Introduzione - libri.levy.it · e le haftaròt con Rashi. occorreva per gestire la scuola...

Introduzione evo confessare che mi è risultato più difficile dal punto di vista psicologico inizia- re a scrivere questa introduzione che decidere di tradurre la Torà. Causa della dif- ficoltà non è qualche impedimento a illustrare il contenuto del lavoro, ma l’essere restio di natura a parlare delle mie esperienze personali. Da una persona amica mi è stato però suggerito che il migliore approccio con i lettori è la sincerità e, naturale conseguenza, è vincere la riservatezza. Gli antefatti Eccomi dunque a esporre i miei trascorsi. Mi trovo oggi, alla vigilia di Pésakh 5764, a oltre quarant’anni da quando ho messo piede nel collegio rabbinico Margulies-Disegni di Torino, con in mano un lavoro del quale stento a rendermi conto. A dodici anni un anziano signore vestito di nero e con la barba bianca mi si è avvicinato al tempio di via Jommelli a Milano dove, per chi si ricorda, c’era la casa di riposo per anziani. Da ragazzo frequenta- vo quel tempietto con una certa regolarità, ma senza troppa convinzione, sia per l’età che per la scarsissima preparazione religiosa della mia famiglia. Del resto in casa mancava la figura paterna da quando avevo tre anni ed era già molto che mi recassi abbastanza rego- larmente alla funzione di Shabbàt mattino. Mi è gradito ricordare che allora il tempio era tenuto dal rabbino Aldo Perez z. l., con un’affettuosa atmosfera familiare, benché rigida- mente osservante. Quell’anziano signore era rav Dario Disegni, rabbino capo di Torino e direttore del colle- gio rabbinico Margulies, che io non avevo mai visto prima. Al termine della funzione mi propose la possibilità di frequentare gratuitamente il collegio rabbinico di Torino, almeno per prova. Non nascondo che questa occasione costituiva per la mia famiglia anche un concreto aiuto, oltre che per l’opportunità di proseguire gli studi con un’assistenza più costante, anche per il fatto che non comportava alcuna spesa. E la cosa che rav Disegni ha fatto con me l’ha ripetuta in tutte le comunità italiane e del bacino del mediterraneo; inoltre egli non si preoccupava mai di avere i fondi necessari in anticipo: prima cercava i ragazzi da educare e successivamente provvedeva a chiedere alle persone abbienti quanto D IX La Torà e le haftaròt con Rashi

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Introduzione

evo confessare che mi è risultato più difficile dal punto di vista psicologico inizia-re a scrivere questa introduzione che decidere di tradurre la Torà. Causa della dif-ficoltà non è qualche impedimento a illustrare il contenuto del lavoro, ma l’essere

restio di natura a parlare delle mie esperienze personali. Da una persona amica mi è stato però suggerito che il migliore approccio con i lettori è la sincerità e, naturale conseguenza, è vincere la riservatezza.

Gli antefatti

Eccomi dunque a esporre i miei trascorsi. Mi trovo oggi, alla vigilia di Pésakh 5764, a oltre quarant’anni da quando ho messo piede nel collegio rabbinico Margulies-Disegni di Torino, con in mano un lavoro del quale stento a rendermi conto. A dodici anni un anziano signore vestito di nero e con la barba bianca mi si è avvicinato al tempio di via Jommelli a Milano dove, per chi si ricorda, c’era la casa di riposo per anziani. Da ragazzo frequenta-vo quel tempietto con una certa regolarità, ma senza troppa convinzione, sia per l’età che per la scarsissima preparazione religiosa della mia famiglia. Del resto in casa mancava la figura paterna da quando avevo tre anni ed era già molto che mi recassi abbastanza rego-larmente alla funzione di Shabbàt mattino. Mi è gradito ricordare che allora il tempio era tenuto dal rabbino Aldo Perez z. l., con un’affettuosa atmosfera familiare, benché rigida-mente osservante.Quell’anziano signore era rav Dario Disegni, rabbino capo di Torino e direttore del colle-gio rabbinico Margulies, che io non avevo mai visto prima. Al termine della funzione mi propose la possibilità di frequentare gratuitamente il collegio rabbinico di Torino, almeno per prova. Non nascondo che questa occasione costituiva per la mia famiglia anche un concreto aiuto, oltre che per l’opportunità di proseguire gli studi con un’assistenza più costante, anche per il fatto che non comportava alcuna spesa. E la cosa che rav Disegni ha fatto con me l’ha ripetuta in tutte le comunità italiane e del bacino del mediterraneo; inoltre egli non si preoccupava mai di avere i fondi necessari in anticipo: prima cercava i ragazzi da educare e successivamente provvedeva a chiedere alle persone abbienti quanto

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IX La Toràe le haftaròt con Rashi

occorreva per gestire la scuola rabbinica, indicando concretamente in noi i giovani ai quali era destinato l’aiuto. A Torino ho trovato compagni greci, tripolini, falashà, oltre che ragazzi di Firenze, Mantova, Trieste, Ferrara eccetera.L’anno di prova si estese al successivo e in seguito ancora, fino a raggiungere i nove anni di permanenza a Torino. Di quel periodo ricordo che l’ho iniziato sapendo a stento leggere l’ebraico e l’ho concluso con un bagaglio di studi, ma soprattutto di canti liturgici torinesi, che mi è ripetutamente ser-vito nel corso della vita.Ho interrotto gli studi rabbinici a ventun anni, studente della facoltà di medicina, dopo aver conseguito il titolo di maskìl, vale a dire la maturità rabbinica.Prima di questo libro, circa due anni fa, ho tradotto il Kitzùr Shulchàn Arùch e in quell’occa-sione mi è capitato di dire che quel servizio, pur essendomi stato richiesto da altri, costituiva la realizzazione di un mio sogno giovanile, di quando ero a Torino: rendere accessibile, a quante più persone possibile, la consultazione del manuale che insegna all’ebreo le procedure corrette per compiere le mitzvòt, le norme che sono indispensabili per poter chiamare la nostra una vita ebraica.Nonostante dopo il bar mitzvà non abbia mai lavorato di Shabbàt né mai consumato pasti contenenti alimenti proibiti, da un certo punto di vista dopo il Kitzùr sono diventato molto più ebreo di prima. Grazie a quell’esperienza ho avuto il coraggio di “fare il salto di qualità” e completare la mia osservanza portando la kippà anche in ospedale – sono medico – sia con il camice durante le visite che in sala operatoria. Da quel momento ho ricevuto prove dirette e indirette di un rispetto che prima di allora non avevo mai avuto. Ho imparato che la dignità e la consapevolezza della propria appartenenza culturale (se mi comporto male mentre porto la kippà faccio male non solo a me ma anche a tutti gli altri ebrei) ottengono grandi cose. Da quell’esperienza editoriale e dalle soddisfazioni derivate è nata l’idea di proseguire a condi-videre i miei studi con gli altri.Il riconoscente ricordo per i miei maestri, primo fra tutti rav Dario Disegni z.l., che a suo tempo aveva da poco pubblicato il pentateuco e le haftaròt, mi ha persuaso di approfon-dire innanzitutto la mia conoscenza nella Torà. Dopo il primo smarrimento per l’obiettiva difficoltà di districarmi tra i tanti significati attribuibili a ogni brano, il passo successivo è stato quello di individuare in Rashi, il commentatore per eccellenza conosciuto durante gli anni a Torino, la mia guida nello studio: grazie a lui, durante la traduzione ho scoperto numerose “illuminazioni” di quel medesimo testo che per anni ho letto settimanalmente senza gustarlo appieno. Infatti grazie a Rashi ciò che a prima vista sembra semplice, diventa interessante, coinvolgente, talora quasi esplosivo per l’inattesa genialità della spiegazione pur nella semplicità del linguaggio.

A questo punto, per giustificare tanto entusiasmo devo fornire ai lettori che si avvicinano a Rashi per la prima volta almeno un esempio del suo stile. Consideriamo l’episodio del serpente che si rivolge a Eva nel giardino terrestre (Bereshìt 3, 1): il serpente, da vero provocatore, chiede se davvero il Signore abbia proibito di mangiare qualsiasi frutto del

La Toràe le haftaròt con Rashi

XIntroduzione

giardino e la donna con una evidente esagerazione sostiene che il Signore aveva vietato solo il frutto dell’albero in mezzo al giardino, ma non solo di cibarsene bensì anche di toccarlo (mentre in verità il divieto divino era limitato al consumo). Nel testo a questo punto il serpente risponde: «Non morirete affatto!». Rashi nota che la perentorietà della risposta del serpente non è giustificata da quanto la precede e per spiegarla ricorre a un Midràsh che illustra l’episodio in modo suggestivo, quasi cinematografico. Egli spiega che approfittando della bugia della donna il serpente, che a quel tempo aveva braccia e gambe ed era simile all’uomo, la spinse contro l’albero per dimostrarle che come non era morta toccandolo, non sarebbe morta neppure mangiandone il frutto. Rashi ci offre in questo modo un quadro che non solo è figurativamente molto più interessante di quanto risulta dalla mera traduzione del dialogo, ma apre la strada a numerose importanti considerazioni riguardanti il modo più opportuno di parlare e riferire quanto ci viene detto e nello stesso tempo ci indica sottilmente che quando si chiude la porta alla verità possono derivarne solo conseguenze negative. Di questo noi, discendenti di Eva, ne avvertiamo ancora oggi tutti gli effetti negativi!

Caratteristiche del testo e della traduzione► La traduzione, il più possibile letterale, segnala la presenza del commento di Rashi con

un accorgimento tipografico: tutte le parti del testo che Rashi analizza sono in grassetto mentre talora delle parentesi quadre in grassetto racchiudono in sintesi il contenuto delle sue spiega-zioni. Parentesi quadre in chiaro segnalano invece le parole aggiunte al testo per dare senso compiuto alla frase.

► A fianco all’ebraico della Torà e alla traduzione, nella stessa pagina, si trova tutto Rashi in ebraico vocalizzato e con un font quadrato, che è di lettura più agevole e identico criterio è stato utilizzato per tutte le haftaròt, accompagnate dal testo di Rashi senza vocalizzazione; il lettore potrà così seguire e approfondire le sue spiegazioni.

► All’interno della traduzione si trovano dei numeri accompagnati da un simbolo tondo di differente colore, bianco o nero: questi segnalano i 613 precetti positivi e negativi secondo il sèfer HaChinnùch. Il loro elenco, completato da brevissime didascalie e suddiviso per pa-rashòt, si trova in calce al libro; in quella sede, quando un precetto trova applicazione anche oggi è accompagnato da una stellina ebraica.

► Tutta la traduzione delle parashòt e delle haftaròt è affiancata da brevi didascalie. Queste sono state poi raccolte all’inizio del testo, così da poter scorrere velocemente il contenuto di ogni brano e individuare i passi che si cercano.

► Nel testo ebraico della Torà e nella traduzione italiana sono segnalate in modo chiaro le fermate delle parashòt settimanali; nella parte ebraica si possono trovare anche le fermate della breve lettura di Shabbàt pomeriggio, lunedì e giovedì. Inoltre, con delle piccole stelle ebraiche, ho evidenziato i punti nei quali è possibile, secondo alcune tradizioni, aggiungere delle fermate supplementari durante la lettura della Torà di Shabbàt.

► Studiando le parashòt e le haftaròt ho acquisito l’abitudine di segnare a mano sul mio libro il punto dove il testo, secondo la tradizione liturgica italiana, viene cantato seguendo la

XI La Toràe le haftaròt con Rashi Introduzione

melodia del finale. Ho approfittato della pubblicazione di questa traduzione per inserire questi segni anche a stampa utilizzando, a seconda delle circostanze, due simboli musicali, e posizio-nandoli alla fine del penultimo segno di canto importante. Mi auguro che tale accorgimento possa rendere più semplice l’apprendimento del canto di parashòt e haftaròt, sia di aiuto a colui che affianca l’officiante nella lettura della Torà per controllarne l’esattezza e di guida per chi legge l’haftarà.

► In questa edizione le haftaròt non si limitano a quelle che affiancano la lettura delle pa-rashòt di Shabbàt, ma comprendono anche tutte quelle delle festività e delle varie ricorrenze affinché questo libro possa accompagnare ogni momento dell’anno della nostra vita ebraica.

► Tutti i brani delle parashòt e delle haftaròt dell’anno sono stati inseriti in due tabelle che indicano capitoli e versetti di ciascuno, le pagine dove trovarli e le differenze di uso nelle varie comunità, in primo luogo quella italiana, ma anche Milano e Torino. Devo purtroppo confes-sare che il lavoro di ricerca delle usanze dei vari riti è stato uno dei più gravosi di tutta l’opera. I testi cui poter attingere per i vari usi sono pochissimi e per di più non sono mai concordi tra loro. Ho spesso dovuto scegliere tra indicazioni discordanti ma l’ho fatto nella più sincera buo-na fede. Mi scuso pertanto per le inevitabili imprecisioni e per differenze che i lettori potranno trovare in queste indicazioni. Se da questo primo tentativo di uniformare e ufficializzare le diverse usanze dovesse scaturire una seconda edizione più completa e corretta, lo sforzo impie-gato per creare tali tabelle non sarà stato vano.

► Al termine del libro ho aggiunto un breve glossario per i casi in cui ho utilizzato un termi-ne traslitterato (in corsivo) e la semplice lettura della traduzione poteva risultare insufficiente a darne spiegazione.

I ringraziamenti

Con il pensiero rivolto ai miei maestri del passato e a quelli di oggi, sono loro riconoscente nel profondo per tutto il cammino compiuto, frutto anche dell’aiuto e dell’amore dei miei fami-gliari che mi hanno sostenuto in questa esperienza di studio con affetto e comprensione.

Non mi sarà comunque sufficiente la vita intera per ringraziare Hashèm per aver voluto essere così generoso nel concedermi la conoscenza, la salute, le forze fisiche, i mezzi tecnici e le disponibilità materiali per portare a termine questo lavoro che è nato, si è sviluppato e si è concluso al solo scopo di offrire a tutti gli ebrei italiani un nuovo strumento di avvicinamento alla nostra insostituibile fonte di vita che è la Torà.

ShalòmMoise Levy

La Toràe le haftaròt con Rashi

XIIIntroduzione

opo aver affermato che «tutto Israele ha parte nel Mondo a Venire», la Mishnà si sofferma su coloro che non meriteranno tale ricompensa: fra essi vi è colui che non crede nell’origi-ne celeste della Torà (Sanhedrìn 10, 1). Alcuni secoli più tardi Maimonide codificò questo

principio fra i Tredici Articoli di Fede: «Io credo con fede perfetta che tutta la Torà che è nelle no-stre mani è la stessa che fu data a Mosè, su di lui sia la pace; io credo con fede perfetta che questa Torà non verrà mai mutata, né vi sarà un’altra Torà dal Creatore, il Santo Benedetto». Il principio dell’origine divina della Torà è dunque uno dei capisaldi della Fede del popolo di Israele. Benché la maggior parte delle mitzvòt riguardino essenzialmente la sfera dell’azione umana, e su questo piano richiedono l’impegno, credere nella Divinità della Torà è a sua volta una mitzvà a fondamento e a giustificazione di tutte le altre.Per questo la Mishnà stessa elenca fra le azioni meritorie «che non hanno una misura pre-fissata: l’onore di padre e madre, le opere di assistenza come visitare gli ammalati e sep-pellire i defunti, il portar pace fra due persone» (Talmùd Peàh 1,1 e Bertinoro ad loc.), ma termina dicendo che «lo studio della Torà vale quanto tutte le mitzvòt messe assieme». La Torà è stata data per essere studiata. Ma come deve avvenire questo studio? Con la piena consapevolezza che ogni singola lettera ha la sua rilevanza nel darci degli insegnamenti, perché è stata così dettata dall’Eterno a Mosè sul Monte Sinai. Ciò comporta che lo studio della Torà non può avvenire con gli stessi criteri storico-letterari con cui si affrontano testi scritti dalla mano dell’uomo. La critica filologica mira ad accertare l’esatta natura di uno scritto, individuando incertezze e interpolazioni, e assumendosi l’autorità di ricostruire, scegliendo fra eventuali varianti, l’originale. Nel caso della Torà è tutto diverso. Qui non ha senso indagare sulla natura del testo perché esso è prodotto dalla Divinità ed è stato trasmesso da secoli in modo unitario a tutto Israele.Allorché venne consegnata a Mosè sul Monte Sinai, la Torà fu accompagnata da una tradizione che spiega il significato dei passi oscuri e fornisce le regole e i metodi per un’accurata inter-pretazione del testo. Anche una lettura cursoria della Torà dimostra che una simile tradizione dovette esistere, per due motivi. Anzitutto, la concreta applicazione delle norme della Torà presuppone in ogni caso una casistica che non è dato trovare nella Torà stessa. Per giudicare ad esempio colui che ha infranto il comandamento di non rubare occorre prendere in considera-

Presentazione

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XIII La Toràe le haftaròt con Rashi

zione tutta una serie di circostanze che per la loro complessità non trovano né possono trovare espressione nei Cinque Libri. La Torà si limita per lo più a fissare i principi generali del com-portamento, mentre richiede una fonte di supporto per tradurli in pratica.In secondo luogo, alcuni passi della Torà stessa alludono all’esistenza di concetti che vanno al di là dello scritto. In Shemòt 21, 24 è scritto che chi aggredisce un’altra persona e la priva di un occhio deve dare «occhio per occhio». Ma mai nella storia ebraica un’aggressione è stata punita con una mutilazione. Di certo, nel mettere per iscritto la Torà, il nostro maestro Mosè adopera una formula giuridica senza attribuirle senso letterale: al contrario, il diritto biblico per risultare coerente con se stesso deve implicare l’interpretazione pecuniaria. In Devarìm 12, 21 Mosè dà disposizione che la shechità (macellazione rituale) venga eseguita «così come ti ho già comandato». Ebbene, in nessun altro passo della Torà si trova la benché minima allusione alle complesse regole della macellazione. Lo stesso dicasi di altri fondamenti della vita ebrai-ca, come lo Shabbàt, la milà e i tefillìn. Dove è scritto nella Torà come devono essere eseguiti questi precetti? Non c’è dubbio alcuno che la rivelazione della Torà Scritta fu accompagnata dal dono della Torà Orale, senza la quale la Torà Scritta si sarebbe prestata a interpretazioni arbitrarie, come è di fatto accaduto più volte nel corso dei secoli. La Torà Orale, così chiamata per il fatto che Mosè aveva ricevuto dal Signore il divieto di metterla per iscritto, fu in effetti tramandata oralmente da maestro a discepolo fino all’epoca della dominazione romana. Dopo la caduta del Secondo Tempio, la rivolta di Bar Kochbà e l’inizio di una diaspora che si annunciava lunga, i Maestri temettero che questi insegnamenti potessero andare irrimediabilmente perduti qualora non fossero stati riportati per iscritto, derogando all’antica proibizione. Ebbe così origine la redazione della Mishnà, del Talmùd e delle raccolte di Midrashìm con tutta la letteratura di codici, commenti e responsi che seguì. Particolarmente nel Medioevo si intraprese un lavoro di esegesi della Torà Scritta alla luce della Torà Orale. L’opera più popolare e completa di questo genere è il commento di R. Shlomo Itzkhakì (Rashi), che visse e insegnò a Worms verso la fine dell’XI secolo, il quale si affermò come punto di riferimento obbligato per chiunque si accosti allo studio della Torà.

Come ogni architetto che si rispetti, anche il Santo Benedetto ha creato il mondo partendo da un piano e con uno scopo. Il Suo piano altro non era che la Torà, che precedette il mondo come essa stessa afferma nel libro dei Mishlè (Proverbi 8, 22): «L’Eterno mi ha acquisito all’inizio del Suo cammino, come prima tra le Sue opere fin da antico». Il Suo scopo era che il genere umano trovasse nella Torà il significato e la finalità della propria esistenza. «Egli guardò nella Torà e creò il mondo», disegnando l’universo in modo tale da rendere possibile agli uomini l’osservanza dei comandamenti. Più esattamente, la Torà con le sue mitzvòt è proprio rivolta agli esseri umani, limitati sì, ma sempre perfettibili, perché realizzandola nel mondo fisico ne facessero uno strumento di disciplina e di elevazione.Inizialmente il Signore Benedetto pensò di rivolgersi all’umanità nel suo complesso, ma fin dalle prime generazioni la specie umana si dimostrò restia ad accettare questo compito. Nel pri-mo libro della Torà, Bereshìt (Genesi), è detto che quando Adàm (Adamo) fu creato, l’Eterno lo collocò nel Giardino di Eden «per lavorarlo e custodirlo» (Bereshìt 2, 15); il Midràsh spiega

La Toràe le haftaròt con Rashi

XIVPresentazione

che “lavorarlo” allude all’osservanza dei precetti positivi, laddove “custodirlo” si riferisce ai precetti negativi (divieti). Ma già la prima coppia di uomini trasgredì il primo precetto che le era stato dato e la situazione si aggravò via via fino alla decima generazione, allorché il genere umano si presentò così moralmente degradato da suscitare nel Signore Benedetto la decisione di distruggere il creato stesso insieme a esso. Dal flagello scampò per i suoi meriti Nòakh (Noè) che ricostituì la famiglia umana post-diluviana. Il successivo episodio della Torre di Ba-bele confermò nell’Eterno la convinzione che solo agendo sul particolare si poteva giungere a recapitare il messaggio nell’universale. Dovettero trascorrere altre dieci generazioni perché si individuasse la personalità adatta a farsi portavoce di tale messaggio, tramite se stesso e la sua discendenza: Avrahàm (Abramo), il progenitore del popolo d’Israele.Il seguito della Torà è la storia del rapporto fra il Signore e il Suo popolo. Di Avrahàm si affer-ma esplicitamente che «ha rispettato le Mie norme, i Miei ordini, i Miei decreti e le Mie leggi (Scritta e Orale)» (Bereshìt 26, 5). Chi gliele aveva insegnate? Nessuno. La sua grandezza spi-rituale era tale da dettargli quali azioni fossero opportune, quali fossero consentite e quali fos-sero proibite in conformità con la Torà che sarebbe stata rivelata solo successivamente. Egli, il figlio Isacco e il nipote Giacobbe dopo di lui ebbero comunque il merito di aver osservato la Torà ante litteram, non per prescrizione, bensì per elezione. Perché fosse consegnata la Torà ai loro discendenti fu tuttavia necessario che trascorressero un periodo di servitù alla mercé altrui e ne fossero successivamente liberati: soltanto chi ha sperimentato la schiavitù e la libertà può apprezzare l’importanza della disciplina e assumere su di sé l’obbedienza a una Legge.Era l’anno 2448 dalla Creazione. Il secondo libro della Torà, Shemòt (Esodo), si sofferma sul racconto dell’uscita dall’Egitto sotto la guida di Mosè: la famiglia dei Patriarchi, giunta in settanta persone, sotto il dominio dei faraoni si moltiplica fino a diventare ormai un popolo di seicentomila uomini, senza conta-re le donne e i bambini. Sette settimane più tardi essi assistono all’evento che avrebbe segnato la svolta decisiva di tutta la storia d’Israele: la grande teofania sul Monte Sinai, allorché Mosè ricevette le due Tavole della Torà con i Dieci Comandamenti. La scelta di questo luogo situato in mezzo al deserto, anonimo e centrale a un tempo, ha a sua volta un significato profondo: anche se il Signore affidava la Sua Torà al popolo che per primo Lo ha ricercato, ciò nondime-no Egli ha voluto che la consegna avvenisse in un modo tale per cui nessuno potesse sentirsi escluso a priori dal suo messaggio. Da questo momento ogni membro del popolo ebraico è responsabile per sé delle sue azioni dinanzi all’Eterno e agli altri individui. Attraverso le narrazioni relative al cuore indurito del faraone durante le dieci piaghe e alla trasgressione del vitello d’oro si afferma il concetto del libero arbitrio e della capacità dell’uomo di segnare in qualche misura il proprio destino.Il terzo libro della Torà, Vaikrà (Levitico), con le sue regole dei rapporti fra l’uomo e l’Eter-no, contiene la fonte di ben 205 delle 613 mitzvòt. Il Signore e l’uomo si incontrano anzitutto attraverso i concetti di kedushà (distinzione) e taharà (purità) rappresentati rispettivamente dalle prescrizioni sui sacrifici e dalle norme di purificazione da svariate specie di impurità. Ma la dimensione della kedushà viene affermata anche nei rapporti interpersonali, con l’invito all’imitatio Dei (Vaikrà 19, 2: «Siate kedoshìm, perché Io sono kadòsh») e quello che recita: «amerai il prossimo tuo come te stesso» (19, 18), la regola generale della Torà.

XV La Toràe le haftaròt con Rashi Presentazione

Nel quarto libro della Torà, Bemidbàr (Numeri), si trovano invece soprattutto episodi di vita vissuta, nei quali l’accento è posto decisamente sul tema della responsabilità umana verso il prossimo, la collettività e le istituzioni. È questo il senso complessivo delle varie “ribellioni” che fanno da leit-motiv al testo, incentrate sulla colpa della maldicenza, trasgressione sociale per eccellenza. Infine il quinto libro, Devarìm (Deuteronomio), è incentrato sugli ultimi discorsi di Mosè al popolo nelle piane di Moàv, prima di morire. Vi troviamo una matura impostazione “filoso-fica”: vi sono approfonditi con grande chiarezza i temi della giustizia, del libero arbitrio, del pentimento, di bene e di male. Per la prima volta l’uomo riflette su se stesso. Il popolo d’Israele viene visto nella prospettiva di una nazione ormai insediata nella propria terra con i suoi re, i suoi sacerdoti e i suoi tribunali. Al termine del quinto libro il Signore rinnova il patto del Sinai introducendo un concetto nuovo: quello della responsabilità collettiva per cui «tutti gli Ebrei sono garanti l’uno per l’altro» (Rashi a Devarìm 30, 28). Il popolo ebraico è ormai maturo per prendere possesso della Terra Promessa. I cinque libri segnano altrettanti passi del cammino verso la progressiva responsabilizzazione dell’uomo. Questi cinque momenti accompagnano la maturazione della più nobile delle creature verso il delicato compito che fin dall’inizio le è stato affidato: quello di essere collaboratrice dell’Eterno nel portare avanti quotidianamente la meravigliosa opera della Creazione da Lui intrapresa.

«Ogni generazione ha i suoi uomini del Libro» recita un vecchio proverbio rabbinico. La Torà è forse il libro più tradotto nell’arco dei secoli. Che senso ha aggiungere un’opera ulteriore alla già abbondante letteratura di questo filone? La risposta è ancora nelle paro-le dei nostri Maestri: «Siano le parole della Torà sempre nuove per te come se l’Eterno le avesse rivelate oggi» (Rashi a Shemòt 19, 1). Ogni generazione ha l’aspirazione di leggere la Torà nel linguaggio a essa meglio accessibile. Il presente lavoro, tradotto in italiano dal dott. Moise Levy, risponde appieno a questa aspettativa dei nostri contemporanei. La nuova traduzione si presenta in una lingua italiana fresca e aggiornata ai tempi nostri, corredata da annotazioni riassuntive a margine di ogni paragrafo. Essa è dedicata al compianto rav Dario Disegni, mio predecessore nella cattedra rabbinica della Comunità di Torino e alla direzione della Scuola Rabbinica che ora reca il suo nome, di cui il dottor Moise Levy ha avuto il merito di essere allievo. Quarant’anni fa, rav Disegni curò a sua volta una ver-sione italiana di tutto il Tanàkh (Bibbia Ebraica) tuttora ricercata e ristampata di recente.Ma la nuova generazione ha le sue proprie attese. Oggi in Italia l’interesse per la Torà è in rapi-da crescita. Si desidera non solo arrivare a una traduzione del testo ebraico, che sia a un tempo fedele e discorsiva, ma anche conoscere le interpretazioni tradizionali e gli insegnamenti che la Torà Orale attribuisce a ogni versetto della Torà Scritta. Per la prima volta in assoluto un’edi-zione italiana della Torà è corredata dal testo ebraico completo di Rashi in alfabeto quadrato, in modo che sia accessibile anche a coloro che non hanno familiarità con la particolare grafia adottata da secoli per questo commento nelle Bibbie Rabbiniche. Nella traduzione italiana sono scritte in neretto tutte le parole della Torà che Rashi prende in considerazione, mentre all’il-lustrazione di alcuni concetti più complessi è dedicato un breve glossario in fondo al volume. Sempre all’interpretazione di Rashi si è fatto in genere riferimento nel rendere in italiano i passi

La Toràe le haftaròt con Rashi

XVIPresentazione

più complessi o quelli più oscuri. Le fonti delle 613 mitzvòt sono sempre segnalate con un sim-bolo e il numero progressivo di comparsa accanto al versetto relativo, mentre una particolare convenzione grafica è stata adottata per aiutare nel canto chi si prepara a leggere la parashà al Bet ha-Kenèsset.Rispetto a edizioni precedenti, questa presenta un’ulteriore caratteristica che la rende particolar-mente adatto all’uso sinagogale: indica puntualmente non solo la suddivisione delle chiamate di ogni parashà secondo i diversi riti, ma segnala anche le scansioni di versetti che rendono possibili fermate supplementari per le occasioni in cui ciò si renda necessario. Una particolare cura è stata dedicata alle Haftaròt dei Sabati, digiuni e ricorrenze di tutto l’anno, per cui viene ripor-tata ogni variante anche minima non solo rispetto ai tre minhaghìm~riti principali (ashkenazi-ta, sefardita e italiano), ma anche agli usi invalsi nelle principali comunità italiane, che talora possono essere diversi.Shimshon Refael Hirsch, il grande rabbino tedesco dell’Ottocento, così commentava il verset-to «poiché [tramite] la Torà [dimostrerete] la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli» (Devarìm 4, 6): «Israele è divenuto una nazione solo per mezzo della Torà e nella Torà ha il suo scopo… Per questa ragione la Torà fu concepita, in sostanza e in forma, in modo tale che possa, e in definitiva debba, richiedere la totale e costante devozione di un’intera na-zione, di tutte le sue generazioni, con tutti i loro pensieri ed emozioni, tutte le loro aspirazioni e azioni, fino a oggi… Non ti guadagnerai mai vero rispetto del mondo fintanto che relegherai la Torà in un angolo dimenticato, finché non darai allo spirito della Torà un posto al centro della casa… È solo la Torà ad averti dato il tuo posto nella storia delle nazioni e soltanto coltivan-dola potrai forgiare delle personalità degne di rispetto. Null’altro ti varrà tolleranza alcuna al mondo» (Collected Writings, Vol. VI).

rav dott. Alberto Moshe SomekhRabbino Capo della Comunità Ebraica di TorinoDirettore della Scuola Rabbinica Margulies-Disegni di Torino

Torino, febbraio 2004 Adàr 5764

XVII La Toràe le haftaròt con Rashi Presentazione

M - rito della comunità di Milano; T - rito della comunità di Torino

libro nome parashà brano parashà pagina brano haftarà pagina

BER

ESH

ÌT

1 Bereshìt 1, 1-6, 8 3

italiani Isaia 42, 1-21

787M•T•sefarditi Isaia 42, 5-21

ashkenaziti Isaia 42, 5-43, 10

2 Nòakh 6, 9-11, 32 23italiani•ashkenaziti Isaia 54, 1-55, 5

791T•sefarditi Isaia 54, 1-10

3 Lech lechà 12, 1-17, 27 39italiani Isaia 40, 25-41, 17

795M•T•sefarditi•ashkenaziti Isaia 40, 27-41, 17

4 Vayerà 18, 1-22, 24 55italiani•ashkenaziti 2 Re 4, 1-37

797M•T•sefarditi 2 Re 4, 1-23

5 Khayè Sarà 23, 1-25, 18 75italiani 1 Re 1, 1-34

803M•T•sefarditi•ashkenaziti 1 Re 1, 1-31

6 Toledòt 25, 19-28, 9 87 tutti Malachì 1, 1-2, 7 807

7 Vayetzè 28, 10-32, 3 101italiani•sefarditi Hosea 11, 7-12, 14

811M•T•ashkenaziti Hosea 11, 7-12, 12

8 Vayishlàkh 32, 4-36, 43 119italiani•sefarditi Ovadia 1, 1-21 813ashkenaziti Hosea 12, 13-14, 10 817

9 Vayèshev 37, 1-40, 23 137 tutti Amos 2, 6-3, 8 821

10 Mikkètz 41, 1-44, 17 151 tutti 1 Re 3, 15-4, 1 823

11 Vayiggàsh 44, 18-47, 27 169 tutti Ezechiele 37, 15-28 825

12 Vayekhì 47, 28-50, 26 181 tutti 1 Re 2, 1-12 827

SHEM

ÒT

1 Shemòt 1, 1-6, 1 197italiani•sefarditi Geremia 1, 1-2, 3 833

ashkenaziti Isaia 27, 6-28, 13; 29, 22-23 835

2 Vaerà 6, 2-9, 35 215italiani Ezechiele 28, 24-29, 21

839sefarditi•ashkenaziti Ezechiele 28, 25-29, 21

3 Bò 10, 1-13, 16 231italiani Isaia 18, 7-19, 25 843

M•T•sefarditi•ashkenaziti Geremia 46, 13-28 847

4 Beshallàkh 13, 17-17, 16 247

italiani Giudici 4, 4-5, 3

849M•ashkenaziti Giudici 4, 4-5, 31

sefarditi Giudici 5, 1-31

Parashòt e Haftaròt settimanali

XIXTabellabrani lettura

M - rito della comunità di Milano; T - rito della comunità di Torino

ð L’INIZIO DELLA CREAZIONEð LA CREAZIONE IN SEI GIORNIð IL SETTIMO GIORNO: SHABBÀTð IL GIARDINO DI EDENð I QUATTRO FIUMIð L’UOMO NEL GIARDINOð IL PRIMO PECCATOð IL SERPENTE SI RIVOLGE ALLA DONNAð LA SEDUZIONE DEL SERPENTE HA EFFETTO

ð I PECCATORI SONO PUNITI ð ESPULSIONE DELL’UOMO DA EDENð CAINO E ABELEð I DISCENDENTI DI CAINOð LA FAMIGLIA DI LÈMECHð LA GENEALOGIA DELL’UOMOð LE DIECI GENERAZIONI DA ADAMO A NOÈð FIGLI DI DIO E FIGLIE DEGLI UOMINIð DECRETO CONTRO L’UMANITÀ

Contenuto Libro Bereshìt

3 • PARASHÀ BERESHÌT

ð NOÈ E IL SUO TEMPOð DECRETO DEL DILUVIOð L’ULTIMO APPELLOð IL DILUVIO SOMMERGE LA TERRAð LE ACQUE SI RITIRANOð IL CORVO E POI LA COLOMBAð NOÈ PRESENTA OFFERTEð RICOSTRUZIONE DEL MONDO

ð IL PATTO CON NOÈ: L’ARCOBALENOð NOÈ SI UBRIACAð MALEDIZIONE DI CANÀANð I DISCENDENTI DI NOÈð LE SETTANTA NAZIONIð NIMRÒDð LA TORRE DI BABELEð LE DIECI GENERAZIONI DA NOÈ AD ABRAMO

23 • PARASHÀ NÒAKH

39 • PARASHÀ LÈCH LECHÀð CHIAMATA E MIGRAZIONE DI AVRÀMð AVRÀM E SARÀI IN EGITTOð RITORNO IN ISRAELEð AVRÀM E LOT SI SEPARANOð LA GUERRA DEI REð LOT PRESO PRIGIONIERO E POI LIBERATOð AVRÀM SCHIVA GLI ONORI

ð L’ETERNO RASSICURA AVRÀMð IL PATTO DEGLI ANIMALI DIVISIð PROMESSA DELLA TERRAð RATIFICA DEL PATTOð HAGÀR E ISMAELEð CIRCONCISIONE E CAMBIO DEL NOMEð LA PROMESSA A SARA

55 • PARASHÀ VAYERÀð VISITA AD ABRAMO MALATO E OSPITALITÀ AI

FORESTIERIð ABRAMO APPRENDE DELLA DISTRUZIONE DI SODOMAð ABRAMO INTERCEDE PER SODOMAð SODOMA È DISTRUTTAð LOT È SALVATOð LE FIGLIE DI LOT E NASCITA DI MOÀV E AMMÒN

ð SARA E AVIMÈLECHð AVIMÈLECH RICOMPONE I RAPPORTI CON ABRAMOð NASCITA DI ISACCOð HAGÀR E ISMAELE CACCIATIð ALLEANZA CON AVIMÈLECH A BEÈR SHÈVAð LA PROVA: LA LEGATURA DI ISACCO ALL’ALTAREð NASCITA DI REBECCA

XXIXLa Toràe le haftaròt con Rashi

libro Bereshìt

Tעמכם: יייי: יברכ

:המבור יי את ברכוועד: לעולם המבור יי ברוועד: לעולם המבור יי ברו

תן ונ העמים מכל נו ב חר ב אשר העולם, ל מ ינו אה יי אתה ברונותן התורה: יי, אתה ברו תורתו: את לנו

תורת אמת, וחיי נו ל תן נ העולם, אשר ל מ ינו אה אתה יי ברוהתורה: נותן יי, אתה ברו נו: בתוכ נטע עולם

Il pubblico risponde:

Il pubblico risponde:

Il chiamato recita:

Il chiamato recita:

Il chiamato recita:

Dopo la lettura il chiamato dice:

brani lettura parashà haftarà

BERESHÌT ð 3 ð 787NÒAKH ð 23 ð 791LÈCH LECHÀ ð 39 ð 795VAYERÀ ð 55 ð 797KHAYÈ SARÀ ð 75 ð 803TOLEDÒT ð 87 ð 807VAYETZÈ ð 101 ð 811VAYISHLÀKH ð 119 ð 813/817VAYÈSHEV ð 137 ð 821MIKKÈTZ ð 151 ð 823VAYIGGÀSH ð 169 ð 825VAYEKHÌ ð 181 ð 827

בראשיתבראשית אפרקפרשת 2

v˨,±h�¨v .¤r1⁄2¨t¨v±u 2 :.¤r�¨t¨v ,Ë¥t±u o°h 1⁄4©n¨­©v ,Ë¥t oh·¦vO¡t tÉr�C ,h1⁄4¦Jt¥r �C*♫ 1hË ¯b�P�k�g ,�p1⁄4¤j©r§n ohº¦vO¡t ©jUÉr±u♫ oI·v§, hÉ ¯b�P�k�g Q¤J1⁄4j±u Uv«ºc²u ¿Uv«Î,rI1⁄4t¨v�,¤t ohÁ¦vO¡t t§rͳH³u 4 :rI�t�h¦v±h�³u rI·t�h¦v±h oh1⁄4¦vO¡t r¤nt«ËH³u♫ 3 :o°h�¨N©voIºh ¿rIt�k | ohʦvO¡t tΨr§e°H³u 5 :Q¤J�«j©v ihË�cU rI1⁄4t¨v ihË�C ohº¦vO¡t kÉ¥S�c³H³u♫ cI·y�h�Fohº¦vO¡t r¤nt«ÉH³u 6v p  :s�¨j¤t oIËh r¤e«1⁄4c�h¦v±h�³u c¤rË�g�h¦v±h�³u v�k±h· �k t¨rÉ e Q¤J1⁄4«j�k±u♫3⁄4oh¦vO¡t G�gÉ ³H³u 7 :o°h�¨n�k o°h 1⁄4©n ihË�C khº¦S�c©n hɦvh°u♫ o°h·¨N©v QIÉ,�C �gh1⁄4 ¦e¨r h˦v±hkÉ�g¥n r1⁄4¤J£t♫ o°hº©N©v ihÉ �cU �ghº¦e¨r��k ,©jÉ©T¦n ¿r¤J£t ¿o°hΩN©v ihÊ �C k1⁄2¥S�c³H³u ¸�gh¦e¨r�¨v�,¤toIËh r¤e«1⁄4c�h¦v±h�³u c¤rË�g�h¦v±h�³u o°h·¨n¨J �gh1⁄4 ¦e¨r��k ohÁ¦vO¡t tͨr§e°H³u♫ 8 :i��f�h¦v±h�³u �gh· ¦e¨r��ksº¨j¤t oIÉ e¨n�k¤t ¿o°hΩn¨­©v ,©jÊ©T¦n o°h©N©v UÎu¨E°h♫ oh1⁄2¦vO¡t r¤nt«ÉH³u 9w p  :h�°b¥Jo°h 1⁄4©N©v vË ¯u§e¦n�kU♫ .¤rº¤t ¿v¨J�C³H�k | ohʦvO¡t tΨr§e°H³u 10 :i��f�h¦v±h�³u v·¨J�C³H©v v1⁄4¤t¨r�¥,±uc¤G�Àg t¤J1⁄2¤S ¿.¤rΨt¨v tÊ¥J§s�©T oh1⁄2¦vO¡t r¤nt«ÉH³u 11 :cI�y�h�F oh1⁄4¦vO¡t t§r˳H³u oh·¦N³h tÉr¨e:i��f�h¦v±h�³u .¤r·¨t¨v�k�g I1⁄4c�Ig§r³z rˤJ£t♫ Iºbh¦n�k ¿h¦r�P v¤G«Êg hĦr�P .É �g g©rº®z �ghɦr±z©n

,hatrc ,arp

להתחיל צרי היה א יצחק: רבי אמר בראשית, (1)מצוה שהיא לכם״, הזה מ״החדש אלא התורה אתבבראשית? פתח ומה טעם ישראל. בה שנצטוו ראשונהלהם לתת לעמו הגיד מעשיו ״כח קי״א): (תהלים משום אתם לישראל: העולם אמות יאמרו שאם גוים״, נחלתכל להם: אומרים הם גוים, שבעה ארצות שכבשתםונתנה בראה הוא היא. הוא, ברו הקדוש של הארץנטלה וברצונו להם, נתנה ברצונו בעיניו, ישר לאשראומר הזה המקרא אין ברא, בראשית לנו. מהם ונתנהלברכה: זכרונם חכמינו שדרשוהו כמו דרשני, אלאדרכו״, ובשביל ״ראשית ח): (משלי שנקראת התורה בשבילבאת ואם ״ראשית תבואתה״, ב): (ירמיה שנקראו ישראלוארץ, שמים בריאת בראשית פרשהו: כ כפשוטו, לפרשיהי אהים ויאמר וגו׳, וחש ובהו תהו היתה ״והארץשאלו לומר הבריאה, סדר להורות: המקרא בא וא אור״,בראשונה, לכתב לו היה ,כ להורות בא שאם קדמו,שאינו במקרא ׳ראשית׳ ל שאין וגו׳, השמים את בראיהויקים״, ממלכת ״בראשית שלאחריו, כמו: לתבה דבוקאומר: אתה כאן אף דגנ״. ״ראשית ממלכתו״, ״ראשיתבראשית כמו וגו׳״, השמים את אהים ברא ״בראשיתתחלת כלומר בהושע״, ה׳ דבר ״תחלת לו: ודומה ברא, הושע אל ה׳ ״ויאמר בהושע: הוא, ברו הקדוש של דבורו

ופרש נבראו, תחלה בא, שאלו להורות תאמר וגו׳״. ואםשמקצרים מקראות ל ויש אלו, ברא הכל בראשיתדלתי סגר א ״כי כמו: אחת, תבה וממעטים לשונםדמשק״, חיל את ״ישא וכמו: הסוגר, מי פרש וא בטני״,פרש וא בבקרים״ ״אם יחרש וכמו: ישאנו, מי פרש ואאחרית״ מראשית ״מגיד וכמו: בבקרים, אדם יחרש אם תמה כן, אם דבר. אחרית דבר מראשית מגיד וא פרשאהים ״ורוח כתיב: שהרי המים קדמו, שהרי ,עצמ עלבסדור המקרא, גלה א ועדין המים״, פני על מרחפתהא היתה, מתי כלום, בריאת המים והמאחרים הקודמיםומים מאש שהשמים ועוד לארץ, המים שקדמו למדת,המקדמים בסדר המקרא למד א כרח על נבראו,ה׳, ברא אמר וא אהים, ברא כלום. והמאחריםוראה הדין, במדת לבראתו במחשבה עלה שבתחלהושתפה רחמים מדת והקדים מתקים, העולם שאיןארץ אהים ה׳ עשות ״ביום דכתיב והינו הדין, למדתשאדם ושממון, תמה לשון תהו, ובהו, תהו (2) ושמים:״בלע״ז. תהו, אשטורדישו״ן שבה. בהו על ומשתומם תוההפני על אינו). אחרים (בספרים וצדו ריקות לשון בהו,מרחפת, ורוח אהים שעל הארץ. המים פני על תהום,פיו ברוח המים פני על ומרחף עומד באויר הכבוד כסאהקן, על המרחפת כיונה הוא ובמאמרו, הקדוש ברו של

1 precetto positivo

iuatrt ב׳ רבתי *

רש״י

3 BereshìtParashà Bereshìt 1, 1-11

טוב האור כי את אהים וירא (4) בלע״ז: אקובטי״רשאינו אגדה: ׳ראהו לדברי צריכים אנו בזה אף ויבדל,לעתיד לצדיקים והבדילו רשעים בו להשתמש כדאילו נאה ואין טוב כי ראהו פרשהו: כ פשוטו, ולפי לבא׳,תחומו לזה וקבע בערבוביא, משתמשים שיהיו ולחשלשון סדר לפי אחד, יום (5) תחומו בלילה: ולזה ביום,בשאר שכתוב כמו ראשון, יום לכתב לו היה הפרשהשהיה לפי אחד? כתב למה רביעי. שלישי, שני, הימים:המלאכים נבראו שא בעולמו, יחיד הוא ברו הקדושרקיע, יהי (6) רבה: בבראשית מפרש כ שני, יום עדעדין א׳, ביום שמים פי שנבראו על הרקיע, שאף יתחזקבאמרו: הוא, ברו הקדוש מגערת בשני וקרשו היו, לחיםיום כל ירופפו״ שמים ״עמודי שכתוב: וזהו רקיע״, ״יהישמשתומם כאדם מגערתו״, ״ויתמהו ובשני: ראשון,המים, המים, באמצע בתו עליו. המאים מגערת ועומדהרקיע בין כמו לרקיע, העליונים מים בין הפרש שיששל שהם תלויים במאמרו למדת, הא הארץ. שעל למיםעמדו, והיא על תקנו הרקיע, את אהים ויעש (7) :מלעל לרקיע, מעל צפרניה״. את ״ועשתה כמו: עשיתו, תלויים שהן לפי לרקיע״, ״מעל אלא נאמר, א הרקיעשא לפי שני? ביום ״כי טוב״ נאמר: א ומפני מה באויר,בה והרי התחיל עד יום שלישי, המים מלאכת נגמר היה

ובשלישי וטובו, במלואו אינו נגמר שא ודבר בשניאחרת, מלאכה וגמר והתחיל המים מלאכת שנגמרההשני לגמר מלאכת אחד פעמים, שתי טוב״, ״כי בו כפללרקיע אהים ויקרא (8) היום: מלאכת לגמר ואחדבזה זה שערבן ומים אש מים, שם מים, שא שמים,מים, שם שמים, אחרים: (בספרים שמים. מהם ועשה על פני היו שטוחים המים, יקוו (9) ומים): אש אחר: דברשבכל הגדול הים הוא באוקינוס, והקום הארץ כלאינו אלא הוא? אחד ים והא ימים, קרא (10) הימים:דג] [לטעם (לדג) בעכו הים מן העולה דג טעם דומהדשא הארץ תדשא (11) באספמיא: הים מן העולההיה דשא, וא לשון עשב וא עשב לשון א דשא עשב,מחלקין דשאין שמיני הארץ, תעשיב לומר המקרא לשוןלמדבר לשון ואין פלוני, עשב נקרא לעצמו אחד כלהארץ לבישת הוא דשא שלשון פלוני, דשא לומר הארץ, תדשא בדשאים. מתמלאת כשהיא בעשבים דשא נקרא לע״ז בלשון עשבים, לבוש ותתכסה תתמלאעשב. נקרא לעצמו שרש וכל בערבוביא כלן ארבאז״י, עץ אחר. במקום ממנו לזרע זרע בו שיגדל זרע, מזריעכן, עשתה והיא א הפרי. כטעם העץ טעם שיהא פרי,פרי, העץ וא פרי״ עשה ועץ וגו׳ הארץ ״ותוצא אלאעונה על היא גם נפקדה על עונו, אדם לפיכ כשנתקלל

IL SECONDO GIORNO

IL TERZO GIORNO

PARASHÀ BERESHÌT

1 All’inizio [della formazione del mondo, quando] il Signore creò il cielo e [tutto ciò che contiene] la terra, 2 la terra era informe e desolata e l’oscurità

ricopriva la superficie [delle acque] dell’abisso. Lo spirito del Signore aleggiava sullasuperficie delle acque. 3 Il Signore disse: «Sia luce! E fu luce». 4 Il Signore vide che laluce era [una cosa] buona e fece quindi una separazione tra la luce e l’oscurità. 5 Il Signore chiamò giorno la luce e chiamò notte l’oscurità. Divenne sera e [poi] divenne mattina, un giorno.6 Il Signore disse: «Si [consolidi] un firmamento nel mezzo delle acque e sia di sepa-razione tra le acque [superiori] e le acque [inferiori]». 7 Il Signore fece il firmamentoe fece distinzione tra le acque che si trovano sotto il firmamento e le acque che sitrovano [sospese] al di sopra del firmamento e così avvenne. 8 Il Signore chiamò ilfirmamento [con il nome di] shamàim~che sostiene le acque. Divenne sera e [poi]divenne mattina, secondo giorno.9 Il Signore disse: «Si raccolgano in un solo luogo le acque che sono sotto il cielo e si renda visibile l’asciutto». E così avvenne. 10 Il Signore diede all’asciutto il nome di terra mentre chiamò mari la raccolta delle acque; il Signore vide che [ciò] era buono. 11 Il Signore disse: «La terra faccia crescere vegetazione, piante che generano semi, alberi [da] frutto che sulla terra producano frutta della loro specie, dentro la quale

1 1 precetto positivo

L’INIZIO DELLA CREAZIONE;

IL PRIMO GIORNO

PRIMA CHIAMATA

רש״י

בראשיתבראשית אפרקפרשת 4

זרעו-בו, אשר ודו״ק). אינו, אחרים (ספרים ונתקללה. אותן: כשנוטעין צומח האילן שמהן פרי כל גרעיני הןלמינהו נאמר שא פי על אף וגו׳, הארץ ותוצא (12)ונשאו ,כ על שנצטוו האילנות שמעו בצווייהן, בדשאיןחלין: בשחיטת באגדה כמפרש בעצמן, וחמר קלצוה וברביעי נבראו מיום ראשון וגו׳, מארת יהי (14)וארץ שמים תולדות כל וכן ברקיע, להתלות עליהםשנגזר ביום נקבע ואחד אחד וכל ראשון, מיום נבראותולדותיהם, לרבות השמים״, ״את שכתוב: הוא עליו,וי״ו חסר מארת, יהי תולדותיה. לרבות הארץ״, ״ואתאסכרה בתינוקות, לפל מארה, יום שהוא שם על כתיב,תפל שא אסכרה, על מתענים היו ששנינו: ברביעי, הואהאור משנגנז הלילה, ובין בין היום להבדיל בתינוקות:והחש האור שמשו בראשית, ימי בשבעת אבל הראשון,והיו בלילה. ובין ביום, בין יחד, שניהם הראשוניםשנאמר לעולם, הוא סימן רע לוקין, כשהמאורות לאתת,רצון בעשותכם תחתו״, אל השמים ״ומאתות י): (ירמיה

הפרענות. מן צריכין לדאג אתם אין הוא, ברו הקדושלהצטוות שעתידים ישראל העתיד, שם על ולמועדים,שמוש הלבנה. ולימים, למולד נמנים והם המועדות, עלשלם. יום הרי חציו, הלבנה ושמוש יום חצי החמהיום), ורביע אחרים: (ספרים ימים שס״ה לסוף ושנים,שנה. והיא אותם, המשרתים מזלות בי״ב מהלכם יגמרווחוזרים יום), ורביע יום שס״ה והוא אחרים: (ספריםהראשון: כמהלכן בגלגל לסבב שניה פעם ומתחיליםלעולם: שיאירו ישמשו, זאת עוד למאורת, והיו (15)ונתמעטה נבראו שוים וגו׳, הגדלים המארת (16)מלכים לשני אפשר ״אי ואמרה: שקטרגה על הלבנהשמעט ידי על הכוכבים, ואת אחד״. בכתר שישתמשוחיה, נפש (20) דעתה: להפיס צבאיה הרבה הלבנה, אתהארץ מן גבה שאינו חי כל דבר חיות. שרץ, בה שיהאנמלים כגון בשקצים, זבובים, כגון בעוף, שרץ: קרויוחמט ועכבר חלד כגון ובבריות ותולעים, וחפושיםגדולים דגים התנינם, (21) הדגים: וכן בהם, וכיוצא

rˤJ£t hÁ¦r�P�v¤G«�g .Í�g±u♫ Uvº¯bh¦n�k ¿g©rήz �ghʦr±z©n c¤GÉ �g t¤J¤ÆS .¤r¨t¨v tÎ�mIT³u 12

º:h�¦Jh�k§J oIËh r¤e«1⁄4c�h¦v±h�³u c¤rË�g�h¦v±h�³u♬ 13 :cI�y�h�F oh1⁄4¦vO¡t t§r˳H³u Uv· bh¦n�k I1⁄4c�Ig§r³zihÉ �cU oI1⁄4H©v ihË�C khȦS�c©v�k o°hº©n¨­©v �ghÉ ¦e§r�C ¿,«r«t§n hʦv±h oh1⁄2¦vO¡t r¤nt«ÉH³u 14ì p �ghÉ ¦e§r�C ¿,«rIt§n�k UÊh¨v±u 15 :oh�°b¨J±u oh1⁄4¦n²h�kU ohº¦s�gIÉn�kU ¿,«,«t�k UÊh¨v±u♫ v�k±h· �K©v,«1⁄4r«t§N©v hË ¯b§J�,¤t ohº¦vO¡t G�gÉ ³H³u 16 :i��f�h¦v±h�³u .¤r·¨t¨v�k�g rh1⁄4¦t¨v�k♫ o°hº©n¨­©v,�kɤJ§n¤n�k ¿i«y¨E©v rIÊt¨N©v�,¤t±u♫ oIºH©v ,�kɤJ§n¤n�k ¿k«s²D©v rIÊt¨N©v�,¤t oh·�k«s±D©vrh1⁄4¦t¨v�k o°h·¨n¨­©v �ghÉ ¦e§r�C oh1⁄4¦vO¡t oÁ¨,«t i Ë¥T°H³u♫ 17 :oh��c�fI�F©v ,1⁄4¥t±u v�k±hº�K©vt§r˳H³u Q¤J·j©v ihÉ �cU rI1⁄4t¨v ihË�C♫ khº¦S�c©v�k �U v�k±hº�K�cU oIÉH�C ¿k«J§n�k±u 18 :.¤r�¨t¨v�k�gr¤nt«ÉH³u 20ì p  :h��gh�c§r oIËh r¤e«1⁄4c�h¦v±h�³u c¤rË�g�h¦v±h�³u♬ 19 :cI�y�h�F oh1⁄4¦vO¡t�ghË ¦e§r h1⁄4¯b�P�k�g .¤rº¨t¨v�k�g ; É �pIg±h ¿;Ig±u♫ v· ²H©j J�pÉ ®b .¤r1⁄4¤J o°hº©N©v UÉm§r§J°h ohº¦vO¡t| vÉ ²H©j�©v J�pÉ ®b�k�F ,É¥t±u oh·�k«s±D©v o1⁄4°bh°B©T©v�,¤t ohº¦vO¡t tÉr�c°H³u 21 :o°h�¨n¨­©vt§r˳H³u Uvº¯bh¦n�k ¿;²b�F ;IÊg�k�F ,Î¥t±u♫ o1⁄2¤v¯bh�¦n�k o°h©N©v UÎm§r�¨J Ïr¤J£t ,¤GǤn«r�¨v¿o°hΩN©v�,¤t UÊt�k¦nU♫ U1⁄2c§rU UÉr�P r«·nt�k oh1⁄4¦vO¡t oÁ¨,«t Q¤rÍ�c±h³u 22 :cI�y�h�F oh1⁄4¦vO¡tp  :h�¦Jh¦n£j oIËh r¤e«1⁄4c�h¦v±h�³u c¤rË�g�h¦v±h�³u♬ 23 :.¤r�¨t�C c¤rË°h ;I1⁄4g¨v±u ohº¦N³H�CG¤nÁ¤r²u v˨n¥v�C♫ Vº²bh¦n�k ¿v²H©j J�pÊ ®b .¤r¨t¨v tÎ�mIT oh1⁄2¦vO¡t r¤nt«ÉH³u 24ì

V1⁄2²bh¦n�k .¤r¨t¨v ,γH©j�,¤t Ïoh¦vO¡t G�gÉ ³H³u 25 :i��f�h¦v±h�³u V· ²bh¦n�k .¤r1⁄4¤t�I,±h�©j±u:cI�y�h�F oh1⁄4¦vO¡t t§r˳H³u Uv·bh¦n�k v1⁄4¨n¨s£t�¨v G¤nˤr�k�F ,Á¥t±u♫ Vº²bh¦n�k ¿v¨n¥v�C©v�,¤t±u;IÉg�cU o²H©v ,γd§s�c ÏUS§r°h±u Ub·¥,Un§s�F Ub1⁄4¥n�k�m�C oÁ¨s¨t vˤG�g�³b ohº¦vO¡t r¤nt«ÉH³u 26

רש״י

5 BereshìtParashà Bereshìt

IL QUARTO GIORNO

IL QUINTO GIORNO

IL SESTO GIORNO

זכר שבראם זוגו, ובן לויתן הוא אגדה ובדברי שבים,לבא, לעתיד לצדיקים ומלחה הנקבה את והרג ונקבה,התנינם בפניהם. העולם יתקים א וירבו יפרו שאםויבר (22) חיות: בה שיש נפש החיה, נפש כתיב.אותם, ואוכלין מהם וצדין אותם, שמחסרים לפי אתם,מפני אלא לברכה, הצרכו החיות ואף לברכה, הצרכוהוא יהא שא ברכן, א לכ לקללה, שעתיד הנחשא אם ורבו, פרות. עשו כלומר פרי, לשון פרו, בכלל.ובא יותר, וא אחד מוליד אחד היה ״פרו״, אלא אמרהוא הארץ, תוצא (24) הרבה: מוליד שאחד ״ורבו״,אלא הצרכו וא ראשון, מיום נברא שהכל שפרשתי,שרצים, הם ורמש, חיות. בה שיש חיה, נפש להוציאם.נגררים, כאלו ונראים הארץ על ורומשים נמוכים שהםבלשוננו ושרץ רמש לשון כל נכר. הלוכן שאיןבתקונן בצביונם, תקנם ויעש, (25) קונמוברי״ש:ברו הקדוש ענותנותו של אדם, נעשה (26) ובקומתן:

המלאכים בדמות שהאדם לפי מכאן: למדנו הואהמלכים את דן וכשהוא בהם, נמל לפיכ בו, ויתקנאולו שאמר באחאב, מצינו שכן שלו, בפמליא נמל הואהשמים צבא וכל כסאו, על יושב ה׳ את ״ראיתי מיכה:לפניו? ושמאל ימין יש וכי ומשמאלו״. עליו מימינו עומדוכן לחובה, משמאילים ואלו לזכות מימינים אלו אלאכאן אף שאלתא״. ומאמר קדישין פתגמא עירין ״בגזרתבעליונים יש להם: אמר רשות, נטל שלו בפמליא קנאה יש הרי בתחתונים, כדמותי אין אם כדמותי. סיעוהו שא פי על אף נעשה אדם, במעשה בראשית.הכתוב נמנע לרדות, א מקום לאפיקורסים ויש ביצירתוונוטל נמל הגדול שיהא ענוה, ומדת ארץ דר מללמדשהיה למדנו א אדם״, ״אעשה ואם כתב הקטן, מן רשותכתב בצדו: ותשובתו עצמו, עם אלא דינו, בית עם מדברבצלמנו, ׳ויבראו׳. האדם״ ולא כתיב את אהים ״ויבראבדגת וירדו ולהשכיל. להבין כדמותנו, שלנו. בדפוס

sia contenuto il suo seme», e così avvenne. 12 La terra fece spuntare la vegetazione, piante che generano semi secondo la loro stessa specie e alberi che producevano frut-ta dentro la quale era contenuto il loro seme, secondo la loro stessa specie; il Signore vide che [ciò] era buono. 13 Divenne sera e [poi] divenne mattina, terzo giorno.14 Il Signore disse: «Nel firmamento del cielo siano [fissate] delle fonti di luce, perdistinguere fra il giorno e la notte, e siano come segni per [definire] le festività, peri giorni e per gli anni, 15 e servano [anche] come fonti di luce nel firmamento delcielo per illuminare la terra». E così avvenne. 16 Il Signore fece [dapprima] le due grandi fonti di luce, [destinando poi] la luce maggiore per reggere il giorno e la luce minore per reggere la notte e inoltre [fece anche] le stelle. 17 Il Signore le dispose nel firmamento del cielo per dare luce sulla terra, 18 per governare il giorno e lanotte, e per distinguere tra la luce e l’oscurità; e il Signore vide che [ciò] era buono. 19 Divenne sera e [poi] divenne mattina, quarto giorno.20 Il Signore disse: «Brulichino le acque di un brulicame di esseri viventi e i volatili volino sopra la terra dinanzi al firmamento del cielo». 21 E il Signore creò i grandicetacei e tutti gli esseri viventi che guizzano e di cui brulicano le acque secondo le loro specie, come [pure] ogni uccello alato, [ognuno] secondo la sua specie; e il Signore vide che [ciò] era buono. 22 Il Signore li benedisse dicendo: «Prolificate emoltiplicatevi, riempite le acque nei mari, mentre il [genere] volatile si moltiplichi sulla terra». 23 Divenne sera e [poi] divenne mattina, quinto giorno.24 Il Signore disse: «La terra produca esseri viventi secondo le loro specie, bestiame, esseri striscianti e fiere della terra, secondo la loro specie». E così avvenne. 25 IlSignore fece le fiere della terra [ciascuna] secondo la propria specie, il bestiame se-condo la propria specie e ogni essere strisciante sul suolo secondo la propria specie; e il Signore vide che [ciò] era buono. 26 Il Signore disse: «Facciamo l’uomo secondo la Nostra immagine [per la struttura], simile a Noi [per intelligenza e compren-sione], che abbia potere [se lo merita] sui pesci dei mari, sugli uccelli del cielo, sul

12-261,

רש״י

BENEDIZIONI PRIMA DELLA LETTURA DELLA HAFTARÀ:טובים, בנביאים בחר אשר העולם, ל מ ינו אה יי אתה ברובתורה הבוחר יי, אתה באמת, ברו הנאמרים בדבריהם ורצה

דק. האמת וצ ובנביאי עמו, ובישראל עבדו, ובמשה

BENEDIZIONI DOPO LA LETTURA DELLA HAFTARÀ:קדוש ישראל שמו צבאות יי גואלנו

בכל צדיק העולמים, כל צור העולם, ל מ ינו אה יי אתה ברודבריו שכל ומקים, המדבר ועשה, האומר הנאמן האל הדורות,ודבר ,י דבר ונאמנים ינו, אה יי הוא אתה נאמן דק. וצ אמת(ורחמן) נאמן ל מ אל כי ריקם, ישוב א אחור י מדבר אחד

דבריו. הנאמן בכל האל יי, אתה ברו אתה.

במהרה יע תוש פש נ ולעלובת ינו, חי בית היא כי ציון על רחםיה. ציון בבנ ח אתה יי, משמ ברו ינו. בימ

דוד בית ובמלכות , עבד הנביא הו באלי ינו אה יי נו שמחינחלו וא זר שב י א כסאו על נו, ויגל לב יבא במהרה , משיחנרו שא יכבה לו, עת נשב קדש בשם כי כבודו, את אחרים עוד

דוד. מגן יי, אתה ועד. ברו לעולם

הזה, השבת יום ועל הנביאים, ועל העבודה, ועל התורה, עלהכל על רת. ולתפא לכבוד ולמנוחה, לקדשה אהינו, יי נו ל ת שנתבפי כל שמ יתבר ,אות ומברכים ,ל מודים חנו אנ ינו, אה יי

השבת. מקדש יי, אתה ברו ועד. תמיד לעולם חי

הפטרה ברכות

libro Bereshìthaftaròt

brani lettura haftarà parashà

BERESHÌT ð 787 ð 3NÒAKH ð 791 ð 23LECH LECHÀ ð 795 ð 39VAYERÀ ð 797 ð 55KHAYÈ SARÀ ð 803 ð 75TOLEDÒT ð 807 ð 87VAYETZÈ ð 811 ð 101VAYISHLÀKH italiani•sefarditi ð 813 ð 119VAYISHLÀKH ashkenaziti ð 817 ð 119VAYÈSHEV ð 821 ð 137MIKKÈTZ ð 823 ð 151VAYIGGÀSH ð 825 ð 169VAYEKHÌ ð 827 ð 181

הפטרותבראשית ספר

786

כמותכם כי אינו עבדי יעקב בו. הן אתמך עבדי (1) הןכי יעקב קלה) (תהלים בחירי קרוי ישראל בחירי. אתמוך בו:בחירי: ישראל יעקב עבדי למען מה) (לקמן ואומר יה לו בחרסודו את נביאיו להודיע רוחי נתתי עליו נפשי. רצתהב) והלכו גוים רבים (לעיל שנאמר וסופו משפט לגוים יוציאלא קול יגביה לא ישא. ולא (2) וגו׳: מדרכיו ויורנו וגו׳יבואו שהם מעצמם להוכיח ולהתנבאות אל הגוים יצטרךשמענו עמכם כי נלכה ח) (זכריה שנאמר מהם כענין ללמודעינותניא ת״י ישבור. לא רצוץ קנה (3) עמכם: אלהיםכבוצין דאינין וחשיכיא יתברון לא רעיע כקניא דאינוןפשתה כהה. פתילת ופשתה יטפון: לא כנר כבה פי׳ עמיהדלים את יגזול לא שלהם מלך ליכבות שקרובה לחה

כמו ירוץ. ולא החלשים: (4) העניים ואת את ירצץ ולאכענין וישמעו להן יא) (לעיל דעה הארץ כי מלאה ירצץ לאלתורתו וגו׳ וזהו עמים אל אהפוך אז כי (צפניה ג) שנאמרהדין בעל ה׳. האל ישמעו לתורתו: (5) כולם ייחלו אייםשל שתי תחילה כמין פקיע ובעל הרחמי׳: בורא השמים.אותם כדאיתא במס׳ חגיגה: וצאצאיה. בורא ואח״כ נטהעליה. לעם חיים: נשמת נשמה. נותן ממנה: היוצא אתלמתהלכים בה. להולכים קדושה: ורוח. בשוה: לכולםואצרך. אומר: הוא לישעיה קראתיך. (6) לפניו:לבריתי עמי את שתשיב מחשבתי היתה זאת כשיצרתיךלעצמו כענין קרוי גוי כל שבט לאור גוים. ולהאיר להם:שאינם עורות. עינים לפקוח (7) גוים: וקהל גוי שנאמר

uhº�k�g ¿h¦jUr♫ h¦TÊ©,²b h·¦J�p³b vɨ,�m¨r h1⁄4¦rh¦j�C IºC�Q¨n§,¤t ¿h¦S�c�g i Ê¥v 1

.U1⁄4j�C �gh˦n§J³h�t�O±u t·¨¬°h tÉO±u e1⁄4�g�m°h tËO♫ 2 :th��mIh oË°hID�k y1⁄4�P§J¦nthË�mIh ,1⁄4¤n¡t�k v²B· �C�f±h tÉO v1⁄4¨v�f v˨T§J�pU♫ rIºC§J°h tÉO ¿.Um¨r vÊ ®b¨e 3 :I�kIeohË°H¦t I1⁄4,¨rI,�kU y· �P§J¦n .¤r1⁄4¨t�C oh˦G²h�s�g♫ .Uºr²h tÉO±u ¿v¤v�f°h tÊO 4 :y��P§J¦n

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h�c§JÉh ¿UB«Îr²h♫ r·¨s¥e cÉ¥J¥T oh1⁄4¦r�m£j uhº¨r�g±u ¿r�C§s¦n UÊt§G°h 11 :o�¤vh�c§J�«h±u oh1⁄4°H¦t:Ush�°D³h ohË°H¦t��C I1⁄4,�K¦v§,U sI·c�F v1⁄4 ²u «vh��k Unh˦G²h♫ 12 :Uj�²u�m°h oh1⁄4¦r¨v Jt«Ër¥n g�kº¤x©jhº¦r�m³h�;©t ¿�ghΦr²h♫ v·¨t±b¦e rhÉ�g²h ,I1⁄4n¨j�k¦n Jh˦t�F tº�m¯h rIÉC°D�F ¿v²u «v±h 13

vɨs�kI�H�F♫ e· �P©t§,¤t Jh1⁄4¦r£j�©t oº�kIg�¥n ¿h¦,hÎ¥J¡j¤v 14 :r��C³D§,°h uh1⁄4�c±h«�t�k�go1⁄4�C§G�g�k�f±u ,Iºg�c±dU ¿oh¦r¨v chʦr£j�©t 15 :s©j�²h ; 1⁄4©t§J¤t±u o«Ë­¤t vº�g�p¤t

cnישעיה

בראשית הפטרתכא – א מב, ישעיה אי׳:כא – ה מב, ישעיה ספ׳–מ׳–ט׳:י מג, – ה ספ׳–אש׳: ישעיה מב,

רש״י

787Haftaròtdel libro Bereshìt

כא – א מב, ישעיה אי׳:כא – ה מב, ישעיה ספ׳–מ׳–ט׳:י מג, – ה ספ׳–אש׳: ישעיה מב,

1 Ecco il Mio servo, Io lo sostengo; il Mio eletto, del quale la Mia ani-ma si compiace. Io ho posto il Mio spirito su di lui ed egli diffonderà la

giustizia tra le nazioni. 2 Egli non griderà, non dovrà alzare la sua voce e non la farà udire in piazza; 3 non spezzerà una canna incrinata [chi è mansueto] e non spegnerà uno stoppino dalla debole fiamma [il povero], ma diffonderà la giustizia con fer-mezza. 4 Egli non verrà meno e non si abbatterà finché non avrà stabilito la giustiziasulla terra; le isole attenderanno il suo insegnamento.

É ··· Ê5 Così dice il Signore, l’Eterno che creò i cieli e li distese, che spianò la terra e ciò che da essa proviene, che diede vita alle genti che la abitano e respiro a coloro che vi cam-minano: 6 «Io, l’Eterno, ti ho chiamato secondo giustizia e ti tengo per mano; ti ho formato e stabilito perché tu facessi tornare il [Mio] popolo all’alleanza e diventassi luce per le nazioni [le tribù]; 7 perché tu apra gli occhi che sono ciechi [al Mio pote-re], conduca i prigionieri fuori dalla prigione e coloro che siedono nel buio fuori dalla prigionia. 8 Io sono l’Eterno, questo è il Mio nome: [pertanto] non cederò ad altri la Mia gloria, né la Mia lode a idoli scolpiti. 9 Ecco, i primi fatti hanno avuto luogo, ma Io annuncio cose nuove; prima ancora che queste si sviluppino, Io ve le farò sentire». 10 [Le popolazioni] dalle estremità della terra cantino all’Eterno un canto nuovo e le Sue lodi: lo celebri il mare e quanti lo percorrono, le isole e i loro abitanti. 11 Il deserto e le sue città eleveranno in canto [la loro voce]; Kedàr sarà popolata nei vil-laggi. Gli abitanti della pietra [i defunti tornati in vita] esulteranno, dalla cima delle montagne alzeranno grida; 12 tributino gloria all’Eterno e dichiarino la Sua lode nelle isole. 13 L’Eterno esce come un prode, eccita il Suo ardore come un guerriero; grida, fa persino strepito di guerra ed è forte contro i Suoi nemici.14 Da tempo immemorabile sono in silenzio [circa la distruzione del santuario], taccio e mi trattengo. Ora [però] griderò, mi affannerò e ansimerò nello stesso tem-po, come una partoriente. 15 Distruggerò monti e colline [re e signori] e ne farò

ממסגר להוציא אלי: לשוב לב לתת גבורתו את רואיןד״א אסירים ממסגר יצאו עיניהם וע״י שיתפקחו אסיר.שסופן לצאת לבא עליהן בבל העתידה גלות לבשרם עלועלי וכח אדנות בל׳ מפורש הוא שמי. הוא (8) ממנה: אתן: לא לאחר כבודי לפיכך אני שאדון להראותמצרים גלות על לאברהם שהבטחתי הראשונות. (9)הבטחתי שמרתי באו. הנה וגו׳: הגוי את וגם טו) (בראש׳

שנייה: גלות על להבטיח לעמי מגיד אני חדשות ועתהאת כשיראו כרחם על הארץ. מקצה תהלתו (10)יורדי אני: אלהים כי העכו״ם כל יודו לישראל גבורתי באיים בים ולא הקבועים ומלואו. פורשי בספינות: הים.

בית כדי ואחד א׳ כל עפר שופכים המים בתוך אלאישאו (11) ווניציי״א: עיר כגון בספינה לבית מבית והולכיםישאו על מוסב קדר. תשב חצרים בשיר: קול מדבר. וירונו כמו קול ישאו באוהלים עתה דרים שהם מדבר קדרעתה דרים שהם קדר במדבר קדר, תשב אשר והחצריםהמתים סלע. קבועים: יושבי ערים וחצרים יהיו באהליהםירימון יצווחו. מריש טוריא מראש הרים ת״י: כן שיחיועל החשיתי רבים ימים זה מעולם. החשיתי (14) קליהון:עתה עד הווה ל׳ אתאפק. אחריש: ותמיד ביתי חרבן אתבהל: אשום. אפעה: כיולדה ומעתה רוחי הציקתני אוביש. (15) אויבי: כל יחד הכל להשמיד ואתאוה ואשאף.

UNA LUCE PER LE NAZIONI

IL CANTO DELLA LIBERAZIONE

INTERVENTO DEL SIGNORE

IL MESSIA, IL SERVO

DEL SIGNORE

42ISAIA

HAFTARÀ BERESHÌT

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: , -,

רש״י

הפטרותבראשית ספר

788

ונהרות: עשב כגון לח דבר לענין הוא יובש ל׳מהביט הנה עד עורים שהיו ישראל והולכתי. (16)עשיתים. בה: להלוך ידעו לא אשר הטוב בדרך אליעשוי: כאילו העתיד על לדבר נבואה ל׳ כן אעשהאומר: הוא ישראל על והעורים. החרשים, (18)העור הוא עבדי אם כי אחד אין בכם עור. מי (19)אני אשר כמלאכי הוא הרי שבכם וחרש שבכולכם, היה עור מי כמשולם. עור מי נבואות: שולח להנבאתגמוליו הוא כמשולם כל קבל יסוריו והרי כבר בכםלפניכם הרבה ראיות רבות. ראות (20) נקי: ויוצא

פקוח אלי: ולשוב במעשי להביט שומרים ואינכםישמע ולא ע״י נביאי אזניכם עסוק לפקוח אני אזנים.חפץ. ה׳ (21) הוא: הוה ולשון דברי את מכם אישהוא ולכך צדק למען אזניכם ולפקוח להראותכםהזה בזוי העם והוא. (22) תורה: לכם מגדיל ומאדירלמה לומר זה כל לב על ישים ולא הענין וסוף ושסויבחורים הפח יעקב: למשיסה נתן מי זאת קראתנוהפח ד״א תוספות כולם, נפש פחי בחוריהם כולם.ובחורים האדמה בפחי עצמם את ישימו כולם בחוריםאומר ואין הוא: שכן יוכיח החבאו כלאים ובבתי

oh1⁄2¦r±u�g hɦT�f�kI�v±u 16 :Jh��cIt oh1⁄4¦N³d£t�³u ohº°H¦t��k ¿,Ir¨v±b♫ hʦT§n©G±u Jh·�cIto¤vh¯b�p�k QΨJ§j©n Ïoh¦G¨t o· �fh¦r§s©t U1⁄4g§s²h�tO ,IËch¦,±b�C Ugº¨s²h tÉO ¿Q¤rΤs�CUd«Êx²b 17 :oh�¦T�c³z�g tËO±u o1⁄4¦,h¦G�g ohº¦r�c§S©v♫ v�K¥Àt rIºJh¦n�k ¿oh¦­©e�g�©nU rI1⁄2t�k:Ubh�¥vO¡t oˤT©t v1⁄4�f¥X©n�k oh˦r§n«�t¨v k¤x· �P�C oh1⁄4¦j§y«�C©v♫ ,¤Jº«c UJÉ«c¯h ¿rIj¨thº¦S�c�g�o¦t hÉ�F ¿r¯U�g hʦn 19 :,I�t§r�k UyhË�C©v oh1⁄4¦r±u�g�©v±u Ug·¨n§J oh1⁄4¦J§r�¥j©v♫ 18

,h«Ët¨r♫ 20 :v�²u «v±h s�cË�g�F r1⁄4¯U�g±u oº�KªJ§n�F ¿r¯U�g♫ hʦn j· �k§J¤t hÉ�f¨t�k©n�F J1⁄4¥r¥j±u.1⁄4�p¨j vË ²u «v±h♫ 21 :g�¨n§J°h tËO±u o°h 1⁄4³b±z¨t ©jIËe�P r«·n§J¦, tÉO±u ,I1⁄4C©r [,IËt¨r]

:rh�¦S§t³h±u v1⁄4¨rIT kh˦S±d³h I ·e§s�m i�gÉ©n�k

Ä ···Ã É ÊUÊh¨v Ut· �C§j¨v oh1⁄4¦t�k�f hË¥T�c�cU oº�K�F ¿oh¦rUj��C© jÊ �p¨v ¸hUx¨J±u zUÉz�C�o�g 3⁄4tUv±u 22

c˦J§e³h ,t«·z ihÉ °z£t�³h o1⁄4�f�c h˦n♫ 23 :c�©J¨v rË¥n«t�ih¥t±u v1⁄4¨X¦J§n khº�M©n ihÉ¥t±u ¿z�c�k ♫oh1⁄4°z±z«�c�k kË¥t¨r§G°h±u c«Á e�g�³h [vͨX¦J§n�k] vͨXu¦J§n�k iΩ,²b�h�¦n 24 :rI�j¨t�k g1⁄4©n§J°h±uU1⁄4g§n¨J tËO±u QIºk¨v ¿uh�f¨r§s�c ♫ UÊc¨t�t�O±u Iºk UbtÉy¨j UÀz v· ²u «v±h tIÉk£v¿ch�c¨X¦n ♫ UvÊ¥y£v��k§T³u v·¨n¨j�k¦n zU1⁄4z�g®u IºP©t vɨn¥j ¿uh�k�g Q«ÊP§J°H³u 25 :I�,¨rI�,�C

:c��k�k�g oh˦G²h�t�O±u I1⁄4C�r�g�c¦T³u gº¨s²h tÉO±u

�k©t♫ k·¥t¨r§G°h 1⁄4W§r�m«�h±u c«ºe�g�³h ÉW£t�©r«C ¿v²u «v±h rÊ©n¨t�v«�F vĨT�g±u 1

r«Êc�g�©,�h�F 2 :v¨T�¨t�h�k 1⁄4W§n¦J�c h¦,t˨r¨e Whº¦T�k©t±d hÉ�F ¿t¨rh¦TtÉO ¿J¥t�In�C ♫ Q Ê�k¥,�h��F WU·p§y§J°h tÉO ,I1⁄4r¨v±B�cU h°bº¨t�W§T¦t ¿o°hΩN�Ck1⁄4¥t¨r§G°h JIËs§e Whº¤vO¡t vÉ ²u «v±h ¿h°b£t h1⁄2�F 3 :Q ��C�r�g�c¦, tËO v1⁄4�c¨v�k±u vº®u�F¦,hÁ³bh�g�c ¨T§rÍ©e²h rΤJ£t�¥n 4 :Wh�¤T§j©T t1⁄4�c§xU JUËF o°hº©r�m¦n ¿W§r�p�f ♫ h¦TÊ©,²b W· �gh¦JI�n:W �¤J�p³b ,©jË©T oh1⁄4¦Nªt�kU Whº¤T§j©T ¿o¨s¨t ♫ i Ê¥T¤t±u Wh·¦T�c©v£t hÉ°b£t�³u ¨T§s1⁄4�C�f°b

dn ישעיה

בראשית הפטרת

רש״י

789Haftaròtdel libro Bereshìt

באמתחתינו השב לפיכך הוא רפי אבל השב כמו השב.למשיסה נתן מי לזאת לב לתת יאזין. (23) דגש: הואבאחרונה לו דבר שיעמוד יקשיב וישמע לאחור. יעקב:עתיד שבמקרא לאחור כל וכן לסופא לאחור ת״י וכןאת שגרמה היא זו לו. חטאנו זו (24) הוא: להיותאבותינו אבו. ולא לו: חטאנו אשר את והבז המשיסהשיראו כדי מסביב. ותלהטהו (25) הלוך: בדרכיו ו) הכרתי גוים נשמו ג (צפניה ויקחו מוסר כענין שנאמראלא הוא יודע ידע. ולא וגו׳: תיראי אך אמרתי פנותםותבער מרשעו: ולשוב זאת להבין חש לא בעקב שדשבעצמו: בערה שמסביב העכו״ם פורענויות אחר בו.

(2) כי תירא: אל אמר ה׳ זאת כה כל אף (1) ועתה.ובנהרות הייתי: אתך סוף בים כשעברת במים. תעברכמי המרובין והעכו״ם המצרים בין גרתה ישטפוך. לאלבא לעתיד אש. במו לכלות: כי תלך לך יכלו ולא נהרחמה ג) שאקדיר (מלאכי כתנור היום בא בוער הנה כילא שם (שם) גם הבא היום אותם הרשעים וליהט עלג) והיו (לעיל העכו״ם כמ״ש שתשרוף את תכוה: ולהבה.נתתי (3) בך: לא תבער גם היא סיד משרפות עמיםמתו שבכוריהם לפדיון לך היו והם מצרים. כפרך כמו כליה חייבים והייתם נצלת בכורי בני ואתה עליהם בארץ חמתי לשפוך ואומר כ) שנאמר (ביחזקאל

seccare tutta l’erba [i loro sostenitori]. Trasformerò i fiumi in isole e prosciugherògli stagni; 16 condurrò i ciechi [Israele] per una strada a loro ignota, li guiderò per sentieri che non hanno mai conosciuto; davanti a loro trasformerò le tenebre in luce, renderò piano ciò che non lo è. Queste sono le cose che farò per loro e che non smet-terò di fare. 17 Coloro che ripongono la propria fiducia in idoli intagliati, che diconoalle immagini di metallo fuso: «Voi siete le nostre divinità» Mi volteranno la schiena e grande sarà la loro vergogna.18 Ascoltate, o sordi e voi, ciechi, volgetevi per poter vedere. 19 Chi è cieco [tra voi], se non il Mio servo? Chi è sordo come colui al quale mando Io stesso il messaggero? Chi è cieco come colui che ha pagato [il proprio debito] e chi è sordo come il servo dell’Eterno? 20 Hai visto molte cose, ma senza osservarle con attenzione; hai aperto le orecchie, ma senza dare ascolto. 21 L’Eterno desidera [che ciò avvenga] per affer-mare la Sua giustizia. Egli renderà la Torà grande e gloriosa. Ä ···Ã É Ê

22 Ma questo è un popolo che è stato derubato e depredato. Tutti si trovano catturati col laccio nelle caverne, sono nascosti in carcere. Sono stati abbandonati al saccheggio e non c’è nessuno che li salvi; ora sono soggetti a rapina e nessuno ha detto: «Restitui-sci!». 23 Chi tra voi presterà orecchio a questo? Chi sentirà e ascolterà per il futuro? 24 Chi ha abbandonato Giacobbe al saccheggio e Israele ai predoni? Non è stato forse l’Eterno contro cui ha peccato, non volendo seguire le Sue vie e non ascoltando la Sua Torà? 25 Perciò Egli ha riversato su di loro la furia della Sua ira e la violenza della bat-taglia. [L’ira divina] li ha avvolti tutt’intorno nelle sue fiamme, ma essi non hannosaputo accorgersene; li ha bruciati, ma loro non se ne sono preoccupati.

1 Ma ora, così dice l’Eterno che ti ha creato, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele: «Non temere, poiché Io ti ho redento e ti ho chiamato

con il tuo nome: tu sei Mio. 2 Quando attraversasti le acque [del Mar Rosso] Io ero con te e quando transitasti tra i fiumi [tra i nemici] essi non ti hanno travolto.Quando camminerai tra il fuoco non ti scotterai e la fiamma [che consumerà i paga-ni] non ti brucerà. 3 Poiché Io sono l’Eterno, il tuo Signore, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Ho considerato [la morte dei primogeniti in] Egitto come tuo riscatto, l’Etiopia e Sevà al tuo posto. 4 Poiché tu sei prezioso ai Miei occhi, sei degno di onore e Io ti amo, perciò continuerò a dare altri uomini al tuo posto e [altre] nazioni in

IL SORDO E IL CIECO

DEGRADO DI ISRAELE

IN ESILIO

oh1⁄2¦r±u�g hɦT�f�kI�v±u 16 :Jh��cIt oh1⁄4¦N³d£t�³u ohº°H¦t��k ¿,Ir¨v±b♫ hʦT§n©G±u Jh·�cIto¤vh¯b�p�k QΨJ§j©n Ïoh¦G¨t o· �fh¦r§s©t U1⁄4g§s²h�tO ,IËch¦,±b�C Ugº¨s²h tÉO ¿Q¤rΤs�CUd«Êx²b 17 :oh�¦T�c³z�g tËO±u o1⁄4¦,h¦G�g ohº¦r�c§S©v♫ v�K¥Àt rIºJh¦n�k ¿oh¦­©e�g�©nU rI1⁄2t�k:Ubh�¥vO¡t oˤT©t v1⁄4�f¥X©n�k oh˦r§n«�t¨v k¤x· �P�C oh1⁄4¦j§y«�C©v♫ ,¤Jº«c UJÉ«c¯h ¿rIj¨thº¦S�c�g�o¦t hÉ�F ¿r¯U�g hʦn 19 :,I�t§r�k UyhË�C©v oh1⁄4¦r±u�g�©v±u Ug·¨n§J oh1⁄4¦J§r�¥j©v♫ 18

,h«Ët¨r♫ 20 :v�²u «v±h s�cË�g�F r1⁄4¯U�g±u oº�KªJ§n�F ¿r¯U�g♫ hʦn j· �k§J¤t hÉ�f¨t�k©n�F J1⁄4¥r¥j±u.1⁄4�p¨j vË ²u «v±h♫ 21 :g�¨n§J°h tËO±u o°h 1⁄4³b±z¨t ©jIËe�P r«·n§J¦, tÉO±u ,I1⁄4C©r [,IËt¨r]

:rh�¦S§t³h±u v1⁄4¨rIT kh˦S±d³h I ·e§s�m i�gÉ©n�k

Ä ···Ã É ÊUÊh¨v Ut· �C§j¨v oh1⁄4¦t�k�f hË¥T�c�cU oº�K�F ¿oh¦rUj��C© jÊ �p¨v ¸hUx¨J±u zUÉz�C�o�g 3⁄4tUv±u 22

c˦J§e³h ,t«·z ihÉ °z£t�³h o1⁄4�f�c h˦n♫ 23 :c�©J¨v rË¥n«t�ih¥t±u v1⁄4¨X¦J§n khº�M©n ihÉ¥t±u ¿z�c�k ♫oh1⁄4°z±z«�c�k kË¥t¨r§G°h±u c«Á e�g�³h [vͨX¦J§n�k] vͨXu¦J§n�k iΩ,²b�h�¦n 24 :rI�j¨t�k g1⁄4©n§J°h±uU1⁄4g§n¨J tËO±u QIºk¨v ¿uh�f¨r§s�c ♫ UÊc¨t�t�O±u Iºk UbtÉy¨j UÀz v· ²u «v±h tIÉk£v¿ch�c¨X¦n ♫ UvÊ¥y£v��k§T³u v·¨n¨j�k¦n zU1⁄4z�g®u IºP©t vɨn¥j ¿uh�k�g Q«ÊP§J°H³u 25 :I�,¨rI�,�C

:c��k�k�g oh˦G²h�t�O±u I1⁄4C�r�g�c¦T³u gº¨s²h tÉO±u

�k©t♫ k·¥t¨r§G°h 1⁄4W§r�m«�h±u c«ºe�g�³h ÉW£t�©r«C ¿v²u «v±h rÊ©n¨t�v«�F vĨT�g±u 1

r«Êc�g�©,�h�F 2 :v¨T�¨t�h�k 1⁄4W§n¦J�c h¦,t˨r¨e Whº¦T�k©t±d hÉ�F ¿t¨rh¦TtÉO ¿J¥t�In�C ♫ Q Ê�k¥,�h��F WU·p§y§J°h tÉO ,I1⁄4r¨v±B�cU h°bº¨t�W§T¦t ¿o°hΩN�Ck1⁄4¥t¨r§G°h JIËs§e Whº¤vO¡t vÉ ²u «v±h ¿h°b£t h1⁄2�F 3 :Q ��C�r�g�c¦, tËO v1⁄4�c¨v�k±u vº®u�F¦,hÁ³bh�g�c ¨T§rÍ©e²h rΤJ£t�¥n 4 :Wh�¤T§j©T t1⁄4�c§xU JUËF o°hº©r�m¦n ¿W§r�p�f ♫ h¦TÊ©,²b W· �gh¦JI�n:W �¤J�p³b ,©jË©T oh1⁄4¦Nªt�kU Whº¤T§j©T ¿o¨s¨t ♫ i Ê¥T¤t±u Wh·¦T�c©v£t hÉ°b£t�³u ¨T§s1⁄4�C�f°b

LIBERAZIONE PER OPERA DIVINA

ISAIA43

Haftarà Bereshìt

רש״י

PRIMA DELLA LETTURA DELLA HAFTARÀ:

בחר אשר העולם, ל מ ינו אה יי אתה ברוהנאמרים בדבריהם ורצה טובים, בנביאים בתורה ובמשה אתה יי, הבוחר ברו באמת,

דק. וצ האמת ובנביאי עמו, ובישראל עבדו,

BENEDIZIONI DOPO LA LETTURA

DELLA HAFTARÀ:

קדוש ישראל שמו צבאות יי גואלנו

כל העולם, צור ל מ ינו אה יי אתה ברוהנאמן האל הדורות, בכל צדיק העולמים,דבריו שכל ומקים, המדבר ועשה, האומרינו, אה יי הוא אתה נאמן דק. וצ אמתא אחור י מדבר אחד ודבר ,י דבר ונאמניםאתה. (ורחמן) נאמן ל מ אל כי ריקם, ישוב

דבריו. בכל הנאמן האל אתה יי, ברו

פש נ ולעלובת ינו, חי בית היא כי ציון על רחםח משמ יי, אתה ברו ינו. בימ במהרה יע תוש

יה. בבנ ציון

, עבד הנביא הו באלי ינו אה יי נו שמחויגל יבא במהרה , משיח דוד בית ובמלכותעוד ינחלו וא זר שב י א כסאו על נו, לבלו, עת נשב קדש בשם כי כבודו, את אחריםמגן דוד. יי, אתה ברו ועד. לעולם נרו יכבה שא

הנביאים, ועל העבודה, ועל התורה, עלאהינו, יי נו ל ת שנת הזה, השבת יום ועלהכל על רת. לכבוד ולתפא ולמנוחה, לקדשה,אות ומברכים ,ל מודים חנו אנ ינו, אה ייועד. לעולם תמיד חי כל בפי שמ יתבר

מקדש השבת. יי, אתה ברו

PER I SHALÒSH REGALÌM:

ועל הנביאים ועל העבודה, ועל התורה, (על

חג / המצות חג יום) ועל הזה (השבת יוםרת העצ חג השמיני / הסכות חג / השבעותולמנוחה) (לקדשה ינו, אה יי נו ל ת שנת הזה,הכל על ולתפארת. לכבוד ולשמחה, לששוןומברכים ,ל מודים חנו אנ ינו, אה יילעולם תמיד חי כל בפי שמ יתברך ,אותישראל ו) (השבת מקדש יי, אתה ברו ועד.

והזמנים.

PER ROSH HASHANÀ:

(ועל הנביאים, ועל העבודה, ועל התורה, על יי נו ל ת שנת הזה, הזכרון השבת הזה,ויום) יוםולתפארת. לכבוד ולמנוחה,) (לקדשה אהינו,ומברכים ,ל מודים חנו אנ ינו, אה יי הכל עלועד לעולם תמיד חי כל שמ בפי יתבר ,אותמקדש יי, אתה וקים לעד. ברו אמת ודבר

הזכרון. ישראל ויום ו) (השבת)

PER KIPPÙR:

(ועל הנביאים, ועל העבודה, ועל על התורה,הזה, הכפורים יום ועל הזה,) השבת יוםולמנוחה,) (לקדשה אהינו, יי נו ל ת שנתחנו אנ ינו, אה יי הכל על רת. ולתפא לכבודשמ יתבר ,אות ומברכים ,ל מודיםאמת ודבר ועד לעולם תמיד חי כל בפיוסולח מוחל ל מ יי, אתה ברו לעד. וקיםומעביר ישראל, בית עמו ולעונות ינו לעונותהארץ כל על ל מ ושנה, בכל שנה ינו אשמות

הכפורים. ויום ישראל ו) (השבת מקדש

Benedizioni per l’haftarà nelle festività

haftaròt per le festività e per altre occasioni

OCCASIONE haftarà lettura Torà Maftìr

HAFTARÀ SHABBÀT VIGILIA DI ROSH KHÒDESH ð 1025 lett. settimanale normale

HAFTARÀ SHABBÀT ROSH KHÒDESH ð 1027 lett. settimanale ð 615

HAFTARÀ PRIMO GIORNO DI ROSH HASHANÀ ð 1033 ð 67 ð 617

HAFTARÀ SECONDO GIORNO DI ROSH HASHANÀ ð 1037 ð 71 ð 617

HAFTARÀ POMERIGGIO DEI GIORNI DI DIGIUNO ð 1041 ð 339 -

HAFTARÀ SHABBÀT TESHUVÀ ð 1043 lett. settimanale normale

HAFTARÀ KIPPÙR MATTINA ð 1047 ð 437 ð 619

HAFTARÀ KIPPÙR POMERIGGIO ð 1051 ð 443 -

HAFTARÀ PRIMO GIORNO SUCCÒT ð 1057 ð 463 ð 619

HAFTARÀ SECONDO GIORNO SUCCÒT ð 1061 ð 463 ð 619

HAFTARÀ SHABBÀT KHOL HAMOÈD DI SUCCÒT ð 1063 ð 343 brano del giorno

HAFTARÀ SHEMINÌ ATZÈRET ð 1067 709/705 ð 621

HAFTARÀ SIMKHÀT TORÀ ð 1069 ð 777 ð 621

HAFTARÀ PRIMO O UNICO SHABBÀT KHANUKKÀ ð 1073 lett. settimanale brano del giorno

HAFTARÀ DEL SECONDO SHABBÀT DI KHANUKKÀ ð 1075 lett. settimanale brano del giorno

HAFTARÀ SHABBÀT SHEKALÌM ð 1077 lett. settimanale ð 331

HAFTARÀ SHABBÀT ZACHÒR ð 1081 lett. settimanale ð 739

HAFTARÀ SHABBÀT PARÀ ð 1085 lett. settimanale ð 577

HAFTARÀ SHABBÀT HAKHÒDESH ð 1089 lett. settimanale ð 235

HAFTARÀ SHABBÀT HAGADÒL ð 1093 lett. settimanale normale

HAFTARÀ PRIMO GIORNO DI PÉSAKH ð 1097 ð 239 ð 617

HAFTARÀ SECONDO GIORNO DI PÉSAKH ð 1101 ð 463 ð 617

HAFTARÀ SHABBÀT KHOL HAMOÈD DI PÉSAKH ð 1105 ð 343 ð 617

HAFTARÀ SETTIMO GIORNO DI PÉSAKH ð 1111 ð 247 ð 617

HAFTARÀ OTTAVO GIORNO DI PÉSAKH ð 1115 705/709 ð 617

HAFTARÀ PRIMO GIORNO DI SHAVUÒT ð 1119 ð 271 ð 617

HAFTARÀ SECONDO GIORNO DI SHAVUÒT ð 1125 705/709 ð 617

HAFTARÀ MATTINA DEL NOVE DI AV ð 1127 ð 667 -

HAFTARÀ POMERIGGIO DEL NOVE DI AV ð 1131 ð 339 -

הפטרותולמועדים מיוחדות לשבתות

1024

ביום לבא המלך שולחן אוכלי כל ודרך חדש. מחר (18)אתה: היכן וישאל יפקדך אבי ונפקדת. השולחן: אל מועדבו: יושב מושבך. שיהיה מושבך חסרה, שאתה יפקד כיאסחרותך: בית מרוח יהי ארי ותתבעי יונתן, תרגם וכןלשון חסרון: (19) ושלשת. יפקד. ונפקדת. לשון זכרון: כיהיום לכשתגיע כלומר מאוד, תרד ואז ימים, שלשתיבקשוך, כי אז הרבה, ותתחבא סתר תרד במקום השלישי,היום, בו נסתר הסתר הזה אשר אתה המקום אל ובאתדחולא, תרגם יונתן, ביומא מעשה מלאכה: וכן יום שהוא

דוד ויסתר כד,) (פסוק שנאמר כמה נסתר, היום שאותושהיתה אבן האזל. האבן מחר: החדש ויהי מיד, בשדהיונתן, תרגם וכן הדרך, הולכי האזל. דרכים: להולכי אותה״א, מפיק לא אורה. (20) צדה האות: אבן אתא, אבןבתחלתה, למ״ד שצריכה תיבה כל לצד, כמו צדה ופתרוןחצים אורה אבן, אותה בצד בסופה, ה״א לה הטילאם לנחש לך יהיה סימן הנער, וזה יבין שלא כדי למטרה,המבקש ודרך וגו׳. אשלח והנה (21) לברוח: צריך אתהיכול ואינו עד מקום שרואה שהחץ הולך, הולך הירוי, חץ

:W ��c¨JI�n s1⁄4 ¥e�P°h hË�F º¨T§s©e�pΰb±u♫ J¤s«·j rɨj¨n i 1⁄4,²bI�v±h IËk�r¤nt«�H³u 18

o1⁄4¨­ ¨T§rË©T§x°b�r¤J£t oIºe¨N©v�k¤t ¿¨,t�cU s«ºt§n sÉ¥r¥T ¿¨T§J�K¦J±u 19

vɨS�m oh1⁄4�M¦j�©v ,¤JËk§J♫ hÈ°b£t�³u 20 :k®z�¨t¨v i�cˤt¨v k�m1⁄4¥t º¨T�c©JÉ ²h±u♫ v·¤G�g�©N©v oIÉH�C�,¤t tÉ�m§n Q 1⁄4�k r�gº³B©v�,¤t jÉ�k§J¤t ¿v¯B«v±u 21 :v�¨r¨Y©n�k h1⁄4�k�j��K�©J�k v·¤rItv¨t«Ác²u | UBͤj¨e v²B1⁄2¥v²u ÉW§N¦n | ohÉ�M¦j©v vË ¯B¦v♫ r�g³B�k rΩn«t Ïr«n¨t�o¦t oh·�M¦j�©vvË ¯B¦v o�kº�g�k ¿r©n«t v«ÊF�o¦t±u 22 :v�²u «v±h�h©j r1⁄4�c¨S ihË¥t±u ÁW�k oIËk¨J�h��FhÉ °b£t Ub§r1⁄4�C¦S rˤJ£t♫ rº�c¨SΩv±u 23 :v�²u «v±h 1⁄4W£j��K�¦J hË�F QÈ�k♫ v¨t�k·¨v²u ÉW§N¦n oh1⁄4�M¦j©vv·¤s¨¬�C s1⁄4°u¨S rË¥,¨X°H³u 24 :o��kIg�s�g 1⁄4W±bh��cU hË°bh�C vÁ ²u «v±h vÍB¦v v¨T·¨t²uQ�k¤N©Æv c¤JÉH³u 25 :kI�f¡t�k o¤j1⁄4�K©v� [k¤t] k�g Q�kÁ¤N©v c¤JÍ ¯H³u J¤s«ºj©v hɦv±h³u♫c¤JË ¯H³u♫ iº¨,²bIÉv±h ¿o¨eβH³u rhº¦E©v ¿c©JIn�k¤t o�g1⁄2�p�C | o�gÉ�p�F IÂc¨JIÎ�n�k�goIÉH�C v¨nU1⁄4t§n kUÁt¨J rË�C¦s�t�O±u 26 :s�°u¨S oIËe§n s1⁄4 ¥e�P°H³u kU·t¨J sÉ�M¦n r1⁄4¯b�c©t:rI�v¨y tËO�h�F tU1⁄4v rIÁv¨y h˦T�k�C tUºv vɤr§e¦n ¿r©n¨t♫ hÊ�F tU·v©v�k¤t ¿kUt¨J♫ r¤nt«ÊH³u s·°u¨S oIÉ e§n s1⁄4 ¥e�P°H³u hº°b¥­©v ¿J¤s«Îj©v ,Ê©r¢j�¨N¦n h1⁄2¦v±h³u 27

:o¤j��K©v�k¤t oI1⁄4H©v�o³D kIËn§T�o³D hÁ©J°h�i�c tÍ�c�tO �gUÂS©n Iºb�C i É,²bI�v±h:o¤j��k ,hË�C�s�g h1⁄4¦s¨N�g�¥n sÁ°u¨S kË©t§J°b k«Ît§J°b kU·t¨J�,¤t i 1⁄4,²bI�v±h i�g˳H³u♫ 28

hº¦j¨t ¿ h�k�v²U�m tUÊv±u rh1⁄2�g�C UbÂ�k vΨj�P§J¦n Ïj�c®z hÉ�F tDzb h°bÉ¥j�K©J r¤nt«ÇH³u 29

i É �F�k�g♫ h·¨j¤t�,¤t vɤt§r¤t±u t1⁄4 ²B v¨y�k˨N¦t Whº®bh�g�C ¿i¥j h¦,tÊ�m¨n�o¦t v1⁄2¨T�g±ur¤nt«ÉH³u iº¨,²bIÉvh�C ¿kUt¨J ; Ê©t�r©j�°H³u 30 :Q�k�¤N©v i 1⁄4©j�kªJ�k¤t tº�c�tOhº©J°h�i�c�k ¿v¨T©t rÊ¥j«c�h��F h¦T�g1⁄2©s²h tIÉk£v ,U·S§r©N©v ,1⁄4³u�g�³b�i��C Iºk

חדש ראש ערב שבת הפטרתמב – יח כ, א׳ שמואל

fהושע א׳ שמואל

רש״י

613 MITZVÒT

3 • PARASHÀ BERESHÌT(BERESHÌT 1, 1-6, 8) 1 POSITIVO

m 1 Y solo uominiPrecetto della procreazione (Bereshìt 1, 28)

39 • PARASHÀ LÈCH LECHÀ(BERESHÌT 12, 1-17, 27) 1 POSITIVO

m 2 Y solo uominiPrecetto della circoncisione (Bereshìt 17, 10)

119 • PARASHÀ VAYISHLÀKH(BERESHÌT 32, 4-36, 42) 1 NEGATIVO

l 3 YNon mangiare il nervo ischiatico(Bereshìt 32, 33)

231 • PARASHÀ BÒ(SHEMÒT 10, 1-13, 16) 9 POSITIVI E 11 NEGATIVI

m 4 bet dìnSantificare la luna nuova (Shemòt 12, 2)

m 5 bet HaMikdàshMacellare l’agnello pasquale (Shemòt 12, 6)

m 6 bèt HaMikdàshMangiare l’agnello pasquale nella notte di Pésakh (Shemòt 12, 8)

l 7 bet HaMikdàshNon mangiare l’agnello pasquale crudo, arrostito solo parzialmente o bollito(Shemòt 12, 9)

l 8 bet HaMikdàshNon lasciare avanzi dell’agnello pasquale fino al giorno successivo (Shemòt 12, 10)

m 9 YRimuovere ogni traccia di pane lievitato alla sera del 14 di Nissàn (Shemòt 12, 15)

m 10 YMangiare pane non lievitato il 15 di Nissàn (alla sera di Pésakh) (Shemòt 12, 18)

l 11 YNon possedere pane lievitato durante Pésakh (Shemòt 12, 19)

l 12 YNon mangiare durante Pésakh alimenti che contengono lievito (Shemòt 12, 20)

l 13 bet HaMikdàshUn ebreo che ha rinnegato la fede non può mangiare del sacrificio pasquale(Shemòt 12, 43)

l 14 bet HaMikdàshUn gentile o un servo retribuito non deve mangiare del sacrificio pasquale(Shemòt 12, 45)

l 15 bet HaMikdàshNon portare carne del sacrificio pasquale in un luogo diverso rispetto a dove viene man-giata (Shemòt 12, 46)

l 16 bet HaMikdàshNon rompere neppure un osso dell’animale dell’offerta di Pésakh (Shemòt 12, 46)

1135 La Toràe le haftaròt con Rashi

Letteralmente: braccio, cubito. L’origine fisica della misura corrisponde alla distanza tra il gomito e la punta del dito medio (che in ebraico è chiamato ammà). La misura lineare è pari a 6 palmi (tefakhìm). L’equivalente nelle unità di misura odierne varia, a seconda delle opinioni, dai 48 ai 57,6 cen-timetri.

Si tratta del salice, uno dei quattro componenti del lulàv. Durante la festa di Succòt i rami di salice che vengono utilizzati per la costituzione del lulàv sono due.

Sacrificio di un montone, parte del quale era bruciato sull’altare e parte consumato dai kohanìm nel santuario. Era prescritto nel caso di un furto sul quale si era inizialmente giurato il falso, per l’appropriazione indebita di beni del santuario o quando sorgeva il dubbio di aver commesso una trasgres-sione che avrebbe richiesto un sacrificio khattàt.

Si tratta di piante votive, consacrate, particolarmente frondose e situate in posizioni particolari oppure di aste o colonne di legno che venivano consa-crate al culto di qualche divinità pagana.

È un nome proprio, ma riguardo alla sua vera natura esistono soltanto teorie. Alcuni (Radàk) dicono che indica una regione montagnosa, forse nei dintorni del Sinài. Altri (Targùm Jonatàn; Sifra) sostengono invece che il termine indica uno strapiombo roccioso dal quale veniva fatto precipitare il capro sul quale era stata estratta la sorte che lo destinava a essere cari-cato dei peccati del popolo.

Culto idolatra, associato spesso a Peòr (Bemidbàr 23, 28). Secondo la tradizione talmudica il culto di questo idolo comportava delle pratiche sca-tologiche.

Offerta espiatoria di una pecora o di una capra, parte della quale era bru-ciata sull’altare e parte consumata dai kohanìm nel santuario, qualora si fosse commessa per errore, trascuratezza o ignoranza una trasgressione che, una volta eseguita intenzionalmente, sarebbe stata punita con la pena divina del karèt (per esempio, lavorare di Shabbàt, non digiunare di Kippùr, mangiare khamètz a Pésakh).

Misura di volume o capacità, equivalente a 24,88 litri secondo Shiurè Torà o a 43,2 litri secondo Chazòn Ish.

ammà(pl. ammòt)

aravà(pl. aravòt)

ashàm

asherà(pl. asheròt)

Azazèl

Bàal

khattàt

efà

Glossario

1167 La Toràe le haftaròt con Rashi