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Introduzione Pag. 2
Sezione 1 – Obiettivo e politiche di gestione del rischio Pag. 4
Sezione 2 – Ambito di applicazione Pag. 45
Sezione 3 – Composizione dei fondi propri Pag. 45
Sezione 4 – Requisiti di capitale Pag. 60
Sezione 5 – Rettifiche per il rischio di credito Pag. 62
Sezione 6 – Uso delle Ecai Pag. 73
Sezione 7 – Attività vincolate e non vincolate Pag. 74
Sezione 8 – Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito Pag. 75
Sezione 9 – Rischio di controparte Pag. 77
Sezione 10 – Rischio operativo Pag. 78
Sezione 11 – Esposizioni in strumenti di capitale non incluse
nel portafoglio di negoziazione Pag. 79
Sezione 12 – Rischio di tasso d’interesse sulle posizioni non
incluse nel portafoglio di negoziazione Pag. 80
Sezione 13 – Politiche di remunerazione Pag. 83
Sezione 14 – Rischio di leva finanziaria eccessiva Pag. 86
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INTRODUZIONE
La normativa di Vigilanza prevede a carico delle banche specifici obblighi circa la pubblica-
zione di informazioni riguardanti la propria adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e
le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione, al controllo
e alla gestione di tali rischi, nonché la fornitura di elementi informativi sulle prassi e politiche
di remunerazione, al fine di rafforzare il ruolo di disciplina assicurato dal mercato.
Dal 1° gennaio 2014 le disposizioni di vigilanza prudenziale applicate alle banche sono rac-
colte nella circolare 285/13, la cui emanazione è funzionale all’avvio dell’applicazione degli at-
ti normativi comunitari (Regolamento CRR UE n. 575/2013 e Direttiva CRD IV 2013/36/UE)
contenenti le riforme degli accordi del Comitato di Basilea (Basilea 3). La materia, come spe-
cificamente richiamato dalla Parte II – Capitolo 13 della suddetta circolare, è direttamente re-
golata dal CRR (Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3) e dei Regolamenti della Commis-
sione europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione.
Secondo quanto stabilito dal CRR le banche pubblicano almeno annualmente le informazioni
richieste.
Nei processi decisionali di natura strategica e gestionale, importanza fondamentale riveste il
patrimonio; ciò nella consapevolezza che una dotazione patrimoniale adeguata permette di
espandere l’operatività, di essere flessibili rispetto alle contingenze del marcato, di guardare
con sufficiente tranquillità alle sfide future e di fronteggiare le fasi di stasi economica.
La dotazione patrimoniale viene mantenuta, rispetto al profilo dei rischi assunti e assumibili,
su dimensioni congrue e comunque poste al di sopra dei requisiti regolamentari tempo per
tempo previsti.
Coerentemente con quanto previsto dalla normativa di Vigilanza, il Consiglio di amministra-
zione ha approvato il Framework di Risk Appetite, identificando il profilo di rischio che la Ban-
ca intende conseguire, in coerenza con l’indirizzo strategico definito e il modello di business
prescelto. Nell’ambito del quadro di riferimento per la determinazione della propensione al ri-
schio (Risk Appetite Framework – RAF) è stato definito quindi un sistema di soglie quantitati-
3
ve articolato in termini di risk limit, risk appetite, risk tolerance e risk capacity. L’obiettivo del
RAF è quello di fissare ex ante gli obiettivi di rischio/rendimento che la banca intende rag-
giungere e i conseguenti limiti operativi. La formalizzazione di obiettivi di rischio coerenti con il
massimo rischio assumibile, il modello di business e gli indirizzi strategici perseguiti dalla
banca, costituisce un elemento essenziale per determinare la politica di governo dei rischi ed
il processo di gestione degli stessi improntata ai principi di sana e prudente gestione. Conte-
stualmente il Consiglio di Amministrazione ha approvato anche i meccanismi che regolano la
governance del processo di RAF in termini di processo di aggiornamento e revisione, monito-
raggio ed escalation.
Le disposizioni del Testo Unico Bancario (TUB), Titolo IV, Capo 01 e del Testo Unico
dell’Intermediazione Finanziario (TUF), titolo VI, Capo I-bis, disciplinano gli obblighi delle
banche di dotarsi del piano di risanamento individuale o di gruppo (Piano di risanamento o
Ricovery Plan). Le predette disposizioni sono integrate dal Regolamento Delegato n.
2016/1075 del marzo 2016 della Commissione Europea, entrato in vigore l’8 luglio 2016. La
Banca, in ottemperanza alle cennate disposizioni, ha approvato nel 2017 il proprio Piano di
risanamento che include ogni informazione necessaria a dimostrare l’idoneità delle opzioni di
risanamento a riequilibrare la situazione patrimoniale e finanziaria della Banca in caso di suo
significativo deterioramento. Il Piano di risanamento è redatto in coerenza con il modello di
business e le caratteristiche della banca, nonché con quanto rappresentato nel processo di
valutazione dell’adeguatezza del capitale (ICAAP).
Nel seguito vengono rappresentate tutte le informazioni di natura qualitativa e quantitativa.
La struttura della regolamentazione prudenziale è ispirata al principio di proporzionalità, se-
condo cui gli adempimenti richiesti agli operatori sono proporzionati alle loro dimensioni, alle
caratteristiche operative e alla rilevanza dei rischi che vanno ad assumere, e si basa su tre
“pilastri”:
il primo prevede dei requisiti patrimoniali minimi per misurare i rischi tipici dell’attività ban-
caria e finanziaria, rappresentati da quelli: di credito, di mercato, di controparte ed operati-
vo;
4
il secondo richiede alle banche di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo
dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica (Icaap: Internal capital adeguacy as-
sessment process) e di formalizzarli in un apposito documento (Resoconto Icaap), da re-
digere annualmente e da trasmettere all’autorità di Vigilanza, che ne verifica l’affidabilità e
la coerenza dei risultati e adotta, ove la situazione lo richieda, le opportune misure corret-
tive. Vengono inoltre individuati ulteriori rischi;
il terzo introduce gli obblighi di informativa sopra citati.
La banca ha reso noto nel bilancio 2017 (nota integrativa, parte E – Sezione 5) le modalità di
pubblicazione delle informazioni, rendendone possibile la consultazione sul sito
www.bancadelsud.com.
Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2
La normativa di vigilanza prudenziale prevede a carico delle banche specifici obblighi circa la
pubblicazione di informazioni relative a rischi e adeguatezza patrimoniale. Tali obblighi trova-
no origine dal capo 8 e 10 del richiamato Regolamento CRR.
Sezione 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO
Premessa
Obiettivo fondamentale della Banca del Sud è assicurare una sana e prudente gestione: a tal
fine considera non solo i volumi intermediati, ma anche i rischi connessi, mirando a realizzare
un equilibrato trade off rischio/rendimento.
A tal proposito, il consiglio di amministrazione definisce ed aggiorna costantemente, in consi-
derazione anche dei mutamenti interni ed esterni, la politica del rischio, che viene poi tradotta
in attività operativa dal Direttore Generale attraverso il meccanismo delle deleghe.
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La strategia di fondo scelta dall’istituto, fin dalla sua costituzione, è di mantenere un basso
profilo del rischio, in modo da assicurare: uno sviluppo equilibrato dell’impresa, la sua stabilità
nel medio e nel lungo periodo, la sana e prudente gestione.
A conferma di quanto sopra, la banca al 31 dicembre 2017, non aveva assunto rischi di mer-
cato relativi a strumenti finanziari; le erogazioni creditizie erano state concesse nelle classi-
che forme tecniche di: anticipazioni di conto corrente, anticipi su fatture e portafoglio; finan-
ziamenti ipotecari a lungo termine e chirografari a breve ed a medio termine.
Nel contempo, in ottemperanza alle disposizioni di Vigilanza, la Banca si è dotata di un siste-
ma di controlli interni (Sci) basato su tre livelli:
il I livello comprende:
− controlli di linea, effettuati dalle stesse strutture produttive che pongono in essere le
operazioni o incorporati nelle procedure; sono diretti ad assicurare il corretto svolgi-
mento delle operazioni;
il II livello è esplicitato in:
− valutazione dei rischi, condotta a cura di strutture, diverse da quelle produttive, che de-
finiscono le metodologie di misurazione dei rischi, verificano il rispetto dei limiti asse-
gnati alle funzioni operative e controllano la coerenza dell’operatività delle singole aree
produttive con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai
rischi e gli eventuali impatti economici;
− verifica della conformità (affidata alla società Unione Fiduciaria S.p.A.), funzione indi-
pendente di controllo di secondo livello, promuove il rispetto delle leggi, delle norme,
dei codici interni di comportamento per minimizzare il rischio di non conformità norma-
tiva e i rischi reputazionali a questo collegati, e coadiuva, per gli aspetti di competenza,
alla realizzazione del modello aziendale di monitoraggio e di gestione dei rischi;
il III livello consiste nella:
− revisione interna, a cura dell’internal auditing (funzione in outsourcing svolta dalla so-
cietà di consulenza BDO S.p.A.), che valuta l’adeguatezza e la funzionalità del sistema
dei controlli interni; è condotta sulla base di un piano annuale delle attività di auditing
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approvato dal consiglio di amministrazione ed attraverso verifiche puntuali
sull’operatività delle funzioni coinvolte, richieste in corso d’anno.
Il processo Icaap
La rendicontazione Icaap richiede la definizione di un complesso processo, articolato in diver-
se fasi:
identificazione dei rischi;
aggiornamento del regolamento Icaap, con riferimento alla definizione di ruoli e responsa-
bilità degli organi e delle funzioni aziendali;
definizione delle tecniche di misurazione dei rischi, di conduzione delle prove di stress e di
determinazione del capitale interno.
La banca ha identificato e quantificato una serie di rischi, esposti nel resoconto Icaap; altre ti-
pologie di rischio, seppure non attuali per la banca, sono stati considerati in ottica prospettica;
essi non sono qui considerati.
I rischi individuati nella fase di assessment sono:
rischio di credito e di controparte;
rischio operativo;
rischio di concentrazione;
rischio di tasso;
rischio di liquidità;
rischio residuo;
rischio strategico;
rischio reputazionale;
rischio di non conformità alle norme.
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La responsabilità primaria di governo del processo Icaap è collocata in capo ai seguenti or-
gani societari (consiglio di amministrazione, collegio sindacale, Direttore Generale) i quali, al
fine di fronteggiare i rischi cui la banca può essere esposta, predispongono idonei dispositivi
di governo ed adeguati meccanismi di gestione e di controllo.
ASSETTO ORGANIZZATIVO E DI GOVERNO SOCIETARIO
Sistema di amministrazione e controllo
La Banca, in ossequio alle disposizioni normative in vigore, ha per scopo la realizzazione del-
le attività qui appresso declinate:
✓ raccolta del risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito nelle sue varie forme;
✓ negoziazione su valori mobiliari, strumenti finanziari e divise e le attività di intermediazio-
ne mobiliare in genere;
✓ compimento di tutte le operazioni e dei servizi bancari e finanziari consentiti, nonché ogni
altra operazione strumentale e/o comunque necessaria al conseguimento dell’oggetto socia-
le.
Tali attività sono svolte direttamente, senza essere a capo o far parte di un gruppo bancario.
Con riferimento ai diversi modelli di amministrazione e di controllo contemplati dalla normativa
civilistica, la Banca ha adottato, sin dalla sua nascita, il modello “tradizionale”, caratterizzato
dalla presenza di un Consiglio di Amministrazione, organo avente funzioni di supervisione
strategica, e di un Collegio Sindacale, organo con funzioni di controllo; entrambi di nomina
assembleare.
Il Direttore Generale, nominato dal Consiglio di Amministrazione, nei limiti dei poteri conferiti-
gli e secondo gli indirizzi del Consiglio di Amministrazione, provvede alla gestione di tutti gli
affari correnti.
Il controllo contabile è esercitato da una società di revisione iscritta nel registro dei revisori le-
gali dei conti.
Ai predetti organi sono attribuiti i compiti, i poteri e le responsabilità delineati nello Statuto e
indicati analiticamente nel “Progetto di Governo Societario”.
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Il Consiglio di Amministrazione ritiene che tale modello sia il più idoneo e funzionale a garanti-
re efficienza della gestione ed efficacia dei controlli.
In effetti, l’attuale struttura organizzativa e di governo societario favorisce un processo deci-
sionale più snello e una più chiara suddivisione dei compiti di gestione e di controllo tra gli
Organi Aziendali, consentendo un più rispondente bilanciamento dei poteri.
La scelta del modello tradizionale nasce prevalentemente dall’esigenza di assicurare continui-
tà ai valori fondanti della banca: indipendenza e vicinanza alle piccole/medie imprese e alle
famiglie del territorio. Esso consente di preservare, nella sua più compiuta espressione, il ruo-
lo dell’Assemblea, alla quale sono mantenute, infatti, tutte le canoniche prerogative che ad
essa riserva la normativa civilistica, contrariamente al modello dualistico nel quale si registra
una significativa attenuazione di tale ruolo.
L’Assemblea, regolarmente convocata e costituita, rappresenta l’universalità dei Soci e le sue
deliberazioni, prese in conformità alla Legge e allo Statuto, obbligano tutti i Soci, anche se
assenti o dissenzienti.
L’Assemblea dei Soci è ordinaria e straordinaria e delibera su tutti le materie attribuite alla
sua competenza dalle norme e dallo Statuto.
All’Assemblea è riservata, oltre alle tradizionali competenze ad essa attribuite ed alla deter-
minazione della misura dei compensi da corrispondere agli Amministratori, ai Sindaci ed alla
Società di revisione, l’approvazione delle politiche di remunerazione a favore degli Ammini-
stratori, dei Dipendenti o di collaboratori non legati alla Banca da rapporti di lavoro subordina-
to, nonché gli eventuali piani di remunerazione basati su strumenti finanziari. L’Assemblea ri-
ceve, inoltre, informativa sull’attuazione di tali politiche.
Hanno diritto di intervenire alle Assemblee e di esercitarvi i diritti di voto coloro che deposita-
no presso la sede sociale le azioni o il certificato attestante la partecipazione, da eseguirsi nel
termine di almeno due giorni non festivi prima di quello stabilito per l'assemblea, e con le mo-
dalità indicate nell'avviso di convocazione. Il diritto d'intervento del socio in assemblea è rego-
lato dalla legge.
La rappresentanza dei soci in assemblea è regolata dall'articolo 2372 del codice civile. Spetta
al presidente dell'assemblea constatare la regolarità degli atti di rappresentanza ed in genere
il diritto d'intervento all'Assemblea. 0gni azione dà diritto a un voto.
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E da evidenziare, altresì, che il modello tradizionale è coerente con il principio di proporziona-
lità considerato dalle Disposizioni di Vigilanza, che rimettono all’autonomia delle banche
l’individuazione delle soluzioni meglio rispondenti alla luce delle caratteristiche dimensionali,
organizzative e operative dell’azienda.
Consiglio di Amministrazione e ruolo del Presidente
Il Consiglio di Amministrazione, organo al quale sono attribuite le funzioni di supervisione
strategica e di gestione della Banca, è investito di tutti i poteri e per l’ordinaria e per la straor-
dinaria amministrazione, fatta eccezione di quelli espressamente riservati all’Assemblea.
Lo Statuto prevede che il numero dei Consiglieri sia compreso tra sette e nove. Il Consiglio di
Amministrazione, alla data del 31/12/2017, risulta composto da 12 membri, come previsto
dallo statuto ante modifiche apportate ed approvate dall’Assemblea dei Soci, nella seduta del
21 marzo 2015. Con il rinnovo delle cariche sociali, da effettuarsi in sede di approvazione del
bilancio al 31 dicembre 2017, il numero dei consiglieri sarà adeguato a quanto al riguardo
contempla l’aggiornato statuto.
I Consiglieri durano in carica tre esercizi, sono rieleggibili e scadono con l’Assemblea convo-
cata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio dei tre contemplati dal manda-
to.
Il Consiglio di Amministrazione può delegare proprie attribuzioni ad eccezione di quelle per le
quali le norme di legge e regolamentari vietano l’esercizio del potere di delega.
Il Consiglio di Amministrazione elegge tra i propri componenti il Presidente, al quale è attribui-
ta la rappresentanza legale della Banca, attiva e passiva, nei confronti dei terzi e in giudizio.
Egli promuove l’effettivo funzionamento del governo societario, cura e coordina lo svolgimen-
to dei lavori del Consiglio e i flussi informativi interni, favorendo, in particolare, la dialettica in-
terna e assicurando il bilanciamento dei poteri, coerentemente con i compiti in tema di orga-
nizzazione dei lavori del Consiglio e di circolazione delle informazioni, che gli sono attribuiti
dal Codice Civile e dalle Disposizioni di Vigilanza.
Il Presidente esercita inoltre una funzione di equilibrio tra la componente esecutiva e quella
non esecutiva del Consiglio di Amministrazione e di raccordo tra i diversi Organi Aziendali,
ponendosi come interlocutore degli Organi e delle funzioni di controllo.
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In conformità alle vigenti disposizioni di Vigilanza, il Presidente ricopre un ruolo non esecutivo
e non svolge di fatto funzioni gestionali, salvo poter adottare, in “situazioni di urgenza assolu-
ta e improcrastinabile, qualora non possa provvedervi tempestivamente il consiglio”, su pro-
posta del direttore generale, qualsiasi provvedimento nell’interesse della società, fatta ecce-
zione per le materie riservate in via esclusiva al Consiglio di Amministrazione ai sensi di legge
e del presente statuto, con l’obbligo di darne comunicazione, all’organo competente, in occa-
sione della prima adunanza successiva. In caso di assenza o di impedimento del presidente,
ne assume i poteri a tutti gli effetti il vicepresidente. Laddove pure il vicepresidente sia assen-
te o impedito, i poteri del presidente rimangono temporaneamente in capo al consigliere più
anziano di età.
Direttore Generale
Il Direttore Generale, nei limiti dei poteri conferitigli e secondo gli indirizzi del Consiglio di
Amministrazione, provvede alla gestione di tutti gli affari correnti, esercita i poteri in materia di
erogazione del credito, di spesa e di operazioni finanziarie nei limiti assegnatigli, sovraintende
all’organizzazione e al funzionamento delle reti e servizi, dà esecuzione alle deliberazioni as-
sunte dal consiglio di amministrazione nonché a quelle assunte dal comitato crediti, se nomi-
nato, e a quelle assunte in via d’urgenza. Il tutto nell’ambito dell’esercizio della funzione di
sovrintendenza, coordinamento esecutivo e controllo.
È il capo della struttura organizzativa e del personale, anche direttivo, di cui indirizza e coor-
dina l’attività. Ha potere di proposta in materia di assunzione, di promozione, di revoca e può
disporre trasferimenti di personale, fatta eccezione per i dirigenti.
Assicura che le politiche aziendali e le procedure siano tempestivamente comunicate a tutto il
personale.
In relazione all’esercizio delle sue attribuzioni, risponde al consiglio di amministrazione.
Può avviare in via autonoma tutte le azioni giudiziarie che appaiono opportune per assicurare
il recupero dei crediti.
Formula proposte agli organi collegiali sulle materie riservate alla sua competenza, previa in-
formazione al presidente, e prende parte, con voto consultivo, alle riunioni del consiglio di
amministrazione e del comitato crediti, se nominato, con potere di proposta.
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In caso di assenza o di impedimento del direttore generale, il consiglio di amministrazione
può delegare facoltà e funzioni al responsabile di area competente.
Egli ha consolidato nel tempo dapprima una esperienza nell’ambito della revisione e
dell’organizzazione contabile, per poi rivestire ruoli di crescente responsabilità all’interno di
Banca del Sud, tra cui responsabile della funzione internal audit e Responsabile Amministra-
tivo.
Collegio dei Sindaci
Il Collegio dei Sindaci della Banca è composto da tre Sindaci effettivi, tra cui il Presidente, e
due supplenti, nominati dall’Assemblea ordinaria. I Sindaci durano in carica tre esercizi e so-
no rieleggibili.
Oltre ai requisiti di indipendenza contemplati dall’art. 2339 del codice civile, i componenti del
Collegio dei Sindaci devono essere in possesso dei requisiti di onorabilità e di professionalità
prescritti dall’art. 2397 del codice civile e contenuti nel Testo Unico Bancario (d.lgs. n. 385 del
1° settembre 1993).
L’Assemblea Ordinaria designa, altresì, il Presidente del Collegio e fissa l’emolumento dei
Sindaci, nell’ambito delle politiche di remunerazione e dei piani basati su strumenti finanziari
approvati annualmente, secondo quanto al riguardo prevedono le norme.
Il Collegio dei Sindaci, quale organo avente funzione di controllo, vigila:
✓ sull’osservanza delle norme di legge, dei regolamenti e dello Statuto;
✓ sul rispetto dei principi di corretta amministrazione;
✓ sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo e contabile, ivi compresi i relativi sistemi infor-
mativi, adottati dalla Banca e sul loro concreto funzionamento.
Il Collegio è parte integrante del sistema dei controlli interni ed ha la responsabilità di sorve-
gliare sulla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità dello stesso e sul sistema
degli obiettivi di rischio (“Risk Appetite Framework”).
Nell’esercizio dei propri compiti e per lo svolgimento delle verifiche e degli accertamenti ne-
cessari, può avvalersi della struttura e delle funzioni aziendali aventi compiti di controllo inter-
no. Il Collegio è anche destinatario di adeguati flussi informativi provenienti dalle funzioni
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aziendali di controllo, con le quali stabilisce costanti contatti di collaborazione, e dagli Organi
aziendali.
Il Collegio è tenuto ad informare, senza indugio, la Banca d’Italia in merito a tutti i fatti o gli atti
di cui venga a conoscenza, che possano costituire irregolarità nella gestione della Banca e/o
violazioni delle norme disciplinanti l’attività bancaria.
Ha il compito, inoltre, di segnalare al Consiglio di Amministrazione le carenze e/o irregolarità
eventualmente riscontrate, e richiede l’adozione di idonee misure atte a rimuovere tali diffor-
mità, verificandone al contempo l’efficacia.
Categoria di appartenenza della Banca
Ai sensi delle Disposizioni di Vigilanza (Titolo IV, Capitolo I, Sezione I, paragrafo 4.1- Circola-
re 285/2013 -), le banche applicano le norme in materia di governo societario secondo moda-
lità appropriate alle loro caratteristiche, dimensioni e complessità operativa, sulla base del
principio di proporzionalità.
Al riguardo, le disposizioni della Banca d’Italia suddividono le banche in tre categorie:
✓ banche di maggiori dimensioni o complessità operativa: i) le banche considerate significati-
ve ai sensi dell’art.6 (4) del Regolamento (UE) n.1024/2013, che attribuisce alla Banca Cen-
trale Europea compiti specifici in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi che quelle
quotate; ii) le banche quotate;
✓ banche intermedie: le banche con un attivo compreso tra i 3,5 miliardi di euro e i 30 miliardi
di euro;
✓ banche di minori dimensioni o complessità operativa: le banche con un attivo pari o inferio-
re a 3,5 miliardi di euro.
Banca del Sud S.p.A. si qualifica quale banca di minori dimensioni e complessità operativa,
atteso che registra un totale dell’attivo non superiore ai 3,5 miliardi di euro (al 31/12/2017 il to-
tale dell’attivo era pari a euro 119.759.560).
La scelta di collocare la Banca in tale classe dimensionale deriva, altresì, dalle altre seguenti
sue caratteristiche:
✓ assetti e struttura organizzativa semplici e snelli;
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✓ tipologia di attività svolta, orientata all’attività bancaria tradizionale senza ricorrere
all’articolazione in gruppo bancario;
✓ assenza di quotazione sui mercati regolamentati;
✓ cultura aziendale da sempre improntata al carattere di banca del territorio, e orientata alle
famiglie e alle piccole imprese.
Il numero dei componenti degli Organi Aziendali, non pletorico, e comunque nell’ambito dei
limiti fissati dalla più volte richiamata Circolare della Banca d’Italia 285/2013, è rispondente
alle dimensioni e alla complessità dell’assetto organizzativo della Banca e tale, ad ogni modo,
da consentire di efficacemente presidiare l’intera operatività aziendale, specie per quanto at-
tiene alla gestione ed ai controlli. La Banca ha nominato n. 12 amministratori e n. 5 sindaci, di
cui n. 2 supplenti.
Ripartizione dei componenti almeno per età, genere e durata di permanenza in carica
Nelle tabelle che seguono si riporta la ripartizione dei componenti del Consiglio di Ammini-
strazione e del Collegio Sindacale per età, genere e durata di permanenza in carica.
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Carica Nominativo
G
e
n
e
r
e
Data di na-
scita Durata carica (anni)
Presidente Onorario prof. Adriano Giannola M 26/12/194
2
Presidente Onorario dal
06/07/2006 (11)
Presidente C.d.A. prof. Daniele Marra-
ma
M 02/01/197
4
Consigliere cooptato dal C.d.A.
nella riunione del 29/10/2013
(2); Presidente dal
21/03/2015 (2)
Vice Presidente dott. Valter Lozza M 23/11/194
7
Consigliere dal 06/07/2006 (11);
VicePresidente dal
21/03/2015
14
Direttore Generale dott. Aldo Pace M 25/12/193
6
Consigliere cooptato dal C.d.A.
nella riunione del 19/12/2011
sino al 29/10/2013 (2); Am-
ministratore Delegato dal
21/03/2015
Consigliere avv. Antonello Caretti M 14/10/197
2
Consigliere dal 21/03/2015 (3)
Consigliere dott. Luigi Maria Caretti M 08/04/196
5
Consigliere dal 06/07/2006 (11)
Consigliere dott. Sossio Del Prete M 12/05/194
8
Consigliere dal 06/07/2006 (11)
Consigliere dott. Francesco Di Muro M 03/12/194
7
Consigliere dal 21/03/2015 (3)
Consigliere Sig.ra Fortuna Fiore F 28/09/195
1
Consigliera dal 06/07/2006 (11)
Consigliere Sig. Sergio Longo M 04/08/193
5
Consigliere dal 06/07/2006 (11)
Consigliere dott. Marco Pochetti M 02/01/197
4
Consigliere dal 21/03/2015 (3)
Consigliere dott. Vito Squicciarini M 13/09/194
2
Cooptato dal C.d.A. del
23/04/2012 (5)
Consigliere prof. Francesco Testa M 04/07/194
5
Consigliere dal 21/03/2015 (3)
15
COLLEGIO DEI SINDACI
Carica Nominativo Genere Data di na-
scita
Durata carica
Presidente dott. Giampaolo Evangelista M 03/09/1944 06/07/2006 (11)
Sindaco effettivo dott. Fabrizio Martone M 29/05/1964 06/07/2006 (11)
Sindaco effettivo dott. Francescomaria Serao M 13/02/1973 06/06/2006 (11)
Sindaco supplente dott. Marcello Esposito M 17/03/1972 14/05/2016 (2)
Sindaco supplente dott. Salvatore Foti M 08/03/1969 14/05/2016 (2)
L’assemblea dei soci del 05 maggio 2018 ha nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione,
composto da n. 9 componenti di cui n. 2 di genere femminile. Il nuovo Consiglio, in termini
dimensionali e di diversity, rispetta le indicazioni dell’Istituto di Vigilanza in termini di riduzione
del numero dei componenti l’organo consiliare e di incremento della presenza femminile, che
ad oggi ha un’incidenza pari al 20%.
Numero dei consiglieri in possesso dei requisiti di indipendenza
La normativa vigente (Circolare Banca d’Italia n. 285/2013, Capitolo 1, Sezione IV, paragrafo
2.2) richiede che in seno al Consiglio di Amministrazione debbano essere nominati soggetti
indipendenti che vigilino con autonomia di giudizio sulla gestione sociale, contribuendo ad as-
sicurare che questa sia svolta nell’interesse della Banca ed in maniera coerente con gli obiet-
tivi di sana e prudente gestione. Il loro numero deve essere pari ad almeno un quarto del nu-
mero complessivo dei componenti dell’Organo Amministrativo.
Nel Consiglio d’Amministrazione della Banca, come da previsione dello Statuto, è presente
un numero di componenti per i quali risultano verificati i requisiti di indipendenza pari ad al-
meno il 25% (tre) della totalità dei Consiglieri.
16
Numero consiglieri espressione delle minoranze
Si ritiene che il Consiglio d’Amministrazione continui ad essere l’espressione della quasi tota-
lità dei soci. Sin dalla nascita della Banca, infatti, non è dato registrare alcuna formazione di
minoranze.
Comitati Endoconsiliari
Numero e denominazione dei comitati endo-consiliari eventualmente costituiti, loro
funzioni e competenze
La Circolare n. 285 del 2013, prevede che a seconda delle dimensioni della Banca, debbano
essere istituiti degli opportuni Comitati endo-consiliari:
✓ per le Banche di grandi dimensioni è necessaria la costituzione di tre Comitati (Nomine,
Rischi, Remunerazioni) nell’ambito del Consiglio di Amministrazione;
✓ nelle Banche intermedie è necessaria la costituzione del Comitato Rischi;
✓ le Banche di minori dimensioni possono istituire Comitati endo-consiliari in risposta ad
esigenze concrete.
La Banca, tenuto conto della propria classificazione quale “banca di minori dimensioni e com-
plessità operativa”, e non riscontrando esigenze concrete, non ha istituito un comitato di ri-
schio distinto ma un comitato crediti, oltre a dare vita al Comitato degli Amministratori Indi-
pendenti, composto da tre membri, nominati dal Consiglio di Amministrazione, che ne desi-
gna anche il Presidente.
A tale Comitato è affidato, in particolare, il compito di intervenire nelle istruttorie delle pratiche
di affidamento richieste da parti correlate e soggetti collegati, come definito dal relativo Rego-
lamento interno. Esso è chiamato, infatti, a rendere un parere motivato, benché non vincolan-
te, all’organo deliberante sull’interesse della Banca a concludere l’operazione di concessione
del credito a tali soggetti, verificando la convenienza economica delle condizioni contrattuali
applicate e valutandone l’impatto dal punto di vista patrimoniale, economico e finanziario.
17
Politiche di successione, eventualmente predisposte numero e tipologie delle cariche
interessate
Al momento non sono state predisposte politiche di successione per le posizioni di vertice
dell’esecutivo.
In merito al numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell’organo di gestione, ol-
tre alle informazioni circa le conoscenze, competenze ed esperienze possedute, si rinvia alla
successiva tabella:
Numero tipologia degli incarichi detenuti da ciascun esponente aziendale in altre società o enti e loro co-
noscenze, competenze ed esperienze.
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Esponente Carica N. incarichi Competenze ed esperienze
prof. Daniele Marrama
Presidente C.d.A. 1 Docente Universitario
Libero Professionista in campo
amministrativo/legale
Esperienza specifica quale espo-
nente di rilievo di diversi
enti, associazioni, fondazio-
ni, banche.
Presidente Fondazione e Associa-
zione
4
Vice Presidente Fondazione 1
Componente C.d.A. Fondazione 1
Componente Comitato Direttivo
Fondazione
1
dott. Valter Lozza
Amministratore Unico
4
Imprenditore con poliedrica e
consolidata esperienza, ma-
turata in tanti anni di pre-
senza in diversi comparti,
con specifico riguardo a
quelli dell’ecologia e della
produzione di energie rin-
novabili, e con imprese di
non trascurabili dimensioni.
Presidente Federazione
2
dott. Aldo Pace ///////// Consolidata esperienza acquisita
quale alto dirigente banca-
rio e quale direttore gene-
18
rale di fondazione.
avv. Antonello Caretti Consigliere Libero professionista in campo
legale, con specifica espe-
rienza in ambito civilistico.
dott. Luigi Maria Caretti Consigliere 1 Titolare di farmacia, con buone
conoscenze delle dinamiche
del mercato di riferimento
della Banca.
dott. Sossio Del Prete Liquidatore 1 Competenze bancarie, acquisite
quale settorista fidi e diret-
tore di filiali bancarie. Buo-
na esperienza in materia di
compliance bancaria.
dott. Francesco Di Muro
//// Consolidata esperienza e cono-
scenza del bilancio banca-
rio, maturata quale respon-
sabile della redazione del
bilancio di primaria banca.
Sig.ra Fortuna Fiore
Amministratrice Unica
1 Imprenditrice esperta e ben ad-
dentro all’andamento
dell’economia a livello eu-
ropeo e, in particolare, del
territorio di riferimento del-
la banca.
Sig. Sergio Longo
Presidente C.d.A. e Amministrato-
re Unico
1 Imprenditore dotato di vasta e
robusta esperienza nel set-
tore della produzione e di-
stribuzione di materiali si-
derurgici destinati
all’edilizia, in particolare. Di
buon livello le aziende ge-
stite direttamente e indiret-
tamente. Attento osserva-
tore dell’andamento
dell’economia nel suo com-
plesso.
Presidente C.d.A.
4
dott. Marco Pochetti
Consigliere 2 Dottore commercialista, con
studio che assiste numero-
se aziende, anche me-
dio/grandi.
Amministratore Unico 1
Liquidatore 1
19
Sindaco Supplente 1
dott. Vito Squicciarini
////
Dottore commercialista, con non
comune esperienza quale
componente di numerosi
organi aziendali, di cui buo-
na parte di banche.
prof. Francesco Testa
////
Docente Universitario.
Esperienza quale consulente di
enti pubblici e privati.
Componente di organi di società
di natura sia pubblica sia
privata.
COLLEGIO DEI SINDACI
Esponente Carica N. incarichi
dott. Giampaolo Evangelista
Amministratore Unico 1
Presidente Collegio Sindacale 1
dott. Fabrizio Martone
Presidente Collegio Sindacale 2
Sindaco effettivo 3
Revisore Legale 1
dott. Francescomaria Serao Sindaco effettivo 7
dott. Marcello Esposito ////
dott. Marcello Foti ////
Si riportano di seguito inoltre i livelli di rischi assunti confrontanti con quanto riportato in fase
previsionale nel Piano industriale 2016 – 2018:
20
Capitale interno complessivo – Confronto ex ante – ex post 2017
Base Descrizione 31.12.2017
(prev.) 31.12.2017
(cons.) Delta %
Rischio di credito e controp. 7.242 5.672 -21,7% Rischio operativo 1.042 1.024 -1,7% Capitale interno rischi I pilastro 8.284 6.696 -19,2% Rischio di concentrazione 1.149 807 -29,8% Rischio di tasso 1.281 793 -38,1% Rischio residuo 516 182 -64,7% Capitale interno rischi II pilastro 2.946
1.782 -39,5%
Capitale interno complessivo 11.230 8.478 -24,5% Capitale complessivo (patr. Netto c.) 18.918 18.656 -1,4% Eccedenza/carenza di capitale 9.775 10.178 4,1%
Scenario di stress Rischio di credito per scenario di
stress 326 531 62,9%
Rischio di concentrazione per scena-rio stress
782 611 -21,9%
Rischio di tasso di inter. per scenario stress
1.281 824 -35,7%
Extra-capitale interno “scenario di stress”
2.389 1.966 -17,7%
Capitale interno complessivo 11.864 10.444 -12,0% Capitale complessivo (patr. Netto
cont.) 18.918 18.656 -1,4%
Eccedenza/carenza di capitale 7.054 8.212 16,4%
La tabella di cui sopra espone la misura quantitativa dei rischi registrata al 31.12.2017 (Risk
profile) confrontata con la soglia determinata dall’Organo con funzione di supervisione strate-
gica.
Nell’ambito delle attività preliminari alla rendicontazione ICAAP, sono stati identificati i rischi
cui la Banca è esposta, avuto riguardo all’operatività della Banca. È stata quindi definita la
mappa dei rischi e le relative modalità di valutazione quali/quantitative. Tale attività di as-
sessment sull’operatività aziendale e sui rischi correlati vengono svolte con cadenza annuale
almeno ché non vengano individuate nuove fattispecie di rischio.
21
Alla luce delle precedenti considerazioni, si riportano di seguito i rischi da valutare ai sensi
della circ. 285/2013:
• rischio di credito e controparte;
• rischio di mercato;
• rischio operativo;
• rischio di concentrazione;
• rischio di tasso d’interesse;
• rischio di liquidità;
• rischio residuo;
• rischio strategico;
• rischio reputazionale;
• rischio paese;
• rischio di leva finanziaria;
• rischio di trasferimento;
• rischio di cartolarizzazione;
• rischio base;
Nell’ambito del processo di monitoraggio dei rischi assunti dalla Banca sono stati predispo-
sti presidi informativi che consentono la produzione di una reportistica al servizio dei diversi
soggetti coinvolti nelle attività di gestione del rischio. I flussi informativi verso il Consiglio di
Amministrazione avvengono attraverso la elaborazione di report e verbali prodotti dalla fun-
zione Controllo Rischi.
Va inoltre evidenziato che la richiamata funzione presenta annualmente al Consiglio di Am-
ministrazione un programma delle attività che saranno svolte nel corso dell’esercizio, ed
una relazione finale sulle attività svolte che viene presentata a chiusura delle attività di veri-
fica.
In merito ai flussi informativi sui rischi inoltre, le diverse funzioni di controllo elaborano e di-
scutono nelle adunanze del CDA i report relativi ai rischi. Di seguito si riportano i principali
report prodotti nel 2017 e divisi per funzione di controllo competenze:
22
• Funzione Controllo Rischi
➢ Resoconto ICAAP, alla data del 31.12.2017, dal quale emerge l’entità dei
rischi di I e II pilastro, l’assorbimento di capitale e le procedure e attività po-
ste in essere per la mitigazione dei rischi rilevanti;
➢ Relazione sul processo di gestione del rischio di credito e del monitoraggio
andamentale, prodotto annualmente al fine di individuare le carenze emer-
se nel processo, oltre agli interventi operativi ritenuti idonei alla loro rimo-
zione.
➢ Report sui rischi operativi, in particolare di natura contabile, prodotto an-
nualmente;
➢ Relazione sui servizi di investimento, prodotta annualmente;
➢ Relazione sulla liquidità, intesa ad informare il Consiglio circa il rispetto dei
limiti di LCR e NSFR, prodotto su base mensile;
➢ Report portafoglio crediti, che si pone come strumento di monitoraggio del
complessivo rischio di credito, prodotto su base trimestrale;
➢ Relazione riepilogativa su posizioni “sotto controllo” e ad “Inadempienza
probabile”;
➢ RAS (Risk Appetite Statement), che si pone di pianificare i livelli massimi
sostenibili di ogni singolo rischio;
➢ Valutazione dei dubbi esiti sulle posizioni a sofferenza, tenendo conto dello
stato delle pratiche al legale nonché delle loro indicazioni circa la probabilità
di recupero;
➢ Predisposizione del Piano di risanamento aziendale;
23
Funzioni aziendali
La funzione di Conformità (compliance) è responsabile dell’analisi, della valutazione e del
monitoraggio dei rischi legali e dei rischi reputazionali agli stessi collegati, contribuendo alla
relativa mitigazione, anche con l’ordinario esercizio delle proprie attività. Di seguito i principali
report prodotti dalla funzione in esame:
• Funzione di Conformità
➢ Relazione annuale della Funzione di Conformità (prevista dalla Circolare n.
285 del 17 dicembre 2013), comprensiva:
- della valutazione sull’adeguatezza del sistema dei controlli interni in
relazione al rischio di non conformità;
- del rendiconto sui reclami pervenuti nell’esercizio;
- del programma delle attività per l’esercizio successivo;
➢ Relazione semestrale riepilogativa delle attività condotte nel semestre, uni-
tamente all’aggiornamento delle azioni di remediation pianificate dalle strut-
ture della banca impattate;
➢ Relazione annuale ex art. 89 Regolamento Intermediari (delibera Consob n.
20307 del 15/02/2018) e Piano delle attività per l’anno successivo.
La funzione Controllo rischi e pianificazione affianca il Direttore Generale nella definizione
degli obiettivi strategici e dei business della banca e condivide con lo stesso l’individuazione
dei relativi rischi; nella definizione degli stress test, analizza la loro coerenza con gli scenari
strategici e competitivi nei quali la banca colloca la pianificazione della propria dotazione pa-
trimoniale.
L’area contabilità detiene responsabilità dirette nel processo Icaap, prima fra tutte il calcolo
del capitale interno inerente ai rischi di I pilastro, in raccordo con la funzione di controllo rischi
e pianificazione e con le aree finanza e crediti.
24
La funzione organizzazione e normativa collabora alla misurazione/valutazione ed alla miti-
gazione dei rischi aziendali nello svolgimento della propria attività di disegno e di implemen-
tazione dei processi e delle procedure di funzionamento della banca. Cura l’aggiornamento
del regolamento Icaap, in collaborazione con le funzioni conformità e controllo rischi e pianifi-
cazione.
L’unità di internal auditing sottopone a revisione il processo Icaap; propone interventi corret-
tivi a fronte delle anomalie riscontrate ed informa gli organi aziendali in merito alle evidenze
emerse nel corso della sua attività.
La funzione crediti collabora con l’unità controllo rischi e pianificazione per l’individuazione
degli indicatori di rilevanza, l’identificazione dei rischi, la determinazione dei relativi gradi di ri-
levanza; inoltre supporta la misurazione e la mitigazione dei vari rischi, operando ai sensi e in
conformità alle politiche ed ai regolamenti interni aziendali.
Vengono ora riportate, per ciascuna tipologia di rischio, le informazioni qualitative richieste
dalla normativa.
Rischio di credito e di controparte
a) strategie e processi per la gestione del rischio
Il rischio di credito è il rischio di incorrere in perdite dovute al peggioramento inatteso del me-
rito creditizio di un cliente affidato anche a seguito di situazioni di inadempienza contrattuale.
Intrinsecamente collegato al rischio di credito è quello di concentrazione, cioè il rischio deri-
vante dalla mancata diversificazione delle esposizioni nel portafoglio bancario verso singole
controparti, gruppi di controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa
attività o appartenenti alla medesima area geografica.
25
Nella Banca del Sud, il rischio di credito e delle componenti ad esso connesso rappresenta
un elemento fondamentale dell’attività. Trattandosi della principale fonte di rischio per la ban-
ca, la politica di gestione del credito stabilisce in modo preciso: principi, criteri e limiti, allo
scopo di contenere la sua configurazione di rischio, peraltro particolarmente critico per
l’attuale difficile congiuntura. La valutazione si basa sul merito creditizio dei richiedenti, vale a
dire sulle capacità di rimborso derivanti dalle loro condizioni di equilibrio economico, finanzia-
rio e patrimoniale.
L’istituto si avvale di numerosi strumenti informatici, i più importanti dei quali sono:
la pratica elettronica di fido (Pef), utilizzata per tutti gli affidamenti a prescindere
dall’importo della linea di credito richiesta;
il credit rating system (Crs) fornito dall’outsourcer informatico Cedacri: mediante tale stru-
mento, ad ogni cliente viene attribuito una classe di rating. Nel corso del 2017 l’istituto ha
rivisto il proprio modello statistico di valutazione al fine di ottemperare a quanto previsto
dalle nuove disposizioni IFRS 9. A tal proposito, il nuovo modello prevede l’utilizzo di di-
verse fonti informative, divise tra CR, andamentale interno e finanziario, in grado di poter
potenzialmente predire l’evento di default. In base a tali eventi, viene assegnato uno score
integrato utile a determinare una PD individuale con conseguente assegnazione di una
classe di rating. Il Crs prevede dieci classi di rating per le posizioni in bonis (secondo la
nuova metodologia statistico-ricalibrata) e tre classi di rating per le posizioni non perfor-
ming; per queste ultime, le classi previste sono:
C+ per crediti scaduti/sconfinati da oltre 90 giorni con soglia di rilevanza del 5%;
C per crediti ad inadempienza probabile;
D per crediti in sofferenza.
La procedura prevede due tipi di frequenza per l’aggiornamento dei rating:
mensile standard, di tutte le posizioni e di tutte le fonti informative;
26
giornaliera, delle posizioni per le quali sia stato modificato o aggiornato il bilancio, sia stata
effettuata una variazione di stato anagrafico e/o per le quali sia arrivata dalla Banca d’Italia
l’indicazione di una rettifica o una prima informazione della Centrale dei rischi.
Il monitoraggio del comparto viene alimentato attraverso la procedura informatica CQM (Cre-
dit Quality Management).
La piattaforma di monitoraggio del credito ha l’obiettivo di individuare le posizioni da sottopor-
re a monitoraggio e di gestire le posizioni in cui le anomalie si sono già manifestate, con lo
scopo finale di gestire e minimizzare il rischio di credito della Banca.
La piattaforma consente quindi di suddividere la clientela in sotto portafogli di monitoraggio
secondo le linee strategiche della banca; ad ogni suddivisione così individuata è possibile as-
sociare diverse strategie creditizie secondo un percorso di collection personalizzato in termini
di attori, azioni e rischiosità/priorità della partizione stessa del portafoglio.
b) struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
La struttura organizzativa dell’area crediti è improntata sull’accentramento di facoltà e di
competenze gerarchicamente crescenti verso le strutture centrali.
In conseguenza, la proposta di affidamento di norma parte dalla filiale e completa il suo iter
deliberativo attraverso l’intervento della struttura centrale (responsabile Crediti) fino al comita-
to Crediti e al Consiglio di amministrazione.
Attraverso il monitoraggio nel continuo del portafoglio crediti, vengono svolti svariati controlli
delle posizioni, soprattutto di quelle che denotano una maggiore rischiosità, a seguito della
insorgenza di indici di deterioramento della qualità, desumibili dall’analisi sia dei dati contabili
delle aziende sia dall’andamento dei rapporti. In linea di principio, le azioni a tutela del credito
possono essere rappresentate dalla revisione degli affidamenti, dal blocco delle linee di credi-
to accordate, dall’imposizione di scadenze più ravvicinate, dalla revoca e/o da una diversa ar-
ticolazione degli affidamenti già erogati. Inoltre, la struttura segue con maggiore frequenza ed
intensità le posizioni che vengono classificare “SOTTO CONTROLLO” intendendo con ciò le
27
posizioni che, seppure classificate in bonis, presentano iniziali segnali di anomalia. Anche per
quanto riguarda le posizioni ad incaglio (ora inadempienze probabili) vi sono opportuni presidi
atti al recupero e/o al ripristino di una situazione di normalità, attraverso una maggiore fre-
quenza delle revisioni ed una attenta movimentazione dei rapporti della specie.
Di norma, periodicamente la funzione di Controllo dei Rischi è chiamata a svolgere una verifi-
ca sulla gestione del rischio di credito, apportando modifiche di processo laddove si ravvisino
carenze procedurali – organizzative.
Nel corso del 2017 la funzione ha evidenziato punti di miglioramento nel processo
dell’istruttoria, del monitoraggio, della gestione dei rapporti classificati a sofferenza, soprattut-
to in merito alla escussione delle garanzie prestate dai consorzi di garanzia, delle misure di
forbearance.
c) ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio
Il processo del credito viene supportato da uno specifico sistema di reportistica, da intendersi
in maniera dinamica, nel senso che, in base ai volumi che la banca raggiunge, lo stesso si
modifica e si integra con ulteriori prospetti informativi, notizie e quant’altro possa rivelarsi utile
per la misurazione e per l’andamento dei rapporti.
Allo stato attuale, i principali flussi di reportistica sono:
- il servizio controllo rischi, di concerto con l’ufficio crediti, comunica periodicamente al
Direttore Generale e al Consiglio di Amministrazione:
− impieghi, suddivisi per forma tecnica e per ramo di attività economica;
− accordati ed utilizzi, distinti per punto operativo e per organo deliberante;
− stato di revisione dei fidi;
− aggiornamenti sullo stato dei crediti problematici e sulle attività di recupero;
− aggiornamenti sugli affidamenti concessi in autonomia da parte di altri organi deliberan-
ti;
− andamento della gestione del rischio di credito, in particolar modo per le posizioni dete-
riorate;
28
d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la sorveglianza
continuativa sulla loro efficacia
Per mitigare il rischio, la banca si avvale prevalentemente dell’acquisizione di garanzie, per-
sonali (fidejussioni) e/o reali. Le prime sono di norma rilasciate dai soci delle società o dai
congiunti dei clienti facilitati; le garanzie reali sono di natura ipotecaria o pignoratizia.
L’acquisizione e la tipologia delle garanzie sono correlate alla forma tecnica dell’affidamento.
Per le operazioni creditizie assistite da pegno, la maggior parte delle garanzie è rappresenta-
ta da libretti di deposito a risparmio o da somme di denaro, mentre risulta marginale il pegno
di titoli di stato.
Ai sensi delle attuali disposizioni, il Consiglio di Amministrazione ha disciplinato, attraverso
appositi riferimenti normativi interni, i limiti prudenziali e le procedure deliberative applicabili,
rispettivamente, all’assunzione di attività di rischio e all’esecuzione di operazioni nei confronti
dei soggetti collegati, allo scopo di preservare la correttezza formale e sostanziale di tutte le
operazioni con tali soggetti, nonché ad assicurare l’integrità dei relativi processi decisionali da
condizionamenti esterni.
In particolare, il Consiglio di Amministrazione ha approvato le “Procedure deliberative in ma-
teria di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”, nelle quali
sono disciplinati i criteri per la classificazione delle operazioni e le procedure deliberative ap-
plicabili all’assunzione di attività di rischio e all’esecuzione di operazioni con soggetti collegati.
Sono inoltre state definite e formalmente deliberate le “Politiche in materia di assetti organiz-
zativi, gestione delle operazioni e controlli interni in materia di attività di rischio e conflitti di in-
teresse nei confronti di soggetti collegati”.
Nelle Politiche la Banca ha provveduto alla definizione del proprio livello di propensione al ri-
schio in termini di misura massima delle attività di rischio verso soggetti collegati, con riferi-
mento alla totalità delle esposizioni verso i soggetti medesimi, accettabile in rapporto ai Fondi
Propri, nonché alla definizione di una soglia di allerta rispetto al limite di esposizione com-
plessiva nei confronti dei soggetti collegati, superata la quale l’assunzione di nuove attività di
29
rischio verso soggetti collegati deve essere assistita da adeguate tecniche di attenuazione del
rischio prestate da soggetti indipendenti dai soggetti collegati.
Tali riferimenti sono stati integrati, nelle politiche assunte, con assetti organizzativi e controlli
interni volti a individuare ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di
prevenzione e gestione dei conflitti d’interesse, accurato censimento dei soggetti collegati,
monitoraggio dell’andamento delle relative esposizioni e del costante rispetto dei limiti, corret-
ta e completa applicazione delle procedure deliberative definite.
Nel corso del 2017 è stata inoltre aggiornata la policy sul rischio di credito.
Rischio di mercato
Comprende rischi (di posizione, di regolamento, di concentrazione, di cambio), generati dall’
operatività su mercati che trattano strumenti finanziari.
Al 31 dicembre 2017, la banca non presentava saldi nel portafoglio di negoziazione ai fini di
vigilanza, risultando pertanto non esposta a rischi di mercato.
Rischi operativi
I rischi operativi consistono nella possibilità di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o
dalla disfunzione di procedure, di risorse umane e di sistemi interni, oppure da eventi esogeni.
Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, da errori umani, da interru-
zioni dell’operatività, da indisponibilità dei sistemi, da inadempienze contrattuali, da catastrofi
naturali.
Fra i rischi operativi è compreso il rischio legale, il rischio di riciclaggio e finanziamento del
terrorismo mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione.
In merito al rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo la Banca conduce periodi-
camente, come richiesto da Banca d’Italia, un processo di autovalutazione al fine di verificare
l’adeguatezza dei presidi posti in essere. Gli esiti di tale processo, improntato su metodologie
in linea con la IV direttiva antiriciclaggio recepita nel nostro ordinamento con il D.Lgs. 90/17,
vanno allegati alla relazione annuale della funzione antiriciclaggio.
30
a) strategie e processi di gestione dei rischi operativi
Per la mitigazione di tali rischi, la banca dà particolare importanza alla divulgazione di uno
spirito etico nello svolgimento delle attività a tutti i livelli dell’organizzazione.
A tal proposito, ha aggiornato il regolamento “Codice etico”, che ha lo scopo di infondere
principi di correttezza e di onestà in ogni collaboratore, e di rendere il documento ancora più
rispondente ai principi stabiliti nell’11° aggiornamento della circolare della Banca d’Italia n.
285/13.
In merito al processo di gestione del rischio:
• si sviluppano, si manutengono e si monitorano i diversi tools di supporto per la valuta-
zione del rischio operativo;
• vengono individuati ed aggiornati gli ambiti operativi rilevanti;
• vengono rilevati periodicamente gli eventi di perdita più significativi;
• vengono verificati nel continuo i livelli di esposizione al rischio;
• vengono implementate procedure informatiche idonee ad escludere eventuali supera-
menti dei limiti di autonomia;
b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio
La funzione responsabile dell’analisi e della valutazione dei rischi operativi è il Risk controller,
che garantisce una valutazione efficace e puntuale dei profili di manifestazione dei rischi
medesimi. Tale funzione è responsabile dello sviluppo di tools e metodologie che siano in
grado di individuare gli aspetti critici della gestione del rischio.
c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio
La banca, in quanto azienda caratterizzata da un’articolazione organizzativa e di processo re-
lativamente complessa e dall’utilizzo massivo di sistemi informativi a supporto delle proprie
attività operative, risulta esposta al rischio operativo.
Essa monitora l’esposizione a determinati profili di insorgenza di tale rischio, anche attraverso
alcuni indicatori, basati prevalentemente su serie storiche, che riportano il verificarsi di alcuni
31
eventi. In concreto, fino al 31 dicembre 2017 non si sono manifestati episodi che espongano
la banca ad un tale profilo di rischiosità.
Gli indicatori individuati, che verranno utilizzati all’occorrenza, sono:
numero ed ammontare delle cause e dei risarcimenti di lavoro negli ultimi anni;
numero e valore delle perdite per frodi interne ed esterne subite negli ultimi anni;
numero e valore delle cause passive con la clientela negli ultimi anni;
perdite negli ultimi anni per cause legali con la clientela;
numero e valore delle azioni revocatorie subite negli ultimi anni;
numero e valore dei risarcimenti assicurativi per cause esterne negli ultimi anni, distinti per
tipologia;
numero e valore delle rapine negli ultimi anni;
perdite negli ultimi anni per indisponibilità dei sistemi;
perdite negli ultimi anni per catastrofi naturali;
perdite negli ultimi anni per altri eventi di rischio operativo;
rapporto: sopravvenienze passive / margine di intermediazione;
L’attività di reporting, ad oggi, prevede la predisposizione annuale di una relazione sull’attività
svolta per il presidio del rischio di riciclaggio; quest’ultimo rientra tra quelli di natura legale
che, come indicato, sono ricompresi nell’ambito dei rischi operativi. Viene inoltre formalizzata
ed approvata annualmente dall’Organo con funzione di supervisione strategica un program-
ma delle attività e una relazione delle attività svolte nell’esercizio precedente dove vengono
riassunti i principali interventi svolti/da svolgere nell’ambito del presidio del rischio operativo.
d) politiche di copertura e di attenuazione dei rischi
La banca, come già detto, attraverso la funzione Risk Management sviluppa, manutiene e
monitora le metodologie idonee, da un lato, ad individuare preventivamente le situazioni che
possono impattare sui rischi operativi, e dall’altro, a promuovere soluzioni organizzative e di
controllo necessarie per il presidio degli stessi rischi.
32
Rischio di concentrazione
Rappresenta il rischio derivante da esposizioni verso controparti o gruppi di controparti con-
nesse (concentrazione single name) e controparti appartenenti allo stesso settore economico
o alla medesima area geografica (concentrazione geo-settoriale).
La banca, per la determinazione del rischio di concentrazione single name e del relativo capi-
tale interno, utilizza l’algoritmo del granularity adjustment (Ga); per la misurazione dello stes-
so rischio di natura geo-settoriale, in assenza di previsione normativa di algoritmi semplificati,
ha condiviso, tramite l’outsourcer informatico, la metodologia prodotta dall’apposito gruppo di
lavoro interbancario, che utilizza l’indice di Herfindal (Hs).
a) strategie e processi di gestione del rischio di concentrazione
Le strategie ed i processi per la gestione di tale rischio, definite dal consiglio di amministra-
zione, si basano principalmente sui seguenti elementi specifici:
modello organizzativo di governo e di controllo del rischio ben definito (struttura, processi,
metodologie, rendicontazione);
poteri delegati, in termini di gestione del rischio (ad esempio: concentrazione su singoli
settori, su aree geografiche, su tipologie di clientela, su controparti);
linee guida per massimali di esposizione di natura creditizia sulle tipologie di posizione ri-
levanti ai fini della concentrazione, quali, ad esempio, una singola controparte (grande ri-
schio), un settore o una branca produttiva, un’area geografica o un distretto economico,
una forma tecnica di mitigazione del rischio;
valore massimo di assorbimento patrimoniale accettabile sul rischio di concentrazione,
eventualmente declinato per portafogli di clientela (sotto-portafogli creditizi);
Vaglio preventivo del risk manager nel caso di affidamenti di maggiore rilevanza (5% del
Patrimonio di Vigilanza);
33
b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio
Anche l’analisi e la valutazione del rischio di concentrazione è affidata alla funzione di Risk
management. Tale rischio viene presidiato attraverso un monitoraggio continuo delle esposi-
zioni verso singole controparti, garantendo che esse non superino i limiti percentuali, stabiliti
dalla normativa di riferimento, rispetto all’ammontare dei Fondi Propri.
c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio
Ai fini della quantificazione del rischio, vengono mensilmente monitorate le prime 20 posizioni
in ordine di grandezza per affidamento. Tali posizioni, con l’indicazione dell’incidenza percen-
tuale sul patrimonio di vigilanza, sono poi elencate trimestralmente nel report sul portafoglio
crediti, portato alla conoscenza ed all’esame dell’organo di supervisione strategica.
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio,
Viene monitorato nel continuo la concentrazione verso alcuni settori economici a rischio, per i
quali sono stati individuati appositi limiti quantitativi di rischio (Risk appetite), ed il cui supera-
mento può essere autorizzato dal Consiglio di Amministrazione secondo una logica di escala-
tion.
Rischio di tasso d’interesse
Consiste nel rischio, attuale o prospettico, di diminuzione del valore del patrimonio o del mar-
gine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle atti-
vità diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza.
La banca, relativamente alle proprie attività diverse dalla negoziazione, risulta essere esposta
al rischio di tasso di interesse: le fonti del rischio di tasso sono state individuate nei processi
del credito, della raccolta e della finanza.
a) strategie e processi di gestione del rischio di tasso d’interesse
Per valutare l’esposizione al rischio di tasso d’interesse, sono stati presi in considerazione i
seguenti indicatori di rilevanza:
34
rapporto: impieghi a breve / raccolta a breve;
rapporto: impieghi a medio-lungo termine / raccolta a medio-lungo termine;
valutazione dell’impatto di una variazione dei tassi pari a +/- 200 punti base sull’ esposi-
zione al rischio del portafoglio bancario, in base alla metodologia semplificata prevista dal-
la normativa; l’applicazione si basa sui seguenti passi logici:
− definizione del portafoglio bancario;
− determinazione delle valute rilevanti;
− classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali;
− ponderazione delle esposizioni nette di ciascuna fascia;
− somma delle esposizioni nette ponderate delle diverse fasce;
− aggregazione delle diverse valute;
− determinazione dell’indicatore di rischiosità.
La banca presidia tale rischio, che continua ad essere uno dei principali dell’attività bancaria;
pertanto, la gestione delle scadenze dell’attivo e del passivo è improntata al suo contenimen-
to, al cui monitoraggio si provvede anche attraverso un equilibrato matching fra le scadenze.
b) Struttura e organizzazione della funzione di gestione del rischio
Atteso che i dati storici evidenziano un rischio di tasso ben al di sotto dei limiti regolamentari e
considerato il principio di proporzionalità, la funzione di controllo rischi svolge le attività di
monitoraggio del rischio in esame con una frequenza semestrale ed i relativi esiti vengono
confrontati con i limiti indicati nel piano RAF (Risk Appetite Framework) annuale.
c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio
Il rischio di tasso viene calcolato e monitorato almeno 1 volta l’anno, in corrispondenza della
chiusura dell’esercizio al 31 dicembre.
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d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
Considerata la ridotta esposizione al rischio di tasso eventuali politiche di attenuazione del ri-
schio, al momento, non sono state pianificate. Laddove si dovessero verificare significativi in-
crementi del tasso d’interesse si attiveranno tutte le iniziative di natura informativa ed orga-
nizzativa tese a correggere il rischio in esame.
Rischio di liquidità
Rappresenta il rischio che la banca non sia in grado di adempiere ai propri impegni di paga-
mento alla loro scadenza o debba farvi fronte incorrendo in perdite economiche: le fonti di tale
rischio sono individuate nei processi della finanza e del credito.
a) strategie e processi di gestione del rischio di liquidità
La banca, come richiesto dalla circolare 285/13, condusse, alla fine del 2010, un’analisi di
sensitività ed, il 31 gennaio dell’anno successivo, fu deliberata, dal consiglio di amministra-
zione, la fissazione di un limite di esposizione al rischio di liquidità: in dettaglio, la massima
esposizione ipotizzabile, per le caratteristiche operative aziendali, fu ritenuta garantita attra-
verso il mantenimento di riserve di liquidità di primo e di secondo livello non inferiori al 20%
dell’ammontare della raccolta diretta e dei titoli di propria emissione in circolazione.
Allo scopo di valutare la consistenza di questo rischio, si riferisce che lo stato patrimoniale
della banca, al 31 dicembre 2017, segnala crediti per cassa a vista e a breve termine per oltre
42 milioni ed a medio e lungo termine per circa 24,7 milioni; di contro, i debiti verso la cliente-
la, a vista e a breve termine, risultano pari a 90,5 milioni, a media e lunga scadenza a 318 mi-
la, ed il patrimonio netto non investito in immobilizzazioni ammonta a 18 milioni.
La situazione di liquidità viene verificata quotidianamente attraverso l’aggiornamento delle
consistenze della raccolta (diretta ed indiretta), degli impieghi e degli investimenti finanziari e
monetari: tutte le grandezze sono suddivise per forme tecniche e fra le quattro filiali, con indi-
cazioni dei tassi medi di remunerazione.
Inoltre, l’intermediazione creditizia realizzata dalla Banca del Sud nel 2017 ha mantenuto il ri-
schio di liquidità su livelli non rilevanti. Il controllo sul rischio di liquidità viene eseguito con
cadenza quotidiana e mensile; l’obiettivo è garantire il mantenimento di riserve di liquidità suf-
36
ficienti ad assicurare la solvibilità nel breve termine (liquidità operativa ed al tempo stesso, di
mantenere un sostanziale equilibrio fra le scadenze medie degli impieghi e quelle della rac-
colta (liquidità strutturale).
b) Struttura e organizzazione della funzione di gestione del rischio
Il controllo della liquidità avviene attraverso un processo che comprende controlli di linea quo-
tidiani sui livelli della raccolta e degli impieghi, controlli di II livello su eventuali situazioni di
gap verificabili su un orizzonte temporale medio, e controlli di III livello svolti per testare
l’efficacia dell’intero sistema di controllo del rischio di liquidità.
c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio di
liquidità
Le nuove regole prudenziali introdotte dalla circolare 285/2013, in recepimento del Regola-
mento UE n. 575/2013, hanno comportato la necessità per le banche di detenere attività li-
quide che siano sufficienti a coprire i deflussi di liquidità al netto degli afflussi in condizioni di
stress, al fine di assicurare che gli enti mantengano livelli di riserve di liquidità adeguate per
far fronte ad eventuali squilibri tra gli afflussi e i deflussi in condizioni di forte stress per un pe-
riodo di trenta giorni. Il rapporto tra le riserve di liquidità e gli squilibri tra afflussi e deflussi è
denominato Liquidity Coverage Ratio (LCR) che è l’indice utilizzato per misurare nel continuo
il rischio di liquidità e viene periodicamente segnalato alla Banca d’Italia. La Banca, al fine di
mantenere un basso rischio di liquidità, ha mantenuto una gestione improntata su criteri di ul-
teriore prudenza, incrementando il valore medio delle riserve di liquidità di primo livello. Il va-
lore della Liquidity Coverage Ratio (LCR) al 31.12.2017 è pari a 359, valore nettamente supe-
riore al livello minimo (100) previsto dalla normativa.
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la sorveglian-
za continuativa
La banca ha formalizzato una policy di gestione e di controllo della liquidità articolata, alla lu-
ce delle linee guida fissate nella normativa e della best practice. Le regole di gestione del ri-
37
schio di liquidità della policy che si intende consolidare sono fondate su due principi che ri-
spondono a due obiettivi prioritari:
gestione della liquidità operativa (breve termine – fino a 12 mesi), con la finalità di garanti-
re la capacità della banca di far fronte agli impegni di pagamento per cassa, previsti e im-
previsti, dei prossimi 12 mesi;
gestione della liquidità strutturale (medio/lungo termine – oltre 12 mesi), volta a mantenere
un adeguato rapporto tra passività complessive e attività a medio/lungo termine, finalizzato
ad evitare pressioni sulle fonti, attuali e prospettiche, a breve termine.
Per valutare e prevenire il rischio di liquidità, il consiglio di amministrazione ha inoltre appro-
vato il contingency funding plan, che stabilisce le linee guida da assumere in caso di crisi di
liquidità, distinguendo fra l’altro fra crisi sistemica e specifica e fra crisi temporanea e duratu-
ra.
Obiettivo del contingency funding plan (Cfp) è salvaguardare la banca da danni o da pericoli
scaturenti dalla crisi di liquidità e contestualmente la continuità operativa aziendale in condi-
zioni di grave emergenza. A tal fine il Cfp deve assicurare:
l'identificazione dei segnali di crisi (indicatori di preallarme);
la definizione delle situazioni anomale, delle modalità di attivazione dell'unità organizzativa
incaricata della gestione di situazioni di crisi e delle procedure di emergenza;
l'individuazione delle strategie d'intervento.
II sistema degli indicatori di preallarme può segnalare tre differenti scenari operativi ricondu-
cibili al progressivo deterioramento della posizione di liquidità della banca:
normalità;
allerta;
crisi.
Il responsabile del monitoraggio e della gestione della liquidità è chiamato a segnalare con
tempestività ogni situazione di allarme o crisi (anche se non segnalata dagli indicatori di
preallarme).
38
Nel corso dell’esercizio 2016 è stata approvata una policy sulla gestione del rischio di liquidi-
tà, per tener conto delle regole prudenziali di Basilea III e per ottemperare a quanto statuito
dal Regolamento Delegato 61/2015. In particolare, la policy ha inteso regolamentare dei limiti
di natura operativa all’esposizione verso controparti bancarie, allo scopo di parametrare
l’esposizione verso singola controparte bancaria sulla base degli indici di solvibilità. Tale pro-
cedura nasce allo scopo di garantire una corretta gestione del rischio di fronte a possibili si-
tuazioni di crisi degli istituti controparte.
Informativa relativa al coefficiente di copertura della liquidità, ad integrazione
dell’informativa sulla gestione del rischio di liquidità (ART. 435 CRR).
In conformità al regolamento delegato (UE) 2015/61 della Commissione Europea, gli interme-
diari comunicano le informazioni sul coefficiente di copertura della liquidità (Liquidity Covera-
ge Ratio, LCR) ai sensi dell’articolo 435, paragrafo 1, lettera f), del regolamento (UE) n.
575/2013.
Banca del Sud pubblica le informazioni relative alla riserva di liquidità, ai deflussi di cassa net-
ti e al coefficiente di copertura della liquidità (%), in quanto soddisfa le seguenti condizioni:
- l’ente creditizio non è stato individuato dalle autorità competenti come ente a rile-
vanza sistemica a livello globale (G-SII) ai sensi di quanto previsto dal regolamento
delegato (UE) n. 1222/2014 della Commissione ed eventuali successive modifiche;
- l’ente creditizio non è stato individuato come altro ente a rilevanza sistemica (O-SII)
ai fini dell’applicazione dell’articolo 131, paragrafo 3, della direttiva 2013/36/UE, se-
condo quanto specificato negli orientamenti ABE/GL/2014/10.
31/03/2017 30/06/2017 30/09/2017 31/12/2017
RISERVA DI LIQUIDITA' 16.125.996,05 15.178.604,96 20.033.903,88 15.145.956,18
TOTALE DEI DEFLUSSI DI CASSA NETTI 4.934.602,50 4.537.694,09 4.218.672,04 4.212.352,08
COEFFICIENTE DI COPERTURA DELLA LIQUIDITA' (%) 327,00% 335,00% 475,00% 359,00%
39
Le informazioni contenute nella tabella indicano i valori per ciascuno dei quattro trimestri so-
lari (gennaio-marzo, aprile-giugno, luglio-settembre, ottobre-dicembre) che precedono la data
dell’informativa.
Rischio residuo
È il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla
banca risultino meno efficaci del previsto. La sua valutazione fornisce quindi una misura
dell’efficacia delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, del quale è una declinazione.
La fonte è individuata nel processo del credito.
a) strategie e processi per la gestione del rischio residuo
La banca, nell’ottica di una sana e prudente gestione, pone grande importanza all’ottenimento
di garanzie sugli affidamenti concessi. Esse, una volta rilasciate, sono oggetto di revisione,
possibile incremento o estinzione. Per le garanzie personali non è in genere fissata una sca-
denza, tuttavia siccome le stesse si riferiscono normalmente ad affidamenti a revoca, sono
oggetto di revisione annuale in sede di rinnovo delle linee di fido sottostanti. La revisione con-
siste nel verificare, come già in sede di primo rilascio, le capacità reddituali e patrimoniali del
garante, attraverso la raccolta e l’analisi di apposita documentazione.
Il presidio quantitativo è assicurato dai seguenti parametri:
le garanzie personali vengono raccolte per importi pari agli affidamenti concessi aumentati
del 40% del loro ammontare;
le garanzie reali (ipoteca) sono acquisite per importi pari al doppio dei valori degli immobili
oggetto di ipoteca.
Gli immobili residenziali e non residenziali vengono aggiornati nei loro valori rispettivamen-
te ogni 3 anni ed ogni anno, in base a quanto stimato dal perito esterno.
Le garanzie prestate da consorzi di garanzia (Medio Credito Centrale);
40
b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio
Compito della funzione di gestione del rischio è verificare, nel continuo, che le garanzie a
presidio del rischio di credito siano, per qualità e per importi, in linea con quanto indicato dai
regolamenti interni, in sede sia di primo rilascio sia di revisione, oltre a richiedere eventuali in-
tegrazioni nel caso le garanzie poste all’origine, per effetto della riduzione del loro fair value,
non siano più sufficienti a coprire il rischio.
A tale scopo, attesa anche la continua collaborazione con la funzione controllo crediti, vengo-
no svolte periodicamente delle verifiche sulle garanzie di natura personale affinché emerga
l’efficacia o meno di tali garanzie in caso di insolvenza dei prenditori. Laddove le garanzie si
mostrino insufficienti, vengono date indicazioni all’area crediti per possibili azioni di integra-
zione delle garanzie.
c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e misurazione del rischio carat-
teristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
L’attuale sistema di reporting prevede l’elaborazione trimestrale, da parte della funzione con-
trollo rischi, di una relazione per il consiglio di amministrazione sull’evoluzione e la gestione
del portafoglio crediti, il quale contiene, tra gli altri, informazioni sui livelli di garanzie reali e
personali acquisite a presidio del complessivo rischio di credito. Viene inoltre calcolato attra-
verso metodologie interne il rischio residuo almeno 1 volta l’anno.
d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio e strategie e processi per la sorveglianza
continuativa
Come previsto dal Regolamento interno, i rischi di terzo grado (linee di credito con durata sia
a breve che a medio/lungo termine) prevedono la loro copertura attraverso il rilascio di garan-
zie reali. Tali garanzie, come già riferito, sono sottoposte a revisione in sede di rinnovo delle
linee di fido al fine di verificare nel continuo la loro efficacia di attenuazione del rischio.
41
Rischio strategico
Rappresenta il rischio attuale o prospettico di peggioramento dei risultati economici o di ridu-
zione del capitale, derivante da:
mancata o parziale realizzazione pro tempore degli scenari di mercato ipotizzati in sede di
pianificazione strategica;
decisioni aziendali errate in rapporto all’evoluzione dell’ambiente competitivo;
incapacità di realizzazione totale o parziale delle decisioni previste nel piano per inadegua-
ta programmazione delle risorse disponibili, dei tempi, delle modalità di azione.
Non rientrano nella definizione di rischio strategico le attuazioni errate di processi e di proce-
dure interne, nell’ambito della gestione ordinaria, in quanto già previsti nella fattispecie del ri-
schio operativo.
a) strategie e processi per la gestione del rischio strategico
La banca presidia il rischio strategico attraverso le seguenti modalità:
nell’ambito dei processi di pianificazione strategica ed operativa, definisce obiettivi coeren-
ti e sostenibili tenendo presenti gli assorbimenti patrimoniali generati dall’operatività attua-
le e prospettica;
ai fini del controllo di gestione, effettua un monitoraggio continuativo e tempestivo dei risul-
tati conseguiti, rilevando eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi definiti. Tale presidio
permette alle competenti funzioni di analizzare le cause che generano differenze e di indi-
viduare idonee azioni correttive, che possano comportare, se necessario, una ridefinizione
degli obiettivi strategici ovvero impattare esclusivamente sugli interventi attuativi di breve
periodo.
b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio
La funzione di gestione del rischio valuta periodicamente il livello di rischio strategico, verifi-
cando nel continuo i dati infrannuali e la loro coerenza (nonché la natura e l’entità degli sco-
stamenti) rispetto a quanto indicato nel piano strategico.
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c) politiche di copertura e di attenuazione del rischio
Gli organi collegiali della banca valutano il rischio strategico attraverso l’analisi dei dati acqui-
siti a consuntivo e degli scostamenti rispetto a quanto indicato nel piano strategico, in modo
da deliberare eventuali azioni correttive sulla gestione e/o aggiornare lo stesso piano strategi-
co. Tale verifica viene eseguita almeno una volta l’anno, in sede di elaborazione del resocon-
to Icaap.
Rischio reputazionale
È il rischio, attuale o prospettico, di peggioramento dei risultati economici o di riduzione del
capitale, derivante da una percezione negativa della banca da parte degli stakeholders, gene-
rata, ad esempio, da:
atti dolosi o colposi commessi dalla banca o ad essa riconducibili, a danno diretto della
clientela;
mancata chiarezza nel trasferimento delle informazioni alla clientela;
fenomeni di market abuse e di altri reati societari a danno degli investitori;
eventi ripetuti di regolamento parziale o non puntuale, tali da indurre le controparti istitu-
zionali a contrarre il volume di negoziazioni nei mercati non regolamentati;
mancato rispetto di accordi interbancari nell’ambito di processi di ristrutturazione dei crediti
extra-giudiziali;
dichiarazioni errate, omissive o poco trasparenti all’autorità di vigilanza.
a) strategie e processi per la gestione del rischio reputazionale
La banca, alla data del 31/12/2017, non risulta esposta in misura significativa al rischio repu-
tazionale. Essa è tuttavia consapevole dell’importanza di tale tipologia di rischio e del rapido
incremento di capitale interno necessario alla sua copertura. Essa presidia tale rischio attra-
verso l’implementazione di procedure informatiche e processi organizzativi idonei a mitigarne
il rischio (verifica applicazione tassi debitori, gestione dei reclami ricevuti).
b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio
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Per gestire e controllare l’evoluzione di questa tipologia di rischio, la banca si è dotata di ap-
posita procedura per la tempestiva gestione e risoluzione dei reclami provenienti dalla cliente-
la, oltre ad aver potenziato ed ottimizzato le varie funzioni di controllo interno, di compliance e
di internal audit.
c) caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
Tale rischio, fortemente correlato al rischio operativo di cui talvolta è una manifestazione, è
connaturato all’esercizio dell’attività imprenditoriale. Esso viene monitorato dalla banca attra-
verso i seguenti indicatori:
numero di reclami;
numero di ricorsi all’Arbitro Bancario Finanziario;
numero di ricorsi all’Arbitro per le Controversie Finanziarie;
numero e valore delle sanzioni subite.
d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio
L’attenuazione del rischio reputazionale viene garantita attraverso verifiche di conformità, che
controllano la correttezza operativa rispetto:
alla regolamentazione interna (ad es.: rispetto del codice etico);
alla regolamentazione esterna emanata a tutela del cliente/consumatore (ad es.: moduli-
stica predisposta in ottemperanza alla direttiva 2004/397Ce (c.d. Mifid); corrette informa-
zioni sui canali di tutela stragiudiziale dei consumatori).
Rischio paese
Per rischio Paese si intende il rischio di perdite causate da eventi che si verificano in un pae-
se diverso dall’Italia. Il concetto di rischio paese è più ampio di quello di rischio sovrano in
quanto è riferito a tutte le esposizioni indipendentemente dalla natura delle controparti, siano
esse persone fisiche, banche o amministrazioni pubbliche. La Banca del Sud, essendo una
banca locale a vocazione prettamente regionale non è esposta a tale tipologia di rischio.
44
Rischio di Leva finanziaria
Per rischio di leva finanziaria si intende un livello di indebitamento particolarmente elevato ri-
spetto alla dotazione di mezzi propri che renda la Banca vulnerabile, rendendo necessaria
l’adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con
contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti
attività.
Ai fini regolamentari, l’indice di leva finanziaria è calcolato come la misura del capitale
dell’ente divisa per la misura dell’esposizione complessiva dell’ente, intendendo per esposi-
zione complessiva la somma dei valori dell’esposizione di tutte le attività ed elementi fuori bi-
lancio non dedotti nel determinare la misura del capitale di classe 1.
Rischio di trasferimento
Per rischio di trasferimento si intende il rischio che una banca, esposta nei confronti di un
soggetto che si finanzia in valuta diversa da quella in cui percepisce le sue principali fonti di
reddito. Realizzi delle perdite dovute alle difficoltà del debitore di convertire la propria valuta
nella valuta in cui è denominata l’esposizione. La Banca del Sud non è esposta a tale tipolo-
gia di rischio.
Rischio di cartolarizzazione
Rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente
rispecchiata nella decisione di valutazione e di gestione del rischio. La Banca non risulta
esposta a tale rischio.
Rischio base
Nell’ambito del rischio di mercato, il rischio base rappresenta il rischio di perdite causate da
variazioni non allineate dei valori di posizioni di segno opposto, simili ma non identiche. La
Banca, non detenendo alcun titolo nel portafoglio di negoziazione, non è esposta al rischio di
mercato, né tantomeno a quello base.
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Sezione 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE
Contenuto dell’informativa
Descrive la banca cui si applicano gli obblighi di informativa.
Informativa qualitativa
La presente informativa è riferita a: Banca del Sud S.p.A.
La Banca del Sud è una banca italiana non appartenente a gruppi bancari, che non controlla
società bancarie; pertanto, le disposizioni sull’informativa al pubblico si applicano alla banca
su base individuale.
Sezione 3 – COMPOSIZIONE DEI FONDI PROPRI
Contenuto dell’informativa
Nella tavola sono contenute informazioni sulle principali caratteristiche degli elementi concor-
renti alla quantificazione del patrimonio di vigilanza.
a) informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali
I Fondi propri costituiscono il principale punto di riferimento nelle valutazioni dell’organo di
vigilanza in ordine alla solidità delle banche. Su di esso si basano i più importanti strumen-
ti di controllo prudenziale, quali i requisiti a fronte dei rischi e le regole sulla concentrazio-
ne di questi ultimi.
I Fondi propri sono costituiti dai seguenti aggregati:
✓ Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), costituito da:
✓ Capitale primario di classe 1 (Common equity Tier 1)
✓ Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1)
✓ Capitale di classe 2 (Tier 2)
46
b) Riconciliazione dei fondi propri
Per la banca, al 31 dicembre 2017, i fondi propri non coincidono con il patrimonio di base per
effetto delle deduzioni.
A seguito dell’approvazione del bilancio dell’esercizio, la perdita d’esercizio è stata ripartita
nel modo seguente:
Utilizzo utili portati a nuovo negli esercizi precedenti;
Riporto a nuovo;
Perdita d’esercizio;
c) ammontare dei Fondi propri
I Fondi propri sono stati calcolati secondo i nuovi principi generali della disciplina emanati dal-
la circolare n. 285/13 della Banca d’Italia e dal Regolamento UE n. 575/2013, tenendo conto
dei valori patrimoniali ed economici conseguenti all’applicazioni dei principi contabili Ias/Ifrs
FONDI PROPRI E COEFFICIENTE DI ADEGUATEZZA PATRIMONIALE AL 31 DICEMBRE 2017 (dopo riparto utili) (in euro)
VOCI DESCRIZIONI SALDI AL 31/12/2017
A. Riserve di capitale e requisiti
1 CAPITALE VERSATO 18.122.000
2 UTILI O PERDITE PORTATE A NUOVO 532.306
3 UTILI O PERDITE DI PERIODO -283.339
4 RISERVE – ALTRO 913.180
5 ATTIVITA’ DISPONIBILI PER LA VENDITA -605.640
6 ALTRE ATTIVITA’ IMMATERIALI AL LORDO DELL’EFFETTO FISCALE -19.794
FONDI PROPRI 18.658.713
Una delle priorità strategiche della banca è rappresentata dalla consistenza e dalla di-
namica dei mezzi patrimoniali. L’evoluzione del patrimonio aziendale non solo accom-
pagna la crescita dimensionale, ma rappresenta un elemento decisivo nella fase di svi-
luppo.
I Fondi propri vengono determinati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato eco-
nomico determinati con l’applicazione della normativa di bilancio prevista dai principi
47
contabili internazionali IAS/IFRS e tenendo conto della nuova disciplina sui fondi propri
introdotta con l’emanazione del Regolamento UE 575/2013 (CRR) e dalla Direttiva UE
36/2013 (CRD IV), nonché delle correlate disposizioni emanate dall’EBA.
I Fondi propri sono determinati come una serie di componenti positive e negative, la
cui computabilità viene ammessa in relazione alla qualità patrimoniale riconosciuta a
ciascuna di esse. Gli elementi positivi devono essere nella piena disponibilità della
banca, in modo da essere utilizzati senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle
perdite aziendali.
L’aggregato dei fondi propri è composto dal Capitale primario di Classe 1 al netto delle
deduzioni relative alle altre immobilizzazioni immateriali. Ai Fondi Propri si giunge in
seguito alla considerazione anche dei “filtri prudenziali”, intendendo con tale espres-
sione gli elementi positivi e negativi, del Capitale primario di classe 1, introdotto dalle
autorità di Vigilanza con il fine di ridurre la potenziale volatilità del patrimonio.
La nuova disciplina di Vigilanza sui fondi propri è oggetto di un regime transitorio, il
quale prevede in particolare:
✓ L’introduzione graduale di alcune nuove regole lungo un periodo generalmente di 4
anni (2014-2017);
✓ Regole di “grandfathering” che consentono la computabilità parziale degli strumenti di
capitale del patrimonio di base e del patrimonio supplementare che non soddisfano tut-
ti i requisiti prescritti dal citato Regolamento (UE) n. 575/2013 per gli strumenti patri-
moniali.
Di seguito si illustrano gli elementi che compongono, rispettivamente, il Capitale prima-
rio di Classe 1 ed il Capitale di Classe 2. In merito al Capitale di Classe 2, per comple-
tezza di informativa, si evidenzia che non vi sono elementi di capitale aggiuntivo di
classe 1 che comporti un valore difforme dal Capitale primario di Classe 1.
✓ Capitale primario di classe 1 (Common equity Tier 1 – CET 1)
Il Capitale primario di classe 1, che rappresenta l’insieme dei componenti patrimoniali di quali-
tà più pregiate, è costituito dai seguenti elementi:
- Capitale versato;
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- Sopraprezzo d’emissione;
- Riserva di utili;
- Riserve di valutazione;
- “filtri prudenziali”;
- Deduzioni, quali perdite infrannuali, avviamento e altre attività immateriali, le azioni
proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto
delle stesse, le partecipazioni significative e non nel capitale di altri soggetti del settore
finanziario detenute anche indirettamente e/o sinteticamente, le attività fiscali differite
basate sulla redditività futura.
Nella quantificazione degli anzidetti elementi, si è tenuto conto degli effetti derivanti dal
“regime transitorio”.
✓ Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1)
Gli strumenti di capitale aggiuntivo di Classe 1 ed i relativi eventuali sopraprezzi costi-
tuiscono gli elementi patrimoniali del Capitale Aggiuntivo di classe 1. Di tali elementi
devono essere portati in deduzione gli eventuali strumenti di AT1 propri detenuti anche
indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto degli stessi, nonché gli
strumenti di capitale aggiuntivo, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente,
ammessi da altri soggetti del settore finanziario. Nella quantificazione degli anzidetti
elementi deve tenersi conto degli effetti del “regime transitorio”.
Tale aggregato non rileva per la Banca, atteso che la stessa non ha emesso strumenti
di capitale le cui caratteristiche contrattuali ne consentono l’inquadramento tra gli stru-
menti di AT1.
✓ Capitale di Classe 2 (Tier 2 – T2)
Le passività subordinate le cui caratteristiche contrattuali ne consentono
l’inquadramento nel T2, inclusi i relativi eventuali sopraprezzi di emissione, costituisco-
no gli elementi patrimoniali del Capitale di Classe 2. Da tali elementi devono essere
portati in deduzione le eventuali passività subordinate proprie detenute anche indiret-
tamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto delle stesse, nonché gli strumen-
ti di T2, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del
49
settore finanziario. nella quantificazione degli anzidetti elementi deve tenersi conto an-
che degli effetti del “regime transitorio”.
Tali aggregati non rilevano per la Banca, attesa la non emissione di passività subordi-
nate.
Il 12 dicembre è stato adottato il Regolamento (UE) 2017/2395 del Parlamento Euro-
peo e del Consiglio con il quale, tra l’altro, è stata adottata una disciplina transitoria per
l’attenuazione dell’impatto sul CET 1 derivante dall’applicazione del nuovo modello di
valutazione delle perdite attese sui crediti introdotti dall’IFRS 9, in vigore a partire dal
01 gennaio 2018.
Con apposita risoluzione adottata il 6 ottobre 2016 sull’IFRS 9, il Parlamento Europeo
ha chiesto di prevedere un meccanismo di graduale introduzione volto a mitigare
l’impatto del nuovo modello di impairment. La disciplina di recente approvazione intro-
duce un nuovo articolo 473 bis al Regolamento (UE) 575/2013 sui requisiti prudenziali
per gli enti creditizi e le imprese di investimento inerente la possibilità di diluizione, su 5
anni, dell’impatto registrato a seguito dell’applicazione del nuovo modello valutativo.
Sempre in ordine alla necessità di assicurare la possibilità di mitigare un potenziale si-
gnificativo impatto negativo sul cet1, è comunque prevista la possibilità, per tutto il pe-
riodo transitorio, di modificare un’unica volta e previa autorizzazione dell’Autorità com-
petente, la scelta inizialmente adottata. Il Consiglio di Amministrazione della Banca ha
deliberato di esercitare l’opzione di diluire l’impatto rilevato in sede di First Time Adip-
tion.
Di seguito si riportano i coefficienti di adeguatezza patrimoniale al 31 dicembre 2017
Fondi propri e coefficienti di adeguatezza patrimoniale 31.12.2017 31.12.2016
A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1
– CET 1) prima dell’applicazione dei filtri prudenziali
18.122 18.122
Di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie 622 1.438
B. Filtri prudenziali del CET1(+/-)
50
C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti
del regime transitorio (A +/- B)
D. Elementi da dedurre dal CET1 -88 -45
Capitale di classe 2 (T 2) 0 0
Totale fondi propri 18.656 19.515
Attività di rischio ponderate
Rischi di credito e di controparte 5.672 5.545
Rischio operativo 1.024 1.023
Attività di rischio ponderate 83.697 82.095
A. Coefficienti di adeguatezza patrimoniale (%)
B.1 Common Equity Tier 1 Ratio 22,29% 23,77%
B.2 Tier 1 Ratio 22,29% 23,77%
B.3 Total Capital Ratio 22,29% 23,77%
La circolare 285 di Banca d’Italia ha previsto nella sez. II, par. 2, la possibilità per le
banche di non includere nei fondi propri profitti o perdite non realizzati relativi alle
esposizioni verso le Amministrazioni Centrali classificate nella categoria “attività finan-
ziarie disponibili per la vendita” e che il loro impatto alla chiusura dell’esercizio risulta
pari a 714 mila. Tale facoltà è terminata con il 31/12/2017.
L’attuale livello dei fondi propri consente alla Banca del Sud di rispettare ampiamente
la richiesta dell’Organo di Vigilanza.
51
Indice Composizione fondi propri al 31/12/2017 Importo alla data
dell’informativa
Modello transitorio per la pubblicazione delle informazioni sui fondi propri
(Allegato IV Regolamento di esecuzione (UE) n. 1423/2013)
1 Strumenti di capitale e relative riserve di sopraprezzo
azioni
18.122.000
1a di cui: azioni ordinarie 18.122.000,00
2 Utili non distribuiti 532.306
6 Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche rego-
lamentari
18.656.274
8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fi-
scali) (importo negativo
-87.528
28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario
di classe 1 (Cet1)
-87.528
29 Capitale primario di classe 1 (Cet1) 18.568.746
45 Capitale di classe 1 (T1=CET1 + AT1) 18.568.746
Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti
59 Capitale totale (TC = T1 + T2) 18.568.746
60 Totale delle attività ponderate per il rischio 83.696.941
Coefficienti e riserve di capitale
61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale
dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio)
22,29%
62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell’importo com- 22,29%
52
plessivo dell’esposizione al rischio)
63 Capitale totale (in percentuale dell’importo complessi-
vo dell’esposizione al rischio)
22,29%
64 Requisito della riserva di capitale specifica dell’ente
(requisito al capitale primario di classe 1, ai sensi
dell’articolo 92, paragrafo 1, lettera a), più requisiti
della riserva di conservazione del capitale, della ri-
serva di capitale anticiclica, della riserva di capitale
a fronte del rischio sistemico, della riserva di capi-
tale degli enti a rilevanza sistemica, in percentuale
dell’importo dell’esposizione al rischio)
1,25%
65 Di cui: requisito della riserva di conservazione del capi-
tale
1,25%
68 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve
di capitale (in percentuale dell’importo
dell’esposizione al rischio)
1,99%
53
RICONCILIAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE ATTIVO
VOCI DELL’ATTIVO VALORI DI BI-
LANCIO
IMPORTI RICONDOTTI NEI FONDI PROPRI
DELLA BANCA
Capitale
primario di
classe 1
Capitale aggiun-
tivo di classe 1
Capitale di
classe 2
10 Cassa e disponibilità liquide 3.796.506
40 Attività finanziarie disponibili
per la vendita
14.997.474
60 Crediti verso banche 14.172.750
70 Crediti verso clientela 71.796.091
110 Attività materiali 485.288
120 Attività immateriali 87.528
Di cui: dedotte dal CET 1 della
banca, al netto delle relative
passività fiscali
(87.528)
130 Attività fiscali 2.209.393
a) correnti 716.240
b) anticipate 1.493.153
di cui: basate sulla redditi-
vità futura ma non ri-
venienti da differenze
temporanee (al netto
delle relative passività
fiscali)
150 Altre attività 12.214.530
TOTALE DELL’ATTIVO 119.759.560
54
RICONCILIAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE PASSIVO
VOCI DELL’ATTIVO VALORI DI BI-
LANCIO
IMPORTI RICONDOTTI NEI FONDI PROPRI DEL-
LA BANCA
Capitale pri-
mario di clas-
se 1
Capitale aggiun-
tivo di classe 1
Capitale di
classe 2
10 Debiti verso banche 737.201
20 Debiti verso la clientela 90.499.587
30 Titoli in circolazione 317.814
80 Passività fiscali 1.869
a) correnti 0
b) differite 1.869
100 Altre passività 9.748.792
110 Trattamento di fine rapporto
del pers.
448.095
120 Fondi per rischi e oneri 0
c) altri fondi 0
130 Riserve da valutazione -745.639 11.755
160 Riserve 1.445.486 621.802,78
180 Capitale 18.122.000 18.122.000
200 Utile (perdita) di esercizio -815.645
TOTALE DEL PASSIVO E DEL
P. NETTO
119.759.560
55
Elementi non individuabili nello stato patrimoniale Ammontare rilevante ai fini dei
fondi propri
Rettifiche regolamentari al Cet 1 (757.394)
A Rettifiche di valore supplementare
B Quote riserve negative su titoli di debito AFS
C Sterilizzazione riserve positive/negative da valuta-
zione su titoli emessi dallo Stato
(757.394)
Rettifiche regolamentari all’AT 1 0
Rettifiche regolamentari al T 2 11.755
D Quota riserve positive su titoli di capitale e quote di
Oicr
11.755
56
PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE
Indice Descrizione Strumenti di Cet
1
Strumenti di
AT2
Strumenti di T2
Colonna 1 Colonna 2 Colonna 3 Colonna 4
Azioni ordinarie Strumenti di
capitale
Passività subor-
dinate
Strumento ibri-
do
1 Emittente Banca del Sud
SpA
2 Identificativo Unico N/D
3 Legislazione applica-
ta allo strumento
Legislazione
italiana
Trattamento regola-
mentare
4 Disposizioni transi-
torie del CRR
N/A
5 Disposizioni post
transitorie del CRR
Non ammissibi-
le
6 Ammissibile a livello
di singolo ente/(sub-
) consolidamento/di
singolo ente e di
(sub-
)consolidamento
7 Tipo di strumento Azionio ordinarie
ex art. 2348, c. 1
c.c.
8 Importo rilevato nel
capitale regolamen-
tare
18.122.000
9 Importo nominale
dello strumento
100
9a Prezzo di emissione N/A
9b Prezzo di rimborso N/A
57
10 Classificazione con-
tabile
Patrimonio netto
11 Data di emissione
originaria
N/A
12 Irredimibile o a sca-
denza
Irredimibile
13 Data di scadenza
originaria
Privo di scaden-
za
14 Rimborso anticipato
a discrezione
dell’emittente sog-
getto ad approvazio-
ne preventiva
dell’autorità di Vigi-
lanza
No
15 Data del rimborso
anticipato facoltati-
vo, date del rimbor-
so anticipato even-
tuale ed importo del
rimborso
N/A
16 Date successive di
rimborso anticipato,
se del caso
N/A
Cedole/dividendi
17 Dividendi/cedole fis-
si o variabili
Variabili
18 Tasso della cedola
ed eventuale indice
correlato
N/A
19 Presenza di un mec-
canismo di “divi-
dend stopper”
No
20a Pienamente discre-
zionale, parzialmente
Pienamente di-
screzionale
58
discrezionale o ob-
bligatoria (in termini
di tempo)
20b Pienamente discre-
zionale, parzialmente
discrezionale o ob-
bligatorio (in termini
di importo)
Pienamente di-
screzionale
21 Presenza di “step
up” o di altro incen-
tivo al rimborso
No
22 Non cumulativo o
cumulativo
Non cumulativi
23 Convertibile o non
convertibile
Non convertibile
24 Se convertibile,
evento(i) che deter-
mina(no) la conver-
sione
N/A
25 Se convertibile, in
tutto o in parte
N/A
26 Se convertibile, tas-
so di conversione
N/A
27 Se convertibile, con-
versione obbligato-
ria o facoltativa
N/A
28 Se convertibile, pre-
cisare il tipo di stru-
mento nel quale la
conversione è pos-
sibile
N/A
29 Se convertibile, pre-
cisare l’emittente
dello strumento nel
quale viene converti-
N/A
59
to
30 Meccanismi di svalu-
tazione
No
31 In caso di meccani-
smo di svalutazione,
evento (i) che o de-
terminano
N/A
32 In caso di svaluta-
zione, totale o par-
ziale
N/A
33 In caso di svaluta-
zione, permanente o
temporanea
N/A
34 In caso di svaluta-
zione temporanea,
descrizione del mec-
canismo di rivaluta-
zione
N/a
35 Posizione nella ge-
rarchia di subordi-
nazione in caso di
liquidazione
N/A
36 Caratteristiche non
conformi degli stru-
menti che beneficia-
no delle disposizioni
transitorie
N/A
37 In caso affermativo,
specificare le carat-
teristiche non con-
formi
N/A
60
Sezione 4 - REQUISITI DI CAPITALE
Secondo quanto stabilito dalla normativa del Secondo Pilastro, le banche devono periodica-
mente valutare la propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, ampliando la
gamma dei rischi da computare rispetto al Primo Pilastro.
La suddetta attività è svolta nell’ambito del processo ICAAP (Internal Capital Adequacy As-
sessment Process), la cui responsabilità è rimessa interamente all’”organo con funzione di
supervisione strategica, che ne definisce in piena autonomia il disegno e l’organizzazione,
secondo le rispettive competenze e prerogative”.
Nella seduta del 28 aprile 2017, il Consiglio di Amministrazione ha approvato in resoconto
ICAAP, ritenendo adeguata la patrimonializzazione sia in ottica attuale che prospettica.
Ai fini di una concreta applicazione del principio di proporzionalità, la Banca d’Italia ha suddi-
viso gli istituti bancari in tre classi differenti a seconda delle dimensioni e della complessità
operativa. Banca del Sud risulta rientrare nella classe 3, relative a “Gruppi di banche o ban-
che che utilizzano metodologie standardizzate, con attivo, rispettivamente, consolidato o indi-
viduale, pari o inferiore a 3,5 miliardi di euro”.
Sono inclusi nel perimetro di riferimento ICAAP i seguenti rischi di I e II pilastro, con le relative
metodologie indicate nella seguente tabella:
CATEGORIA TIPOLOGIA DI RISCHIO METODOLOGIA
I Pilastro Rischio di credito e controparte Metodo standardizzato
Rischi operativo Metodo base (BIA)
II Pilastro
Rischio di concentrazione Granularity Adjustment
Rischio di tasso d’interesse Approccio standard
Rischio di liquidità Indicatore LCR Basilea III
Rischio di eccessiva leva finan-
ziaria
Levarage ratio
61
Rischio residuo Metodologia interna
La tavola illustra sinteticamente i metodi applicati per la valutazione dell’adeguatezza patri-
moniale, fornendo inoltre le misure dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi individuati.
Il processo ICAAP si articola in 5 sotto-attività di seguito puntualmente dettagliate:
1. Individuazione dei rischi rilevanti e loro gestione: l’identificazione dei rischi cui la
Banca è esposta avviene da parte del Risk manager che, per questa attività, affianca e
collabora con il Direttore Generale. Sulla base delle diverse metodologie qualitative e
quantitative di misurazione dei rischi, viene aggiornata la mappa dei rischi rilevanti.
2. Misurazione/valutazione dei rischi rilevati e calcolo del relativo capitale interno:
la Banca definisce le metodologie di misurazione, valutazione e gestione dei rischi;
Con riferimento ai rischi di I pilastro, le metodologie di misurazione sono quelle utilizza-
te a fini di Vigilanza prudenziale. Con riferimento ai rischi di II pilastro, essi vengono
misurati attraverso le metodologie previste per le banche di classe 3 ed attraverso un
approccio judgemental volto alla definizione di tecniche di valutazione ed attenuazione
del rischio considerato.
3. Calcolo del capitale interno complessivo e raccordo con il capitale regolamenta-
re: in aderenza a quanto stabilito dalla normativa di riferimento, la banca calcola il ca-
pitale interno complessivo secondo un approccio building block, che consiste nel
sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi di I pilastro l’eventuale capitale in-
terno relativo agli altri rischi rilevanti evidenziati di II pilastro.
La banca poi effettua l’operazione di raccordo tra capitale interno complessivo e requi-
siti regolamentari.
4. Determinazione del capitale complessivo e riconciliazione con i fondi propri:
la banca analizza tutte le componenti patrimoniali disponibili al fine di quantificare il
capitale complessivo disponibile. L’attività successiva consiste nella riconciliazione tra
fondi propri e Capitale Interno Complessivo.
62
5. Gestione e manutenzione del processo ICAAP: la Banca verifica che il capitale
complessivo sia sufficiente alla copertura del fabbisogno di Capitale Interno Comples-
sivo precedentemente determinato. Nel caso emerga una situazione di insufficienza,
essa viene subito comunicata ai vertici aziendali.
L’intero processo ICAAP viene sottoposto alla verifica della funzione Internal Audit e
dell’organo con funzione di controllo, ed entrambi formalizzano apposita relazione. Il
processo viene poi sottoposto all’approvazione del Consiglio di amministrazione.
Sezione 5 – RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO
In generale, per tutte le esposizioni al rischio creditizio, la banca conduce nel continuo
analisi e valutazioni, volte a classificare le esposizioni, ove ritenuto opportuno, tra le cate-
gorie di rischio del credito deteriorato. In base alla normativa di Vigilanza in essere alla
data di riferimento del presente documento e delle disposizioni interne, le esposizioni de-
teriorate sono suddivise nelle seguenti categorie:
✓ Sofferenze: indicando con esse i debitori in grave difficoltà di lungo periodo o in stato di
insolvenza insanabile, anche se non ancora accertata in sede giudiziaria;
✓ Inadempienze probabili: rientrano all’interno di tale categoria le esposizioni per le quali
la Banca giudichi improbabile che, senza il ri
✓ corso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in
linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie.
✓ Esposizioni scadute e/o sconfinate: debitori che alla data di riferimento presentano
crediti scaduti/sconfinati da oltre 90 giorni;
I crediti non compresi nelle su elencate classificazioni sono da considerare in bonis. Tra i
crediti in bonis vengono anche ricomprese le esposizioni sconfinate entro 90 giorni, non-
ché i crediti sottoposti a misure di concessione ed il cui andamento non ne comporta la
classificazione in altri status. Essi vengono svalutati attraverso la metodologia forfettaria,
così come previsto per i crediti in bonis.
63
In merito alle procedure di svalutazione, la banca opta per una quantificazione di dubbio
esito del 10% per i crediti scaduti/sconfinati e del 28% per le inadempienze probabili, men-
tre per le sofferenze il dubbio esito viene stimato in maniera analitica tenendo conto di:
• Tipologia di procedura attivata ed esito delle fasi già esperite;
• Relazione sull’andamento dell’azione da parte del legale esterno;
• Stima del tempo medio di recupero;
• In caso di garanzie ipotecarie, valore di pronto realizzo stimato tenendo conto del
valore peritale aggiornato al netto di uno scarto prudenziale di almeno il 15% le-
gato alle attuali condizioni sfavorevoli del mercato immobiliare;
• In caso di garanzie finanziarie, valore di pronto realizzo delle attività finanziarie
tenendo conto di adeguati scarti prudenziali legati alla natura del prodotto ed al ri-
schio di controparte;
Le tabelle riportate nella seguente sezione sono tratte dal bilancio al 31 dicembre 2017, parte
E della nota integrativa. Si ritiene che i valori di fine periodo siano rappresentativi delle espo-
sizioni al rischio della Banca durante il periodo di riferimento.
Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità
creditizia (valori di bilancio)
(Dati espressi in migliaia di euro)
PORTAFOGLI/QUALITÀ soffe-renze.
inadem. probabili
esposiz. scadute deterior.
esposiz. scadute
non deter.
Altre esp. non deter.
Totale
1. Att. fin. disp. per vendita 14.997 14.997
2. Att. fin. det. sino a scad.
3. Crediti verso banche 14.173 14.173
4. Crediti verso clientela 4.675 5.838 2.139 4.224 54.919 71.796
5. Att. fin. valut. fair value
6. Att. fin. in corso dismiss.
2017 4.675 5.838 2.139 4.224 84.089 100.966
2016 3.755 4.360 1.536 6.298 91.099 107.048
64
Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori lordi e netti)
(importi espressi in migliaia di euro)
PORTAFOGLI/QUALITÀ
attività deteriorate attività non deteiorate totali esposiz.
nette esposiz.
lorde rettif.
specif. esposiz.
nette esposiz.
lorde rettif.
di port. esposiz.
nette
1. Att. fin. disp. per vendita 14.997 14.997 14.997
2. Att. fin. det. sino a scad.
3. Crediti verso banche 14.173 14.173 14.173
4. Crediti verso clientela 22.786 10.133 12.653 59.603 459 56.143 71.796
5. Att. fin. valut. fair value
6. Att. fin. in corso dismiss.
2017 22.786 10.133 12.653 88.773 459 85.313 100.966
2016 16.630 6.980 9.650 98.021 616 97.405 107.055
Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso banche (valori lordi, netti e fasce
di scaduto)
(importi espressi in migliaia di euro)
TIPOLOGIA ESPOSI-ZIONE/VALORI
Esposizione lorda
Esposiz. netta
Attività deteriorate
Att
ività
no
n d
ete
rio
-
rate
Rettifiche di valore specifico
Rettifiche di valore di portaf.
Fin
o a
3
me
si
Da o
ltre
3
me
si fin
o a
6 m
esi
Da o
ltre
6
me
si fin
o a
1 a
nno
Oltre
1 a
nn
o
A. ESP. PER CASSA
a) Sofferenze - di cui: esposizioni ogget-to di concessioni
b) Inadempienze probabili - di cui: esposizioni ogget-to di concessioni
c) Esposizioni scadute de-teriorate
- di cui: esposizioni ogget-
65
to di concessioni
d) Esposizioni scadute non deteriorate
- di cui: esposizioni ogget-to di concessioni
e) Altre esposizioni non deteriorate
14.617 14.617
- di cui: esposizioni ogget-to di concessioni
Totale A 14.617 14.617
B. ESP. FUORI BI-LANCIO
a) deteriorate
b) non deteriorate 188 188
Totale B 188 188
TOTALE A + B 14.805 14.805
Esposizioni creditizie per cassa verso banche – dinamica delle esposizioni deteriorate e soggette a “rischio paese” lorde: Le esposizioni per cassa verso banche sono tutte in bonis Esposizioni creditizie per cassa verso banche – dinamica delle terrifiche di valore complessive: Le esposizioni per cassa verso Banche sono tutte in bonis
66
Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela (valori lordi, netti e fa-sce di scaduto)
(dati espressi in migliaia di euro)
TIPOLOGIA ESPOSI-ZIONE/VALORI
Esposizione lorda
Esposiz. netta
Attività deteriorate
Att
ività
no
n d
ete
rio
-
rate
Rettifiche di valore specifico
Rettifiche di valore di portaf.
Fin
o a
3
me
si
Da o
ltre
3
me
si fin
o a
6 m
esi
Da o
ltre
6
me
si fin
o a
1 a
nno
Oltre
1 a
nn
o
A. ESP. PER CASSA
a) Sofferenze 1.071 8.231 5.695 3.607 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 720 -376 344
b) Inadempienze probabili 2.174 966 2.309 39 1.232 4.256 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 843 714 1.218
620 2.155
c) Esposizioni scadute dete-riorate 319 524 604 303 123 1.628 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 125 12 7 13 11 146
d) Esposizioni scadute non deteriorate
6.413 107 6.306 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni
e) Altre esposizioni non de-teriorate
67.863 429 67.434
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni
228 1 227
Totale A 2.494 1.490 3.984 8.573 74.276 7.050 536 83.231
B. ESP. FUORI BILAN-CIO
10
a) deteriorate 10 4.299
b) non deteriorate 4.302 3
Totale B 10 4.302 3 4.309
TOTALE A + B 2.504 1.490 3.984 8.573 78.578 7.050 539 87.524
67
Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni deteriorate lorde
CAUSALI/CATEGORIE Sofferenze Inadempienze
probabili
Esposizione scadute
deteriorate
A. ESPOSIZIONE LORDA INIZIALE 9.301 5.488 1.751
di cui: esposizioni cedute non cancell.
B. VARIAZIONI IN AUMENTO 3.161 4.829 2.220
B1. Ingressi da esposizioni creditizie in bonis 2.509 4.610 2.220
B2. Trasferimento da altre categorie di esposizioni deteriorate 516 219
B3. Altre variazioni in aumento 137
C. VARIAZIONI IN DIMINUZIONE 660 1.812 1.751
C1. Uscite verso esposizioni. crediti-zie in bonis 1.115 1340
C2. Cancellazioni 103
C3. Incassi 660
C4. Realizzi per cessioni
C5. Perdite da cessione
C6. Trasferimento da altre categorie di esposizioni deteriorate 324 411
C7. altre variazioni in diminuzione 270
D. ESPOSIZIONE LORDA FINALE 11.802 5.805 2.220
di cui: esposizioni cedute non cancell.
68
Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
(dati espressi in migliaia di euro)
CAUSALI/CATEGORIE Sofferenze Inadempienze pro-
babili Esposizioni scadute de-
teriorate
Totale
Di cui: esposizioni oggetto di concessioni
Totale
Di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
Totale
Di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
A. RETTIFICHE COMPL. INIZIALI 5.695 1.232 123 di cui: esposizioni cedute non cancellate
B. VARIAZIONI IN AU-MENTO 2.638 2.250 222 9
B.1. rettifiche di valore 2.541 2.250 222 9
B.2. perdite da cessione
B.3. trasferim.da altre ca-tegorie di esposiz, deter. 97
B.4. altre variazioni in au-mento
C. VARIAZIONI IN DIMI-NUZIONE 672 1.232 123
C.1. riprese di valore da valutazione 545 827
C.2. riprese di valore da incasso 127 13
C.3. utili da cessioni 13
C.4. cancellazioni 97
C.5. trasferim. ad altre ca-tegorie di esposiz, deter. 282 219
C.6.altre variazioni in dimi-nuzione 14
D. RETTIFICHE COM-PLESSIVE FINALI 7.661 1.233 123 9 di cui: esposizioni cedute non cancellate
69
Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela
(valori di bilancio)
ESPOSIZIO-NI/CONTROPARTI
Governi altri enti pubblici società finanziarie
(A) (B) (C) (A) (B) (C) (A) (B) (C)
A ESPOSIZ. PER CASSA
A.1 sofferenze 3 11 - di cui: esposizioni oggetto di con-cessioni
A.2 inadempienze probabili - di cui: esposizioni oggetto di con-cessioni
A.3 esposizioni scadute deter. 1 - di cui: esposizioni oggetto di con-cessioni
A.4 esposizioni non deteriorate 11.669 142 - di cui: esposizioni oggetto di con-cessioni
TOTALE A 11.670
B ESPOSIZ. FUORI BIL.
B.1 sofferenze
B.2 inadempienze probabili
B.3 altre attività deteriorate
B.4 esposizioni non deteriorate
TOTALE B
2017 (A + B) 11.670 145 11
2016 (A + B) 10.890 44 11
ESPOSIZIO-NI/CONTROPARTI
impr. assic. imprese non finanzia-
rie altri soggetti
(A) (B) (C) (A) (B) (C) (A) (B) (C)
A ESPOSIZ. PER CASSA
A.1 sofferenze 3.793 6.206 880 772 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 192 371 179 70
A.2 inadempienze probabili 5.511 2.824 328 126 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 1.817 690 145 56
A.3 esposizioni scadute deter. 1.352 169 787 74 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 310 54 42 5
A.4 esposizioni non deter. 5.060 38 45.764 378 8.429 43 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni
70
TOTALE A 5.060 38 56.419 9.198 378 10.423 923 43
B ESPOSIZ. FUORI BIL.
B.1 sofferenze 16 1
B.2 inadempienze probabili
B.3 altre attività deteriorate 9 1
B.4 esposizioni non deterior. 861 3 3.510
TOTALE B 877 1 3 3.519 1
2017(A + B) 5.060 38 57.296 9.199 381 13.942 924 43
2016(A + B) 5.000 57.776 5.920 558 13.250 1.048 61 Legenda: (A): esposizioni nette; (B): rettifiche di valore specifiche; (C): rettifiche di valore di portafoglio.
B.2 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio
verso clientela (valori di bilancio)
ESPOSIZIONI/AREE GEOGRA-FICHE
Italia altri eu-
rop. America Asia
res.mondo
(A) (B) (A)
(B) (A) (B) (A) (B) (A) (B)
A. ESPOSIZ. PER CASSA 83.110 7.604 75 30
A.1 sofferenze 3.755 5.546
A.2 inadempienze probabili 4.360 1.261
A.3 esposizioni scadute det. 1.536 173
A.4 esposizioni non deteriorate 73.459 624 75 30
B. ESPOSIZ. FUORI BIL. 3.746 3
B.1 sofferenze
B.2 inadempienze probabili
B.3 altre attività deteriorate 10
B.4 esposizioni non deteriorate 3.736 3
2017 (A + B) 86.856 7.607 75 30
2016 (A + B) 73.545 5.102
B.2.1 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio
verso clientela (valori di bilancio)
(dati espressi in migliaia di euro)
ESPOSIZIONI/AREE GEOGRA-FICHE
Italia Nord Ovest
Italia Nord Est
Italia Centro Italia Sud e Iso-
le
(A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B)
A. ESPOSIZ. PER CASSA 3.724 59 3.377 23,5 18.695 1.384 57446 9.125
A.1 sofferenze 860 604 3.815 6.336
A.2 inadempienze probabili 80 31 1.511 722 4.247 2.196
71
A.3 esposizioni scadute det. 8 1 5 0,5 36 4 2.091 238
A.4 esposizioni non deteriorate 3.636 27 3.372 23 16.288 54 47.293 355
B. ESPOSIZ. FUORI BIL. 240 0,4 185 1,3 3.971 3
B.1 sofferenze 16 1
B.2 inadempienze probabili
B.3 altre attività deteriorate 9 1
B.4 esposizioni non deteriorate 240 0,4 176 0,3 3.955 2
2017 (A + B) 3.724 59 3.617 23,9 18.880 1.385 61.417 9.128
2016 (A + B)
Legenda: (A): esposizioni nette; (B): rettifiche di valore specifiche;
1. Portafoglio bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie
Valuta di denominazione: euro
TIPOLOGIA/DURATA RESIDUA
A vista Fino a 3
mesi
Da oltre
3 mesi
fino a 6
mesi
Da oltre
6 mesi
fino a 1
anno
Da oltre
1 anno
fino a
5anni
Da oltre
5 anni
fino a
10 anni
Oltre 10
anni
Durata
inde-
termina-
ta
1.Attività per cassa 48.613 28.909 787 490 646 10.081 6.460
1.1Titoli di debito 310 131 101 268 4.829 6.454
-con opzioni di rimborso anticip.
-altri 310 131 101 268 4.829 6.454
1.2 Finanziamenti a banche 10.927 3.245
1.3Finanziamenti a clientela 37.686 25.353 656 389 378 5.252 6
-conti correnti 18.213 2.530
-altri finanziamenti 19.473 25.353 656 389 378 2.722 6
-con opzione di rimborso anticipato 17.908 2.874 394 389 378 159 6
-altri 1.564 22.480 262 2.563
2.Passività per cassa 89.548 1.486 399 70 50
2.1 Debiti verso clientela 88.790 1.390 319
-conti correnti 74.200
-altri debiti 14.591 1.390 319
-con opzione di rimborso anticipato
-altri 14.591 1.390 319
2.2Debiti verso banche 737
-conti correnti 737
-altri debiti
2.3Titoli di debito 20 96 80 70 50
-con opzione di rimborso anticip.
-altri 20 96 80 70 50
2.4Altre passività
-con opzione di rimborso anticip.
-altri
3.Derivati finanziari
72
3.1Con titolo sottostante
-Opzioni
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
-Altri derivati
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
3.2 Senza titolo sottostante
-Opzioni
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
-Altri derivati
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
4.Altre operazioni fuori bilancio
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
Rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti: composizione
OPERAZIONI/COMPONENTI REDDITUALI
rettifiche di valore riprese di valore
2017 2016 specifiche di
port specif. di portaf.
canc. altre (A) (B) (A) (B)
A. CRED. VERSO BANCHE
Finanziamenti
Titoli di debito
B. CRED. V. CLIENTELA 74 4.862 2 442 1.355 76 3.063 2.517
Crediti deterior. acquistati
Finanziamenti 74 4.866 2 442 1.355 76 3.063 2.517
Titoli di debito
C. ALTRI CREDITI
Finanziamenti
Titoli di debito
74 4.862 2 442 1.355 76 3.063 2.517
73
Al 31 dicembre 2017 i Grandi Rischi (Esposizioni di importo pari o superiore al 10% dei Fondi
Propri) sono costituiti da n. 7 posizioni, di cui n. 5 riferite a depositi presso altre istituzioni fi-
nanziarie e n. 2 per sottoscrizione di polizze assicurative, per un’esposizione complessiva pa-
ri ad euro 15,87 milioni.
Sezione 6 - Uso delle Ecai
La banca non utilizza valutazioni del merito creditizio rilasciate da Ecai o Eca, adottando
l’approccio semplificato, che ha prudenzialmente comportato l’applicazione del fattore di
ponderazione pieno a tutte le esposizioni, ad eccezione di quelle per le quali la normativa
prevede fattori differenti.
Rettifiche di valore nette per deterioramento di attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione
OPERAZIONI/COMPONENTI REDDITUALI
RETTIFICHE DI VALORE (1)
RIPRESE DI VALORE (2) TOTALE TOTALE
Specifiche Specifiche
Cancellazioni Altre A B 31/12/2017 31/12/2016
A. Titoli di debito
B. Titoli di capitale -- --
C. Quote O.I.C.R. --
D. Finanziamenti a banche -24.576,34 -24.576,34
E. Finanziamenti a clientela
F. Totale -24.576,34 -24.576,34
Legenda
A = Da interessi B = Altre riprese
74
Sezione 7 – Attività vincolate e non vincolate
Modello A - Attività
Valore contabi-
le delle attività
vincolate
Valore equo
delle attività
vincolate
Valore contabile
delle attività non
vincolate
Valore equo
delle attività
non vincolate
Attività dell’ente
segnalazione
3.793 3.132
Titoli di debito 1.264 1.313 10.162 10.552
Altre attività 104.541
Conformemente a quanto indicato sugli orientamenti ABE in materia di informativa sulle attivi-
tà vincolate e su quelle non vincolate, nel modello A sono state incluse le attività iscritte in bi-
lancio che sono state impegnate o trasferite senza essere eliminate contabilmente o altrimenti
vincolate, nonché le garanzie reali ricevute che sono rilevate in bilancio.
Modello C – Attività vincolate/garanzie reali ricevute e passività associate
(importi espressi in migliaia di euro)
Passività corrispondenti
passività potenziali o titoli
dati in prestito
Attività, garanzie reali ricevute
e titoli di debito propri emessi
diversi dalle obbligazioni ga-
rantite e da ABS vincolate
Valore contabile delle
passività finanziarie se-
lezionate
1.202 1.196
GARANZIE REALI RICEVUTE
Dati in migliaia di euro
Forme tecniche Impegnate Non impegnate
Totale (T) di cui: vinco- di cui: non vin-
75
labili colabili
1. Strumenti di capitale
2. Titoli di debito
3. Altre garanzie reali ricevute
4. Titoli di debito proprio
emessi diversi dalle obbli-
gazioni garantite proprie o
da ABS
570
44.005
570
44.005
44.575 44.575
Sezione 8 - Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito
Al 31 dicembre 2017 la banca aveva, tra le altre, esposizioni che risultavano completa-
mente garantite da garanzie reali eleggibili ai fini delle tecniche di crediti risk mitigation
(CMR).
76
In termini di politica creditizia l’istituto pone grande risalto alla necessità di acquisire
garanzie necessarie per la riduzione della rischiosità del portafoglio crediti.
Le forme tecniche richieste alla clientela sono:
o Rilascio di fideiussioni personali;
o Rilascio di ipoteche immobiliari;
o Rilascio di pegni su titoli o denaro;
o Rilascio di garanzie da parte dei consorzi di garanzia.
77
In merito al rilascio di garanzie personali, come da regolamento interno, è previsto il ri-
lascio con uno scarto del 40% rispetto all’accordato concesso.
Tali garanzie vengono monitorate costantemente attraverso verifiche svolte dalle fun-
zioni di controllo, consistenti nel valutare l’efficacia delle medesime attraverso la consi-
stenza patrimoniale e reddituale.
In merito alle garanzie reali, oltre a verifiche tese a valutare la conformità delle perizie
rispetto agli standard nazionali/internazionali, il valore degli immobili posti a garanzia
viene osservato annualmente (immobili non residenziali) ed ogni tre anni (immobili re-
sidenziali) attraverso aggiornamenti delle valutazioni fatte da professionisti esterni ed
indipendenti dalla banca.
Sezione 9 - Rischio di controparte
Il rischio di controparte è rappresentato dalla possibilità che la controparte di una tran-
sazione avente ad oggetto determinati strumenti finanziari (derivati finanziari e creditizi
negoziati fuori borsa - over the counter; operazioni pronti contro termine attive e passi-
ve su titoli e merci e concessioni o assunzioni di titoli o merci in prestito e finanzia-
menti con margini - security financing transactions; operazioni con regolamento a lun-
go termine - long settlement transactions) risulti inadempiente prima del regolamento
della transazione stessa.
Per la banca, le operazioni che possono determinare rischi di controparte sono circo-
scrivibili a pronti contro termine attivi e passivi su titoli e merci.
In sostanza, il rischio di controparte si configura come una particolare fattispecie del ri-
schio di credito, che può generare perdite se le transazioni poste in essere con una de-
terminata controparte hanno un valore positivo al momento dell’insolvenza.
La banca utilizza, per il calcolo del valore delle esposizioni a rischio, il metodo sempli-
ficato.
Ai fini della misurazione dei relativi assorbimenti patrimoniali, i valori delle esposizioni
della banca vengono classificati nei portafogli regolamentari nell’ambito della metodo-
logia standardizzata del rischio di credito.
78
La scelta delle controparti e l’operatività in titoli è in capo al Direttore Generale sulla
base delle linee guida del Regolamento della finanza.
Sezione 10 - Rischio operativo
Il rischio operativo è il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione
di procedure, risorse umane, sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tali tipo-
logie le seguenti fattispecie:
• Frodi;
• Errori umani;
• Interruzioni operatività;
• Indisponibilità dei sistemi;
• Inadeguata esecuzione dei processi;
• Inadempienze contrattuali;
• Catastrofi naturali;
Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e
reputazionali.
La banca, azienda con articolazioni organizzative e di processo relativamente complesse e
con un utilizzo massivo di sistemi informativi a supporto delle attività produttive, risulta espo-
sta al rischio operativo, alla cui misurazione è tenuta per ragioni regolamentari.
L’organo amministrativo ha deliberato di adottare il metodo base per fronteggiare questo tipo
di rischio, procedendo alla sua determinazione mediante l’applicazione del coefficiente rego-
lamentare del 15% alla media dei margini di intermediazione registrati negli ultimi tre esercizi.
2017 2016
Rischio operativo 1.024 1.023
79
Sezione 11 - Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negozia-
zione
Le operazioni in titoli poste in essere nel corso del 2017 sono state realizzate sostanzialmen-
te per impiegare eccedenze di liquidità. Le poche transazioni effettuate hanno riguardato pre-
valentemente acquisti e vendite di titoli di Stato.
Con riferimento alle esposizioni in strumenti di capitale inclusi nel portafoglio della banca, si
riportano le seguenti informazioni:
valori di bilancio e fair value (valori di mercato);
utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento, a seguito di cessioni e
di liquidazioni;
plus/minusvalenze totali non realizzate (registrate nello stato patrimoniale);
totali delle plus/minusvalenze di cui sopra inclusi nel patrimonio di base ovvero in quello
supplementare.
Attività e passività valutate al fair value su base ricorrente: ripartizione per livelli del fair value
ATTIVITA’/PASSIVITA’ MISURATE AL FAIR VALUE
2017 2016
liv. 1 liv. 2 liv. 3 liv. 1 liv. 2 liv. 3
1. Attività finanz. detenute per negoziaz.
2. Attività finanziarie valutate al fair value
3. Attività finanziarie disponibili per vendita 12.140 2.858 11.063 472
4. Derivati di copertura
5. Attività materiali
6. Attività immateriali
12.140 2.858 11.063 472
1. Passività finanz. detenute per negoziaz.
2. Passività finanz. valutate al fair value
3. Derivati di copertura
80
legenda: L1 = livello 1:quotazioni senza aggiustamenti rilevate sul mercato attivo (secondo la definizione data dallo Ias 39) per le attività e le passività oggetto di valutazione; L2 = livello 2: input diversi dai prezzi quotati di cui al punto precedente, che sono osservabili direttamente (prezzi) o indirettamente (derivati dai prezzi, come ad esempio: tassi di interesse, curve di rendimento, volatilità, ecc.); L3 = livello 3:input che non sono basati su dati di mercato osservabili.
In seguito alla cessione di attività finanziarie avvenuta nel corso del 2017, la Banca ha conta-
bilizzato profitti su vendite per 131 mila euro.
Utili (Perdite) da cessione/riacquisto: composizione
VOCI/COMPONENTI REDDITUALI
2017 2016
Utili perdite ris. netti Utili perdite ris. netti
ATTIVITÀ FINANZIARIE 181 -50 131 699 699
1. Crediti verso banche
2. Crediti verso clientela
3. Att. fin. disp. per vendita 181 -50 131 699 699 3.1 Titoli di debito 181 -50 131 699 699
3.2 Titoli di capitale
3.3 Quote di O.I.C.R.
3.4 Finanziamenti
4. Att. fin. det. sino a scad.
PASSIVITÀ FINANZIARIE
1. Debiti verso banche
2. Debiti verso clientela
3. Titoli in circolazione
Sezione 12 - Rischio di tasso d’interesse sulle posizioni non incluse nel portafo-
glio di negoziazione
La banca ha proseguito, nel 2017, una moderata attività di investimenti in titoli; come già
accennato, i titoli di debito acquistati sono stati classificati fra le attività finanziarie disponibili
per la vendita. La liquidità generata dalla raccolta, unita a quella derivata dal patrimonio non
investito, è stata canalizzata, in misura predominante, verso gli impieghi fruttiferi a favore
81
della clientela; la rimanente parte delle disponibilità finanziarie è stata depositata sul merca-
to interbancario e, di essa, una quota significativa, in depositi vincolati a breve termine ed a
tasso fisso.
L’esposizione globale della banca ai rischi di tasso di interesse risulta dunque contenuta e
riguarda il rischio di variazione dei saggi di interesse ai quali sono legati i rendimenti degli
strumenti del portafoglio di proprietà e degli impieghi a tasso variabile verso la clientela,
perseguendo in tal senso l’obiettivo di mitigazione della sensibilità del margine di interesse
e del valore del patrimonio alle fluttuazioni dei parametri di mercato.
Al 31 dicembre 2017 non sussistevano rischi di interesse e di prezzo legati ad un porta-
foglio di negoziazione di vigilanza in quanto la banca non deteneva titoli classificati nelle
categorie di trading. Non esiste inoltre un portafoglio titoli AFS, avendo la banca smobi-
lizzato tutti i titoli di proprietà prima della chiusura dell’esercizio.
Le fonti del rischio di tasso d’interesse a cui è esposta la banca sono prevalentemente rap-
presentate dai processi del credito, della raccolta, essendo il portafoglio bancario costituito
prevalentemente da crediti e dalle varie forme di raccolta da clientela.
Per quanto attiene la metodologia di misurazione del rischio e di quantificazione del corri-
spondente capitale interno, esso viene calcolato secondo le indicazioni della Circolare Ban-
ca d’Italia n. 285/2013. Tale metodologia si basa su alcuni step di seguito riportati:
1. definizione del portafoglio bancario: il complesso delle attività e delle passività non
rientranti nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza (a sua volta, costituito dal
complesso delle posizioni, in proprio e derivanti da servizi alla clientela o di supporto agli
scambi - market making - intenzionalmente destinate a una successiva dismissione a
breve termine e/o assunte allo scopo di beneficiare, nel breve termine, di differenze tra i
prezzi di acquisto e i prezzi di vendita, o di altre variazioni di prezzo o di tasso di interes-
se)
82
2. determinazione delle valute rilevanti: valute il cui peso, misurato come quota sul totale
dell’attivo oppure sul passivo del portafoglio bancario, risulti superiore al 5%. Ciascuna
valuta rilevante definisce un aggregato di posizioni; le valute il cui peso è inferiore al 5%
sono aggregate fra loro;
3. classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali: sono definite 14 fa-
sce temporali. Le attività e le passività a tasso fisso sono classificate in base alla loro vi-
ta residua; quelle a tasso variabile, sulla base della data di rinegoziazione del tasso di in-
teresse. Specifiche regole di classificazione sono previste per alcune attività e passività;
4. ponderazione delle esposizioni nette di ciascuna fascia: in ciascuna fascia, le posi-
zioni attive e passive sono compensate, ottenendo così posizioni nette. La posizione
netta per fascia è moltiplicata per il corrispondente fattore di ponderazione; questi ultimi
sono calcolati come prodotto tra una approssimazione delle duration modificate, relative
alle singole fasce ed una variazione ipotetica dei tassi (pari a 200 punti base per tutte le
fasce);
5. somma delle esposizioni nette ponderate delle diverse fasce: l’esposizione pondera-
ta netta dei singoli aggregati approssima la variazione di valore attuale delle poste, de-
nominate nella valuta dell’aggregato, nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato;
6. aggregazione nelle diverse valute: attraverso la somma dei valori assoluti delle espo-
sizioni ponderate nette per aggregato. Il valore ottenuto rappresenta la variazione di va-
lore economico aziendale a fronte dello scenario ipotizzato;
7. determinazione dell’indicatore di rischiosità: rappresentato dal rapporto tra il valore
somma ottenuto e il valore del patrimonio ai fini di vigilanza. La Banca d’Italia pone, co-
me soglia di attenzione, un valore pari al 20%. La banca è quindi tenuta a valutare
l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi pari a 200 punti base sull’ esposizione al ri-
schio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario. Nel caso in cui si determini
una riduzione del valore economico della banca superiore al 20% dei fondi propri, la
Banca d’Italia approfondisce con la banca i risultati e si riserva di adottare opportuni in-
terventi.
83
La Banca, dalle analisi condotte risulta esposta ad un ribasso dei tassi d’interesse in quanto
la struttura delle posizioni nette sulle varie fasce di scadenza, è sbilanciata a favore delle
passività.
Una variazione dei tassi di mercato di - 200 punti base ha un impatto sui Fondi propri pari a
1.003 mila euro.
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO Valori al 31.12.2017
Capitale interno a fronte del rischio tasso 1.003
Fondi propri 18.656
Indice di rischiosità 5,37 %
Soglia limite definita dalla normativa 20%
Sezione 13 - Politica di remunerazione
In data 18 novembre 2014 la Banca d’Italia ha emanato nuove disposizioni in materia di “poli-
tiche e prassi di remunerazione ed incentivazione” per le banche e gruppi bancari. Le dispo-
sizioni recepiscono le previsioni contenute nella direttiva europea CRD IV (direttiva
2013/36/UE) e gli indirizzi elaborati in ambito internazionale.
I sistemi retributivi non devono essere in contrasto con gli obiettivi e i valori aziendali, le stra-
tegie di lungo periodo e le politiche di prudente gestione del rischio della banca, coerente-
mente con quanto definito nell’ambito delle disposizioni sul processo di controllo prudenziale.
In particolare, le forme di retribuzione incentivante, basata su strumenti finanziari (stock op-
tion) devono essere coerenti con il quadro di riferimento per la determinazione della propen-
sione al rischio (Risk appetite Framework – RAF) e con le politiche di governo e gestione dei
rischi.
Ai fini della nozione di personale “rilevante”, individuato nell’ambito del Regolamento sulle po-
litiche di remunerazione, rientrano: i componenti degli organi con funzione di supervisione
strategica, gestione e controllo ed il Responsabile Commerciale. Il personale più rilevante del-
84
la Banca del Sud, cioè le “categorie di soggetti la cui attività professionale ha o può avere un
impatto rilevante sul profilo di rischio della Banca” è identificato, a seguito dell’analisi, da par-
te della Funzione Segreteria Personale, dei criteri di cui al Regolamento delegato (UE) n. 604
del 4 marzo 2014.
Con riferimento alla politica di remunerazione, i compensi devono essere di livello adeguato
alle significative responsabilità e all’impegno connesso al ruolo.
La Direttiva Europea CRD IV introduce un limite massimo di 1:1 al rapporto tra la componente
variabile e quella fissa della remunerazione: la norma è volta ad evitare compensi variabili
estremamente elevati e sbilanciati rispetto a quelli fissi, che potrebbero favorire l’assunzione
eccessiva di rischi e non essere coerenti con politiche e prassi di remunerazione ed incenti-
vazione sane e prudenti. Allo stato, le politiche non prevedono retribuzioni variabili.
Per quanto riguarda le prestazioni di natura non monetaria, viene riconosciuto l’utilizzo
dell’auto aziendale. Per i componenti gli organi collegiali viene riconosciuta una polizza stipu-
lata per la copertura dei rischi di responsabilità civile e la copertura di rischi di infortuni.
Il Consiglio di Amministrazione della Banca, nella riunione del 05 maggio 2018, ha preso atto
dell’approvazione da parte dell’assemblea del rendiconto delle politiche di remunerazione
realizzate nell’esercizio 2017 e di quelle previste per l’esercizio 2018.
Si precisa che, in ossequio a quanto dispongono le disposizioni di Vigilanza vigenti in materia,
le politiche di remunerazioni sono regolarmente sottoposte ad asseverazione da parte della
funzione di Internal Audit. Tale asseverazione viene discussa una volta l’anno in Consiglio di
Amministrazione. Non sono state svolte ulteriori riunioni aventi ad oggetto la tematica delle
politiche di remunerazione.
INFORMAZIONI QUANTITITATIVE AGGREGATE SULLE REMUNERAZIONI
(Dati espressi in migliaia di euro)
Aree di attività Remunerazioni
Funzioni di controllo 125
Area Crediti 193
85
Area organizzazione e Back Office 182
Area Amministrativa 150
(Dati espressi in migliaia di euro)
Categoria beneficiario N. beneficiari Retri. fissa
Amministratori con incarichi esecutivi:
Presidente Consiglio di Amministrazione
VicePresidente Consiglio di Amministrazione
Direttore Generale (fino al 13 maggio 2017)
Direttore Generale (dal 13 maggio 2017)
Referente funzione Compliance
Referente funzione Internal Audit
1
1
1
1
1
1
50
20
57
85
25
15
Responsabili delle principali funzioni aziendali 3 182
Responsabile funzione Controllo Rischi1 1 55
Responsabile Amministrativo 1 75
Sono stati inoltre individuate le retribuzioni della funzione Controllo Rischi e del Responsabile
Amministrativo in quanto “personale rilevante”.
Non viene riconosciuta alcuna retribuzione variabile.
Nel corso del 2017 non sono state liquidate somme a titolo di TFR.
La banca, in ottemperanza alle disposizioni riguardanti l’organizzazione ed il governo societa-
rio, ha previsto che l’assemblea ordinaria approvi annualmente le politiche di remunerazione
a favore dei consiglieri, dei dipendenti e dei collaboratori non legati da rapporti di lavoro su-
bordinato nonché i piani basati su strumenti finanziari, verificando che politiche e prassi siano
coerenti con una gestione prudente del rischio e con le strategie di lungo periodo.
L’assemblea, in base alla stessa normativa interna, viene adeguatamente informata
sull’attuazione delle politiche di remunerazione approvate nell’esercizio precedente.
1 Il Responsabile della funzione controllo rischi si identifica con n. 1 risorsa interna, diversamente dalle funzioni di Com-
pliance ed internal Audit che vengono svolte in outsourcer.
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La banca ha poi emanato il Regolamento dei meccanismi di remunerazione e di incentivazio-
ne che dettaglia le regole da seguire per l’attuazione delle politiche richieste dalla normativa.
Sezione 14 – Rischio di leva finanziaria eccessiva
Il rischio di leva finanziaria eccessiva è il rischio che un livello di indebitamento particolarmen-
te elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la Banca vulnerabile, obbligandola
all’adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività
non contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle re-
stanti attività.
Al servizio di Risk management spetta il monitoraggio del valore dell’indice di leva finanziaria
consuntiva rispetto alla soglia minima pari al 3%.
Viene di seguito fornito il dettaglio dei singoli elementi ricompresi nel calcolo dell’indicatore di
leva finanziaria alla data del 31 dicembre 2017.
L’indicatore di Leverage Ratio, in regime transitorio, si attesta a dicembre 2017 al 14,68%,
ben al di sopra del valore minimo consentito.
L’articolo 429, comma 2) del Regolamento (UE) N. 575/2013 definisce il calcolo per la deter-
minazione del coefficiente di leva finanziaria come “la misura del capitale dell’ente divisa per
la misura dell’esposizione complessiva dell’ente, ed espresso in percentuale”.
Ai fini del calcolo del coefficiente:
• la misura del capitale è il capitale di classe 1;
• la misura dell’esposizione complessiva è la somma dei valori dell’esposizione di tutte le
attività ed elementi fuori bilancio non dedotti nel determinare la misura del capitale:
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Riconciliazione tra attività e misura dell’esposizione complessiva al rischio di leva fi-
nanziaria
(valori in migliaia di euro)
Descrizione Importo
1. Totale attività 119.760
2. Rettifiche per entità
3. Rettifiche per gli elementi fiduciari iscritti in bilancio ma
esclusi dalla misura dell’esposizione complessiva del coeffi-
ciente di leva finanziaria a norma dell’art. 429 del CRR
4. Rettifica per strumenti finanziari derivati (+/-)
5. Rettifiche per operazioni SFT (+/-) -2
6. Rettifiche per strumenti fuori bilancio (conversione
dell’equivalente creditizio) (+)
-2.089
6a. Rettifiche per le esposizioni infragruppo escluse dalla misura
dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanzia-
ria a norma dell’art. 429, par. 7 del CRR (-)
6b. Rettifiche per le esposizioni escluse dalla misura
dell’esposizione complessiva del coefficiente a norma
dell’art. 429, par. 14 del CRR (-)
7. Altre rettifiche
8. Esposizione complessiva al rischio di Leva Finanziaria 117.669
Informativa armonizzata sul coefficiente di leva finanziaria
(Valori in migliaia di euro)
DESCRIZIONE IMPORTO
ATTIVITA’ IN BILANCIO (ESCLUSI STRUMENTI DERIVATI E OPERAZIONI SFT)
1. Attività in bilancio (esclusi derivati e operazioni SFT, ma incluse garanzie reali) 119.760
2. Attività dedotte dal capitale di classe 1 0
3. Totale attività in bilancio 119.760
CONTRATTI DERIVATI
4. Contratti derivati: costo corrente di sostituzione (al netto del margine di variazio- 0
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ne in contante ammissibile)
5. Contratti derivati: add-on per esposizione creditizia futura (metodo del valore di
mercato)
0
6. Lordizzazione delle garanzie reali fornite su derivati se dedotte dalle attività in
bilancio in base alla disciplina contabile applicabile (+)
0
7. Deduzione dei crediti per il margine di variazione in contante fornito in operazioni
su derivati (+)
0
8. Componente CCP esentata dalle esposizioni da negoziazione compensate per
conto del cliente (-)
0
9. Importo nozionale effettivo rettificato dei derivati su crediti venduti (+) 0
10. Compensazioni nozionali effettive rettificate e deduzioni delle maggiorazioni per i
derivati su crediti venduti (-)
0
11. Totale esposizione in contratti derivati 0
ESPOSIZIONI SFT
12. Attività SFT lorde (senza compensazione) previa rettifica per le operazioni con-
tabilizzate come vendita
2
13. Importi compensati risultanti dai debiti e crediti in contante delle attività SFT lor-
de (-)
14. Esposizione al rischio di controparte per le attività SFT 0
14a. Deroga per SFT: esposizione al rischio di controparte ai sensi dell’art. 429 ter,
par. 4 e art. 222 del CRR
239
15. Esposizioni su operazioni effettuate come agente 0
15a. Componente CCP esentata delle esposizioni su SFT compensate per conto del
cliente (-)
0
16 Totale operazioni SFT 2
ALTRE ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
17. Importo nozionale lordo delle esposizioni fuori bilancio 29.583
18. Rettifiche per applicazione fattori di conversione creditizia (-) -31.672
19. Totale esposizione fuori bilancio -2.089
ESPOSIZIONI ESENTATE A NORMA DELL’ART. 429, PAR. 7 E 14 DEL CRR (IN E FUORI BILANCIO)
19a. Esposizioni infragruppo (su base individuale) esentate a norma dell’art. 429, par. 0
89
7 del CRR (in e fuori bilancio)
19b. Esposizioni esentate a norma dell’art. 429, par. 14 del CRR (in e fuori bilancio) 0
CAPITALE ED ESPOSIZIONE COMPLESSIVA
20. Capitale di classe 1 – Regime ordinario 18.656
21. Misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria 127.087
COEFFICIENTE DI LEVA FINANZIARIA
22. Indicatore di leva finanziaria di fine trimestre 14,68%
23. Scelta del regime transitorio per la definizione di misura del capitale 0
24. Importo degli elementi fiduciari non computati in applicazione dell’art. 429 del
CRR
0
Ripartizione esposizioni di bilancio
Descrizione Importo
1. Esposizione totale per cassa (esclusi contratti derivati, operazioni SFT e opera-
zioni esentate)
2. Di cui: esposizioni del portafoglio di negoziazione 0
3. Di cui: esposizioni del portafoglio bancario
4. Di cui: obbligazioni bancarie garantite
5. Di cui: esposizioni verso Amministrazioni Centrali e Banche Centrali
14.809
6. Di cui: esposizioni verso amministrazioni centrali, banche multilaterali di svilup-
po, organizzazioni internazionali, organismo di settore pubblico (non trattate co-
me emittenti sovrani)
0
7. Di cui: esposizioni verso intermediari vigilati 13.532
8. Di cui: esposizioni garantite da immobili. 4.328
9. Di cui: esposizioni al dettaglio 32.564
10. Di cui: esposizioni verso imprese 22.503
11. Di cui: esposizioni in stato di default 12.653
12. Di cui: altre esposizioni 19.217
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Modello LRQua – Caselle di testo libero per informativa sugli elementi qualitativi
Descrizione Testo libero
1 Descrizione dei processi utilizzati per gestire il rischio di le-
va finanziaria
La gestione della leva finanziaria
avviene attraverso l’indicazione
di limiti massimi alla sua esposi-
zione stabilita volta per volta nel
documento Ras (Risk Appetite
Statement) che rappresenta una
declinazione del Risk Appetite
Framework
2 Descrizione dei fattori che hanno avuto un impatto sul coef-
ficiente di leva finanziaria durante il periodo cui si riferisce il
coefficiente di leva finanziario pubblicato
Il coefficiente di leva finanziario,
rispetto al precedente esercizio,
non presenta variazioni signifi-
cative.