introduzione estetica

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Breve storia Breve storia dell’estetica dell’estetica Giovanna Annunziata Giovanna Annunziata [email protected] [email protected]

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Breve storia Breve storia dell’esteticadell’estetica

Giovanna AnnunziataGiovanna Annunziata

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Lezione 1 2

Introduzione Introduzione all’esteticaall’estetica

Lezione 1 3

Disciplina antica o moderna?Disciplina antica o moderna?• Territorio dai confini incerti, percorso variegato e complesso, impossibile

da definire con certezza ontologica• Percorso non finalistico che non tende ad una verità sovratemporale ma

si distende in un dialogo alla ricerca di verità locali, in connessione con una molteplicità di atteggiamenti teorici

• Quando nasce l’estetica?Quando nasce l’estetica?• Il termine è moderno: (1735) BaumgartenBaumgarten nelle Meditazioni filosofiche

su alcuni aspetti del poema• Etimologia: dal gr. aìsthesis = sensazione; verbo aisthànomai =

percepisco con i sensi, sento• KantKant nella Critica del giudizio (1790) chiama “estetico” il giudizio di

gusto e nella Prefazione definisce in generale “estetico” il giudizio che “riguarda il bello e il sublime nella natura e nell’arte”

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Baumgarten: Baumgarten: estetica estetica ““analogus analogus rationisrationis””

• Baumgarten (1714/1762).Baumgarten (1714/1762). Allievo di Ch. Wolff e ispirato al pensiero di Leibniz, B. definisce metafisica quel sapere che può conoscere senza l’ausilio della fede: da esso discendono i saperi concernenti l’uomo

• Ad essa B. prepone una teoria della conoscenza – gnoseologia – suddivisa in 2 parti: la LOGICA (conoscenza intellettuale, noetica da nous=intelletto) o facoltà conoscitiva superiore, e l’ESTETICA (conoscenza sensibile, estetica) o facoltà sensitiva inferiore, che si occupa sia della conoscenza sensibile che della “teoria del bello e delle arti liberali”

• Bisogna allora supporre che l’estetica sia un’altra logica (inferiore) ossia un “analogo della ragione” (analogus rationis)

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Cognitio sensitiva perfectaCognitio sensitiva perfecta• B. ritiene, come Leibniz, che i dati della sensibilità siano inferiori a quelli

dell’intelletto, perché la conoscenza che riceviamo dai sensi è oscura e confusa;

• In antitesi con Leibniz, però egli conferisce all’estetica una dimensione autonoma: diversamente dalla conoscenza intellettuale, quella sensibile non verte sull’universale astratto ma sul particolare concreto. Perciò essa è analogo della ragione in un altro ambito

• Essa è connaturata allo spirito umano, come dimostra la naturale inclinazione dell’uomo verso la bellezza sensibile e artistica

• La conoscenza estetica, sebbene inferiore a quella intellettuale (e questo gli è stato rimproverato dal Croce che non lo ha mai considerato pari a Vico, benché Baumgarten per primo abbia adottato il termine in senso moderno e abbia ampiamente suggestionato Kant), è però una conoscenza perfetta: cognitio sensitiva perfecta, la definisce

• Questo è uno stacco assoluto dal passato: è questa una grandissima novità apportata da Baumgarten grazie al quale per la prima volta viene conferita all’estetica lo statuto di disciplina autonoma

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È scienza della conoscenza sensitivaÈ scienza della conoscenza sensitiva• (1750) Nell’opera Aesthetica Baumgarten definisce così la disciplina:

“L’estetica (ovvero teoria della arti liberali, gnoseologia inferiore, arte del pensare bello, arte dell’analogo della ragione) è la scienza della conoscenza sensitiva”

• Tale definizione racchiude in sé gran parte degli oggetti e degli orizzonti che seguirà l’estetica: essa ha la duplice virtù (1) di individuare dei temi e (2) di porre un orizzonte metastorico per l’estetica, riallacciandola a un’intera tradizione di pensiero

• Baumgarten sa anche (da leibniziano) che il territorio della “nuova scienza” è, nella sua antichità, territorio di confusione: compito dell’orizzonte scientifico è cercare di portare un ordine analitico nel confuso, in quel campo di piccole percezioni che (già Leibniz nei Nuovi saggi sull’intelletto umano) si offrono ad una conoscenza che, pur non essendo distinta, è assolutamente chiara

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““Confusione”Confusione”• Perciò Baumgarten afferma che l’estetica non deve temere la

confusione, osservando al contrario che essa:b) È anzi condizione irrinunciabile per poter scoprire la verità, dato che la

natura non fa salti passando dall’oscurità alla distinzione. Il mezzodì viene dalla notte passando per l’aurora;

c) e proprio per questo bisogna prendersi cura della confusione, affinché non ne scaturiscano errori, come appunto (e quanti!) sopravvengono a chi li trascura;

d) non lodiamo la confusione, ma intendiamo perfezionare la conoscenza in quanto le sia, come necessariamente le è, mista un po’ di confusione.

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Carattere Carattere polisemicopolisemico del termine del termine• Quello dell’estetica è un campo confuso, confuse sono le

rappresentazioni estetiche che si rivolgono alla “logica della sensazione”: la disciplina estetica intende portarle alla perfezione, cioè a quel grado di sapere che era programmaticamente sfuggito agli antichi…

• Questa “perfezione della conoscenza sensitiva” è la bellezza, che diviene così il principale oggetto dell’estetica, riallacciando le meditazioni antiche a quelle moderne

• La bellezza, in tutte le sue specificazioni sensitive, è allora connessa all’arte, alla percezione del bello, all’immaginazione

• Si giunge ad una prima conclusione importante: da una serie di ricerche confuse, e dalla confusione caratterizzante, B. permette di costruire l’estetica come disciplina che raccoglie sotto il suo nome un insieme di ricerche confuse, antiche e moderne, sul bello, sull’arte, sull’immaginazione, sul sublime, sulla poetica o sulla retorica; ma anche istituzionalizza, oltre l’etimologia, quasi a sigillo della sua “essenziale confusione”, il carattere polisemico del termine

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Prima del ‘700Prima del ‘700• L’estetica, dunque, quale disciplina filosofica che si occupa

specificamente del bello e dell’arte, nasce solo nel sec. XVIII e si consolida nel XIX

• Prima di allora, gli argomenti tipici dell’estetica filosofica non sono oggetto di una trattazione unitaria e sono discussi o in sede di metafisica (problemi del bello) o in sede di discipline tecniche specifiche (sulle singole arti)

• Quello che manca al pensiero precedente al Settecento, e che invece rappresenta la condizione della nascita dell’estetica in senso moderno, è una concezione unitaria delle arti belle, che le veda unificate dal comune riferimento alla bellezza e, insieme, per questa stessa ragione, distinte dalle “tecniche”, a cui la tradizione ha dato a lungo il nome di “arti” (arte del navigare, arte culinaria, etc.)

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Il contributo di Kant: Il contributo di Kant: l’estetica trascendentalel’estetica trascendentale

• In Kant (1724-1804), in cui il termine ha un significato trascendentale*, l’estetica, a differenza di Baumgarten, non rimanda mai né ad una scienza già costruita né ad un territorio confuso da elevare a scienza

• È sempre un ambito soggettivo, in cui si offre all’intuizione un materiale preriflessivo o dove il giudizio è connesso ad un piacere soggettivo, dal quale non trae alcuna conoscenza scientifica

• Nella Critica della ragion pura affermando il ruolo conoscitivo dell’estetica, sia pure a un livello propedeutico, Kant definisce l’estetica trascendentale in quanto “scienza di tutti i principi a priori della sensibilità”, che si organizza intorno a “due forme pure di intuizione sensibile, cioè spazio e tempo”, intuizioni che non danno l’oggetto in sé (dunque sono soggettive) ma senza le quali non ne potremmo avere la presenza intellettuale.

* Trascendentale = Kant definisce col termine Trascendentale la riflessione filosofica sugli elementi A PRIORI, NON EMPIRICI, della conoscenza umana: sono dunque trascendentali non le intuizioni pure o le categorie ma solo le discipline filosofiche relative ad esse, e cioè rispettivamente l’estetica trascendentale e la logica trascendentale.

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Kant critica BaumgartenKant critica Baumgarten• “Fallita speranza dell’eccellente analista Baumgarten, il quale credette di

ridurre a principi razionali il giudizio critico del bello, e di elevarne le regole a scienza” (Critica della ragion pura)

• Questo sforzo è per Kant completamente vano poiché le principali fonti delle regole del gusto sono empiriche e dunque non possono determinare leggi a priori

• Kant invita a limitare l’uso del termine estetica sul piano conoscitivo, da ciò che è “vera scienza” (vicino agli antichi per i quali netta fu la distinzione fra aisthéta e noéta)

• Duplicità dell’estetica sancita anche sul piano della filosofia trascendentale: da un lato l’estetica guarda alla conoscenza, dall’altro indica quelle funzioni critiche delle facoltà soggettive nel momento in cui la rappresentazione non si riferisce all’oggetto mediante l’intelletto (in vista della conoscenza) bensì la si collega, mediante l’immaginazione, al soggetto e al suo sentimento di piacere e dispiacere, utilizzando soltanto la forma intellettuale del giudizio: in questo caso avremmo un giudizio di gusto, che K. chiama giudizio estetico, che può essere solo soggettivo.

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Compiacimento Compiacimento

• Kant, nel concetto del compiacimento (piacere) spiega bene il senso della conoscenza estetica: c'è, dunque, una forma di conoscenza che non si basa sulla scienza ma sull’armonia.

• Quando io vedo una coerenza, capisco... Si tratta di qualcosa che non so determinare… ma dico: “è bello, va bene”. È il mio modo di capire le cose. E quindi so.

• La conoscenza estetica è per Kant una sensazione di coerenza, di armonia, che solo la conoscenza scientifica poi trasforma in scienza: ma anche quella prima consapevolezza fa parte del conoscere.

• Appunto: aisthesis, conoscenza prima, sensazione di coerenza, non di piacere vero e proprio, ma di conformità, di consapevolezza, di compiacimento, come infatti dice Kant, che non usa il temine di piacere (lust) - poiché in tedesco esiste una differenza netta fra i termini – bensì, appunto, quello di “compiacimento”. 

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Concludendo Concludendo • Ampliamento dell’orizzonte tematico dell’estetica mediante

l’integrazione in un complesso costrutto gnoseologico di diverse influenze

• Si sviluppa una ricerca sulle potenzialità sentimentali, e tecnologiche, delle facoltà dell’uomo…

• L’estetica diviene allora anche teoria del gusto, del genio, del sublime, dell’immaginazione e delle belle arti, e insieme, analisi del piacere ricettivo e delle potenzialità sentimentali del soggetto di fronte alla bellezza, al suo contenuto simbolico e alla sua produzione

• L’estetica è molte cose insieme…scienza della sensibilità, studio del bello nelle sue varie forme, teoria dell’arte, punto di raccordo dei caratteri sensuali di poetica e retorica, disciplina in cui si confrontano quei poteri dell’uomo che, come l’immaginazione, costruiscono rappresentazioni extralogiche

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• Arte e bellezza, dunque, non hanno a che fare con la verità: perché la bellezza è “apparenza” (cioè riguarda non già la costituzione degli oggetti bensì la nostra reazione soggettiva all’atto di percepirli), e l’arte è un “gioco” (cioè esprime il libero e armonico esercizio delle facoltà indipendentemente dal loro essere dirette ad uno scopo)

• Il tema dell’arte e della bellezza richiama il più generale problema filosofico della conoscenza al di là della dicotomia tra mondo sensibile e mondo intelligibile, fra necessità e libertà…

• Esiste una terza facoltà - quella del giudizio (in posizione intermedia fra intelletto e ragione) - capace di pensare un particolare come contenuto dell’universale (sussumere il caso particolare dall’ universale > giudizio determinante; o cercando di trovare un universale per un caso particolare > giudizio riflettente)

• Giudizio estetico, in rapporto col sentimento di piacere e dispiacere, è cioè un giudizio “di gusto”, soggettivo ma teso a fare appello al “senso comune” estetico, fondato cioè su una “universalità soggettiva”: il principio di finalità è immediato, cioè immediatamente la forma dell’oggetto appare in sintonia con le aspettative del soggetto

• Giudizio teleologico: giudizio che riflette sul finalismo della natura, è quello in cui il principio della finalità è mediato dal suo stesso concetto, cioè il concetto di fine

Scheda 3 Kant: La Critica del Giudizio (1790)Scheda 3 Kant: La Critica del Giudizio (1790)

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Scheda 4 Kant: Bellezza è “finalità senza scopo”Scheda 4 Kant: Bellezza è “finalità senza scopo”

• Come la regola oggettiva del giudizio determinante, così anche il principio soggettivo del giudizio riflettente è a priori, ha carattere di universalità, si svolge secondo necessità: risponde cioè a quella finalità che non ha bisogno di scopo, che è essa stessa bisogno puro, assoluto…

• La bellezza è l’espressione di questa «finalità senza scopo», di questa «universalità senza concetto», «piacere senza interesse»: in quanto non ha a che fare né con uno scopo, né con un concetto, né con un interesse, ma unicamente con la soddisfazione del bisogno di armonizzare la spontaneità dell’immaginazione e la legalità dell’intelletto, essa si manifesta attraverso il “libero gioco delle facoltà”

• È in questo senso che, nella contemplazione della bellezza, risiede la possibilità di un accordo tra il mondo naturale e il mondo della libertà: lo svela l’arte, operando come la natura, lo attesta la bellezza, che lascia apparire al soggetto conoscente i fenomeni attraverso il suo bisogno di unità, armonia, ordine…

• I romantici, certamente forzando ma cogliendo bene il senso della riflessione kantiana, diranno: “è l’apparenza estetica che svela il senso delle cose”

• Filo conduttore della Critica del giudizio è nel polarismo fra natura e libertà di cui K. segnala il punto di massima convergenza nella (1) dottrina del genio (innata predisposizione mediante cui la natura dà regola all’arte: i prodotti artistici sono belli quando hanno l’apparenza della natura); quello di massima divergenza nella (2) teoria del sublime (natura e libertà non in accordo provocano un sentimento di pena e sgomento: tuttavia la natura, malgrado spaventi l’uomo, si mostra a lui che comunque può comprenderne alcune forme)

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Testi di riferimento

E. Franzini/ M. Mazzocut-Mis, Breve storia dell’estetica, Mondadori, 2006 (1° ed. 2003)

S. Givone, Storia dell’estetica, Economica Laterza, 2008 (1998)

M. Perniola, L’estetica del Novecento, Il Mulino, 1997

C. Gily, Tèchne, Scripta Web, Napoli 2007 E. Panofsky, Idea. Contributo alla storia dell’estetica

(1924), Bollati Boringhieri, Torino 2006