IOVEDÌ 2010 Al Nord le brigate nere, “flagello della...

1
V entiduesima e ultima punta ta Nel 1943-45 l’Appennino pia- centino/pavese/genovese/parmen- se è un calderone etnico: evasioni di massa dai campi di prigionia; missioni paracadutate alleate; gruppi combattenti arruolati dal- la Wehrmacht tra le popolazioni sparse tra Europa e Asia. Nell’Italia settentrionale, tra il giu- gno e l’autunno del 1944, sorgono quindici “zone libere” partigiane, completamente sottratte al controllo della RSI. Per ovviare alla caduta della GNR, sfasciatasi sotto l’urto dei ribelli, Pavolini forma le brigate nere (21 giugno). Sono bande de- scritte dal generale tedesco von Sen- ger come l’“autentico flagello della popolazione odiate dai cittadini co- me dalle autorità…e da me”. Von Senger racconta che l’esercito tedesco odiava le brigate nere, “i se- guaci più fanatici del partito, capaci di assassinare chiunque, di qualsiasi nefandezza quando si trattava di eli- minare un avversario politico. L’ani- ma ‘nera’ delle brigate nere di Bolo- gna era un professore della facoltà di medicina dell’università. Vennero proditoriamente assassinati a Bolo- gna quattro stimati cittadini avversari del fascismo. La popolazione indica- va nel professore il responsabile di questi omicidi. Pavolini, appoggiava il professore”. Von Senger caccia il professore da Bologna; a Firenze i tedeschi espello- no il maggiore Carità, capo di una “polizia ausiliaria”, altro protetto di Pavolini, pur non facendo parte della brigate nere. Il perverso Carità, rac- conta il colonnello SS Dollmann nel- le memorie, teneva nella sala delle torture staffili insanguinati, tavolac- cio con cinghie di cuoio e la sua amante svestita. Un altro esempio circa brigate ne- re e polizie speciali: la Sicherheits Abteilung del colonnello Fiorentini, è un reparto di sicurezza costituito da 250 italiani, di cui 23 donne, ap- partenente alla divisione tedesco-tur- ca Turkistan, e addestrato dai tede- schi alla lotta antipartigiana sui mon- ti tra Pavia e Piacenza. La Sicherheits Abteilung è acquartierata nel castello di Cigognola, luogo di torture e di uccisioni; il nuovo comandante della Turkistan, von Heygendorff, vorreb- be trasferirla per punizione sul fronte orientale, ma il 20 gennaio 1945 il fascio di Stradella interviene a difesa di Fiorentini. A Milano un’altra ban- da di torturatori è il “reparto speciale della polizia repubblicana” Koch. Ma se il professore, Carità, Fioren- tini e Koch sono odiati dall’esercito tedesco, essi sono legati e protetti dallo SD, il servizio di sicurezza delle SS, che li usa per i lavori più sporchi. Infatti per von Senger i seguaci più fanatici e brutali del fascismo italiano “se la facevano con i tedeschi anima- ti dalla stessa idea, coltivavano rela- zioni con le SS e con il servizio di si- curezza tedesco, e denunciavano a quest’ultimo i generali della Wehr- macht sospetti di idee contrarie, ai quali appartenevo naturalmente an- ch’io”. Tuttavia alla fine Koch è per lo stesso SD una tale fonte di problemi che lo rinchiudono nella galera di San Vittore. Tornando alla brigate nere, c’è an- che il ricordo del console tedesco Moellhausen, secondo il quale esse erano indisciplinate e del tutto inaffi- dabili anche per le SS che “non pote- vano mai contare con sicurezza sul- L’approfondimento Morfasso è il primo comune libero dell’Italia occupata Al Nord le brigate nere, “flagello della popolazione” Formate da Pavolini nel giugno del ‘44 per ovviare alla caduta della GNR Già il 26 maggio 1944 Radio Londra ha re- so noto che Morfasso è il primo comune libe- ro dell’Italia occupata, con sindaco, servizi e amministrazione. In estate i partigiani cat- turano, appena fuori dalle mura della città, il vecchio, potente federale e capo della brigata nera di Piacenza, Antonino Maccagni. Que- sti si trovava in una casa privata, a colloquio con una giovane donna. La guerriglia è fomenta- ta anche da Radio Londra, che diffonde nominativi di italiani ritenuti fascisti. Le segnalazioni possono signi- ficare una condanna a morte, e almeno un caso di omonimia porta all’ucci- sione della persona sba- gliata. Nelle sue memorie (“La guerra in Europa”), il ge- nerale tedesco von Senger racconta che alcune bande partigiane sono guidate da ufficiali britannici. Sappiamo dalle loro me- morie che Stephen Ha- stings (“The Drums of Memory”, 1994) e Basil Davidson (“Special Ope- rations Europe”, 1981) so- no due di questi agenti. Stephen Hastings viene paracadutato sull’Appen- nino, e installa il suo quartier generale a Groppallo (allora Barsi di Groppallo). Occorre ripristinare le comunicazioni tra la Padania e la Liguria (area mediterranea subappenninica, che in caso di temuto sbar- co alleato rimarrebbe isolata dal continente); rendere sicure la via Emilia e le altre vie di transito; tenere aperta la strada Chiavari- Santo Stefano d’Aveto-Bobbio-Penice-Vo- ghera. Le fondamentali comunicazioni Pia- cenza-Genova sono interrotte a causa del- l’occupazione partigiana delle montagne, dalle quali quasi ogni giorno le bande attac- cano lungo la via Emilia. Qui la lotta si svol- ge anche a colpi di esibizione di fucilati, or- ganizzate dalle due parti. I militi delle briga- te nere fatti prigionieri, vengono orrenda- mente mutilati, ma si hanno anche vittime tedesche. La bestia umana si è scatenata: i partigiani fucilano anche le donne, e “puni- scono” le “spie” vere o presunte trasforman- dole in cavalli umani: ai piedi vengono piantati con i chiodi ferri da cavallo, tra le urla della vittima (c’è chi si suicida per non essere preso vivo). Questo accade anche in alta Val Nure, Piacenza, dove sono arroccate le bande che si lanciano sulla via Emilia. Quell’estate i coscritti italiani inviati per un pe- riodo di addestramento in Germania (dove sono amalgamati con gli inter- nati volontari) cominciano il rientro in Italia (che si concluderà in dicembre) inquadrati nelle quattro divisioni addestrate dai te- deschi: “Littorio”, “San Marco”, “Monterosa”, “Italia”. Queste formazioni (esclusa la “Italia”, rien- trata per ultima e dislocata in Emilia) sono unite a tre divisioni tedesche, costituendo l’Armee Ligurien, l’armata “Liguria”, di- stribuita nelle regioni alpine su un fronte che si estende da Ventimiglia al Passo del Gran San Bernardo e nelle zone costiere di Geno- va e La Spezia. Capo dell’armata è nominato il 15 agosto Graziani, che dipende da Kessel- ring. Il compito dell’armata “Liguria” è pre- venire una doppia minaccia: il temuto sbarco alleato in Liguria e un attacco ai passi alpini, possibilità concreta dopo lo sbarco franco- americano in Provenza del 5 agosto. Come anticipato, le truppe italiane verranno tutta- via impiegate soprattutto in funzione anti- partigiana nell’area ligure-piemontese e poi (grande rastrellamento invernale) nell’area nevralgica appenninica pavese/piacentino/genovese/parmense. Le tre divisioni subiscono le numerose defezioni della guerra civile: dopo 50 giorni dal rien- tro, la “Monterosa” registra 1105 disertori e la “San Marco” 1400, pari al 10 per cento dell’organico. In ottobre a Bedonia (Parma), 4 alpini di circa 19 anni della “Monterosa”, soldati di leva ostili al fascismo, tenuti in ostaggio dai partigiani, vengono ammazzati per vendica- re la fucilazione di un ribelle avvenuta a S. Stefano d’Aveto (Genova). La prima fucila- zione avviene nel distaccamento di “Kleps” lo slavo. Stessa scena a Barostro (Pavia), do- ve si trova il campo di concentramento della brigata Capettini: qui sono fucilati 9 prigio- nieri, tra cui un quindicenne delle “Fiamme Bianche” che si è offerto di essere ucciso al posto di un compagno di sventura. In altri casi i partigiani uccidono i prigionieri con la fucilazione o con “il classico colpo alla nu- ca.” Le bande colpiscono e poi spariscono, e i tedeschi colpiscono per rappresaglia i civili, obbedendo agli ordini di Kesselring e provo- cando lo sdegno - davanti a massacri di si- mile portata - di ufficiali anti-nazisti come von Senger. Il quale sa che la popolazione dei villaggi appenninici non fa che cedere alla forza dei partigiani. Le case vengono usate per nascondere armi e uomini, nel piacenti- no le donne sono forzate a trasportare i feriti sulle slitte, nella neve, donne e bambini sono costretti a servire da staffette o da informa- tori. Andrà avanti così fino alla fine della guer- ra, nell’aprile del 1945. Per allora si calcola che la sola zona di Piacenza abbia subito cir- ca 85 rastrellamenti. Per le vallate, la guerra è stata un inferno. E con questo, concludo questa serie di puntate. A sinistra, il generale von Senger; in al- to la copertina del suo libro. Sopra Stephen Hastings CULTURA e Arte La Cronaca di Piacenza [email protected] GIOVEDÌ 16 DICEMBRE 2010 24 l’intervento delle formazioni nere per l’ora e il giorno stabilito”. Peggio ancora, continua Moellhau- sen, “Nelle regioni dove operavano le Brigate nere, il numero dei partigiani era in costante aumento e cresceva l’ostilità di tutta la popolazione con- tro i fascisti e contro i tedeschi”. La popolazione spera in una rapi- da vittoria degli alleati, e che tutto fi- nisca presto: il tessuto della società si decompone tra mercato nero, at- tentati comunisti, orrore dei bombar- damenti a tappeto alleati. Ponti, stra- de, ferrovie, gallerie, viadotti, stazioni sono attaccati e distrutti. Non c’è città della valle del Po che non subi- sca gravi perdite di civili.Tutti i ponti sul Po sono distrutti, così come quel- li su tutti i corsi d’acqua, anche quel- li più insignificanti. La zona nevralgica della guerriglia si trova alle spalle della linea Gotica, sull’Appennino tra pavese/piacenti- no/genovese/parmense. Secondo i rapporti tedeschi (Militärkomman- dantur 1008, agosto-settembre 1944) quello di Piacenza è il punto più pe- ricoloso, quello dove le bande parti- giane “dominano o minacciano quasi l’intera provincia”. Sono le bande del “popolo dei bo- schi” degli evasi del settembre 1943 e del nucleo dei militanti politici, piccoli gruppi poi ingigantitisi a se- guito dell’afflusso colossale di reni- tenti prima e di carabinieri poi. Paolo A. Dossena

Transcript of IOVEDÌ 2010 Al Nord le brigate nere, “flagello della...

Page 1: IOVEDÌ 2010 Al Nord le brigate nere, “flagello della ...asp.gedinfo.com/valnurevaldarda/gestionenews/allegati1/doc1_415.pdf · se è un calderone etnico: ... si decompone tra mercato

Ventiduesima e ultima puntata

Nel 1943-45 l’Appennino pia-centino/pavese/genovese/parmen-se è un calderone etnico: evasionidi massa dai campi di prigionia;missioni paracadutate alleate;gruppi combattenti arruolati dal-la Wehrmacht tra le popolazionisparse tra Europa e Asia.

Nell’Italia settentrionale, tra il giu-gno e l’autunno del 1944, sorgonoquindici “zone libere” partigiane,completamente sottratte al controllodella RSI. Per ovviare alla cadutadella GNR, sfasciatasi sotto l’urtodei ribelli, Pavolini forma le brigatenere (21 giugno). Sono bande de-scritte dal generale tedesco von Sen-ger come l’“autentico flagello dellapopolazione odiate dai cittadini co-me dalle autorità…e da me”.

Von Senger racconta che l’esercitotedesco odiava le brigate nere, “i se-guaci più fanatici del partito, capacidi assassinare chiunque, di qualsiasinefandezza quando si trattava di eli-minare un avversario politico. L’ani-ma ‘nera’ delle brigate nere di Bolo-gna era un professore della facoltà dimedicina dell’università. Venneroproditoriamente assassinati a Bolo-gna quattro stimati cittadini avversaridel fascismo. La popolazione indica-va nel professore il responsabile diquesti omicidi. Pavolini, appoggiavail professore”.

Von Senger caccia il professore daBologna; a Firenze i tedeschi espello-no il maggiore Carità, capo di una“polizia ausiliaria”, altro protetto diPavolini, pur non facendo parte dellabrigate nere. Il perverso Carità, rac-conta il colonnello SS Dollmann nel-le memorie, teneva nella sala delletorture staffili insanguinati, tavolac-cio con cinghie di cuoio e la suaamante svestita.

Un altro esempio circa brigate ne-re e polizie speciali: la SicherheitsAbteilung del colonnello Fiorentini,è un reparto di sicurezza costituitoda 250 italiani, di cui 23 donne, ap-partenente alla divisione tedesco-tur-ca Turkistan, e addestrato dai tede-schi alla lotta antipartigiana sui mon-ti tra Pavia e Piacenza. La SicherheitsAbteilung è acquartierata nel castellodi Cigognola, luogo di torture e diuccisioni; il nuovo comandante dellaTurkistan, von Heygendorff, vorreb-be trasferirla per punizione sul fronteorientale, ma il 20 gennaio 1945 ilfascio di Stradella interviene a difesadi Fiorentini. A Milano un’altra ban-da di torturatori è il “reparto specialedella polizia repubblicana” Koch.

Ma se il professore, Carità, Fioren-tini e Koch sono odiati dall’esercitotedesco, essi sono legati e protettidallo SD, il servizio di sicurezza delleSS, che li usa per i lavori più sporchi.Infatti per von Senger i seguaci piùfanatici e brutali del fascismo italiano“se la facevano con i tedeschi anima-ti dalla stessa idea, coltivavano rela-zioni con le SS e con il servizio di si-curezza tedesco, e denunciavano aquest’ultimo i generali della Wehr-macht sospetti di idee contrarie, aiquali appartenevo naturalmente an-ch’io”.

Tuttavia alla fine Koch è per lostesso SD una tale fonte di problemiche lo rinchiudono nella galera diSan Vittore.

Tornando alla brigate nere, c’è an-che il ricordo del console tedescoMoellhausen, secondo il quale esseerano indisciplinate e del tutto inaffi-dabili anche per le SS che “non pote-vano mai contare con sicurezza sul-

L’approfondimento

Morfasso è il primo comune libero dell’Italia occupata

Al Nord le brigate nere,“flagello della popolazione”Formate da Pavolini nel giugno del ‘44 per ovviare alla caduta della GNR

Già il 26 maggio 1944 Radio Londra ha re-so noto che Morfasso è il primo comune libe-ro dell’Italia occupata, con sindaco, servizi eamministrazione. In estate i partigiani cat-turano, appena fuori dalle mura della città, ilvecchio, potente federale e capo della brigatanera di Piacenza, Antonino Maccagni. Que-sti si trovava in una casa privata, a colloquiocon una giovane donna.

La guerriglia è fomenta-ta anche da Radio Londra,che diffonde nominativi diitaliani ritenuti fascisti. Lesegnalazioni possono signi-ficare una condanna amorte, e almeno un caso diomonimia porta all’ucci-sione della persona sba-gliata.

Nelle sue memorie (“Laguerra in Europa”), il ge-nerale tedesco von Sengerracconta che alcune bandepartigiane sono guidate daufficiali britannici.

Sappiamo dalle loro me-morie che Stephen Ha-stings (“The Drums ofMemory”, 1994) e BasilDavidson (“Special Ope-rations Europe”, 1981) so-no due di questi agenti.Stephen Hastings vieneparacadutato sull’Appen-nino, e installa il suo quartier generale aGroppallo (allora Barsi di Groppallo).

Occorre ripristinare le comunicazioni trala Padania e la Liguria (area mediterraneasubappenninica, che in caso di temuto sbar-co alleato rimarrebbe isolata dal continente);rendere sicure la via Emilia e le altre vie ditransito; tenere aperta la strada Chiavari-Santo Stefano d’Aveto-Bobbio-Penice-Vo-ghera. Le fondamentali comunicazioni Pia-cenza-Genova sono interrotte a causa del-l’occupazione partigiana delle montagne,

dalle quali quasi ogni giorno le bande attac-cano lungo la via Emilia. Qui la lotta si svol-ge anche a colpi di esibizione di fucilati, or-ganizzate dalle due parti. I militi delle briga-te nere fatti prigionieri, vengono orrenda-mente mutilati, ma si hanno anche vittimetedesche. La bestia umana si è scatenata: ipartigiani fucilano anche le donne, e “puni-scono” le “spie” vere o presunte trasforman-

dole in cavalli umani: aipiedi vengono piantati coni chiodi ferri da cavallo,tra le urla della vittima(c’è chi si suicida per nonessere preso vivo). Questoaccade anche in alta ValNure, Piacenza, dove sonoarroccate le bande che silanciano sulla via Emilia.

Quell’estate i coscrittiitaliani inviati per un pe-riodo di addestramento inGermania (dove sonoamalgamati con gli inter-nati volontari) comincianoil rientro in Italia (che siconcluderà in dicembre)inquadrati nelle quattrodivisioni addestrate dai te-deschi: “Littorio”, “SanMarco”, “Monterosa”,“Italia”.

Queste formazioni(esclusa la “Italia”, rien-

trata per ultima e dislocata in Emilia) sonounite a tre divisioni tedesche, costituendol’Armee Ligurien, l’armata “Liguria”, di-stribuita nelle regioni alpine su un fronte chesi estende da Ventimiglia al Passo del GranSan Bernardo e nelle zone costiere di Geno-va e La Spezia. Capo dell’armata è nominatoil 15 agosto Graziani, che dipende da Kessel-ring. Il compito dell’armata “Liguria” è pre-venire una doppia minaccia: il temuto sbarcoalleato in Liguria e un attacco ai passi alpini,possibilità concreta dopo lo sbarco franco-

americano in Provenza del 5 agosto. Comeanticipato, le truppe italiane verranno tutta-via impiegate soprattutto in funzione anti-partigiana nell’area ligure-piemontese e poi(grande rastrellamento invernale) nell’areanevralgica appenninicapavese/piacentino/genovese/parmense. Le tredivisioni subiscono le numerose defezionidella guerra civile: dopo 50 giorni dal rien-tro, la “Monterosa” registra 1105 disertori ela “San Marco” 1400, pari al 10 per centodell’organico.

In ottobre a Bedonia (Parma), 4 alpini dicirca 19 anni della “Monterosa”, soldati dileva ostili al fascismo, tenuti in ostaggio daipartigiani, vengono ammazzati per vendica-re la fucilazione di un ribelle avvenuta a S.Stefano d’Aveto (Genova). La prima fucila-zione avviene nel distaccamento di “Kleps”lo slavo. Stessa scena a Barostro (Pavia), do-ve si trova il campo di concentramento dellabrigata Capettini: qui sono fucilati 9 prigio-nieri, tra cui un quindicenne delle “FiammeBianche” che si è offerto di essere ucciso alposto di un compagno di sventura. In altricasi i partigiani uccidono i prigionieri con lafucilazione o con “il classico colpo alla nu-ca.” Le bande colpiscono e poi spariscono, e itedeschi colpiscono per rappresaglia i civili,obbedendo agli ordini di Kesselring e provo-cando lo sdegno - davanti a massacri di si-mile portata - di ufficiali anti-nazisti comevon Senger. Il quale sa che la popolazione deivillaggi appenninici non fa che cedere allaforza dei partigiani. Le case vengono usateper nascondere armi e uomini, nel piacenti-no le donne sono forzate a trasportare i feritisulle slitte, nella neve, donne e bambini sonocostretti a servire da staffette o da informa-tori.

Andrà avanti così fino alla fine della guer-ra, nell’aprile del 1945. Per allora si calcolache la sola zona di Piacenza abbia subito cir-ca 85 rastrellamenti. Per le vallate, la guerraè stata un inferno. E con questo, concludoquesta serie di puntate.

A sinistra, il generale von Senger; in al-to la copertina del suo libro. SopraStephen Hastings

CULTURA e Arte La Cronacadi [email protected]

GIOVEDÌ 16 DICEMBRE 2010

24

l’intervento delle formazioni nere perl’ora e il giorno stabilito”.

Peggio ancora, continua Moellhau-sen, “Nelle regioni dove operavano leBrigate nere, il numero dei partigianiera in costante aumento e cresceval’ostilità di tutta la popolazione con-tro i fascisti e contro i tedeschi”.

La popolazione spera in una rapi-da vittoria degli alleati, e che tutto fi-nisca presto: il tessuto della societàsi decompone tra mercato nero, at-tentati comunisti, orrore dei bombar-damenti a tappeto alleati. Ponti, stra-de, ferrovie, gallerie, viadotti, stazionisono attaccati e distrutti. Non c’ècittà della valle del Po che non subi-sca gravi perdite di civili.Tutti i pontisul Po sono distrutti, così come quel-li su tutti i corsi d’acqua, anche quel-li più insignificanti.

La zona nevralgica della guerrigliasi trova alle spalle della linea Gotica,sull’Appennino tra pavese/piacenti-no/genovese/parmense. Secondo irapporti tedeschi (Militärkomman-dantur 1008, agosto-settembre 1944)quello di Piacenza è il punto più pe-ricoloso, quello dove le bande parti-giane “dominano o minacciano quasil’intera provincia”.

Sono le bande del “popolo dei bo-schi” degli evasi del settembre 1943e del nucleo dei militanti politici,piccoli gruppi poi ingigantitisi a se-guito dell’afflusso colossale di reni-tenti prima e di carabinieri poi.

Paolo A. Dossena