INTRODUZIONE - Amici di Sarajevo · 2015-09-12 · Incontriamo la direttrice della scuola “ALIJA...

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INTRODUZIONE Ho conosciuto Ivana il 25 gennaio 2014, ad una cena organizzata nella sede degli Alpini a Somma Lombardo, piccola cittadina in provincia di Varese. L'evento era stato voluto per organizzare e raccogliere partecipanti per il Cammino di Santiago di Compostela, tenutosi tra il 30 maggio e il 9 giugno dello stesso anno. A questo Cammino, Ivana ed io, insieme ad altre 18 persone, abbiamo aderito e da lì è nata un'amicizia: ci siamo raccontate cose che non avremmo mai pensato di esporre una all'altra. Tra queste, il suo amore per Sarajevo e cosa l'ha portata, 20 anni fa, nel centro della nostra rinomata Europa per lasciare un piccolissimo segno dove la tristezza grida aiuto”, “per non dimenticare che il sorriso è importante e prezioso perchè è un dono”. Essendo io una curiosona ed una assetata di conoscere tutto quello che mi circonda, le ho chiesto se un giorno mi avrebbe portato con sé.....e quel giorno tanto attesa è finalmente arrivato. Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell'oceano. Ma se quella goccia non ci fosse all'oceano mancherebbe (Beata Teresa di Calcutta)

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INTRODUZIONE Ho conosciuto Ivana il 25 gennaio 2014, ad una cena organizzata nella sede degli Alpini a Somma Lombardo, piccola cittadina in provincia di Varese. L'evento era stato voluto per organizzare e raccogliere partecipanti per il Cammino di Santiago di Compostela, tenutosi tra il 30 maggio e il 9 giugno dello stesso anno. A questo Cammino, Ivana ed io, insieme ad altre 18 persone, abbiamo aderito e da lì è nata un'amicizia: ci siamo raccontate cose che non avremmo mai pensato di esporre una all'altra. Tra queste, il suo amore per Sarajevo e cosa l'ha portata, 20 anni fa, nel centro della nostra rinomata Europa “per lasciare un piccolissimo segno dove la tristezza grida aiuto”, “per non dimenticare che il sorriso è importante e prezioso perchè è un dono”. Essendo io una curiosona ed una assetata di conoscere tutto quello che mi circonda, le ho chiesto se un giorno mi avrebbe portato con sé.....e quel giorno tanto attesa è finalmente arrivato.

Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell'oceano. Ma se quella goccia non ci fosse

all'oceano mancherebbe

(Beata Teresa di Calcutta)

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UN GIORNO, A SARAJEVO..... 22 giugno 2015, ore 03,15 Cristina ed io partiamo da casa sua per raggiungere Ivana e il resto del gruppo: Franco (anche lui ha partecipato al Cammino di Santiago), Donata (ci ha prestato il pulmino), Dario e Piero. Alle ore 04,00 finalmente si parte; destinazione SARAJEVO.

Alle ore 17,45, dopo aver passato la dogana, non senza preoccupazioni, e dopo aver percorso più di tre ore di strada a soli 60 km/h, arriviamo sotto casa di Dzana, amica storica del gruppo. Scarichiamo il pulmino, grazie anche all'aiuto di alcuni amici di Dzana e di sua figlia Marsica, e poi...tutti a tavola!!! Dzana ci fa trovare la tovaglia imbandita di tante cose buone: peperoni, pollo e patate arrosto, zucchine ripiene, insalata, pita (tortino di pasta fillo con ripieno

di carne, patate, formaggio, erbette). Poi insieme a Cristina, Donata e Franco faccio una passeggiata in città.

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Tornati a casa ci sediamo tutti insieme attorno al tavolo, per decidere la quota da destinare ad ogni famiglia che andremo a trovare dopo circa sei mesi dall'ultimo viaggio. Dagli eventi organizzati da dicembre 2014 a giugno 2015 sono stati raccolti circa 6200 euro, che saranno ripartiti tra : – LA SCUOLA “ALIJA NAMETAK” – L'ISTITUTO PSICHIATRICO DI PAZARIC – L'ORFANOTROFIO “BIJELAVE” – LA FAMIGLIA DI KEMO – LA FAMIGLIA DI ARNELA – VALERIA E LA SUA MAMMA – KANITA – SELMA E SUAD – NONNO HORO Alle ore 23 finalmente tutti a nanna. 23 giugno 2015, ore 10,00

Incontriamo la direttrice della scuola “ALIJA NAMETAK”. L'istituto ospita 650 alunni con 33 classi su due turni: uno al mattino e uno al pomeriggio. La maggioranza dei ragazzi ha genitori che non lavorano, alcuni sono orfani ed altri sono in affido. La preside della scuola (ormai nostra carissima amica) ci segnala continuamente casi difficili che cerchiamo di aiutare dopo averne valutato la fattibilità. Purtroppo qualche volta siamo costretti a rinunciare all’aiuto in quanto i casi sono veramente ingestibili con le risorse economiche che abbiamo a disposizione. I nostri contributi finiscono

anche nell’acquisto di legna per i mesi invernali per famiglie che non possono permettersi nemmeno di riscaldarsi. E’ da molti anni che la scuola ha intrapreso una raccolta fondi per questo scopo ed anche per permettere a chi non ne avesse la possibilità di assicurare una settimana di soggiorno al mare ai ragazzi (al costo di Euro 300). Ora la scuola è chiusa, ma per alcuni di loro ci sono gli esami di fine ciclo di studi: purtroppo la direttrice ha dovuto pagare di tasca propria fogli e penne per poter permettere a questi ragazzi di sostenere gli esami. Sono iscritti anche alunni con autismo. Nelle vicinanze

della scuola c'è una casa di accoglienza per ragazze madri e donne vittime di violenza, le quali iscrivono i loro figli proprio qui, ma purtroppo ogni 4 o 5 mesi cambiano. All'interno della struttura è presente anche lo psicologo, ma ce n'è uno solo per tutti gli studenti. Il Cantone di Sarajevo sta unendo le classi perchè ci sono poche entrate e pochi aiuti: questo significa che molti insegnanti saranno licenziati. In questa occasione abbiamo donato 2 computer che serviranno per creare, per la prima volta, un'aula di informatica (molti bambini non hanno mai avuto accesso ad un pc, per loro è un'occasione molto importante) e 200 euro.

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23 giugno 2015, ore 10,30

Siamo all' ORFANOTROFIO “BIJELAVE”. E’ l’orfanotrofio più vecchio di Sarajevo. Vi sono ospitati 111 bambini dai 20 giorni ai 16 anni. Sono bambini abbandonati dai genitori per svariati motivi (anche l’impossibilità di mantenerli). Nel 2007 ha subito in incendio a causa del quale sono morti 5 neonati. La sopravvivenza dell’istituzione dipende da aiuti privati e da associazioni di tutto il mondo. Nel Gennaio 2013 hanno chiesto un prestito da un fondo monetario, ma per avere il denaro dovrebbero diminuire il personale, cosa al

momento impossibile. Al momento della nostra visita i bimbi dai 3 ai 5 anni sono in vacanza (un po' al mare e un po' in montagna). Purtroppo la struttura ospita anche bambini con problemi di salute. La prematura scomparsa del precedente direttore ha fatto si che, al suo posto, fosse collocata una persona che non mette davanti a tutto i bisogni dei bambini: per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno distribuire solo delle caramelle a quelli più grandi. La struttura è comunque tenuta abbastanza bene. 23 giugno 2015, ore 11,20

Siamo a casa di KEMO che vive con sua moglie Berda e i suoi figli, Aldin e Alija. Aldin ha conseguito il diploma di elettrotecnico con una ottima votazione. Ora si deve laureare, ma non ha dato 4 esami e quindi risulta fuori corso. Per recuperarli, purtroppo, deve pagare circa 200 euro e questo ha fatto un po' arrabbiare Piero, suo “padre” adottivo, che si sta occupando di tutto ciò che serve economicamente per farlo studiare. Gli è stata perciò data un'ultima possibilità. Aldin, invece, è sposato e fa la guardia notturna ai supermercati. Dopo lo scoppio della guerra mamma e papà hanno perso tutti i loro averi, compreso il lavoro e, come tantissimi

altri, sono attualmente disoccupati. Lei si era infortunata sul lavoro che svolgeva e quindi non ha più potuto lavorare e non riceve neanche una pensione. Vivono solo di aiuti e dei 100/150 Euro che il figlio maggiore percepisce. Kemo è gravemente malato e da sempre gli si fornisce medicinali atti a contrastare le sue malattie; Breda, come gran parte delle donne della sua età, ha problemi di osteoporosi e necessita di cure costanti. E’ una

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delle tante famiglie che, senza il nostro aiuto, sarebbe impossibilitata ad acquistare le costose medicine (che il misero servizio sanitario bosniaco non rimborsa) di cui hanno bisogno per “sopravvivere”. Abbiamo lasciato scarpe, vestiti, medicine e fatto la spesa (150 euro). Inoltre abbiamo destinato altri 500 euro che saranno utilizzati e dilazionati nel tempo da Dzana, per far loro altra spesa e comprare legna per l'inverno.

Dopo queste visite torniamo a casa per il pranzo e per riposarci un poco. Ma prima passiamo al MERCATO DI MARKALE, nel centro storico di Sarajevo, a comprare un po' di frutta. In questo mercato, il 5 febbraio 1994, un sabato, intorno alle 12.10 un proiettile di mortaio calibro 120 millimetri, sparato dalle colline che circondavano la città e dove operava l’artiglieria serba comandata dal generale Ratko Mladic, colpì in pieno il mercato. 68 persone morirono e oltre 140 rimasero ferite.

23 giugno 2015, ore 15,05

Entriamo a casa di VALERIA scendendo dei gradini: ci accoglie questa bimba meravigliosa insieme alla sua mamma. All'ingresso mi rendo conto che è un piccolissimo appartamento ricavato in un sottoscala, ma è dignitosissimo. Entrando, però, si sente ancora un odore di muffa: questa casa, infatti, era in condizioni pietose (niente acqua calda, muffa ovunque, divani letto completamente sfondati); Piero e Dario si sono dati da fare stanziando dei fondi per rifare tutto l'appartamento e renderlo vivibile affinchè Valeria non avesse più attacchi d'asma acuti.

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Sono state rifatte tutte le fondamenta così da isolare il pavimento dal terreno e non avere più muffa in casa, è stata rifatta tutta la cucina e la sala dove mangiano e dormono. Inoltre con la ristrutturazione del bagno è stato possibile fare gli allacciamenti per le utenze e avere così il boiler per l'acqua calda!!! Purtroppo sopra di loro abita un cugino della mamma pazzo e drogato e non perde tempo per importunarle durante la giornata (rompe apposta le chiavi nella serratura del cancelletto così da non farle uscire).

Gli è stato intimato dalle forze dell'ordine di tenersi a debita distanza......ma che distanza è dal piano sotto a quello sopra?!?!?! Valeria frequenta la 3^ elementare ed è molto brava: grazie a Dario è stato possibile anche un piccolo scambio culturale tra una 3^ elementare di Busto Arsizio e la classe di Valeria e per questo abbiamo regalato del materiale scolastico, e non solo, anche ai compagni di classe bosniaci. Alla famiglia abbiamo regalato giochi e vestiti per la bimba e pagato l'ultima bolletta delle utenze che la mamma non era riuscita a pagare. Inoltre dati 150 euro a Dzana per fare la spesa insieme alla mamma di Valeria. La piccola, non avendo più frequenti attacchi d'asma, ha potuto anche iscriversi ad un corso di Karate e partecipare anche ad alcune gare, dove le hanno consegnato delle medaglie per l buon piazzamento ottenuto.

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Cari amici, con questa lettera vi voglio ringraziare per tutto quello che avete fatto per me e per Valeria. Dovete sapere che dopo averci aiutato a ricostruire la nostra casa e di averci aiutato finanziariamente, lo stato di salute di Valeria è migliorato MOLTO. Dalla ricostruzione fino a ora Valeria ha avuto solo due attacchi di asma, e questo è successo solo durante il periodo invernale, e per questa cosa lei era assente dalla scuola e dagli allenamenti. Ma ciò non le ha impedito di finire la terza classe con un voto distinto (9) e di avere la cintura arancione, di partecipare a due gare di club e due gare internazionali. In quella internazionale ha vinto una medaglia d'argento. Per noi il problema più grande e' il riscaldamento durante il periodo

invernale. A parte questa cosa vi ringraziamo tanto tanto e faremo di tutto per non deludervi e di rendervi orgogliosi di aver aiutato una bambina brava e buona come Valeria e la sua mamma ragazza madre.. (LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A NOI DALLA MAMMA DI VALERIA) 23 giugno 2015, ore 17,10

Entriamo all'ospizio che ospita NONNO HORO. Ci accolgono Horo, i suoi figli e suo fratello con la moglie. Horo è malato psichico e per questo non si può occupare dei suoi figli (due giovani di 28 e 32 anni), anche loro con disturbi mentali e non solo: per la loro passione per la Ferrari e per il Milan li chiamiamo amichevolmente Alonso e Pato. Sono veramente simpatici e intelligentissimi. Basti dire che parlano inglese così come il bosniaco. Durante la giornata vivono in una casa famiglia (uno dei due ragazzi lavora per un supermercato che raccoglie e

dona tutti gli alimenti che rimangono in più alla chiusura dello stesso, ad un'associazione) e la sera rientrano a casa degli zii. A questa famiglia abbiamo lasciato 300 euro per la spesa e per provvedere anche alle esigenze dei due ragazzi (in questo caso li gestirà la cognata in quanto affidabile), 2100 euro che serviranno per pagare la retta dell'ospizio per i seguenti 6 mesi e pannoloni per il nonno. Horo ha circa 67 anni, ma quando il gruppo di Ivana l'ha conosciuto, sembrava avesse circa 90 anni: stando in questa struttura, sembra rinato, pur continuando, purtroppo, ad avere i suoi problemi.

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23 giugno 2015, ore 18,25

In un bar abbastanza in centro incontriamo ANTONIA E LA SUA FAMIGLIA. Antonia, ora trentenne, è sempre stata molto brava a scuola. Ha frequentato anche l'università, ma non poteva permettersi di pagare la retta mensile universitaria. Perciò era ospitata dai frati francescani. In un viaggio fatto dal gruppo un po' di anni fa, quando le somme raccolte erano ancora cospicue, erano avanzati dei soldi delle donazioni, così sono andati dai frati per vedere se c'era bisogno di aiuto. I frati hanno dichiarato che non riuscivano più ad aiutare tutti gli studenti e Dario si è fatto carico del caso di Antonia: le ha

pagato gli studi e lei si è laureata, andando poi a lavorare per il m inistero della difesa come interprete. Ora si è sposata, ha una bimba bellissima di nome Nora e continua a lavorare come interprete. Sia lei che il marito (che lavora per un generale militare) hanno passaporto croato e questo è bene perchè possono espatriare, anche per lavoro se fosse necessario, in qualsiasi parte d'Europa. Dario, ovviamente, non si occupa più economicamente della ragazza, ma mantiene comunque i rapporti. E questo è molto bello. 23 giugno 2015, ore 19,30

Dzana riceve una telefonata dal suo amico Sandro che le chiede se possiamo recarci da una famiglia che abita vicino a lui: andiamo, sapendo già che non potremo aiutarli. Questa famiglia sta in periferia. Appena entriamo nell'androne delle scale ci troviamo di fronte ad un contesto piuttosto triste: portoncino d'ingresso con i vetri che sembrano un gruviera dai tanti fori di proiettile, un odore di muffa misto a minestra ribollita, 7 piani di scale senza ascensore, pareti di cartongesso, sporcizia. Ci chiediamo dove siamo capitati. Sull'ingresso di casa la mamma ci chiede di toglierci le scarpe e ci fa accomodare in salotto. Questa famiglia è composta da mamma,

papà, HERNA (6 anni), HERNAD (14 anni), Almedina (19 anni) e un altro figlio di 21 anni. Sandro ha chiesto il nostro aiuto perchè la famiglia è molto povera e i due figli minori soffrono di palatoschisi, una malformazione del palato, che si presenta come una fenditura più o meno estesa della parte anteriore del palato duro. I principali problemi per i soggetti affetti da palatoschisi riguardano l'alimentazione, lo sviluppo alterato del linguaggio e un alto rischio di infezioni broncopolmonari. Tuttavia insieme ai problemi fisiologici si manifestano nel corso della crescita dei soggetti affetti anche problemi a livello psicologico, soprattutto nelle relazioni interpersonali: infatti la piccola Herna non va a scuola e non ha molte amichette perchè quando parla nessuno la capisce e viene derisa; mangia solo cose frullate in quanto non ha il palato.

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Hernad, invece, frequenta una scuola per adolescenti con problemi simili ed è anche molto bravo; riesce un po' a parlare e mangiare perchè lo hanno operato. Ma l'operazione non è stata fatta ad hoc e questo gli ha causato una fistola che si apre se viene toccata dal cibo. Lascio l'immaginazione su quello che potrebbe succedere...... L'unica entrata sicura che hanno sono 33 euro circa di assegni familiari; il figlio più grande e il papà escono di casa tutte le mattine a cercare lavoro, ma non sempre la ricerca va a buon fine. Vivono in questo “appartamento” che è di proprietà dello zio di questi ragazzi, ma purtroppo non c'è acqua calda perchè non possono pagare le bollette delle utenze e nella vasca da bagno si lavano i piatti, gli indumenti e loro stessi! Ma, nonostante tutto, la famiglia ci tiene ad avere un minimo di decoro e a conservare le cose con cura. Almedina aspetta un bimbo da un ragazzo che vorrebbe sposarla, ma la famiglia del compagno non vuole perchè lei proviene da una famiglia povera. Suo fratello, il più grande, non dorme con loro perchè in casa

non c'è posto per tutti e i divani sono ormai troppo sfondati. C 'è anche odore di muffa dato che i pavimenti non sono isolati: è semplicemente cemento coperto da tantissimi tappeti.

Anche l'impianto elettrico lascia molto a desiderare. Riassumendo................questa casa è COMPLETAMENTE DA RIFARE!!! Siamo tutti molto scossi e allo stesso tempo colpiti da tutta la situazione, ma le nostre risorse non ci permettono di aiutarli. La mamma ci ha anche parlato del fatto che la bimba è stata messa in lista dal comune, per l'operazione alla bocca in una clinica privata: dal comune stesso sono stati stanziati dei fondi, ma per portare a termine tutto l'iter operatorio servirebbero altri soldi, che andranno a questo medico chirurgo plastico, con la quale la famiglia è stata messa in contatto.

Ma ci pare di capire che il dottore non è all'altezza della situazione. Abbiamo lasciato 50 euro per la spesa e torniamo a casa di Dzana con la morte nel cuore per la sconfitta e i pensieri che viaggiano all'impazzata. Ci mettiamo a tavola per la cena. Ma le nostre menti sono sempre là, a casa della piccola Herna. Ne discutiamo e arriviamo alla conclusione che non possiamo abbandonarli. Ci mettiamo, quindi, in contatto con un'amica infermiera di Dzana per avere informazioni sul dottore: scopriamo, così, che il soggetto non è assolutamente indicato come chirurgo plastico maxillo-facciale, e che il dipendente del comune incaricato di far entrare Herna nella lista degli aventi diritto all'operazione chirurgica, si spartirà i soldi stanziati dall'ente con il medico!!! A questo punto non abbiamo più dubbi: dobbiamo aiutarli. Così inizia la nostra nuova avventura. Il 24 giugno 2015, alle ore 14,25, torniamo dalla famiglia con una giornalista, amica di Dzana, per fare

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un'intervista alla mamma dei ragazzini e fare un po' il punto della situazione. Noi, invece, portiamo giochi, scarpe, vestiti nuovi per i ragazzi e tanta spesa, compresi gli alimenti che Herna può mangiare. Sono stati dati a Dzana anche 500 euro per provvedere al fabbisogno della famiglia.

Prima dell'uscita dell'articolo, la giornalista ha in programma di far visita al medico per chiedere spiegazioni e ascoltare la sua versione. Nel frattempo l'amica infermiera ci dà il nominativo di un chirurgo plastico specialista in interventi maxillo-facciali per bambini, con il quale prendiamo contatti. Questo è disposto a fare l'operazione, ma non vuole entrare in conflitto con i collega. Pochi giorni dopo il nostro arrivo in Italia, sapremo da Dzana che la giornalista ha avuto l'incontro con il medico primo incaricato, al quale è stato spiegato che doveva trovare una soluzione affinchè non scoppiasse uno scandalo su questo caso. Ha quindi deciso di mettere a disposizione del suo collega specialista la propria clinica privata, accontentandosi dei soldi stanziati dal comune. Herna sarà operata da un vero dottore e noi ci impegneremo nella raccolta fondi per la ristrutturazione della casa. 24 giugno 2015, ore 9,15 Piove. Chiamiamo 2 taxi per recarci a casa di ARNELA. Abitano in cima ad una delle colline che circondano Sarajevo e lì il nostro pulmino non riesce a salire. Carichiamo le auto di vestiti, giochi e pannoloni. Arnela ha 24 anni, è cerebrolesa e vive con mamma Raza, papà Emin e due fratelli. Il papà è un invalido di guerra, percepisce circa 70 euro al mese di pensione di invalidità e per Arnela la famiglia riceve un accompagnamento di 150 euro. Ma purtroppo non basta. Le condizioni di salute del papà non sono delle migliori: è diabetico e il cuore spesso gli procura seri problemi. La mamma, a causa della malnutrizione, ha perso tutti i denti. Fino al 2008 erano senza acqua corrente (lascio a voi immaginare quanti e quali disagi per la pulizia soprattutto per la ragazza sempre allettata).

Questo forse è stato il più grande ed impegnativo intervento fatto a Sarajevo. Grazie ai nostri interventi e all’interessamento della televisione locale TV1, ora hanno acqua corrente sia calda che fredda. E’ stato rifatto completamente il tetto (prima fatiscente coperto con lamiere: caldo d’estate e freddo d’inverno) e la coibentazione delle pareti esterne della casa, ricavato un piccolo bagno che prima non esisteva, e acquistata una poltrona e un lettino adeguato per Arnela. La mamma Raza nell’ultima visita ci ha detto : “Ora io sono una vera signora! Grazie!”.

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Quando siamo andati a trovarli non abbiamo trovato la televisione in salotto: la mamma ci ha detto che si era rotta qualche giorno prima. Abbiamo provveduto subito perchè la televisione per Arnela è molto importante: per lei è come se fosse quasi una terapia occupazionale. Le abbiamo regalato anche una bambola: era talmente contenta

che con il suo sorriso ha riempito i nostri cuori. A questa famiglia abbiamo donato 1150 euro per sostenere le spese della legna per l'inverno (lì nevica spesso). Dzana ha anche una busta con 500 euro che verranno utilizzati per fare la spesa.

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24 giugno 2015, ore 10,45

Ci rechiamo a Pazaric sotto una pioggia battente per la visita all' ISTITUTO PER MALATI DI MENTE. Il direttore, Jasmin Cerimagic, ci aspetta nel suo ufficio con tazze di caffè fumante e succhi di frutta: con il freddo che fa li accettiamo molto volentieri! Oggi ci sono circa 10 gradi centigradi! Nell’istituto sono ricoverati 350 pazienti, divisi in due padiglioni: uno per gli adulti e un altro per i bambini. Questi ultimi sono affetti da varie malformazioni: alcuni sono più o meno autosufficienti, altri più gravi, anche con forme di autolesionismo, altri ancora non sono in grado di deambulare.

Purtroppo tutto ciò è stato causato dalla guerra, ma ancora oggi nascono bambini con questi problemi e sono poche le famiglie coinvolte da queste disgrazie che si rivolgono a questo tipo di strutture. Gli ospiti, piccoli e grandi, sono accuditi con grande professionalità dal personale presente, stipendiato dal Ministero della Salute e non dalle sovvenzioni. C'è anche un assistente sociale e il direttore è alla ricerca disperata di qualche logopedista, non facile a reperirsi in quanto i corsi di studio universitari non

prevedono questo tipo di laurea. Un gruppo di stomatologi italiani arriva qui ogni 2/3 mesi con tutto

l'occorrente e i macchinari adeguati per dare assistenza e cure mediche specifiche a tutti i pazienti ospitati. Vent'anni fa gli aiuti che arrivavano da qualsiasi parte d'Europa, venivano scortati dai militari per paura di agguati; ora i camion arrivano lo stesso (per fortuna senza scorta) carichi soprattutto di pannoloni e assorbenti che in Bosnia costano molto. La struttura funziona molto bene, ma il direttore vorrebbe migliorare affinchè anche questo istituto sia paragonabile allo standard europeo. Ricevono donazioni anche dai Francescani e dalla Germania, che ha stanziato circa 155 mila euro per costruire delle case-famiglia, dislocate non tanto lontano da Pazaric, per la sistemazione di altri malati e

del personale sanitario. Una esiste già ed accoglie i malati più gravi.

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24 giugno 2015, ore 17,30

Ci rechiamo a casa di KANITA, 16 anni, “adottata” da Dario. Ha un fratello di 13 anni e sono figli di una coppia di ex tossicodipendenti. Kanita è bravissima a scuola, ha vinto anche un premio per il miglior progetto di fisica. Purtroppo in famiglia lavora solo il papà, come muratore e a volte il suo luogo di lavoro è molto lontano da casa. Il piccolo di famiglia soffre di un disturbo all'ipofisi e per questo deve fare una cura di ormoni per far si che aumenti la sua crescita ossea: negli ultimi 4 mesi, però, è cresciuto di ben quattro centimetri. L'appartamento è stato completamente ristrutturato grazie agli aiuti del gruppo e la mano d'opera è tutta del papà di Kanita.

A loro abbiamo portato spesa, vestiti, scarpe e 200 euro.

24 giugno 2015, ore 18,30

Lasciata la famiglia di Kanita, ci dirigiamo verso la casa di SELMA E SUO FIGLIO SUAD. Questa famiglia è nel cuore di Piero (e viceversa): per lui E' LA SUA FAMIGLIA, e per questo si preoccupa di tutte le loro esigenze. Mamma Selma ha 45 anni, Suad di 21 anni. E' celebroleso. Il marito li ha lasciati quando Suad aveva un anno e la malattia cominciava a svilupparsi. Selma si dedica completamente a lui e fino a qualche anno fa il loro sostentamento era la pensione del nonno di 250 euro al mese, ma, a causa della morte del nonno, anche questa è venuta a mancare.

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Fino a qualche tempo fa Suad era costretto su un passeggino molto piccolo non adeguato alla sua età. Anche con queste malattie i bimbi crescono e il passeggino non bastava più. Per questo gli è stata donata una carrozzina molto comoda a sua misura. Gli è stato inoltre sostituito anche il letto e Piero provvede annualmente ad assistenza psicomotoria a casa e cure termali per alleviare la malattia. Per questa famiglia abbiamo fatto la spesa (150 euro). Ci sarebbe ancora a rifare la cucina. Vedremo cosa riusciremo a fare....

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Abbiamo lasciato anche altri soldi che serviranno per aiutare anche altre famiglie; ma purtroppo non siamo riusciti ad andare a trovarle per questioni logistiche (non c'era tempo), per vedere se tutto procede secondo i piani. Alla famiglia di ASNA abbiamo donato 350 euro. La sua famiglia è veramente stupenda e dignitosa. Composta da lei, la mamma con una protesi alla gamba sinistra amputata alla nascita, quattro stupendi figli e una nipotina di tre anni. Il marito alcolizzato è stato allontanato dalla famiglia ed è stato più volte in carcere. Un vero problema per la famiglia in quanto è anche molto manesco ed ha sempre picchiato moglie e figli. Vivono tutti in una fatiscente casa con 70 euro al mese. Anche questo è stato un grosso intervento che, a fatica, è stato portato a termine. È stato completamente rifatto il bagno che era in una situazione veramente tragica, rifatto tutto l’impianto elettrico (c’era da chiedersi come mai nessuno sia mai morto fulminato) e l’impianto idraulico (che faceva acqua da tutte le parti a tu per tu con i fili scoperti della corrente), piastrellato il pavimento dell’ingresso e del piccolo angolo cottura (il legno a causa delle perdite d’acqua era completamente marcio). E’ stata acquistata anche una lavatrice ed eseguita l’imbiancatura degli altri due locali con l’acquisto di tavolo, sedie, e armadio per la camera da letto. Qualche anno fa sono state adottate 3 bimbe della scuola “Alija Nametack”: SAMBRA, ALMA e VILDANA, alle quali abbiamo lasciato 150 euro a ciascuna per tutto ciò che serve per la scuola. 150 euro sono stati lasciati al fratellino dell'amico di Emir (il figlio di Dzana) per provvedere al fabbisogno della famiglia, in quanto la mamma è rimasta da sola con questo ragazzino di 15 anni, dopo la tragedia che le ha portato via il figlio più grande (era lui l'amico di Emir), morto annegato durante un allenamento di canottaggio. Concluso il nostro giro, torniamo a casa per una doccia sprint e bollente (abbiamo preso un sacco d'acqua!!!) e ci avviamo nel centro storico della città per mangiare i ćevapčići: si presentano come polpettine cilindriche composte di carne trita di manzo e agnello, condita con sale, spezie e aromi. Vengono serviti cotti al barbecue, sulla griglia o alla piastra. Solitamente si gustano con cipolla (generalmente quella bianca) tagliata a dadini o ad anelli; possono essere serviti su un piatto o dentro una forma di pane chiamate somun. Buonissimiiiiii!!! Poi tutti a nanna. 25 giugno 2015, ore 8,00 Purtroppo la nostra permanenza a Sarajevo è giunta al termine. Facciamo colazione, carichiamo il pulmino con la birra di Sarajevo e le nostre valige e dopo lunghi e continui abbracci e con la testa che lavora a mille perchè si pensa già al nostro prossimo ritorno in Bosnia, partiamo per tornare a casa.

Arrivederci Sarajevo......