudine, che come innova-zione.

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L’edificio fu progettato inmodo da non danneggiarecon le fondazioni gli alberiesistenti, ma l’attenzione neiconfronti dell’ambiente simanifesta anche nel tratta-mento delle superfici, nellapresenza delle profonde log-ge, nell’uso “plastico” delmattone.“Frammenti” di storia appli-cati al paramento in matto-ni su via Falloppio mostra-no il rapporto con la tradi-zione.

HEdificio perappartamenti ealbergo1956-57

Via Ospedale 81-103,Padova

Il valore attribuito alla strut-tura è basilare e diviene ilreticolo ordinatore dell’in-tera facciata principale, difronte all’Ospedale settecen-tesco di Domenico Cerato.Le finestre, arretrate rispet-to alle profonde logge, qua-si non compaiono in faccia-ta e l’astrazione dei prospet-ti è accentuata dagli interval-li dell’oscurità delle loggecon gli effetti delle quintetraforate.

La forma dell’insieme, ol-tre che dalla particolarefunzione cui il complessoè destinato deriva da cur-ve di livello, orientamen-to e venti dominanti. Lacostruzione circolare deltelescopio è posta in uncentro virtuale, coinciden-te con il punto più elevatodell’area. L’edificio resi-denziale ha una formacurvilinea, che non seguel’arco di cerchio tracciatodal quel centro, ma l’an-damento del terreno.

GCasa adappartamenti1953-54

Via Falloppio,Piazzetta I. Nievo 2, Padova

IOsservatorioAstrofisicodell’Università1936-38

Loc. Pennar, viadell’Osservatorio 8, Asiago

Le illustrazioni provengono dallo CSAC di Parma e dall’Archivio Calabi a Venezia e sono state gentilmente messe a disposizione da Donatella Calabi.Bibliografia: Guido Zucconi (a cura di), “Daniele Calabi architetture e progetti 1932-1964”, Venezia, Marsilio, 1992 – rivista DOMUS n.743 Novembre 1992.Si ringraziano per la collaborazione alla stesura dell’itinerario su Daniele Calabi, Donatella Calabi e l’Ordine degli Architetti, P. P. e C. di Padova.

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enti Il Vasari

di Simona Esseni

Un convegno a Pistoia nelcinquecentenario della nascita diMesser Giorgio d’Arezzo

In occasione del cinquecentesimo anno dallanascita di Giorgio Vasari (1511-1574), l’ordinedegli Architetti di Pistoia (Commissione 3-Cultura e Valorizzazione della Professione),congiuntamente con l’Archivio di Stato diPistoia e la Soprintendenza per i Beni Archi-tettonici e Artistici di Firenze Prato e Pistoia,patrocina un Convegno di Studi a caratterenazionale sull’artista e progettista aretino esui riflessi della sua opera a Pistoia, accompa-gnato da una mostra di documenti vasarianitra quelli conservati nello stesso Archiviostatale di Pistoia; event manager del conve-gno, che si terrà il prossimo ottobre, è ladott.ssa Nicoletta Lepri dell’Università di Fi-renze.Giorgio Vasari è una delle figure fondamentaliper l’identità del territorio toscano. Architet-to, urbanista e pittore, dominatore della sta-gione artistica che trascorse dal Rinascimentoal Manierismo, fu iniziatore, grazie alla reda-zione delle celeberrime Le vite de’ più eccel-lenti pittori, scultori e architettori, di un veroe proprio genere letterario che ha moltiplica-to la sua fortuna critica nei secoli facendodell’autore il primo storico e teorico dell’artedell’età moderna e sicuramente uno dei mag-giori. Le Vite sono tutt’oggi una vera e propria“guida critico-artistica”. Un testo fondamenta-le con il quale ancora oggi si confrontanostudiosi, restauratori e letterati.L’opera di Vasari non interessò solo Roma,dove il grande artista esercitò in particolare lapittura ma anche Venezia e Firenze, capitaledel ducato di Cosimo I e, dal 1570, del grandu-cato di Francesco I de’ Medici. L’attività del-

l’artista caratterizzò, con i suoi progetti e illavoro dell’articolata bottega da lui diretta,anche le altre città toscane. Tra esse Pistoia, ilcui skyline è ancora fortemente caratterizzatodalla progettazione vasariana grazie alla cupo-la del santuario municipale della Madonnadell’Umiltà.La cupola si osserva a distanza di chilometrinella pianura che si estende tra Pistoia e Firen-ze. Con la sua straordinaria volumetria, lacostruzione si impone nella trama urbanasull’accidentalità del quotidiano, sulle vie, lepiazze affollate, le abitazioni. E si confronta, inalto, con il profilo delle colline che circonda-no la piana, divenendo “segno” per il territo-rio e nuovo sigillo fiorentino sulla città. Eidentificando così per sempre la facies diPistoia con un progetto attuato da GiorgioVasari.L’iniziativa del Convegno di Studi è originale,poiché nessun’altra celebrazione vasariana èprevista a Pistoia, nonostante che Firenze,Arezzo, Pisa, ed altri luoghi legati alla figura eall’opera di Vasari, si siano già attivati in que-sto senso. È in corso una grande mostra agliUffizi (Vasari, gli Uffizi e il Duca), mentre adArezzo è già stato celebrato un convegno dedi-cato a Giorgio Vasari pittore e il Disegno,anch’esso accompagnato da un’esposizionedi opere grafiche di scuola vasariana. In set-tembre sarà inaugurata la mostra: Vasari, 500anni. Da Monte San Savino ad Arezzo. DaNew York a Washington. Una finestra sulrestauro.L’iniziativa pistoiese ha già raccolto l’adesionedi alcuni tra i maggiori studiosi vasariani tra

cui Claudia Conforti (Università di Roma 2),autrice già nel 1993 di un testo fondamentalesu Vasari architetto pubblicato dalla casa edi-trice milanese Electa, e Antonino Caleca (Uni-versità di Pisa e di Siena), promotore negliultimi anni di numerose iniziative e pubblica-zioni incentrate sull’artista.Il Convegno di Studi è destinato ad avereimplicazioni locali e regionali, poiché i contri-buti dei relatori avranno modo di ripercorrerela fitta rete di rapporti professionali stabilitiintorno all’architetto aretino, le sue relazionipersonali ed artistiche con alcuni vescovi diPistoia, tra cui in particolare il fiorentino Gio-van Battista Ricasoli, uomo di fiducia di Cosi-mo I, e quelle di raccordo tra i vari collabora-tori in loco e gli artisti dell’Accademia Fioren-tina, dimostrando così che il rapporto tra ilcentro del potere mediceo e la sua “periferia”era di continuo e costruttivo interscambio. Ungruppo di esperti e stretti aiutanti di Vasariarrivarono infatti a Pistoia, anche se non inmodo continuo e sistematico, al suo seguito,con Giovambattista Naldini, protetto del prio-re degli Innocenti ed iconologo di corte Vin-cenzio Borghini, giunsero numerose figure diprimo piano dell’arte fiorentina, tra cui diversitra i pittori che collaborarono quasi neglistessi anni alla decorazione del famoso Stu-diolo privato del principe Francesco. Argo-mento tanto più interessante, quanto più lega-to allo stato di effettiva conoscenza e di con-servazione attuale delle opere rimaste, sulquale sembra ormai necessario interrogarsi.È documentata a Pistoia, accanto a Vasari,l’opera del fidato e autorevole collaboratore

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Bernardo di Monna Mattea, e del suo viceAndrea di Matteo, impegnati anche nella co-struzione del Corridore fiorentino.Questi artisti fornirono un fondamentale ap-porto di idee a partire dal centro egemone,introducendone a Pistoia i costumi artisticicondizionati dalle nuove forme liturgiche se-condarie al Concilio di Trento e alla controri-forma. Vasari intervenne per esempio a riorga-nizzare i “disordini” strutturali della chiesacattedrale di Pistoia, progettan-do un nuovo allestimento perl’altare maggiore in ottemperan-za all’incremento del culto eu-caristico sancito dai decreti tri-dentini. Fu interpellato inoltre,come si è detto, per trovare de-finitiva soluzione al tempio” del-la Madonna dell’Umiltà, il cuicantiere si trascinava ormai dadecenni. Il progetto di GiorgioVasari giunse all’inizio degli anniSessanta del Cinquecento, a darefinalmente concretezza a un’in-tenzione che era già palese nel1520. A tale anno risale difatti ilprimo modello con copertura acupola realizzato dall’architettopistoiese Ventura Vitoni, al qua-le la direzione del cantiere del-l’Umiltà era rimasta affidata perquasi trent’anni. Tuttavia il pro-getto vasariano è diverso ed evo-lutivo rispetto a quello stabilitoin partenza, e dimostra una vastaautonomia di decisione che lastoriografia municipale nonavrebbe mai perdonato del tuttoall’architetto aretino, “colpevo-le” di aver “mutato Vitonii typo”ed aver conferito alla cupola unprofilo semicircolare, secondo

quanto fu argomentato dallo stesso Vasari a“maggior ornamento e più proporzione”.Attraverso il genio aretino e la sua attivissimaequipe artistica passa anche l’importazione aPistoia di certe modalità celebrative che sidiffusero del resto dalla capitale medicea, indiversa ed aulica forma, alle corti di tuttal’Europa. La definizione di tali protocolli festi-vi fu conseguente alle “pompe” fiorentine,studiate e realizzate in massima parte proprio

•Basilica della Madonna dell’Umiltà,Pistoia.

sotto la direzione artistica di Vasari, per lefeste nuziali di Alessandro, di Cosimo e diFrancesco de’ Medici.Per quest’ultimo evento, in particolare, per ilgran numero di apparati da realizzare, si resenecessario l’arrivo a Firenze di artefici prove-nienti da Pistoia e dalla Valdinievole, come ipittori Iacopo Centi, Benedetto Pagni, o ilveronese Sebastiano Vini, naturalizzato pi-stoiese e chiamato a rappresentare tra l’altro,

nel teatro mediceo del 1565,proprio una veduta della cittàadottiva. Movimenti e passaggiche offrirono occasioni di con-fronto tra le forme predilettedall’Accademia del Disegno equelle che riscuotevano invecemaggior favore nelle città del“contado”.Vasari fu “architetto prodigo egeniale, versato nell’intera gam-ma del progetto (…) sostenutoda una non comune intelligen-za urbana, ha saputo coniugare(...) folgoranti invenzioni tipo-logiche con dispositivi urbanianticipatori della città baroc-ca. L’intimo intreccio tra l’arti-sta, il letterato, lo storico e ilcortigiano imprime all’esisten-za del personaggio un’eccezio-nale carica dimostrativa”, comeha scritto Claudia Conforti, ed èproprio per queste motivazioniche l’Ordine di Pistoia ha ritenu-to di intraprendere l’organizza-zione di questo convegno checonsente ancora di riannodareriflessioni e confronti che riguar-dano ancor oggi le numerosevalenze della professione dell’ar-chitetto.

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ico Le risorse in rete: strumenti e consigli

a cura di Marco Agliata

La complessità dei sistemi e la serie moltoampia di problemi, anche non cercati, che sitrovano in rete spesso determinano delle si-tuazioni rispetto alle quali è facile sentirsidisorientati se non costretti a subire dei dannianche di notevole entità. In questi ambiti iconsigli non sono mai abbastanza e non sem-pre si ha il tempo o la possibilità di leggere oapprofondire continuamente riviste speciali-stiche o blog nei quali trovare risposte osegnalazioni utili alla gestione dei propri stru-menti di lavoro.Questa nota vuole essere una breve carrellatainformativa e di aggiornamento su alcuni aspet-ti ricorrenti e per i quali sarebbe utile attenersia semplici modalità di comportamento chepotrebbero semplificare notevolmente le con-dizioni di lavoro limitando l’esposizione arischi o problemi di utilizzo dei nostri stru-menti di lavoro.Come ricordato anche in altre occasioni, peruna corretta e sicura gestione del propriocomputer o dei sistemi di lavoro (medie-pic-cole reti) non è necessario avere delle compe-tenze di alto livello per poter arginare la mag-gior parte di rischi a cui si è esposti, soprattut-to quando si naviga in rete o si scaricano datidal web.

La condivisione di file

Tra le attività di maggior rilevanza che ricorro-no frequentemente tra le esigenze quotidianedi tutti gli utenti che usano il computer per losvolgimento del proprio lavoro c’è sicuramen-

te quella dello scambio e del trasferimento deidati. Molte attività lavorative richiedono l’im-piego di programmi che gestiscono immagini,cartografie e informazioni grafiche che occu-pano molto spazio e rendono i file di lavoromolto “pesanti” ai fini della loro archiviazioneo condivisione.La possibilità di condividere dei file di grandidimensioni attraverso la rete è un elemento digrande utilità che non sempre trova dei sup-porti adeguati a questo tipo di operazionecostringendo a macchinose operazioni per iltrasferimento delle informazioni. In rete èpossibile trovare molte soluzioni per gestirequeste operazioni attraverso dei siti specializ-zati; tra i vari servizi disponibili quello offertoda Crate (www.letscrate.com) risulta essere dibuon livello e con buone prestazioni in quan-to a velocità e affidabilità. Di fatto il serviziofunziona mettendo a disposizione degli utentiun contenitore on line per l’archiviazionemomentanea dei dati insieme a un indirizzomirato da inviare alle persone con cui condivi-dere il materiale. Anche le modalità di utilizzosono molto semplici e immediate: si trascina ilfile dentro un contenitore a forma di cassa e siusa l’indirizzo ricevuto dal sito trasmettendo-lo alle persone che si decide possano preleva-re i dati. L’eventuale registrazione è gratuita epermette di beneficiare di un numero maggio-re di opzioni rispetto agli utenti non registrati:tra le varie possibilità degli utenti registrati,quella della disponibilità dei file a tempo illi-mitato e non per soli 30 minuti.Possono essere creati anche sei contenitoricon una capienza massima di 50 MB ognuno;

per prestazioni maggiori al costo è di 9 dollarial mese è possibile ottenere un tetto massimodi 2GB per i dati.

Aumentare le difese

Il fatto che in questo periodo si parli molto deiproblemi di intrusione su telefoni cellulari,smartphone e tablet non vuol dire che nelmondo del web siano finite le minacce moltoserie e in grado di danneggiare seriamente ilproprio computer. Lo spostamento dell’atten-zione sui fenomeni più recenti ha solo dato lasensazione che la situazione fosse miglioratama è solo un fatto di comunicazione: orasembrano dominare altre priorità ma il pro-blema resta tutto nella sua interezza.Purtroppo molti utenti continuano ad avven-turarsi in aree non conosciute o non sufficien-temente protette senza molte cautele; alcuni“luoghi” (Facebook e Twitter) sono delle veree proprie bombe innescate in attesa di provo-care conseguenze a cascata che possono cau-sare problemi anche molto seri.Da questi siti si diffondono assalti a computere workstation con una frequenza di tale inten-sità da determinare, da parte dei produttori disoftware, la scelta di procedere alla realizza-zione di nuove architetture per i sistemi ope-rativi che possano proteggere le applicazionipiù sensibili in vere e proprie aree di sicurezzadifficilmente espugnabili da parte di visitatoriesterni in modo da rendere il sistema operati-vo meno vulnerabile agli errori commessi da-gli utenti quando entrano in contatto con

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azioni di pirateria informatica mascherata invarie forme.Questo tipo di fragilità e di esposizione agliattacchi esterni è aumentato anche nel settorecarte di credito a causa dell’affidamento dellagestione delle transazioni a società non suffi-cientemente protette e che espongono i clien-ti a seri rischi durante gli acquisti on line.Le previsioni per il 2011 elencano i bachi deisistemi operativi, la gestione delle applicazio-ni, gli errori nella configurazione o utilizzo diprogrammi, come gli elementi destinati a cre-are il maggior numero di problemi per gliutenti esposti ai rischi della rete.Come sempre nelle situazioni caratterizzatedal concorso di vari fattori il pericolo non èmai legato a un solo elemento o circostanzapotenzialmente esposti: nella maggior partedi casi i problemi si manifestano per il concor-

so di diversi fattori che contribuiscono a crea-re la condizione di vulnerabilità di un sistemao di un singolo computer.Al primo posto c’è sicuramente il tipo di usoche viene fatto del terminale, la visualizzazionedi alcuni siti, l’effettuazione di operazioni arischio in siti non perfettamente protetti oltrea molte altre imprudenze commesse per disat-tenzione o pigrizia. Non è la quantità disoftware a protezione che assicura la nonviolabilità di un computer o di un sistema mail tipo di configurazione che viene data, oltreal tipo di “contatti” esterni che si avrannoattraverso la rete.I social network sono uno strumento per lacondivisione di molte informazioni, idee, im-magini che rappresentano una parte impor-tante della nostra vita e per questo sono diven-tati uno dei maggiori veicoli di pericolose

intrusioni dalle quali ci si può difendere co-minciando, prima di tutto, ad usare questi siticon maggiore attenzione nell’uso delle appli-cazioni che vengono offerte.In ogni caso sia con un computer nuovo checon uno già navigato ogni tanto è bene mette-re a punto le varie configurazioni, fare puliziadei file temporanei, fare una scansione delsistema (anche con un antivirus gratuito) eselezionare le modalità di protezione del siste-ma operativo e del proprio antivirus, control-lare il livello di aggiornamento delle proprieprotezioni. Ma tutto questo può non esseresufficiente se si continua a vagare su siti arischio o si fanno transazioni con soggetti nongarantiti (o fornire le proprie password a falsebanche o carte di credito – nessuno di questisoggetti ha bisogno di chiedere queste infor-mazioni).Queste problematiche sono molto simili aquelle che si stanno diffondendo con l’utilizzodei cellulari, degli smartphone e dei tablet chesono diventati un bersaglio molto frequentedi attacchi e violazioni dei dati oltre alla diffu-sione di virus in grado di determinare conse-guenze anche molto pesanti.

La scelta dei servizi di e-mail

Anche questo è un settore dove la concorren-za delle varie società ha generato sistemi mol-to avanzati in grado di offrire servizi moltointeressanti per gli utenti a costo zero in quan-to, di fatto, tra quelli disponibili sul mercatoalcuni dei migliori sono ancora gratuiti.Il servizio di Google (Gmail) offre 7,5 GB dispazio per l’archiviazione di file allegati alle

•New Dance and Music Centre,The Hague, Olanda, 2010.

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mail integrandosi anche con Google Calendar,Docs e altre applicazioni che consentono disvolgere e incrociare molte attività on line. Trale alternative a quello che attualmente rimaneil punto di riferimento nel settore c’è ancheYahoo Mail che dopo l’ultima rinascita offreuno spazio illimitato per la posta e includeapplicazioni per molti servizi web (Paypal,Photobucket, Flickr e altri).

Il cloud computing

Dietro il termine che evoca scenari misteriosic’è il vero significato di questa indicazione chesi riferisce proprio all’utilizzo o condivisionedi programmi o file attraverso la rete effettuan-do operazioni di archiviazione dati personalipresso siti dedicati o scrivendo una letterasenza disporre del programma installato sulproprio computer, ma utilizzando l’editor ditesto disponibile on line.Il riferimento alla nuvola (cloud) è motivatodall’immagine dei dati che fluttuano sulla retee che possono essere visti o utilizzati in qual-siasi punto del pianeta semplicemente attra-verso la connessione internet.Un’applicazione di riferimento del cloudcomputing è Google Docs che offre on line unword processor, un foglio di calcolo e unprogramma per le fare presentazioni ai quali sipuò accedere attraverso internet e in mododel tutto gratuito. Tutti i file che vengonogenerati con il vostro lavoro attraverso l’uso diquesti programmi on line non sono memoriz-zati sul disco fisso del computer, ma vengonoarchiviati in un server all’interno dello spaziodedicato a ciascun utente (quindi non accessi-

bili da altre persone non autorizzate) dal sitoche gestisce le attività.In considerazione della rapida diffusione diquesta modalità di lavoro molte società stan-no migliorando continuamente i propri pro-grammi per renderli sempre più potenti, cosache richiederà dei nuovi browser sempre piùveloci.Lo sviluppo del cloud computing ha avuto unaforte accelerazione con l’aumento della diffu-sione dei netebook e dei cellulari con internete con il parallelo diffondersi delle reti wirelessche permette il collegamento da zone semprepiù remote. A queste condizioni si è affiancatoun indubbio successo che viene dalla praticitàdi poter gestire o condividere dati con estremarapidità con molte persone anche in Paesidiversi.

L’archiviazione on line dei file

Dai notebook in poi la diffusione diapparecchiature portatili sempre più picco-le e potenti ha generato una grande richie-sta di archivi on line da utilizzare per averela possibilità di accedere, da qualunqueposto, ai propri dati senza dover disporre diattrezzature ingombranti ma soltanto di pic-coli apparecchi per la connessione on line.Anche in questo campo esistono molti sitiche offrono servizi di archiviazione gratuitacon diverse possibilità di spazio che vannodai 2 GB di Dropbox (a pagamento per 50GB) ai 25 GB di Microsoft SkyDrive, chepermette anche di condividere immaginiattraverso telefoni cellulari con WindowsPhone 7. Altrimenti è possibile disporre di

spazio illimitato per effettuare il backup deldisco rigido con Trend Micro Safe-Sync, eche offre anche la possibilità di condividerecartelle e file attraverso il web al costo di 60dollari l’anno.

Conclusioni

Il supporto che viene offerto dalle dotazio-ni informatiche e dai sistemi o reti che sistanno diffondendo costituisce un elemen-to molto importante nel processo di prepa-razione e realizzazione di un lavoro chepuò, ora, essere organizzato in modi e tem-pi sempre minori a vantaggio della qualitàdel lavoro stesso.In questo senso continua ad essere confer-mata la capacità dei sistemi informatici dipoter mettere a disposizione degli utentistrumenti e opportunità di lavoro che sonosempre più avanzate e potenti, ora anchecon un livello di condivisione e gestione deidati ancora più aperto e immediato.Al centro di tutto questo sistema rimanel’utente con le sue esigenze e le capacitàoperative che lo possono portare a saperutilizzare nel modo migliore le varie oppor-tunità; si tratta di saper impostare e ripetereperiodicamente delle semplici proceduredi manutenzione del computer (pulizia deidischi, dei file temporanei, deframmenta-zione del disco rigido e altre semplici ope-razioni necessarie per non appesantire lamacchina con materiale inutile) e di utilizzoadeguato quando si naviga o si fanno opera-zioni di pagamento on line e si utilizzanodati sensibili.

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“L’ombelico di Venere”parliamo del tortellinodi Vittorio Camerini

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Raccontiamo la miticafavola del “tortellino” cheunisce e divide Bologna eModena nella paternità diquesta invenzione a pontefra sacro e profano, ovve-ro: ... “l’ombelico diVenere”!

scopriamo che ad un gruppo diTribuni della Plebe fu servita apranzo, fra le altre portate, anche“una minestra de torteleti”: gliavi dei nostri tortellini.Verso il 1570, vennero date allestampe da un cuoco bolognese(lo Scappi?) numerosissime ri-cette, fra le quali quella dei tortel-lini.Nel 1624 il poeta modenese Ales-sandro Tassoni narra nella sua“Secchia rapita” l’eterna contesafra bolognesi e modenesi, ove ilPodestà di Modena incita i proprial combattimento ed, elencandole ricchezze del territorio da con-quistare, aggiunge: “… i cappo-ni e i tortelletti da casa ci verrancotti..”Nel 1664 il marchese bologneseVincenzo Tanara, noto agrono-mo, nel suo “L’economia del cit-tadino in Villa” descrive i tortelli-ni cotti nel burro.Nell’800, fra romanticismo e sen-timenti rivoluzionari, la storia silascia piacevolmente confonde-re con la leggenda.La guerra (a dire il vero di saporeburlesco, fra i goliardi della Gari-senda e quelli della Ghirlandinaa cui presero parte anche le divi-nità dell’Olimpo) cantata dal Tas-soni fu ripresa da G.Ceri, che ciracconta come un oste di Castel-

franco Emilia (località della pia-nura fra Bologna e Modena), ospi-tando nella sua locanda le divini-tà olimpiche, non potè sottrarsialla curiosità di sbirciare i propriospiti attraverso il buco della ser-ratura.Le meravigliose fattezze di Vene-re ignuda lo ispirarono a ripro-durre la stuzzicante delicatezzadel divino ombelico su di unritaglio di sfoglia ove appose unpiccolo impasto di carne macina-ta e con rapida mossa lo avvolseintorno ad un dito. Nasceva cosìl’ “ombelico di Venere”, appella-tivo che il tortellino conservaancora oggi.A questo punto si innesta ancheun’altra contesa: l’appartenenzaterritoriale dell’origine del tor-tellino, strenuamente difesa daibolognesi, e spesso reclamata daimodenesi.Si suppone che il creativo oste,per mettere pace fra le due go-liardiche fazioni, riempisse la fa-mosa “secchia rapita” oggettodel contendere, di brodo di cap-pone e saporiti tortellini e li ser-visse ai contendenti ben felici ditale armistizio.Di fatto il tortellino, che nascecome un raviolo riempito con lerimanenze di cucina, deve il suonome al diminutivo di tortello e

torta, perché di questi conservala forma arrotondata col buconel mezzo ed è anche l’espres-sione di quella cucina in cui nonsi buttava nulla, dove gli avanzidella tavola dei ricchi venivanomessi in opera dalla servitù inmille modi, fra i quali il tortellinoche, nato povero è oggi uno deipiatti più ricchi e conosciuti nelmondo.Fra i numerosi viaggiatori euro-pei che arrivano nel nostro Paesee ne raccontano gli usi, nel 1842il francese Valery, parla di un“ripieno di sego di bue macinato,torli d’uovo e parmigiano ”.Furono i bolognesi Fratelli Berta-gni a presentare nel 1889 all’Expodi Parigi i primi tortellini in scato-la, che da qui volarono oltreoce-ano nel 1906 per l’Esposizione diLos Angeles.Ormai i … “tortellorum ad Nata-lem” erano nel mondo.Di tempo ne è passato parecchio,ma nonostante le contaminazio-ni cultural-gastronomiche, la nou-velle cuisine e le intemperanze ditanti chef, su ogni tavola autenti-camente bolognese il pranzo diNatale si apre ancor oggi rigoro-samente con una zuppiera fu-mante di tortellini in un profu-matissimo e dorato brodo di cap-pone.

Un po’ di storia ….Del tortellino si parla già dal XIIsecolo. A Bologna, secondo lostorico Cervellati, si mangiavanoa quell’epoca i “tortellorum adNatalem” e Giovanni Boccaccio ametà del Trecento, nel suo Deca-meron narra di “ maccheroni ra-viuoli da cuocersi nel brodo dicappone”!Per arrivare a qualche certezzastorica dobbiamo aspettare il1500 e, curiosando nel diario delSenato di Bologna di quell’anno,

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E se vi è venuto un poco di appe-tito, ecco la ricetta che la Confra-ternita del Tortellino, di leggen-daria tradizione, ha depositatopresso la Camera di Commerciodi Bologna:

Per il ripieno:- gr. 300 di lonza di maiale- gr 300 di vera mortadella diBologna- gr 300 di prosciutto crudo- gr 450 di parmigiano reggiano(con tre anni di invecchiamento)grattugiato- n. 3 uova di gallina ruspante- noce moscata

Per la sfoglia:n. 1 uovo ogni 100 gr. di farina

La lonza di maiale va coperta conun battuto di sale, pepe, rosmari-no e aglio e lasciata riposare per2 giorni. Dopo questo tempo, lasi ripulisce dal battuto e la sicuoce con un poco di burro afuoco moderato. Fredda che sia,si trita finemente insieme al pro-sciutto e mortadella. Si amalga-ma bene con il parmigiano, leuova e la noce moscata. Si lasciaa riposo per 24 ore.Il giorno successivo, preparata lasfoglia, si ritagliano dei quadratial centro di ognuno dei quali sidisporrà una noce di ripieno. Siripiega a triangolo sovrapponen-do i lembi e pressando i bordicon le dita. Velocemente il trian-golo ottenuto si avvolgerà al dito,

•Scuola del Longhi,“Banchetto”.

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pizzicando, per unirle fra loro ledue estremità ed ottenendo cosìla caratteristica forma che tutticonosciamo.Per la cottura occorre dell’ottimobrodo ottenuto mettendo in pen-tola cappone e parti di carne dimanzo misto (doppione, punta dipetto, falata, ecc.) e “gli odori” (co-sta di sedano, carota, cipolla, ecc).

Da tutto questo si può ben capireperché questo splendido piatto,nato fra le nebbie padane perriconfortare sia il corpo che lospirito, sia ritenuto un mangiareda “dei” anzi da “dee”… Venereconferma.I tortellini si potrebbero ancheservire asciutti,con un condimen-to di ragù o in bianco, con panna

e parmigiano, ma Pellegrino Ar-tusi, romagnolo doc, indiscussaautorità della gastronomia, si ri-volterebbe nella tomba!

Nel suo “La scienza in cucina el’arte di mangiar bene”, edito nel1891, Artusi dedica agli storicirivali dei tortellini, “ i cappellettiall’uso di Romagna con carne dimaiale”, un ampio scritto, in cuiistruisce i suoi lettori sulla prepa-razione di questo piatto.Con divertito amor di patria equalche aneddoto, ne descrive laforma a cappello, il ripieno a basedi ricotta, petto di cappone olombata di maiale, e la cottura inbrodo di cappone.

I cappelletti, consumati inRomagna quanto i tortellini inEmilia, si distinguono da questiultimi non tanto per il diversoripieno, quanto per la forma, es-sendo essi più grandi deltortellino, ma più piccoli del co-mune tortello e ricavati da undisco di pasta, anziché da un qua-drato.Anche questo piatto, nei secolipassati, sembrava riscuotere gran-de successo, tanto che nel 1811 ilprefetto di Forlì scriveva: “ L’avi-dità di tale minestra è così ge-nerale che da tutti, e massime daipreti, si fanno delle scommessedi chi ne mangia una maggiorquantità, e si arriva da alcuni fino

•Particolare della copertina del librodi Pellegrino Artusi.

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al numero di 400 o 500 ”.Gustare la regina delle minestreromagnole era un privilegio chenon mancava mai nelle festivitànatalizie, tanto che i giocatori di“tressette” e “marafone” solevanodire: “Gli assi e i cappelletti pas-sano solo una volta all’anno”.Ma torniamo in Emilia per unultimo aneddoto. Ho avuto il pri-vilegio di frequentare il grandetenore Luciano Pavarotti, som-mo cultore dei piaceri della tavo-

•Bollo chiudilettera del pastificio Zambellisegnalatosi nei primi decenni del ’900per la produzione di tortellini.

la, che mi regalava, con grandeironia, pillole di saggezza sull’ar-gomento.Un giorno, mentre si parlava d’al-tro, improvvisamente si inter-ruppe per chiedermi: “…ma alei, architetto, piace il vino?”Senza esitazioni risposi di sì. ELui, di seguito: “Il vino famale….beva del Lambrusco.Quello sì, fa bene…soprattuttose ci mette davanti un piatto ditortellini !”

Ricetta dei “Cappelletti all’uso di Romagnacon carne di maiale” di Pellegrino Artusi

“Sono così chiamati per la loro forma a cappello. Ecco ilmodo più semplice di farli onde riescano meno gravi allostomaco. Ricotta, oppure metà ricotta e metà cacio raviggiolo,grammi 180. Mezzo petto di cappone cotto nel burro,condito con sale e pepe, e tritato fine fine colla lunetta.Parmigiano grattato, grammi 30. Uova, uno intero e unrosso. Odore di noce moscata, poche spezie, scorza dilimone a chi piace. Un pizzico di sale.Assaggiate il composto per poterlo al caso correggere, per-ché gl’ingredienti non corrispondono sempre a un modo.Mancando il petto di cappone, supplite con grammi 100 dimagro di maiale nella lombata, cotto e condizionato nellastessa maniera. Se la ricotta o il raviggiolo fossero troppomorbidi, lasciate addietro la chiara d’uovo oppure aggiunge-te un altro rosso se il composto riuscisse troppo sodo. Perchiuderlo fate una sfoglia piuttosto tenera di farina spentacon sole uova servendovi anche di qualche chiara rimasta, etagliatela con un disco rotondo della grandezza come quellosegnato. (Diametro 67 mm).Ponete il composto in mezzo ai dischi e piegateli in dueformando così una mezza luna; poi prendete le due estremi-tà della medesima, riunitele insieme ed avrete il cappellettocompito. Se la sfoglia vi si risecca fra mano, bagnate, con undito intinto nell’acqua, gli orli dei dischi. Questa minestraper rendersi più grata al gusto richiede il brodo di cappone;di quel rimminchionito animale che per sua bontà si offrenella solennità di Natale in olocausto agli uomini. Cuocetedunque i cappelletti nel suo brodo come si usa in Romagna,ove trovereste nel citato giorno degli eroi che si vantano diaverne mangiati cento; ma c’è il caso però di crepare, comeavvenne ad un mio conoscente. A un mangiatore discretobastano due dozzine. […]”.

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Stephan Micus di Paolo De Bernardin

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L’ALTROVE

“Molti anni fa, mentre facevoun viaggio in autobus nel Nepalmi divenne chiaro il concettosu come avrebbe dovuto essereil disegno musicale perfetto. Fuun’esperienza molto, molto for-te. Attraversavamo un altopia-no di un’altezza relativamentebassa, sui quattro o cinquecen-to metri. Dal paesaggio si deno-tava una certa fertilità del luo-go. Campi di riso tutt’intorno,bufali asiatici, bambini allegri,alberi in fiore, pappagalli e vil-laggi coloratissimi pieni di vita.Tutto questo con un conturban-te scenario tutt’intorno fatto dialtissime cime innevate di set-to/ottomila metri sulle qualinessuno avrebbe potuto vivere.Quelle vette mi diedero subitol’idea del simbolo dell’eternitàe della purezza. Entrambe lecose, quella vita piena di colorie la purezza eterna ed irrag-giungibile delle alte vette micolpirono nell’immagine dellamusica perfetta. I due oppostierano complementari. Queicampi avrebbero perso ogni in-teresse senza quelle montagne equei massicci di roccia sareb-bero stati un cumulo di gelosenza il panorama sottostante.

Ciò che mi preme davvero è chenella mia musica siano entram-bi presenti quei due elementi:l’amore per le forti emozionidella vita e la dimensione del-l’Eterno e dell’Irraggiungibile.La musica che enfatizzasse sol-tanto uno dei due aspetti sareb-be o troppo sdolcinata o troppofredda. Ho capito così che ilbilanciamento perfetto delledue cose avrebbe dato all’ascol-tatore la sensazione di essereAltrove”.

Si presenta così Stephan Micus,ascetico musicista tedesco allasoglia dei sessant’anni, i cui viag-gi musicali e terrestri hannoriempito la sua esistenza. Ascol-tarne la musica equivale a prova-re un’esperienza unica all’inter-no della quale il viaggio, oltreche geografico e latitudinale, sitrasforma in profonda interiori-tà meditativa passando dalle an-tiche preghiere alla Vergine Ma-ria del monastero del monteAthos in Grecia ai colori dellanatura dell’India; dai paesaggiacquatici del Mekong al respirodei versi haiku dell’antica tradi-zione giapponese; dal canto del-la sabbia del deserto al suonodelle pietre che hanno originatoil mondo. Il percorso suggerito

dalla musica di Micus è un pic-colo sentiero fatto di strumenta-zione acustica e di voci sovrap-poste grazie alle tecniche di re-gistrazione. Oggi il respiro pro-fondo delle sue note è diventatala traccia impalpabile che sugge-risce passi di danza in teatralicoreografie di molte compagniein tutto il mondo. La sua vita distudio continuo riflette lo sta-dio esistenziale di un artistaunico, capace di catturare chidalla musica richiede forti emo-zioni interiori. Ascoltare un suodisco equivale a fotografare unluogo e una cultura diversa daquella occidentale dominante.Dice Micus: “Per imparare a suo-nare un qualsiasi strumentoscovato in qualche angolo delmondo bisogna conoscere la fi-losofia, l’architettura, la poe-sia, la cucina di quel luogo.Bisogna stabilire qualche con-tatto con la natura del posto.Così è stata la mia vita intera”.Raggiungiamo Micus nella quie-te della sua casa nelle Balearidove vive nelle pause dei suoicontinui viaggi. È assetato di solee di luce ma non si concede maiuna pausa dallo studio e dallariflessione.

Stephan qual è stato il suo

imprinting musicale?“Sin dalle scuole elementari, al-l’età di sei anni sono rimastoaffascinato dalla musica. Sai beneche a scuola ti mettono subito inmano un piccolo flauto per iprimi passi nel mondo dellamusica, è successo a me ed ècontinuato a succedere con imiei figli che hanno iniziato lostesso percorso a scuola. Nellamia famiglia la musica non eracerto un tabù, anche se mio pa-dre non se ne occupava diretta-mente, lui era un pittore ed erastato allievo di Will Baumeister.Mio nonno invece suonava ilpianoforte. Negli anni Sessantamio padre, affascinato dalla cul-tura dell’epoca andava in vacan-za a Ibiza dove, successivamen-te, volle comperare una casa.Agli inizi era solo un luogo divacanza dove andavamo spessomentre io continuavo a seguirela scuola in Germania. Quandomi diplomai nel 1972 mio padrevendette la casa in Baviera e citrasferimmo definitivamentenelle Baleari. Ibiza non era an-cora l’isola di moda che è poidiventata, ma in Europa era con-siderata come uno dei posti piùbelli del mondo. Mio padre sisentiva ispirato per la sua pittu-ra da quella luce e da quel luogo

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che attirava artisti da tutto il mon-do, soprattutto pittori. Si man-teneva lavorando come graficoper le maggiori testate giornali-stiche tedesche e guadagnava an-che molto bene ma non era sod-disfatto completamente. La suaaspirazione non era il commer-cio ma la semplicità della vitaper cui abbandonò presto il suolavoro e si concentrò totalmen-te nella pittura. Una tetto, unacisterna d’acqua e una vita tran-

quilla, assolutamente spartana,mi permisero di formare la miavisione dell’esistenza. Per tor-nare alla musica, a scuola misono sempre divertito a suonareil flauto, anche se era un’espe-rienza di gioco, come succedespesso per la maggior parte deiragazzi. Subito dopo, per il miocompleanno, chiesi per regaloai miei una chitarra e cominciaia prendere più sul serio la musi-ca che occupava quasi la totalità

delle giornate in vari esercita-zioni. A 14 anni realizzai la miaprima composizione influenza-to anche dallo stile del sud dellaSpagna. Ero affascinato dal fla-menco e dopo un paio di annifeci dei corsi specifici a Granadaper apprendere lo stile della chi-tarra flamenco. A 17 anni avevogià, con degli amici, il mio picco-lo gruppo e seguivo l’evoluzio-ne della musica rock, dai Beatlesai Rolling Stones, da Bob Dylan,

che ha avuto un’importanza de-terminante nella mia formazio-ne, a Jimi Hendrix per giungerefino ai Jethro Tull di Ian Ander-son, la cui apparizione sulla sce-na mi lasciò il segno al puntotale che comprai immediatamen-te un flauto traverso. Il veroshock però mi venne dato dal-l’ascolto di un disco di RaviShankar. Il suono del sitar nellamusica indiana ebbe l’effetto diuna folgorazione. Se aggiungi

•Sopra e di seguito alcune immaginidi Stephan Micus,© René Dalpra/ECM Records.

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che la cultura del rock e l’usoconseguente della droga fecerodi Ibiza un vero paradiso pertutti ecco che il confine dei mieiinteressi ebbe un allargamentoesponenziale, dalle letteraturealle filosofie orientali. Per farte-la breve, quando terminai lescuole superiori presi la decisio-ne di non frequentare più nes-suna scuola ufficiale. Era il 1972,avevo 17 anni e, con la mia ra-gazza, decisi di fare il mio primoviaggio in Oriente. Avevo trentadollari in tasca e raggiungemmoIstanbul. Da lì, in treno, in unasettimana arrivammo a Delhipassando per Teheran e l’Afgha-nistan. A Benares incontrai il miomaestro di sitar e per i successivitre anni, al mio ritorno in Euro-pa, uscii letteralmente di testaper quello strumento, esercitan-domi tutti i giorni”.

Per il mondo giovanile quellierano anni in cui dominava-no la filosofia hippy e la cul-tura della droga. Come haattraversato quel periodo?“È vero, l’India era una metaambita in quel tempo. Ovvia-mente anche io avevo avuto aIbiza le mie esperienze di dro-ghe leggere come l’hashish, maa 17 anni decisi di smettere com-pletamente, anche perché eroassorbito totalmente dalla musi-ca.Il mio approccio era di assolutaserietà e quando, qualche annodopo, ebbi modo si assistere a

Monaco di Baviera ad un con-certo di musica giapponese su-bìi un’analoga fascinazione peril suono dello shakuhachi e de-cisi così di partire per il Giappo-ne. E’ un meccanismo che nonmi ha mai abbandonato. Ancoraoggi, un suono diverso che midovesse giungere da un disco oda un concerto riesce ancora astregarmi e a stimolare la miacuriosità. Mi viene subito la vo-glia di conoscere sia lo strumen-to sia il paese da cui proviene. Èovvio che il cerchio si restringaogni giorno di più e diventi sem-pre più arduo trovare nuovi stru-menti ma questa è stata la molladi tutta la mia vita che mi hapermesso di girare così il mon-do intero”.

In effetti Stephan Micus è oggil’emblema del musicista viaggia-tore moderno sullo stile dei piùgrandi esempi del passato. In 40anni di esistenza non ha maismesso le sue peregrinazioni cheda un impulso di curiosità sonodiventate cultura e studio, rifles-sione e personalissima religio-ne. Come in un percorso à laBruce Chatwin, che seguiva letracce degli aborigeni d’Austra-lia sulle vie dei canti, Micus, dopol’India e il Giappone, ha conti-nuato a scoprire e soggiornareper lo studio e la conoscenza inIndonesia, Corea, Afghanistan,Marocco, Algeria, Tunisia, Thai-landia, Egitto, Birmania, SriLanka, Turchia, USA, Canada,

Israele, Cina, Gambia, Senegal,Nepal, Ladakh, Sinkiang, Ve-nezuela, Tanzania, Argentina,Peru, Ghana, Mali, Giordania,Georgia, Etiopia, Pakistan, Ye-men, Cuba, Libano, Laos, Viet-nam, Cambogia, Uzbekistan, Kyr-gyzstan, Capo Verde, Maurita-nia, Armenia, Karabagh, Siberia,Mongolia e Namibia.

“Ormai il viaggio della conoscen-za fa parte del mio Dna. Ancheadesso sono appena tornato da

un viaggio in Laos e Birmania.Non posso fare a meno di girareper il mondo, esattamente comefaceva Chatwin, che è uno deimiei scrittori preferiti. La com-binazione dei due elementi, ilviaggio e lo studio, rappresenta-no esattamente la mia persona-lità. Ed anche quando sono ob-bligato a viaggiare per un con-certo da eseguire in un paeseche non conosco cerco di abbi-nare una settimana di tempo perrestare sul posto e conoscere

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Vasi: set di trenta normali vasi di fiori accordati con l’acqua e suonati conle mani o con martelletti.Suling: Flauto cavo dell’orchestra Gamelan di Bali.Ki un Ki: Strumento a fiato dalla lunga canna che raggiunge i due metrioriginario della tribù siberiana degli Udege. La sua particolarità è che ilsuono non viene emesso in espirazione ma in inspirazione e può esseremodificato solo dalla pressione delle labbra.Ballast-strings: Corda di bronzo (della lunghezza di un metro) pendenteda un tamburo e alla quale sono attaccate delle strisce di metallo. Loscuotimento dei tre componenti produce una vibrazione simultanea cheassomiglia ad un lungo suono di gong.Tongue drum: Lingue di varie misure segate nella parte alta di una cassadi legno e colpite con martelletti o con le mani.Mudbedsh: strumento a fiato originario dell’Iraq.Bagana: Antica lira etiope con dieci corde di budello che produce unronzio specifico la cui cassa armonica è una scatola di legno attaccata conpelli di vacca o di capra. Si ritiene che abbia diretta derivazione dall’arpa diRe David ed è di esclusivo uso religioso.Dondon: Talking drum (Tamburo parlante) di origine africana (Ghana) aforma di clessidra le cui membrane sono collegate con stringhe di pelle.Fissato sotto l’ascella sinistra viene percosso con una bacchetta nella manodestra.Hné: Strumento a fiato a doppia ancia (di foglie di palma) proveniente dallaBirmania. Per il suo alto volume viene suonato principalmente all’esterno.Hang: Moderno strumento a percussione ispirato allo steeldrums caraibi-co ideato dagli svizzeri Felix Rohmer e Sabina Schärer.Mandobahar: Rarissimo strumento ad arco di origine Indiana dalla bassatonalità, simile al dilruba, col ponticello rivestito di pelle di capra.Charango: Sorta di chitarra in miniatura con cinque paia di corde di nylon,originaria delle Ande la cui cassa armonica è ricavata dalla corazza dell’ar-madillo.Tin Whistle: zufoletto di metallo della tradizione irlandese.Kalimba: (linguafono detto anche Piano a pollici) tastiera Africana prove-niente dalla Tanzania e realizzata con lamelle di metallo (stecche diombrello o raggi di ruota di biciclette) fissate su una tavoletta di legno efatte vibrare con i pollici.Maung: set di 40 gong intonati originari della Birmania.Duduk: Strumento a fiato armeno a doppia canna, fatto di legno dialbicocco e con un timbro sonoro molto vicino alla voce umana.Raj Nplaim: piffero di bamboo suonato dalla gente Hmong del Laos perintrattenimento e per il corteggiamento.Bass Zither: cetra basso di legno d’acero proveniente dale Alpi europee.Chord Zither: cetra di nuova generazione dotata di 68 corde e inventatadallo stesso Micus.Nohkan: flauto traverso giapponese di due ottave, creato nel XV° secolo eutilizzato principalmente nel teatro Noh e nel Kabuki.

Atlante degli StrumentiShakuhachi: flauto giapponese di bamboo a cinque buchi usato daimonaci Zen per la meditazione.Chitarra a 10 e 14 corde: chitarra inventata da Micus che permette variepossibilità di corde singole o doppie (10 singole o 7 doppie).Dilruba: Strumento indiano ad arco con quattro corde di metallo e 24simpatetiche (di risonanza) della famiglia dei sitar. Il ponticello è rivesti-to di pelle di capra.Zither: Cetra originaria della Baviera con diverse corde e accordature.Sho: Armonica a bocca giapponese a 17 ance.Dulcimer a martelletti: versione Americana di un antico dulcimersuonato in vari paesi del globo (Cina, Persia, Balcani e Alpi europee).Dotato di 62 corse di metallo percosse da due martelletti di legnorappresenta il più antico antenato del pianoforte.Nay: Antico flauto egiziano.Sattar: Strumento ad arco dal lungo collo con una corda di metallo edieci corde simpatetiche usato dagli Uigurs, popolazione turcmannadella Cina occidentale.Sinding: Arpa dell’Africa occidentale con cinque corde di cotone.Bolombatto: Arpa dell’Africa occidentale con quattro corde di budelloe una cassa armonica di zucca e sonaglio attaccato (anticamente usato daipastori per spaventare gli animali selvatici).Doussn’ Gouni: Arpa dell’Africa occidentale con sei corde di nylon o dibudello.Rabab: Liuto afghano con 13 corde simpatetiche, tre delle quali, leprincipali, legate con pelle di capra.Sitar: Strumento indiano a corde con 13 corde simpatetiche, 6-7 cordemelodiche e corpo di risonanza ricavato da una zucca essiccata.Kortholt: Corto strumento a fiato della Germania rinascimentale.Tischharfe: Arpa da tavolo il cui suono mescola i suoni del salterio, dellozither e dall’arpa classica.Sarangi: Strumento indiano ad arco dotato di tre corde principali e 35simpatetiche.Tambura: strumento indiano per effetto armonico costante.Gender, Djegok: Varietà di xilofoni usati nelle orchestre del GamelanBalinese.Steel drums: Strumenti a percussione originari di Trinidad ottenuti dalattine e bidoni metallici modificati e di varia grandezza.Stone Chimes: Strumenti di pietra usati migliaia di anni fa in Cina. Micusne suona alcuni creati dallo scultore tedesco Elmar Daucher.Angklung: strumenti a percussione (tipo maracas) di bamboo originaridi Giava e Sumatra.Gong: di vario tipo provenienti da Bali, Cina, Birmania e Corea.Campanelli: di vario tipo provenienti dal Tibet e dalla Birmania.Bodhran: Tamburello irlandese del diametro di 50 centimetri. Suonatocon un martelletto produce varie tonalità mediante la pressione delledita sulla pelle.

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meglio quella realtà. La musica èstata la mia “via del canto” maallo stesso modo ha avuto unagrande importanza la natura. Èessenziale per me sentirmi partecomplementare della natura. Èlì che attingo la mia energia. Perquesto motivo non potrei maivivere in una città. Il contattocon la campagna e con lo spazioè per me determinante, vitaledirei. È un contatto che si com-pleta con la musica, che non èaltro che la mia ricerca interio-re. Anche quando vivevo in Ba-viera avevo la necessità di viverefuori dalla città, alle pendici del-le montagne. Vivevo a sud diMonaco sulla strada che va versole Alpi. In quella zona si trovanopaesaggi magnifici con laghi eforeste. Dalla fine di ottobre al-l’inizio di maggio è perennemen-te innevato e non è facile viverci.Nonostante ciò ci sono rimastofino a che le mie bambine nonfossero cresciute e avesseroadempiuto agli obblighi scola-stici. Dopo di che anche io, comemio padre, ho venduto le mieproprietà in Germania per tra-sferirmi a Maiorca, nelle Baleari.Da quindici anni vivo nel solepieno e nella natura.Ho iniziato ad incidere dischiverso la fine degli anni Settanta,proprio perché avevo l’esigenzadi raccogliere quel materiale distudio di quell’intenso e creati-vo periodo della mia vita. È statoperò nel 1981, con l’album“Koan”, che ho sviluppato un

nuovo modo di creare musicacombinando insieme i suoni distrumenti lontanissimi tra di loroe che mai, assolutamente mai,erano stati accostati in un’ese-cuzione. È stato quello un nuo-vo inizio”.

In questi difficili tempi cheviviamo, fatti di guerre e la-cerazioni tra i popoli, digrandi ricchezze di pochi edi altrettanto grandi pover-tà per enormi masse, la fugadalle violenze, la mancanzadi lavoro e la speranza di unfuturo migliore fanno sì che

la società europea assista agrandi movimenti migratoriprovenienti dall’Africa e dalmedio Oriente e dal mondoislamico. L’arrivo degli stra-nieri produce non solo agita-zioni sociali e problemi diconvivenza ma addiritturafenomeni ideologici che fan-no cadere governi e lascianonell’incertezza. Qualcuno ri-evoca un passato remoto fat-to di centralità e di suprema-zia della cultura Europeo-Cristiana e rivendica dirittidifficilmente sostenibili nel-la modernità di un mondo

globalizzato. Qual è il suopensiero in proposito?“Avevo 16 anni quando sonouscito la prima volta dall’Euro-pa. Andai in Marocco e mi ritro-vai in un mondo totalmente di-verso dal mio. L’atteggiamentoodierno dell’Europa nei con-fronti del resto del mondo èassolutamente sciovinista. La miamusica viene inserita in quellache si definisce “world music”.Anche questo riflette lo sciovini-smo imperante. La musica india-na veniva stupidamente etichet-tata come musica folk sin daglianni Settanta, grazie all’igno-ranza suggerita dallo stessosciovinismo. Dal concetto difolk si è passati a quello di wor-ld music persistendo nella stes-sa stupidità ignorante. La musi-ca classica indiana non potràmai essere né folk né worldmusic. Stesso discorso vale perla musica giapponese. Pensatese in Oriente definissero folkmusic Bach o Mozart. Si gride-rebbe allo scandalo. L’Europaha sempre avuto la percezionedi essere al centro del mondomentre nei miei viaggi e con lostudio degli strumenti ho rea-lizzato che alcuni di essi sonoassolutamente superiori ai no-stri. Basti pensare allo shakuha-chi giapponese il cui suono èassolutamente più intenso einteressante del flauto europeoda concerto. Eccetto l’organo,che è tipico della nostra cultu-ra, tutti gli altri strumenti sono

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Discografia

Archaic concerts (1976)Implosions (1977)Till The End Of Time (1978)Listen To The Rain (1980)Koan (1981)Wings Over Water (1982)East Of The Night (1985)Ocean (1986)Twilight Fields (1987)The Music Of Stones (1989)Darkness And Light (1990)To The Evening Child (1992)Athos (1994)The Garden Of Mirrors (1997)Desert Poems (2001)Towards the Wind (2002)Life (2004)On the Wing (2006)Snow (2008)Bold as light (2010)

arrivati da altre culture. Violi-no, flauto, chitarra, liuto, oboe,tromba sono tutti giunti a noidal medio Oriente o dall’Indiao dall’estremo Oriente. Persi-no il pianoforte ha avuto le sueradici in Persia dal santoor. Infondo quello che mi preme di-mostrare con la mia musica èche il mondo è una sorta dipianeta unico nel quale biso-gna ciascuno avere il rispettoper l’altro. Come per molte spe-cie animali, anche nel mondomusicale molti strumenti sonoscomparsi, allo stesso modo dicome sono sparite molte linguedel passato. E a provocare tuttociò è stata proprio la presun-zione che una cultura come lanostra sia superiore ad un’al-tra. In questo modo il suonodella radio di oggi fa sì che lenuove generazioni pensino chela musica sia solo quella do-minante occidentale, a scapito dimolte altre realtà importantissi-me. Devi ritenerti fortunato se sullatua strada puoi incontrare qualcu-no che racconti una storia diversa,un vecchio musicista che suoniuno strumento diverso, qualcunoche canti una canzone che nessu-no più conosce”.

E lei con questa musica asso-lutamente diversa quantopubblico ha trovato? Quantidischi ha venduto?“In 35 anni di attività discografi-ca le mie vendite ammontano acirca mezzo milione di copie. Il

periodo migliore è stato intor-no alla metà degli anni Ottantaquando vendevo trenta o qua-rantamila copie di ogni discoche realizzavo ma oggi non èpiù possibile reggere quel rit-mo, a causa della crisi discogra-fica. I dischi più venduti sonostati “The garden of mirrors”,“Ocean”, “Darkness and light”,“Implosions”. Oggi tutto è cam-biato con la possibilità di scari-care musica da internet e quel-la di fare copie perfette e seb-bene il target dell’etichetta ECMsia di alto profilo e fatto di ascol-tatori che possono acquistaretranquillamente il disco, rima-ne il fatto che stanno scompa-rendo anche i negozi di dischiper cui tutto diventa più diffici-le con il mercato della musica.E inoltre c’è un altro elementoda aggiungere. Il consumismolegato alla musica toglie moltapassione alla stessa e l’offertaincredibile che la rete offre di-minuisce l’attenzione rispettoad un’opera specifica. Neglianni Settanta si aspettava unasettimana intera l’apertura diun negozio per l’uscita di undisco che poi si ascoltava pergiorni interi, si registrava su cas-setta e si portava in giro con gliamici, lo si portava a scuola, sene discuteva. E se, caso mai nonlo si fosse trovato, ci si organiz-zava per cercarlo nei negozi del-le grandi città. L’uscita di undisco era un evento. Per noi lamusica era l’aria da respirare. E

oggi tutto questo non c’è più.Nella mia adolescenza una se-rata poteva essere occupata congli amici nell’ascolto di un di-sco. Oggi è un fatto impensabi-le. Oggi la musica non ha valo-re, né tantomeno rispetto. Si ètrattato di uno sviluppo ma to-talmente negativo”.

La sua esperienza di cono-scenza musicale e strumen-tale oggi è vastissima cometestimoniano le sue registra-zioni pubblicate in venti di-schi. Ci sono dei momenti odei lavori a cui è particolar-mente affezionato?“Di solito per un artista l’ulti-mo disco è sempre il più belloma questo è discorso che nonmi sfiora nemmeno. C’è chi michiede a quale strumento io siapiù legato o quale sia il piùimportante. Ma come posso ri-spondere? Puoi chiedere ad ungenitore qual è il suo figliolopreferito?”.

Certo con i figli lei almenoriesce a contarli. Cosa chenon potrebbe fare con gli stru-menti che suona!“Ah ah, è vero. Non so nemme-no io quanti strumenti riesco asuonare. Ognuno è diverso dal-l’altro. Di una cosa vado fiero.Sono un artista assolutamentelibero di registrare musica comee quando voglio io, senza pres-sioni né scadenze. La felicitàche ho avuto nel registrare il

mio primo lavoro è la stessoche ho oggi nel portare avantil’attuale. Con Manfred Eicher,il boss Ecm, mi sento un artistacompletamente libero e moltofortunato. Tutti i dischi che horealizzato mi hanno riempito difelicità e una volta pubblicatirestano lì nello scaffale e non liascolto più. Capita a volte chelo facciano mia moglie o le miefiglie e, rientrando in casa, re-sto sorpreso nel sentire musicache non pensavo nemmeno fos-se mia non ricordando nean-che da quale mio album prove-nisse.