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Introduzione alla lettura della condizione giovanile 1 Analisi sociologica sulla situazione dei giovani oggi Giuliano Vettorato Università Pontificia salesiana Introduzione alla lettura della condizione giovanile Giuliano Vettorato (UPS-Roma)

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Introduzione alla lettura della condizione giovanile

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Analisi sociologica sulla situazione dei giovani oggi

Giuliano VettoratoUniversità Pontificia salesiana

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Cosa vuo direre

“Giovinezza”?

Problemi

teorici di confini

Infanzia = dipendenza

Giovinezza = semiautonomia

Adultità = autonomia

La giovinezza è un’età liminale:

Tra infanzia e adultità

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Immaturitàincompletezza

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Chi è “Giovane”?Problemi teorici di definizione

Variabili anagrafiche nelle varie epoche

• Nella Roma antica: -> 40-45 anni

• Medioevo (ambienti colti): 20-35 anni

• Europa preindustriale: 10-28 anni

• oggi: 15-35 anni. Giovinezza prolungata

• Ma anche 14-24

• Oppure 15-45……

• La “giovinezza” è generalmente riconosciuta nel corso della storia europea occidentale, ma i suoi caratteri e confini cambiano di epoca in epoca, risultano diversi a seconda dei periodi.

• Difficoltà di giungere ad una definizione univoca e valida per tutti del termine giovinezza e dell'età corrispondente

• Il fenomeno della giovinezza “è una costruzione sociale e culturale”

Periodo che si colloca tra

il raggiungimento della maturità biologica

e il raggiungimento della maturità sociale.

Cioè la capacità di inserirsi autonomamente, con responsabilità da adulto nella società.

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INDICATORI DEL PASSAGGIO ALL’ETA’ ADULTA

• Nel 1993 l’Istituto Iard,

• a conclusione della terza indagine sulla condizione giovanile,

• pose in evidenza cinque criteri (o soglie) indicatori del passaggio all’età adulta

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1. Conclusione dell’iter

formativo

3. Indipendenza

abitativa

4. matrimonio

5. genitorialità

2. Entrata nel mondo del lavoro

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3 interpretazioni dell’età della gioventù nelle indagini IARD dal 1983 al 2004

15-24 anni

1983 -1987

15-29 anni

1992-1996

15-34 anni

2000-2004

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dati di sei ricerche nazionali (IARD) svolte sui giovani italiani ogni 4 ani dal 1983 al 2004

ORA: 15-29 anni(Ric. Toniolo, Sinodo giovani)

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• La condizione giovanile è riferibile ad uno strato di popolazione, caratterizzato da attribuzioni di età (15-25-34 anni),

• i cui limiti tendono a fluttuare e ad allungarsi (moratoria psico-sociale),

• la cui caratteristica fondamentale, superati i contenuti bio-psicologici delle problematiche del sistema status-ruoli,

• è di essere in una situazione di prolungamento-sospensione-emarginazione, per effetto

• sia di fattori strutturali interni alla società stessa, come sono le caratteristiche del sistema politico,

• sia per effetto della cultura politica e dei rapporti di egemonia e subalternità,

• sia per il processo di emarginazione di cui i giovani stessi sono oggetto da parte della società intera.

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Una definizione/descrizione di Condizione Giovanile

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Base min= 2010; max=2027

CONDIZIONILIVELLO DI IMPORTANZA ATTRIBUITO PER USCIRE

DEFINITIVAMENTE DALLA CASA DEI GENITORI

NON IMPORTANTEIMPORTANTE MA NON

INDISPENSABILEINDISPENSABILE

Avere un reddito sufficiente a mantenersi da solo/a 2,3 12,6 85,1

Avere trovato un lavoro stabile 5,1 23,1 71,8Aver concluso definitivamente gli studi 23,6 49,5 26,9Avere il consenso dei genitori 25,5 52,8 21,7

Sposarsi 56,5 29,6 13,9Avere una casa in proprietà 34,9 51,8 13,3Avere un aiuto economico dai genitori 39,9 50,5 9,6

Trovare un/a ragazzo/a con cui andare a convivere 52,3 40,1 7,6Avere un sostegno dallo Stato o dall'Ente pubblico 55,6 37,5 6,9

Trovare uno o più amici con cui andare ad abitare 52 42,3 5,7Avere un aiuto nelle faccende domestiche 72,4 23,5 4,1

Elementi strutturali che impediscono l'indipendenza

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5 fenomeni che hanno condizionato l’evoluzione della gioventù italiana

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Baby sboom

Prolungamento dell’età della gioventù

Prolungamento della permanenza nello studio

Difficoltà a trovar lavoro

Ansia e attaccamento dei genitori

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SUPERAMENTO DELLE TAPPE DI TRANSIZIONE secondo L’ISTITUTO IARD (incidenze percentuali)

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USCITA DAL CIRCUITO FORMATIVOANNO INDAGINE

IARDETA'

15-17 18-20 21-24 25-29 30-341983 16,7 39,4 46,1 - -1987 11 30,8 44,6 - -1992 5,6 25,8 38 53,1 -1996 7,2 32,1 49,7 75,6 -2000 5,7 28,5 47,9 69,9 84,12004 3,1 24,8 43,2 64,5 79,5

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INSERIMENTO NEL LAVORO

anno indagine IARD

ETA'

15-17 18-20 21-24 25-29 30-34

1983 5,4 18,1 29,7 - -

1987 4,6 15,6 32,7 - -

1992 4,6 15,1 35 49,7 -

1996 1,5 10,7 26,6 43,9 -

2000 2,3 21,2 38,5 56,6 72,8

2004 3,4 18,5 29,8 65,2 76,8

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•Il mercato del lavoro: vede diminuire il numero di giovani cheiniziano a lavorare prima dei quindici anni, ma pure di quelli che,concluso il ciclo di studi, trovano un impiego relativamentestabile. Aumenta la categoria degli studenti-lavoratori occasionali.Ciò avviene perchè tra il termine degli studi e l’occupazionelavorativa i giovani vivono un periodo di tempo da disoccupati.Tuttavia per alcuni giovani questa fase intermedia è una fase disperimentazione perchè hanno la possibilità di fare esperienze ecomprendere cosa effettivamente offre il mondo lavorativo. Inquesta fase intermedia la famiglia occupa un ruolo rilevante,garantendo la sopravvivenza e il benessere dei giovani che nonhanno alcuna indipendenza economica.Pertanto, il processo di inserimento nel mercato lavorativo è unprocesso più o meno lungo determinato da fattori esterni, comead esempio le difficoltà derivate dalle condizioni dell’offerta dilavoro, e da fattori interni, soggettivi, che portano a valutare concautela l’offerta che viene proposta.

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INDIPENDENZA ABITATIVA

ANNO INDAGINE IARD

ETA'

15-17 18-20 21-24 25-29 30-34

1983 0,1 2,3 13,5 - -

1987 0,3 2,5 12,5 - -

1992 0 3 10,2 39 -

1996 0 2,4 8,5 36,2 -

2000 0,3 2,2 6,1 29,7 64,9

2004 0 1,6 10,2 31,6 63,8

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Famiglia lunga: come conseguenza del processo di scolarizzazione,del prolungamento degli studi e della presenza della fase compresatra la conclusione degli studi e l’inserimento nel mercato del lavoro,vi è il fenomeno della famiglia lunga ossia il prolungamento della co-abitazione dei giovani nella casa dei loro genitori. Ciò comporta unaconvivenza tra adulti e quasi-adulti che per tale motivo vedemodificare il rapporto genitori-figli. I quasi adulti, che godono di unproprio spazio in libertà, da gestire autonomamente, come adesempio l’assenza di restrizioni sull’orario di rientro o il dover dareconto delle persone che frequentano, instaurano con i genitori untacito patto di rispetto reciproco e di non interferenza nelle proprievite. Ciò nonostante, «se da un lato esistono segnali di aumento daparte dei giovani della voglia di autonomia, negli ultimi quindici anniè diminuita notevolmente la loro capacità di emanciparsi dalladipendenza dei genitori», sia da un punto di vista affettivo cheeconomico.

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MATRIMONIO/CONVIVENZA

ANNO INDAGINE IARD

ETA'

15-17 18-20 21-24 25-29 30-34

1983 0 3,7 20,2 - -

1987 0,1 3,2 15,3 - -

1992 0 1,8 11,4 35,5 -

1996 0 2,2 6,8 31,9 -

2000 0,3 1,6 4,8 23,4 59,3

2004 0,3 0,6 8,4 27,1 60,8

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•Rinvio del matrimonio: Si riscontra, inoltre, la tendenza a rinviareil matrimonio e quindi un'unione stabile tra i coniugi, si evince aproposito un prolungamento sostanziale alla vita di coppia.Ciò deriva da una serie di condizioni, tra cui quella economica acausa delle problematiche insite nel mercato del lavoro.Nonostante il sesso femminile sia più propenso al matrimonio, essenon si dimostrano comunque più desiderose di unirsi inmatrimonio, associandosi quindi al sesso maschile. Il fatto che nonsi lasci la casa genitoriale, è legata soprattutto al fatto che per igiovani di oggi, uscire da casa, significherebbe essere pronti asposarsi.

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NASCITA DI UN FIGLIO

ANNO INDAGINE IARD

ETA'

15-17 18-20 21-24 25-29 30-34

1983 0 2,3 12,2 - -

1987 0,4 1,8 10,4 - -

1992 0 1 5 20,6 -

1996 2 2,4 5 21,6 -

2000 0 0,8 3 12,2 44,4

2004 0,3 0,3 4,2 15,7 39,5

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•Rinvio alla genitorialità: Per quanto riguarda invece il diventaregenitori, possiamo notare quanto questa scelta vengadecisamente rinviata dagli stessi giovani-adulti, che non hannointeresse a prendersi responsabilità in merito alla genitorialità. Siriscontrano inoltre meno nascite fuori dal matrimonio, rispetto alresto d'Europa. Sicuramente avere dei figli comporta dei sacrifici,ecco perchè molti giovani-adulti preferiscono rinviare questascelta.

Ricordiamo inoltre, che ogni società ed epoca ha il proprio mododi definire chi è diventato effettivamente adulto, generalmente sitiene conto anche se in modo differente delle cinque tappefondamentali sopra riportate.

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LA FAMIGLIA E I GIOVANI: La famiglia Lunga

• Il prolungamento della giovinezza porta ad una nuova forma familiare,ovvero: La famiglia Lunga.

• I fattori che si possono individuare per spiegare la co-abitazionesono:

• 1- La condizione di studente e l’organizzazione degli studi : la carenzadi strutture residenziali nelle sedi universitarie e il fenomeno del fuoricorso

• 2 - Mercato delle abitazioni e degli affitti: alto

• 3 - I figli essendo più istruiti dei genitori, sono in grado di negoziarecon questi per i propri spazi di libertà e limitare la loro autorità

• 4 - Il valore della famiglia nella cultura italiana. La famiglia mette alsicuro i figli, proteggendoli dagli squilibri sociale ed economico.

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Rischi in cui si incorre nella coabitazione con i genitori

•una pericolosa stabilità che impedisce il distacco e ilraggiungimento di una piena identità adulta.• una zona della casa, dedicata, autonoma e privata: nonlimitato dai genitori.• posticipa la decisione di fare famiglia, con un periodo diprova senza prendersi responsabilità.•I genitori apprezzano la permanenza dei figli in casa, poichéhanno paura della solitudine: grande attaccamento,identificazione e protezione dei figli•I figli non contribuiscono economicamente alle speseinterne alla famiglia.

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Prendendo in esame la popolazione di età compresa tra i 15 e i 34 anni,soffermandoci soprattutto sulla fascia 15-29, è interessante studiare lacomposizione della tipologia della condizione giovanile rispetto allatransizione, analisi delle ultime tre edizioni della ricerca dell'Istituto Iard.Tra il 1996 e il 2004 agiscono due tendenze: l’aumento della domandad'istruzione e una maggiore facilità di accesso nel mondo del mercato.Emerge che sono in forte diminuzione i giovani inattivi che vivono con igenitori (dal 6,5% tra il 1996 e il 2000 al 3,6% tra 2000 e 2004), sonoinvece in aumento i lavoratori che vivono con i genitori (+ 11,5% in ottoanni). Si registra un’ulteriore diminuzione in coloro che formano unanuova famiglia senza occupare una posizione professionale (-3,1%),mentre aumentano i lavoratori che formano una nuova famiglia (+1,4%).A favorire la scelta di molti studenti a svolgere contemporaneamente allaformazione personale pure un impiego è la facilità con cui si accede almercato: il 27,8% dei lavoratori che vivono con i genitori si definisceanche studente, così come il 21,9% di coloro che hanno creato una nuovafamiglia.

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47,3

19,317,2

1,4 1,8

6,9 6,1

44,8

12,8

28

0,73,4 3,6

6,8

45,6

9,2

28,7

1,24 3,8

7,5

STUDENTI CHE VIVONO CON I

GENITORI

INATTIVI CHE VIVONO CON I

GENITORI

LAVORATORI CHE VIVONO

CON I GENITORI

CONIUGATI E/O CON FIGLI CHE VIVONO CON I

GENITORI

SINGLE CHE VIVONO

INDIPENDENTI

NON LAVORATORI CHE VIVONO

CON UNA NUOVA

FAMIGLIA

LAVORATORI CHE VIVONO

CON UNA NUOVA

FAMIGLIA1996 2000 2004

LA TIPOLOGIA GIOVANILE SULLA BASE DEL SUPERAMENTO DELLE TAPPE DI TRANSIZIONE ALL’ETÀ ADULTA’ ADULTA. TRA IL 1996-2004. Percentuali di composizione (15-29 anni).

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Letture della condizione giovanile

a) lettura strutturale

quella che privilegia

• le condizioni materiali,

• le situazioni obiettive (cioè economiche, politiche, formative, familiari, ecc.),

• gli accadimenti storici entro cui viene a svolgersi il vissuto giovanile;

è una "lettura" che tende a ridurre la condizione giovanile a:

• fenomeno subalterno della dinamica sociale

• a sminuire il ruolo storico dei giovani nella società.

Gli "aspetti strutturali" condizionano profondamente l'esperienza di vita dei giovani in un dato contesto storico e perciò si possono considerare come premesse necessarie per comprendere la "soggettività" giovanile, cioè l'insieme delle scelte di valore che denotano modi di adattamento alla realtà.

b) lettura sovrastrutturale

quella che utilizza prevalentemente la soggettività giovanile, cioè:

• la cultura,

• le domande,

• i bisogni,

• i valori,

• le opinioni,

• le attese dei giovani,

tendendo ad attribuire loro un ruolo autonomo, come di variabile indipendente capace di mutare il corso della storia.

• E' una lettura "culturale" con cui si intende considerare l'analisi delle risposte (dall'adattamento alla ribellione, dalla rassegnazione alla critica) che i giovani elaborano in rapporto ai processi di cui sono oggetto.

La soggettività è il terreno del possibile protagonismo dei giovani all'interno di una determinata società.

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Il nostro approccio tiene conto dell'una o dell'altra delle due letture, cercando di cogliere i vantaggi di entrambi, in quanto "la questione giovanile ... è una combinazione di soggettività ed oggettività

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IL RINVIO DELLE SCELTE IN ITALIA, IN BASE ALLA APPARTENENZA DEI DIFFERENTI CETI SOCIALI

• Uno studio sul rinvio della scelta ad affrontare il passaggioall’età adulta, quindi con la conseguente uscita dalla famiglia,ha evidenziato la differenza tra le classi sociali diappartenenza dei soggetti presi in considerazione.

• Classi inferiori: il rinvio corrisponde alle difficoltà ad entrarenel mondo del lavoro e nella vita attiva, quindi alleimpossibilità a livello economico.

• Classi agiate: i giovani agiati, rinviano le scelte poiché hannola possibilità di attendere senza prendersi nessunaresponsabilità.

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ANALISI DELLA DIMENSIONE DELLA PERSONALITÀ

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• Nelle ricerche riguardanti il tema della transizione all’età adulta,l’approccio sociologico, ha voluto esplorare anche la dimensione dellapersonalità, indicata con il termine autodeterminazione/fatalismo,ossia una dicotomia contrastante. Essa comprende il grado diapertura/chiusura o di ottimismo/pessimismo verso il proprio futuro,la presenza o assenza di un atteggiamento progettuale, la fiducia osfiducia nelle proprie capacità di affrontare le sfide dell’esistenza, ilsentimento che l’esistenza stessa sia affidata alle forze cieche delcaso, oppure governabile dalla volontà.

• Autodeterminati: sono aperti e ottimisti verso il futuro, sono propensi a fare progetti, hanno fiducia nelle proprie capacità, e hanno la disponibilità mentale di far fronte alle sfide della vita.

• Fatalisti: sono chiusi, pessimisti e si dimostrano incapaci di fare progetti, poiché pensano che il loro futuro sia vincolato da forze che non riesce a controllare.

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Da un’ulteriore ricerca è emerso che:- Le femmine (0,64) si dimostrano nel complesso maggiormente incliniall'indipendenza rispetto ai maschi (0,57).- I giovani delle regioni settentrionali ( Nord-Est 0,66 e Nord-Ovest 0,64)appaiono più determinati all'uscita da casa rispetto ai coetanei residenti nelleregioni centrali (0,60) e nelle regioni meridionali (Sud 0,57 e Isole 0,56).- I figli dei ceti medi impiegatizi sono i più restii ad anticipare il superamento diquesta tappa di passaggio (0,55) rispetto alle classi superiori (0,60), al cetomedio autonomo (0,62) e alla classe operaia (0,63).-Il background culturale della famiglia di origine agisce in modo inversamenteproporzionale: chi più ritarda l'autonomia sono i giovani con i genitori laureati(0,55) seguiti da quelli con un livello di istruzione medio-alta (0,56); lascolarità medio-bassa della famiglia eleva di poco la determinazioneall'assunzione dei ruoli adulti (0,59), ma è la bassa istruzione genitoriale cheinnalza di molto la chance di anticipare l'uscita (0,72).

I posticipatori sono soprattutto i maschi, provenienti dalla piccola borghesia impiegalizia, di famiglia istruita e prevalentemente residenti nel Sud del Paese. 26

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Tra le condizioni che possono facilitare l'indipendenza, i giovanimettono al primo posto il trovare un lavoro stabile e al secondoavere un reddito sufficiente. Il resto appare secondario oaddirittura non indispensabile. La maggioranza dei giovani nonconsidera importante l'esistenza di un rapporto affettivo orientatoalla convivenza oppure avere amici per condividerel'indipendenza. Focalizzando l'attenzione sui lavoratori che vivonoin coabitazione con la famiglia. La gran parte, almeno inapparenza, non ha colto un' opportunità, che sarebbe, per lorostessa ammissione, alla loro portata. Il motivo principale, è chenon hanno concretamente cercato di rendersi indipendenti dallafamiglia. La minoranza che invece si è mobilitata vive ancora con ipropri genitori per la seguente motivazione, che vivono soli mache ancora non hanno una propria autonomia economica e diconseguenza chiedono assistenza ai genitori.

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Confrontando il sottocampione dei giovani lavoratori che vivono in famiglia, mache hanno dichiarato di potersi teoricamente sostenere da soli con il lororeddito, con i giovani lavoratori che sono già usciti da casa e vivono in modoautonomo, emerge quanto segue:- dal punto di vista delle condizioni di lavoro e della disponibilità economica, idati mostrano che coloro che si sono resi indipendenti, presentano unasituazione di reddito solo leggermente migliore rispetto a chi vive ancora con igenitori.- per quanto riguarda la partecipazione ai lavori domestici, l'autonomiacomporta la necessità di occuparsi della gestione e della cura della casa mentreil coinvolgimento dei figli nella famiglia d'origine è del tutto modesto,soprattutto per i maschi. Per chi esce da casa la situazione del lavoro domesticopeggiora sensibilmente; l'interazione genitori e figli sembra essere un fattorecapace di influenzare il giovane nella scelta tra restare e uscire dalla famiglia.-i giovani che vivono in casa godono di spazi di libertà assai ampi per quantoriguarda gli ambiti esterni alla famiglia e che anche il controllo all'interno dellemura domestiche sembra essere molto ridotto.- se si sposta l'attenzione sugli indicatori di soddisfazione personale si nota unmiglioramento collegato all'uscita di casa.

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Il quadro esposto sembra evidenziare che, dal punto di vistaeconomico , della disponibilità del tempo libero , la situazione dicoloro che sono usciti dalla famiglia dei genitori appareoggettivamente peggiore rispetto a quella di chi sta in casa. Dalpunto di vista psicologico ed emotivo il fatto di rendersiindipendenti dalla famiglia d'origine comporta un nettoinnalzamento del livello generale di soddisfazione per la propriavita. Continuare ad abitare con i genitori o lasciare la famiglia diorigine appaiono entrambe due scelte razionali, ma checorrispondono a bisogni diversi: da un lato la convenienzastrumentale dall'altro la possibilità di realizzare un modello divitaautonomo e strutturato che corrisponde all'identità del giovaneadulto e che comporta maggiore soddisfazione personale.

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La moratoria psicosociale: termine sociologicamente corretto, per definire quel periodo di vita intermedio tra l'infanzia e l'età adulta, la nascita del termine è attribuita a Erik Erikson in riferimento agli studi sociologici affrontati da Talcott Parsons.Presentiamo di seguito quattro modelli di “Dilatazione della moratoria psicosociale della gioventù”:

•Il modello mediterraneo•Il modello nordico•Il modello francese•Il modello britannico

LA MORATORIA PSICOSOCIALE

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SPIEGAZIONE DEI QUATTRO MODELLI DI “DILATAZIONE DELLA MORATORIA PSICOSOCIALE

DELLA GIOVENTÙ”.

1. Il modello mediterraneo di prolungamento della giovinezza

•Prolungamento della scolarità

•Fase più lunga di precarietà professionale e lavorativa

•La permanenza tardiva della coabitazione, anche dopo il raggiungimentodell'indipendenza economica

•Matrimonio

2. Il modello Nordico di prolungamento della giovinezzaQuesto modello si contrappone al Modello mediterraneo, poiché i giovani:•Precocemente abbandonano la casa•Vivono da soli o in convivenza•Ritardano la decisione di unirsi in matrimonio•Ritardano la decisione di avere dei figli

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3. Il modello Francese di prolungamento della giovinezzaPrende alcuni aspetti da entrambe i modelli precedenti, ovvero il modello mediterraneo e il modello nordico.•Il prolungamento degli studi ( si associa al Modello mediterraneo)•Lunga moratoria tra abbandono della casa e matrimonio ( Si associa al modello nordico)•Importanza della vita dei Singoli

4. Il modello Britannico di prolungamento della giovinezzaLa gioventù Britannica sembra orientarsi su un modello caratterizzato da continua precocità:•Precocità nel terminare gli studi•Precocità e rapido ingresso nel mercato del lavoro• Precoce distacco dalla casa dei genitori • Matrimoni precoci

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LA TIPOLOGIA GIOVANILE SULLA BASE DEL SUPERAMENTO DELLE TAPPE DI TRANSIZIONE ALL’ETA’ ADULTA. TRA IL 1996-2004. Percentuali di composizione (15-29 anni).

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TIPI 1996 2000 2004SCOSTAMENTO

1996/2004

Studenti che vivono con i genitori 47,3 44,8 45,6 -1,7

Inattivi che vivono con i genitori 19,3 12,8 9,2 -10,1

Lavoratori che vivono con i genitori 17,2 28,0 28,7 11,5

Coniugati e/o con figli che vivono con i genitori 1,4 0,7 1,2 -0,2

Single che vivono indipendenti 1,8 3,4 4,0 2,2

Non lavoratori che vivono con una nuova famiglia 6,9 3,6 3,8 -3,1Lavoratori che vivono con una nuova famiglia 6,1 6,8 7,5 1,4

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Formazione e Lavoro

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Neet: un primato italiano

• In Italia si riscontra la maggiore percentuale di Neet in Europa (UE) tra i 18 e i 24 (anni): 27% nel 2012• dopo la Turchia (35%)

• la Grecia (28,4%).

• I Neet sono un gruppo a rischio di esclusione sociale, • esclusi dal mercato del lavoro

• da quello scolastico,

• dalle reti sociali (attività di volontariato e/o politiche).

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Not in education, nor in employment, nor in trainingNé in formazione, ne al lavoro e nemmeno apprendisti

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3 categorie

• Il 12,3 % non è interessato ad un’occupazione,

• il restante 87,7% sembra disposto a lavorare

• Si possono individuare tre categorie ben distinte:

1. Scoraggianti attivabili

2. Indisponibili

3. Attivabili relativi

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Tasso di disoccupazione 15-24 anni

nei principali paesi europei

Anni Germania Spagna Francia Regno

Unito

Italia

1990 5% 31% 19,9% 9,8% 29%

1993 6% 41,1% 25% 15,1% 29,3%

1996 8% 40% 25,1%* 14,5% 34,5%

1999 7% 25% 24,7% 10% 31,2%

2002 5,1% 15,5% 15,2% 9,9% 25%

2005 11% 15% 15,4% 10% 20%

2008 5,2% 16% 15% 10,3% 15,5%

2011 5% 40,1% 16% 15% 20,1%39

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Anni Germania Spagna Francia Regno

Unito

Italia

2003 13,7% 19,7% 18,7% 14,6% 24,7%

2005 19,2%* 18,3% 20% 15% 22,4%

2007 13,4% 15% 20% 18,7% 20%

2009 13,2% 40% 35% 22,4% 25%

2011 10,2% 49,8% 20,2% 25%* 29,3%

2013 10% 58,6%* 23,5% 24,6% 40%*

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Nella nostra epoca moderna, tra continui cambiamenti culturali,

valoriali e sociali, globalizzazione, innumerevoli strutturazioni e

destrutturazioni di sistemi, assistiamo ad un nuovo periodo

dell'esistenza umana, chiamata «fase del giovane adulto».

Questa fase comprende, a partire dalla metà del XX secolo a seguito

dell'industrializzazione, tutti i giovani che hanno un età compresa tra i

18 e 30 anni;

Benessere Individuale e Felicità

BRUSCINO A.“Il Bivio. Sogni e speranze dei giovani Italiani in tempo di crisi” Milano, Mondadori Electa, 2015

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Cosa si aspettano oggi i neolaureatiI giovani prendono in considerazione principalmente la crescita professionale, la possibilità di lavorare in un

ambiente dinamico e creativo e di avere un lavoro sfidante.

(Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati del campione, Anno 2014)

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I giovani hanno fiducia nel sistema scolastico

• I giovani neolaureati italiani dimostrano di avere fiducia nel sistema scolastico italiano.

• Il 91% si dichiara soddisfatto del percorso di studi effettuato nell’ottica dell’inserimento nel mercato dellavoro.

• Il 9% ha dichiarato di essere poco soddisfatto del percorso di studi effettuato.

(Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati del campione).

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Coerenza tra formazione e lavoro• Tra i laureati l’incoerenza tra lavoro e percorso formativo è del 30%.

• Solo il 33,8% dei laureati afferma di svolgere un lavoro pienamente coerente con quanto ha studiato.

(Fonte: Istituto Toniolo Quaderni Rapporto Giovani 1 “Giovani e lavoro”. Ricerche Lavoro Anno 2014).

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Tasso di disoccupazione dei laureatiNel 2004, il tasso di disoccupazione dei laureati era pari al 14,5%, con significative differenze territoriali:

• 6,7% per il Nord;

• 12,5% per il Centro;

• il 30,0% per il Mezzogiorno.

Il più alto tasso di disoccupazione era tra i laureati del gruppo giuridico (27,1%) e letterario (21,6%), mentre ilpiù basso era tra i laureati del gruppo ingegneria. (Fonte: Istat, Indagine Anno 2004)

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I maschi sono favoriti nel trovare il lavoro e superano le femmine di 5 punti percentuali (25,1% i primi e 20% leseconde). Questo significa la maggiore facilità per i maschi di trovare un lavoro continuativo dopo la laurea.(Fonte: Istat, Indagine Anno 2004)

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Se sei donna è ancora peggio

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Disoccupazione delle donne nel Mezzogiorno - Anno 2010

• Nel corso del 2010 i giovani occupati con laurea sono diminuiti in misura maggiore fra le donne delMezzogiorno e fra gli uomini del Centro-Sud (Fig. 2.4).

• Aumento di laureati disoccupati uomini in tutte le aree del Paese, ad eccezione del Nord ovest.

(Fonte: elaborazione Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su dati Istat, RCFL).

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Il lavoro tra i 18 e i 34 anniCirca il 73% dei giovani tra i 15 e i 34 anni usciti dal sistema educativo formale ha avuto almeno una esperienza di lavoro

superiore ai tre mesi consecutivi.

In tre quarti dei casi l’esperienza di lavoro è iniziata dopo oltre tre mesi dalla conclusione degli studi.

Il numero dei giovani con almeno una esperienza di lavoro significativa aumenta al crescere dell’età: dal 29,7 % della classe15-19 anni al 60,1 % di quella 20-24 anni, fino al 75,1 per i giovani tra i 25 e i 29 anni e all’81,2 % nella classe 30-34 anni.

(Fonte: Istat, II Trimestre 2009)

48Introduzione alla lettura della condizione giovanile Giuliano

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Occupazione e Sud: un problema annosoI giovani residenti nelle regioni meridionali maggiori difficoltà a trovare un lavoro Poco meno del 56 % deigiovani del Mezzogiorno ha avuto esperienze lavorative dopo l’uscita dal sistema d’istruzione, incidenza chesale all’83 %nel Centro-nord (Tavola 4).

(Fonte: Istat, II Trimestre 2009)

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Eppure nel Sud la voglia non manca: poca la soddisfazione• Nonostante gli alti tassi di disoccupazione e il deterioramento delle offerte di lavoro, i giovani non sono

rassegnati

• Molti sono quelli che si adattano e accettano un lavoro anche non pienamente in linea con desideri easpettative.

• Solo il 20% è pienamente soddisfatto dell’attuale impiego, mentre oltre il 25% è poco, per nulla soddisfatto.(Fonte: Istituto Toniolo Quaderni Rapporto Giovani 1 “Giovani e lavoro”. Ricerche Lavoro Anno 2014)

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Triennale o specialistica? Quale facoltà?

• La grande maggioranza del campione intervistato (83%) ha conseguito una laurea specialistica, il 10% unalaurea triennale, mentre il 7% un master o un dottorato.

• La facoltà di provenienza più diffusa è economia (88% del campione), seguita dalle disciplinescientifiche/ingegneria (6%) e da giurisprudenza (4%). Solo una piccola percentuale ha seguito un percorsodi studi in discipline umanistiche o in altre facoltà (2%).

(Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati del campione, Anno 2014).

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L’età di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro• L’età di ingresso nel mondo del lavoro è aumentata negli ultimi anni.

• Con la Riforma Fornero è cresciuta l’età di uscita dal mondo del lavoro.

(Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati Istat – Statistiche sulla coesione sociale).

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Tasso di disoccupazione giovanile dal 2009 al 2013• Il tasso di disoccupazione medio in Italia si attesta al 12%.

• La quota più elevata (44%) di disoccupati è registrata per la fascia 15-24 anni.

• Il trend del tasso di disoccupazione per fasce di età negli ultimi anni dimostra come la crisi economico-finanziaria abbiacolpito maggiormente la popolazione più giovane.

(Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati Istat – Statistiche sulla coesione sociale).

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Media europea disoccupazione

• Il 12% di disoccupazione in Italia riflette il dato della media europea.

• Mentre la Francia dimostra di avere una situazione altrettanto preoccupante, la Germania ha un tasso didisoccupazione del 5%.

(Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati Eurostat)

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I laureati fra 15 e 29 anni sono maggiormente presenti all’interno dell’occupazione giovanile del Nord (Fig.2.3). Nel Mezzogiorno si osserva la più bassa percentuale di giovani occupati laureati e la più alta con licenzamedia. Nel Centro-Sud risulta una forte concentrazione di giovani diplomati inattivi e in cerca di occupazione.(Fonte: elaborazione Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su dati Istat, RCFL)

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Impiego e titolo di studio

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L’incidenza del lavoro a tempo determinato sul totale dell’occupazione dipendente (Fig. 2.5), superiore per le donne in tutte le aree del Paese, mostra una crescita nel 2010 maggiore per gli uomini, in particolare nel Nord est, mentre per le giovani donne si verifica solo un lieve aumento; si osserva, anzi, nelle regioni del Centro, un calo dell’incidenza. Per la popolazione in età lavorativa l’incidenza del lavoro a tempo determinato cresce negli uomini, mentre tra le donne si assiste a un calo. (Fonte: elaborazione Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su dati Istat, RCFL)

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Tempo determinato? In crescita

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Laureati, disoccupati ma… lo studio innanzitutto

• Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto livelli record e i neolaureati stanno incontrandosempre maggiori difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro.

• I giovani (91%) comunque ritengono che l’investimento in formazione sia profittevole nel medio/lungotermine.

(Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati del campione)

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