IO SO - Indagine Letteraria Sulle Stragi Di Stato Xxxx

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Il romanzo delle stragi Che cos'è questo golpe? Io So. di Pier Paolo Pasolini dal "Corriere della sera" del 14 novembre 1974 col titolo "Che cos'è questo golpe?" da "Scritti Corsari", Garzanti 1975 col titolo "Il romanzo delle stragi" spesso ripubblicato ed universalmente conosciuto col titolo "Io So." Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpes" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". pag. 1

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Il romanzo delle stragi Che cos' questo golpe? Io So.

di Pier Paolo Pasolini

dal "Corriere della sera" del 14 novembre 1974 col titolo "Che cos' questo golpe?" da "Scritti Corsari", Garzanti 1975 col titolo "Il romanzo delle stragi" spesso ripubblicato ed universalmente conosciuto col titolo "Io So."

Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realt una serie di "golpes" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi pi recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginit antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Citt Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.

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Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocit fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perch sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ci che succede, di conoscere tutto ci che se ne scrive, di immaginare tutto ci che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica l dove sembrano regnare l'arbitrariet, la follia e il mistero. Tutto ci fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cio attinenza con la realt, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ci che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perch la ricostruzione della verit a proposito di ci che successo in Italia dopo il '68 non poi cos difficile. Tale verit - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantit di interventi anche giornalistici e politici: cio non di immaginazione o di finzione come per sua natura il mio. Ultimo esempio: chiaro che la verit urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1 novembre 1974. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi. Ora il problema questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cio un intellettuale. Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha n prove n indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui fatto - dalla possibilit di avere prove ed indizi. Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilit, prove ed indizi. Ma a tale obiezione io risponderei che ci non possibile, perch proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verit: cio a fare i nomi. Il coraggio intellettuale della verit e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.

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All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realt servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici. Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere. Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione cos vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano. certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come il Partito comunista italiano la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche. Il Partito comunista italiano un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed proprio per questo che esso pu oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realt le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalit. possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe per in realt una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro. Ma proprio tutto ci che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo. La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non pu essere una ragione di pace e di costruttivit. Inoltre, concepita cos come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cio come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia sempre potere. Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere. Nel caso specifico, che in questo momento cos drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che , con somma soddisfazione di tutti, un traditore. Ora, perch neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cio politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verit politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com' del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.

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L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento. Lo so bene che non il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non diplomatico, non opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verit politica: quella che - quando pu e come pu - l'impotente intellettuale tenuto a servire. Ebbene, proprio perch io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana. E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che quella di un comunista. Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunit, cio non perch sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilit di tale momento - decider di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non pu non avere prove, o almeno indizi. Probabilmente - se il potere americano lo consentir - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ci che la democrazia americana si concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

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Prologo introduttivo Come corsari sulla filibusta

di Carla Benedetti e Giovanni GiovannettiNel 1972 arriva in libreria Questo Cefis. Laltra faccia dellonorato presidente di Giorgio Steimetz, una quasi biografia non autorizzata del presidente di Eni e Montedison, pubblicata dallAgenzia Milano Informazioni di Corrado Ragozzino, di cui Steimetz forse lalter ego. [1] Lagenzia finanziata da Graziano Verzotto, democristiano della corrente dorotea di Mariano Rumor, uomo di Enrico Mattei ed ex presidente dellEnte minerario siciliano. Fu anche linformatore di Mauro De Mauro, il giornalista de lOra di Palermo rapito e ucciso dalla mafia nel 1970. Cos come era accaduto a Mattei sette anni prima. Cos come accadr a Pier Paolo Pasolini cinque anni dopo. Questo Cefis vive solo pochi mesi, poi scompare. Dalle due sedi della Biblioteca Nazionale Centrale spariscono anche le copie dobbligo; se ne trova ancora traccia nel registro di quella fiorentina, ma il volume non c : a ridosso della pubblicazione, gli uomini della Montedison si mossero efficacemente per toglierne dal mercato il maggior numero di copie possibile e scongiurare al Presidente leventualit di un inchiesta giudiziaria . [2] Il libro, probabilmente pubblicato con lintento di avvertimento o di minaccia nei confronti di Eugenio Cefis, racconta la spregiudicata avventura di uno dei timonieri del pubblico-privato, la mescolanza di poteri tra Stato e le mafie sommerse economicofinanziarie. Pier Paolo Pasolini sta lavorando in quegli anni sugli stessi temi e, forse, sta utilizzando le stesse fonti. Proprio nel 1972 comincia a scrivere Petrolio, il grande romanzo incompiuto, che sarebbe stato pubblicato postumo solo nel 1992, diciassette anni dopo la sua morte. Un romanzo del quale la critica ha spesso enfatizzato laspetto erotico la doppia vita di un ingegnere petrolchimico mentre il suo vero tema il Potere. un romanzo che cerca di rendere visibile il Potere in tutte le sue forme, attraverso Visioni . [3] Vi si parla del Nuovo Potere che agisce sugli individui in forme capillari, attraverso imposizione di modelli, e che raggiunge anche i loro corpi. Vi si parla della banalit del Potere, quella che agisce attraverso la collusione innocente (dove innocente sta per nascosto alla coscienza) degli individui, degli intellettuali, persino dei letterati, nel loro desiderio di carriera. Vi si parla anche del potere delle trame, quelle destinate a restare segrete. E anche di quello delle stragi. Si parla persino di una bomba fatta scoppiare alla stazione di Bologna [4] quasi una profezia di quella che davvero sarebbe scoppiata il 2 agosto 1980. Si parla anche dellEni, che Pasolini non considera solo unazienda ma un topos del potere . E ovviamente della morte di Mattei. Non potevano del resto mancare questi ingredienti in un libro intitolato Petrolio, lodierno Vello dOro, per il quale si fanno guerre e viaggi in Oriente, come li fece Mattei, come un tempo li fece Giasone con gli Argonauti (altro tema del libro). Vi si trova quindi come scrive Gianni DElia anche il rapporto terribile tra economia e politica, le bombe fasciste e di Stato, la struttura segreta delle societ brulicanti , come i loro nomi, in beffardi acronimi .[5]

Le fonti di PetrolioLintrovabile libro di Steimetz, che qui ripubblichiamo, stato una delle fonti di Petrolio, da cui Pasolini riprende dati e notizie relative allEni e a Cefis, e a volte anche intere frasi. Ma ad accorgersene non stato un filologo bens un magistrato, il sostituto Procuratore pavese Vincenzo Calia, mentre stava svolgendo una nuova inchiesta sullomicidio di Mattei. Laereo del presidente dellEni, in volo tra Catania e Milano, precipit infatti la sera del 27 ottobre 1962, nella campagna di Bascap, presso Pavia. La procura di Pavia aveva gi svolto anni prima un inchiesta su quella morte, che per si era conclusa con una sentenza di non luogo a procedere, perch i fatti non sussistono, avendo attribuito la caduta dellaereo a un incidente, dovuto allerrore del pilota Irnerio Bertuzzi. [6] Calia riapre l inchiesta il 20 settembre 1994, sulla base di nuovi fatti, e la conclude il 20 febbraio 2003 con una Richiesta di archiviazione . Calia legge Petrolio, titolo irresistibile per un magistrato immerso nellindagine sulla morte del presidente dellEni e vi trova una sorprendente coincidenza. Venticinque anni prima di lui, Pasolini era giunto alla stessa ipotesi a cui lo stava ora portando la sua lunga indagine: Mattei fu eliminato da un oscura regia politico-istituzionale interna allItalia, di cui Cefis teneva le fila. Ecco cosa scriveva Pasolini in uno schema riassuntivo di Petrolio intitolato Storia del petrolio e retroscena:

In questo preciso momento storico (I BLOCCO POLITICO) Troya sta per essere fatto presidente dellEni: e ci implica la soppressione del suo predecessore (caso Mattei, cronologicamente pag. 5

spostato in avanti) [7]Calia commenta alcune pagine di Petrolio nella sua Richiesta di archiviazione. E per primo coglie le analogie tra Questo Cefis e il romanzo di Pasolini, collegando tra loro i fili di questa intricata matassa. Fatica per a reperire il libro di Steimetz. Non sa che una fotocopia si pu trovare al Gabinetto Vieusseux di Firenze [8], proprio tra le carte di Pasolini, il quale a sua volta l'aveva ricevuta nel settembre 1974 da Elvio Fachinelli, psicoanalista e animatore della rivista L'Erba Voglio". Nella cartella dell'Archivio si conserva anche la lettera di Fachinelli a Pasolini, datata 20 settembre 1974: Caro Pasolini, le faccio avere una conferenza di Cefis e una fotocopia del libro su di lui, ritirato. Forse le possono servire. La conferenza di cui parla Fachinelli il testo del discorso tenuto da Eugenio Cefis all'Accademia militare di Modena il 23 febbraio 1972 (pubblicato sulla rivista L'Erba Voglio, n. 6). Pasolini si riproponeva di inserirlo integralmente nel romanzo, a mo' di cerniera a dividere in due parti il romanzo in modo perfettamente simmetrico e esplicito. [9] Nonostante le comuni sintonie, Pasolini e Fachinelli non si conobbero mai di persona. Lo riferisce Riccardo Antoniani: A partire dal gennaio del 74, Fachinelli scrisse diverse volte a Pasolini. Anche in virt di quel comune muovere da unestrema sinistra non ancora definita e certo ancora non facilmente definibile in cui si inseriva il discorso sulle pratiche non-autoritarie da lui condotto fino allora insieme a Lea Melandri sullErba Voglio. Fu in questa rivista che venne pubblicato il celebre discorso La mia patria si chiama multinazionale tenuto da Eugenio Cefis allAccademia militare di Modena nel 1972. Che con quelle parole rivolte a un pubblico di militari, in quellaccademia dove una volta fu cadetto, Cefis lasciasse presagire un tintinnio di sciabole, come sostenne il Generale Folde alla commissione Anselmi, fuori dubbio. In sostanza veniva invocata una riforma costituzionale orientata a un presidenzialismo autoritario, per cui di fatto si sarebbe precluso al Pci qualsiasi aspettativa di governo: il golpe bianco. Come e dove Fachinelli riuscisse a procurasi i discorsi, anche quelli non pronunciati, dellallora presidente della Montedison rimane ancora un mistero. Fatto sta che tent di coinvolgere Pasolini nel progetto di un libro di pronto intervento su Cefis e il Nuovo Potere a cui il poeta avrebbe dovuto contribuire analizzando e recensendo alcuni di questi testi. Fu cos che Pasolini entr in possesso dei tre discorsi di Cefis e di una fotocopia del libro di Giorgio Steimetz Questo Cefis. [10] Petrolio non scritto come lo sono normalmente i romanzi. Non c' un narratore che racconta una storia, ma un autore che costruisce man mano il progetto di un romanzo da farsi, accumulando una serie di Appunti. Ed in questa forma che Pasolini pensava di pubblicarlo. Egli aveva del resto gi sperimentato questa peculiare forma-progetto in opere cinematografiche come Appunti per un film sull'India e Appunti per un'Orestiade africana [11]. E anche nella Divina Mimesis, data alle stampe poco prima della morte (che si finge l'edizione di un manoscritto ritrovato, il cui autore morto, ucciso a colpi di bastone, a Palermo, l'anno scorso [12]. Questa struttura gli consente una grande libert di scrittura e la possibilit di inserire, in fasi successive, materiali eterogenei, anche non letterari, presi dalla cronaca o da altro. Ma una domenica pomeriggio, sopra una bancarella di testi usati, la fortuna incontra Calia, e Calia il libro. Finalmente ne pu fare una comparazione con Petrolio funzionale alle sue indagini e ne espone i risultati in una nota a margine della Richiesta di archiviazione. [13] Anche Pier Paolo Pasolini (ucciso a Ostia il 2 novembre 1975) aveva dunque avanzato in Petrolio sospetti sulla morte di Mattei, alludendo a responsabilit di Cefis. Pur nella frammentaria stesura del romanzo incompiuto tali allusioni sono chiaramente rintracciabili. Il personaggio chiamato Troya non pu che mascherare Eugenio Cefis Aldo Troya, vice presidente dellEni, destinato a diventare uno dei personaggi chiave della nostra storia [14], mentre Bonocore lo stesso Mattei. [15] La descrizione che Pasolini fa di Troya del resto non solo inequivocabile, ma anche tale da rivelare la fonte usata: si tratta appunto di Questo Cefis. Lui, Troya, un uomo sui cinquantanni []. La prima cosa che colpisce in lui il sorriso. [] un sorriso di complicit, quasi ammiccante: decisamente un sorriso colpevole. Con esso Troya pare voler dire a chi lo guarda che lui lo sa bene che chi lo guarda lo considera un uomo abbietto e ambizioso, capace di tutto [] Il linguaggio con cui egli si esprimeva era la sua attivit, perci io, per interpretarlo, dovrei essere un mercialista oltre che un detective. Mi sono arrangiato, ed ecco cosa sono venuto a sapere.[] Troya emigrato a Milano nel 1943, fu colto non inaspettatamente impreparato alle proprie scelte, a quanto pare, dalla fine del fascismo e dallinizio della Resistenza. Partecip infatti alla Resistenza []. Il capo di quella formazione partigiana era lattuale presidente dellEni, Ernesto Bonocore. [] le madri: una certa Pinetta Sprngolo di Sacile, per Troya, e una certa Rosa Bonali, di Bescap per Bonocore. [] La cosa che vorrei sottolineare la seguente: Troya nella formazione partigiana era secondo. E la cosa pareva gli si addicesse magnificamente fin da allora. []. Sarebbe troppo lungo, e per me, poi, impossibile, seguire tutta la lenta storia (due decenni) di questa accumulazione e di questa espansione. Mi limiter dunque a dare un panorama, []. Dunque, Troya attualmente vicepresidente dellEni. Ma questa non che una posizione ufficiale, premessa per un ulteriore balzo in avanti dovuto non tanto a una volont ambiziosa quanto all'accumularsi oggettivo e massiccio delle forze guidate da tale volont. La vera potenza di Troya per ora nel suo impero privato, se queste distinzioni sono possibili. Troya ha da sempre coerentemente agito sotto il segno del Misto. Dunque non c' mia reale soluzione di continuit tra ci che suo e ci che pubblico [] Laltro fondamento primo dellimpero di Troya era la Societ Immobiliari e Partecipazioni (?), intestata a Amelia Gervasoni [.] sorella della moglie di Troya. [16]

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Pasolini elenca una lunga serie di societ tra loro collegate, amministrate da persone riconducibili al vice presidente dell'Eni. Come scopre Calia, si tratta di alcune delle societ elencate da Giorgio Steimetz in Questo Cefis:i cui nomi sono stati sostituiti da Pasolini con altri, ma assonanti. Ad esempio, alla Immobiliari e Partecipazioni di Pasolini, corrisponde la In. Im. Par. (Iniziative Partecipazioni Immobiliari) di Steimetz. Alla Spiritcasauno e Spiritcasadieci di Pasolini, che devono il nome al fatto che presentemente Carlo Troya abitava in via di Santo Spirito, a Milano (Calia), corrispondono, nella realt, la Chioscasauno e Chioscasadieci, cos chiamate perch Eugenio Cefis abitava in via Chiossetto a Milano. Steimetz cita la Ge. Da., poi Pro. De. (Profili Demografici s.p.a.) , Da. Ma. (Data Management s.p.a.) e System-Italia (la stessa societ che aveva assunto la figlia del contadino Mario Ronchi di Bascap), e Pasolini le elenca con acronimi assonanti:

Un anno dopo la Am. Da. viene incorporata dalla Li. De. (Lineamenti Demografici Spa), con oggetto stampa e spedizione di lettere e corrispondenze, formazione di schedari ecc.. [] Qualcosa insomma, tecnicamente, come un piccolo Sid []. Poi la Li. De. si trasferisce (appunto)a Roma []. E la societ prende il nome di Da. Off., Data Office Spa. Ma per poco, perch ben presto [] la societ si richiama di nuovo Am. Da.. E a questo punto [] la societ ampliandosi, espandendosi, prende il definitivo nome di Pattern italiana[] [17]E cos con le altre societ, immobiliari, petrolifere, metanifere, finanziarie, del legno, della plastica. della pubblicit, televisive, ecc. tutto questo viene notato da Calia, [18] dando cos una preziosa indicazione anche per la ricerca critica e filologica sulle fonti di Petrolio. Una pi accurata comparazione tra i due testi stata poi condotta da Silvia De Laude, che ne fornisce con grande precisione i risultati nelle Note all'edizione di Petrolio del 2005, da lei curata. [19] La studiosa mostra che Pasolini riprende quasi testualmente da Questo Cefis ampi estratti nella sezione su Aldo Troya e il suo impero (Appunti 22, 22a, 22b, 22c, 22d) . Ad esempio, Steimez scrive:

Edito dalla Nuova Editoriale S. p. A. , l'Avvenire esce regolarmente a Milano ed nato, come tutti sanno, dalla fusione tra il quotidiano cattolico bolognese e il confratello ambrosiano. [] Comunque sia, il quotidiano gode di particolare simpatia pubblicitaria Eni. [] Gli stipendi, rispetto alle tabelle e alle medie dell'ambiente, risultano eccellenti, abbastanza da far scattare dinvidia sottile il cast del Corriere dei Crespi. Non si badato a spese per l'aumento delle pagine, delle rubriche dei servizi [] si sono ingaggiati per un organo in precedenza clericale e codino giornalisti del Corriere (Vice redattore capo dei servizi sportivi); [] redattori dell'Ansa e di Panorama [] l'ex direttore della giovanile e leggera rivista Ciao Big; alla cronaca nera, nientemeno che l'ex direttore di Kent, l'elegantissimo e frivolo mensile per uomini (soli); ancora, l'ex redattore capo di quello che fu per qualche tempo l'ignobile Abc; nonch l'ex direttore di S, rampollo di Abc[20]Pasolini cos lo riscrive in Petrolio:

Per esempio, edito dalla Nuova Editoriale Italiana Spa, usciva a Milano nuovo Avvenire, nato dalla fusione tra il quotidiano cattolico bolognese e l'omonimo quotidiano lombardo. L'Eni aveva una particolare predilezione per questo giornale, che non si limitava a pregi pubblicitari. Gli stipendi dei redattori e dei collaboratori vennero talmente aumentati da suscitare l'invidia del Corriere della Sera; vennero aumentate le pagine, le rubriche, i servizi, ecc. Si ingaggiarono addirittura dei giornalisti del Corriere per esempio il viceredattore capo dei servizi sportivi insieme ai redattori dell'Ansa e di Panorama; per non parlare di altri personaggi pi eccentrici, come per esempio l'ex direttore di Ciao Big, l'ex direttore del mensile per uomini soli Kent, l'ex direttore di S (figliazione di Abc)e l'ex redattore capo di Abc stesso. [21]Di alcuni personaggi cambiano i nomi:il presidente della Nuova Editoriale Italiana s.p.a Giuseppe Restelli in Petrolio Ettore Zolla; al suo vice Angelo Morandi, Pasolini d per nome Guido Casalegno. Ancora da Questo Cefis:

Essendo infatti il Presidente Mattei preso dalle sue mille attivit sino al punto di non trovare nemmeno il tempo di firmare montagne di corrispondenza ordinaria e limitandosi a porre il sigillo autografo sulle missive di un certo impegno, il Morandi funzionava da negro per la firma, siglando per esteso, con imitazione quasi perfetta dell'originale di Mattei e con fedelt anastatica ammirevole, il corriere di poco conto, anche magari riferito alla posta di quell'Ente (non di Stato)che il Presidente proteggeva e di cui si occupa pienamente, oggi, lo stesso Cefis. [22]Cos in Petrolio:

Il presidente Enrico Bonocore era intatti talmente preso dal vortice delle sue attivit fondatrici, appartenenti al tempo mitico da non trovare il tempo nemmeno di porre la sua firma sotto le pag. 7

centinaia di lettere di corrispondenza ordinaria (per le lettere pi importanti usava un sigillo autografo):era quindi Casalegno ripeto, uomo sostanzialmente onesto a firmare il corriere ordinario per Enrico Bonocore:siglando per esteso, con ammirevole imitazione della firma originale del Capo. In conseguenza di tale sua sconfinata pazienza manuale, Guido Casalegno, occupava presentemente la carica che abbiamo detto:oltre a essere Dirigente Amministrativo della Snam, e Direttore della Divisione Segisa, controllando cos amministrativamente e finanziariamente il Giorno; ed era entrato a fare parte della piccola fluttuante oligarchia del cosiddetto impero dei Troya. [23]Con ironia, Steimetz titola un suo paragrafo Il nababbo degli investimenti a vuoto, sulla moltitudine di infruttuosi investimenti Eni nel Sudan, in Somalia o nel Golfo Persico:

Nel 58 l'Eni investe in Marocco dai 12 ai 15 miliardi con la Somip, ma si sa come vanno queste cose. Pazienza, di oro nero nemmeno l'ombra. Nel Sudan (1959), altri pozzi inghiottono miliardi e non regalano un barile di petrolio. Dopo l'intermezzo libico, dieci miliardi in Somalia cinque milioni al giorno circa per azionare le sonde senza conclusioni migliori. Finalmente il Golfo Persico, con lo Scarabeo, la piattaforma galleggiante dell'Eni, e il petrolio si trova; profitto iniziale subito annullato dalle contemporanee, inutili trivellazioni nel massiccio montuoso dello Zagros, un anno di lavoro a quota 3350. [24]Pasolini cos lo riscrive nell'Appunto 54 (Il viaggio reale nel Medio Oriente):

L'Eni aveva investito in Marocco dai 12 ai 15 miliardi:ma non vi si era trovato neanche una goccia di petrolio. E ci precedentemente al viaggio del nostro ingegnere. Nel viaggio in questione, le cose, appunto, non erano andate molto meglio. Nel Sudan [] un altro buon numero di miliardi e anche qui neanche una goccia di petrolio. In Eritrea furono investiti precisamente dieci miliardi cinque milioni al giorno per azionare le sonde senza il minimo risultato positivo. Nel Golfo Persico invece il petrolio novello Vello dOro secondo il nostro idioletto fu trovato:entr cos trionfalmente in questione lo Scarabeo, la famosa piattaforma galleggiante dell'Eni. Disgraziatamente per, esattamente nello stesso periodo, tutto ci che venne guadagnato nel Golfo Persico, and perduto nel massiccio montuoso dello Zagros: un inutile anno di trivellazioni a quota 3350. [25]Petrolio avanza dentro a una stratificazione di esibite citazioni. Addirittura clamorosa, nell'Appunto 129, la ripresa della festa narrata da Fdor Dostoevskij nei Demoni [26], libro in cui Pasolini si specchia e specchia l'Italia dei primi anni Settanta (No, io parlo come dice Dostoevskij, e come io non oserei dire delle mezze calzette. Il riuso di materiali preesistenti, con riprese che non di rado sono alla lettera insieme il risultato di un lavoro di documentazione e unesigenza estetica. Per De Laude, cos come per Calia, sono poche, nel ritratto di Aldo Troya, le varianti rispetto al libro di Steimetz [27]; cambia il luogo di nascita: Sacile, in provincia di Pordenone, invece di Cividale (ma di Udine quando egli era nato, scrive Pasolini). [28] Scrive Steimetz:

Eugenio Cefis [] conta 50 anni [] non teme le Cassandre dei tumori, un patito delle Marlboro che offre con larghezza all'interlocutore, non potendo n sapendo sacrificargli un sorriso per la quasi totale assenza di comunicativa. [] Cefis allora intensifica la propria verve ipnotica, giungendo sino al risolino allettante, astuzia sottile del proletario furbo [] Il barone del metano compresso, cos come si mostra schivo davanti alle telecamere e ai paparazzi, cos com allergico ad apparire in pubblico [] Colleziona con devozione (e profitto) gli ex-voto , investimento darte tra i pi intelligenti. trova conforto e relax nella Citron Ds 21 intestata alla segretaria. [29]Scrive Pasolini:

Lui, Troya un uomo sui cinquantanni, ma ne dimostra meno. La prima cosa che colpisce in lui il sorriso. Colpisce, prima di tutto, perch si sente subito che un sorriso divenuto stereotipo. [] Troya, cio, sorridendo furbescamente, voleva far sapere ininterrottamente, senza soluzione di continuit, e a tutti che lui era furbo. [] Non amava assolutamente nessuna forma di pubblicit. Egli doveva, per la stessa natura del suo potere, restare nell'ombra, e infatti ci restava [] Si sapeva che girava con una macchina, una Citron verde, non intestata nemmeno a lui (che dunque non era possessore nemmeno di una modesta Citron); e si sapeva anche che faceva raccolta di oggetti in ceramica bianca (cosa che dava l'aria di piccoli cimiteri a certi tavolini, non certo pezzi rari pag. 8

dantiquariato, della sua casa e anche del suo ufficio). [30]Analizzando l'Appunto 22a, Silvia De Laude riferisce che anche l'impero privato di Troya, con i suoi vari feudi descritto, in questo e nei tre Appunti seguenti (22b, 22c, 22d), sulla base del libro di Steimetz, che comprende fra l'altro uno schema grafico [31] costruito esattamente come il grafico con rettangoli in cui si allude in Petrolio. Scrive Pasolini:

Il lettore dunque osservi questo grafico. I rettangoli che rappresentano le varie Societ o Enti dell'impero di Troya sono tratteggiati:il tratteggio significa cifra, cio, nella fattispecie, capitale sociale, dichiarato e reale. L'ultimo rettangolino tratteggiato solo a met. Si tratta delle Iniziative culturali della Sig.ra F. , della cui consistenza finanziaria ci nota solo una met. [32]Anche Ivan Troya, fratello di Aldo, ricalca la descrizione di Alberto Cefis, fratello di Eugenio, fatta da Steimetz:il fratello Alberto, ingegnere, che amministra le piantagioni in Canada. [33] E cos Pasolini:Un feudo assai lontano, oltre oceano, e precisamente in Argentina, nelle immense pianure presso Mar del Plata. Qui egli possiede una vera e propria piccola regione, il cui feudatario , pare da molti anni, il fratello Ivan. [34] Adolfo Cefis (fratello minore di Enrico) in Petrolio corrisponde a Quirino Troya (o Arduino). La Trevalor trust Reg. di Adolfo diventa la Pentavalor trust Reg. di Quirino; la Sosvic, Sosmel; la Walchiria tablissement si trasfigura in Walhalla tablissement. De Laude elenca altre allusioni di Pasolini a nomi di societ e personaggi registrati da Steimetz: la Lignea Sas di Quirino Troya e soci allude all'Arborea Sas di Adolfo Cefis; l'Am. Da. , Amministrazione Dati Spa, ricalca la Ge. Da. Gestione Dati Spa; Evelyn Lane, l'uomo di Hong Kong[35] nel libro di Steimetz lo ritroviamo come Christopher Coleman, l'uomo di Singapore. [36] E ancora:Amelia Gervasoni, cognata di Aldo Troya e sua prestanome, corrisponde ad Alessandra Righi in Furlani, cognata di Cefis, titolare della Societ Immobiliari e Partecipazioni Pasolini: L'altro fondamento primo dell'impero di Troya era la Societ Immobiliari e Partecipazioni (?), intestata ad Amelia Gervasoni. [] Essa era la sorella della moglie di Troya []. Dalla Immobiliari e Partecipazioni si figliavano, disponendosi per cos dire su due file, altre otto imprese o enti, o non so come diavolo chiamarle. In prima fila, la Aronese, l'Inv. Imm. , la S. Floreano, la Dbdi; in seconda fila:la Spiritcasauno, la Spiritcasadieci, la Cen Mer, e la Sil. [37]Societ dai nomi alquanto brulicanti scrive Pasolini. dunque nel solco gi abbozzato da Calia nel 200 , che la filologa De Laude pur evitando sistematicamente ogni riferimento all'inchiesta del magistrato pavese due anni dopo torna ad arare: Anche i nomi di queste societ riprendono nomi di societ reali registrate da Steimetz: la Aronese corrisponde alla Arolo, l'Inv. Imm. esisteva davvero, la S. Floreano il travestimento (con un toponimo friulano, caro a Pasolini) della San Sebastiano, la Dbdi ricalca palesemente la Fmi le iniziali sono nel romanzo quelle della principale prestanome di Aldo Troya Donata Bandel Dragone (p. 108), [38] come la Fmi, riferisce ancora Steimetz, era sigla ricavata dalle iniziali di Ambrogia Francesca Micheli, segretaria privata di Cefis. Lo stesso discorso vale per le societ di seconda fila, elencate a p. 109: [39] i nomi Spiritcasauno e Spiritcasadieci ricalcano Chioscasauno e Chioscasadieci (Troya aveva il suo ufficio a Milano in via Santo Spirito, come Cefis in via Chiossetto, da cui Chioscasa); la Cen-Mer. (Centro Meridione) richiama palesemente la reale Immobiliare Centro Sud, e cos via. [40]

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Pasolini si mantiene fedele alla ricostruzione di Steimetz anche riguardo allo statuto proprietario delle singole societ. Ancora qualche esempio: Arolo, scrive Steimetz, aveva come soci la prestanome di Cefis Ambrogia Francesca Micheli e la General Rock Investment trust di Vaduz: nel romanzo diventano la prestanome di Troya Donata Bandel Dragone e la General Lake Investment trust di Coira. La Chioscasauno, sempre stando alle informazioni di Steimetz, era una societ a responsabilit limitata rilevata da Cefis nel 1961: cos nel romanzo la Spiritcasauno. [41] Testo alla mano, si pu dire quindi che molte delle informazioni di Pasolini su Cefis in particolare quelle contenute nellAppunto 22 (Il cosiddetto impero dei Troya) venivano da Questo Cefis. Nel Petrolio delle stragi Gianni DElia ha anche considerato con una certa sorpresa che lultimo Pasolini corsaro, quello che potremmo anche chiamare il poeta delle stragi, riprende quasi sicuramente dal colorito libro di Steimetz il suo aggettivo pi romanzesco, salgariano, fortunato e connotato, come si pu leggere in Questo Cefis: come corsari sulla filibusta. [42]

Lampi sullEniTutte le edizioni di Petrolio finora pubblicate [43] contengono uno strano capitolo formato da un titolo e una pagina bianca. Il titolo Appunto 21. Lampi sullEni. quello che viene subito prima dellAppunto 22. Il cosiddetto impero dei Troya, cio le pagine di cui abbiamo parlato finora. Secondo Graziella Chiarcossi, erede di Pasolini e curatrice della prima edizione di Petrolio, quel capitolo non mai strato scritto. Eppure viene richiamato in unaltra pagina di Petrolio come se fosse gi scritto:

Per quanto riguarda le imprese antifasciste, ineccepibili e rispettabili, malgrado il misto, della formazione partigiana guidata da Bonocore, ne ho gi fatto cenno nel paragrafo intitolato Lampi sullEni, e ad esso rimando chi volesse rinfrescarsi la memoria .[44]Anche ledizione di Silvia De Laude, molto accurata nelle note, non commenta quello strano rinvio a un capitolo che non c. Il primo a notare lincongruenza stato Calia. Vi si soffermato poi DElia, che la considera la prova di un possibile furto di pagine dal manoscritto di Petrolio, poich non si pu rimandare che a ci che si gi scritto [45]. Certo, Pasolini avrebbe anche potuto avere in testa i contenuti di quel capitolo, pur non avendolo ancora steso, e ripromettendosi di farlo in un momento successivo, ma certamente la lacuna apre delle domande. Soprattutto se la si somma alla natura dellargomento, alle modalit della morte dellautore, al furto o sopralluogo che secondo alcuni testimoni ci sarebbe stato nella casa di Pasolini subito dopo lomicidio, alle dichiarazioni di Pasolini stesso secondo le quali Petrolio avrebbe dovuto essere pi lungo di quello che ora abbiamo, [46] e infine anche al fatto che Petrolio stato pubblicato ben diciassette anni dopo lomicidio (un ritardo solo in parte giustificato dallincompiutezza del manoscritto). Da ci che scrive Pasolini, si pu ritenere che in quellappunto mancante doveva (o avrebbe dovuto) esserci un riferimento esplicito al periodo partigiano di Cefis, e forse ad alcune ombre del suo passato nella Divisione apolitica Valtoce in Val dOssola (poi inquadrata nelle Brigate Fiamme Verdi, di orientamento cattolico), e in particolare nella Brigata Alfredo Di Dio, dedicata alla memoria del comandante caduto in un agguato il 12 ottobre 1944 morte di cui Cefis sembra portare qualche responsabilit. [47] Sono gli anni in cui si cementano i legami gi stretti tra il partigiano Alberto (il nome di battaglia di Cefis) e lOffice of Strategic Services (Oss) precursore della Central Intelligence Agency (Cia), lagenzia di spionaggio per lestero degli Stati Uniti. Dunque, o quelle pagine non sono state scritte oppure sono state sottratte. E in questo secondo caso si tratterebbe di una sottrazione mirata. Perch proprio le pagine di Lampi sullEni? Chi si impossess di quelle carte doveva essere a conoscenza del loro contenuto. Sapeva che nel romanzo si parlava dellomicidio di Mattei e si faceva anche il nome del mandante, Eugenio Cefis. Ma il suo bisturi non lavor alla perfezione. Forse per la fretta, forse per scarsa dimestichezza con la strana forma compositiva di Petrolio, egli non si accorse che in unaltra pagina del manoscritto, uno schema riassuntivo del 16 ottobre 1974 (circa un mese dopo aver ricevuto da Fachinelli la fotocopia di Questo Cefis ) riportava il sunto del capitolo mancante.

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Si tratta del passo gi citato sopra Troya sta per essere fatto presidente dellEni: e ci implica la soppressione del suo predecessore (caso Mattei ) ecc, assieme a un diagramma, questo: [48]

Pasolini annota un romanzo non tanto a schidionata quanto a brulichio, o magari a shish kebab / tutta questa unenorme digressione alla Sterne, che lascia Carlo nellatto di andare al ricevimento della signora F. E lo riprende quando entra /-specchietto dellImpero Eni poi Montedison /-specchietto dellimpero Monti secondo questo schema. Di nuovo Calia evidenzia (qui in corsivo) alcuni passaggi di Petrolio utili alle sue indagini:

- La signora presso cui c il ricevimento la Signora titolare di un Ente Culturale finanziato (per ragioni di amicizia o parentela)sia da Cefis che da Monti [] /*Il racconto che porta al punto di incrocio del salotto della Signora costituito tutto da notizie e informazioni di affari e parentele ecc. (Appunti 20-30). Ma anche nel punto di incrocio si raccontano fatti di affari, interessi, mene, clientelismo che preparano la II parte /In questo preciso momento storico (I BLOCCO POLITICO) Troya (!) sta per essere fatto presidente dellEni: e ci implica la soppressione del suo predecessore (caso Mattei, cronologicamente spostato in avanti). Egli con la cricca politica ha bisogno di anticomunismo (68): bombe attribuite ai fascisti [49] / (Restivo lo conosciamo nel salotto della signora F. )/Il II BLOCCO POLITICO (app. sar caratterizzato dal fatto che la stessa persona (Troya )sta per essere fatto presidente della Montedison. Ha bisogno, con la cricca dei politici, di una verginit fascista (bombe attribuite ai fascisti)/**inserire i discorsi di Cefis: i quali servono a dividere in due parti il romanzo in modo perfettamente simmetrico e esplicito [] /Mattei lo usa per i contatti coi fascisti proprio per la sua intoccabilit di antifascista e cattolico di sinistra /I fascisti siciliani ricattano per questa ragione Carlo quando il momento di ammazzare Mattei;e Carlo si fa complice (sia pure solo col silenzio). A proposito della mafia [] [50]Quando Pasolini scrive che Carlo Troya (Carlo, come il padre di Pasolini) ovvero Cefis, sta per essere fatto presidente dellEni: e ci implica la soppressione del suo predecessore (caso Mattei cronologicamente spostato in avanti), egli si discosta dallipotesi corrente, secondo cui la morte di Mattei aveva come unico movente gli interessi della lobby petrolifera americana o quelli francesi in Algeria ( lipotesi ventilata anche nel film di Francesco Rosi, Il caso Mattei )[51]. Non solo. Per Pasolini, Mattei era stato ucciso per far posto a Cefis (in cui si doveva leggere fisicamente Fanfani , come scritto sopra il diagramma). Dunque un intrigo per buona parte interno allItalia e ai suoi blocchi di potere, le cui fila erano tenute in mano da Cefis, cos come ricostruir Calia molti anni dopo. Un complotto orchestrato con la copertura degli organi di sicurezza dello Stato e poi occultato in un intreccio di omert e depistaggi pronti a ricompattarsi ogni volta che, nella storia del Paese, qualcuno minaccia di rivelarne il segreto .[52] Secondo il pentito storico di Cosa nostra Tommaso Buscetta:

Mattei fu ucciso su richiesta di Cosa nostra americana perch con la sua politica aveva danneggiato importanti interessi americani in Medio Oriente. A muovere le fila erano molto probabilmente le compagnie petrolifere, ma ci non risult a noialtri direttamente, in quanto arriv Angelo Bruno, della famiglia di Filadelfia, e ci chiese questo favore a nome della Commissione degli Stati Uniti [] Occorreva pertanto studiare un metodo per eliminarlo del tutto inusuale per noi e tale da fare in modo che lepisodio rimanesse avvolto nel mistero pi fitto. Salvatore Greco Cicchiteddu si assunse il compito di organizzare materialmente lattentato. Egli, a sua volta, si consult con Stefano Bontade [] Il contatto con Mattei fu stabilito da Graziano Verzotto, un uomo di potere che rappresentava lAgip in Sicilia e militava nella Democrazia cristiana. Verzotto non era informato, ovviamente, del progetto di Cosa nostra, ma era molto legato a Di Cristina [53] [] Penso che fu proprio Verzotto, o lo stesso Di Cristina a presentare a Mattei un gruppo di giovanotti della mafia (quelli che ho nominato prima pi Stefano Bontade) che lo portarono a caccia sapevamo che Mattei aveva una passione per questo sport nei dintorni di Catania il giorno prima della sua morte [] Di Cristina procur laccesso a una riserva privata dove accompagnare Mattei. pag. 11

Laereo di questultimo fu manomesso durante questa battuta di caccia. Esisteva, ovviamente, una vigilanza che doveva essere elusa. Ma la vigilanza di quei tempi non era quella di oggi: consisteva in un paio di guardie che passeggiavano su e gi nei pressi dellaereo.[54]Buscetta dunque conferma: laereo di Mattei sub un sabotaggio. Lo si riscontra anche dalle confessioni di altri pentiti: Gaetano Iann (per leliminazione di Mattei cera stato un accordo tra gli americani e Cosa nostra. Il centro di Cosa nostra, cio Palermo, incaric per leliminazione Di Cristina Giuseppe il quale con la sua famiglia fece in modo che sullaereo sul quale viaggi il Mattei venisse collocata una bomba ) [55] e Salvatore Riggio (Sempre in ordine alla morte di Enrico Mattei, nella famiglia di Riesi si parlava di una bomba messa sullaereo ).[56]

La scia del sangueIl 4 settembre 1998 Graziano Verzotto interrogato a Pavia confida a Calia che per Mauro De Mauro il sabotaggio del Morane Saulnier [il bireattore su cui morto Mattei] si spiegava con una pista esclusivamente italiana. Tale pista, secondo De Mauro, portava direttamente ad Eugenio Cefis e a Vito Guarrasi, avvocato palermitano in odore di mafia, gi componente del cda della s.a. lOra di Palermo il quotidiano vicino al Pci presso cui lavorava De Mauro e braccio destro di Cefis in Sicilia. [57] un tardivo riscontro della testimonianza di Junia De Mauro al giudice istruttore di Palermo Mario Fratantonio il 17 marzo 1971: Sono in grado di affermare con sicurezza che mio padre addossava precise responsabilit per la morte di Mattei allattuale presidente dellEni Eugenio Cefis. Un rapporto del 1944 custodito a Washington nellarchivio del Dipartimento di Stato, indica Vito Guarrasi tra i componenti di spicco di Cosa nostra nellisola. Dal 1948 al 1950 Guarrasi ha avuto Alfredo DellUtri (padre di Marcello) quale socio nella Ra.Spe.Me. Spa, azienda che operava nel settore medico. Secondo il giornalista di Epoca Pietro Zullino, Cefis aveva forti cointeressenze nelle raffinerie Sarom di Ravenna e Mediterranea di Gaeta. Queste raffinerie sono tra le principali rifornitrici del sistema difensivo Nato per il sud-Europa e della Sesta Flotta americana; raffinano e vendono petrolio Esso e Shell. Mattei cercava di obbligare la Nato mediterranea a diventare cliente dellEni; Cefis si opponeva a questo progetto, per via delle sue cointeressenze. [58] C poi il progetto del metanodotto tra la Sicilia e lAlgeria, del valore di 500 miliardi in lire, caldeggiato da Nino Rovelli e Verzotto, appoggiato dalla Regione Sicilia e avversato da Cefis (che possedeva azioni della societ proprietaria delle navi metaniere), oltre che dai petrolieri Angelo Moratti (proprietario della societ armatrice delle metaniere, che aveva il trasporto del gas liquefatto in appalto da Esso e Eni) e Vincenzo Cazzaniga, presidente di Esso Italia. [59] Per loro era pi redditizio il trasporto via mare dallAfrica fino a Panigaglia presso La Spezia. Verzotto lamentava che Quasi tutta la stampa nazionale era allineata sulle posizioni dellEni perch direttamente o indirettamente finanziata dallente: Eugenio Cefis era infatti chiamato dal presidente della Sir [60] Nino Rovelli il grande elemosiniere. Rovelli era politicamente sostenuto da Giulio Andreotti, dal governatore della Banca dItalia Guido Carli e da Giovanni Leone, e ambiva a rimpiazzare Cefis nel controllo dei finanziamenti ai partiti. Rovelli e i politici che lo sostenevano ritenevano infatti Cefis troppo potente, in quanto controllava direttamente la Montedison e gestiva lEni tramite Girotti. [62] A Palermo il quotidiano lOra smise presto di occuparsi del metanodotto. Verzotto: Le mie informazioni dellepoca mi indussero a ritenere che il mutamento di condotta da parte de lOra fosse stato direttamente ispirato da Botteghe Oscure, cui faceva comodo lesclusivo rapporto centralizzato con i finanziamenti dellEni, escludendo eventuali finanziamenti periferici difficilmente controllabili dalla direzione del partito. Il progetto del metanodotto e la nostra posizione politica erano sostenuti dallagenzia Roma Informazioni di Matteo Tocco, non so se collegata a Milano Informazioni [di Corrado Ragozzino]. Tale agenzia era la sola che in quel momento non riceveva sussidi dallEni, essendo invece finanziata dallEnte minerario siciliano. Verzotto parla di De Mauro: con il giornalista cera una intesa consolidatasi nel tempo. Da ultimo, io gli avevo chiesto di darmi una mano nel sostenere il progetto del metanodotto e nel contrastare chi vi si opponeva. Era inteso che tale aiuto che De Mauro mi offriva di buon grado doveva risolversi in articoli e servizi contro lEni e il suo vertice e a favore del metanodotto. Secondo Verzotto, per comprendere i motivi del suo sequestro-assassinio prima necessario chiarire perch De Mauro apparentemente senza ragione fosse stato spostato dalla cronaca allo sport, pochi mesi prima. [62] Mauro De Mauro viene prelevato a Palermo il 17 settembre 1970. Le indagini portano presto al fermo del commercialista Antonino Buttafuoco, un massone iscritto alla loggia palermitana Armando Diaz (ne faceva parte anche lamico di Guarrasi Stefano Bontade, il mandante), loggia collegata alla P2. In citt si d ormai per imminente larresto di Vito Guarrasi, tanto che la sede della Rai di Palermo lo ricorda Giampaolo Pansa era gi stata allertata affinch potesse preparare una scheda biografica filmata del personaggio. Ma ecco il colpo di scena: dopo aver annunciato il 2 novembre limminente arresto del puparo, il questore di Palermo Ferdinando Li Donni fa una tanto repentina quanto apparentemente inspiegabile marcia indietro. Si scoprir che il 10 novembre 1970 Guarrasi ha incontrato segretamente il comandante della legione Carabinieri di Palermo, il colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa. Pura coincidenza, ma il 17 novembre 1970, poche ore dopo lincontro senza apparente ragione le indagini si arrestarono. La squadra mobile abbandon la pista Mattei e, di fatto, le stesse indagini sulla scomparsa di Mauro De Mauro. [63] Sin dal primo Rapporto del 6 ottobre 1970 lArma cerca di depistare le indagini, dallomicidio Mattei al narcotraffico, ignorando sistematicamente Vito Guarrasi il cui nome non figurer mai nei rapporti dei Carabinieri al contrario della Polizia, che in due indagini parallele (della Squadra mobile e dellUfficio politico) perseguiva con decisione la pista Mattei. Mario Fratantonio il giudice istruttore che segue linchiesta sulla scomparsa di De Mauro: Il col. Dalla

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Chiesa assunse direttamente a verbale Graziano Verzotto. Il comportamento dellufficiale era assolutamente anomalo perch era una ingerenza sullistruttoria in corso. Ugo Saito il sostituto procuratore palermitano incaricato dellindagine: il rapporto dei Carabinieri almeno nella sua prima stesura, a giudizio sia mio che di Scaglione, [64] non era nemmeno sufficiente ad avviare delle misure di prevenzione []. Ricordo che il colonnello Dalla Chiesa mi port personalmente il Rapporto in udienza, accompagnato da operatori della televisione. Rammento che feci presente a Dalla Chiesa che io ero in udienza e che il Rapporto doveva essere depositato, come norma, nella segreteria della Procura. [65] Come lamenta Saito:

Improvvisamente non ho visto pi nessuno.[] Ebbi successivamente occasione di incontrare in procura Boris Giuliano e siccome i nostri rapporti erano molto cordiali, gli chiesi come procedevano le indagini sulla vicenda De Mauro e come mai, improvvisamente, nessuno pareva pi interessarsi a tali investigazioni. Boris Giuliano manifest il suo stupore per il fatto che io non ero a conoscenza della circostanza che a Villa Boscogrande, un Night Club in localit Cardillo, vi era stata una riunione alla quale avevano partecipato i vertici dei servizi segreti e i responsabili della polizia giudiziaria palermitana. In tale riunione fu impartito lordine di annacquare le indagini []. Giuliano mi precis anche che era presente il direttore dei servizi segreti, facendomene anche il nome: oggi non sono pi certo se si trattasse di Miceli o Santovito. Si trattava comunque di colui che in quel momento era al vertice dei servizi segreti [66][]. Prima dellinterruzione delle indagini di cui le ho appena fatto cenno, listruttoria era giunta a focalizzare delle responsabilit molto elevate e noi prevedevamo che quando avessimo assunto i provvedimenti opportuni, sarebbe successo un finimondo. Noi con la Polizia ritenevamo infatti, con assoluta certezza, che De Mauro era stato eliminato perch aveva scoperto qualcosa di eccezionalmente rilevante relativamente alla morte di Enrico Mattei. Ritenevamo inoltre che il rag. Buttafuoco non era altro che lultimo anello di una catena che faceva capo ad Amintore Fanfani e alla sua corrente naturalmente quando parlo di questa linea investigativa e di queste decisioni, parlo di decisioni cui eravamo giunti, in pieno accordo, il Procuratore Scaglione e io. [67]Come ricorda Antonio Zaccagni, funzionario dellufficio politico della questura di Palermo, la nostra attivit era stata sospesa per espressa richiesta del Questore []. Da quel momento non ci siamo pi interessati del caso De Mauro. [68] Interrogata da Calia, il 22 maggio 1996 la moglie di De Mauro Elda Barbieri ricorda una visita di Dalla Chiesa dieci giorni dopo il sequestro: il colonnello insisteva nel sostenere che De Mauro era stato sequestrato per aver scoperto dove sbarcava la droga destinata alla mafia. La signora replic sottolineando che il marito si occupava da oltre un mese esclusivamente della ricostruzione degli ultimi giorni di vita di Enrico Mattei. Fu a quel punto che Dalla Chiesa mi disse: signora, non insista su questa tesi, perch, se cos fosse, ci troveremmo dinnanzi a un delitto di Stato e io non vado contro lo Stato. Io mi indignai e invitai il colonnello a uscire di casa. [69] Rispondendo a Calia il 4 settembre 1998, Graziano Verzotto riferisce di aver avuto limpressione che De Mauro fosse stato sequestrato anche per spaventarmi e per convincermi ad abbandonare il progetto del metanodotto. [70] Coinvolto nello scandalo dei fondi neri dellEnte minerario siciliano (depositati presso listituto di credito del banchiere della mafia Michele Sindona), nel 1975 Verzotto fugge a Beirut e infine a Parigi sotto falso nome, coperto dai Servizi segreti francesi. Far ritorno in Italia 16 anni dopo, grazie a un indulto. Pietro Scaglione, 65 anni, viene assassinato il 5 maggio 1971, qualche ora prima della sua partenza per Milano: il giorno successivo era atteso in tribunale per testimoniare sulla telefonata compromettente di Buttafuoco a Guarrasi poco dopo il rapimento di De Mauro, telefonata che incastrava lavvocato consulente di Cefis in Sicilia. [71] Il Cavalier Antonino Buttafuoco verr scarcerato e poi assolto. Alcuni anni dopo, il questore Ferdinando Li Donni sar nominato vice capo della polizia. Il colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo (lideatore del depistaggio sulla droga) [72] nel 1977 verr ucciso dalla mafia. Morte violenta anche per Emanuele DAgostino, Stefano Giaconia, Nino Grado e Mimmo Teresi, i killer al soldo di Bontade che i pentiti Francesco Di Carlo e Gaetano Grado hanno indicato come i sicari di De Mauro. Nel 1973 Carlo Alberto Dalla Chiesa promosso Generale di brigata. Nominato Prefetto di Palermo nove anni dopo, il 3 settembre 1982 viene ucciso in un agguato mafioso. [73] Scrive Steimetz: Sarebbe giusto trovare un nuovo De Mauro a prova di lupara. Per risapere quali rivelazioni la mafia ha vietato al giornalista che intendeva far luce sulla fine di Mattei. Peccato davvero che luomo di Matelica sia finito cos, e cos presto. Con lui vivo, Cefis sarebbe appena un funzionario, un vice, anche se con la smania delle immobiliari. O forse Mattei lavrebbe dopo la prima cacciata, definitivamente estromesso. Invece laraba fenice risorta dalle ceneri (altrui) , anche se ai funerali di Enrico Mattei lEugenio Cefis (che non lamava in vita) era simpaticamente assente, pur dovendogli tutto: prima e specialmente dopo.[74]

A conclusione della sua inchiesta, nonostante la mancata certificazione di sicari e mandanti, Vincenzo Calia scrive: pag. 13

Dalle fonti di prova raccolte [] emerge che lesecuzione dellattentato venne decisa e pianificata con largo anticipo, probabilmente quando fu certo che Enrico Mattei, nonostante gli aspri attacchi e le ripetute minacce non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dellEnte petrolifero di Stato. [] la programmazione e la esecuzione dellattentato furono complesse e comportarono quantomeno a livello di collaborazione e di copertura un coinvolgimento degli uomini inseriti nello stesso Ente petrolifero e negli organi di sicurezza dello Stato con responsabilit non di secondo piano. Tale coinvolgimento trova conferma nelle soppressioni di prove e di documenti, nelle pressioni, nelle minacce e nellassoluta mancanza, in ogni archivio, di qualsiasi documento relativo alle indagini e agli accertamenti sulla morte di uno dei personaggi pi eminenti nel quadro politico ed economico dellepoca. [] facile arguire che tale imponente attivit, protrattasi nel tempo, prima per la preparazione e lesecuzione del delitto e poi per disinformare e depistare, non pu essere ascritta per la sua stessa complessit, ampiezza e durata esclusivamente a gruppi criminali, economici, italiani o stranieri a Sette [o singole] sorelle o servizi segreti di altri Paesi, se non con lappoggio e la fattiva collaborazione cosciente, volontaria e continuata di persone e strutture profondamente radicate nelle nostre istituzioni e nello stesso Ente petrolifero di Stato, che hanno eseguito ordini o consigli, deliberato autonomamente o con il consenso e il sostegno di interessi coincidenti, ma che, comunque, da quel delitto hanno conseguito vantaggi. [75]Indagando sulla morte del presidente dellEni (nonostante laccertamento del reato, linchiesta verr archiviata per limpossibilit di incriminare i colpevoli), Calia ha potuto constatare la lucidit dello scrittore corsaro nel ricostruire in Petrolio il degrado e la mostruosit italiana, identificando il burattinaio principale in Cefis, affarista e liberista tanto quanto Mattei era utopista e statalista. Dopo la scalata dellEni alla Montedison (il colosso chimico privato acquisito con pubblico denaro), nel 1971 Cefis ne diventa il presidente, lasciando lEni (a cui era alla guida dal 1967) al fido Raffaele Girotti. Come ironizza Steimetz, Cefis si crede un semidio e trova fedeli osservanti in questo suo culto della persona. Se tutti gli danno retta, ovvio che finisca per convincersi di aver perfettamente e abitualmente ragione. saccente, tiene a distanza i villani, si lascia appena ossequiare. Ma in Italia lo applaudono ad esempio. Leconomia del Paese come avvertono gli studiosi e i politici seri va piuttosto male, se non a rotoli, ma lui accantona miliardi senza faticare molto visto il numero di utili idioti che lo favoriscono. [76] Basterebbe aggiungere una bandana estiva, e il ritratto di Steimetz calza alla perfezione con quello di un altro Cavaliere. Chiss, forse Questo Cefis lo si pu trovare anche nella napoleonica villa San Martino di Arcore, acquisita nel 1972 dalla Edilnord una societ immobiliare in quel momento intestata a Mauro Borsani (zio di Berlusconi) e amministrata da Giorgio DallOglio (cognato di Berlusconi) per una ridicola cifra intorno a 250 milioni in lire (gi allepoca ne valeva 1.700;oggi il suo prezzo salirebbe a 7 miliardi delle vecchie lire) completa di parco (1 milione di mq.) , di pinacoteca (Tintoretto, Tiepolo, Luini) e biblioteca con oltre 10. 000 volumi (per la loro cura, venne assunto nientemeno che Marcello DellUtri) . [77] Secondo un rapporto della Guardia di Finanza una delle societ accomandanti della Edilnord Centri Residenziali di Umberto Previti padre di Cesare (gi Edilnord sas di Silvio Berlusconi & c.) con sede a Lugano, curiosamente si chiama Cefinvest. Nel 1979 le Fiamme Gialle sottopongono Berlusconi ad indagine. Lui dir che della Edilnord un semplice consulente, verr creduto e lindagine sar archiviata. Il capitano del Nucleo speciale di polizia valutaria che laveva condotta era Massimo Maria Berruti, che negli anni Ottanta lasci le Fiamme Gialle per mettersi in proprio come commercialista. In seguito Berruti lavor a lungo per conto del gruppo Fininvest divenendo infine deputato di Forza Italia. [78] Insomma, ventanni prima di Berlusconi anche Cefis sa quello che vuole e lo ottiene a qualsiasi prezzo, specie quando spende i soldi dello Stato, facendo funzionare gli ingranaggi con lolio sottratto agli ingranaggi stessi. No, non un ladro. Amministra fondi dello Stato, li investe, li dispensa come crede, autonomo come glielo garantisce, giustamente, la carica ricevuta. [79] Il presidente di Montedison dispone inoltre di un esercito di funzionari, di mezzi di informazione, di centri dopinione privati e di Stato, di occulte protezioni che lo sostengono e (magari a malincuore) lo riveriscono;si assicura favori e silenzio commissionando spazi pubblicitari. [80] Secondo Massimo Teodori (radicale, membro della Commissione parlamentare sulla Loggia P2) il capo dellEni diviene progressivamente un vero e proprio potentato, che sfruttando le risorse imprenditoriali pubbliche, condiziona pesantemente la stampa, usa illecitamente i servizi segreti dello Stato a scopo di informazione, pratica lintimidazione e il ricatto, compie manovre finanziarie spregiudicate oltre i limiti della legalit, corrompe politici, stabilisce alleanze con ministri, partiti e correnti. Insomma, Cefis corrompe tutto e tutti. Sono da antologia i quotidiani mattinali che il capo dei Servizi segreti Vito Miceli (tessera P2 n. 1605) quotidianamente inoltrava al presidente di Montedison, quasi che il Sid fosse una sua personale polizia privata. Lo riferisce uninchiesta di Giuseppe Catalano, pubblicata da Lespresso il 4 e l11 agosto 1974 (articoli che ritroviamo tra le carte di Pasolini al Viesseux) . Scrive Catalano:

Nel 1972 Cefis era gi da un anno presidente della Montedison. Dopo essere stato alla presidenza dellEni per dieci anni esatti. In quel momento il problema principale era proprio lEni perch, pag. 14

avendo contribuito a insediare come suo successore Raffaele Girotti ed avendo sperato che Girotti fosse una specie di suo fedele luogotenente lasciato di vigilanza in modo che Eni e Montedison non fossero altro che un unico gruppo guidato ovviamente da Cefis;viceversa in quei primi mesi saccorse che Girotti dimostrava uninconsueta e testarda autonomia. Non da stupirsi se gran parte delle schede informative che il Sid passava a Cefis si riferivano a fatti e orientamenti concernenti lEni. Altre preoccupazioni e interessi del nuovo presidente della Montedison erano in quel momento conoscere esattamente cosa avveniva al vertice dei partiti e in particolare del partito socialista, posto che per quanto riguarda la Democrazia cristiana egli aveva fonti dirette e autonome di informazione. [81]Attraverso spioni di Stato il presidente della Montedison monitorava politici, industriali, giornalisti, aziende pubbliche e private. Uno scenario inquietante, che entra in Petrolio. Come annota Silvia De Laude, Pasolini riprende pressoch alla lettera i mattinali del Sid reinventandoli narrativamente. [82] Cefis industriale di Stato e contemporaneamente imprenditore privato. Quali sono dunque gli addebiti che muoviamo al dott. Eugenio Cefis?, scrive Steimetz: Anzitutto il fatto di aver intestato alla sua segretaria privata un certo numero di societ immobiliari e di partecipazione industriale e commerciale. In secondo luogo quello di essere entrato, attraverso alcune di tali societ, in compartecipazioni con gruppi finanziari stranieri, i quali per dislocazione, tradizione e consuetudine puzzano di legale intrallazzo onde evadere il fisco (italiano). [83] Insomma, prosperano pi i suoi affari privati che quelli affidati alle sue cure dallo Stato. Si noti inoltre che il bravuomo finanzia i partiti e dispone pertanto di alleati in ogni posto chiave. In altre parole: nel 45 Cefis capitali non ne possedeva;oggi ha dei beni valutabili a miliardi [84] In Questo Cefis Steimetz elenca poi le societ e indica i prestanome: sono i feudi e vassalli del Gran barone o, con Pasolini, Il cosiddetto impero dei Troya. Nel 1976, a soli 56 anni, improvvisamente Cefis abbandona la direzione di Montedison e si ritira a Lugano. In Svizzera coltiva lossessione di cancellare ogni traccia del suo passato: come ricorda lex dirigente Eni Mario Pirani, Cefis appariva a tutti molto misterioso, quasi a volere confermare le proprie origini di ufficiale del Servizio informazioni militare (Sim) . Aveva persino proibito che apparisse la sua immagine o il suo nome sui giornali. [85] Come, del resto, Troya alias Cefis in Petrolio:

Egli doveva, per la stessa natura del suo potere, restare nellombra. E infatti ci restava. Ogni possibile fonte dinformazione su di lui era misteriosamente quanto sistematicamente fatta sparire [86]E Giorgio Bocca: In genere, si atteggiava da agente segreto. Quando doveva incontrarsi con qualcuno, lo portava sulla sua Citron Ds in aperta campagna. Non si fidava di nessuno: era un pessimo personaggio. Unossessione di cui quantomeno hanno fatto le spese libri come Questo Cefis del misterioso Steimetz, e Luragano Cefis (introvabile pubblicazione di un altrettanto misterioso Giorgio De Masi) e, verosimilmente, Petrolio.

La P2, da Cefis a GelliMa possibile che facciano fuori uno scrittore? La risposta di Calia: Possibilissimo. E se vuole la mia opinione, io ne sono convinto. Pasolini non stato ucciso da un ragazzo di vita poich omosessuale, bens da sicari armati dai poteri, occulti o meno, in quanto oppositore a conoscenza di verit scottanti, elementi e conoscenze che andavano forse ben oltre i mandanti della morte di Mattei. Quali? In un appunto del Servizio segreto militare (Sismi) rintracciato da Calia si afferma nientemeno che Cefis il vero capo della P2:

Notizie acquisite il 20 settembre 198, da qualificato professionista molto vicino ad elementi iscritti alla Loggia P2, dei quali non condivide le idee []. La Loggia P2 stata fondata da Eugenio Cefis che lha gestita sino a quando rimasto presidente della Montedison. Da tale periodo ha abbandonato il timone, a cui subentrato il duo Ortolani-Gelli, per paura. Sono di tale periodo gli attacchi violenti (Rovelli della Sir) contro uomini legati ad Andreotti con il quale si giunse ad un armistizio per interessi comuni: lo scandalo dei petroli [] Alle 15, 0 di oggi, 21 settembre 1983, ho conversato telefonicamente con la nota fonte di New York che mi ha confermato. [87]La strategia della tensione non vuole destabilizzare;al contrario vuole consolidare un sistema che si muove con le bombe degli anni Settanta per arrivare con mezzi pi subdoli alla presa del potere dei nostri giorni. La chiave di lettura di questo criminale asse politico-economico tentacolare sta in gran parte in Questo Cefis e nel visionario e mutilato Petrolio: preannunciato di 2000 pagine, e destinato a rimanere incompiuto, Petrolio anche un romanzo-verit sullItalia del doppio boom, sviluppo e bombe. Bombe stragiste, piduiste e mafiose. Uno Stato nello Stato che nel 1962 ha tolto di mezzo Mattei, nel 1968 De Mauro, nel 1971 il giudice Pietro Scaglione e nel 1975, con ogni probabilit, lo stesso Pasolini. A loro va aggiunto il vice questore di Palermo Boris Giuliano, ucciso da Leoluca Bagarella il 21 luglio 1979. La storia dItalia piena di capitoli oscuri che a decenni di distanza non sono stati ancora chiariti: bombe, omicidi, finti

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suicidi, sparizioni, finti incidenti, Mattei, De Mauro, Scaglione, Feltrinelli, Pinelli, Falcone, Borsellino, Giuliano, Rostagno, Ilaria Alpi, DAntona, Biagi, Michele Landi, tutti i testimoni di Ustica e la lista potrebbe continuare. A ogni morte un fascicolo distrutto, un memoriale scomparso, un computer manomesso. Anche lomicidio di Pasolini uno di quei capitoli bui? Nel corso delle indagini siciliane sulla morte di Mattei, Boris Giuliano si ritrov a indagare Vito Guarrasi. Secondo una nota del Sisde del 25 luglio 1979, Da una ampia azione informativa e di sondaggio, sviluppata anche in collaborazione di alcune fonti qualificate, in ordine alle recenti uccisioni dellavv. Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona, e del vice Questore Boris Giuliano, Capo della Squadra mobile di Palermo, sono emerse le seguenti indicazioni [] Si vocifera che il defunto vice Questore Giuliano si occupasse, quasi a titolo personale, cercando di evitare ogni indiscrezione, della scomparsa del noto giornalista Mauro De Mauro, eliminato si afferma per aver trovato il bandolo della matassa sullincidente aereo che cost la vita al presidente Enrico Mattei. In proposito un magistrato della Procura di Roma, collegando lintera vicenda, avrebbe confidato a persona amica che, secondo il suo giudizio, leliminazione di De Mauro, dellOn. Mattei e del vice Questore Giuliano, gli richiamerebbe il nome dellex Presidente della Montedison Eugenio Cefis. Dopo la morte di Giuliano, a capo della Mobile di Palermo verr nominato Giuseppe Impallomeni (tessera P2 n. 221) , che subito sopprime la sezione Antimafia e la sezione Catturandi della Mobile. [88] Questore del capoluogo siciliano fu nominato Giuseppe Nicolicchia, di cui venne rinvenuta la domanda discrizione alla P2 nel 1981. Lantistato di Eugenio Cefis, Licio Gelli, Umberto Ortolani e Elio Vito Rondanelli consegna infine il testimone alla monocrazia mediatica dellaffiliato Silvio Berlusconi (tessera P2 n. 1816) , che il 18 gennaio 1994 insieme a Marcello DellUtri (membro dellOpus Dei e amico di Gaetano Cin, esponente della famiglia mafiosa dei Malaspina, vicina al boss Stefano Bontade, coinvolto nellomicidio di Mattei) fonda Forza Italia. Non nota la provenienza dei capitali che inaugurano lirresistibile ascesa delluomo di Arcore. La lucidit visionaria di Petrolio, linquietante intreccio tra politica criminalit e affari che l si racconta, sar chiaro solo molti anni dopo, cos come la strategia delle stragi fasciste e di Stato che passa, anche terminologicamente, dagli articoli al romanzo. Cos scrive Pasolini nel famoso articolo Il romanzo delle stragi (quello che inizia con Io so. Io so i nomi) , uscito il 14 novembre 1974 sul Corriere della Sera: Ma non esiste solo il potere: esiste anche unopposizione al potere. In Italia questa opposizione cos vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano. [] Il Partito comunista italiano un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico [] Ora, perch neanche gli uomini politici dellopposizione, se hanno come probabilmente hanno prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cio politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono [] verit politica da pratica politica. Come si visto, Pasolini entra in possesso di Questo Cefis a partire dalla fine del settembre 1974, almeno due settimane dopo che la cugina Graziella Chiarcossi, su richiesta dellautore, fece una fotocopia del dattiloscritto, per paura che questo andasse perduto come precedentemente accadde a Primo Levi per il furto dellauto. Sappiamo allora che le accuse luterane del Processo ai Nixon italiani furono speculari alla stesura delle pagine pi politiche di Petrolio, e che se di giorno Pasolini scriveva di sapere ma di non avere le prove di notte stilava i nomi e i cognomi e i retroscena di quelle trame eversive che per pi di un decennio adulterarono la prassi democratica nel nostro Paese. [89] A sinistra il Pci sa e ha le prove, ma sta a guardare. Il partito pulito rivendica la sua diversit antropologica mentre il suo doppiopartecipa come tutti al banchetto Enimont, amministra clientele, soffoca i movimenti e ogni altro embrione di nuove culture politiche libertarie. la palestra alla quale si forma buona parte della classe dirigente immortale e immorale che continua a guidare il Partito democratico. [90] ..

Le verit negateChi tocca il Principe avr del piombo; chi non lo tocca avr delloro, scrive Steimetz: piombo tipografico o di un qualche calibro? Un ragazzo di 17 anni, Pino Pelosi, si autoaccusato dellomicidio di Pasolini. Il 26 aprile 1976 il tribunale di Roma lo ha condannato alla pena di nove anni, sette mesi e dieci giorni di carcerazione, oltre a una multa di 30.000 lire per atti osceni. Il 7 maggio 2005 Pelosi ha ammesso che quel giorno non era solo, che altri avevano partecipato al pestaggio: Erano in tre, sbucarono dal buio. Mi dissero tu fatti i cazzi tuoi e inizi il massacro. Io gridavo, lui gridava Avranno avuto 45, 46 anni, gli gridavano sporco comunista, arruso, fetuso. Insomma, fu un agguato e forse Pelosi era solo unesca. Pasolini, stando alla seconda versione di Pelosi, viene massacrato da tre siciliani; nel frattempo altri provvedono a sottrarre da Petrolio il capitolo Lampi sullEni, che dallomicidio ipotizzato di Mattei guida al regime di Eugenio Cefis, ai fondi neri, alle stragi dal 1969 al 1980 e, ora sappiamo, fino a tangentopoli, allEnimont, alla madre di tutte le tangenti. [91] Chi sono i veri assassini? Quali i mandanti? Domande in sospeso su cui insiste Gianni DElia nel suo prezioso libroinchiesta Il Petrolio delle stragi, ripreso nel 2009 da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza in Profondo nero. [92] Assieme al dossier di Carlo Lucarelli e Gianni Borgna uscito su Micromega n. 6/2005, alle tante firme italiane e internazionali raccolte dalla rivista Il primo amore per la riapertura del processo e al presunto ritrovamento di una parte del capitolo mancante Lampi sullEni [93], forse porter ad una nuova pi approfondita indagine sulla morte del

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grande regista e poeta friulano. [94] Quasi quarantanni dopo. Quarantanni di verit negate agli italiani, in un Paese esposto alle pulsioni mafiose del Potere. la pasoliniana mutazione antropologica della classe dominante, che ritroviamo nel linguaggio narcotizzante della televisione, (la grande scommessa P2 persa da Cefis, vinta da Berlusconi), nelle parole vuote menzognere e terroristiche della pseudo-politica e nellimmutata logica del Potere, che ha portato al mondo in cui viviamo adesso. Gli italiani sono oggi relegati nella cattiva societ dei ceti immobili; del finto sviluppo senza progresso; delle diseguaglianze senza ascensore sociale in un Paese orribilmente sporco e privo di mobilit. Il Paese della corruzione, delle tangenti, dei favoritismi e dello spreco del pubblico denaro; un Paese tenuto in scacco oggi come allora dallinvasiva e colonizzante contaminazione delle mafie, che approfittando del vuoto si fanno Stato, in Lombardia come in Sicilia, in Emilia come in Calabria. Nella politica, nelleconomia, e nella finanza e nella societ la contaminazione destruttura e corrode nonostante la retorica del consenso stra-usata da chi, coltiva linteresse particolare, ignorando la globalizzazione degli uomini e le svolte epocali annunciate dallarrivo dei nuovi migranti; e assecondando irresponsabilmente gli umori forcaioli della piazza. Quella piazza che in unallucinante circolarit loro stessi sobillano, alterando tragicamente letica pubblica, al punto da elevare a cultura prevalente il nuovo fascismo e con tutto il suo portato di razzismo e xenofobia che, senza ostacoli o freni inibitori, si riversa dalla politica populista al senso comune. LItalia sembra cos il terreno di coltura per un nuovo sovversivo regime reazionario di massa. [95] del resto in corso un forte impoverimento del ceto medio a livello europeo che pu avere come esito una qualche nuova forma di fascismo. [96] Ma leffetto pi visibile di questa contaminazione pervasiva, il crescere della cattiveria: Il tasso di cattiveria sta crescendo sempre pi. Le macchine economiche, mediatiche, sportive e di altro tipo funzionano facendo venire fuori il peggio dalle persone e dal Paese. Ovunque esasperazione, invidia, risentimento, livore, paura. LItalia di questi anni la fabbrica della cattiveria. [97] La cattiveria una rendita economica, e lo sanno bene i Governi che negli ultimi ventanni hanno sostenuto lascesa del loro Prodotto interno lordo con le spese militari e con lindebitamento di milioni di famiglie, attratte dal miraggio della new economy la truffa del secolo mentre intanto i profitti migravano dallindustria verso il sistema finanziario e si drenava il denaro dei piccoli risparmiatori, indotti a indebitarsi dallofferta vantaggiosa di finanziamenti da parte del sistema creditizio, come nella truffaldina deriva di mutui Subprime sulle case. La cattiveria soprattutto una rendita politica, e lo sa bene la Lega nord che raccoglie le paure degli uomini spaventati e le moltiplica. Capta la xenofobia e la riproduce. la Lega dei localismi che intercetta lo spaesamento prodotto dalla globalizzazione. Intercetta il distacco dallo Stato, dalle istituzioni, dalla Ue. E lo amplifica. [98] Sulla cattiveria si stanno costruendo rendite elettorali e fortune politiche e antipolitiche e lo sa bene il sistema dei partiti, di destra e di sinistra, sempre pi attratti dalle semplificazioni del populismo e della demagogia, scorciatoie che ignorano la realt. Che la cattiveria sia una rendita economica, finanziaria, politica e persino sociale lo sanno bene i furbetti e le mafie. Infatti larga parte delleconomia italiana sommersa o in mano a chi, dismesse coppola e lupara, oggi opera in Borsa: il sommerso e le mafie, sommati, fanno un fiume di denaro circa il 40 per cento del Pil che preme sulleconomia legale e condiziona il libero mercato. Le mafie fatturano 175 miliardi di euro l11,1 per cento del Pil che frutto di attivit criminali e che viene reinvestito nelledilizia e nelle attivit commerciali, o in operazioni finanziarie attraverso banche compiacenti. Nelle sole regioni del Nord, oltre 8.000 negozi sono gestiti direttamente dalle mafie inabissate dei colletti bianchi. In Italia, 180mila esercizi commerciali sono sottoposti allusura, con tassi di interesse in media del 270 per cento: un movimento di denaro di 12, 6 miliardi che va ad aggiungersi al ricavato delle estorsioni (circa 250 milioni di euro), della droga (59 miliardi di euro), delle armi (5,8 miliardi), della contraffazione (6,3 miliardi), dei rifiuti (16 miliardi), delledilizia pubblica e privata (6,5 miliardi) delle sale gioco e scommesse (2,4 miliardi), della compravendita di immobili, della ristorazione, dei locali notturni, ecc. Uomini cerniera mantengono i collegamenti con il mondo delleconomia, della politica e della finanza. Le mafie condizionano lintera filiera agroalimentare (7,5 miliardi) interagendo con segmenti della grande distribuzione. Le mafie delocalizzano, diversificano gli investimenti, hanno molta liquidit, non pagano le tasse, non hanno bisogno di indebitarsi con le banche e pagano cash. Le Procure hanno invece le armi spuntate, perch la legge sul riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi pu essere facilmente aggirata (ad esempio, intestando le propriet a compiaciuti prestanome), mentre strumenti che potrebbero rivelarsi incisivi, come lanagrafe dei conti correnti bancari, disattesa da ventanni. [99] La cattiveria a volte un crimine. Ed criminale lasciare morire esseri umani (come ormai norma al largo di Lampedusa), criminale uccidere persone che spesso stanno fuggendo da altre guerre. La cattiveria a volte nemmeno la si vede. Ad esempio, quella nascosta dietro le morti bianche sul lavoro, una vera emergenza. La cattiveria di chi usa le malattie, le povert e il disagio per traghettare pubblico denaro verso privatissime strutture darea. La cattiveria delle false bonifiche quelle a danno della salute dei cittadini e dei veri bonifici sui conti cifrati esteri di persone gi ricche eppure ostinatamente venali. La cattiveria dei cementificatori, degli asfaltatori e di chi non smette di speculare sul consumo di territorio vergine, che un bene non riproducibile. La cattiveria di chi vuole trasformare lacqua in una merce su cui lucrare, con rincari fino a cinque volte il prezzo attuale. La cattiveria dei cattolici senza fede, leghisti digiuni dei Vangeli che esibiscono una croce senza pi Cristo n carit.

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la Lega sorta nel vuoto prodotto dalleclissi del sacro e dalla secolarizzazione. Propone una nuova religione. Naturalmente secolarizzata. Senza Dio e senza chiesa. Sovente, contro la Chiesa. [100] Tutto questo e molto altro ancora cattiveria, ma al peggio non c mai fine. I cambiamenti climatici, linquinamento delle acque e la biodiversit in declino sono di gran lunga pi cattivi e devastanti della crisi finanziaria, al punto da minare il futuro stesso della specie umana, che negli ultimi cinquantanni raddoppiata. Nello stesso tempo, un terzo delle specie selvatiche o si sono estinte o sono state decimate dal nostro espansionismo. Scrive Gianni DElia: le parti di Petrolio che non si trovano pi davano forse molto fastidio al Nuovo Potere, che si andava consolidando. Forse avrebbero fatto lo stesso botto di Mani pulite, contro la tangentopoli stragista di quella stagione, invece sepolta nella rimozione che siamo diventati, pasolinianamente, a mutazione criminale avvenuta. [101] E allora leggiamo Questo Cefis, e rileggiamo anche Petrolio, che al libro di Steimetz deve molto. Ripercorriamo il viaggio dantesco dentro i gironi della notte repubblicana, della sua mutazione antropologica e politica infernale.

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[1] Secondo Riccardo Antoniani, Il libro fu scritto in realt da Luigi Castoldi, un ex partigiano della Formazione Di Dio operativa nella Val dOssola di cui fu comandante Cefis (Contro tutto questo, in corso di pubblicazione in Francia). [2] Antoniani, Contro tutto questo. [3] Si veda, di Carla Benedetti, Quattro porte su Petrolio, in Autori vari, Progetto Petrolio, Cronopio 2003. Come si legge in Petrolio Il potere sempre, come si dice in Italia, machiavellico cio realistico. Esso esclude dalla sua prassi tutto ci che pu venir conosciuto attraverso Visioni (p. 461). [4] La bomba fatta scoppiare un centinaio di persone muoiono, i loro cadaveri restano sparsi e ammucchiati in un mare di sangue che inonda, tra brandelli di carne, banchine e binari. [] La bomba viene messa alla stazione di Bologna. La strage viene descritta come una Visione (pp. 542 e 546). [5] Gianni DElia, Il Petrolio delle stragi, Effigie 2006, p. 22 [6] La prima inchiesta, condotta dal pm pavese Edgardo Santachiara, si era conclusa il 31 marzo 1966. [7] Appunti 20-30. Storia del problema del petrolio e retroscena, pp. 117-18 [8] Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze, cartella V (materiali Vari) [9] Appunti 20-30. Storia del problema del petrolio e retroscena, pp. 117-18 [10] Antoniani, Contro tutto questo. Il n. 6 di Erba Voglio fu curato da Fachinelli insieme a Giuseppe Turani. [11] Si veda, di Carla Benedetti, La forma-progetto, in Pasolini contro Calvino, Bollati Boringhieri 1999, pp. 158-70 [12] La divina Mimesis, Einaudi 1975, p. 61 [13] Vincenzo Calia, Richiesta d'archiviazione, nota 1290, p. 416 [14] Appunto 20. Carlo Come in un romanzo di Sterne lasciato nellatto di andare a un ricevimento, p.90 [15] Bonocore, che Pasolini chiama Enrico nellAppunto 20, p. 100. [16] Appunto 22. Il cosiddetto impero dei Troya: lui, Troya, pp. 94-98 [17] Appunto 22c. Il cosiddetto impero dei Troya: la ramificazione pi importante del fratello Quirino, p. 104 [18] Richiesta di archiviazione, nota 1290, p. 416 [19] Petrolio, a cura di Silvia De Laude, Oscar Mondadori 2005, pp. 595-615 [20] Questo Cefis (Effigie), p. 37 [21] Appunto 20. Carlo come in un romanzo di Sterne lasciato nellatto di andare a un ricevimento, p. 90 [22] Questo Cefis (Effigie), p. 38 [23] Appunto 20. Carlo come in un romanzo di Sterne lasciato nellatto di andare a un ricevimento, p. 100 [24] Questo Cefis (Effigie), p. 14 [25] Appunto 54. Il viaggio reale nel Medio Oriente, p. 199 [26] Dostoevskij La festa ebbe luogo, malgrado tutte le perplessit della trascorsa giornata spiguliana Credo che se anche Lembke fosse morto in quella stessa notte, la festa avrebbe avuto luogo alla mattina a tal punto Julija Michajlovna le attribuiva un certo speciale significato. Ahim; era rimasta nella cecit fino allultimo momento e non capiva lumore della societ. Nessuno credeva in ultimo che il giorno solenne sarebbe passato senza qualche colossale avventura, senza uno scioglimento, come si esprimevano taluni, stropicciandosi anticipatamente le mani. Pasolini La festa ebbe luogo, malgrado tutte le perplessit della trascorsa giornata calda. Credo che se anche il vice-presidente Miceli fosse morto in quella stessa notte, la festa avrebbe avuto ugualmente luogo alla mattina a tal punto donna Giulia Miceli attribuiva ad essa una specie di significato. Era commovente come ella fosse rimasta nella sua cecit fino allultimo e non avesse capito lumore della societ. Nessuno credeva, a quel punto, che il giorno solenne sarebbe trascorso senza qualche eccitante imprevisto, senza un vero e proprio scioglimento come si esprimevano alcuni (destinati peraltro a essere delusi, bench avessero previsto bene) (Petrolio, a cura di De Laude, p. 541. Si veda Petrolio, a cura di De Laude, nota n. 79, p. 613-4. [27] Petrolio, a cura di S. De Laude, p. 212 [28] Appunto 22. Il cosiddetto impero dei Troya: lui, Troya, in Petrolio, Oscar Mondadori, p. 104 [29] Questo Cefis (Effigie), rispettivamente alle pp. 20, 6, 13, 81, 88 [30] Appunto 22. Il cosiddetto impero dei Troya: lui, Troya, pp. 94-96 [31] Questo Cefis (Effigie), p. 172 [32] Appunto 22i. Seguito del puzzle ecc., p. 115 [33] Questo Cefis (Effigie), p. 81 [34] Appunto 22a. Il cosiddetto impero dei Troya: le filiali pi vicine alla casa madre, p. 98 [35] Appunto 22c. Il cosiddetto impero dei Troya. La ramificazione pi importante del fratello Quirino, p. 104 [36] Questo Cefis (Effigie), p. 62 [37] Appunto 22a. Il cosiddetto impero dei Troya: le filiali pi vicine alla casa madre, p. 99 [38] Petrolio Ed. Einaudi, p. 100 [39] Petrolio Ed. Einaudi, p. 99 [40] Petrolio, a cura di Silvia De Laude, p. 600 [41] Petrolio, a cura di Silvia De Laude, p.600 [42] Il Petrolio delle stragi, p.7, e in Questo Cefis (Effigie), p.40 [43] Oltre a quelle gi citate, Einaudi 1992 e Mondadori 2005, c anche ledizione del romanzo contenuta nellopera completa di Pasolini, diretta da Walter Siti, e curata dalla stessa De Laude, vol. II, Romanzi e racconti, Mondadori 1998. [44] Appunto 22a. Il cosiddetto impero dei Troya: le filiali pi vicine alla casa madre, p.97 [45] Il Petrolio delle stragi, pp.16-17 [46] Su Il Mondo del 26 dicembre 1974, Pasolini dichiara a Carlotta Tagliarini Nulla quanto ho fatto da quando sono nato, in confronto allopera gigantesca che sto portando avanti un grosso Romanzo di 2000 pagine. Sono arrivato a pagina 600, e non le dico di pi per non compromettermi. [47] Nel 1969 Cefis subisce un oscuro attacco di Giorgio Pisan e Fulvio Bellini sul Candido. Ne accenna Giorgio Galli in La regia occulta (Tropea, 1996) Il comandante delle formazioni partigiane di orientamento Dc in Val dOssola, Alfredo Di Dio, cade in combattimento durante la battaglia per Domodossola, alla quale aveva partecipato anche Cefis. Nel 1969 in corso uno dei molti scontri per il controllo della Montedison. Pisan organizza un gruppo di suoi piccoli azionisti. Secondo Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani (Razza padrona, p.117) opera dintesa con Cefis. a il rapporto si incrina Venti giorni prima della clamorosa assemblea della Montedison, Giorgio Pisan era arrivato a stampare su Candido una lettera aperta a Eugenio Cefis nella quale si potevano leggere frasi come la seguente Non in questa sede, comunque, che interessano i suoi trascorsi di giovane ufficiale durante la seconda guerra mondiale e di capo partigiano in Val dOssola (a proposito quand che render la sua preziosa testimonianza su quanto accadde la tragica mattina del 12 ottobre, al Sasso di Finero, e sulla lunga agonia di Alfredo Di Dio). [Pisan] insinuava, cio, che il presidente dellEni sapesse sulla morte di Di Dio pi di quanto non avesse mai detto e, lasciava capire, di quanto avesse interesse di dire (Razza padrona, Feltrinelli 1974, pp.206-207). [48] Appunti 20 30. Storia del problema del petrolio e retroscena, pp.117-18 [49] Nella realt, le bombe milanesi del 12 dicembre 1969 vennero attribuite agli anarchici Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. [50] Appunti 20 30. Storia del problema del petrolio e retroscena, pp.117-18; Richiesta di archiviazione, nota 1290, p.416 [51] In Francia Mattei era osteggiato sia dal generale De Gaulle che dagli ultras dellOrganisation de larme secrte (Oas), un gruppo terroristico clandestino che si oppone al disimpegno francese in Algeria. Nellestate del 1961 Mattei era stato informato dal segretario particolare di Gronchi di piani in atto per ucciderlo da parte dellorganizzazione estremista francese. Una settimana dopo lOas invi una lettera a Mattei minacciandolo di morte. Non esistono particolari darchivio su questi fatti, ma certo che Mattei, che probabilmente finanziava i ribelli algerini, fosse inviso ai francesi. [52] Si veda Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2010. Alle stesse conclusioni era forse arrivato anche Mauro De Mauro, il giornalista siciliano ucciso nel 1970 dalla mafia. [53] Di cui Verzotto era stato testimone alle nozze. [54] Verbale dellinterrogator